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Autore: charliehuter    06/03/2016    0 recensioni
Chiedersi più volte in silenzio: è tutto qui quello che deve essere? E’ così che deve andare o è solo una delle tante direzioni ricevute da un fatuo destino?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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«For a thousand years we have wandered,
seeking for our forsaken people, and lo!
before us is the path to the city of the gods»
(Moonsorrow - Jumalten Kaupunki/Tuhatvuotinen Perintö)

Accortezza tattica, audacia, ottemperanza alle disposizioni, scrupolosità, veemenza...
Erano queste solo alcune delle tante qualità guerresche con cui gli einherjar avevano accolto tra di sé il suo spirito solitamente posato ed imperturbabile, ma senz’altro stupito e a tratti confuso, una volta aver varcato indenne i cancelli del Valhalla ed essersi spinta tra gli uccisi all’interno di quella grande dimora, una struttura tanto maestosa e singolare a tal punto da fare perdere proprio esigue dosi di quello stoicismo che l’avevano sempre distinta dagli altri combattenti e che, da quest’ultimi, talvolta, erano state usate come motivo di bonario scherno. Con il progressivo fluire dei giorni, la benignità dei valenti conoscenti di un tempo, miscelata all’empatia gioviale e all’ausilio quasi sempre non richiesto dei nuovi compagni, l’aveva fatta adeguare all’imponenza ineffabile di quell’ambiente che, ben presto, era riuscito a darle prova di come le cospicue congetture terrene sancite al riguardo fossero, se non proprio del tutto errate, pur sempre lontane anni luce dal trasmettere l’immagine effettiva di quel luogo fuori dal comune, copiosamente atteso e sospirato da tutti i figli adottivi di Odino, prima e dopo la caduta in battaglia.
Adesso che era notte inoltrata, il candido Mani guidava il carro lunare nella vastità scura del cielo, inseguito come di consueto dal perfido lupo Hati che, famelico di divorarlo, era costantemente in procinto di rovinare l’esistenza tanto a lui quanto al resto degli uomini e degli dei. Ad ogni modo, giacché si profilava ben lontano il giorno in cui sarebbe riuscito in quell’amara impresa, la vita perdurava ancora lieve nei palazzi di Asgard e nel salone principale del Valhalla era ormai tempo di festa: questo era tenuemente illuminato dalle doppie lanterne appese ai muri e dai candelabri a quattro manici che si trovavano sui tavoli copiosamente riforniti di cibo e brulicanti di pagani voraci che, al cinghiale e birra. Se ne stava in disparte, appoggiata ad una solida e quanto mai fedele colonna, in compagnia dell’ennesimo boccale di birra che, considerato ormai il suo poco peso, non aspettava altro se non di essere nuovamente riempito. Nell’acceso fervore di quel baccano generale, se per caso qualcuno avesse fatto domanda sul suo conto, Jonne avrebbe saputo dire dove me se stava senza il bisogno di dover fare mente locale o cercare troppo a lungo con sguardo indagatorio intorno a sé. Con fare divertito, inclinando la testa e portando lo sguardo verso il basso in modo da nascondere il lieve sarcasmo del suo sorriso, sapeva che se ne stava appostata alla terz’ultima colonna nella zona ovest della sala, in piedi, con la spalla destra saldamente incollata a quella struttura che per ora non l’aveva mai fatta cadere a terra, neanche durante le serate più alcoliche. Ormai si era ben accorto di come avesse iniziato a passare lì gran parte del suo tempo una volta che mi era ampiamente rifocillata di buon cibo e che aveva tracannato almeno due boccali e mezzo di buona birra, circondata dalla mole gagliarda di quei barbari che, lungi dall’essere coscienti e per lo più di suo gradimento, cercavano in ogni modo di renderla partecipe ai loro altolocati discorsi, instupidirla e manovrarla dentro alle loro braccia con grandi e continue sorsate di birra chiara.
“Intraprendere un dialogo non rientra certo nei tuoi requisiti e, tanto meno, nei tuoi interessi. E’ certo che non ami affatto parlare e per questo, ogni qual volta che ne hai la possibilità, sei più propensa a rispondere con un cenno del capo, piuttosto che con la lingua, pur sempre velenosa anche nel silenzio, se mi è concesso.” Talvolta, con suddette parole, si trascinava un po’ barcollante e sorridente fino ai suoi piedi, poi si stralungava sui gradini che dividevano l’arcata appartata della sua colonna dal resto del salone brulicante di gente e infine, dopo un sonoro sbadiglio e un ultimo sorso di birra, rimaneva ad aspettare fiducioso, senza darlo troppo a vedere, che si coricassi accanto a lui, per osservare, silenziosamente insieme, le innumerevoli gaf di quella giocosa mandria di compagni che condivideva con loro le sorti di un oneroso destino.
Cento passi verso il burrone,
all’inferno andiamo a crepare,
un salto durato per ore,
un balzo in gran velocità.
Il valhalla non lo vediamo,
i guerrieri festeggian tutti là,
nell’inferno adesso scendiamo, verso Hel,
cantando in coro alleluia alleluià
(Cantico alcolico)
  
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