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Autore: __roje    06/03/2016    3 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Ryu è un ragazzo di appena sedici anni praticamente invisibile al mondo intero, ma che un bel giorno si trova a fare la conoscenza del ragazzo più ammirato e desiderato della sua scuola, Hara. Solo che quell'incontro darà il via a tutta una serie di episodi tutt'altro che piacevoli per il nostro protagonista. Infatti finirà con lo scoprire che proprio Hara nasconde un carattere davvero particolare e schivo sulla propria vita privata, e spetterà proprio a Ryu scoprire il perchè del suo atteggiamento. Con determinazione e amore Ryu dovrà passo dopo passo arrivare al cuore di una persona che non sa che significa amare, e dovrà combattere contro i suoi demoni.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ciao amici! Ho avuto qualche problema col sito prima e pensavo che non sarei riuscita a postare oggi, ma non è stato così. Bene partiamo con qualche ringraziamento particolare: ieri ho ricevuto un bellissimo messaggio da parte di Ryuchi99, il quale mi ha davvero resa felice per le meravigliose parole spese verso la mia storia e spero vivamente che continui a seguirla con passione come sta già facendo <3
Detto questo parliamo del capitolo di oggi. Beh, dio mio, l'avrò tipo riscritto tre volte perchè non sapevo proprio come rendere carina e accettabile la reazione di Ryu ma poi mi sono detta che lui non è affatto un tipo aggressivo quindi il massimo che potrebbe fare è mandare al diavolo qualcuno e poi scappare.
So bene che Hara è odiatissimo ma abbiate fede saprà stupire un pò tutti verso la fine, già fin qui e rileggendo i capitoli noto un crescere anche in lui grazie al piccolo Ryu che non vuole mollare la presa. Bene mi sono divulgata anche troppo e termino dicendo grazie a chi legge ogni aggiornamento e chi in particolare si ferma a recensire ogni volta (Zuria e Miriam), grazie davvero di cuore!



CAPITOLO XXVIII

Maledetto lui per tutte le sue bugie. E' ciò che avrei tanto voluto gridare in quel momento e dire a lei: mi spiace tesoro ma non so se lo sai il tuo attuale ragazzo va anche a letto con i maschietti, sorpresa eh? Ma non lo feci però, perché ero completamente basito da quella rivelazione. E sopratutto schifato, ma dovevo starmene buono e non fare scenate o la gente chissà cosa avrebbe pensato.
“Non è giusto che tutti abbiamo un amore tranne me!” Commentò in quel momento Kyoja allentando la tensione che si era venuta a creare. Ma il mio umore non migliorava.
“Ehi tranquillo Kyoja siamo in due.” Aggiunse anche Takeru.
“Siete in tre in verità, c’è anche la mezzasega che non ha mai visto una ragazza in vita sua.” Disse Tetsuo scherzando su quanto fossi in realtà sfigato, e lo ero. Attese una mia risposta alla sua provocazione ma non ci fu. Aveva ragione, mi trovavo in quella situazione perché non avevo mai avuto esperienze, se non con Hara.
“Piantala Tetsuo.” Lo sgridò Hara. Era inutile che adesso cercasse di zittirlo, doveva pensarci prima quando la sua ragazza aveva praticamente ammesso tutto.
“Io non riesco a crederci che tu non abbia mai avuto una ragazza” osservò a quel punto Maya mentre Hara e Tetsuo si prendevano a parole, “sembri davvero gentile e sei un bel ragazzo, sicuramente ci sarà qualcuna che ti ha messo gli occhi addosso da tempo e neppure te ne sei accorto.”
Sentirmelo dire da lei era ancora più vergogno per me. Altro che complimenti, sembrava sul serio il colpo finale anche perché l’unica persona che io avevo puntato me l’aveva appena portata via. La guardai e mi sorrise dolcemente. Non potevo competere anche se ci avessi provato. Potevo concedermi ad Hara quanto volevo, anche diecimila volte ma non ero piccina e carina come lo era lei.
“Taci cazzo.” Disse ancora Hara nei confronti di Tetsuo che continuava a brontolare, e finalmente tornò a porgere la sua attenzione verso di noi. Mi lanciò un occhiata e si stranì.
Dovevo avere un aspetto terribile così mi nascosi abbasando la testa. Takeru da sotto al tavolo mi afferrò la mano e la strinse forte, sussultai per quel gesto improvviso. Mi girai a guardarlo non capendo che stesse facendo, e lui mi sorrise. “Su mangia qualcosa e non pensare.”
Accettai l’invito e tornai a mangiare senza più dire una parola. Mi sentivo davvero a pezzi, al punto che decisi di andare in bagno preso da uno strano conato vomito. Una volta lì però non riuscii a rimettere, non stavo affatto male fisicamente. Piuttosto emotivamente.
Non avevo più alcuna voglia di tornare dagli altri e vedere ancora quei due insieme, cercai piuttosto una finestra in quel bagno da cui scappare. Proprio le tipiche idee da film.
Fuggire però avrebbe mandato via il dolore? La soluzione non era affatto quella. Mi ero innamorato di un completo stronzo che dei sentimenti degli altri ci giocava, eppure però, lui mi aveva detto che nell’amore non credeva quindi di cosa mi stupivo? Provavo piuttosto dispiacere per quella ragazza destinata a fare la mia stessa fine prima o poi. Perché nessuno era in grado di raggiungere il suo cuore.
Non so bene quanto restai lì dentro, probabilmente almeno una ventina di minuti. “Sega ma ti sei scaricato nel bagno?” Me ne resi conto quando sentii la sua voce risuonare fuori dalla porta del bagno.
Tra le tante persone che c’erano quella sera proprio lui era venuto in quel luogo. Provai ad immaginarmi invisibile, smisi persino di respirare perché non volevo vederlo.
Poi però vidi l’ombra della sua figura da sotto la porta. “Ti ha fatto male qualcosa?” Continuò a chiedere. Perché si preoccupava se di me e di quello che provavo se ne fregava?
Lo odiavo. Così decisi di aprire la porta e me lo trovai davanti, quella sua cazzo di faccia tosta. Ero sul serio furioso nei suoi confronti e lo guardai con odio. “Se pure fosse a te cosa importa?”
Mi guardò con aria confusa. “Che cazzo ti prende adesso?”
Ridacchiai nervoso per quella domanda idiota e fuori luogo, sapeva bene cosa mi prendeva. “Quanto credi che sia stupido eh? Hai pure il coraggio di venire qui da me dopo che la tua ragazza ha ammesso che uscite insieme? Quanto sei meschino.” Hara mise le mani in tasca e non ebbe alcuna reazione, piuttosto andò al lavandino dandomi le spalle per lavarsi le mani. “Non ignorarmi!”
“Non ho voglia stasera di discutere con te.”
Persino litigare dipendeva da cosa lui volesse fare, era assurdo. “Beh mi dispiace ma stavolta sono io quello incazzato e mi stai a sentire brutto stronzo che non sei altro!”
Hara si voltò a guardarmi nel sentire le ultime gentili parole che avevo detto. Nonostante la lieve rabbia che percepivo nei suoi occhi non pentii affatto di avergli dato contro in quel modo. “E’ inutile che mi guardi così. Hai anche avuto la faccia tosta di dire ‘credi a me’ e stasera l’hai portata qui sbattendomi la verità in faccia.”
“Ah si? E a quale verità sei arrivato eh? Secondo te io e lei usciamo insieme?”
Strinsi i pugni, era ovvio che uscissero insieme. “Si voi due avete una relazione e non ho capito perché tu scopi con me se già stai con lei. Non stai affatto bene!”
Hara rise bieco per quelle mie parole. “Questa è la tua conclusione sentendo ciò che ha detto?” Che cazzo significava adesso quella domanda? Volevo che l’ammettesse e invece ci giocava sopra come al solito.
“Io sono stanco Hara... basta con queste tuoi giochetti l’ho capito che non proverai mai lo stesso per me, l’ho afferrato ormai ma almeno abbi a decenza di non fare più certe cose con me!”
Mi veniva da piangere, e la gola mi bruciava come se stessi soffocando un urlo. Non volevo versare più alcuna lacrima davanti a lui, non lo meritava e per amor mio non potevo. “Piantala sega, ormai stai diventando patetico con questa tua gelosia. Non sto affatto con Maya ed è la terza volta che te lo dico, eppure tu continui con questa storia.”
“Tranquillo non continuerò più, ne ho abbastanza. Puoi scoparti chi vuoi da oggi in poi ma io non ti rincorrerò più, mi arrendo.” Dirlo mi fece davvero male. Avevo mollato dunque, pur avendo promesso a me stesso che non mi sarei mai arreso e che avrei buttato giù la sua corazza.
Lo guardai con tanta malinconia negli occhi sperando che mi dicesse ‘non farlo’ come aveva già fatto una volta ma nulla. Hara era impassibile, e mi osservava serio senza lasciar trapelare un briciolo di emozione.
Mi venne da ridere che stessi ancora lì ad aspettare, così presi iniziativa e feci per andarmene però, e all’improvviso, Hara mi afferrò per un braccio. “Non è come pensi...” disse semplicemente.
“Già, l’hai detto ma io non ti credo più.” Afferrai la sua mano e la staccai da me, non mi voltai più indietro e varcai quella porta. Stavo sul serio rinunciando a chi amavo? Si, lo stavo facendo ed era per il mio bene. Mi sarebbe passata, mi ripetevo ma più mettevo distanza tra noi e più sentivo il cuore schiacciato sotto una pressa, spappolato, completamente distrutto al punto da mancarmi il respiro. Io amavo quello stupido e lui non l’aveva affatto capito.

****

Quello era un nuovo giorno, continuavo a ripetermi. E nonostante fuori ci fosse un sole caldo e primaverile non riuscivo proprio a farmene una ragione che fosse tutto finito. Avevo pianto tutta la notte e quella mattina avevo gli occhi rossi e gonfi. Cercai allora del collirio nel bagno e la situazione parve migliorare un pò, ma non potevo fare molto per la faccia. Quella purtroppo era lo specchio di come mi sentivo: deluso, abbandonato e triste.
Continuai a guardarmi allo specchio cercando un modo per raccogliere le forze in punto del mio corpo. Andare a scuola quel giorno significava rivederlo e forse parlargli, infondo eravamo della stessa classe per non parlare della squadra. Sarebbe stato inevitabile e dovevo farmene una ragione.
Accantonare quei sentimenti che provavo non era facile ma forse il tempo mi avrebbe aiutato a superare la cosa, quell’esperienza mi sarebbe servita per il futuro e con la prossima persona di cui mi sarei innamorato. Infondo avevo solo diciassette anni, non era la fine del mondo.
Feci una colazione normale e mi finii di preparare. Ormai avevo pianto ciò che dovevo, e potevo andare avanti.
Mi recai a scuola ancora abbastanza scosso e con la paura di trovarmelo davanti ma stavo bene, mi sentivo stranamente meno angosciato. Preoccuparmi per lui era diventato una maledizione e adesso capivo cosa provava Mizumi riguardo al fratello, chiunque entrasse nella morsa di Hara finiva per essere come lui.
Mi diedi appuntamento con Kyoja e Makoto i quali mi stavano aspettando all’ingresso dell'edificio. Vidi da lontano un miglio l’allegria di Kyoja che in maniera molto solare mi salutò. Se mi fossi concentrato su di loro e su altre cose saresti stato bene, mi dissi. La vita non finiva per un no, o un rifiuto. Quante coppie morivano tutti i giorni? Tantissime. E quanti amore non nascevano? Altrettanto tanti e io non ero affatto il primo, non avevo alcun primato ero solo l’ennesima vittima dell’amore.
“Dobbiamo tornarci al locale di Takeru, ho amato moltissimo la cucina. Makoto la prossima volta devi venire con noi!”
Makoto sorrise, “Si la prossima volta verrò.”
“Ryucchan tu ricordi la strada vero?” Annuii con la testa e Kyoja sorrise felice di quella notizia. Non era affatto una cattiva idea tornare in quel posto, e magari invitare anche Kaoru con noi.
“Ma alla fine quella Maya è venuta davvero insieme voi?” domandò a quel punto Makoto.
“Si certo e sembra si sia anche divertita.”
Sentire il suo nome era una sofferenza ma feci finta di nulla e continuai ad ascoltare la loro chiacchierata. “Credete che sia la ragazza di Hara?”
Kyoja sbiancò e mi fisso. Gli sorrisi cercando di fargli capire che non mi importava, ne potevano benissimamente parlare ormai non aveva più alcuna importanza. “In verità pare di si.” Dissi io allora.
Makoto fece una faccia strana come se quella notizia non gli piacesse. Forse aveva puntato anche lui Maya, e come dargli torto era davvero bella. “Strano, non la vedo il suo tipo.”
“Perchè tu conosci il tipo di Hara?” ci ridacchiò sopra Kyoja.
“No. Semplicemente credo che abbia già rifiutato tipo trecento ragazze che erano simili a Maya non capisco perchè questa gli sia piaciuta... e ragazze più carine invece no.” Come si era finiti ancora a parlare di lui. Era assurdo come tutto intorno a me ruotasse sulla vita di Hara e chi sceglieva di scoparsi, ma che diamine fregava loro?
Una volta in aula mi misi a sedere al mio posto in attesa dell’inizio delle lezioni. Mi sorprese non vedere ancora Kioko, avevo proprio voglia di parlare un pò con lei in quel momento.
Diversamente invece arrivò Hara radioso, il viso scolpito dagli angeli. Le mie parole o il fatto che l’avessi mandato al diavolo non l’avevano minimamente colpito, sembrava essere normale. Infatti una volta in classe fu subito travolto da un gruppetto di ragazze che iniziarono a cinguettargli addosso riguardo cose idiote, ma Hara stranamente gentile e disponibile si mise a sedere al suo posto e le ascoltò. Lo guardai a lungo e non mi pentii affatto della scelta presa, saremmo stati meglio entrambi.
Le ore si susseguirono tutte uguali, persino il pranzo fu molto tranquillo. Andai in mensa con Kyoja e Kioko, e mangiammo qualcosa giusto per non avere lo stomaco vuoto. Quella vita non sarebbe stata affatto male senza Hara, non c’erano più problemi a perseguitarmi, pensai.
Fui il primo a finire il proprio bento e spiegai loro che dovevo un attimo andare al bagno. Kioko annuì dicendomi di fare presto perchè voleva passare un attimo in biblioteca per dei libri, Kyoja invece voleva farmi compagnia ma gli dissi che avrei fatto presto e lasciò perdere.
La verità era che non avevo molta voglia di conversare quel giorno. Si, mi ero circondato di persone a cui volevo bene ma non avevo detto una sola parola in quelle ore, piuttosto avevo preferito ascoltare.
Attraversai il cortile per fare prima e raggiungere il bagno che ritenevo quanto meno decente. Quello però era il cortile posto sul retro dell’edificio, dove di solito pranzavano gruppetti di ragazze e i secchioni per tenersi alla larga da eventuali rotture di scatole. Passai accanto a un gruppetto di ragazzi riuniti intorno a qualcosa. Non vi diedi importanza, mi dissi di mantenere un profilo basso e proseguire per la mia strada. “Lasciami!” Mi fermai quando però sentii quella voce che conoscevo troppo bene, era Mizumi.
Infatti riuscii a scorgere il suo viso oltre quei tre ragazzi che stavano importunando lei e le sue amiche mentre cercavano di pranzare.
Uno di questi aveva afferrato il suo braccio strattonandola e facendo il maiale. Mi salì una rabbia assurda e non ci pensai due volte ad intervenire in suo aiuto. Afferrai la spalla di questo tipo e lo guardai bieco, “Ehi che ne dici di lasciarla stare?”
Il ragazzo dai folti capelli castani mi fissò basito non aspettandosi di essere afferrato da qualcuno. “Ryu!” Gridò Mizumi sorpresa di vedermi lì, e si illuminò di felicità.
“E tu chi cazzo sei? Lasciami.” Scosse le spalle per liberarsi dalla mia presa, per fortuna la lasciò andare e Mizumi tornò dalle sue amiche ancora più impaurite.
“Stai bene?” Le chiesi.
“Si, grazie.”
“Ehi sto parlando con te. Chi cazzo sei il suo ragazzo?!” Continuò a ripetere ancora più adirato. Cominciarono a sfoderanno degli orribili sorrisini di scherno, ma non volevo finire in una rissa anche perchè non avrei vinto contro loro tre. Mi avvicinai a Mizumi e le cinsi il fianco. “Andate via da qui.”
Mizumi obbedì e cominciò a raccogliere le proprie cose così anche le amiche, e proprio mentre stavamo per andarcene uno dei tre ci tappò la strada. “Non abbiamo ancora finito.” Disse questo.
“Non voglio litigare con voi ragazzi ma lasciatele stare siete a scuola.”
Il tipo di prima cominciò a girarci intorno. “E quindi tu avresti rifiutato di uscire con me per questo sfigato?” Esclamò riferendosi a Mizumi, quest’ultima lo guardò con sufficienza.
Non sembrava averne paura. Ero lo stesso attegiamento di sfida del fratello, e non mi stupì. “Esatto. Vale dieci volte più di te e ora lasciaci passare.”
Il ragazzo preso dall’ira caricò un colpo verso Mizumi e feci in tempo a tirarla via di lì, così il pugno andò a vuoto. Che verme. Alzare le mani contro una ragazza così minuta. Non ci vidi più al punto che tutta quella rabbia repressa insieme a tutto il misto di emozioni che avevo vissuto in quei giorni sfociarono in un bel pugno che gli assestai in pieno viso fregandomene altamente delle conseguenze. Il bamboccio ruzzolò a terra sotto gli occhi stupiti dei due amici, e delle ragazze. Mizumi era alle mie spalle e mi afferrò per un braccio cercando di calmarmi.
Passarono pochi secondi e un dolore tremendo attraversò la mia mano e il polso, non credevo che sferrarne uno potesse fare così male. Tornai lucido, non potevo essere stato davvero io.
Il ragazzo cercò di rimettersi in piedi e cominciò a sanguinare dal labbro inferiore. “Ehi scusa n-non indendevo colpirti... davvero.” Alzai le mani davvero senza parole.
“Dovevi pensarci prima!” E caricò un altro colpo, chiusi gli occhi instintivamente. Me lo meritavo, avevo ancora una volta mostrato quel mio lato aggressivo, era stato quest’utimo a far cominciare tutto. Se avessi mantenuto la calma dall’inizio non avrei conosciuto Hara e non sarei finito picchiato da uno sconosciuto.
Eppure quanto ci voleva per ricevere un colpo? Pensai. Sarei dovuto finire a terra già da un pezzo ma non fu così. Decisi allora di avere coraggio e aprire gli occhi, magari si era sentito di nuovo male per il mio pugno ma la scena che mi si parò davanti fu davvero assurda.
Hara era piazzato davanti a me e aveva parato il colpo di quel tipo. L’aveva afferrato per il suo stesso pugno, e non lo lasciava andare. Era impossibile che fosse lui, ma quelle spalle ampie e i capelli che cadeva come onde appena sul collo erano inconfondibili.
“Hara Yuuto? Perchè cazzo sei intervenuto? Lasciami!” Gridò furioso e confuso il ragazzo che cercò di ritirare la mano ma Hara continuava a stringere la presa.
Gli altri due ragazzi si fecero da parte lasciando solo l’amico. “Cos’è rivuoi la mano?” Ridacchiò bieco Hara con un tono molto profondo e per nulla rassicurante. Era furioso, lo si percepiva.
Il ragazzo provò ancora a tirare con forza e fu in quel momento che Hara lo lasciò andare, di conseguenza il ragazzo finì a terra non aspettandosi di essere liberato. Hara allora si chinò verso di lui dando sempre le spalle a me e Mizumi, la quale era sconvolta. “Ti consiglio di non provarci più o sei morto.” Il ragazzo deglutì a fatica e sbiancò vedendo il volto di Hara, chissà che espressione aveva.
Il tipo si rimise in piedi a stento e corse via con i due amici dietro. Era improvvisamente tutto finito e non certo grazie al mio intervento, piuttosto era Hara ad aver risolto una situazione che sarebbe finita male. Mizumi si fece avanti verso il fratello. “Grazie Yuuto.” Disse.
Hara si girò a guardarla ed era serio. “Tornatene in classe.” E non aggiunse altro, neppure un ‘come stai?’, che pessima reazione da fratello preoccupato. Forse era il caso per me sparire, ma non potei fare a meno di notare l’espressione delusa di sua sorella. Avrei tanto voluto consolarla ma Hara me lo impedì, mi venne incontro furioso, mi afferrò per un braccio e mi trascinò via di lì senza preavviso sotto gli occhi malinconici di Mizumi che non disse nulla.
  
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