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Autore: SabrinaPK    06/03/2016    6 recensioni
Due anni dopo essere fuggito in Europa, Castle vuole rivedere Kate.
Ma rivedendola si ritroverà con una sorpresa che non si aspettava…
Storia di rubbert.
Datele un'opportunità.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Guardo Kate, che sta conversando con tutti gli ospiti a tavola, e sento che siamo finalmente una famiglia. Anche lei mi guarda sorridendo, e io le ricambio il sorriso, per poi osservare Allan che gioca con la collana di mia madre, mentre lo tiene in braccio.

Jim, mia madre e Alexis sono venuti a pranzo a casa nostra, dove ci siamo finalmente trasferiti, per una specie di inaugurazione. Sembra che tutto cominci ad andare per il verso giusto.

‘Quindi hai il fine settimana libero, Kate?’ le chiede Jim quando le tre donne interrompono la loro conversazione su borse e scarpe, da quanto ho potuto ascoltare.

’Sì. Sono stati molto gentili a darmi qualche giorno libero per finire il trasloco.’ dice lei, afferrando la mano di nostro figlio che allungava da sopra il tavolo.

‘E siccome abbiamo già finito, avremo tutto il fine settimana per riposare.’ aggiungo io, felice.

‘Riposare? Sciocchezze.’ dice mia madre, facendo un gesto con la mano. La guardiamo tutti con sguardo confuso, finché lei non continua, spiegandosi ‘Avete appena finito di arredare una casa bellissima. Questo non merita un festeggiamento?’

’Per te tutto merita un festeggiamento in questa vita, mamma.’ dico io, ironico. Lei fa un lieve movimento con il capo, dandomi ragione. ‘E poi non stiamo festeggiando adesso?’

Guardo Kate, la quale solleva le sopracciglia in gesto di confusione, per poi spostare di nuovo lo sguardo su mia madre.

’Tesoro, mi riferivo a festeggiare voi due, da soli. Noi potremmo badare ad Allan.’ indicando anche Alexis.

‘Mamma, non credo che sia…’

Lascio la frase a metà e scuoto la testa, mentre la sala da pranzo si riempie di silenzio. Giro la testa verso Kate, per paura che mia madre l’abbia fatta sentire a disagio con il suo commento, e vedo che ha abbassato la testa mentre si morde il labbro. Ma nel momento in cui sto per dire qualcosa, lei alza la testa verso di me.

‘In realtà…’ comincia a dire, dubitando prima di continuare. ‘A me piacerebbe. Potremmo andare a cena fuori.’

La sua proposta mi lascia spiazzato per qualche secondo, finché non sento il contatto della sua mano calda sulla mia. Mi guardo intorno e vedo mia madre e Jim che ci guardano con espressione curiosa, mentre quella di Alexis è di confusione totale. Allan, invece, continua a giocare con la collana di sua nonna.

‘Se non hai voglia…’ comincia a dire Kate.

‘No, no. Certo che ne ho voglia. Andiamo a cena fuori, allora?’

Lei annuisce, mentre sul viso le appare un bellissimo sorriso. Intreccio le mie dita con le sue sotto il tavolo, e mia madre cambia velocemente argomento.

Jim mi rivolge la parola diverse volte, parlandomi di argomenti banali, ma io lo ascolto appena. Riesco solo a pensare alla cena di questa sera. Kate vuole che andiamo a cena fuori, il che sarebbe come un appuntamento. Di fatti, sarebbe la prima volta che andiamo a cena noi due soli da quando ci siamo rincontrati. 

Riemergo dai miei pensieri quanto sento la voce di Allan che mi chiama, mentre cerca di salire sul tavolo e di scappare dalle braccia di mia madre per venire da me. 

‘Credo che qualcuno abbia bisogno del bagno.’ dice Jim, storcendo il naso.

‘Papà.’ ripete Allan, mentre m’inclino sul tavolo per prenderlo in braccio, senza far cadere niente.

‘Hm… credo che tuo nonno abbia ragione’ dico, quando lo prendo e noto la sporgenza sulla parte posteriore dei pantaloni. 

‘Pipì’ dice lui, aggrappandosi a me.

‘E non solo.’ dice Jim strizzandomi un occhio prima che Allan e io ci dirigiamo verso le scale.


Saliamo al piano di sopra ed entriamo in camera sua. La nuova e spaziosa camera di Allan. Lui allunga le braccia verso la zona che Kate e io gli abbiamo preparato per poter giocare, ma io lo conduco verso il fasciatoio, dove lo poggio per potergli cambiare il pannolino.

‘Questa notte rimarrai con la nonna e Alexis.’ dico mentre gli tolgo il pannolino sporco.

Lesis’ ripete lui.

‘Già. Perché io e la mamma andremo a cena fuori.’

Mamma bascio’ dice pronunciando la seconda parola con un tono dolce, per poi ridere.

‘Mamma bacio?’ chiedo, provando a decifrare cos’ha detto.

Ti.

‘Vuoi… vuoi che papà dia un bacio alla mamma?’

Stringe il collo, sorridendo e mostrandomi tutti i suoi dentini da latte, e annuisce effusivamente.

‘Le darò taaanti baci.’

Finisco di vestirlo e lo riprendo in braccio per scendere al piano di sotto.

‘Qui’ dice lui, toccandomi le labbra con un dito.

‘Vuoi che papà dia i baci alla mamma qui?’ gli chiedo, sorpreso.

’Ti.’

Gli sorrido e gli do un bacio sulla fronte. I suoi occhi azzurri, pieni di felicità, fissano i miei e ciò mi fa sentire davvero orgoglioso di essere suo padre.


Alcune ore dopo, finisco di abbottonarmi la camicia per poi spostare l’attenzione sui gemelli. Mia madre e Alexis hanno portato Allan con loro, che non sembrava affatto triste dopo avergli detto che sarebbero andati al parco a vedere le papere, lungo la via di casa.

‘Rick, non ci arrivo. Puoi aiutarmi?’

Mi giro e osservo Kate dalla testa ai piedi. È davvero impressionante. Indossa delle scarpe col tacco nere e un vestito che le arriva appena sopra al ginocchio. L’ho vista portare abiti molto più corti di questo, ma non dopo tutto quello che è successo. Le spalle sono scoperte, sulle quali si posano capelli boccolati di Kate. Si gira, rimanendo di spalle a me, portando la mano verso la cerniera, che è già mezza allacciata, e io mi avvicino per aiutarla.

’Ti aiuto?’ chiedo, sentendomi improvvisamente stupido per la voce roca appena uscitami dalla gola. Il dolce odore del suo profumo alle ciliegie inonda le mie fosse nasali, facendomi quasi perdere i sensi, cosa che sta per succedere davvero quando la sua mano sfiora la mia spalla.

Chiudo velocemente la cerniera, allontanandomi subito dopo per riprendere conoscenza, ma lei si gira verso di me e rimaniamo separati solo da alcuni centimetri. Allunga le mani verso il mio collo e mi sbottona il primo bottone della camicia. Deglutisco con difficoltà prima di guardarla.

‘Kate…’ m’interrompe quando sto per dirle che ho bisogno scendere al piano di sotto per un bicchiere d’acqua, o qualsiasi altra scusa.

‘Voglio provarci.’ dice, con appena un sussurro, poi sospirando, come se avesse pensato molto a come dirlo. Il suo sguardo si posa sul mio viso, aspettando una risposta o una qualsiasi reazione.

‘Provare cosa?’ chiedo, confuso.

‘Voglio… quando torniamo dalla cena… voglio provarci.’ dice lentamente, posando adesso una delle sue mani sul mio mento, accarezzandomi dolcemente.

Chiudo gli occhi, prima che il mio cervello arrivi sul serio a processare le sue parole. Poi apro gli occhi, abbastanza confuso e non sapendo bene cosa dire.

‘Hai detto che…? Sei sicura? Sai che a me non importa aspettare.’

‘Ma a me importa, sono stanca di aspettare e credo di essere pronta.’

‘Va bene, se è quello che vuoi, lo voglio anch’io.’ le dico, avvicinandomi a lei e posandole un bacio sulle labbra.

Lei sorride e sospira con nervosismo. Le accarezzo il braccio delicatamente e all’improvviso mi viene un’idea migliore per creare un’atmosfera più intima che aiuti Kate a calmarsi.

‘Perché non… rimaniamo qui?’ le chiedo, portandole una mano sulla spalla, accarezzando le punte dei suoi capelli.

‘Qui?’ chiede, aggrottando la fronte.

’Sì. Possiamo ordinare la cena, vedere un film…’

Lei sposta lo sguardo, valorando l’idea.

‘Va bene, io ordino la cena.’

Prima di uscire dalla stanza, si gira verso di me e mi bacia sulle labbra con una certa passione, il che mi fa sospirare maggiormente. In realtà non m’importerebbe saltare la cena, spogliarla e fare l’amore con lei in questo istante. Ma non sarebbe la cosa giusta da fare, preferisco aspettare che sia lei a volerlo. Non posso pressarla.


‘No, sul serio, Esposito l’ha guardato negli occhi, senza battere ciglio, e il tizio ha davvero pensato che fosse il demonio.’ racconta, ridendo, mentre tiene il bicchiere di vino con la mano destra.

Io quasi sputo il contenuto del mio bicchiere, il che la fa ridere ancora di più.

‘Mi sarebbe piaciuto esserci.’ riesco a dire, quando smetto di ridere.

’Sono sicura di sì.’

Siamo entrambi seduti sul pavimento del salotto, appoggiati sul divano con la schiena. Abbiamo già finito di mangiare e adesso stiamo semplicemente parlando mentre beviamo un bicchiere di vino, come facevamo sempre in passato. É incredibile poter risentire tutto questo, poter sentire quella tranquillità di stare con Kate e sapere che non importa nient’altro.

‘Sai? Anche se non sarai presente come prima, potresti venire ogni tanto a darci una mano con i casi, se vuoi.’

‘Sul serio?’ chiedo, valorando l’opzione. Lei annuisce. ‘Credi che alla Gates non importerebbe?’

‘Andiamo.’ dice, sollevando una mano. ‘Credo che tu gli stia simpatico, dopo tutto. Le farà piacere rivederti.’

‘Se no, posso sempre chiedere di darmi una mano al mio amico sindaco.’ rido facendole roteare gli occhi.

Prende il cellulare da sopra il tavolino e sorride per poi mostrarmi lo schermo, dove appare una fotografia di Allan, completamente addormentato.

‘Me l’ha inviata Alexis.’ dice, senza smettere di sorridere.

‘Sembra così tranquillo quando dorme…’

‘Cosa vuoi insinuare?’ chiede, sollevando le sopracciglia e guardandomi divertita. ‘Allan è un bambino tranquillo, tutto sommato.’

’Sì, tranne quando mi fa correre per tutta la casa per acchiapparlo.’ aggiungo scherzando.

Mi da un leggero colpo sulla spalla mentre scuote la testa e poi si appoggia sul mio petto, lasciando che la circondi con le braccia. Gira la testa verso di me, affinché la sua bocca rimanga a scarsi millimetri dalla mia. Ci guardiamo, trattenendo il respiro, finché lei non annulla la distanza, toccando le mie labbra con le sue.

La sua bocca sa di vino come la mia, penso. Le percorro la spalla con la mano fino a poggiarla all’altezza dei suoi fianchi. Le sue mani s’insinuano nella parte posteriore della mia testa, intrecciando le dita con i corti ciuffi dei miei capelli. Le nostre lingue giocano in un bacio che si allunga finché nessuno dei due è più capace di respirare.

I nostri sguardi s’incrociano e riesco a vedere il desiderio nei suoi occhi. Si alza in piedi e mi tira per la mano, affinché faccia lo stesso. Saliamo in camera da letto in silenzio, fermandoci solo in cima alle scale, per baciarci di nuovo. 

Una volta entrati in camera, lei comincia a slacciarmi la camicia con disperazione. Una disperazione che mi lascia sorpreso e eccitato allo stesso tempo. Capisco il suo desiderio, perché anch’io provo lo stesso, ma ho paura che andando così veloce dopo potrebbe cedere. La interrompo afferrandole le mani e lei mi guarda, chiaramente confusa, ma prima che possa parlare la bacio. Stavolta sono io ad iniziare il bacio, quindi cerco di essere delicato, lento, mostrandole tutto quello che provo per lei con questa carezza sulle labbra.

Quando sembra più tranquilla, le accarezzo la guancia con la punta delle dita, per passare poi al suo collo. Finisco di sbottonarmi la camicia, sotto lo sguardo attento di Kate, e la butto a terra. Il suo sguardo si posa sul mio petto per poi passare una mano sui miei non molto scolpiti addominali. Il tatto della sua pelle calda contro la mia mi crea un leggero brivido, facendomi chiudere gli occhi. Mi da un bacio sulla guancia, scendendo poi verso l’apertura delle labbra.

Apro gli occhi quando la sento muoversi e vedo che si è girata, aspettando che le slacci il vestito. Porto le mani verso la chiusura della cerniera, accarezzandole delicatamente il collo e spostandole i capelli da un lato.

La sento sollevare le spalle, quasi impercettibilmente, a causa di un brivido. Non so se causato dal contatto delle mie dita sulla sua pelle, o per paura di quello che sta per succedere.

Slaccio la cerniera fino alla parte bassa della schiena e abbasso sulle spalle le bretelle del vestito, che cade ai suoi piedi. Lo rimuove del tutto, ma impiega qualche secondo a girarsi, rimanendo in biancheria intima davanti a me. La parola che la descrive meglio in questo momento è “bellissima”. Osservo il suo corpo dal basso verso l’altro ma, soprattutto, cerco di capire come sta lei. Il desiderio di qualche minuto fa sembra essere scomparso dai suoi occhi, per lasciare spazio alla timidezza e alla vergogna di mostrarsi così a me, anche se non è la prima volta.

Mi rendo conto che è in svantaggio, visto che ho ancora addosso i pantaloni, e che, forse, se rimanessimo nelle stesse condizioni potrebbe aiutarla a non sentirsi così. Porto la mano alla fibbia della cintura, provando goffamente a slacciarla, ma poi sento subito le sue mani sulle mie, slacciandola con decisione. Lascio che sia lei a farlo, sorpreso per la decisione con cui agisce sul mio corpo, ma non sul suo. Non la preoccupa togliermi i pantaloni, nonostante la visibile erezione, ma sente ancora una sensazione di pudore, perché non vuole che io la veda in biancheria intima.

Quando i miei pantaloni cadono a terra la afferro con decisione, pronto a farle sapere che amo ogni angolo del suo corpo, che non deve vergognarsi di me. La spingo delicatamente verso il bordo del letto, dove ci lasciamo cadere entrambi. Il suo respiro è diventato più veloce. Mi guarda, aspettando che sia io quello a fare il movimento successivo, e lo faccio. Comincio a baciarle tutto il corpo. Prima il collo, dove il profumo di ciliegie mi fa perdere quella poca ragione che mi era rimasta, per poi arrivare ai suoi seni.

‘Stai bene?’ le chiedo, con voce roca. Lei annuisce semplicemente e questo mi basta, perché senza pensarci due volte porto la mano dietro la sua schiena e le slaccio il reggiseno con maestria.

In pochi secondi l’indumento si trova a terra, insieme agli altri vestiti. Non mi fermo nemmeno a contemplarle i seni, perché la necessità di baciarli s’impadronisce di me. Le mordo uno dei capezzoli, mentre gioco con l’altro, accarezzandolo con le dita. Alcuni secondi dopo sposto la mano destra verso il bacino di Kate, cominciando a giocare con il tessuto degli slip.

Sono talmente concentrato in quello che faccio da non rendermi conto che Kate non sta bene. Tutto il corpo si è irrigidito e vuole che smetta. È lei stessa a fermarmi quando sto per introdurre la mano nei suoi slip.

‘Rick, fermati.’

Sollevo la testa, troppo intontito, e mi sento completamente stupido e pieno di sensi di colpa quando vedo i suoi occhi bagnati dalla lacrime.

‘Fermati. Ti prego.’ mi chiede. Non riesce nemmeno a parlare.

‘Kate…’

Mi allontano velocemente, lasciandole il suo spazio. Lei si alza semplicemente ed entra nel bagno della nostra camera, chiudendo la porta dietro di se. Stringo i pugni con rabbia, provando disgusto nei miei confronti. Ero così preso dal mio desiderio e dalla mia necessità che mi sono dimenticato di come lei potesse sentirsi. 

È vero che lei non mi ha chiesto di fermarmi, ma avrebbe dovuto farlo se non era del tutto sicura, se non stava bene. Sin dall’inizio della serata ho sentito che qualcosa non sarebbe andato bene, che Kate non era ancora pronta. Credo che volesse dimostrare a se stessa di esserne capace, per questo ha insistito e, ovviamente, non è andata come sperava. Ha voluto accelerare le cose.

Mi porto una mano sulla fronte, rilasciando un forte sospiro, finché non sento dei singhiozzi provenire dal bagno. Mi alzo velocemente e busso alla porta.

‘Kate… Kate, per favore, apri la porta.’ lei continua a piangere e io mi dispero, perché non posso fare niente ‘Se non mi apri butterò giù la porta e non vorrei farlo, visto che ci siamo appena trasferiti…’

Sento scattare la serratura della porta, così la apro lentamente. È appoggiata contro il lavandino mentre si copre il viso con le mani. Il suo corpo trema a causa dei singhiozzi. Sospiro di nuovo e ho come la sensazione di un piccolo pugnale conficcato nel petto. Odio vederla così.

Mi avvicino a lei, quasi obbligandola a spostare le mani dal viso.

‘Guardami.’ le chiedo, quasi supplicando.

I suoi occhi, verdi e ricolmi di lacrime, incrociano i miei.

‘Ti amo.’ le dico, facendo diventare quel “ti amo” le due parole più sincere che abbia mai detto a qualcuno.

Lei mi abbraccia e continua a piangere, stavolta contro il mio petto. Lascio che si sfoghi, che butti fuori tutto quello che si porta dentro e la affligge.

Alcuni minuti dopo si sposta e s’inclina sul lavandino per sciacquarsi la faccia. Aspetto pazientemente accanto a lei, preoccupato, finché non finisce.

‘Mi dispiace.’ le dico, chiedendole scusa per tutto quello che è successo.

Non c’è bisogno che le spieghi perché lo sto facendo. Lei nega con la testa, sospirando.

‘No. Io… pensavo davvero che ce l’avrei fatta.’ con la voce ancora spezzata a causa del pianto.

‘Certo che puoi farcela Kate. Hai solo voluto affrettare un po’ le cose, e io sono stato così egoista da non fermarti quando sapevo che non sarebbe andata bene.’

‘Ma io non so più cosa fare, Rick.’

Le lacrime minacciano di riappropriarsi dei suoi occhi, così l’avvicino a me, abbracciandola e depositandole un bacio sulla testa.

’Non devi fare niente.’ le sussurro. ‘Lasciamo che il momento arrivi da solo. Siamo insieme, no?’

Annuisce e torniamo a letto, stavolta per dormire. Appoggia la testa sul mio petto, abbracciandomi, e io la circondo con le braccia, sentendo il suo calore. È ancora nuda, eccetto per le mutandine, ma credo che sia un enorme passo avanti.

‘Kate, mi sono accorto che non ti piace che ti veda nuda.’

‘Castle…’

’No’ la interrompo, prima di cambiare argomento o mi dia qualsiasi scusa ’So che è difficile, ma voglio solo che tu sappia che sei bellissima, che adoro vederti nuda e che ti amo. E niente di quello che è successo mi farà cambiare idea.’

Lei mi guarda, con le guance un po’ arrossate e un piccolo sorriso sul volto.

‘Grazie.’

‘Per cosa?’

‘Per capirmi, per aspettarmi… per amarmi così.’ dice, appoggiando di nuovo la testa sul mio petto.

‘Sempre Kate. Sempre.’


















Angolo:
Credo che questo sia uno dei capitoli più strazianti di tutta la storia. È stata una vera sofferenza tradurlo, non immagino l'autrice quando ha dovuto scriverlo.
Non mi trattengo molto perchè ultimamente ho davvero poco tempo. Se una sola giornata durasse 48 ore sarebbe un sollievo, mamma mia.
Vi lascio, come al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto! :D

   
 
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