Anime & Manga > Food Wars!
Segui la storia  |       
Autore: Erina91    06/03/2016    6 recensioni
“cos'è quel sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”
Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriere poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Ma Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celeva un passato che avrebbe voluto dimenticare. Pairing: Soma x Erina (Sorina)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
English tea ceremony



Alice stava camminando per il parco della villa, pensierosa. Aveva trovato cosa preparare per la cerimonia del thé inglese e la sua idea stava andando positivamente in porto.
Aveva deciso di creare delle praline al cioccolato, adattandole ad ogni tipo di clientela: anziana o giovane.
Come sapeva, c'erano alimenti giusti per tutte le età e molti dei clienti anziani che frequentavano suo nonno erano affetti da diabete, così aveva pensato di cucinare qualcosa che soddisfacesse anche loro, oltre ad appagare anche il pubblico giovanile. Per cui aveva sperimentato dei cioccolatini con la sua tecnica molecolare, a base di zucca. La zucca era già di per sé un prodotto dal sapore dolce e gradevole, sarebbe bastato a rendere dolciastri i suoi cioccolatini, non dovendo usare così lo zucchero normale.
Per quanto riguardava i giovani ospiti, invece, aveva arricchito l'esterno dei cioccolatini dedicati a loro con della granella di nocciola e all'interno della pralina aveva inserito del liquore aromatizzato all'amarena, per rendere il gusto più succoso e singolare. Così avrebbe accontentato il pubblico esigente di suo nonno, in varie maniere.
Ora che aveva trovato la risposta al suo piatto, aveva più tempo per godersi la vita nella residenza di suo nonno, rimandando tutto al giorno dopo: il giorno della cerimonia.
Però c'era qualcos altro che la preoccupava in quel momento e si trattava di Ryou: era più nervoso del solito e tendeva a prendere le distanze anche da lei. Non voleva nessuno a disturbarlo.
Ryou decantava sempre un temperamento irritato e lunatico, ma quel giorno aveva l'impressione che il tutto fosse legato più che altro all'evento in programma di domani. Lui generalmente non si preoccupava della concorrenza che lo aspettava per ogni banchetto, ma quella volta gli era parso più in difficoltà del previsto.
Sarebbe voluta andare dal suo assistente ed aiutarlo come lui aveva fatto con lei per il banchetto italiano.
Ci aveva provato più volte, ma la evitava come se avesse la peste.
Quell'atteggiamento di rifiuto la infastidiva notevolmente, poiché nell'ultimo periodo sembrava che Ryou avesse sviluppato una naturalità ribelle anche con lei e non era abituata al fatto che non rispettasse diligentemente i suoi ordini come un tempo. Mentre rifletteva su di lui, lo adocchiò correre facendo il giro del parco della residenza, affannato e concentrato. Un'espressione dura in volto e i muscoli di esso tutti irrigiditi.
Le occhiaie sotto gli occhi più scure del solito.
Non stava decisamente bene e, visto che mancava solo un giorno all'evento, era l'unica occasione per fare qualcosa. -Ryou!- gridò chiamandolo.  Lui non si fermò neanche sentendola.
-Ryou!!- tuonò ancora, seccata. -se non ti fermi ti prendo a pugni. Da quando in qua non ascolti più i miei ordini?- finalmente lui sembrò fermarsi di colpo e procedere appesantito verso di lei.
-cosa vuole mia signora?- le domandò, portandosi davanti lei e guardandola con indifferenza.
Alice si soffermò a guardarlo: era stupendo. I capelli arruffati e grondanti di sudore gli coprivano il viso, nonostante le occhiaie. I suoi occhi risultavano sempre magnetici e la guardavano intensamente.
La maglietta sbracciata e nera gli scopriva le larghe spalle e i bracci muscolosi, e aderiva perfettamente al suo fisico piazzato da cui, attraverso la canottiera, trasparivano gli addominali scolpiti.
Le gambe sode e perfette erano ricoperte solo da dei leggeri pantaloncini anch'essi scuri, intonati alla maglietta. Deglutì osservando con ingordigia il suo fisico incisivo e virile, dannamente sexy.
Per un attimo le parve di essere privata della voce da quanto la pressione alta del suo corpo la stesse trafiggendo, a causa dell'attrazione che sentiva per il suo assistente.
Decisamente.. adesso Alice lo vedeva come un uomo e aveva notato che pure in lui c'era qualcosa di diverso, ma al contrario di Ryou_forse_lei aveva capito di desiderarlo.
Sapeva di dover cancellare quei pensieri peccaminosi dalla testa, erano malsani, perché loro erano come fratelli. Tornò sul motivo per cui l'aveva chiamato, che era più importante: dare una svegliata al suo assistente. Prese un silenzioso respiro e parlò di nuovo:
-perché non sei nelle cucine?-
Lui grugnì appena, in risposta, e fece per dargli le spalle ed andarsene.
-Ryou!- lo riprese di nuovo, severa. -ti conosco.. so che non sei tranquillo questa volta.-
-la mia signora dovrebbe tornare a pensare al suo piatto.- ribatté inflessibile, borbottando.
-ho già risolto con il mio piatto, Ryou. Il problema sei tu! So che una cerimonia del thé, essendo un evento molto delicato, non combacia con il tuo stile di cucina esplosivo.
Stai avendo difficoltà con il tuo piatto, vero?- cominciò:
-ti ricordi il giorno prima del banchetto italiano? Sono venuta da te e ti sei accorto subito che ero in difficoltà.
Ci conosciamo da tanto tempo, Ryou, anch'io mi accorgo quando sei più nervoso del solito.-
-queste cose non hanno niente a che vedere con la mia signora.-
-invece lo hanno! Voglio che la nostra rivalità continui ad essere equa!-
Dopo quelle parole, Alice lo vide fare qualche passo avanti nella sua direzione, spiazzandola, per afferrarla di scatto dalla nuca e portare rapido le labbra sulle sue per unirle con rudezza in un bacio a stampo.
Il gesto fu così immediato e sorprendente che lei non riuscì a realizzare completamente quello che era successo. Sentì solo il contatto umido delle labbra di Ryou sulle sue, bagnato per il sudore ma intenso e piacevole. L'odore forte del deodorante che portava stuzzicò le sue narici a quella vicinanza, lasciando che la scia la invadesse. Il bacio era stato grossolano, eppure aveva scantenato in lei emozioni talmente intense da mozzarle il respiro e fermare le parole che stava per dirgli.
L'aveva scioccata. L'aveva colta completamente di sorpresa. Era stato imprevedibile.
In quel bacio Alice aveva riconosciuto una parte di Ryou che apparteneva solamente alla sua seconda personalità, quella adottata mentre cucinava: aggressiva e prepotente. Quel suo comportamento indelicato e superbo era anche una delle caratterische che lo rendevano affascinante ai suoi occhi.
Quel bacio a stampo era stato davvero forte come lo era la consistenza dei suoi piatti.
Il gesto lo rispiecchiava pienament e lei lo aveva apprezzato ed era stupita di questo.
Non sapeva cosa dire, come riprendersi da quel blocco mentale. Fu Ryou a parlare per primo:
-me ne vado mia signora.- tornò pacato, incamminandosi verso l'entrata della villa.
Doveva assolutamente fermarlo e chiedergli spiegazioni, ma le parole non le uscivano.
Socchiuse piano gli occhi, cercando di dosare l'imbarazzo e il calore che la stava invadendo, quando li riaprì finalmente riuscì a rispondergli prima che solcasse il portone:
-perché l'hai fatto, Ryou?-
-era per farla stare zitta, mia signora.-
Inizialmente fu irritata da quella vaga e fredda risposta, ancora rossa in volto, poi decise di prenderlo come un ringraziamento. Non andò a pensare chissà cosa, perché il suo assistente era davvero strano e soprattutto era difficile capire cosa gli passasse per la testa.
Le labbra pizzicavano e bruciavano ancora nel punto dove lui l'aveva sfiorate, si morse perfino un labbro nel tentativo di calmare quella piccante emozione, ma la sensazione era più avvenente e narcontizzante di quello che immaginava. Voleva risentirla. Cosa provava per il Ryou?
A questo punto era chiaro che non lo vedesse più né come un fratello, né tanto meno come il suo servo.
In fondo, tra loro, c'era stato una sorta di primo bacio. Si chiese se Ryou si fosse reso conto di quello che aveva appena fatto e perché l'avesse fatto. Voleva capirlo.
In ogni caso era combattuta: sperava di averlo incoraggiato per la cerimonia, però ce l'aveva anche con lui per averle strappato un bacio senza dargli una spiegazione precisa sul suo significato.


 
****


Un profumo floreale invadeva la sala da thé dove domani si sarebbe svolta la tradizionale cerimonia inglese alle 17.00 del pomeriggio.
La stanza era ampia ed elegante, era circondata da antichi divanetti dai gambi in legno e dal tessuto vellutato di un un verde bottiglia.
Ogni area per stare seduti vantava di due e tre poltrone al massimo, che circondavano un tavolino che riprendeva il legno dei gambi e delle poltrone.
Una lampada dorata e un medesimo appendiabiti ornavano le angolature della stanza.
Alte librerie si estendevano lungo le pareti ed erano ricolme di libri.
Più in là una credenza con all'interno cocci, piatti, piattini, tazze e tazzine di porcellana, di ceramica e di vasellame erano decorate da motivi floreali e fantasie colorate, e facevano d'arredamento per l'antiquata credenza. Materiali_anche se semplici_preziosi ed antichi, di grande valore ed in qualche modo raffinati.
Le capienti ed estese vetrate cerchiavano l'intera sala illuminando la stanza, rendendola arieggiata e luminosa.
Per finire.. un esteso tavolo faceva da riempimento e da pezzo d'arredamento, dove Hisako e Takumi stavano sistemando gli ornamenti floreali per il giorno dopo, sia sui tavolini al centro dell'aree di confort che, appunto, sopra al tavolo d'appoggio.
I fiori e vasi erano ottimi per rendere l'atmosfera più gradevole e più vicina alla tipica cerimonia del thé che si svolgeva in Inghilterra, nei palazzi e nelle residenze di lusso, in gran parte delle famiglie di nobili.
Lei e Takumi erano stati mandati dal nonno di Erina ad occuparsi degli ornamenti floreali e lei aveva accettato di buongrado perché aveva già sperimentato i dolcetti d'accompagnamento che avrebbe proposto domani agli ospiti. Occuparsi di questi lavori di sfondo le piaceva un sacco e quando il preside glielo aveva chiesto era stata ben disposta a farlo. Quello che non si aspettava era di trovarsi come aiutante proprio Takumi Aldini; il ragazzo che ultimamente la faceva sbarellare più di tutti.
Non era abituata a sentirsi sempre a disagio con qualcuno ed era ciò che le succedeva ogni volta che si trovava con Takumi. Aveva capito di provare dell'emozioni diverse quando era con lui: si imbarazzava facilmente ad averlo vicino e quando lui scherzava con lei o si dimostrava gentile si ritrovava impacciata ed agitata.
Non riusciva ad essere tranquilla, si sentiva in difficoltà.
Takumi non le era indifferente, le scaturiva delle sensazioni sconosciute e con sua vergogna anche gradite. Aldini era un bel ragazzo, il tipico e malizioso principe azzurro dai capelli biondi e gli occhi azzurri, dall'inclinazione gentile e disponibile, accorta ed educata, ma anche seducente e dalla battuta pronta.
Se non fosse stato un dogiovanni forse avrebbe pensato di essere speciale per lui ma siccome lo era, nonostante tutte le qualità che avesse, non si fidava di lui. Non riusciva a farlo e di conseguenza cercava di negare quello che sentiva per lui, di demolire quel principio di interesse prima che peggiorasse e diventasse irreparabile. Però, respingerlo, era più difficile di quello che pensava, soprattutto perché lui continuava a dimostrarle dolcezza e a riservarle particolari attenzioni; come in quel momento, che la stava aiutando con i fiori e le sorrideva con gentilezza.
-dove lo metto questo mazzo di fiori?- le chiese, interrompendo i suoi pensieri.
-lì al lato del tavolo penso possa andare bene.- indicò lei.
Takumi annuì e lo portò dove lei gli aveva detto.
-allora.. se sei qui tranquilla, deduco che sei già apposto per domani.-
-non credo siano affari tuoi, Aldini. Poi potrei dire lo stesso di te, se sei così tranquillo.-
-infatti lo sono.- ammise lui, -ho fatto dei biscotti molto particolari.-
-che tipo di biscotti?-
-facciamo un gioco, Arato-san: se ti dico che biscotti ho fatto, tu mi dici il tuo segreto.-
Lei gli lanciò un'occhiataccia ma accettò:
-d'accordo Aldini. Prima tu, però.-
-che onore avere la precedenza.- ironizzò lui divertito.
-non tirarla per le lunghe.- lo ammonì lei.
-va bene, vado dritto al dunque: ho fatto dei crakers dolci al riso soffiato e ci ho messo sopra la marmallata di fagioli Azuki. Molto semplici e lineari, però ho ottenuto quello che desideravo, ovvero un ottimo contrasto italogiapponese.- le fece un occhiolino.
-interessante, Aldini.- commentò sincera, prendendo un vaso in mano per spostarlo in un altro punto dove pensava stesse meglio.
-ora che ti ho detto cosa ho creato, sta a te Arato-san.- la incitò lui.
Non fece in tempo a sentire la risposta che il piccolo vaso che stava cercando di spostare le cadde dalle mani e si frantumò in mille pezzi sul pavimento, rimbombando in tutta la sala. Fortuna che la villa era grande e il rumore non fu così devastante.
-accidenti!!- imprecò lei, chinandosi per raccogliere i cocci.
Takumi non riuscì a fermarla subito e lei, iniziando a raccogliere i pezzi, si fece un taglio ad un dito.
-ahi!!- squittì infatti, in una smorfia dolorante.
-perché li hai raccolti con le mani?-
Andò in suo soccorso lui, afferandola per l'altro braccio e trascinandola nel primo bagno più vicino.
Gli mise il dito ferito sotto l'acqua ghiaccia per levare via il sangue e poi tirò fuori dall'armadietto il disinfettante ed una fascia. Con quest'ultima, dopo averla disinfettata, prese la sua mano e gliela avvolse attorno al dito con agilità. Terminata la medicazione, alzò gli occhi verso di lei e la vide imbarazzata.
Divertito, le sorrise:
-è pericoloso raccogliere i cocci con le mani Arato-san. Dovresti fare più attenzione.-
Lei non seppe cosa rispondere.
Era rimasta così stupita dalla sua prontezza che inizialmente optò per il silenzio.
Sentiva solamente il cuore battere a mille e le guance accaldate per la vergogna.
Aveva fatto una figuraccia coi fiacchi a mostrarsi tanto ingenua ed imbranata, impraparata di fronte ad una situazione simile. Ed era per questo che odiava provare certi sentimenti per Takumi, perché finiva per commettere qualche stupidaggine da quanto era distratta quando si trovava con lui.
Non sopportava di essere giudicata e cercava sempre di risultare meticolosa e composta, razionale e intraprendente. Però questa perfezione che tendeva a costruirsi per migliorare l'apparenza, sembrava vacillare quando c'era di mezzo Aldini. La sua era una forma di insicurezza e per combatterla ostentava sicurezza e cercava di fare del suo meglio finché poteva.
Provare certe sensazioni non faceva parte dei suoi piani. Tuttavia, gli era veramente grata per essersi preso cura di lei dopo essersi ferita e doveva dirglielo perché si meritava riconoscenza.
-grazie per la medicazione.- farfugliò alla fine.
Glielo aveva detto, adesso si sentiva più sollevata e tranquilla.
-dovere, Arato-san.- rispose lui, sorridendole malizioso.
-adesso però, Aldini, puoi lasciarmi la mano. Sta bene.- affermò arrossendo.
Il ragazzo, difatti, non si era accorto di starle tenendo ancora la mano in seguito alla medicazione.
Lei sentiva il calore del palmo della sua mano riscadarle la sua, accarezzarla con delicatezza, non avrebbe voluto che lui la lasciasse. Ne sentì la mancanza quando lui finalmente gliela lasciò, per tornare a rimettere apposto il disinfettante e le fascie.
-allora, Arato-san, non mi hai ancora detto il segreto del tuo piatto.- rientrò nel discorso sorridendo, probabilmente tentando di sciogliere la tensione accumulata e il silenzio imbarazzante che si era creato tra loro dopo quell'incidente di percorso.
-hai ragione, avevamo fatto un patto.- acconsentì lei, cercando di controllare i battiti. -ho fatto anch'io dei biscotti, ma ad essi ci ho aggiunto qualcosa di più originiale: l'eucalipto e dell'anice. Quest'ultimo è tipico dell'Asia orientale. La clientela sarà vasta e queste sostanze, oltre a donare un sapore ed un'aroma forte e fresca ai biscotti, hanno anche proprietà curative e rilassanti. È giusto che l'atmosfera per una cerimonia del thé inglese rilassi, non credi? Mi sembrava perfetto per l'evento.- gli spiegò soddisfatta.
-è proprio da te, Arato-san.- approvò lui, -mi piace molto l'attenzione che riservi agli altri: non mi riferisco solo ad i tuoi amici, ma anche alle persone che dovrai servire in futuro.-
Takumi le disse quelle parole tanto sinceramente che lei non riuscì a trattenere l'emozione.
Quel complimento l'aveva resa felicissima e sorrise in modo grazioso, accentuato anche dal leggero colore rosato che assunsero le sue guance.
Takumi sgranò gli occhi di fronte a quell'espressione carina ed innocente e perse un battito.
-grazie Aldini. Sei gentile.- disse lei, -spero che non dirai le stesse parole anche al resto delle tue spasimanti, perché in tal caso potrei ricredermi su di te e le distanza tra noi aumenterebbe a dismisura.-
Non riuscì a trattenere quelle parole e l'aveva dette come a ricercare una certezza, una verità su ciò che lui pensasse di lei. Era stato un comportamento egoista, però non si era pentita di averle pronunciate.
Lui rimase spiazzato, ma non rispose né confermò le sue parole.
Hisako si aspettava almeno una risposta, ma rimase delusa:
-capisco.- asserì dispiaciuta e si avviò verso l'uscita della sala in silenzio.
-ti assicuro che non lo dico alle altre spasimanti, Arato-san.-
Furono quelle parole di Takumi a fermare la sua camminata.
Non sapeva se esse erano reali o sincere, però l'avevano un po' rassicurata.
Le labbra le si arricciarono in un sorriso solare.
-grazie dell'aiuto con gli ornamenti floreali.- dichiarò, prima di uscire definitivamente dalla sala e lasciare da solo Aldini. Era ancora emozionata per quella breve conversazione.

 
 
****


Il chiacchiericcio come nei tipici salotti inglesi dell'Ottocento rallegrava il pomeriggio dedicato alla cerimonia del thé. Gli ospiti erano tutti agghindati in maniera meno appariscente rispetto ai due banchetti precedenti, ma comunque convenzionali all'evento.
I suoi compagni erano già tutti presenti, tranne Nakiri come di consueto, che arrivava sempre per ultima.
Jess Carter stranamente non partecipava alla cerimonia del thé, poiché era una tradizione ricorrente nel suo paese e sapeva a memoria tutte le procedure e le consuetudini che essa richiedeva. O almeno.. questa era la spiegazione che aveva dato loro, in particolare a Nakiri mentre la seguiva ad equitazione.
In compenso era tornato anche suo padre, ma sarebbe stata una toccata e fuga perché il giorno dopo sarebbe ripartito nuovamente per Parigi, in modo da tornare il giorno del compleanno di Nakiri: così gli aveva detto.
Suo padre era seduto attorno ad un tavolino, su una delle poltrone, lo stesso dove sedavano anche il preside e la sua seconda figlia, la madre di Alice. Egli rideva e scherzava con tranquillità ed interagiva soprattutto con la madre di Alice. Da quello che gli aveva raccontato suo padre per giustificare la confidenza che avevano, era che condividevano molte caratteristiche in comune e che si trovava bene a parlare con lei.
Lui e gli altri ragazzi della Tootsuki, invece_compresa Nakiri_erano andati a cambiarsi poco fa dopo aver lavorato tutta la mattina e per metà pomeriggio nelle cucine e adesso attendevano che i primi dolcetti/stuzzichini venissero serviti.
Era curioso di scoprire cosa avevano creato gli altri ragazzi, in special modo Nakiri, che da tutto il giorno si era rinchiusa nella sua cucina privata.
Non aveva idea di cosa potesse aver preparato, perché per quell'evento non li aveva seguiti e coordinati nelle cucine, era stata da sola per quasi l'intera giornata.
Quando la vide entrare con indosso un vestitino semplice ed in perfetto stile “inglesino”, che era di colore beige con una cintura larga e marrone avvolto sotto il seno, non solo rimase estasiato da come esso addolciva ulteriormente le sue forme e rassodava la parte sopra del petto, ma fu colpito dal suo stato d'animo che non sembrava completamente rilassato e in forma. Nonostante il leggero trucco sugli occhi, aveva subito notato le profonde occhiaie che li solcavano; il volto non era arrossato e cadido come al solito, era contratto e nervoso, spossato ed esausto. Non stava affatto bene ed era la prima volta che la vedeva tanto distrutta.
Certo.. era successo altre volte di averla vista con delle occhiaie sotto gli occhi.
Era ormai ovvio, per lui, che non riposava bene già dai primi giorni che era arrivato a villa Nakiri; ma così spenta e triste, beh, era una novità.
Si preoccupò immediamente per lei, chiedendosi cosa avesse fatto senza potersi dare una risposta.
Decise che le avrebbe parlato al termine della cerimonia del thé.
Fortunatamente, per chi non l'aveva mai vista da vicino come lui, difficilmente si sarebbe accorto del suo stato d'animo; inoltre.. era anche molto brava a nasconderlo.
Chi non la conosceva, non si sarebbe mai reso conto della sua attuale debolezza.
-salve a tutti miei signori.- si alzò dalla poltrona, Senzaemon. -benvenuti al terzo evento in programma da me organizzato: la cerimonia del thé inglese. Adesso vi spiego come funziona: verranno portati dei vassoi dai miei camerieri, con sopra i dolcetti d'accompagnamento creati da questi ragazzi.- indicò la loro area confort.
-potrete decidere da voi cosa assaggiare per accompagnarlo alla ricca varietà di thé e tisane che avete a disposizione, dentro le bustine appoggiate su ogni tavolo. Tazze e tazzine, le trovate nel buffet come li stuzzichini.- fece cenno ai cemerieri di cominciare a portare gli alimenti, che rapidi agirono attraversando cucine e sala con tutte le pietanze possibili.
Quando tutti i vassoi furono adagiati sul buffet, il sig.Nakiri concluse:
-i commenti e le critiche sono ben accette. I miei studenti non sono permalosi.-
Con questa frase ironica, tornò a sedersi sulla sua poltrona.
A gruppi gli ospiti iniziarono ad alzarsi dalla loro area confort per servirsi di thé e dolcetti dal buffet.
A Soma sembrarono molto felici.
Al momento che gran parte di essi ebbero riempito il loro piatto, finalmente partirono i commenti:

-oh mamma!- esclamò, in tono sorpreso, una signora di mezza età accanto al marito dopo aver messo in bocca una delle praline offerte sul buffet.
-caro! Dovresi assaggiare questi cioccolatini, sono privi di zucchero, non influirebbero sul tuo diabete.-
-com'è possibile?- fece stupito, il marito. -sei sicura cara?-

Alice, sentendosi chiamata in causa dato che le praline l'aveva preparate lei, decise di rassicurare il vecchio signore sul suo piatto.
-può stare tranquillo, signore, i miei cioccolatini sono davvero privi di zucchero.- sorrise magnanima verso il vecchio uomo, lanciando in seguito un'occhiata perfida alla cugina che la ricambiò però non con la stessa enfasi e non fu difficile nemmeno per lei capire che Erina non stava bene.
-che ingrediente ha usato, signorina Nakiri, posso sapere?- domandò meravigliato l'uomo.
-ho usato la zucca, signore. È una verdura, quindi priva di fruttosio, ma è una verdura dolce.
Ecco perché le mie praline, anche se non zuccherate, risultano comunque dolciastre.-
-un'idea davvero incredibile, signorina.- si complimentò la moglie dell'uomo.
-e questi qui? Anche queste praline le ha fatte lei?- intervenne un giovane uomo, probabilmente il figlio dei due coniugi a cui aveva appena parlato.
Lei annuì ancora. -esatto, ma quelle sono leggermente zuccherate. Come vede ho sparso della granella di nocciola nella parte esteriore del cioccolatino e, se ha anche sentito l'interno, avrà capito con cosa l'ho amalgamato.-
L'uomo si fece perplesso, masticando con attenzione e lentezza il cioccolato, avvertendo una sostanza liquida riscaldargli il palato.
-non riesco a capire cos'è.. sembra liquore alla fragola, ma non è esattamente fragola..- riflettè ad alta voce.
Alice sorrise soddisfatta:
-infatti non è fragola, è liquore aromatizzato all'amarena.-
L'uomo sgranò gli occhi. -ha ragione signorina, ora che mi si scioglie in bocca l'ho capito, è liquore aromatizzato all'amarena! Davvero notevole signorina Nakiri.- 
Lei annuì grata ed elettrizzata.

-complimenti Nakiri.- le disse Hisako sincera.
-ovvio che avrei avuto successo.- commentò presuntuosa, facendo roteare gli occhi alla ragazza di fronte.
Portò lo sguardo sul suo silenzioso assistente: sembrava più tranquillo rispetto a ieri, forse era riuscito a trovare la sua risposta.
-Ryou.. ce l'hai fatta?- non riuscì a trattanersi dal chiederglielo, benché fosse ancora scioccata per il bacio che lui gli aveva dato all'improvviso.
Ryou inizialmente non rispose, poi si girò verso di lei e la guardò penetrante negli occhi, facendola arrossire.
-sì, grazie alla mia signora.- bofonchiò tra sé e sé. In che senso?  Si chiese Alice, a quella vaga risposta.
Alla fine non gli aveva detto niente.
Non dovette attendere molto per scoprirlo perché una donna parlò nuovamente:

-questi bomboloncini fritti sono incredibili! Chi l'ha fatti?- chiese guardandosi attorno, -sono calorosi e morbidi, appena li mordi fanno “puf” come se si sgonfiassero e la crema pasticciera esplode in bocca. Rendono le labbra calde e soffici, visto che sono ancora tiepidi. Di solito i bomboloni sono cibi pesanti, ma questi sono di piccoli dimensioni e si digeriscono bene nonostante abbiano una specie di effetto sorpresa che stupisce.- descrisse ancora, sempre più meravigliata. -veramente singolari.-
Rendono le labbra calde e morbide” la frase della donna risuonava della testa di Alice peggio di un rimbombo.
Quella frase le aveva ricordato il bacio con Ryou: aveva sentito le labbra calde e morbide dopo. Quei bomboloncini dovevano essere unici.
Sapeva di essere arrossita a dismisura, ma non poteva farci niente se si sentiva emozionata.

Ryou, dopo quelle considerazioni, si alzò dalla poltrona:
-è esattamente l'effetto che volevo scaturire con i bomboloncini, signora.- mugugnò.
-dunque li hai preparati tu?- chiese per conferma la donna. Lui annuì.
-davvero complimenti!!- sorrise la signora.
In seguito anche il resto degli ospiti si precipitò al buffet per provare la stessa esperienza che la donna aveva fatto.

-sono felice che tu ce l'abbia fatto, Ryou.- sussurrò Alice suadente, all'orecchio del ragazzo.
Lui sembrò irrigidirsi, avvertendo il respiro della sua signora solleticargli l'orecchio e provocandogli una piacevole sensazione di benessere, perché calda ed accogliente ma anche di irrequietezza e frenesia, desiderando di più.

-non ci posso credere!!- esultò una giovane signorina, all'incirca 30 anni, -questo sufflé è così soffice! ma oltre alla crema di cioccolato, calda, che scende appena apri il sufflé, vi è una seconda crema.. com'è possibile? Come ha fatto? chi ha creato questo dolce immensamente creativo? Di cosa si tratta? crema di carote? Sono davvero carote?- continuò meravigliata la giovane donna, -no.. ma c'è qualcos altro ancora.. cos'è? limone? No, è più dolce del limone. Cos'è davvero?-
Tutti i presenti si girarono attirati dalle confuse domande della signorina, che non riusciva a comprendere il trucco di quel piatto.


Soma decise a quel punto di entrare in azione e spiegarlo, alzandosi dal tavolino.
-ha indovinato in parte, signorina.- sorrise lui grattandosi la nuca impacciato, -in effetti oltre al cioccolato caldo nascosto nel sufflé, c'è anche della crema di carote.
Come l'ho fatta? Ho lessato le carote, ammorbidendole. Poi ho preso un pizzico di zucchero, latte intero e le carote lesse e l'ho fatte cuocere in un pentolino finché non ho ottenuto una sostanza densa ed omogenea, tipo crema. Ecco come ho ottenuto la crema di carote.-
-capisco.. davvero incredibile! Non sapevo si potesse fare! Ma oltre alla crema di carote c'è qualcos altro, vero? Cosa ci hai messo?- proseguì perplessa.
Soma sorrise ancora. -in effetti ci ho messo qualcosa di simile al limone ma non è proprio limone, è lime! Limone verde.
É meno aspro e più dolce. Si usa anche per fare i cocktail.-
-ecco cos'era! Lime!!- realizzò, -non l'avevo davvero capito. Però, cavolo, stupefacente!-
-grazie davvero signorina. Molto gentile. Non è stato niente di ché!-
Guardò Nakiri che era nuovamente colpita da lui, ma non fu reattiva come si era aspettato.
Probabilmente la causa era legata al suo umore e alla sua pessima c'era.
Voleva aiutarla, però non sapeva cosa fare.
Sicuramente, come si era promesso, le avrebbe parlato appena la cerimonia del thé sarebbe volta al termine.

-oh che bellezza!!- esordì una donna sulla quarantina, confortata. -per chi non è amante del dolce c'era bisogno anche di qualche stuzzichino salato. Meno male che qualcuno ci ha pensato. Questo muffin salato e dal sapore leggermente affumicato, poi, è totalmente perfetto. Divino. Unico. Ti spedisce dritta in paradiso appena lo mordi.
Soffice come un cuscino, leggero come una nuvola, sfizioso e appagante al punto giusto. Non può che essere della nipote di Senzaemon! Mi sbaglio? Vorrei tanto capire come abbia fatto a renderlo così delicato e allo stesso tempo rendere sazi. Potrei saperlo?-
Si voltò chiaramente verso Erina, sicura che fosse una sua creazione e infatti non si sbagliava.
Soma vide Erina alzarsi piano dalla poltrona e iniziare a descrivere:
-felice di averla compiaciuta, signora. Di solito il muffin è un cibo pesante, sapevo che lo sarebbe stato troppo per una cerimonia del thé, perciò ho cercato un modo per renderlo meno corposo. Volevo creare qualcosa di salato, sapevo che nessuno avrebbe pensato ad uno spuntino salato, così ho preparato questi muffin usando la farina 00, ovvero la farina più leggera che esista al mondo ed ecco perché risultano soffici e leggeri. Oltre a questo, per rendere il gusto sfizioso e far sentire pienamente sazi, ci ho messo dentro cubetti di speck affumicato e fontina: quest'ultima, durante la cottura, si è sciolta creando nel muffin anche una leggera crema di gustoso formaggio.- terminò.
La donna spalancò gli occhi stupefatta. -veramente in gamba, signorina! La stampa non mente quando afferma che lei potrebbe diventare una delle chef migliori al mondo.-
Erina non rispose e tornò a sedere sulla poltrona seguita da una serie di applausi dopo che anche il resto di clienti ebbero assaggiato i suoi muffin.

 
 
****


L'evento era giunto al termine, adesso era rimasta solo la confusione tipica di tante persone che parlavano contemporaneamente.
La cerimonia sembrava aver soddisfatto tutti.
Il resto dei suoi amici avevano reso felici i clienti come si meritavano.
Si compiacque per se stesso, poiché il suo piatto aveva avuto un grande successo.
Ora, però, che era più libero dalla solita agitazione ed eccitazione che lo assalivano prima di un evento, aveva più tempo per preoccuparsi di Nakiri: non era in lei e se n'era accorto.
Così aveva preso a cercarla per tutto il salone, ma sembrava completamente scomparsa da sotto i suoi occhi.
Che si fosse sentita male?
Sbiancò a quel pensiero e senza avvisare nessuno uscì dal sala da thé più in fretta che poteva.
Finalmente la vide uscire da uno dei bagni a pian terreno, che si stava ripulendo la bocca con un fazzoletto di carta. Come immaginava, forse si era davvero sentita male.
Era bianca come un cencio, le occhiaie sembravano più incisive di quando era apparsa nella sala da thé.
Corse da lei, che stava camminando con gli occhi bassi, e si piazzò davanti ai suoi occhi.
-Yukihira..- mormorò lei stancamente, sussultando. -cosa ci fai qui?-
La voce non era cristallina e decisa come al solito, era poco più che un sussurro. Era fioca.
Lui si preoccupò ulteriormente:
-Nakiri.. tu non stai bene. Ti sei sentita male?- domandò apprensivo, infatti.
-sto bene. Lasciami stare. Non riesco a sostenere una conversazione con te adesso.-
-hai rigettato tutto quello che hai mangiato, dimmi se sbaglio.- insisté lui, serio.
-anche se non ti sbagliassi, non sarebbero fatti che ti riguardano.- replicò lei.
-mi riguardano eccome! Ti ho detto che sono tuo amico!- esplose lui.
-fai l'amico di tutti, Yukihira, io non faccio eccezione.-
Il tono con il quale disse quelle parole era sprezzante e lo lasciò sorpreso.
–quindi, risparmiati le preoccupazioni. Non sono malata. Ho solo dormito male e non sono esattamente in forma.- cercò di scacciarlo.
Tuttavia.. lui non si arrese: istintivamente alzò la sua mano e la posò delicatamente sulla guancia destra di Nakiri, in una dolce carezza.
-non mi interessa cosa pensi, Nakiri, ma io mi preoccupo sempre per le persone a cui tengo.- le sorrise.
Lei non si aspettava quelle parole, anche se il discorso era generale, si emozionò e arrossì violentemente.


 
****


Prima che potesse rispondere a quelle parole, lui proseguì il discorso:
-mi sono accorto che non dormi bene la notte, l'ho notato le volte che ci siamo scontrati. Sarò fissato con la cucina, ma non sono così cieco da non vedere le occhiaie sotto i tuoi occhi.- ridacchiò divertito, senza togliere la mano dal suo volto. -hai rigettato tutto perché la stanchezza ti ha indebolito lo stomaco, vero?
O almeno è quello che penso.-
Lei avrebbe voluto che quel tattile contatto, tenero ed affettuoso, non l'abbandonasse mai. Sapeva di non poterlo accettare: lei era una nobile, lui un ragazzo comune.
Quello che provava per Yukihira, visto che era solo un principio di interesse, sarebbe presto svanito nel nulla. Doveva farlo. Almeno ci sperava. Si augurava non crescesse ancora.
Per cui, a maggior ragione, doveva evitare di infilarsi in situazioni simili.
Yukihira stava cercando di incoraggiarla a raccontargli perché era ridotta così, a farsi dire i motivi per cui dormisse male una notte sì e l'altra pure, l'aveva capito.
La troppa invadenza la irritava, nessuno doveva sapere quale era il suo passato, tanto meno lui, perché dirglielo avrebbe implicato distruggere ogni barriera tra loro. E non solo.. vergognarsi apertamente di quella “sottospecie” di padre che si ritrovava.
Voleva dire, dunque, ricordare nitidamente il passato che le aveva causato tanto dolore e che l'aveva traumatizzata a tal punto da tormentarla anche la notte, con gli incubi.
Era degradante mostrargli le sue debolezze e non poteva farlo.
Il tepore della mano di Yukihira sulla sua guancia la stava pian piano riportando alla realtà dei fatti.
In tutto questo, nel corso dei suoi pensieri, lui non aveva smesso di accarezzarle il viso neanche un attimo e tanto meno di guardarla dritta negli occhi, in attesa che lei parlasse.
-posso sapere perché non riesci a dormire, Nakiri?-
E la “fatidica” ed esplicita domanda arrivò alle orecchie come una “lama affilata”.
Era la prima volta che lui glielo chiedeva chiaramente. In realtà glielo aveva già chiesto una volta, ma l'espressione sul suo volto non era mai stata più decisa che in quel momento.
Questa volta lui esigeva una sincera spiegazione. Ambiva con tutto il cuore saperla.
Chissà perché si era imputato tanto a voler conoscere il suo passato?

Forse perché dopo quello che si erano detti quando lui si era ammalato, erano entrati un po' più in confidenza. Di certo lei c'era entrata, dato che lo aveva baciato sulla fronte senza pensarci.
Era stata lei ad avvinarsi quella sera, per la prima volta, ma questo Yukihira non lo sapeva, dormiva, non poteva essersi accorto di quello che aveva fatto.
Comunque, bacio sulla fronte o meno, era palese che si erano avvicinati; che fosse per una sorta di amicizia o per una reciproca accettazione, avevano accorciato le distanze.
Il fatto che lui si prendesse tutta le libertà di toccarla anche in quel momento, tra l'altro, ne era la prova inconfutabile. Si vergognava ad apprezzare quel loro sfiorarsi, ma non riusciva più a rifiutarlo.
In ogni caso.. non poteva lasciarsi andare e raccontare tutto a Yukihira: il suo passato era ancora un tasto dolente, così come lo era l'intenzione di qualcuno di cercare di scoprirlo per poi compatirla. Non lo sopportava. Fu con quel pensiero che trovò la forza di spostare la mano di Yukihira dal suo volto e di guardarlo con freddezza, anche se fu doloroso; così, afferrò la mano di lui e gliela tolse bruscamente dalla sua guancia.
-ti ripeto che sto bene Yukihira.- decretò glaciale -smettila di chiedermi di darti spiegazioni sul mio stato d'animo. Non sopporto che qualcuno ficcanasi nella mia vita e questo vale anche per te.-  
Lui abbassò la testa amareggiato dalla risposta.
-continuerai a fare così per resto della vita, Nakiri? Respingerai tutte le persone che cercano di avvicinarsi a te? Di aiutarti ad aprirti? Di esserti amico?-
L'espressione di Yukihira era spaventosa mentre diceva tali parole, tanto che perfino lei avvertì un brivido di paura. Era la prima volta che lo vedeva tanto adirato.
Di fronte a quel volto deluso, avvertì una stretta al petto che la fece quasi piegare di dolore.
Quello sguardo l'aveva ferita.
Doveva rispondergli e di conseguenza raccolse la forza:
-sto bene così come sono. Non ho bisogno del tuo aiuto, Yukihira.- replicò in un leggero tono insicuro. -per cui vattene.- ordinò in seguito, schiva. Stava mentendo a se stessa, ma non aveva altra scelta.
-perché allora, se le cose stanno veramente così, accetti alcuni ed altri no? Se davvero ti piace stare da sola, tenerti tutto dentro, perché continui a stare male?- rincasò lui.
Lei si irrigidì di fronte a quella domanda. -mi pare di averti fatto capire che non risponderò alle tue domande, Yukihira. Quante volte devo ripetertelo?- essere così fredda con lui faceva male.
Più lo vedeva arrabbiarsi, più ne soffriva. -inoltre, con “altri”, a chi ti riferisci?-
Lui sospirò. -intendo Hisako e Carter.-
-io e Hisako siamo amiche da una vita, Yukihira, puoi davvero paragonarlo al nostro assurdo rapporto? Diciamoci la verità, possiamo davvero definirci amici?-
-non ci definiamo tali perché tu continui ad allontanarti, Nakiri.- puntualizzò lui.
-non ci definiamo tali perché tu sei così con tutti, Yukihira.- gli fece eco, lei, aspra.
-perché, Nakiri, vorresti avere un rapporto diverso dall'amicizia con me?- le chiese lui, guardandola perplesso ed indagatorio. Quella domanda fu decisamente imprevedibile. Sì, decisamente.
Lei non aveva una risposta pronta a quella domanda. Arrossì furiosamente, trovandosi impreparata.
La prima cosa che fece fu distogliere lo sguardo da lui perché era troppo imbarazzata per sostenere i suoi occhi. Come avrebbe fatto? Se optava per la sincerità avrebbe finito per confessargli ciò che provava, per dichiarargli il suo interesse e dirgli che non lo vedeva solo come un amico: era profondamente attratta da lui. Se invece decideva di mentire, doveva cercare una risposta plausibile a quella domanda e non era facile.
-se intendi che voglia essere qualcosa di speciale per te, beh, ti sbagli di grosso.- balbettò impacciata.
Risposta scontata ma alla fine aveva deciso di mentire ed era l'unica risposta che le era venuta in mente e allo stesso tempo che non rivelasse nulla.
-d'accordo.- probabilmente era solo la sua immaginazione, le sembrò che Yukihira fosse rimasto deluso dalla sua risposta. -allora, se le cose stanno così, non insisto. Non so che altro dirti, Nakiri, scusa se ti ho disturbato.- si strinse in un sorriso di circostanza e si allontanò per tornare nella sala da thé.
Bene. Aveva ottenuto quello che voleva: Yukihira si era nuovamente allontanato.
Perché, allora, non si sentiva sollevata?
Si acquattò a terra, a riccio.
Sentì gli occhi pizzicarle e una goccia salata raggiungere le sue labbra: stava davvero piangendo.
Rimase in mezzo al salone d'accoglienza, portò le mani sugli occhi per coprirli in un tentativo di fermare le lacrime incessanti. Era travolta dai sensi di colpa. Di nuovo.. gli aveva detto parole cattive volte a prendere le distanze da lui e a frenare anche il suo interesse, sebbene solo amichevole.
Cosa doveva fare? Perché era così confusa?
Odiava essere confusa.



 
****


-ti ho stracciato in tutti e tre i set, Soma.- sorrise vittorioso, Takumi.
Erano andati a fare una partita a tennis per sgranchirsi le gambe.
Era sempre più stupito dalla quantità di passatempi che racchiudeva villa Nakiri.
Takumi gli aveva detto che c'era un piccolo campo da tennis al lato della piscina e avevano finito per sfidarsi.
Di solito se la cavava a tennis, ma quel giorno era deconcentrato e durante la prima partita aveva perso a tutti e tre i set per colpa della discussione di ieri con Nakiri.
Non sopportava di discutere con lei in maniera pesante, non erano mai arrivati a tanto.
Il pensiero che lei non si aprisse con lui lo infastidiva moltissimo e per questo aveva finito per scaricarle addosso il risentimento. Era consapevole di essere stato troppo invadente. Era chiaro che lei non gradisse parlarne e neanche sopportava chi cercava di immischiarsi con tanta insistenza, come appunto lui aveva fatto. Da quando si era accorto di provare qualcosa per lei, molto più forte di un semplice interesse, aveva anche iniziato a prendersi più confidenze: era convinto di essersi avvicinato un po' a lei e dunque aveva provato a conoscere meglio il suo passato, in particolare a scoprire cosa la tormentasse_perché qaulcosa c'era_ e quando lei lo aveva freddamente cacciato e si era arrabbiata per il suo tentato coinvolgimento, era rimasto doppiamente ferito: non solo aveva realizzato che quella vicinanza era stata solo una sua illusione, lei non lo considerava nemmeno alla “stregua” di un amico. Continuava ostinatamente a respingerlo.
Allora cos'era davvero lui per Nakiri?
Non aveva una risposta, purtroppo, e questo era deprimente: era la prima volta che aveva difficoltà ad avvicinarsi a qualcuno, eppure lui era sempre stato molto socievole.
Forse semplicemente non bastava con lei.  Cosa avrebbe dovuto fare?
Ora sì che aveva sempre più chiara la frase di Takumi: “non ti sei scelto una facile conquista” ed era diventata quasi un tormento da come si ripeteva nella sua testa.
Non si era mai sentito così inutile come in quel momento.
Inoltre, sapeva che la discussione tra loro si era accesa per un suo capriccio e questo lo faceva sentire ancora più in colpa. Forse l'unico modo per risolvere la situazione e avvicinarsi nuovamente a lei era scusarsi.
In fondo.. non aveva completamente ragione: si era impicciato troppo credendo di poterserlo permettere, pensando ingenuamente che il loro rapporto fosse migliorato. Era stato proprio stupido.
Ci stava pensando troppo, per stare meglio forse era il caso di sfogarsi nello sport e così fece:
-scusami Takumi. Sono distratto. Ecco perché sono una schiappa oggi!-
-dai! La partita non è finita, ne dobbiamo fare anche altre due. Ti concedo la rivincita.-
Soma scoppiò a ridere. -grazie. Ora vedo di fare sul serio.- e così ripresero a giocare.



 
****


Non sapeva cosa stesse facendo, voleva tornare indietro e far finta di niente perché sapeva essere la decisione più razionale, ma le sue gambe snelle si muovevano da sole alla ricerca di Yukihira. Era molto indecisa: da una parte voleva lasciare la situazione tra loro come stava ora, ovvero discontinua e sospesa, affinché non si sviluppasse; dall'altra desiderava seguire l'inclinazione istintiva, in altre parole ciò che stava facendo in quel momento, ed espiare i suoi sensi di colpa andando a chiedergli scusa.
Voleva davvero rispettare le sue convenienze sociali, ma la volontà di riallacciare i legami con lui, o almeno, quella di tornare ad avere un rapporto civile, stava prendendo il sopravvento e non riusciva più controllarlo. Sapeva che se si fosse fermata, imposta di lasciar stare, quello che provava per lui le avrebbe scombinato un'altra volta tutti i suoi propositi. Non riusciva più a gestire le sue emozioni quando si trattava di Yukihira, voleva costantemente ascoltarle e sperimentarle, nutrisi di esse finché non fosse stata sazia.
Erano una “droga”. Ecco perché lo cercava disperatamente per tutta la residenza, innervosendosi sempre di più perché non lo trovava. E poi, anche se lo avesse trovato, cosa gli avrebbe detto? Sarebbe stata veramente in grado scusarsi o il suo maledetto orgoglio l'avrebbe ostacolata ancora?
Fin tanto che non ci provava non poteva saperlo, ma doveva tentare, altrimenti avrebbe continuato a sentirsi vuota e frustrata da come erano andate le cose tra loro.
La loro piccola discussione non era stata così grave da essere irreparabile, ma era stata anche la prima volta che si erano affrontati seriemante: non si erano lanciati le solite “frecciatine” e non avevano avuto un dibattito contrastante sulla cucina come altre volte, era stata una discussione vera e propria e con le sue conseguenze, al di fuori del loro futuro mestiere. Per questo l'aveva ferita facendola sentire in colpa, anche se non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato; si sarebbe solo scusata per averlo trattato male, punto.
I suoi occhi si illuminarono quando si scontrò per i corridoi con il gemello di Takumi: dove c'era quest'ultimo ci sarebbe sicuramente stato pure Yukihira. Erano amici stretti.
-buonasera Aldini.- lo salutò per cominciare.
-buon pomeriggio anche a te, Nakiri.- gli rispose lui, -hai bisogno di qualcosa?-
-dove si trova tuo fratello?- lei andò dritta al dunque, poiché non era di tante parole.
-oh.. è andato a fare una partita a tennis con Soma.-
A quel nome, Erina fu felice di aver trovato l'obiettivo della sua ricerca e proseguì verso il campo da tennis senza salutare Isami Aldini, che alzò le spalle disinteressato.

Arrivata al campo, lo vide: i capelli sbarazzini che venivano scossi dal vento e dai bruschi movimenti mentre cercava di colpire la palla per proteggersi dai punti dell'avversario.
La sicurezza dei suoi passi, l'audacia nelle sue mosse, il volto sudato e gli occhi decisi.. tutto di quello che stava facendo la stava affascinando, incantandola. Era bello.
Lui le piaceva, odiava ammetterlo ma la sua reazione a vederlo così determinato mentre colpiva con la racchetta le palline e lo faceva quasi in modo aggressivo, il suo fisico magro e compatto, le circostanze in cui si trovava_e che lei stava apprezzando notevolmente_le stavano solamente confermando_ancora e ancora_ che  era fortemente attratta da Yukihira, lo era talmente tanto da costringerla a desiderare di più e a necessitare morbosamente il suo contatto, anche se fosse stato breve. Solo per togliersi lo sfizio e la bramosia che sentiva e della quale si vergognava; difatti arrossì di fronte a quei nuovi pensieri.
Per ora i due ragazzi non si erano accorti della sua presenza e per un attimo si sentì sollevata e rimase ad ascoltare la loro combattiva conversazione:

-finalmente ti sei svegliato, eh, Yukihira.- lo stuzzicò Takumi parando la pallina con la racchetta per ributtarla dall'altra parte del campo. -ti sei deciso a vincere?-
-lo sai che non sono uno che si arrende, Takumi.- sorrise smagliante.
-questa volta stai vincendo tu, amico.- affermò arrendevole, l'altro; però, prima che potesse continuare la frase e lanciare l'ennesima sfida a Yukihira, si accorse di lei:
-Nakiri!- esclamò sorpreso, infatti. -cosa ci fai qui?? da quanto segui la partita?-

-sono arrivata adesso, Aldini. Non mi interessa la vostra partita.- replicò lei altezzosa.
Tuttavia, in quel momento, era tutt'altro che interessata a parlare con Takumi e indugiò sulla figura di Yukihira, che era rimasto in silenzio, avvertendo il solito imbarazzo quando incontrava i suoi occhi. Lui non le sorrise come faceva sempre. Non riconosceva ancora bene le espressioni di Yukihira perché era anche raro vederlo poco reattivo con esse, ma poteva dirlo dispiaciuto. Sembrava voler dire qualcosa senza riuscire davvero a farlo. -hai bisogno di noi per qualcosa, Nakiri?- finalmente le aveva posto una domanda, ma il tono con cui l'aveva fatto non era amichevole, era roco e come se volesse risultare di per sé contenuto.
Yukihira non le aveva posto quella domanda con vero interesse, era stata solo una domanda retorica scelta sul momento perché non sapeva cos'altro dire. Le sue parole erano distanti. Lui era distante.
La stretta al petto che avvertì si fece terrificante da quanto faceva male.
Nessuno dei due sembrava intenzionato a rompere il ghiaccio e Takumi passava dall'uno all'altra freneticamente, forse sentendosi di troppo.
-ho capito ragazzi. Penso di dover fare una tappa in bagno.- annunciò appunto, Aldini. -la mia rivincita la rimandiamo a domani. Non perderò.- aggiunse, facendogli un occhiolino. Soma annuì ricambiando con un mezzo sorriso, che sapeva più di riconoscenza per averli lasciati soli.
Calò nuovamente il silenzio tra loro e Soma uscì dal campetto da tennis per portarsi davanti a lei, esplorando il suo volto e facendola sentire a disagio.
-cosa ti porta qui, Nakiri?- ripeté allora, sostenendo il suo sguardo. -intendo sul serio.-
-ero di passaggio e vi ho visti giocare.- rispose vaga, mentendo.
No, così non andava.. aveva perso il coraggio di parlargli per l'ennesima volta.
Perché lui era capace di annullarla a tal punto? Era ridicolo.
L'espressione distaccata del suo volto era dolorosa, era per quella che si era bloccata, però al contempo sembrava faticare ad adottarla. Era dura anche per lui. C'era stato male, adesso lo sapeva.
-perché non riesci mai ad essere sincera con me, Nakiri?- seguì lui -anche in questo momento eviti di ammettere i veri motivi per cui sei qui al campo da tennis.-
Lei crollò, non ce la feceva più a sentirlo adirato con lei:
-hai ragione, Yukihira.- cominciò stupendolo, infatti -non sono venuta qui di passaggio, l'ho fatto perché ti stavo cercando.- confessò arrossendo, distogliendo lo sguardo da lui per portarlo a terra. -non posso essere completamente sincera con te.- Prima che potesse realizzarlo, la mano di Yukihira si era portata verso il suo mento per alzarglielo e farsi guardare negli occhi.
Era una vera tortura specchiarsi nelle sue iridi lucide, ma si erano anche un po' addolcite rispetto a prima e questo la tranquillizzò. Le dita di lui sul suo mento erano delicate e carezzevoli. Le piaceva sentirle.
-se non puoi essere completamente sincera con me, allora cosa ti porta qui?-
Il tone di voce di Yukihira era profondo e caldo, le sembrò dolcemente musicale ma forse era solamente una sua impressione. Cosa gli doveva rispondere?
-non posso essere totalmente sincera e basta. Non mi piace parlare di me stessa e non sopporto di sentirmi in colpa perché mi fa arrabbiare.-
Lui finalmente tornò a sorriderle, però non gli lasciò il volto.
A lei non scappò l'occhiata sfuggevole alle sue labbra, poiché si era soffermato su di esse per qualche secondo. Secondi in cui avvertì una leggera e piacevole vibrazione lungo il suo corpo, sperando in un bacio, che non avvenne. Sospirò silenziosamente: da una parte sperava osasse, dall'altra sapeva che non doveva succedere.
Perché le aveva guardato le labbra?
Di sicuro era stata sempre la sua immaginazione a giocarle un brutto scherzo.
Perché Yukihira avrebbe dovuto baciarla? Era ridicolo. Era per caso impazzita?
Lui era stato chiaro riguardo a come la vedeva: solo amici.
-d'accordo, Nakiri. Vorrà dire che per adesso mi farò bastare questa spiegazione.-
Era tornato a guardarla negli occhi con la stessa dolcezza con cui la guardava sempre e lei ne fu veramente felice. -in fondo.. non ho tutte le ragioni dalla mia parte: sono stato invadente. Mi sono permesso di chiederti cosa avevi, insistendo, quando avevi tutti i diritti di non volermelo dire. Non ho capito subito che non volevi farlo, per cui mi dispiace: ti ho assalito senza un motivo valido. A volte mi faccio coinvolgere troppo.- aggiunse sorridendo impacciato. Lei si stupì: non si aspettava dalle scuse da parte di Yukihira.
Il cuore le iniziò a battere a mille davanti alla sincerità di quelle parole, erano state davvero mature.
Come riusciva ad essere così naturale? Voleva ricambiare allo stesso modo.
-è perché sei dannatamente altruista, Yukihira.- affermò schietta: non era quello che aveva pensato di dire, ma era da lei. Lui scoppiò a ridere di fronte a quella risposta.
-cosa c'è da ridere?- recitò irritata.
-cos'era, Nakiri, una specie di complimento?- stava ancora ridendo. Era divertito.
Lei arrossì in maniera considerevole. -figurati.- balbettò goffamente.
-comunque, devo prendere le tue parole come delle scuse?- rincasò lui.
All'improvviso tornò a guardare il petto di lui, i suoi addominali, richiamata da esso: voleva toccarlo. 
Prima che potesse rendersene conto, la sua testa assecondò quella volontà e una delle sue mani si ritrovò meccanicamante poggiata sopra il petto di Yukihira: era bollente e leggermente umido a causa del sudore, ma anche accogliente. Come incantata da quelle sensazioni, scese lentamente con la mano in una leggera carezza.
Tornò a guardarlo negli occhi e notò che il volto di lui era lievemente imbarazzato, le guance teneramente rosse. La sua mano ancora appoggiata in prossimità della pancia.
-prendile come vuoi..- sussurrò distrattamente, infine, non interrompendo il contatto.
-che stai facendo, Nakiri?- furono quelle parole perplesse e farfugliate da Yukihira a riportarla alla realtà e realizzò lucidamente cosa stesse facendo.
Tolse di scatto la mano, desiderando sotterarsi per la vergogna dopo quello che aveva fatto.
Sgranò gli occhi scioccata:
-non lo so!- esclamò, inizialmente, tra il confuso e il frettoloso -dimenticalo Yukihira! Se non lo fai sei morto!- Lo minacciò,  avvampando disorientata.
Letteralmente, dopo quelle irragionevoli parole, fuggì da lui a passo spedito.
Yukihira provò a richiamarla, ma senza successo.
Se fosse tornata indietro sarebbe svenuta per la la troppa pressione al cervello.
Cosa aveva appena fatto? Era per caso andata fuori di testa?
Questa volta non era stato un gesto innocente e privo di malizia come quel bacio sulla fronte, un bacio del quale Yukihira non era nemmeno a conoscenza. Questa volta era stata esplicita e oltretutto lui non dormiva. Era pienamente cosciente. Accarezzare il petto in quel modo, poteva significare anche un “ti desidero”.
Arrossì ancora pensando a quella parola. No.. non stava bene, doveva calmarsi.
Comunque era impossibile che gli fosse arrivato esattamente quel messaggio o almeno ci sperava.
L'unico pensiero che la consolava era che si era subito dimostrata confusa in quel momento, tanto che probabilmente lui non l'avrebbe mai capito e né le avrebbe chiesto spiegazioni. Era stata una piccolezza, una leggera disattenzione_anche se per lei condita di emozioni_forse non sarebbe nemmeno entrato nel discorso appena l'avesse rivista. Il problema erano i suoi pensieri: era così attratta da lui da non riuscire a gestirli.
Perdere il controllo un'altra volta poteva succedere in ogni momento e d'ora in poi doveva cercare il più possibile di fare attenzione a ciò che faceva.



***********************************************
Angolo autrice: Ecco qua il nuovo capitolo. L'ho pubblicato oggi invece che domani, perché in settimana sarò strapiena di impegni e non potrò pubblicare altri cap almeno fino al prossimo fine settimana XD. Che ne pensate di questo capitolo? è molto più lungo rispetto agli altri, difatti sono 16pag ed è molto introspettivo (spero non vi siate annoiati ç___ç), ma dovevo inserirci sia la cerimonia che questa importantissime scene Sorina. Che ne dite? Erina sta perdendo il controllo, non riesce più a gestire i suoi sentimenti per Soma :P. E quest'ultimo? avete visto com'è diventato iperprotettivo con lei? LOL Spero di aver reso bene il loro avvicinamento. Pian piano si stanno sciogliendo.
Il passaggio sarà graduele, come ho detto, e spero che nel trattare con le scene di questo cap di non essere andata OOC con i PG (è il mio terrore ç____ç) e soprattutto di non deludervi. Invece, cosa mi dite delle scene AliRyo e AraTaku? Sono andata OOC con il bacio tra loro? comunque, vi assicuro che avrete un chiarimento tra loro per la scena :D. Pimpi95 ho preso un leggero spunto da un tuo capitolo, è proprio un accenno come leggerai, però siccome sono corretta ho voluto dirlo (ho amato quel tuo capitolo *-*).
Spero potrai perdonarmi D: . Visto che parliamo di lei, colgo l'occasione per consigliarvi di leggere la sua fanfic "La ricetta per un gusto perfetto", se già non l'ha leggete, perché merita davvero <3. Ringrazio tantissimo tutte le persone che mi hanno recensito e chi mi ha messo tra autori preferiti e ha aggiunto la mia fanfic a preferite/seguite.
Siete fantastici!! <3 se non ci foste voi non so come farei! *-* grazie davvero!!
Questo cap è dedicato a Storm of Ice!! <3 <3
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Food Wars! / Vai alla pagina dell'autore: Erina91