Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: Sammy_Stark    07/03/2016    1 recensioni
Fino a che punto si può mentire a se stessi?
Era una domanda che Federico si stava ponendo da qualche settimana.
Aveva creduto che stare lontano da Mika significasse stare lontano anche dal pensiero di lui.
Indovinate un po'... Si sbagliava di grosso.
E Mika sentiva la sua mancanza? Gli interessava ancora qualcosa di lui?
(Può considerarsi un seguito di "Le farfalle sono creature fragili" e "Magari in un'altra vita")
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano le dieci di sera e Federico non si era ancora visto. Aveva il cellulare spento da quando aveva lasciato l’appartamento di Mika.
 
Il Libanese iniziava a preoccuparsi: sapeva che l’Italiano non era né uno stupido né un bambino ma era pur sempre in un paese straniero, senza sapere una sola parola di Francese, senza portafogli e senza giacca per ripararsi dal freddo pungente della sera.
Osservò il trolley lasciato accanto alla porta d’ingresso, pensieroso.
Aveva riflettuto molto su quello che era successo e non era riuscito a capire fino in fondo il perché della propria reazione.
Aveva avuto paura? Molto probabile.
Voleva che l’Italiano se ne andasse davvero? Assolutamente no.
Erano gli unici punti più o meno limpidi di tutto quel ragionare.
Se prima si sentiva in imbarazzo, adesso stava morendo di vergogna.
 
Decise di dedicarsi alla lettura di uno dei suoi tanti libri: non aveva alcuna voglia di dormire e guardare la tv non lo distraeva abbastanza.
Immerso com’era in un mondo fantascientifico post apocalittico, quasi saltò sul divano quando sentì suonare il campanello. Posò il libro sul tavolinetto, diede una rapida occhiata all’orario sul cellulare (era l’una e un quarto) e corse al citofono.
Fece un autentico sospiro di sollievo, rassicurato, quando vide il rapper. Il ragazzo salì lentamente le scale, le mani sprofondate nelle tasche, lo sguardo basso.
“Prendo la mia roba e me ne vado, tranquillo.” Borbottò, evitando il suo sguardo.
Mika si accorse subito che l’amico stava tremando e aveva le guance di un preoccupante rosso acceso.
“Federico, tu stai bene?” Chiese, preoccupato. Tutta la rabbia era scemata in un istante.
 L’altro rispose con un’alzata di spalle e si chinò appena per prendere il manico del trolley ma per poco non cadde.
No, era chiaro che non stesse affatto bene.
 
Il Libanese sgranò gli occhi e lo afferrò prontamente. L’amico farfugliò qualcosa che suonava molto come “Lasciami in pace” ma le gambe faticavano a reggerlo e non poté fare a meno di stringersi debolmente a Mika per non finire a terra.
Il riccio impallidì al sentire la pelle del ragazzo. “Federico tu sta andando a fuoco!!” Esclamò, già chiaramente agitato. Lo prese in braccio senza troppa fatica, con il timore che l’altro potesse svenire da un momento all’altro. “Io adesso ti porto a letto e tu prende una pasticca per la febbre!”.
Federico ovviamente non protestò, lo lasciò fare come se fosse una bambola, sfinito anche solo per poter pensare di ribattere.
 
Il Freddo invernale si era fatto sentire fin troppo e lui, testardo come pochi, si era rifiutato di tornare prima dall’amico perché in un qualche modo stare fuori il più a lungo possibile gli sembrava una piccola vendetta nei suoi confronti, anche se magari al Libanese non importava nulla.
All’inizio era stato bene e la rabbia gli aveva dato quell’illusoria sensazione di caldo ma una volta sceso il sole, aveva iniziato a gelare.
 
Il termometro segnava 39.5 c°.
Mika era andato in paranoia e gli aveva somministrato un paio di pasticche per abbassargli la febbre, gli aveva messo addosso il piumino, una decina di coperte di pile e gli stava tamponando la fronte con un asciugamani umido.
Si sentiva in colpa e quella sensazione gli dava la nausea ma sapeva anche che in parte quello era il piano dell’Italiano e per questo, una volta che la febbre gli sarebbe passata, ci avrebbe litigato: quello era stato un comportamento assolutamente sconsiderato e da idiota.
Dormì solo qualche ora quella notte, Federico farfugliava spesso nel sonno, chiamava la madre, chiamava Mika e qualche volta anche Giulia. Era un continuo mormorare e la pop-star era un po’ inquietata da tutto ciò e poi comunque doveva badare all’asciugamani sulla fronte e doveva tenergli sotto controllo la temperatura, non poteva permettersi di dormire.
In realtà sapeva che non c’era davvero bisogno di sorvegliarlo in quel modo quasi ossessivo ma non se la sentiva di lasciarlo, i sensi di colpa avevano iniziato a divorarlo anche per questo.
 
Il mattino dopo Fedez, quando aprì gli occhi, si rese lentamente conto di essere a letto, sotto le coperte.
Ricordava di essere stato sdraiato lì in realtà ma poi era tutto confuso. Si guardò attorno e deglutì a fatica. Aveva bisogno di bere.
Seduto su una poltroncina spostata accanto al letto c’era Mika, con una guancia appoggiata sul palmo di una mano, il gomito piantato sul bracciolo. Si era appisolato da poco in quella posizione. Aveva due grandi segni violacei sotto agli occhi. Doveva aver passato la notte in bianco, dedusse Federico.
Aveva la testa che ancora girava ma si sentiva meglio. Si accorse di avere addosso la propria maglia del pigiama solo dopo qualche minuto. La tastò con le dita, sforzandosi di ricordare quando l’aveva messa.
“Avevi sudato, ho presa da la tua valigia…” Mormorò la voce familiare di Mika.
L’Italiano alzò appena un sopracciglio, era la prima volta che sentiva il Libanese parlare con una voce così bassa e roca.
Deglutì ancora e cercò di alzarsi ma fu bloccato prontamente dall’altro ragazzo.
“Tu non va da nessuna parte! Hai quasi andato in ospedale per febbre troppo alta! Io ero come una vecchia che chiama prete per suo marito che sta per morire! Cosa pensava tua testa di cazzi?? Che tu è Superman??” Non era sua intenzione urlargli contro ma aveva bisogno di sfogare tutta l’ansia accumulata.
Fedez lo capì e lo lasciò parlare, ancora debole e affatto intento ad iniziare un’altra litigata. “Hai ragione. Ho una testa di cazzi.” Sussurrò. Aggrottò lievemente la fronte al sentire la propria voce. Sembrava avesse passato le ultime ventiquattro ore a fumare senza sosta.
Sul viso di Mika comparve un tenue sorriso. Prese per l’ennesima volta il termometro e controllò la temperatura.
Federico ebbe l’impulso di allontanarlo e dirgli che poteva fare da solo ma si trattenne perché sarebbe stato stupido, pensò, dopotutto il Libanese lo stava controllando dalla sera prima…
Il sospiro di sollievo di Mika, seguito da un’espressione rilassata del suo volto fece intuire al rapper che si stava riprendendo velocemente.
“37.0 c°!” Esclamò con entusiasmo il riccio. “Ma tu non deve ancora alzarti! Dimmi cosa vuoi e io por..To qui!” Il sorriso da bambino felice fece sciogliere un po’ l’Italiano.
“Un bicchiere d’acqua non sarebbe male… E posso andare in bagno, mamma?” Lo prese scherzosamente in giro. Il riccio gli lanciò un’occhiataccia, anche se divertito ed annuì, andando in cucina a prendere l’acqua intanto.
 
Era una situazione abbastanza strana, rifletté: Fedez a casa sua a Parigi, malato e lui a fargli da crocerossina come se fossero una coppia. Era un pensiero stupido e assolutamente fuori luogo, specie dopo la litigata del pomeriggio precedente ma in qualche modo lo faceva sorridere.
Portò il bicchiere d’acqua e si rimise seduto sulla poltrona. Aveva la schiena a pezzi ma non gli importava al momento. Federico tornò dal bagno con un’andatura degna di una lumaca.
Anche se la febbre era scesa molto, si sentiva scombussolato, la testa girava vorticosamente e in bocca aveva un sapore amarognolo che lo nauseava.
“Grazie… Che sia chiaro: penso ancora che tu sia un coglione ma è… Grazie per non avermi lasciato a morire…” mormorò, una volta sotto le coperte, dopo aver bevuto.
Mika abbassò lo sguardo e sorrise. “Sì, tu ha detto verità. Io sono un coglione e uno stronzo di merda. Ho creduto che tu dice..Ssi che ti fosse piaciuto solo perché era situazione imbarazzante… Poi tu hai detto che era anche motivo per cui tu sei qui adesso e io ho avuto una fottuta paura! Io ho preso una pausa con Andy ma non ho più tradito lui da quando noi ci siamo rimessi insieme… Non ci sono altri ragazzi che mi piacciono, Andy è unico in tutto il mondo!” Iniziò a parlare e Federico sentì quel sapore amaro in bocca accentuarsi.
Ora avrebbe anche dovuto ascoltare quanto la sua cotta amasse profondamente il compagno storico?
 
“…Però tu hai cambiato le cose. You, crazy guy, make me pray for horrible things!” Borbottò, fissandolo negli occhi. Fedez non fu certo di aver capito. Non faceva così schifo in Inglese ma stava troppo male per essere sicuro di aver afferrato il senso della frase.
“Ti faccio pensare di uccidere Andy e metterti con me?” Chiese, ridacchiando e portandosi istintivamente una mano a coprirsi gli occhi.
Mika rise piano. “Non così orribbili!” Scosse il capo. Notò gli occhi lucidi del ragazzo quando quest’ultimo spostò la mano e cercò il suo sguardo. Si lasciò sfuggire un sospiro. “Noi abbiamo bisogno di dormire adesso. Parliamo dopo…”.
La sua voce si era addolcita ed era talmente rassicurante che il rapper decise di ascoltarlo senza obiettare.
Voleva andare avanti con quella discussione ma preferiva farlo in condizioni migliori più tardi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Sammy_Stark