Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Xion92    07/03/2016    5 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 43 - Ciliegi e guerrieri


“Mi sembra una magnifica idea, Aoyama-san!”, annuì Retasu, dopo che il ragazzo ebbe proposto l’invito alla truppa, felice alla prospettiva di passare un bel pranzo insieme ai suoi amici. In fondo, era arrivata la primavera, e quindi era giusto poter passare un po’ di tempo tutti insieme in un giorno di festa.
Minto sembrava piuttosto diffidente. “Mangiare seduti per terra? Sull’erba?” chiese, con un lieve disgusto nella voce.
“Minto, ma devi sempre rovinare tutto?” le chiese indispettita Ichigo. “Guarda che tra noi e l’erba ci saranno gli asciugamani.”
Minto indietreggiò verso Zakuro e la prese per il braccio. “Solo se viene anche Zakuro-neesama!” esclamò, decisa.
La ragazza più grande socchiuse gli occhi. “Veramente questa domenica i miei datori di lavoro mi hanno chiamata per un provino extra.”
Ichigo sapeva già come sarebbe andata a finire: se non fosse venuta Zakuro, nemmeno Minto sarebbe venuta ad un ritrovo così informale.
“Ma lo rimanderò. Preferisco voi a un noioso provino”, aggiunse Zakuro, sorridendo appena. Minto reagì saltellando ed emettendo dei gridolini emozionati. “Allora certo che vengo!”
“Evviva! Evviva!” gridò Bu-ling. “Un bel pranzo tutti insieme! E ovviamente Keiichiro-niichan preparerà tante cose buone, vero?” chiese, voltandosi verso il più grande.
“Ma certo, penserò a tutto io”, annuì l’uomo. “Ryou, ovviamente verrai anche tu, vero?”
Il ragazzo biondo lanciò un’occhiata sul gruppo, e quando incrociò lo sguardo di Retasu, lei arrossendo abbassò la testa.
“Beh”, commentò lui con ironia, incrociando le braccia. “Non è il massimo della compagnia a cui si può aspirare, ma qualcuno ancora si salva, quindi sì, verrò”, e a queste ultime parole sorrise verso Retasu, che non sembrò afferrare completamente quello che intendeva il ragazzo, e ricambiò il sorriso incerta, senza sapere di preciso cosa pensare.
Angel, che era seduta un po’ più distante, con le braccia incrociate sopra lo schienale di una sedia, sembrava seguire il discorso, ma era da un’altra parte. Non le importava nulla di quel picnic a cui, sapeva, avrebbe partecipato anche lei. I suoi pensieri erano tutti per quella bambina che aveva conosciuto quella mattina. Tanto che, poco prima, durante il suo giro con Masaya, era riuscita a fargli perdere la pazienza dopo che il giovane aveva realizzato che la ragazza non lo era stato a sentire neppure dopo averle ripetuto la stessa cosa per la quarta volta. E sì che quando Masaya le spiegava qualcosa, Angel lo stava sempre a sentire con la massima attenzione. Ma Angel era troppo contenta di aver ritrovato la sua prima amica, per poter prestare attenzione a chiunque.

Subito dopo pranzo, infatti, mancava ancora un’ora prima che Ryou venisse a riprendere Angel a casa di Bu-ling. La ragazza allora, sapendo che Heicha aveva ancora un po’ di febbre e non poteva uscire, anche se non aveva mai avuto a che fare con bambini prima d’ora si era offerta di giocare con lei nella sala. La bimba si era stupita, visto che ai suoi occhi quella ragazza non aveva nulla a che fare con lei, ma, come sua sorella, era sempre felice di poter fare amicizie nuove, ed aveva accettato.
Perciò, mentre Bu-ling si occupava dei fratelli maschi, aveva trascinato per mano Angel nel salotto, e aveva incominciato a mostrarle tutti i giocattoli che aveva, dai pupazzi ai giochi in scatola. La ragazza non ci aveva capito tanto, perché da piccola lei era stata abituata a ben altri tipi di giochi, e non conosceva molte forme di intrattenimento che non prevedessero il muoversi all’aperto. Ma non poteva lasciarsi scappare l’occasione di riallacciare il rapporto con quella bambina. Perciò decise di insegnarle qualche gioco di quelli che conosceva lei.
“Conosci il gioco con gli elastici, Heicha?”
“No…” aveva risposto lei, perplessa.
Allora Angel, dopo essersene fatti portare un po’, le aveva mostrato come costruire delle strane figure geometriche semplicemente intrecciando le dita tra gli elastici in modo sempre diverso, e la bambina entusiasta l’aveva copiata. Le aveva poi raccontato qualche barzelletta semplice e stupida, di quelle che suo nonno raccontava a lei quando era piccola, ed Heicha si era divertita moltissimo a starla ad ascoltare. Per ricambiare, Heicha aveva infine messo su un CD di canzoncine infantili, facendo ascoltare ad Angel le sue preferite, e la ragazza aveva sembrato gradirle molto.
L’unica cosa che la bimba non era riuscita a capire era stato quando, poco dopo che era iniziata una canzoncina sul bellissimo rapporto tra una nipotina e il suo adorato nonno, Angel, stranamente ma evidentemente turbata, l’aveva pregata di cambiarla. Ma, a parte questo, le cose erano andate bene ed Heicha si era divertita molto.
La ragazza a quel punto si decise: avrebbe chiesto a Bu-ling di poter trascorrere ancora del tempo con sua sorella. Dovette però smettere di ragionare su queste cose, perché sentì la voce di Minto dire:
“ma sì, potremmo anche insultare Angel tutto il tempo, tanto lei nemmeno se ne accorgerebbe!”
“Ehi, che stai dicendo?” replicò lei, indispettita.
“Ah, non lo so. Del tipo, sarà la decima volta che Bu-ling ti sta chiedendo la stessa cosa”, rispose Minto, mettendosi le mani sui fianchi.
“Ah… sì?” fece Angel, guardando stupita la più piccola.
“Sì, Angel-neechan! Bu-ling voleva sapere se ti piacciono i ciliegi in fiore!” ripeté di nuovo Bu-ling, ormai sull’orlo dell’esasperazione.
“Ah… sì”, disse ancora Angel, cambiando solo l’intonazione di voce.
Minto sospirò, premendosi le dita sulla fronte. “Sei una cosa impossibile, Angel! Ma a che pensi tutto il tempo?”
“Dai, Minto, lasciala stare”, intervenne Ichigo, indulgente. Poi si rivolse ad Angel: “ovviamente verrai, giusto?”
Angel annuì. Non le importava tanto del picnic in sé, ma più che altro di poter vedere finalmente un bel ciliegio in fiore. Ne aveva visti veramente pochi nella sua vita, e tutti molto malandati.
“Bu-ling”, disse però alla ragazzina più piccola. “Avrai ancora bisogno del mio aiuto, le prossime mattine?”
“Ormai non più, Angel-neechan. I fratelli di Bu-ling hanno preso tutti la medicina, e la febbre gli è passata. Sei stata molto gentile a venire ad aiutare…” rispose lei, con un gran sorriso.
“Ma io ci vengo volentieri!” la interruppe freneticamente Angel. “Posso venire lo stesso? Mi sembra di piacere a tua sorella, e anche a me sta simpatica. Potrei stare con lei e tenerle compagnia.”
Ryou, che stava ascoltando, fece un sorrisetto ironico. “Ora ti piacciono i bambini?”
“Sì”, rispose Angel, che non poteva rivelare il motivo per cui desiderava tanto avere a che fare con Heicha il più possibile.
Bu-ling tentennò. “Veramente, Angel-neechan… Heicha va all’asilo tutti i giorni, quindi visto che è guarita da domani riprenderà ad andarci…”
“Per favore!” la pregò Angel, implorante. “Non puoi tenerla a casa anche per una mattina alla settimana soltanto?”
Bu-ling allora si arruffò i capelli con una mano. “Beh… per una mattina alla settimana sola si potrebbe anche fare. Se anche Heicha è d’accordo, Bu-ling farà così.”
Angel fece un sospiro di sollievo e la ringraziò nel suo solito modo, ossia chinando leggermente la testa.

La domenica mattina, verso le undici, tutti i membri del gruppo si ritrovarono al parco Hinohara per passare qualche ora in compagnia. Tutte quante le ragazze si erano vestite in modo carino ed elegante anche se l’appuntamento era informale. Tranne Angel, che aveva indosso i suoi soliti jeans, la sua solita camicia e i suoi capelli pettinati alla bell’e meglio.
Mancava solo Zakuro, che aveva avvisato che sarebbe arrivata più tardi. Una volta stesi gli asciugamani per terra, tutti quanti si sistemarono come meglio credevano. Minto fece attenzione a sedersi, in modo che nessuna parte del suo vestito nuovo toccasse l’erba un po’ umida del prato, Keiichiro sistemò al centro il cestino da picnic, in attesa che arrivasse l’ora di pranzo, Retasu e Bu-ling si sedettero vicine, anche se era evidente che la più piccola avrebbe preferito di gran lunga mettersi a giocare nel prato, piuttosto che stare seduta, Masaya e Ichigo pure si sedettero affiancati, e lei gli si strinse addosso appoggiando la testa sulla sua spalla. Angel, che non si curava molto del fatto che l’erba fosse umida, ci si sedette direttamente sopra e si lasciò cadere all’indietro, rimanendo sdraiata a terra. Minto la guardò con disapprovazione, ma lei fece finta di nulla. Angel si aspettava che Ryou si mettesse a quel punto a sedere vicino a Keiichiro, in fondo ormai un po’ li conosceva, e aveva capito che quei due erano come pappa e ciccia. Invece, si sorprese alquanto quando vide il ragazzo più giovane avvicinarsi a Retasu e chiederle in modo gentile:
“io mi metterei qui, puoi farmi un po’ di spazio?”
Retasu arrossì violentemente e, senza rispondere, si trascinò un po’ più in la per lasciare libero un lembo di asciugamano. Angel ridacchiò sotto i baffi. Il boss era gentile con Retasu così come si accapigliava con lei. Ma in fondo, lei lo preferiva così. Litigarci e discuterci la divertiva un sacco e spezzava un po’ la monotonia delle giornate senza combattimenti. Non si sarebbe divertita altrettanto se lui avesse tenuto con lei lo stesso comportamento che teneva con Retasu.
A quel punto tutti quanti, tranne Angel, si misero a chiacchierare, a parlare di cose poco importanti, a ridere e a scherzare, chi più e chi meno. Minto e Ichigo battibeccavano, e qualche volta Masaya dava man forte alla prima raccontando di alcune stupidate che talvolta Ichigo faceva quando erano insieme, ricevendo in risposta un contrariato e imbarazzato:
“ma no, Aoyama-kun, non enfatizzare più del necessario!”
Bu-ling, che si era stufata di stare seduta, si era alzata e stava iniziando a mostrare al “pubblico” il suo repertorio di trucchetti e giochini, mentre Retasu, cercando quasi invano di ignorare la presenza di Ryou di fianco a lei, la applaudiva e la incoraggiava. Ryou, forse non sapendo bene che fare, un po’ guardava in giro e a volte lanciava delle occhiatine di sottecchi a Retasu, facendo attenzione a non farsi scoprire. Keiichiro stava a sentire tutti i discorsi dei suoi amici, con un’espressione rilassata e godendosi la bell’aria di primavera.
Angel non li stava ad ascoltare, e non si lasciò coinvolgere dalle loro discussioni. Con gran fatica, perché le sarebbe piaciuto molto assistere al battibecco tra Ichigo e Minto, o a guardare i numeri di Bu-ling. Così, per distrarsi, sdraiata a pancia in su fece andare lo sguardo sul ciliegio fiorito che copriva il gruppo coi suoi rami tutti bianchi, e pensò ammirata, sentendosi gonfiare d’orgoglio:
‘se veramente il ciliegio è il più bello tra i fiori, come questo qui, allora anche i guerrieri devono essere proprio una meraviglia tra gli uomini!’
Fino a quel momento il paragone tra i ciliegi e il guerrieri lo aveva sempre avuto in testa solo a parole, perché un ciliegio in fiore così bello, lei non l’aveva mai visto. Ma vedendo quello sotto cui stava sdraiata, si rese finalmente conto dell’abisso che separava il fiore di ciliegio da tutti gli altri fiori, e di conseguenza dell’abisso che separava il guerriero dagli altri uomini.
Il vento iniziò a soffiare leggermente più forte, e alcuni fiori si staccarono quasi con noncuranza dal ramo, volteggiando fino a terra. Angel, ancora sdraiata, ne afferrò uno al volo e se lo rigirò fra le dita.
‘Siamo così, noi. Come questi fiori. Sono belli, meravigliosi, ma si staccano come niente. Così è anche un vero guerriero: combatte, combatte, ma non si sa mai quando morirà. Ma l’importante non è morire, ma morire puliti e con onore. Come questi fiori: si staccano quando sono bianchi e belli, e non quando sono vecchi e marci. È la fine più onorevole che possa esistere.’
Sì, lei era così. Combattere era la sua vita, e lei rischiava la vita tutte le volte che combatteva, aveva visto la morte in faccia tante volte, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Senza la lotta, la sua esistenza sarebbe stata vuota, e preferiva mille volte il rischio continuo ad un’esistenza tranquilla e monotona. E di morire non le importava proprio niente, purché si mantenesse leale fino in fondo. Era quello che importava, non la morte in sé. Ed era quello che Flan e Waffle non sarebbero mai riusciti a capire, visto che la loro natura aliena non glielo permetteva.
Formulato questo pensiero, decise di smetterla: ma anche in un giorno di festa come quello lei doveva pensare a combattere? L’unico pensiero che le davano quei fiori era la guerra? Non potevano proprio farle venire in mente altro? La ragazza socchiuse gli occhi, e un altro pensiero, ben più triste, le si formò nella testa.
‘Ciliegio… fiori di ciliegio… nonna… i fiori della nonna…’
“Angel-neechan!” si sentì chiamare. Aprì gli occhi.
“Sei allergica al polline?” Bu-ling si era chinata su di lei, e la guardava curiosa. “Ti si sono arrossati gli occhi”, le disse ancora.
Angel si tirò su a sedere e se li strofinò. “No, forse mi è entrata un po’ di polvere.”
Ichigo la guardò, e in qualche modo sembrò capire cosa le stesse passando per la testa.
“Ti manca qualcuno che hai lasciato a casa?” le chiese.
Angel annuì in silenzio, con gli occhi bassi.
“Sì, mia nonna”, ammise poi.
Masaya le chiese: “pensi che possa correre dei rischi, standoti ad aspettare da sola? Ci sono i chimeri, nel mondo da dove vieni?”
Angel decise di rispondergli. In fondo, quello glielo poteva dire: “no, non è quello il motivo. Il problema che affliggeva il mio mondo era solo Flan, perché i mostri si possono anche abbattere coi fucili. Ma Flan li ricreava di continuo, quindi era impossibile eliminarli tutti. Ma adesso che lui è qui invece che là, gli eserciti potranno prendere in mano la situazione e ripulire il mondo, un po’ alla volta.”
“In pratica stai dicendo che il tuo mondo ora è più o meno salvo?” chiese Retasu.
Angel annuì. “E ne sarei contenta, se non fosse che ora il guercio è qui a minacciare il vostro.”
Una cappa di preoccupazione e angoscia era scesa sul gruppo insieme a quei discorsi. Per fortuna, proprio in quel momento Minto si alzò in piedi.
“Zakuro-neesama! È arrivata!” esclamò eccitata.
Tutti quanti si voltarono verso la ragazza più grande, che era apparsa vicino a loro quasi come un’ombra, e la salutarono entusiasti.
Angel le chiese, curiosa: “come mai hai fatto così tardi? Dove sei stata?”
“Ero solo andata a messa, visto che è domenica”, spiegò semplicemente lei, sedendosi vicino a Minto.
Angel assunse un’aria interrogativa. “Messa? Cos’è?”
Ryou rispose al posto di Zakuro: “Zakuro è cattolica, Angel. Vuol dire che è religiosa, e la messa è il culto della sua religione.”
Se Angel fosse stata trasformata in gatto, a quel punto avrebbe tirato indietro le orecchie e alzato il pelo sulla schiena. Zakuro, quella donna così seria, saggia, rispettabile… era come Flan?!
“Proprio così”, annuì Ichigo. “Ma neanch’io sono del tutto estranea a queste cose. Qualche volta ho pregato anch’io.”
No, Angel non ci voleva credere. Anche Ichigo? Anche la sua leader aveva qualcosa che la accomunava a quell’esaltato?
Masaya vide che la ragazza sembrava molto turbata, e quindi le chiese: “cos’hai?”
Angel non avrebbe voluto rispondere a questa domanda, ma si vide gli occhi di tutti puntati addosso, e non riuscì a negare.
“È che… non capisco questa cosa. Voi dite di credere in una religione, ma… non siete come Flan. O almeno, pare a me.”
A quelle parole, Zakuro commentò con un risolino, una reazione del tutto eccezionale per una come lei.
“Capisco cosa intendi, Angel. No, non sono come Flan. Non è che credere in una religione ti porta automaticamente ad essere come lui.”
Angel la guardò piena di curiosità: avrebbe voluto iniziare a farle domande e a farsi spiegare bene questa cosa, perché da come l’aveva detto, sembrava tutto troppo semplice. Ma desisté: non doveva lasciarsi coinvolgere troppo. Perciò si lasciò cadere di nuovo sdraiata a terra, con mille domande e punti di domanda che le vorticavano nella mente, mentre gli altri ragazzi, che avevano giudicato ormai chiuso l’argomento, avevano ripresero a chiacchierare e a ridere.
Quando, poco dopo, arrivò l’ora di pranzo, tutti notarono che l’atteggiamento di Angel era cambiato. Fino a inizio pranzo, lei era rimasta sdraiata, rilassata, incurante a tutto quello che le avveniva attorno. Ma, dal momento in cui Keiichiro aveva aperto il cestino da pic-nic, esclamando:
“basta chiacchierare, è ora di mangiare!”, si era tirata su, aveva lanciato un’occhiata all’intorno e, vedendo che oltre a loro c’erano altri quattro o cinque gruppetti di famiglie o amici che mangiavano non troppo distanti, aveva assunto un’aria sospettosa e tesa, aveva preso il suo bento con nervosismo e, mentre tutti quanti mangiavano con contentezza facendo i complimenti allo chef, Angel, zitta, lanciava intorno delle rapide occhiate, senza guardare il suo cibo.
Ogni tanto gli altri la guardavano senza capire: non l’avevano mai vista così. Ma cosa le prendeva? All’improvviso, Angel appoggiò il suo pranzo sull’asciugamano e, alzatasi in piedi, si frappose velocemente, con i muscoli tesi e un’espressione minacciosa, tra il suo gruppo e una persona estranea che si stava avvicinando a loro con noncuranza. La quale fece un balzo all’indietro, spaventata.
Ryou sembrò capire cosa stesse accadendo, si avvicinò ad Angel, la afferrò per le ascelle e la tirò indietro.
“Mi scusi, signore, le serve qualcosa?” chiese poi, con la dovuta cortesia, a quell’uomo.
L’estraneo, pallido di stupore e un po’ di paura, chiese: “scusate, sono del gruppo qui vicino. Abbiamo finito i tovaglioli di carta, mica potreste prestarcene qualcuno?”

“Ma cosa ti è venuto in mente?” chiese con disappunto Ichigo ad Angel, appena l’uomo si fu allontanato. “Aveva solo bisogno di un favore.”
“Ma io cosa ne potevo sapere?” tentò di scusarsi Angel. “Quando si mangia e in giro ci sono altre persone, bisogna stare sempre attenti. Sapete le volte che sono rimasta senza mangiare, perché non facevo caso ai rumori intorno e qualcun altro riusciva ad avvicinarsi abbastanza da strapparmi il cibo dalle mani?”
Ryou commentò il tutto coprendosi gli occhi con una mano, mentre invece Ichigo si sentì improvvisamente piena di una strana tenerezza, al sentire quella scusa apparentemente assurda. Assurda ma comprensibile: chissà le volte in cui quella ragazza era rimasta digiuna a causa della sua disattenzione, e in che modo crudele aveva dovuto imparare a farsi le ossa.
“Sta’ tranquilla, Angel. Qui da noi nessuno ti ruberà il cibo, quindi rilassati e mangia con calma”, le disse indulgente, dopo essersi consultata con Masaya con lo sguardo.
Angel, che aveva imparato a fidarsi ciecamente di Ichigo, si lasciò convincere in fretta. E finalmente la leader la vide rilassarsi e riprendere a mangiare, senza più nervosismo e con evidente gusto per quel cibo squisito che aveva preparato Keiichiro. Ma, come previsto, fino alla fine del pic-nic non ci fu verso di aprire una discussione con lei. Né Ichigo né Masaya riuscirono a capire il perché, visto che solitamente con loro lei parlava molto volentieri. Ma forse questa volta era perché c’erano anche gli altri.

Il giorno dopo, era il giorno in cui Heicha sarebbe rimasta a casa. Angel si recò a casa di Bu-ling, puntuale, e la bambina appena la vide le corse incontro, stringendosi contro le sue gambe, ridendo. Anche Angel era felicissima di vederla, e le chiese:
“allora oggi stai meglio?”
“Sì, sì, la febbre mi è passata!” esclamò Heicha, tutta contenta.
“Allora posso portarti fuori! Bu-ling, va bene se andiamo nel parchetto in fondo alla via?” chiese Angel alla sorella maggiore della bambina, che si affacciò dalla porta del soggiorno per dar loro il permesso.

Il parco, non molto grande e pieno di attrezzature per giocare di ogni tipo, era completamente deserto. Per forza, tutti i bambini del quartiere erano a scuola o all’asilo. La giornata però era bella, e le due ragazze erano intenzionate a godersela tutta. Appena arrivate, la più grande avrebbe potuto facilmente intrattenere la più piccola spingendola sulle altalene, ma lei non conosceva questo tipo di giochi e non avrebbe saputo come divertirsi con lei su tutte quelle attrezzature a lei estranee. Invece, le venne un’idea: si caricò la bambina sulle spalle, chiedendole poi:
“come si sta lassù?”
“È bellissimo, si vede il mondo intero da qua in cima! Corri, corri, dai!” la incitò Heicha.
“Io corro, ma non è che mi fermo, eh!” la avvisò la più grande, e prese a correre più forte che poteva, mentre la bambina rideva e gridava di gioia, tenendo stretti tra i pugni dei ciuffi di capelli di Angel.
Pochi minuti dopo, Angel si sbilanciò e cadde all’avanti, ed Heicha, staccatasi dalle sue spalle, finì sull’erba pure lei.
Angel, allarmata, le chiese: “Heicha, ti sei fatta male? Hai battuto da qualche parte?”
Ma la bambina si alzò con i capelli scarruffati, e ridendo scosse la testa.
Anche ad Angel venne da ridere: le sembrava di aver già vissuto quella scena, solo con i ruoli invertiti.
E improvvisamente le venne anche da pensare: quella bambina era pura, innocente, felice, non conosceva brutture nella sua vita, ed aveva ancora tutta la vita davanti. Angel sapeva che non avrebbe dovuto rivelarle nulla sulla sua missione, sulla sua vera identità, ma sapeva anche che era suo dovere fare tutto il possibile affinché quella Heicha non facesse la fine che aveva fatto nel mondo da cui veniva. Perciò si sedette a gambe incrociate e le disse:
“Heicha, vieni qua, che ti devo dire un segreto. È molto importante.”
Alla bimba brillarono gli occhi: “adoro i segreti!” e si avvicinò a lei.
“Allora, Heicha, ascoltami attentamente. Devi sapere che d’ora in poi dovrai sempre fare attenzione a un certo tipo di persone, che potresti scorgere in giro. Sono persone cattive, che non esitano a fare del male al prossimo appena lo vedono. Se ne vedi uno, devi subito filartela senza farti notare”, le spiegò Angel, con tono molto serio.
Heicha spalancò gli occhi, più incuriosita che propriamente spaventata. “Dici sul serio, Angel? E come faccio a sapere chi sono queste persone?”
“Oh, è molto facile”, rispose Angel. “Hanno le orecchie molto lunghe, volano in aria, hanno i vestiti un po’ strani con un sacco di fasce e nastri, e hanno i capelli legati in modo insolito. Insomma, si riconoscono subito.”
“Orecchie lunghe, volano, vestiti e capelli strani…” ripeté Heicha, poi alzò lo sguardo in alto e puntò un dito verso il cielo. “Come quello lassù?”
Angel alzò gli occhi verso il punto che la bambina le indicava, poi riabbassò lo sguardo e annuì. “Sì, proprio come quello.”
Poi si rese conto di chi aveva appena visto e balzò in piedi. Waffle era proprio sopra di loro e, senza quasi dare il tempo alla ragazza di alzarsi, si buttò in picchiata verso di lei a jitte sguainato. Angel, che aveva la bambina di fianco, fece un veloce scatto e le diede uno spintone per toglierla dalla traiettoria e, appena ci fu riuscita, si prese un colpo da Waffle che la scaraventò contro la staccionata che delineava il perimetro del parco. L’alieno aveva dato il colpo con l’intenzione di centrarla con la sua arma, ma avendo la ragazza fatto quello scatto, si era beccata il suo braccio invece del jitte.
“Angel!” gridò la più piccola, allarmata.
“Waffle… maledetto schifoso…” ringhiò la ragazza, rimettendosi subito in piedi. Sapeva quello che doveva fare… ma c’era Heicha lì. Non avrebbe dovuto trasformarsi davanti a lei, rivelarle… oh, al diavolo!
“Mew Mew Angel, metamorfosi!” gridò, trasformandosi in un lampo di luce azzurra.
Heicha guardò stupefatta la sua amica, mentre questa le gridava:
“allontanati subito! Ci penso io a questo!”
“Angel, vado… vado a chiamare aiuto…” provò a ribattere Heicha.
“No!” la interruppe la guerriera. “Vai subito a casa e restaci. A tua sorella…” cosa poteva raccontarle? “Dille… dille quello che ti pare.”
Heicha allora corse verso l’uscita del parco, ma, una volta arrivata lì, non ebbe il coraggio di filarsela e lasciare la sua nuova amica da sola a combattere con quel tizio, e rimase nascosta dietro il cancello, spiando, senza farsi sentire né vedere.
Waffle quasi non aveva fatto caso a quella bambina: il suo obiettivo era solo la ragazza.
“Angel!” la provocò con un ghigno beffardo. “Sbaglio o stai perdendo parecchi colpi?”
“È perché ho difeso quella bambina. Sennò ti avrei parato. Lo sai!” gli rispose lei, agitando nervosamente la coda e con l’arma stretta in pugno.
Uno di fronte all’altro, i due ragazzi erano tesi, con i muscoli tirati e in tensione. Angel aveva la pelliccia della coda gonfia, le orecchie tirate indietro e le labbra scoperte in un ringhio, ma non si decideva a colpire. Ed anche Waffle sembrava indeciso. Rimasero fermi alcuni secondi, poi lentamente iniziarono a camminare in circolo, studiandosi, mantendendo però sempre la stessa distanza. Finché Waffle non arrivò a dare le spalle ad Heicha, che era sempre lì nascosta.
“Hei, un momento!” gridò improvvisamente la bambina dal suo nascondiglio, e il ragazzo, colto alla sprovvista, si voltò quasi senza pensarci per vedere chi avesse parlato. Angel ne approfittò e gli balzò addosso, afferrandolo con un braccio per traverso sotto la gola e ribaltandolo a terra.
“Evvai!” esclamò Heicha, felice di essere stata in qualche modo di aiuto, e corse verso casa.
Waffle nel frattempo si era rialzato dopo pochi secondi, ed aveva allontanato da sé la sua avversaria minacciandola da vicino col jitte.
“Sai che ore sono, Angel?” le chiese, apparentemente serio.
“Ma che domande mi fai?” gli rispose lei, indispettita.
“Te lo dico io. Le undici meno un quarto”, continuò Waffle, senza scomporsi.
“E… allora?” alzò le spalle la ragazza.
“Conta dieci minuti a partire da adesso. Alle undici meno cinque sarai già morta”, concluse il ragazzo con un ghigno, e con uno scatto le piombò quasi addosso.
Mew Angel lo evitò appena in tempo, e con un salto si ritirò sopra uno scivolo poco distante. Da lassù, esaminò per un momento la situazione.
Perché aveva detto ad Heicha di non chiamare aiuto? Eppure sapeva benissimo di non avere nessuna speranza contro Waffle, e che lui era molto più forte di lei. Angel sapeva bene tutto questo, eppure, in quel momento, non le era importato minimamente: per la prima volta da quando era arrivata in quel mondo, era libera, padrona di se stessa. Per la prima volta poteva di nuovo combattere da sola come era abituata a fare, senza ordini a cui obbedire, senza leader da seguire e senza compagni a cui adattarsi. Adesso erano solo lei e il suo nemico. La ragazza non si era mai sentita scorrere il sangue così vigorosamente come in quel momento, e in un certo senso così felice.
Waffle, nel frattempo, rimasto a terra, guardava perplesso la sua nemica, anche lui pensieroso. Nonostante fosse consapevole della sua netta superiorità su quella terrestre, c’era qualcosa nel suo comportamento che non quadrava: Angel sapeva di non avere speranze contro di lui, eppure ancora non aveva utilizzato il suo ciondolo per richiamare i suoi compagni. L’alieno non si era accorto, infatti, che lei il ciondolo non ce l’aveva, visto che la sciarpa le copriva il collo e parte del petto.
‘Ma sì’, risolse dopo poco, e in parte con ragione. ‘Non starà chiamando aiuto perché si è fissata di volermi combattere da sola. Tanto meglio per me. Avrei voluto ucciderla con un attacco di sorpresa per essere sicuro e non darle il tempo di chiamare aiuto, ma visto che a quanto pare non lo farebbe comunque, va bene anche così. Vuol dire che mi divertirò di più, visto che posso fare con calma.’
Da terra, il ragazzo fece un salto verso di lei, e la ragazza, in contemporanea, si staccò dallo scivolo e si gettò su di lui, e quando arrivarono a toccarsi finirono avvinghiati a terra, ciascuno col braccio alzato cercando di ferire l’altro con la punta della propria arma. Ma ben presto Waffle, avvantaggiato dalla sua età maggiore e dai suoi muscoli maschili più sviluppati, ebbe la meglio e riuscì a bloccarla schiena a terra, tendola ferma per i polsi, mentre Mew Angel, con gli occhi strizzati, si dibatteva e scalciava nel vano tentativo di liberarsi.
Così, quel parchetto apparentemente innocente, deserto e tranquillo si trasformò, da un momento all’altro, nel teatro di una sanguinosa lotta, in cui era evidente già a pochi minuti dall’inizio dello scontro chi avrebbe vinto e chi avrebbe perso.

 

--

Nota: la canzone che Heicha fa ascoltare ad Angel è questa dello Zecchino d'Oro (non chiedetemi perché i bimbi giapponesi dovrebbero conoscere lo Zecchino d'Oro).
Ichigo a un certo punto dice che, in alcune occasioni, ha pregato anche lei. Nel doppiaggio giapponese, alcune volte prega proprio Dio, come nell'episodio 27 sotto la pioggia e nell'episodio 38, quando Masaya rischia di morire.
Il parallelismo tra i ciliegi e i guerrieri è una metafora molto cara ai guerrieri samurai, che Angel ammira e di cui rispetta scrupolosamente il codice. L'ho riassunta in questo capitolo per dare una "base" a tutti gli scrupoli morali che Angel si fa di continuo, per fare in modo che non sembri un'etica basata sul niente, visto che ne avevo accennato l'orgine solo quando era piccola.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Xion92