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Autore: Em_    07/03/2016    9 recensioni
«Perché è capitato ad Oliver? Che cosa aveva fatto di male? Non è giusto!»
«È stato uno stupido incidente, capitato alla persona sbagliata. Mi dispiace tanto, tesoro.» continuò Cait accarezzandole i capelli.
«Io lo amavo da morire…» rispose singhiozzando la bionda.
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Cosa succederebbe se Oliver fosse naufragato nelle fredde acque della Russia?
Come reagirebbe Felicity alla notizia di aver perso per sempre suo marito?
Oliver tornerà, pieno di segreti e di dubbi, ma cosa accadrebbe se il segreto più grande se lo portasse dentro Felicity?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Chapter ten - Our kids





Oliver
Me ne stavo lì di fronte a Felicity ad aspettare che mi desse una risposta, ma lei sembrava come in trans. Non sapevo se fosse per la mia richiesta o per altro, anche se quasi sicuramente era per la mia richiesta. Non avrei dovuto urlarle contro pochi minuti fa, mi rendevo conto di averla aggredita e non appena aveva nominato i bambini me ne ero subito pentito, di certo non volevo che mi vedessero gridare contro la loro madre. Ero tremendamente sconvolto e forse lo sarei stato ancora per un lungo periodo, però qualche ora dopo aver scoperto della loro esistenza ero corso qui senza pensarci due volte. Volevo vederli, volevo conoscerli, e non m’importava quanto tempo ci avrei messo a convincere Felicity, alla fine sarei riuscito nel mio intento.
«Ehi?» la richiamai.
«Sì, scusa… Ecco, io… Io non so se… Se sia una buona idea.» balbettò senza guardarmi.
«Felicity, per favore… Ti sto pregando…» la supplicai.
«E che dovrei dirgli, Oliver?» mi chiese.
«Non lo so, che sono un amico? Ti prego… Sono disposto a passare sopra il fatto che me li hai nascosti, per adesso, ma per favore fammeli solo vedere.» risposi.
«L’ho fatto solo per proteggerli, te l’avrei detto.» mi disse lei osservandomi con uno sguardo colpevole.
«Posso capirti, ma… È una cosa troppo grande per passarci sopra.»
«Tu stesso mi hai detto di aver conosciuto brutte persone, quindi puoi capire la mia riluttanza nel raccontarti di loro.» affermò con tono più deciso.
«Li avrei protetti, così come avrei protetto te.» provai a dirle.
Felicity sorrise, non me lo sarei aspettato in questo momento, ma forse aveva realmente capito che se avessi saputo dei bambini avrei dato tutto me stesso per tenerli sempre e comunque al sicuro. Certo, all’inizio avevo spinto Felicity a non indagare su di me, a lasciar perdere, ma i miei figli avevano completamente rivoltato la situazione.
«Se vuoi i bambini sono di sopra in camera loro, non dir loro chi sei, sì, insomma, sanno come si chiamava il loro papà, ma pensano che tu sia in cielo.» mi spiegò.
«Gli hai raccontato di me?» chiesi con una stretta al cuore.
«Certo, Oliver. Volevo sapessero che persona fossi e quanto mi amassi.» rispose abbassando lo sguardo.
«Grazie, davvero.» affermai non sapendo in che altro modo esprimere le mie emozioni.
«Su, entra.» mi invitò.
Misi piede in casa e salii le scale per andare al piano di sopra, c’era una stanza aperta infondo al corridoio e potevo sentire delle vocine parlottare. Erano sicuramente loro. Mi ferrami sulla soglia e rimasi incantato, quei due piccoli erano davvero i miei bambini? Vidi le loro testoline bionde girarsi e guardarmi, ero nel panico, non sapevo cosa dire o fare in questo momento.
«Ciao, sono Lucas, tu chi sei?» mi domandò il bambino alzandosi in piedi con una macchinina tra le mani.
«Mi chiamo Oliver, sono un’amico della mamma.» risposi. Mi faceva male non dir loro la verità, ma capivo bene che non potessero ancora capire cosa fosse successo.
«Dov’è la mamma?» mi domandò poi la piccola.
«È giù in cucina, vi sta preparando la cena.» esclamai, mentre lei usciva di corsa dalla stanza.
«Non preoccuparti non è colpa tua, ad Elizabeth non piace la gente nuova.» mi spiegò Lucas.
«E come mai?» chiesi al bambino.
«Perché spera sempre che sia il nostro papà e poi la mamma le deve sempre dire che papà è in cielo.»
«Oh.» riuscii a dire soltanto. 
Dovetti trattenere a forza le lacrime, non potevo di certo piangere di fronte a mio figlio come nulla fosse, ma quelle parole mi avevano destabilizzato. Sapere che mia figlia sperava che non fossi solo un amico mi aveva sconvolto, non credevo le mancasse così tanto una figura paterna, non avendola mai avuta pensavo ci fosse abituata. Mi sbagliavo di grosso e mi chiedevo se Felicity sapesse di questo fatto.
«Vieni giù? La mamma ha fatto la pasta.» propose Lucas stupendomi.
«Sì, volentieri.» gli risposi accompagnandolo al piano di sotto.
Mentre la pasta cuoceva e i bambini guardavano i cartoni animati in tv, mi avvicinai a Felicity per parlarle. Vedevo chiaramente il suo nervosismo e potevo capirla, se i gemelli avessero scoperto tutta la verità non avevo idea di come l’avrebbero presa.
«Ti somigliano sempre di più.» affermò lei alzando lo sguardo.
«Io credo assomiglino a te invece, soprattutto Elizabeth.» le dissi spostando lo sguardo su mia figlia, che stava allegramente ridendo insieme al fratello.
«È diffidente, forse per questo mi somiglia. Non prendertela se è scappata, da un po’ si comporta così e non so davvero come prenderla.» mi raccontò sospirando.
«Mi dispiace che sia colpa mia, vorrei davvero rimediare.»
«Lo so, lo vedo da come li guardi, perché è lo stesso modo in cui li guardo io. Ho sbagliato a non dirtelo subito, ero io a non fidarmi, ma avrei dovuto sapere fin da subito che li avresti accettati.» confessò.
«Ero davvero arrabbiato, anzi ero proprio furioso con te, però ora ho capito perché non me lo hai detto. Li volevi proteggere… Proteggere da un mondo che il più delle volte fa schifo. Avrei voluto saperlo da te, questo non lo nego, ma se mi permetterai di star loro accanto potrei lasciar perdere tutta questa faccenda una volta per tutte.» affermai avvicinandomi a lei, forse anche troppo visto che fece un passo indietro.
«Caitlin la settimana scorsa mi ha detto che praticamente nessun bambino ha la fortuna di riavere il proprio padre dopo che è stato dichiarato morto e adesso penso di aver capito cosa intendesse. Insomma, per loro è un miracolo poterti conoscere e non negherò ai miei figli questa opportunità, di questo puoi star sicuro. Vorrei solo che facessimo tutti le cose con calma, sono piccoli e non so ancora come potrebbero reagire, ma in ogni caso sì, potrai vederli.»
In quel momento mi si stampò un sorriso da ebete in faccia, sapevo che non me li avrebbe tenuti lontani, ma… Non credevo capisse fino in fondo cosa provassi. Un’altra volta mi ero sbagliato. Felicity li aveva cresciuti per tre anni e mezzo ed era normale che fosse riluttante nel farmi avvicinare, ma dalla sua esperienza personale con il padre forse aveva capito che io ero lì per loro e che non avrei mai permesso a nessuno di fargli del male.
«Mamma, è pronta la cena?» chiese poi Lucas stiracchiandosi sul divano.
«Sì, potete venire.» rispose lei ridacchiando «Luke ha perennemente fame, mi ricorda qualcuno.» aggiunse lanciandomi un’occhiata.
«Oliver mangia con noi?» domandò il bambino sedendosi a tavola.
Sia Felicity che io restammo senza parole, ovviamente mi avrebbe fatto piacere passare la serata con loro, ma spettava a lei decidere, non volevo mettere fretta a nessuno. Ci scambiammo un’occhiata veloce e poi fu Felicity a parlare.
«Liz, a te sta bene?» le chiese.
La piccola guardò sua madre e poi me, era giusto che anche lei si sentisse a suo agio e se non mi avesse voluto l’avrei accettato. Da un lato sentivo questo istinto di dirle la verità, abbracciarla e rassicurarla, però sapevo di non poterlo fare. Non ora almeno.
«Sì, va bene.» disse infine.
Cenammo tranquillamente tutti insieme, sembravamo davvero una vera famiglia e dovevo ammettere che la cosa mi piaceva da morire. Felicity ed io avevamo sempre sognato di avere dei bambini, solo non ci aspettavamo nulla di tutto ciò. Lei li aveva cresciuti con la consapevolezza che io non sarei mai tornato, mentre adesso ero qui e credo che infondo ne fosse felice. C’era tanto da chiarire tra di noi, probabilmente avremmo litigato, ma non m’importava perché se significava poter stare con Lucas ed Elizabeth mi andava più che bene.
«Bambini, è ora di andare a letto. Domani avete l’asilo.» dichiarò Felicity scatenando una serie di lamentele generali.
«Ma è presto, mamma.» sbuffò Liz.
«Infatti, uffa.» aggiunse Luke.
«Non credete sia meglio non fare capricci davanti agli ospiti?» li riprese lei incrociando le braccia al petto.
«Okay, va bene. Buonanotte, Oliver.» mi salutò il bambino.
«Buonanotte.» esclamò anche la sorella.
«Notte, ci vediamo presto.» dissi loro.
Lasciai che Felicity li accompagnasse a letto e circa quindici minuti dopo la vidi scendere di nuovo. Desideravo da matti partecipare nello stesso modo in cui faceva lei nella loro vita, sentivo crescere dentro di me la voglia di fare il padre e speravo con tutto me stesso che una volta uscita la verità entrambi mi avrebbero accettato.
«Grazie per avermi permesso di rimanere.» le dissi con un sorriso.
«Figurati. Sono certa che a loro piacerai.» esclamò.
«Lo spero, sono due bambini bellissimi e intelligenti… Non appena li ho visti mi si è stretto il cuore.» confessai. Sapevo che con lei potevo essere sempre sincero riguardo i miei sentimenti, l’avevo sempre fatto.
«Capisco bene la sensazione. Quando sono nati penso di essere morta e risorta nel giro di due secondi.» affermò trattenendo una risata, per poi sedersi accanto a me sul divano.
«Avrei tanto voluto essere lì con te, con voi.»
«Lo so, Oliver, lo so.»
«Credi che supereremo tutto prima o poi?» le chiesi.
«Intendi le bugie, la fiducia persa e i quattro anni passati?» chiese a sua volta «Io penso di sì. Magari non sarà più come prima, ma almeno loro avranno un padre.»
«Ci sarò sempre per loro d’ora in avanti e… Anche per te.»
C’era una strana atmosfera tra noi, tensione forse era il termine adatto. Entrambi avevamo compreso le motivazioni dell’altro, entrambi stavamo provando ad accettarle, entrambi sentivamo che c’era ancora qualcosa di non detto. 
Mi sporsi in avanti e la baciai, che diavolo stavo facendo non lo sapevo neanch’io, ma sentivo la necessità di farlo. Felicity non si tirò indietro, non esitò a rispondere al mio bacio e ad approfondirlo. Portò le mani dietro al mio collo mentre io le infilavo tra i suoi morbidi capelli biondi.
«Non qui…» mi disse sospirando pesantemente.
«Ci sono i bambini…» le ricordai sempre vicinissimo alle sue labbra.
«Non sentiranno niente, hanno il sonno pesante come me.» mi disse.
Fu allora che la presi in braccio e camminai a tentoni fino alle scale, Felicity si strinse attorno al mio corpo con braccia e gambe in modo da non cadere e mi indicò quale fosse la sua camera. Non era di certo il caso che finissimo in bagno o, peggio, nella stanza dei bambini. Chiuse velocemente la porta a chiave e mi trascinò con sé a letto, era tutto completamente sbagliato, eppure era già la seconda volta che commettevamo questo errore. Sembrava un circolo vizioso.









Angolo autrice
Buongiorno! Anzi, praticamente buonasera xD
Vi dico che aspettavo da tanto il momento in cui avrei scritto dell'incontro tra Oliver e i bambini, quindi spero davvero vi sia piciuto! :) diciamo che qui sia Felicity che Oliver hanno messo in chiaro come stavano le cose ed entrambi hanno spiegato come si sentivano. Come vedete Fel non gli terrà lontani i gemelli, è pur sempre il loro papà ed è giusto così.
Elizabeth però è diffidente, non le va a genio che ci sia un uomo che non conosce in casa, riuscirà a cambiare idea quando le diranno chi è Oliver in realtà?
La fine... Penso non servano spiegazioni no? xD quei due prima si urlano contro e poi finiscono così... Comporterà qualcosa questo loro comportamento...?

Allora, ho già scritto l'ultimo capitolo dell'altra, penso lo posterò mercoledì (o al limite venerdì), poi ci sarà l'epilogo obv :)
Per quanto riguarda questa ho le idee molto chiare, anche se probabilmente aggiungerò anche cose nuove che mi passano per la testa lol.
Ah, se ho nuovi spunti potrei iniziare a buttar giù un'altra long, ma vediamo come son messa. Se avete idee o suggerimenti sono qui! :)

Ps: Manca davvero troppo tempo al ritorno di Arrow, penso mi consolerò scrivendo nel frattempo ahahah.

A prestissimo,
Anna
   
 
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