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Autore: Sweetcurry    27/03/2009    7 recensioni
Raccolta di oneshot horror slash.
Coppie varie, AU.
1: Il Bagno (accenno di Frerard).
«Cosa c’è di là?» chiese guardando il più piccolo.
«Niente!» protestò invano, Gerard vi si stava dirigendo lentamente.
«No!» urlò mentre si portava le mani alla bocca.

2: Pistole; ti piace la Vodka? (Quinn/Frankie)
3: Quando chiusi gli occhi, non ti vidi più (Frerard)
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, The Used
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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HORROR - shot 1
Avviso: fatti puramente inventati, non conosco assolutamente i personaggi, ne scrivo a scopo di lucro.

Old Bones
- raccolta di horror




Shot 1

Il Bagno

 

 

Sfigato. Sfigato. Sfigato. Sfigato.
Sfigato. Sfigato. Sfigato. Sfigato.
Sfigato. Sfigato. Sfigato. Sfigato.
Sfigato. Sfigato…
 

Lesse più volte il biglietto per imprimerselo per bene nel cervello. Alzò lo sguardo meravigliato di fronte a sé, la direzione da cui era venuto il foglietto, e vide Jake Scott guardarlo, con un’espressione orgogliosa di sé e del suo capolavoro appena fatto.
Se con questa bravata voleva sembrare più deficiente e coglione di quel che era, allora ci era ben riuscito.
Scosse la testa e fece appena in tempo a sospirare, che un altro pezzo di carta appallottolato lo colpì alla testa e ricadde sul legno scuro del banco. Alzando le sopracciglia lo aprì e lesse con ancora più interesse. Magari aveva composto un’intera frase!


Checca. Checca. Checca. Checca. 
Checca. Checca. Checca. Checca.
Checca. Checca. Checca. Checca.
Checca. Checca. Checca. Checca.
Checca. Checca. Checca. Checca.
Checca.


Avrebbe voluto spaccargli i denti a questo punto, ma si auto costrinse a fare un bel respiro e magari chiedere di andare in bagno.
Doveva proprio andare a finire in quella classe, Cristo?
Con quella gentaglia di incapaci, buoni a nulla, e quei professori che godevano solamente a vederlo arrancare verso la lavagna per eseguire quelle tanto simpatiche espressioni?
No, avrebbe potuto finire in altre mille classi, c’era uno stato pieno di scuole, piene di classi. Ma allora non avrebbe dovuto chiamarsi Frank Iero e  non avrebbe dovuto esser così irrimediabilmente sfigato.

Si obbligò ad uscire da lì in qualche modo, almeno alla quinta ora, la penultima si poteva permettere di perdere cinque minuti dell’interessantissima lezione di filosofia che stava prendendo una piega totalmente lontana dal considerevole.
Il prof aspettò che ebbe messo fuori entrambi i piedi dall’aula e che avesse chiuso la porta alla sua spalle per ricominciare. Giusto per far sì che tutti gli occhi della classe fossero puntati come dei laser sulla sua schiena.
Maledisse il giorno in cui aveva deciso di venire al mondo, forse la settima volta in una giornata.
Percorse il lungo corridoio del terzo piano dell’istituto. Era una bella giornata e i raggi del sole potevano entrare dalle grandi vetrate con facilità illuminando i muri color senape, il colore più bello del mondo.
Prima che il corridoio si interrompesse per finire in una larga scala a chiocciola Frank svoltò per entrare nell’azzurrino bagno.
Era a forma di L, il pezzo più lungo dedicato interamente ai lavandini, una decina forse, l’altro per i gabinetti.
Si fermò di fronte al suo riflesso. 
Il viso gli sembrò quasi distruggersi, il sangue scendere lungo le guance e uscire dagli occhi completamente rossi.
Fissò ad occhi spalancati la quantità di liquido rosso tendente al nero bagnargli il colletto della camicia bianca e scendere fino ad incontrare la cravatta e quindi sgocciolare sulle scarpe, sul bordo lindo del lavandino, sulle piastrelle.
Sbattè le palpebre inconsciamente, anche se aveva il terrore di farsi andare il sangue negli occhi e li riaprì.
Vide qualcosa di molto simile ad un braccio avvicinarsi a lui. Aveva delle pustole che ricoprivano la mano, che finiva con delle unghie lunghe e come si un vecchio che non se le vuole più tagliare, il sangue rappreso si nascondeva sotto di esse, mentre quello ancora liquido sgocciolava dal palmo e dal tessuto che ricopriva il braccio.
Spalancò gli occhi, cos’era tutto questo?


Sembrò d’un tratto troppo distratto che quando nel bagno entrò un altro ragazzo non ebbe voglia di girarsi.
Al momento c’era altro che lo preoccupava.
Aveva il respiro mozzato, gli occhi spalancati e non riusciva a capacitarsi assolutamente di quel che gli succedeva.
Una mano gli si posò sul collo.
Frank cacciò un grido soffocato e sentì tutti i suoi organi interni rivoltarsi al suo interno. Pensò di star per morire.
Alzò lo sguardo completamente terrorizzato e vide che era Gerard Way, che sorrideva compiaciuto.
Un ragazzo che aveva conosciuto un giorno durante un’assemblea studentesca, si erano trovati seduti a fianco e Gerard gli aveva mostrato i suoi disegni che teneva racchiusi all’interno di una cartellina beige. Uno dei pochi, forse anche l’unico, che in quella scuola sprecava il suo tempo per stargli appresso. Frank non aveva ancora capito se era per compassione che lo faceva o gli interessava davvero la sua compagnia. «Hey pure tu in bagno?»
Frank credette  quasi star per svenire per lo spavento che gli aveva fatto venire Gerard. Poi d’un tratto ripensò a come si era visto allo specchio. E a quella cosa che aveva visto avvicinarsi alla sua spalla.
No, Gerard avrebbe urlato se avesse visto del sangue percorregli la faccia. Sicuramente.
Si passò una mano sul viso, sulle occhiaie stanche per colpa dello studio e delle poche ore di sonno.
Nulla, la sua pelle era liscia e asciutta, se non fosse per qualche gocciolina di sudore da panico che gli era venuto un attimo prima.
Il terrore nuovamente lo pervase, se… se…
Restò zitto e Gerard mentre lo osservava si fece più accorto e preoccupato per il suo stato psicologico.
«Ehi» disse Gerard, sorpreso e un po’ spaventato. «Ehi»
«No, sono sicuro che c’è ancora… lui… quello… quella cosa-» farneticò in preda ai tremiti il ragazzo più piccolo.
Gerard si fece avanti e gli poggiò la mano sulla spalla, ma che venne immediatamente scansata con un gesto impaurito dall’altro.
«Dai…» sussurrò avvicinandosi a lui con calma e con le mani bene in vista per fargli capire che le sue intenzioni erano tutt’altro che maligne.
Frank vide un ombra diversa, strana muoversi nella zona dei gabinetti e represse un gridolino mentre le lacrime si facevano avanti e indietreggiava sempre più verso la porta.
«Frankie… calma, non è successo nulla» cercò di calmarlo il ragazzo dai capelli corvini che diventava ogni minuto più preoccupato.
Assunse un’espressione preoccupata quando vide due lacrime scendere lungo il viso pallido , -sì in effetti era impallidito molto-, di Frank. «Ti hanno picchiato? Quegli stronzi della tua classe?» sibilò aggrottando le sopracciglia in un cipiglio severo e protettivo.
Frank un giorno gli aveva detto quel che ogni tanto gli succedeva, ovvero, solite cose, la routine, ma Frank sapeva che quello non era affatto routine.
Un sibilo raggiunse le orecchie del più spaventato, qualcosa con un tono di voce troppo spaventoso.
Singhiozzò in preda al pianto e le lacrime cominciarono ascendere copiose, come prima, solamente che ora quel che gli bagnò completamente il viso era qualcosa che lo spaventava molto meno.
Gerard si accorse che Frank continuava a fissare un punto preciso del bagno così si volse verso di esso.
«Cosa c’è di là?» chiese guardando il più piccolo.
«Niente!» protestò invano, Gerard vi si stava dirigendo lentamente.
«No!» urlò mentre si portava le mani alla bocca.
Mancava solo un passo alla svolta della L che le gambe di Frank in preda alla paura e forse all’istinto di sopravvivenza si diressero verso il corridoio.
Il ragazzo si appoggiò al muro appena fu fuori dal bagno e chiudendo gli occhi aspettò.
Aspettò l’urlo.

Non arrivò nessun urlo.
Non ebbe idea di quanto tempo stette lì paralizzato, con le mani sulla bocca.
Guardò la porta.
Non sarebbe entrato.
Non poteva.

Alla fine lo fece lo stesso.
Osservò il bagno, era limpido come al solito, l’odore di cloro prevaleva, ma se annusavi bene sentivi un altro odore. Un leggero, sgradevole odore come di rame appena tagliato.
Con passo felpato e calmo –premuroso forse-, arrivò all’angolo della L e guardò.
Quello che successe dopo non se lo ricordò poi con tanta perfezione, sapeva solo che si era piegato in due, scosso dai conati di vomito che l’immagine che si ritrovò davanti gli procurava.

Sangue. Dappertutto. Schizzi ovunque, e una scia. Come di un corpo trascinato all’interno dell’ultimo bagno.
Un silenzio, interrotto solamente dal rumore della sua gola che faceva ogni volta che un conato la scuoteva.
Si ricordò distintamente di alcuni schizzi pure sulle vetrate sporche del bagno. Fino a lì erano arrivati.
Le gambe si mossero e mentre si teneva sia la bocca che la pancia sentì che doveva vomitare.
Dove?
I water, no. No non sarebbe andato lì.
Pensò ai lavandini, erano vicini. E lui non sarebbe resistito. L’odore ormai gli era entrato in testa e poi tutto… tutto il sangue…
Senza pensarci aprì l’acqua di uno- quello più vicino alla porta- e ci rigurgitò al suo interno, sperando che il vomito fosse spazzato via dall’acqua in tempo.
In fretta.
Si sciacquò, anche se in bocca il sapore rimaneva, e nel naso ce n’era uno ben peggiore.
Il commesso della scuola entrò di scatto proprio mentre si stava asciugano la bocca nel maglioncino.
«Iero!» tuonò questi.
Frank guardò male l’angolo da dove proveniva l’odore di sangue.
«Ho visto anche Way entrare qua! Dov’è lui? State fumando?» urlò incattivito da tutte quelle volte che aveva sorpreso i ragazzi a fumare.
«N-no… non stiamo fumando…» balbettò Frank ancora sotto shock.
«Dov’è Way?» chiese aggrottando le sopracciglia e avvicinandosi.
Percorse i tutti i lavandini, «E’ di là?».
«No!» esclamò Frank.
Il bidello si avviò a grandi passi verso il punto dove il locale faceva la curva. «Way! Se ti scopro la terza volta che fumi, ti mando in presidenza di nuovo!»
«Aspetti…»
Ma aveva già sorpassato l’angolo e l’aveva già svoltato. Voleva prenderlo di sorpresa. Frank pensò che il bidello stesse per scoprire cosa si provava davvero a esser presi di sorpresa.
Andò di nuovo fuori dalla porta, e prese un sorso d’acqua dalla fontanella.
Poi rientrò in classe, rifece la fila di banchi fino al suo posto con gli occhi bassi e si rimise a sedere al suo banco.
Prese fra le mani una penna e continuò a prendere appunti.



Puramente ispirato a “Tigri!” di Stephen King.






***
Sweetcurry's Time
Salve bellezze U_U... Avevo detto che avrei scritto horror, ma non avevo detto che avrei fatto una raccolta. Ci sarà slash, anche se qui ce n'eè stato, ma solamente accennato, prometto che ci sarà.
Questa signori, è la mia prima Frerard xD, ne ho un'altra in programma, e la sto già scrivendo solamente che non è di qusta raccolta, ma è una long...
Siccome sono troppo buona con le fiction all'inizio mi riprometto di farle horror e poi vengono fuori delle robe tutte smielate mi ritrovo a prendere spunto da una trama, in questo caso Stephen King (quel che adesso m'ispira di più) e trascrivere cambiando qualcosa, come per esempio aggiungendo lo slash *buaw*...
Ho già in programma altre due oneshot, che poi spero, diverranno un numero un po' più alto, ma comunque sono abbastanza soddisfatta U_U.
Aggiungerò forse anche altre coppie, e man mano, i personaggi magari li cambierò, questo vuol dire che potrebbero esserci gli usati o chissà chi altro. Tutto dipende dalla mia ispirazione U_U...
Spero che questa shottina abbia fatto piacere ^-^... forse più tardi o domani a seconda di quanta voglia avrò posterò "Puzzle Life" e la wilLBert più avanti xD...

Aspetto commentiniiiii >.< . pleaseee fatemi felice che ho scritto con la tosse e il malditesta U_U solo per voi <3.

Bacini :**,

Curry



[ps per la mia Aint: spero che i tentacoli che ho allegramente escluso abbiano fatto piacere xD, ti amo.]
   
 
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