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Autore: imoto    08/03/2016    2 recensioni
Dal I capitolo:
Naruto continuò ad osservare lo specchio, cosa diavolo stava succedendo?
[...] -Hei, palla di pelo troppo cresciuta! Svegliati! Dobbiamo parlare!-
-Che. Cosa. Vuoi.-
-Ho bisogno che mi rimetti in sesto, e anche il fretta, devo parlare con Tsunade!-
[...] "Padre?" pensò sconvolta, e ancora una volta si chiese cosa diavolo si era persa per fare un semplice sonnellino.

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Dal VIII capitolo:
-Okay, la situazione è strana, lo ammetto...-
Uno strano tic nervoso all'occhio e il sorriso da pazzo scappato da un manicomio lo rendevano Neji Hyuuga appena più inquietante del solito.
-Neji calmati-
-CALMARMI? OH MA NON VEDI CHE IO SONO CALMISSIMO SONO LA PERSONA PIU' CALMA SULLA FACCIA DELLA TERRA NON LO VEDI? COME CAZZO FACCIO A STARE CALMO SE SONO SEDUTO IN TESTA A UN FOTTUTTISIMO DRAGO A TRE TESTE CON MANIE OMICIDE E NECROFILE CHE VOLA? COME??-
Lo Hyuuga perse i sensi grazie al collaborativo aiuto dell'Hatake che gli aveva dato un'efficace quanto dispotica botta in testa.
-Qualcuno ha qualcosa da obiettare?-
Nessuno aprì bocca.

***
Storia a quattro mani con Fenice Cremisi.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Tsunade | Coppie: Hinata/Naruto
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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Era fermo, immobile. Poteva sentire con esasperante facilità il chakra che gli girava attorno. Piante, animali, vento, acqua, cielo e stelle; tutto aveva un chakra proprio e identificativo e lui riusciva a percepirlo chiaramente.
Visto dall'esterno null'altro pareva che non una fredda, inanimata e immobile scultura, magari di cera, completamente sconnessa che tutto ciò che la circondava e che non aveva motivo di stare lì. Paradossalmente dentro di lui scorrevano impetuosi come fiumi violenti e incontenibili nei loro argini masse di chakra, si divincolavano come animali imprigionati contro la loro volontà, soggiogati a un padrone mai ricercato a cui volevano sottrarsi.
Naruto si concentrò per plasmarlo, doveva riuscire a uniformare quelle masse così diversificate rendendole il più simili possibile, ma custodendo le loro caratteristiche. Non era per nulla facile ed era proprio per questo che si stava allenando.
Intorno a lui la foresta mormorava suoni discordi tra loro. Gli uccelli cantavano mille melodie, a volte stonando a volte producendo meravigliose musiche che però si perdevano in quella babele di echi e versi, il vento che delicato passava tra le foglie muoveva i rami scricchiolanti mentre qualche scoiattolo cercava invano di mantenere l'equilibrio. Cinghiali che grufolavano e lupi ringhianti. Rumori persistenti e sempre presenti, così di sottofondo da risultare inudibili. C'era silenzio senza esserci silenzio.
Naruto se ne stava lì, fermo e tranquillo con la tempesta che infuriava potente dentro di se, la mente in subbuglio. Il chakra altro non rifletteva che il suo stato d'animo, le sue emozioni e i suoi sentimenti. Si agitava nella rabbia, era incontenibile nella gioia, fermo nella tristezza e placido nel dolore. Aveva imparato presto la basilare relazione che intercorreva indissolubile tra loro, proprio per quello era fondamentale per un ninja non provare emozioni, il chakra doveva essere sempre neutro, pronto all’attacco, questa è una delle prime cose che ti insegnano in accademia. Lui non sapeva neanche quella. Si era sempre lasciato trasportare, era il chakra che decideva come attaccare, quanti colpi sferrare, se aspettare o partire, se uccidere o risparmiare, lui si era sempre adattato in base ad esso e su ciò si basava il suo stile di combattimento, eterogeneo e imprevedibile come l'umore. Il chakra lo controllava e lui controllava il chakra, un legame eterno che non aveva tecniche prestabilite o strane strategie.
Per i suoi sensei era stato uno shock scoprire che colui che aveva passato pressoché indenne la prova d'ammissione era un ragazzino che non conosceva neanche le basi delle arti ninja o, almeno, le conosceva da autodidatta e non era un granché, ma che ci poteva fare lui se alle lezioni dell'accademia lo buttavano sempre fuori dall'aula? Se ogni suo allenamento veniva considerato un attacco e cercavano quindi di ucciderlo? Tutta la sua vita era stata un continuo scalare ostacoli insormontabili. Aveva dovuto cominciare a studiare da solo a casa su qualche rotolo di fortuna raccattato all'accademia o in biblioteca, gli allenamenti completamente vietati se non in casa, al riparo dagli occhi di tutti e senza nessun insegnante.
Eppure nonostante tutti i sabotaggi, i tentati omicidi, le urla e gli spintoni ce l'aveva fatta, era diventato un ninja, era entrato a far parte di un team e aveva trovato qualche amico. Aveva commesso un errore e gli era stato perdonato con il regalo più prezioso della sua vita. Gli occhi di Sasuke erano lì come monito per il futuro e aveva imparato molto su di loro negli anni trascorsi, ma ancora tanto c'era da indovinare, erano un segreto continuo, un dilemma impossibile da risolvere per intero, proprio come il loro originale proprietario. Sentiva che c'era qualcos'altro, che doveva accadere qualcosa, ma nonostante le ricerche e le nozioni acquisite, gli allenamenti e il sudore, non aveva scoperto cosa fosse quel "qualcosa" che ostinato si aggrappava al suo istinto.

Intanto le riserve di chakra aumentavano.

Aveva imparato tanto su quegli occhi e ancor di più aveva imparato sulla sua famiglia. Capelli rossi fiammanti e carattere impulsivo erano tipici dei membri del clan, tanto quanto le enormi riserve di chakra che erano in grado di sostenere, l'immane resistenza fisica e le letali tecniche.
Portatori del vento, uno degli elementi del chakra più rari, e del fulmine; era su questi formidabili elementi che si basavano le loro tecniche più potenti come la "danza del vortice". Era una tecnica tipicamente femminile che veniva tramandata di madre in figlia e che si era affinata nel corso dei secoli fino a raggiungere potenza e una grazia che incantavano tanto l'utilizzatore quanto il nemico, la katana era l'elemento base e diveniva tutt'uno con la kunoichi a cui apparteneva, non per nulla veniva anche chiamata la tecnica della spada delle kunoichi Uzumaki!
Oltre a lui non aveva mai trovato nessuno con una grande abilità con la katana e mai si sarebbe immaginato che fosse possibile trovarlo, si era ormai rassegnato al fatto che quella tecnica non sarebbe mai più stata utilizzata, morta con sua madre, ma Hinata l'aveva stupito. Sebbene fosse ancora agli inizi era molto abile e aveva un enorme potenziale, la sua leggerezza e la fluidità dei movimenti erano perfetti per la danza del vortice e aveva sperato fino all'ultimo di potergliela insegnare un giorno, l'affinità al vento e al fulmine poteva essere un ostacolo, ma il chakra veniva usato solo nella forma "finale" della danza e quasi mai si arrivava a dover utilizzare certi livelli di potenza, anche senza l'utilizzo del chakra era una tecnica letale.
Ed ecco il problema. Ciò che l'aveva frenato dal proporsi come insegnante per essa. Era una tecnica letale, concepita per uccidere, e Hinata aveva più volte fermamente ribadito quel pomeriggio la sua volontà a mantenere in vita i suoi avversari, al non volersi macchiare le mani di sangue. La donna perfetta per una simile tecnica era contro la tecnica stessa. Com'era buffo il destino.

Aprì gli occhi di scatto mentre il calore iniziava già a pizzicargli la pelle
-Arte dell'acqua: MURO D'ACQUA!-
La vampata di fuoco che era stata lanciata nella sua direzione impattò violentemente con il muro d'acqua appena sollevato e si estinse in un gracchiante e intenso sfrigolio che invase la foresta mentre in vapore si sollevava pian piano portato via dal vento e liberando la visuale a Naruto. L'uomo che lo aveva attaccato era uscito allo scoperto, qualche ramo più in là.

-Che vuoi, sannin!-
Sputò fuori il titolo come se fosse fatto di veleno puro
-Voglio testare la tua forza Naruto- il tono serio e pacato, venato di una leggera nota di ira per essere stato bloccato così facilmente -Desidero vedere se sei diventato più forte in questi anni, sì o no?-
-Attento sannin, o ti faccio fuori-
Ira mista a superbia, la voce di chi sa di avere la vittoria in mano contro il suo più grande nemico
-Tu? Hahahahaha- la risata di Jiraija si espanse tra i rami giungendo rimbombante alle orecchie di Naruto -Non farmi ridere ragazzo! Non sei la metà di Minato, o di Kushina, e vorresti farmi fuori?-
Malizia e odio, rancore tenuto dentro per anni
-Neanche tu se è per quello, patetico assassino-
-Cosa?- l'uomo quasi si strozzo con la propria saliva
-Sai i draghi sono evocazioni molto potenti- Jiraija lo guardo sconvolto non capendo dove volesse andare a parare -E come tali hanno molti alleati, gli animali più svariati e sono molti i peccati tenuti segreti, anche i tuoi Jiraija!- Il sannin sgranò gli occhi preso in contropiede dalla rivelazione -Ma dimmi, cosa hai provato ad uccidere Dan e Nawaki?-
L'anziano fece un passo indietro, gli occhi sbarrati e i denti serrati
-Dan... il marito della tua compagna di team... per lui posso capire, ma Nawaki? Cosa centrava il piccolo Nawaki in tutta la storia?- parole sputate per dolce vendetta, con rabbia orgogliosa e soddisfazione di far male
-COME DIAVOLO...-
-Non sono poi così stupido come pensavi, eh sannin?- il ghigno sul suo volto si ampliò, un sadico divertimento unito a un odio profondo a deformarne i lineamenti
-VOLEVO TSUNADE PER ME! IO L'HO SEMPRE AMATA... e avrei potuto amarla per sempre! Cosa c'è di meglio per rendere vulnerabile una donna se non la morte del marito e del fratellino adorato? NULLA! Tsunade sarebbe stata MIA! E...-
-MA COSI' NON E' STATO!- ora null'altro che odio, rabbia e dolore nella voce, nessun divertimento -Mi fai schifo!- ogni parola iniettata con tutto il disprezzo e lo sdegno possibili, satura è ogni lettera di rancore e risentimento
-Tu non hai prove, però, vero?!- un sorriso denigratore che torna a fare capolino sulle labbra dell'assassino mentre Naruto si maledice mille e mille volte ancora per non aver nulla con cui incriminarlo
-Perché? Dimmi solo perché!- furia pronta a scattare nascosta sotto un tono di voce calmo e fintamente arrendevole, non più urla ma solo sussurri
-Io amo Konoha!- lo sguardo che riceve potrebbe uccidere e Naruto  vuole davvero ucciderlo con un solo sguardo, senza neanche sporcarsi le mani di quel sangue così ignobile e vigliacco, ma deve sapere e vuole capire prima perché.
-La amo davvero e sono un ninja fedele a lei! Ma nonostante la mia forza, nonostante le mie imprese io... io non sono mai stato in grado di fare la differenza. UNA VERA DIFFERENZA! Non ero e non sono un Senju, o un Uchiha e neanche un Uzumaki o un Namikaze! Ogni cosa che apprendevo o facevo non era paragonabile neanche in minima parte ai loro successi! Poi tuo padre mi superò. Io...- la voce si ruppe per un attimo prima di riprendere irata, venata di una strana nota di malinconia -Io amavo tuo padre. Davvero. Lo amavo come un figlio, come MIO figlio- Naruto lo guardò, incolore -Ma, nonostante tutto, io sono felice che sia morto sai? Dimostra solo la mia superiorità! E, come a farsi beffe del nuovo arrivato nell'aldilà, il figlio non valeva la metà del grande eroe e della madre deceduta!-
Naruto strinse i pugni mentre la rabbia che cercava invano di controllare scorreva ruggente e animalesca nelle vene pompando ogni muscolo di adrenalina e facendo battere il cuore all'impazzata.
Jiraija alzò il viso osservando negli occhi il giovane di fronte a lui
-Ma mentre ti addestravo io l'ho capito. TU SEI COME LORO! SE... se io non ti avessi sabotato tu saresti migliorato a vista d'occhio diventando presto un nuovo Minato e probabilmente superandolo anche! L'idea di essere superato di nuovo, DA UNO CHE HA COME DESTINO L'ESSERE USATO COME ARMA E BASTA MI RIPUGNAVA E MI RIPUGNA TUTT'ORA!-

L'aria era ferma, immobile, il bosco silenzioso e pareva quasi di sentire la furia di Naruto, l'agitarsi brutale, inumano di quella pazza, sanguinaria, incontrollabile ira e dello sdegno che lo riempivano. Fu un secondo, uno scambio di sguardi, poi i due avversari partirono all'attacco.




La pioggia cadeva placida, ma insistente, bagnando ogni cosa sotto il cielo in maniera indistinta e senza preoccuparsi di nulla. Ignora i rumori di battaglia, le urla straziate dei civili, dei ninja, di chi ha perso un padre, una madre, un figlio, un marito. Ignora le città distrutte, la polvere sollevata che ricade immediatamente a terra, troppo pesante per prendere il volo e portare gli echi della distruzione del paese fuori dalle sue frontiere. La pioggia cade e basta, insensibile, imparziale, incorruttibile e imperturbabile. Il Villaggio della Pioggia lo sa e non se ne sorprende. Intanto la pioggia continua a bagnare i corpi delle vittime e dei sopravvissuti, dei perdenti e dei vincitori.
Cade.
Nulla più.

Yurimi stava camminando svelta per le strade della città, l'acqua che entrava nelle scarpe e sotto il mantello, la protezione dell'ombrello che contava poco o nulla. Era nata in quel paese e da che ricordasse le giornate di sole le poteva contare sulle dita di una mano. A lei era ance andata bene, c'era chi il sole non l'aveva mai visto. Sbuffò accelerando il passo, non vedeva l'ora di arrivare a casa e potersi finalmente riparare all'asciutto.
Un boato ruppe l'aria e il terreno fu sconquassato, cercò di tenersi in piedi vicino al muro di una palazzina, ma cadde miseramente a terra in ginocchio in mezzo all'acqua. Le persone corsero fuori dalle case e vide alcune palazzine poco lontano crollare, un peso le blocco le gambe e sentì distintamente le ossa rompersi, non ebbe neanche bisogno di girarsi per capire che un calcinaccio le era caduto addosso. Disperatamente cercò di levarselo dalle gambe, tirò sentendo le ossa muoversi, i tendini tirare, il sangue pompare e bagnargli i pantaloni fradici di pioggia, le lacrime invisibili le rigavano il volto miste alle gocce che continuavano a cadere imperterrite dal cielo nuvoloso.
Un ramo, o meglio un albero spuntò dal terreno, e poi un altro dalla palazzina affianco alla sua. E poi un altro ancora e ancora, uno dopo l'altro. Qualcosa la colpì in testa e il dolore fu così acuto e penetrante da fargli dimenticare quello alle gambe. Si porto le mani alla testa sentendo il liquido caldo e vischioso imbrattargli le dita e appannargli la vista.
Un altro albero spuntò appena dietro di lei graffiandogli la schiena con i rami, non erano mangrovie. Di solito nel paese c'erano solo mangrovie e neanche tante. Queste non erano mangrovie, erano più gli alberi che vedeva sui libri illustrati di quando era bambina. Sentì i sensi venire meno e chiuse gli occhi lasciandosi andare contro il tronco ruvido dell'albero mentre le urla e i pianti intorno si confondevano con lo scrosciare della pioggia.
Chissà perché non erano mangrovie.

-TESORO SCENDI! E' PRONTA LA CENA!-
-ARRIVO KAA SAN!-
Il ragazzo poggio il libro che stava leggendo sul letto in modo da tenere le pagine aperte e non perdere il segno, la storia era davvero appassionante e aveva intenzione di sapere come sarebbe finita, chissà se Hattori sarebbe riuscito a ritrovare sua sorella! Sperava proprio di sì... di sicuro stasera lui non sarebbe riuscito neanche a trovare un edificio ad un palmo dal naso visto tutta la nebbia che era venuta giù pochi minuti prima. Non si vedeva niente e non aveva mai visto una nebbia così fitta in vita sua, chissà magari se ce ne fosse stata così tanta anche la mattina dopo avrebbe convinto sua madre a tenerlo a casa da scuola! Ridacchiò mentre iniziava a scendere le scale.
Il rumore di vetri infranti attirò la sua attenzione seguito quasi in contemporanea da due tonfi. Preoccupato che sua madre, o suo padre visto com'era goffo, avessero fatto cadere a terra qualcosa scese velocemente gli ultimi gradini affacciandosi alla porta della cucina.
Dalla finestra rotta entrava l'aria fredda gelata della notte e la nebbia, i vetri a terra gli ferirono le palme dei piedi e i sangue iniziò a gocciolare unendosi a quello già presente sul pavimento. Il ragazzo era semplicemente pietrificato, gli occhi sgranati, il cervello scollegato, il sangue ghiacciato nelle vene e il cuore che aveva smesso di battere, sicuro.
Per terra i corpi di un uomo e di una donna erano ammassato l'uno sull'altro, le teste rotolate ai suoi piedi tranciate di netto, non avevano avuto nemmeno il tempo di urlare.
Il luccichio di una lama.
Il freddo del metallo sul collo.
Buio.

La zona era silenziosa e si sentiva solo lo scrociare della pioggia che lentamente, goccia dopo goccia, portava via il sangue che imbrattava la città, dai muri alle strade, mobili e pavimenti, letti e tavoli, tutto era stato tinto di un rosso scarlatto e vivo, sangue di abitanti innocenti senza colpa.
Nei muri, per strada, sulle porte e nei prati sparpagliati un po' ovunque erano presenti kunai. Erno apparsi dal nulla e nessuno aveva potuto fare niente. Quei cosi erano stranamente pesanti e grazie alle tre punte affilate si piantavano veramente in profondità, ci voleva un bel po' per toglierli dagli stipiti delle case, peccato che nessuno avesse fatto in tempo.
Erano una cittadina davvero unita sapete? Quelle classiche città dove tutti sono amici e ognuno ha in casa qualcosa di un altro. I bei ricordi sono sempre condivisi e si è una grande famiglia, dove anche nei momenti peggiori si condivide tutto e si dividono fardelli e brutti pensieri. Sono stato anche buono sapete? Ho permesso a tutti, giovani, anziani, uomini, donne, bambini, infanti, ragazzi, scolari, lavoratori di andarsene tutti insieme senza patire il dolore della perdita dell'amico o del parente, ho permesso a tutti di avere lo stesso ultimo ricordo, lo stesso ultimo pensiero.
Quando dico tutti è tutti, ma proprio tutti! Nessuno escluso. Tutti hanno visto la stessa cosa prima di chiudere gli occhi per sempre.
Un bellissimo lampo giallo.

Erano in due in cima a quell'albero, un vivo e un morto. Il vivo controllava la situazione, o meglio, la distruzione e il morto, beh... faceva il morto!
Orochimaru osservò compiaciuto il suo lavoro, il solito sorriso malato ad adornargli le labbra e la solita scintilla di pazzia nello sguardo. Hashirama Senju, ufficialmente deceduto e da poco ridestato da Orochimaru stesso, stava in piedi affianco a lui.
-Non trovi che sia tutto molto bello?-
Come è ovvio che sia il morto non rispose, ma il serpente sembrò non farci troppo caso
-E' ora che alba cada, l'Akatsuki è vissuta anche troppo a lungo e sta iniziando a diventare molesta!-
Ancora silenzio ad accogliere l'affermazione
-E poi, ovviamente, il mondo sarà mio!-
La risata malata e pazza dell'uomo si perse nell'aria mentre la pioggia continuava a cadere incessante sul paese. La pioggia cade e basta, insensibile, imparziale, incorruttibile e imperturbabile. Il Villaggio della Pioggia lo sa e non se ne sorprende. Intanto la pioggia continua a bagnare i corpi delle vittime e dei sopravvissuti, dei perdenti e dei vincitori.
Cade.
Nulla più.








N/A
Ciao... *guarda tutti timidamente sperando che non la uccidano* sono in ritardo lo so... però ecco... la scuola è una grande bastarda infame, mi ha riempito di compiti e impegni e io mi sono completamente scordata l'aggiornamento! Ringraziate Francesco79 per avermelo ricordato o questa settimana rimanevate a secco!
Comunque che ve ne sembra? Insomma scopriamo un sacco di cose carine carine su Jiraija (se guarda proprio...) e ammetto che per me abituata a vederlo come un nonno amorevole è stato difficile scriverlo csì, come un sanguinario assasino che agisce per se stesso (oddio! Sembra la descrizione di Sasuke, hahahaha) però Naruto si sa difendere molto bene, quindi tutti tranquilli ;)
E poi torna Orochimaru, il serpentello bello bello di zia che si diverte a resuscitare gente morta! E Ame.gakure è nei guai... ma anche l'Akatsuki... opsss! Indovinate chi c'è nell'Akatsuki? Eh.... hahahahaha ^^
Va bene vi lascio prima di ricevere il linciaggio della folla.
Imoto e Fenice Cremisi ;*
  
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