Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: Everian Every    08/03/2016    3 recensioni
(Per capire meglio gli eventi narrati in questa ff, è necessario aver letto Over Worlds - Total War) (Forte presenza di Autori)
L'Omino di mai, la Follia, ha cacciato con un subdolo stratagemma il Mastro dal suo Mondo, prendendone il controllo. Per poterlo dominare del tutto, ha scatenato l'esercito di Rovine affinché l'Universo fosse raso al suolo, così da poterlo ricreare a suo piacimento.
Per evitare che il Mastro tornasse e lo fermasse, ha rapito una ragazza da un altro Universo ed ora la tiene in ostaggio. Il Supremo non ha tuttavia fatto i conti con un certo gruppo di eroi che faranno di tutto per salvare la loro amica.
Enjoy this :D
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Over Worlds'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dieci soli rossi e neri volteggiavano a velocità inusuale sul cielo della landa desolata. Il calore era insopportabile, ma il Supremo non sentiva il suo peso. Non era toccato da dolore, gelo, angoscia, nulla che lui stesso non permetteva di penetrare nella sua mente. Era padrone di sé stesso al cento per cento. O almeno, quasi... Una piccola parte di lui era ancora legata al capo e lo rendeva un suo "servitore". Pur essendo Every lontano, troppo perché potesse raggiungerlo, sentiva il suo volere contrastarlo.
Era come avere una voce nella testa che gridava di non fare ciò che si pensava di fare. Una sorta di seconda coscienza rumorosa e antipatica che lo incitava a fermarsi.
Alzò lo sguardo abissale sui dieci astri. Lui che sapeva vedere anche nel buio più assoluto non temeva di essere ferito dalla luce accecante di banali lampadine ancestrali. Globi di fuoco, calore e luce che vivevano dall'inizio dell'universo. Molto giovani se rapportati a lui. Lui che li aveva visti nascere e morire per diciassette volte.
Alzò una mano e fece comparire un cilindro a mezz'aria, stringendolo tra indice e pollice.
"Deh, sempre in ritardo. Sono millenni che mi lamento con il capotreno e ancora mi tocca aspettarli per ben ventidue secondi e mezzo?" si lamentò Nero, guardando l'orizzonte infuocato.
Per miglia e miglia, finché lo sguardo poteva permettersi di spaziare, nulla più che terreno arido e coperto di crepe e fratture in molti casi mortali si mostrava. Che desolazione. La Paura amava quel genere di luoghi, calmi, pacati e rilassanti con quel senso di smarrimento che comunicavano agli ignari viaggiatori. Erano un invito a non mettervi piede, insomma.
Uno sbuffo fece aguzzare lo sguardo al demone. Sorrise, calcandosi il cappello sui capelli color sabbia.
"Finalmente è qui. Non vedevo l'ora di rivederla." mormorò, facendo comparire il bastone da passeggio, spostandosi di un passo indietro e allungando la mano, in modo da afferrare al volo la maniglia di una delle porte del treno che sfrecciò per pochi secondi davanti a lui a velocità supersonica.
Poi, dopo pochi istanti appena, non c'era già più nulla. Un occhio inesperto avrebbe solo potuto vedere come un lampo che risucchiava Nero al suo interno.
 
Villa Gyber, Albeggiare sulla scogliera;
 
"Dunque dunque dunque. Salse salse salse. Buongiorgio buongiorgio buongiorgio." ripeteva Every correndo di qua e di là tra i macchinari che aveva fatto portare sul bordo della scogliera.
Due pilastri di adamantio, eretti da Mirrus per l'occasione, svettavano per circa sette metri a dieci metri di distanza tra loro, precariamente abbarbicati al crinale.
Cavi spessi quanto un braccio umano correvano fin dentro la villa, incastrati nelle colonne alla bell'e meglio. Energia elettrica era portata nelle due colonne attraverso di essi, di modo che i pilastri sembravano due proiettori da cui erano sparati raggi di luce in ogni direzione. L'energia era poi convertita in una specie di strana sostanza violacea che fluttuava a mezz'aria sopra le due colonne, condensandosi in due sfere in continua crescita. Per la conversione erano stati usati degli strani aggeggi non più grossi di un dado, sferici, posti proprio alla base delle colonne.
Il funzionamento del tutto sfuggiva agli occhi della Lucas Force, ma il ragazzo spiegò, per sedare il loro scetticismo (o sete di conoscenza, come lo chiamava Every) che quella tecnologia proveniva da un manoscritto che aveva rubato dalla Sala della Sapienza, dov'erano contenuti tutti i saperi del cosmo, comprese cose che nessuno sapeva.
Alla fine, dopo una serie di dispute, si era deciso di far andare nel mondo dell'Omino di mai a salvare Giuly Lucas, che aveva categoricamente deciso di unirsi a Lelq, il quale per contro aveva strenuamente sostenuto che sarebbe andato da solo per evitare ai suoi amici di correre rischi inutili, che non si sarebbe perdonato se ci fossero andati di mezzo loro e altre sciocchezze simili.
"Tipico degli eroi, essere così testardi e stupidi." aveva commentato Every, ricevendo un sonoro pugno in testa da Victus, addetto alla sua sorveglianza.
Oltre ai due amici, andavano anche Shruikan, il quale non avrebbe mai permesso a nessuno di far del male ai suoi amici. Victus, che, essendo stato uno di quelli che erano già stati in quel mondo e conoscendo già da tempo (il perché, non aveva voluto dirlo) Every, poteva aiutare come "guida". Litios, che pure voleva dare una mano, come del resto Meteor e Donatozzilla.
Infine Randor e Mirrus erano stati scelti proprio da Every. Volevano aiutare, ma il primo non aveva avuto il coraggio di farsi avanti e il secondo aveva pur sempre una famiglia a cui pensare. Ma il ragazzo con gli occhiali aveva spiegato che la loro presenza sarebbe stata fondamentale per la buona riuscita della missione. Motivo? Chi poteva saperlo? Quel tizio non si decideva a dare spiegazioni e chiedergli qualcosa era del tutto inutile.
Anche Gyber si era unito al gruppo, anche se con un po' di riluttanza. Dai loro discorsi aveva capito che se Giuly era in pericolo nel mondo dei Supremi, lo era anche lì. Infatti, era vero che se l'Omino riusciva ad ucciderla lei sarebbe morta anche lì, ma era pur vero che se il suo corpo veniva ucciso la missione sarebbe stata inutile. Tuttavia non si poteva certo permettere di lasciare i suoi amici da soli in un mondo ignoto. Si fidava di loro, ma non poteva abbandonarli.
Così, pur essendo combattuto tra l'andare e il restare, aveva optato per la partenza. Deadpool stranamente non si era fatto vivo se non sporadicamente, in quei giorni, inoltre era sempre più serio. Quando lo si incocciava per i corridoio proseguiva per la sua strada o non degnava di uno sguardo, come fosse assorto nei suoi pensieri. Era preoccupante, ma non c'era tempo di pensare a lui. Di certo era un altro dei suoi scherzi.
Every finì di collegare i cavi. Sbuffò, passandosi una mano sulla fronte.
"Tutti pronti? Tra poco iniziamo!" esclamò, sorridendo verso di loro.
Lucas ripassò mentalmente le indicazione che gli erano state fornite.
"Per prima cosa." aveva detto Every la sera prima "Sappiate che potrò portare solo un certo numero di persone. Dovete sapere che far passare esseri senzienti da un mondo all'altro, nelle condizioni in cui mi trovo ora, mi costa molta fatica. Per ogni essere senziente che passa, sia che sia morto, sia che sia vivo o che sia anche solo un robot. Questo perché gli esseri senzienti possiedono un'essenza molto particolare, diversa dalle altre e per spostarla da un mondo ad un altro devo staccare una parte della mia essenza. Un po' come una sorta di controllo delle impronte digitali. Se gli oggetti non senzienti possono passare tranquillamente, quelli senzienti devono invece essere riconosciuti dalla barriera che eressi all'inizio del Multiverso tra la mia Realtà e le vostre. Politica isolazionista, che volete farci, non sono un tipo molto socievole. Fatto sta che devo "avvolgere" la vostra essenza con un pezzo della mia perché la barriera vi faccia entrare. Capite? Per questo, posso far passare solo pochi di voi. Punto due: il portale. Da solo non sono in grado di aprire un portale tra qui e il mio Mondo che sia grande abbastanza da farvi passare tutti. Per questo avrò necessità dell'aiuto di un paio di voi" e aveva allora indicato Mirrus e Litios "per potenziare la mia capacità. Punto tre: il portale che aprirò non darà subito sul mio Mondo. Non è così semplice come viaggiare da un Universo ad un altro qualsiasi. Sempre politica isolazionista, scusate, errore primordialmente compiuto da me. Aprirò quindi un portale che da sull'Interstizio. Una sorta di limbo, una zona cuscinetto tra i vari Universi che esiste a prescindere in modo che non ci siano interferenze gravi tra di essi. Di solito non si nota, nei viaggi tra un mondo e un altro, ma, come ho detto..."
Gyber aveva sbottato: "Politica isolazionista, si, abbiamo capito, sei un asociale, dacci un taglio ora."
Every lo guardò offeso, ma riprese poco dopo, come se nulla fosse.
"Questo primo portale resterà spalancato tutto il tempo che vorrete. Costruirò con il vostro aiuto... sapete, no... non ho poteri, quindi... comunque, costruirò un macchinario che lo terrà aperto per me. Una volta aperto dovrete entrare tutti subito, insieme. Questo perché una volta nello spazio Interstiziale, avrete circa quarantacinque secondi di sopravvivenza. Poi la materia annullante di cui è composta quella zona vi annullerà e non ci saranno poteri rigenerativi che tengano. Non sarete mai esistiti, di voi non rimarrà nemmeno il ricordo. Una volta dentro, aprirò il secondo portale per mandarvi nel mio Mondo. Questo resterà aperto per trenta secondi. Di più non posso materialmente permettermelo. Siate rapidi. Siate veloci. Non fermatevi e non guardate indietro. Là dentro ci si muove in modo... complicato. Quindi state bene attenti e attaccatevi a chi sapete sa volare veloce anche in assenza di aria e magia."
Lucas annuì, alzandosi dalla poltrona e guardando grave Every.
"Dicci cosa ti occorre e te lo faremo avere. Qualsiasi cosa sia utile al tuo lavoro,"
E così, il mattino seguente, lui, Mirrus e Litios si erano svegliati all'albeggiare per costruire la macchina spacca mondi, come l'aveva chiamata il ragazzo. In effetti, considerando le occhiaie profonde e la marea di scartoffie e progetti che si era portato fuori dallo studiolo che gli era stato affidato al suo arrivo, non doveva aver dormito per niente.
Ora tutto sembrava pronto.
Every impose le mani in mezzo alle due colonne e chiuse gli occhi. Subito l'energia delle due colonne si incanalò verso i suoi palmi aperti, in una fitta rete di elettricità che sfrigolava nell'aria. Un calore intenso iniziò ad emanare dalla struttura, mentre nello spazio vuoto tra i vari archi elettrici che congiungevano le mani del ragazzo e le colonne in adamantio, iniziavano a colorarsi di un viola intenso.
Poi calò un silenzio innaturale, così, tutto d'un colpo. Ogni suono fu risucchiato da quella sostanza viola pulsante intorno alle mani del ragazzo, che stringeva i denti e si puntellava sulle gambe per resistere alla forza repulsiva che proveniva dal portale in formazione. Poi le sfere in cima alle colonne ebbero un sussulto, e tutto parve bloccarsi. Poi, come un'esplosioni, vi fu un botto fragoroso e le due masse violacee si condensarono intorno alle formazioni di adamantio, riversandosi da lì lungo la rete elettrica.
Every fu sbalzato indietro e afferrato da Litios, che fece affidamento a tutta la sua forza per non ribaltarsi.
"FUNZIONA! E NON È MORTO NESSUNO!" gridava tutto contento il ragazzo, paonazzo per lo sforzo.
"ORA" seguitò, rivolgendosi a Lelq, sempre gridando per farsi sentire sopra il frastuono generato dal portale "RICORDATE COSA VI HO DETTO! AVRETE POCO TEMPO UNA VOLTA LÀ DENTRO. USATELO BENE. IO APRIRÒ IL SECONDO PORTALE SUBITO, MA VOI DATEVELA UNA MOSSA, OK? UN'ALTRA COSA: SE L'OMINO VI DOVESSE ATTACCARE STATE CALMI! HO FATTO IN MODO CHE NON VI UCCIDA. ORA ANDATE, PRESTO!"
Detto ciò si staccò a fatica da Litios e si avvicinò al portale, vincendo chissà come il poderoso risucchio.
I ragazzi che dovevano partire si misero in posizione. Da lontano, gli altri membri della Lucas Force, in particolar modo Shiro, Applejack e Rainbow Dash, li guardavano carichi di apprensione.
Lucas inspirò a fondo.
"VIA!" gridò, e il gruppo si lanciò nella massa viola.
Il mondo ruotò intorno a loro man mano che attraversavano il varco speciale e scomparve.
Lelq fu l'ultimo a passare.
Buio. Poi una sensazione formicolante.
Il musicista aprì lentamente gli occhi. Vide intorno a sé i suoi compagni. Fluttuavano, immersi in una specie di gelatina viola. Non riusciva a respirare. Qualcosa gli impediva ogni movimento. Era oppresso da quella sostanza budinosa che lo circondava. Provò a muovere le gambe a rana, come in piscina, ma non ottenne nulla.
Era invischiato in quello schifo! Sentiva l'aria mancare nei polmoni. Non la riusciva a trattenere. Sentiva come un aspiratore che gliela risucchiava dai polmoni. Percepiva chiaramente l'ostilità intrinseca di quel luogo che lo fissava con una miriade di puntini luccicanti color rosso porpora, simili a occhietti senza espressione.
E non era tutto.
Oltre alla sensazione di sfiatamento e alla innaturale pressione che percepiva su tutto il corpo, percepiva come se qualcosa di é venisse staccato via di istante in istante. Si sentiva scomparire e la cosa era tutto fuorché piacevole.
L'unica cosa che poteva fare era ruotare gli occhi, cercando una qualsiasi fonte di salvezza. Qualsiasi cosa, pur di sfuggire a quella buia, fredda morte senza gloria o memoria.
Annaspò, vedendo davanti a sé, a pochi metri (metri? centimetri? Le distanze erano molto variabili lì dentro) aprirsi un varco rotondo da cui filtrava un raggio di luce, che veniva subito inghiottito in quella violacea membrana che era l'Interstizio.
Cercò disperatamente di muoversi, dimenticandosi di tutti i suoi compagni. L'istinto di sopravvivenza gli gridava di scappare, di arrivare a quel dannato varco, ad ogni costo! E il dolore e la fatica non facevano che spingerlo all'in là con maggior foga! Non voleva morire!
Ad un tratto, qualcuno gli afferrò il colletto della maglia blu elettrico con su disegnata un basso. Si sentì trascinare via, come nel nuoto a rana. Si fermò per un istante, bloccato da quella mano, un istante impercettibile tanto fu breve, ma che Lelq riuscì a vivere come fosse un'intera vita. Per quell'istante si sentì spacciato, finito, azzerato.
Poi, risucchiato fuori da quello stato di morte, con uno slancio venne catapultato verso il varco luminoso, rimanendo abbagliato man mano che la luce diventava più vicina e intensa.
Aprì gli occhi. Tutto quello che sentiva era il brontolio dello stomaco di Donatozzilla.
Si guardò intorno. Si sentiva intorpidito.
D'un tratto si ricordò dei suoi compagni. Si sentì uno stupido a non aver pensato nemmeno per un istante a loro. Erano passati? Stavano bene? Vide Shruikan, Litios, Lucas... C'erano tutti. Tutti tranne Meteor.
Lelq scrutò ovunque. Erano nella stanza del portale. Erano nella Cripta, nell'anticamera. Riconosceva l'enorme struttura del portale. Era chiuso. Come si fossero rigenerati gli imponenti battenti del portone, non se lo sapeva spiegare. Per il resto era tutto come se lo ricordava.
Ma di Meteor nemmeno l'ombra.
"D-dov'è..." mormorò, guardandosi istintivamente alle spalle, vedendo il portale giusto nel momento in cui si chiuse con un lieve pop.
Lucas era in piedi, aveva il fiatone. Doveva aver lottato con tutte le sue forze per uscire da lì. Guardava ora il punto in cui si era chiuso il portale, ora uno dei suoi compagni, ora di nuovo l'aria davanti ai suoi occhi. Sembrava spaesato.
Si voltò verso Shruikan che, piegato in due per la fatica, si teneva le ginocchia.
Tra un respiro e l'altro, lo spietato controllore del famelico sangue nero disse, senza alzare gli occhi da terra: "Ho fatto... del mio meglio, ma... Non sono... non sono riuscito a prendere tutti. Ho portato Randor, Lelq e Dz. Credevo Mirrus lo avesse trascinato insieme a te."
Il leader della squadra si voltò allora verso il ragazzo in questione, che si asciugò il sudore con la manica del camice da laboratorio, prima di mettersi seduto con una gamba piegata al petto.
"In effetti l'ho visto, e ho cercato di raggiungerlo. Però poi Vic mi si è messo davanti e lo ha preso con sé, allora mi sono diretto al portale. Da lì in poi non so che fine abbia fatto."
Victus lo guardò con inespressività.
"La tua affermazione manca di senso. Io mi sono occupato di portare Litios e Gyber. Non ho nemmeno visto Meteor." fece il moro.
"Cosa?! Cosa... che stai dicendo, dannazione? Se non lo hai preso su tu allora chi..." esclamò Lelq, che si sentiva in colpa per non essersi preoccupato prima del compagno. Si sentiva roso dentro da un angoscia immonda. Si sentiva dannatamente responsabile.
Victus alzò semplicemente le spalle, storcendo un angolo della bocca.
Lucas mosse qualche passo nervoso, stringendo i pugni.
"aaAAAA! CAZZO!" gridò, tirando un calcio da cui partì una piccola fiammata aranciogniola.
"Iniziamo bene. Siamo già qui e abbiamo perso un compagno." commentò acido il Kishin, buttandosi pesantemente a sedere.
Mirrus batté un pugno a terra, digrignando i denti.
"E la cosa peggiore è che non potrà tornare in vita!" sbottò Dz, incrociando le braccia sul petto. Era chiaramente furioso, tanto che Litios gli si allontanò un poco per evitare di essere travolto da una sua possibile trasformazione involontaria.
"Cosa intendi?" chiese preoccupato Gyber.
"Lo hai sentito Every, no? Crepare là dentro segna il capolinea. Addio, a mai più, finisce lì. Sei cancellato per sempre." commentò Litios, studiando l'ambiente.
"Ragiona, zuccone. Se così fosse non ce lo ricorderemmo manco più, no? Scompari del tutto anche nella memoria. Tutto di te cessa di esistere. Ma non è il caso del nostro compagno. Lo ricordiamo no? Questo vuol dire che non è morto. O quantomeno non è stato inghiottito dall'Interstizio." commentò Lelq.
Tutti restarono muti. Aveva ragione. Ma allora dov'era finito? Chi era il tizio che lo aveva rapito? Di certo una persona molto potente, visto che era entrata nell'Interstizio con il corpo mutato. Che fosse un Supremo o uno dei loro lecca piedi? L'Omino di mai, magari...
Ogni ipotesi sembrava peggio della morte nell'Interstizio.
"Tuttavia, ragazzi..." bofonchiò Shruikan "penso ci siano questioni più urgenti di questa."
Il Kishin alzò un braccio, indicando un grosso ciclope in frac, alto almeno due metri, con una bombetta nera in testa. Teneva le braccia enormi penzoloni lungo i fianchi. L'occhio viola spadroneggiava nell'inquietante testa tondeggiante.
Lelq sgranò gli occhi, mentre Victus veniva avvolto da una fitta nebbia candida.
"Merda..." ringhiò il musicista.
Lucas lo fissò, mettendosi leggermente sulla difensiva, inquietato dal comportamento del compagno.
"Che c'è?"
Lelq non rispose. Deglutì.
Una Rovina.
Che bel modo di entrare in quel mondo.
 
Angolo di ME!
 
Vi ero mancato? Eh? Eh?
No.
...
Vado a piangere in un angolino!
Ok, dai, torno semi-serio.
Dunque! Eccoci per il primo capitolo della parte uno. Avevo detto che lo avrei postato il dodici di questo mese, ma non ci avevo voglia, scusatemi. Dovrebbe essere chiara la situazione, no? L'Omino di mai ha preso possesso di un universo buttando fuori il suo ex-padrone (cioè ME!) e prendendo in ostaggio Giulyu Frost.
Il gruppo di eroi della Lucas Force si dirige nell'universo in questione per recuperare la ragazza, suonarle all'Omino e vivere per sempre felici e contenti. No. Forse quello non del tutto, conoscendo il suddetto gruppo di eroi che, mannaggia 'n transfer, sembra cercarseli i guai (col cuore, ragazzi ^^). Ma chissà! Tutto è possibile!
Ordunque al prossimo capitolo: La Rovina del Mondo!
A rivederci!
Ev.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: Everian Every