“Tu devi essere Mello, vero?”
Sospirò e annuì, capendo che non l’avrei lasciato in pace.
Si voltò verso di me e gli sorrisi.
Abbassò il capo, come per scusarsi di non poter fare altrettanto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Note: Mi
sono resa conto che questa fic è terribilmente banale. Mi
dispiace T_____T"
Potete intasare la mia mail di insulti, davvero U___U Non mi offendo,
nono.
Per chi ha commentato: Elly_Mello: Grazie
*-* sono felice che ti sia piaciuto il primo capitolo...Anche io ho
letto la tua fic(ma l'ho commentata poi?Non ricordo, DX) è
mi è piaciuta tantissimo *____* Whattina:
Grazie infinite! Ossì, sono orgogliosa del mio quinto posto
(ma l'ho già detto vero?XD) Tutti questi complimenti
però mi fanno arrossire, >\\\< Norwegian_Wood: Graziegraziegrazie
>__< Spero ti piaccia anche il secondo capitolo (ma ne
dubito...ehm XD) _pEaCh_: Grazie
mille *-* (mi sa che ci son troppi grazie qui!) Mi fa piacere ti abbia
incuriosita <3
Eh, si, buona lettura.
Conosceva bene il suo lavoro.
Gli bastava guardare in volto il cliente per capire esattamente cosa
voleva, e soprattutto quanto era disposto a pagare.
La maggior parte delle volte i clienti non cercavano nemmeno di
contrattare.
Desideravano troppo il suo corpo, il suo viso, le sue labbra.
Li odiavo tutti.
Da quello mingherlino che camminava cercando di non farsi notare
all’omone che non riusciva nemmeno a nascondere la
perversione.
Mi facevano ribrezzo; sapevano solo fargli del male.
Ogni volta che vedevo arrivarne uno stringevo i pugni e cercavo di
guardare altrove.
Non capivo esattamente cosa mi succedesse.
Semplicemente mi veniva voglia di tirare fuori il coltello, per non
vedere più la sua frustrazione, la rassegnazione, la
consapevolezza di non poter fare altrimenti.
Soffriva, era ovvio. Eppure quando ci incontravamo sembrava che il suo
volto si illuminasse.
E di riflesso illuminava
anche me. Un po’ come il
Sole con la Luna.
Io…credevo di impazzire.
Ogni volta che mi sedevo accanto a lui faticavo per non saltargli
addosso.
Lo desideravo, non c’era altra spiegazione o via di uscita.
I primi giorni cercai di affogare gli impulsi andando tutte le sere con
ragazze diverse.
Avevo un discreto successo tra il gentil sesso. Non che mi importasse
molto, ma in effetti a volte tornava utile.
Quando capii che neppure le donne mi facevano alcun effetto, cominciai
a fondermi il cervello con le mie urla interiori. Io sono etero, cazzo. Mi
sono sempre piaciute le donne, cosa mi succede tutto ad un tratto? … È colpa sua. È
così…femmineo. Sensuale. Perfetto.
Un giorno- uno dei tanti - eravamo seduti sempre sulla stessa panchina,
quando d’improvviso la sua voce ruppe il silenzio.
“Sai, io non ho mai baciato nessuno.”
In principio non capii cosa avesse detto, la sua voce era così
affascinante ed inaspettata! Ma quando il significato
della frase arrivò al mio cervello mi voltai verso di lui,
sbalordito.
“Davvero?!”
Le sue guance si erano tinte di rosso. Guardò a terra, forse
per paura di essersi sbilanciato troppo.
Dove voleva arrivare, confidandomi un suo segreto, e per
giunta così intimo? Proprio lui, che non apriva
bocca se non direttamente interpellato…?
Non mi interessava.
Senza rendermene del tutto conto, colsi al volo l’occasione.
Con un braccio gli cinsi le spalle, mentre con l’altra mano
avvicinai il suo volto al mio.
“Ti andrebbe di provare, allora?” La sua guancia
era terribilmente calda.
Glie la baciai piano, notando con piacere che diventava sempre
più rosso.
Ridacchiai, divertito.
La cosa si faceva interessante.
Portò anche lui le sue braccia attorno al mio collo.
“Ma…Matt…Tu non eri etero?”
Mi irrigidii, lo guardai negli occhi.
“Allora? Solo gli stupidi cambiano idea.”
Che risposta idiota.
Anzi, non si poteva chiamare nemmeno risposta.
Però, sinceramente, in quel momento il mio cervello non era
propriamente attivo e lucido.
Alzò un sopracciglio, guardandomi come se fossi impazzito
– e probabilmente lo ero.
Potei finalmente abbracciarlo: non sapevo di aver aspettato quel
momento finché non sentii il suo corpo che aderiva al mio.
Esitai, osservai le sue labbra semi-aperte, sentii le sue mani fredde
che scivolavano piano sotto la mia maglietta, poi poggiai delicatamente
la mia bocca sulla sua, quasi avessi paura di ferirlo in un qualche
modo.
Ed effettivamente era così; aveva un aspetto così
fragile…
In un primo momento rimase immobile, lasciandomi libero di fare
ciò che volevo, poi si mosse anche lui, assecondando i miei
movimenti.
Le mie mani corsero ai suoi pantaloni, con la chiara intenzione di
strapparglieli di dosso.
Non oppose resistenza quando arrivai alla sua cerniera. Per fortuna,
perché…
“Matt!”
Sobbalzai, lui si allontanò velocemente da me.
Mi girai di scatto, dire che ero incazzato era un eufemismo.
“Cosa?” ringhiai.
Vidi avvicinarsi Mike, un tossicodipendente che veniva regolarmente da
me.
Ogni due giorni.
Cazzo, me ne ero totalmente dimenticato.
“Eh, ti stai divertendo vedo!” cominciò
a sghignazzare.
Era ancora troppo lontano per riconoscere Mello, così mi
posi davanti la visuale del mio cliente.
Mi alzai senza guardare indietro.
Sperai che Mike non lo notasse, non riuscivo a immaginare cosa mi
sarebbe successo se la voce fosse girata…
Per fortuna il drogato era troppo ansioso di ricevere la roba per
soffermarsi di più sulla mia vita sessuale.
Contai i soldi e lo salutai con un sorriso tirato.
Quando mi voltai per scusarmi con uno sguardo, Mello non
c’era più.