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Autore: Felix_Felicis00    09/03/2016    1 recensioni
INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE!
La storia può essere seguita anche se non si hanno tributi.
***
Dalla storia:
Tutto era pronto ormai.
Le telecamere erano state inviate ai distretti, con gli accompagnatori e la troupe televisiva.
I nomi, scritti su foglietti di carta, erano nelle bocce.
Le piazze erano state abbellite da stendardi colorati.
I ragazzi dai dodici ai diciotto anni erano stati radunati all’interno di zone delimitate da funi e contrassegnate a seconda dell’età, i più grandi davanti e i più piccoli dietro.
Ogni cosa era preparata, i trentesimi Hunger Games stavano, finalmente, per iniziare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui il capitolo per celebrare il compleanno della storia che vi avevo promesso (anche se con un giorno di ritardo)

Ricordi

David Wood adorava il suo lavoro, non per i soldi che guadagnava - anche se gli facevano certamente piacere - ma perché lo faceva sentire bene. Nelle ore che lavorava riusciva a dimenticarsi dei problemi che lo affliggevano e a dimenticarsi della sua triste vita. Lui adorava vedere quei ragazzini soffrire, per lui ogni morte era come una piccola vittoria. Non pensava questo perché era una persona sadica o malata, ma perché loro se lo meritavano. Se Capitol City era giunta a questa soluzione era stata solo colpa loro. I distretti avevano deciso di ribellarsi e ora avevano ottenuto la loro punizione.

Questi suoi pensieri non erano nati dagli insegnamenti che aveva appreso a scuola - o meglio non solo, visto che i professori dovevano  inculcare queste idee in testa ad ogni alunno - bensì da ciò che gli era capitato.
Era piccolo quando le ribellioni erano iniziate, sei anni o forse sette. Era un bambino uguale a tutti gli altri, non tanto diverso da quelli che abitavano nei distretti. Gli piaceva giocare con gli amici, andare al parco, mangiare gelati. Aveva due genitori che gli volevano bene: Caroline e Thomas Wood, non erano particolarmente strambi: forse avevano vestiti dai colori un po’ più sgargianti, ma alla fine erano dei genitori come quelli che vivevano fuori da Capitol City. Erano una famiglia normale, in fondo: Caroline era un medico, Thomas uno stilista non molto conosciuto, mentre David andava solo alle elementari. Quindi perché li avevano uccisi? Perché se l’erano presa con loro? Cosa avevano fatto di male? Queste erano le domande che David si era posto per tanto tempo.
“Non avevano fatto niente di male, David. Nessuno di noi ha fatto qualcosa di sbagliato, ma questa è la guerra e le persone si stanno ribellando per avere più diritti. Non volevano colpire i tuoi genitori in particolare, ma solo la città. Vogliono uccidere noi capitolini perché credono, di poter vincere, di poterci sottomettere, ma, fidati, si sbagliano.” Tanti avevano provato a spiegarglielo, ma lui non riusciva a capirlo, forse perché era solo un bambino, o forse perché non poteva semplicemente accettarlo.
Un giorno stava tornando da scuola, felice di aver preso un bel voto nella verifica di geografia e correva verso casa, pronto a ricevere i complimenti dai suoi genitori. Quando era arrivato, però, ad aspettarlo non c’era ciò che si aspettava: la casa era bruciata e i corpi dei suoi genitori erano avvolti in due sacchi neri, che assomigliavano tanto a quelli della spazzatura. Aveva pianto, urlato, battuto i piedi e i pugni a terra e poi era scappato dalle braccia della sua vicina di casa che aveva provato a calmarlo. Si era rifugiato nella casetta su un albero di un parco e non era uscito fino a sera. A quel punto aveva guardato in alto: il cielo era tempestato di stelle e sembrava che due brillassero più delle altre, o forse era solo la sua fantasia. Comunque fosse, capì che non serviva che si disperasse, non sarebbe cambiato nulla, ma c’erano altri modi che – nonostante non gli avessero riportato indietro la sua famiglia – lo avrebbero aiutato a sentirsi meglio.
Poi era stato spedito in un orfanatrofio, lì si era trovato degli amici e per un po’ il suo desiderio di vendetta scomparve. In particolare strinse un bel rapporto con una sua coetanea di nome Emily. Aveva i capelli biondi e due grandi occhi azzurri, il suo sorriso era luminoso ed era sempre gentile e dolce con lui. Quando entrambi compirono  diciotto anni riuscirono ad uscire da lì e si presero un appartamento in affitto insieme. Si innamorarono presto, anche se David probabilmente era cotto di lei fin dal giorno in cui l’aveva conosciuta. La guerra era giunta praticamente al termine, Capitol City aveva distrutto il distretto 13 e  gli altri erano ormai stanchi. Il desiderio di vendetta di David era scomparso del tutto, anche perché era venuto a sapere che la città stava pensando a delle riforme per tenere più controllati i distretti e per punirli di ciò che avevano fatto.
Una sera David, tornando dal lavoro (aveva intrapreso la carriera di avvocato) si era fermato in una gioielleria ed era entrato per comprare un anello: aveva finalmente preso la decisione di chiedere ad Emily di sposarlo. Aveva passato un paio di ore in quel negozio a discutere con la commessa sul suo acquisto. Era piuttosto perfezionista e attento ai particolari: doveva essere tutto perfetto. Nel tornare a casa chiamò al loro ristorante preferito e prenotò un tavolo per due. Poi si fermò da un fioraio e comprò un bel mazzo di rose rosse. In ufficio aveva già scritto e imparato a memoria il discorso, quindi era tutto pronto. Quando arrivò a casa, però, non c’era nessuno ad aspettarlo, ma David non si preoccupò troppo: probabilmente Emily era stata trattenuta al lavoro. Passata un’ora decise di chiamarla, ma non ottenne alcuna risposta.

Il telefono squillò e David si alzò dal divano, convinto che a chiamare fosse Emily per avvisare che stava arrivando. Sullo schermo però c’era un numero sconosciuto, forse le si era scaricato il telefono e aveva usato quello di una collega.
“Pronto?” rispose.
“Buonasera. Lei è il signor Wood?”chiese una voce maschile, che non conosceva.
“Sì, salve. Con chi sto parlando?”
“Sono un Pacificatore, signore. Mi chiamo Johnson.” Che cosa poteva volere un Pacificatore da lui?
“Posso fare qualcosa per aiutarla, signor Johnson?”
“Lei conosce la signorina Emily Brown?” A sentire il suo nome David si agitò molto. “L’ho contattata perché il suo numero era segnato tra quelli da chiamare in caso di emergenza.”
“Sì, è la mia fidanzata. Perché? Le è capitato qualcosa? Dove si trova? Sta bene?” domandò preoccupato.
“Mi dispiace comunicarle che la signorina Emily Brown è morta, è stata uccisa.”

Per lui fu come se il mondo gli crollasse addosso, per la seconda volta. Adesso però non sarebbe riuscito a rimettere assieme i pezzi.
Più tardi quella sera scoprì che a compiere l’omicidio era stato uno dei pochi ribelli rimasti. Egli era riuscito ad arrivare a Capitol City, ma poi era stato circondato dai Pacificatori e, preso dal panico, aveva preso Emily come ostaggio e le aveva sparato vedendo che gli uomini continuavano ad avanzare, senza considerare la sua minaccia.
Ancora una volta loro era riusciti a potargli via la sua felicità. Lo avevano privato dei genitori, della sua casa e ora dell’amore della sua vita. Era abbastanza.
Un mese dopo riuscì ad entrare tra gli uomini di fiducia del Presidente e quando nacquero gli Hunger Games fu tra i primi a proporsi come Stratega e venne subito scelto; infatti non era difficile vedere il lui il desiderio di vendetta.
Quest’anno era stato promosso come Capo Stratega e quindi poteva controllare tutto.
Non si sentiva in colpa nemmeno un po’. Era giusto che i figli, i nipoti e i pronipoti dei ribelli pagassero. Gli avevano portato via tutto quello che aveva e adesso era arrivato il suo momento di fare lo stesso.
Li odiava. Odiava ogni singolo tributo. Era stata colpa loro. Erano stati loro a farlo soffrire e ora dovevano pagare.


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
So che può sembrare stupido festeggiare il compleanno di una storia, ma io non sono del tutto normale, quindi: TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURIII STORIAAA, TANTI AUGURI A TEE!
Detto questo ecco qui il capitolo extra che vi avevo promesso. Ora conoscete meglio anche il nostro Capo Stratega, David Wood.
Spero sinceramente che la sua storia vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato il capitolo.
Vi lascio!
Un bacione,
Felix
p.s. Spero di aggiornare presto, ma non garantisco nulla.
  
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