Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Noel11    09/03/2016    1 recensioni
Una ragazza. Nulla da perdere e tutto da guadagnare.
[Dal Capitolo 1:
Si alza in piedi e si mette ai margini del cornicione. Guarda la città svegliarsi, quella città completamente diversa da quella in cui viveva prima. Scuote la testa energicamente "No" disse "è inutile pensare a un passato che non esiste" e vorrebbe convincersi che non esiste, perché sa che sarebbe tutto più semplice se non fosse esistito. Sospira guardando le prime luci dell'alba facendosi investire dalla fresca brezza mattutina di un giorno di ottobre "è ora di andare, si va in scena" .]
Quanto siete disposti a pagare per la libertà?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 9
Festa di Halloween



 
<< Aspetta, cosa?>>
Era pomeriggio inoltrato e Matteo era al telefono con Giorgio da più di un’ora.
<< Hai capito bene, non farmelo ripetere.>> sbuffò, cercando la sua pallina da tennis per la camera mentre teneva il cellulare bloccato tra la spalla e l’orecchio.
<< Okay, allora fammi ricapitolare al posto tuo.>> iniziò Giorgio << La ragazza di cui sei ossessionato da non so quanto tempo viene a passare il tempo con noi, saltando le lezioni, scherzando e ridendo e tutto il resto.>>
<< Già, fino a lì credo che tu abbia capito perché c’eri anche tu.>> disse recuperando la pallina da sotto il letto.
<< Non mi interrompere!>> lo riprese Giorgio.
<< Okay, continua pure.>> mise il vivavoce al cellulare e si sdraiò sul letto iniziando a colpire il soffitto.
<< Bene. Come stavo dicendo, prima che tu mi interrompessi, lei si è seduta con noi. Poco dopo io me ne sono andato, lasciandovi soli, e chiedendoti di non fare casini. Da qui in poi quello che mi hai detto è che lei ti ha proposto una sveltina e tu hai rifiutato?!>> chiese Giorgio ancora più confuso di prima.
<< Devo rispondere oppure devo continuare a stare zitto?>> chiese stuzzicandolo.
<< Rispondi idiota! Ti avevo detto di non fare casini! Ma tu cosa fai? L’esatto contrario, mi pare ovvio!>> esclamò al limite dell’esasperazione.
Matteo sbuffò. Ne avevano parlato per un’ora e lui continuava a non capire.
<< Si mi ha proposto una sveltina, ma io ho rifiutato perché non mi piacciono le cose facili.>> ripeté per l’ennesima volta.
<< Sei un idiota.>> constatò Giorgio. A quel punto Matteo non ce la fece più.
<< Oh, andiamo! Se volessi una sveltina con una ragazza qualunque andrei in discoteca e me la farei nei bagni sudici del locale. Il bello di lei è che era una sfida, pensavo fosse diversa.>> marcò con rabbia le ultime parole.
<< Continuo a non capirti.>> sospirò Giorgio, si stava rassegnando.
<< Se Anastasia si fosse offerta a te subito, tu ci staresti insieme?>>
<< Cosa?! Non è paragonabile il contesto, è diverso e lo sai bene.>> disse Giorgio non capendo dove l’amico volesse andare a parare.
<< Rispondi e basta!>> prese il telefono in mano, stringendolo con più forza.
<< Teo non lo so, è diverso da tutta questa situazione. Eravamo nella clinica e poi c’eri anche tu e->>
<< Va bene, lascia perdere.>> sospirò, massaggiandosi gli occhi.
<< Hai visto il giornale?>> chiese Giorgio cambiando argomento. Matteo si irrigidì di colpo, aveva un brutto presentimento. Non rispondendo Giorgio continuò a parlare. << Parlano del cadavere che hai trovato quella notte. A quanto pare l’uomo che è morto era un gran bastardo e il mondo non sentirà la sua mancanza, ma comunque essendo un omicidio investigheranno.>> finì di dire Giorgio, posando il giornale di quella mattina sulla sua scrivania.
Matteo aveva il respiro pesante. La stanza gli sembrava diventata più piccola di quello che già era, le mani iniziavano a tremare, << Cercano testimoni, non è così?>> chiese titubante.
<< Sì.>> la sua voce era ferma << Ma non è detto che vengano da te. E poi tu non hai fatto niente di male Teo, hai dato solo l’allarme.>> disse Giorgio cercando di calmare il suo amico.
Matteo si passo una mano sulla faccia, improvvisamente più stanco del solito << Lo so. Solo che voglio rimanerne il più lontano possibile da questa storia.>> sospirò.
<< Hai ancora degli incubi?>> chiese Giorgio, sinceramente preoccupato per il suo amico.
<< Qualche volta.>> sussurrò.
<< Vuoi altra erba? O qualcosa di più forte?>> chiese, rovistando tra i suoi cassetti per cercare la sua scorta personale.
Per Matteo l’idea era allettante, ma << No, grazie.>> rispose << Per un po’ voglio restare lontano da quello schifo, mi farebbe più male che bene.>>
<< D’accordo.>> disse mettendo a posto il casino fatto. << Allora, hai già un costume per la festa di Halloween?>> chiese Giorgio, cambiando per la milionesima volta argomento.
Matteo scosse la testa ridendo << Scherzi, vero? Io non ci vado a quella festa.>> disse prendendo di nuovo la pallina da tennis.
<< Cosa?! Mi hai rotto le palle tutta la settimana per questa festa e ora tu ci vieni, okay?!>> disse con un tono che non ammetteva repliche.
<< Ma una settimana fa non era successo tutto questo, non ho motivo di andarci!>>
<< Non mi frega niente! Ora Anastasia ci vuole andare perché è il nostro ultimo anno quindi, visto che la colpa è la tua e delle tue idee geniali, ora tu verrai con noi. Anche se con Alice non->>
 
 
<<-non ci parli più?>> chiese Erica sorpresa. Alice aprì le ante del suo armadio mentre il telefono era abbandonato sul letto con il vivavoce accesso.
<< Già>> rispose con voce neutra << Ora smetterai di sprecare energie impegnandoti ad incenerirlo con lo sguardo.>> rise.
<< Bene… credo.>> disse insicura Erica.
<< Che c’è? Ti senti in colpa?>> chiese stupita, volgendo lo sguardo verso il letto dove c’era il telefono e avvicinandosi per prenderlo in mano.
<< No, è solo che…>> non riuscì a completare la frase, aveva come paura di aver combinato un casino.
<< Solo che…?>> la esortò Alice a continuare.
<< Tu… l’hai fatto a causa mia, e quindi->>
<< No, ti fermo subito.>> la interruppe, bloccando quel mare di parole che sarebbe uscito in poco tempo << Sono una persona capace di pensare e prendere le proprie decisioni. Tu non centri niente, okay?>>
<< Okay…>> rispose insicura.
Alice non voleva che Erica si sentisse in colpa per una cosa che non aveva fatto. Era stata lei a litigare con Matteo e a dirgli quelle cose. Non poteva permettere che Erica pensasse che fosse colpa sua o che pensasse di essere troppo protettiva. Non poteva però neanche dirle il perché per il quale loro due non si parlavano. Era sicura che se le avesse rivelato il motivo, avrebbero finito per litigare pesantemente questa volta.
Sentì un tonfo provenire dall’altro capo del telefono insieme a delle imprecazioni quasi inudibili.
<< Tutto bene? Ci sei ancora?>> chiese preoccupata.
<< Si, si.>> disse Erica mettendosi di nuovo in piedi << Sono caduta per colpa di questo stupido scatolone di costumi!>> e gli diede un calcio.
Alice cercò di contenere la sua risata il più possibile << Costumi? A che ti servono?>> chiese una volta ripresa dalle risate.
<< Per la festa di Halloween della scuola, ovviamente.>> sbuffò Erica prendendo di nuovo in braccio lo scatolone << Tu hai già trovato un vestito?>>
Alice rimase in silenzio, per poi schiarirsi la gola e dire << Veramente io…>>
<< Te ne sei dimenticata, non è vero?>>
<< Sì.>> ammise, vergognandosi della sua scarsa memoria.
<< Lo sapevo! Almeno ti ricordi che poi verrai a dormire a casa mia?>> chiese incredula.
<< Ma certo che quello me lo ricordo! Ho anche la giornata libera dal lavoro!>> rispose a tono << Parlando di lavoro>> Alice guardò il suo orologio e sgranò gli occhi << È tardissimo! Devo andare!>> disse prima di correre per la stanza e afferrare borsa e chiavi.
<< Okay, ci vediamo domani mattina a casa mia. Cerca di trovare una soluzione per il costume e non dimenticare di portarti il borsone per la notte!>>
<< Si, si, mi ricorderò tutto. Ora devo andare. Ti voglio bene, ciao.>> e attaccò prima ancora di ricevere una risposta.
 
 
La scuola era rimasta chiusa quella mattina per il giorno di Halloween, permettendo agli organizzatori di preparare il necessario per la festa. Decorando corridoi con striscioni, palloncini, fantasmi e scheletri. Portando fuori, nel giardino della scuola, i vari tavoli con le prelibatezze a tema horror come i biscotti a forma di osso e le dita moncate fatte di würstel e ketchup. Le casse erano state messe tutte intorno al giardino e il DJ era stato chiamato. Tutto quello che restava da fare era aspettare che si facesse sera e che gli studenti arrivassero con i loro travestimenti. E naturalmente anche le riserve di alcool.
<< Non è poi così male.>> affermò Giorgio guardandosi intorno.
<< Già, però potevano mettere della musica migliore.>> storse il naso Anastasia, ancorata al braccio di Giorgio.
<< E magari potevano anche portare dell’alcool.>> sbuffò Matteo. Già non gli andava di stare là, figuriamoci poi se doveva rimanerci anche da sobrio.
<< Ed è a questo che servono gli amici.>> attirò la sua attenzione Giorgio tirando fuori dal nulla una fiaschetta riempita di whisky e passandola nelle mani del suo amico.
<< Alla tua roscio.>> brindò prima di prendere un generoso sorso.
Giorgio ricevette una gomitata da parte di Anastasia, << Perché hai portato dell’alcool?! Sai che ci devo stare lontano. Per non parlare del fatto che Teo non regge bene.>> lo rimproverò fulminandolo con lo sguardo.
<< Ma, amore, lascialo bere. Il ragazzo ha il cuore spezzato.>> cercò di salvarsi in qualche modo.
<< Hey, Giorgio!>> urlò una voce familiare.
Ed ecco che tutte le paure di Matteo si materializzarono. Non voleva incontrarla, non voleva parlarci, ma soprattutto non voleva che vedesse in che stato era. Naturalmente non fu accontentato visto che lei continuò ad avvicinarsi a loro. Prese un altro sorso dalla fiaschetta e si mise a fissare il terreno sotto i suoi piedi, deciso a non alzare lo sguardo.
<< Alice! Che piacere rivederti!>> disse Giorgio, entusiasta di quella situazione.
<< Bel costume, Conte Dracula.>> si congratulò Alice guardandolo dalla testa ai piedi.
<< Grazie mille, mia cara. Ma lascia che ti presenti la mia Contessa, lei è Anastasia.>> presentò la sua ragazza come la più bella delle opere d’arte.
<< Oh, quindi tu sei la ragazza che ha in mano il cuore del nostro caro Giorgio. Ho sentito molto parlare di te, è un piacere conoscerti>> le strinse la mano, sorridendole.
<< Il piacere è tutto mio. Anche io ho sentito parlare molto di te.>> ricambiò il sorriso lei.
<< Spero siano state solo parole positive.>> rise Alice, un po’ nervosa.
<< Più o meno.>> disse guardando Matteo con un sopracciglio alzato. Lui continuò a guardare il terreno, fingendosi non interessato alla conversazione.
<< Alice, non ti sei vestita per la festa?>> chiese Giorgio confuso.
<< Oh, ma lo sono>> rispose lei per poi fare una piroetta su se stessa << Sono un assassino. Si confondono con la massa quindi è per questo che è difficile capire chi sono.>>
<< Davvero geniale.>> commentò Giorgio.
<< Mi piacciono molto i tuoi vestiti. Ti stanno molto bene.>> si complimentò Anastasia.
Matteo preso dalla curiosità diede una fugace occhiata, e dovette ammette che Anastasia aveva ragione. Non indossava niente di particolare, ma sembrava che a lei calzasse benissimo. Aveva degli skinny jeans neri che le fasciavano bene le gambe muscolose, mentre ai piedi aveva degli anfibi. Sopra aveva una maglietta nera le cui spalline si trovavano alle estremità delle spalle. Per completare il tutto aveva una cintura all’altezza della vita e un giacchetto di pelle nero che le dava un’aria da cattiva ragazza. Rimase quasi imbambolato a quella visione.
<< Beh, fai coppia con il nostro caro Teo. Ha avuto un’idea simile alla tua decidendo di mascherarsi da ladro!>> disse mettendo in mostra il suo amico prendendolo dalle spalle e facendolo girare verso Alice.
Lei sorrise << Già, l’avevo intuito dal giacchetto di jeans e dalla bandana legata al collo.>> continuò a guardarlo.
Matteo la guardò meglio, ora che era faccia a faccia con lei, e non voleva ammettere che gli era mancata un po’. Si ridestò e sciolse la presa del suo amico dalle spalle << Vado a prendere qualcosa da bere.>> disse scontroso, non degnandola neanche di una risposta.
Gli altri rimasero lì a guardarlo mentre andava verso i tavoli in giardino.
<< Gli passerà, Alice. Dagli tempo.>> la rassicurò Giorgio. Ma lei non rispose, troppo impegnata a fissare il punto in cui Matteo si era diretto.
<< Vado anche io a prendere qualcosa da bere. Voi volete qualcosa?>> chiese Alice, ignorando le parole di Giorgio.
A quel punto lui cercò di rispondere ma venne fermato da Anastasia << No grazie, siamo a posto. Vai pure Ali, ci incontreremo in giro.>> le disse, lasciandola andare per la sua strada.
Giorgio guardò la sua ragazza << Credi davvero che sia una buona idea?>> chiese pensieroso.
<< Non sono più bambini. E ho visto come la guarda Teo, riusciranno a risolversela da soli, serve solo una spinta.>> prese di nuovo la mano al suo ragazzo. Lui la guardò, per poi lasciare un casto bacio sulla sua guancia.
<< A proposito di spinta.>> iniziò guardando maliziosamente la sua ragazza << Quale di queste classi vuote vuoi onorare con lo spettacolo del nostro amore carnale?>> chiese Giorgio stringendosela più vicino.
<< Stupiscimi, mio adorato Conte>> gli sorrise, prima di essere trascinata in una delle classi vuote, più lontane dalla festa.
 
Era pieno di ragazzini del primo anno che si spingevano per afferrare la maggior quantità di cibo possibile. Si sentiva così vecchio in mezzo a tutti quei bambini. Li spostò bruscamente uno ad uno, incenerendo con lo sguardo chiunque osasse dire qualcosa, e si diresse verso la bacinella di succo che a quell’ora doveva essere già stata corretta con della vodka. Prese un bicchiere di carta e lo riempì.
<< Hey>> lo salutò lei, non ricevendo nessuna risposta << Hai intenzione di non rivolgermi più la parola?>> chiese infastidita.
<< Il piano è quello. Non era quello che volevi anche tu?>> chiese, continuando a non guardarla e a riempire vari bicchieri per tenere occupata la mente.
<< Senti, mi dispiace okay? Sono stata una stronza insensibile. Ma questo non vuol dire che quello che ho detto non è vero.>>
<< A cosa ti riferisci? Al fatto che tu mi consideri un puttaniere come tutti o al fatto che non ti sono indifferente?>> ghignò a quella domanda e bevve un sorso dal suo bicchiere. Il succo non era stato ancora corretto.
<< Facciamo tutti e due.>> disse lei senza peli sulla lingua.
Rimase sorpreso a quella affermazione, ma non si scompose più di tanto, voleva avere lui le redini della situazione.
<< Lo sai che quello che mi hai chiesto è stato davvero poco carino? Non so se ti perdonerò molto facilmente.>> posò il bicchiere e tirò fuori di nuovo la fiaschetta.
Lei spalancò completamente gli occhi, girandosi verso di lui e allargando completamente le braccia << Oh, ma andiamo! Ti ho già detto che mi dispiace, cosa vuoi ancora?!>> chiese al limite dell’esasperazione.
Fu un attimo, neanche il tempo di voltarsi che tutto successe velocemente. Un ragazzo le buttò un secchio di acqua addosso, e una volta finita con l’acqua un altro ragazzo gli butto un secchio pieno di serpenti e ragni di gomma che le si incastrarono su tutto il corpo, << Benvenuta nella nostra scuola, nuova arrivata!>> urlò quello battendo poi il cinque con il suo compagno.
Matteo non ci vide più e prese uno dei ragazzi per il colletto della maglia e lo tirò vicino a sé << Che cazzo state facendo, idioti?!>> disse prima di alzare un pugno per aria e stringere forte la presa sulla maglia del ragazzo, quando sentì un urlo di puro terrore. Alice stava urlando, scossa dai tremiti, con il respiro accelerato. Il ragazzo sfruttò la distrazione di Matteo per scappare insieme al suo complice, lui li lasciò andare, ci avrebbe pensato dopo. Ora doveva concentrarsi su Alice. Che però sembrava riaver acquistato la capacità di camminare, perché era scappata da lì.
<< Merda!>> imprecò per quella situazione. Subito dopo venne affiancato da Erica che lo incenerì ancora con lo sguardo.
<< Che è successo? Cosa le hai fatto?!>> chiese lei minacciosa.
Matteo si mise sulla difensiva, << Non ho fatto niente! È stato quello stronzo insieme al suo amico! Gli hanno buttato addosso dell'acqua e un secchio pieno di serpenti e ragni di gomma e quando mi sono girato lei->>
<< Aspetta, cosa? Ragni di gomma?>> lei sbiancò a quella informazione.
<< Si. Cosa c'è che non va?>> chiese, non capendo perché si stesse preoccupando per dei ragni finti.
<< Merda! Alice è aracnofobica!>> vide la faccia confusa di Matteo e si spiegò meglio << Ha il terrore dei ragni! Dobbiamo trovarla, prima che gli prenda una crisi. Aiutami e appena la trovi vieni subito da me, chiaro?>> le disse disperata.
Lui annui senza contestare e iniziò a cercarla per tutta la scuola. La cercò nei bagni, nei laboratori e in palestra, non la trovò da nessuna parte. L’unico posto che non aveva ancora controllato era il capannone degli attrezzi. Si precipitò di nuovo in giardino, superando la festa che si stava ancora tenendo, dove tutti i presenti erano ignari del senso di panico che stava attraversando Matteo e anche Erica.
Una volta davanti alla porta del capannone, l’aprì lentamente, spaventato di non trovarla neanche lì. Ma questa volta aveva fatto centro. La trovò rannicchiata sotto la piccola finestra che faceva entrare qualche raggio lunare, con le gambe tirate verso il petto e la testa nascosta tra esse, il suo corpo era percosso da tremiti e singhiozzi. Si avvicinò subito a lei accovacciandosi alla sua altezza.
<< Alice! Hey, Alice tutto okay? Che domanda idiota certo che no!>> la osservò, era bagnata dalla testa ai piedi e stava tremando come una foglia. Si sfilò la giaccia e gliela posiziono addosso in modo da coprirla tutta per farle sentire meno freddo, << Vado a chiamare Erica, tu resta qui okay?>> disse per poi provare ad alzarsi ma lei fu più veloce e gli afferrò un polso.
<< NO!>> urlò.
<< Cos->>
<< Ti prego, non andare via. Ti prego.>> chiese supplicandolo con gli occhi.
<< Okay, sto qua non mi muovo.>> cercò di tranquillizzarla, sedendosi accanto a lei.
Alice continuò a respirare pesantemente e a tremare, non sembrava riuscire a smettere.
<< Non ce l'ho più addosso, vero?!>> chiese, ancora tremando.
Lui la studiò un attimo per poi << Solo uno piccolo tra i capelli.>> rispondere semplicemente.
Lei afferrò con forza la mano di lui, presa dal panico, << TI PREGO TOGLIMELO!>> urlò.
<< Okay, stai calma ci penso io.>> la tranquillizzò togliendo il ragnetto dai suoi capelli, e indugiando più del dovuto, << Fatto. Ora non ce ne sono più.>> le sorrise, per poi rimettersi seduto accanto a lei.
<< Grazie.>> sospirò lei.
Le mani erano ancora intrecciate fra di loro, e a nessuno dei due sembrava dispiacere quel contatto.
Rimasero così per un po’ di tempo, con il solo sottofondo della musica e dei loro respiri. Fu lei poi a spezzare il silenzio, una volta calmata.
<< Grazie per essere restato ed avermi aiutato. Non eri obbligato a farlo dopo quello che ho fatto e detto l'altra volta.>> non lo guardò in faccia mentre glielo diceva, ma fissava dritta un punto davanti a sé.
<< Tranquilla sono abituato ad essere trattato male. Te ed Erica siete allergiche a me.>> fece un sorriso amaro. Lei finalmente si voltò a guardarlo, per poi abbassare la testa e guardare per terra.
<< Scusa…>> e questa volta lo intendeva sul serio.
E lui sorrise veramente questa volta, << Scuse accettate. Dovrei scusarmi anche io, mi sono avvicinato a te solo con l'intento di usarti.>>
<< Mh.>> è tutto quello che seppe dire lei.
Ritornò il silenzio fra di loro, ma le loro mani non erano ancora decise a separarsi.
Scosse la testa ridacchiando, attirando così l’attenzione di Matteo, << Dio che figura ridicola, urlare per dei ragnetti.>> rise amareggiata. Lui la guardò per un po’. Le sembrava così fragile in quel momento, e allo stesso tempo così piena di rabbia verso se stessa.
<< Tutti abbiamo le nostre debolezze.>> le fece notare, magari con lo scopo anche di farla sentire meglio.
<< Ma io non voglio essere debole!>> quasi urlò di rabbia. Lui strinse la presa sulla sua mano e le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per attirare la sua attenzione.
<< Non c'è niente di male ad esserlo, siamo esseri umani.>> sussurrò, lasciando la mano ancora sospesa fra di loro. Lei lo guardò, non convinta di quello che il ragazzo le aveva appena detto.
<< Qual è la tua debolezza allora?>> chiese allora, con la curiosità di un bambino, riuscendo a spezzare quel momento che sembrava troppo intimo per una come lei.
Lui si riprese e rise, << Non si dicono queste cose in giro, qualcuno potrebbe usarle contro di te.>>
Lei sembrò rilassarsi, decisa ancora però a non mollare.
<< Non è giusto tu sai la mia, ora voglio sapere la tua.>> quasi piagnucolò nel dire quella frase.
Lui scosse la testa mentre ghignava, e si mise a fissare il soffitto di quel capannone. Era veramente malridotto e sudicio, ma nessuno si preoccupava di aggiustarlo. Troppo tempo e troppo spreco di denaro. Era un ottima metafora per descrivere il suo rapporto con le persone.
Doveva dirglielo? Poteva aprirsi con qualcuno di diverso da Giorgio ed Anastasia? Con una ragazza conosciuta da neanche due mesi? Poteva ignorare la domanda, ignorare tutto quello che era successo. Eppure, per una volta, non voleva più fingere.
Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e li riaprì, << Ho paura dell'abbandono. Sono terrorizzato all'idea di perdere le persone a me care.>> sussurrò continuando a fissare il soffittò.
Ci furono alcuni secondi, in cui il tempo sembrava essersi fermato. Ma poi riprese a scorrere nel momento esatto in cui lei strinse la mano di lui e iniziò ad accarezzarne il dorso con il pollice, formando dei piccoli cerchi invisibili. Lui strabuzzò gli occhi guardando prima la mano e poi lei.
Alice non lo stava guardando, stava fissando un punto dritto davanti a se, non gli stava facendo la carità con quel gesto, non stava provando pietà per lui. Quel gesto, quelle carezze, avevano tutt’altro significato. Sapevano di comprensione, del sapore di chi ci è già passato, e forse anche di marchio, di quelli che vogliono lasciare un segno, di quelli che si lasciano le persone al loro passaggio.
Si schiarì la gola, riportando tutti e due alla realtà, << Forse dovremo andare, Erica si starà preoccupando non trovandoti.>>
Lei gli lasciò subito la mano, come se si fosse resa conto solamente ora del danno che aveva fatto, << Già. Hai ragione.>> disse alzandosi velocemente.
Uscirono tutti e due da quel luogo, che aveva visto tanto delle loro debolezze, in religioso silenzio. Ritornarono all’interno della scuola cercando un posto più tranquillo, lontano dal rumore, lontano da tutti.
<< Eccoti qua!>> corse verso i due Erica, senza fiato per le numerose scale fatte, << La prossima volta se devi scappare e nasconderti, avvertimi!>> la sgridò, cercando di riprendere fiato. Poi spostò lo sguardo verso il ragazzo << Ti avevo detto di chiamarmi se la trovavi! Per colpa tua ho dovuto assistere alla scena di due vampiri che copulavano in una delle classi.>> disse rossa in viso per l’imbarazzo.
Matteo e Alice si guardarono negli occhi, scoppiando a ridere, sciogliendo un po’ di quel ghiaccio che si era formato nei loro occhi.
<< Oh, adesso stai bene?! E io che mi preoccupavo.>> sbuffò, incrociando le braccia. Alice si avvicinò alla sua amica abbracciandola per le spalle.
<< Su, non tenermi il muso. Non c’era niente di cui preoccuparsi, sono stata in buone mani.>> guardò Matteo mentre diceva l’ultima frase. Lui trattenne il respiro a quella affermazione.
<< Okay, allora porta il tuo culo in macchina che andiamo a casa. Mi sono rotta le scatole di questa festa.>> iniziò a marciare con passo spedito verso la porta. Alice la guardò mentre andava a prendere la macchina e sorrise a quella visione.
Si tolse il giacchetto di jeans, restituendolo al legittimo proprietario, << Grazie… per tutto.>> lo guardò negli occhi per poi superarlo e raggiungere Erica in macchina.
Si voltò a guardarla andare via. Ebbe un grande peso sullo stomaco. Non voleva lasciarla andare via, voleva assicurarsi che stesse veramente bene, voleva un altro momento simile a quello avuto in quel vecchio capannone. Un momento in cui lui non doveva fingere di essere qualcuno, non doveva più indossare maschere. Ma stava esagerando con tutti quei pensieri. In fin dei conti l’avrebbe vista il giorno dopo sempre in quella maledetta scuola. Sospirò, scuotendo la testa, e si accasciò contro la parete. Prese la fiaschetta dal suo giacchetto, e si mise ad aspettare Giorgio e Anastasia.
 
 
Alice sparì per tutta la settimana.







Angolo autrice 
I'm back again. Yeeessss. 
Mio Dio mi era mancato moltissimo scrivere, ma sopratutto aggiornare la storia. Mi dispiace di non averlo potuto fare prima, ma, hey, poteva andare peggio. Avreste potuto aspettare anche un mese (non ne sarei stata capace io. Amo troppo questa storia per non scriverla).
Come ho detto prima, ora non ci saranno giorni fissi in cui aspettare il nuovo capitolo. Quando avrò tempo aggiornerò.
Un ringraziamento speciale va a cecy_99 che scrive una recensione sotto ogni nuovo capitolo e segue la storia direi quasi con passione. Le tue parole e la tua curiosità mi scaldano il cuore ogni volta.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno o recensirano la storia.

A presto.
E. xx

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Noel11