Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: Tecla_Leben    09/03/2016    1 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







I guardiani avevano da poco fatto ritorno alla fabbrica di giocattoli, e ad attenderli avevano trovato una brutta sorpresa. I resti infranti della prigione di vetro in cui Bellatrix aveva rinchiuso Pitch, sacrificando la propria vita, giacevano silenziosi sulla scrivania di Nord, coperta da un sottile strato di sabbia nera. Lui era sparito senza lasciare altra traccia.

Jack ne rimase letteralmente sconvolto: aveva raccolto alcune schegge cristalline e ricurve, il volto più pallido del solito e le mani scosse da un fremito, rifiutandosi di credere all'evidenza. Poi le aveva strette nei pugni, era scattato in piedi ed era corso via, gettandole lontano.

Adesso Jack sedeva nella stanza che era stata di lei durante la sua breve convalescenza, seduto sul davanzale con le gambe strette al petto e la fronte china sulle ginocchia. La porta si aprì cigolando e Jack alzò stancamente lo sguardo, in tempo per vedere Calmoniglio richiudersela meticolosamente alle spalle. Jack tornò a guardarsi le ginocchia, vagamente deluso.

<< Jack, smettila di piangerti addosso, devi andare avanti! >> disse Calmoniglio, avvicinandosi risolutamente.

<< Come sta Sandy? >> chiese il ragazzo in tono brusco, scuotendo la testa con gesto stizzito: non aveva nessuna voglia di parlare di lei, tanto meno con lui che non la aveva mai apprezzata particolarmente.

<< Beh, puoi ben immaginartelo! >>

Il Coniglio di Pasqua si sedette sul davanzale di fronte a lui e lanciò un'occhiata sfuggevole fuori dalla finestra, percorrendo le montagne bianche con lo sguardo assorto.

<< Non l'ho mai visto così a terra, e lo conosco praticamente da sempre! >>

Il ragazzo emise un verso piatto e voltò la testa, guardando a sua volta il paesaggio innevato per sfuggire agli occhi attenti del collega. Lui, dal canto suo, si soffermò su ogni dettaglio del suo viso, quasi a cercare di vedere sotto la pelle il flusso vorticoso dei suoi pensieri, di decifrare ogni impercettibile mutamento della sua espressione.

<< Tu non sei solo abbattuto per la morte di Bellatrix, vero? C'è dell'altro, sotto. Dico bene? >>

Con immenso sforzo, Jack si costrinse a guardarlo in faccia. Provò ad articolare qualche parola, ma dalle sue labbra uscirono solo alcune lettere sconnesse e striminzite. Frustrato, seppellì il volto tra le mani e inspirò profondamente, lasciando che il suo fiato caldo gli inumidisse le mani.

<< Hai ragione, amico. Sono... arrabbiato. Insomma, lei ha sacrificato sé stessa per per mettere Pitch a tacere una volta per tutte, e alla fine lui è riuscito comunque a spuntarla >> .

Calmoniglio continuò a guardarlo, chinando il busto in avanti incoraggiandolo a proseguire.

<< Alla fine ha vinto lui. Se avesse saputo prima che il suo sacrificio non sarebbe valso a nulla, probabilmente non si sarebbe mai sognata di fare una cosa simile! >>

Calmoniglio non seppe cosa rispondergli, perché Jack aveva tradotto in parole ciò che lui aveva solo osato pensare.

<< E poi non capisco, >> continuò il ragazzo, interrompendo le riflessioni dell'altro, << la sua morte non ha alcun senso! Voglio dire, lei era uno Spirito! Aveva superato la sua morte terrena, non avrebbe dovuto succederle di nuovo, giusto? >>

Il compagno rimase qualche istante in silenzio, soppesando le parole più giuste per rispondergli.

<< Jack, ricordi cosa aveva detto Pitch quando ha rubato i dentini dei bambini? >>

Ma Jack evidentemente non ricordava, perché lo guardò confuso.

<< Disse che i Guardiani perdono i poteri se molti bambini non credono più in loro, finendo col perdere la loro energia >> .

<< Va bene, ma Bellatrix non aveva bisogno che i bambini credessero in lei! >> obiettò il ragazzo.

<< No, hai ragione. Ma il punto non è questo. Il punto è che Pitch le ha prosciugato ogni potere, e in questo modo è svanita nel nulla. Ci vogliono pochi mesi per uccidere un Guardiano, ma con lei sono bastati pochi secondi perché ha impiegato tutte le sue forze per imprigionarlo e indebolirlo! E quindi non è vero che non è servito a niente >> .

Jack tornò a guardare fuori, cercando di tenere a bada il senso di oppressione che ancora minacciava di sopraffarlo. Calmoniglio gli pose la mano sulla spalla e Jack incrociò il suo sguardo nel riflesso del vetro.

<< Non devi lasciare che quel che le è successo ti impedisca di vivere, Jack. Cerca di andare avanti. Per lei, almeno! Lo dovresti sapere meglio di me: chi abbiamo voluto bene non ci lascerà mai davvero. Mai! >>

Se due anni prima gli avessero detto che Calmoniglio, con cui era notoriamente in contrasto più o meno da sempre, avrebbe cercato di consolarlo, lui gli avrebbe riso in faccia. Probabilmente, se avesse visto quella scena allora, non avrebbe voluto credere ai propri occhi.

<< Grazie, Calmoniglio. Forse hai ragione tu... >>

Il ragazzo non colse il sorriso incoraggiante dell'altro, perché si alzò voltandogli le spalle e si stiracchiò, muovendo qualche passo verso la porta. Fuori trovò Dentolina e Nord, che esibivano un'aria innocente sul volto, e ne dedusse che dovevano aver origliato l'intera conversazione.

<< Avete visto Jamie? >> chiese, come se non si fosse accorto di nulla.

<< È con Sophie, nell'altra stanza... >> rispose lei, evasiva.

L'altra stanza” era in realtà un piccolo disimpegno all'inizio del corridoio, in cui gli unici arredi consistevano in un piccolo divanetto, un vecchio baule polveroso e un orologio a pendolo alto e stretto come un campanile. I due fratelli erano rannicchiati l'uno contro l'altra, profondamente addormentati. Jack si piegò sulle ginocchia e rimase a lungo a fissare i loro volti sereni.

Jamie respirava profondamente, il naso affondato tra i capelli della sorella e le sopracciglia distese. Sophie aveva la testa appoggiata sulle gambe del fratello e si stava succhiando beatamente il pollice. A un tratto, come accortosi di essere osservato, il bambino si svegliò con un mugolio e alzò lentamente la testa.

<< Jack... >> mormorò con voce pastosa, levandosi i capelli di Sophie dalla bocca, << Che succede? >>

<< Nulla, Jamie >> rispose il ragazzo, cercando di mantenere un tono disinvolto, << ero venuto a vedere come state >> .

Il bambino si stropicciò gli occhi, emettendo un verso di assenso poco convinto. Sophie, disturbata dalle voci, si girò nel sonno staccando la mano dalla faccia. Jack vide un sottile filo di saliva tendersi tra il dito e il labbro inferiore della bambina, curvarsi verso il basso e ricadere sul suo petto in gocce filamentose.

<< Jack? >>

Il ragazzo tornò a guardare Jamie, iniziando a sentirsi a disagio.

<< Dove siete stati? E perché Bellatrix non è tornata? >>

In cuor suo, Jack provò un moto di odio verso il bambino. Sapeva che non ne aveva colpa, ma perché tutti si ostinavano a ricordargli di lei? Perché non si sentiva libero di poter mettere una croce su tutta quella faccenda?

Lentamente, Jack allungò una mano a scompigliargli i capelli. Poi gli posò entrambe le mani sulle spalle e la sua voce risuonò ferma nonostante la tristezza gli attanagliasse la gola.

<< Jamie... >> disse infine, saldando la presa, << Bellatrix non... non tornerà più >> .

Il bambino sembrò assimilare il significato di quelle parole e, rassegnato, chinò la testa.

<< Un po' me l'aspettavo, sai? >> disse, dopo un po'.

<< Che vuoi dire? >>

In risposta, il ragazzino si frugò in tasca e ne tirò fuori la stella che lei gli aveva dato tempo addietro. Questa giaceva sul palmo aperto della sua mano, non più bianca e sfavillante come quella volta, ma spenta e opaca come un banale pezzo di plastica.

<< Prima brillava, e a tenerla in tasca mi scaldava tutto. Ma adesso non lo fa più... >>

Jamie gliela porse e Jack la guardò pensieroso, rigirandosela tra le dita.

<< Jack... io voglio tornare a casa mia >> .

Jack gli restituì la stella e, dopo un attimo di esitazione, gli scompigliò di nuovo i capelli, scoppiando in una risata che non aveva nulla di allegro.

<< Allora sarà meglio che vi prepariate! >>

Il ragazzino saltò giù dal divano e scosse la sorellina per le spalle.

<< Sophie, sveglia! Stiamo per tornare a casa! >>

Ma la bambina continuò a dormire placidamente, cacciandosi di nuovo il pollice in bocca. Da quando era stata sottratta al controllo dell'Uomo Nero era raro vederla sveglia, se non per mangiare.

Così Jack si chinò su di lei e la prese tra le braccia, lasciando che lei si avvinghiasse al suo collo con la fronte abbandonata contro la sua clavicola magra.

Poche ore dopo, il gruppo dei Guardiani al completo si trovava a poche decine di metri dalla casa di Jamie, a fissare l'abitazione con un sentimento a metà tra il sollievo e l'amarezza. Jack guardò il bambino fiondarsi oltre la porta con la sorellina in groppa, chiamando a gran voce la madre. Era mattina presto e in giro non c'era ancora anima viva, perciò i cinque non si preoccuparono di nascondersi da occhi indiscreti, anche perché i bambini, gli unici che potessero vederli, per lo più a quell'ora dormivano ancora della grossa. Il Guardiano del Divertimento distolse lo sguardo dalla villetta, sentendosi stringere il petto da una fitta dolorosa. Il sole stava sorgendo da dietro le colline all'orizzonte, mentre lo stridio lontano degli uccelli annunciava alla città ancora assopita l'inizio di un nuovo giorno che, nella sua oggettività, sarebbe stato identico al precedente, così come ai successivi. Ma quel giorno, Jack poteva quasi sentire che l'aria attorno a lui era cambiata, segnando l'inizio di una svolta.

Una piccola mano delicata si posò leggera sulla sua spalla, distogliendolo dai propri pensieri.

<< Jack, andiamo. Dobbiamo tornare indietro, adesso! >>

Dentolina gli sorrideva dolcemente, invitandolo con lo sguardo a seguirlo. Lui si lasciò prendere per mano e guidare alla slitta, dove gli altri Guardiani li aspettavano in silenzio. Jack si sistemò tra Sandy e Calmoniglio, e per qualche minuto si concesse di estraniarsi da ciò che gli stava attorno, lasciando che la sua mente vagasse a ruota libera.

Sbirciò repentinamente alla sua destra: anche Sandy sembrava essersi ripreso almeno un po' dalla perdita di Bellatrix che aveva aleggiato su di loro come un fitto banco di nebbia fino a quel momento. Continuava a rigirarsi il suo ciondolo tra le dita, con espressione assorta e vagamente affascinata. Jack ricordò il momento in cui aveva visto Bellatrix, o per meglio dire il suo fantasma, consegnarglielo personalmente. In quel momento, con una vaga stretta al cuore, si rese perfettamente conto che Bellatrix e l'avventura in cui l'aveva trascinato quasi suo malgrado assieme ai suoi compagni era un capitolo chiuso nell'esistenza di tutti.


Di lì a poco, le strade dei Guardiani tornarono a dividersi. Per molti mesi ognuno fu occupato nelle proprie mansioni: Dentolina con la raccolta dei dentini che procedeva a pieno ritmo, Nord con la produzione di giocattoli e così via. Non si vedevano più molto spesso, anche se tornavano a incrociarsi regolarmente, per esempio subito dopo Pasqua o Natale, quando approfittavano dello stacco che Calmoniglio e Nord si concedevano dopo il lavoro. In quelle occasioni si ritrovavano tutti e cinque al Polo Nord per qualche giorno, onorando a modo loro la festività appena trascorsa. Incontri del genere si tennero in tutto undici volte. L'ultimo incontro era avvenuto appena qualche settimana prima, e da allora Jack non aveva più visto né sentito nessuno degli altri Guardiani. In quel momento, lui si trovava in una landa dell'artico canadese, tutto preso dalla bufera che stava scatenando senza riserve. Quando, a un tratto, il cielo prese a brillare di colori guizzanti, e il cuore gli scivolò dalle parti dello stomaco. Se Nord aveva azionato il segnale dell'adunanza generale, questo doveva voler dire solo una cosa: guai in vista. Istantaneamente Jack lasciò perdere la sua nevicata e schizzò in volo, mentre in testa gli si accalcava una valanga di pensieri funesti. Ma quando finalmente giunse al Polo, rimase perplesso e confuso nel vedere Nord esibire un'espressione soddisfatta e vagamente divertita.

<< Che... che succede, Nord? Ho visto l'Aurora, ho pensato ci fosse qualche problema e mi sono precipitato...! >>

Senza rispondergli o togliersi quell'espressione furbetta di dosso, Nord lo acchiappò per il cappuccio e lo strattonò dentro il suo ufficio, facendoglielo percorrere tutto in volo. Prima ancora di rendersene conto, Jack si ritrovò sdraiato sulla scrivania di legno, col fiato mozzo e la gambe all'aria. All'improvviso i pugni di Nord si strinsero con fermezza attorno ai suoi polsi e Jack pensò per un folle istante a una scena orrifica. Ma Nord lo tirò a sedere come se nulla fosse e gli spolverò la felpa con gesto premuroso, prima di rivolgergli un'occhiata di soddisfatta intesa.

<< Adesso puoi per favore spiegarci come mai ci hai fatti venire tutti qui di corsa? >>

Jack si voltò così di fretta che gli venne un crampo al collo: Calmoniglio guardava Nord con aria vagamente seccata, battendosi ritmicamente uno dei suoi boomerang contro la zampa posteriore. Dietro di lui, Dentolina era impegnata a dare direttive a una squadra di recupero dei dentini, parlottando fitto fitto a un gruppetto di fatine.

Jack spostò di nuovo lo sguardo su Nord, appoggiato allo stipite con le braccia conserte sul pancione.

<< Per sapere dettagli, dovete aspettare di esserci tutti. Vedrete che Sandy non tarderà molto, ad arrivare! >>

Qualche minuto dopo, il cielo sopra il quartier generale si accese e una coltre dorata calò, spolverando di sabbia i tetti e i vetri delle finestre. Nord andò incontro a Sandy, accogliendolo con un veloce abbraccio, e lo invitò a seguirlo nella stanza. L'omino rivolse a Jack gli altri un gesto cordiale e si unì ai suoi compagni, aspettandosi spiegazioni da Nord.

Ma lui sembrava volerli lasciare un bel po' sulle spine, perché chiamò un elfo e gli fece portare con tutta calma da bere per tutti. Dopo di che si scolò buona parte del contenuto del suo bicchiere e, finalmente, si decise a parlare.

<< Il motivo per cui vi ho chiamato qui >> iniziò, sfregandosi con impazienza le mani, << è della massima importanza! Forza, bisogna andare! Non possiamo perdere altro tempo! >>

<< Scusa Nord >> fece Jack, balzando giù dalla scrivania, << Ma che, ti si sloga la lingua a parlare come mangi? >>

<< Certo che no, che domande! Ma così, rovinerei effetto sorpresa! >>

Nord si infilò il cappotto imbottito di pelliccia, esplodendo in un risata genuina. Si frugò in una delle tasche e ne tirò fuori uno scintillante globo di neve. Lanciò un'occhiata fugace agli altri Guardiani e lo scaraventò a terra, aprendo un portale su una strada sconosciuta. La stanza fu invasa da un vento leggero e fresco, che fece sollevare le tende alle finestre e scivolare alcune scartoffie dalla scrivania a terra, mentre una spruzzata di nevischio entrò dal passaggio.

Jack incrociò lo sguardo perplesso di Sandman, ma fu il primo a seguire Nord nel passaggio, subito imitato da tutti gli altri.

Strizzò gli occhi alla luce abbagliante del sole riflessa nelle nuvole bianche: erano sbucati su una grande strada trafficata, piena di persone che, ignare del portale, vi passavano in mezzo senza vederlo né effettivamente attraversarlo. Nord si guardò intorno per qualche secondo, strizzando gli occhi tra i fiocchi sottili, e poi si infilò senza una parola in una via laterale, affiancata su entrambi i lati da alti palazzi moderni. Vagarono un bel po' in un reticolo di strade e viottoli finché le costruzioni più recenti cominciarono a diradarsi, lasciando posto ad abitazioni più vecchie, con larghi appezzamenti di terreno spoglio a far loro da cornice. Fu solo quando giunse davanti a una vecchia casa in stile vittoriano dall'aspetto massiccio e le pareti di pietra grigia, che il gruppo si fermò.

<< Ora posso chiederti cosa siamo venuti a fare? >> chiese Calmoniglio in tono leggermente seccato, facendo vagare lo sguardo sui comignoli scuri con moderata diffidenza.

<< Motivo di nostra visita si trova lì dentro! >> rispose Nord, additando un balcone al secondo piano.

Pochi minuti dopo, tutti e cinque si ritrovarono strizzati in quei tre metri quadrati compresi tra il muro esterno e il parapetto, facendo a gara per sbirciare dentro per primi.

Ai loro occhi si presentò un'enorme stanza dalle pareti azzurre, che sfumavano nel blu man mano che lo sguardo saliva verso il soffitto a volte. Su questo, era stata affrescata una grande volta celeste, in cui gli astri sembravano cercarsi e rincorrersi da un angolo all'altro in una danza giocosa. Jack osservò per qualche istante un sole e una luna dai volti umani al centro esatto della volta celeste, e lo sguardo gli cadde su un grande letto con il baldacchino trasparente e blu come la notte, con la testiera posizionata contro il muro sulla destra, a metà della sua larghezza. Si sorprese nel vedere che sotto alla pesante trapunta era raggomitolato qualcuno di cui non vedeva il volto, benché il grande orologio dai colori vivaci appeso al lato opposto della stanza segnasse appena le quattro del pomeriggio. Il fagottino di coperte si mosse debolmente e, spinto da una crescente curiosità, Jack si appoggiò al vetro della portafinestra facendosi scudo dalla luce esterna con le mani per osservarlo meglio. Con sua sorpresa la porta si aprì di scatto e lui e gli altri caddero in avanti, rotolando sul parquet scuro. Jack balzò prontamente in piedi, impugnando il bastone in un atteggiamento sulla difensiva. Dopo qualche istante rilassò i muscoli e si diresse a passo spedito verso il letto. Scostò il baldacchino e tese il collo, lanciando un'occhiata incuriosita e furtiva verso l'enorme guanciale.


<< S... Sandy! >> la sua voce risuonò tremante e incerta, mentre Jack gesticolava febbrilmente verso il collega senza staccare gli occhi dal letto.

<< Credo che tu debba dare un'occhiata! >>

Sandman si voltò verso di lui con sguardo interrogativo e si avvicinò, incuriosito, facendo accuratamente lo slalom tra la moltitudine di giocattoli disseminati sul pavimento per evitare di calpestarli.

Lanciò un'occhiata attenta attraverso il tendaggio leggero e cambiò repentinamente espressione, tanto che Jack credette di vederselo schiantare a terra come un birillo davanti agli occhi. Anche Dentolina e Calmoniglio si avvicinarono a passi silenziosi e rimasero a guardare la figura che sbucava da sotto la coperta, senza riuscire a proferire una singola parola. Dietro di loro, Nord si lisciava la barba con espressione goduta e soddisfatta. Nel grande letto c'era una bambina molto piccola che dormiva della grossa, ignara e inconsapevole di essere un oggetto di studio tanto interessante. Aveva i capelli corti e biondissimi, sparsi sul cuscino come una vaporosa aureola. Una piccola mano paffuta spuntava dalla trapunta ed era stretta a pugno vicino al visetto pallido. I suoi lineamenti erano più tondi e pienotti dell'ultima volta in cui Jack li aveva visti, ma sempre riconoscibili e inequivocabili.

<< Non è possibile... >> mormorò Calmoniglio, incredulo, dall'altra parte del letto. Jack alzò lo sguardo dalla bambina su di lui. Aveva gli occhi fermi e scettici, ma il suo naso da leporide fremeva nervosamente, così come la sua zampa posteriore che batteva piano e ritmicamente contro il vecchio pavimento di legno graffiato dall'usura. A un tratto alzò lo sguardo a incrociare il suo, e qualche istante dopo Jack notò qualcosa alle spalle del collega che agli altri era sfuggito, intenti com'erano a guardare un po' gli affreschi sul soffitto, un po' la bambina nel letto e un po' i mobili che ne arredavano la stanza. Jack si allontanò dal letto, lo aggirò velocemente e si diresse verso il muro accanto alla porta. Il sole e la luna dai volti umani sembrarono seguire ogni sua mossa mentre copriva la distanza con ampie falcate e si fermava davanti a un pannello di sughero, interamente coperto di disegni dal tratto infantile, appeso alla parete.

<< Ne sei sicuro? >> chiese, staccando uno dei fogli con gesto secco. Lo sollevò agli occhi e si avvicinò alla portafinestra per esaminarlo meglio alla luce. Immediatamente sentì gli altri Guardiani accalcarsi alle sue spalle per osservare con lui. Sul foglio erano scarabocchiate cinque figure molto familiari. Ognuna di quelle figurine calcate coi pastelli a cera portava gli stessi colori di ognuno di loro: Jack si riconobbe nel penultimo omino da sinistra, su cui erano stati sgorbiati dei vestiti con gli stessi colori dei suoi. Riconobbe anche il ritratto di Calmoniglio, le cui orecchie sproporzionatamente lunghe curvavano per aria e arrivavano a sfiorare il bordo inferiore del foglio. Se quella in rosso era la rappresentazione grossolana di Nord, la pallina gialla con le punte in testa doveva per forza di cose essere Sandy. Bellatrix, o chiunque fosse la bambina nel letto, doveva esserne veramente ossessionata, perché occupava la stragrande maggioranza dei fogli appesi al pannello e metà buona di quello che ancora stringeva tra le mani.

<< È... è davvero lei! Guardate, questi siamo senza dubbio noi! >>

<< Ma com'è possibile, Nord? >>

Gli occhi di tutti si volsero a Babbo Natale, che in tutto quel tempo non si era minimamente scomposto ma anzi aveva continuato a guardarli soddisfatto e serafico.

<< L'ho trovata facendo mia ronda natalizia! Su lista di buoni, quest'anno, c'era questa new entry, tale Seren Ddisglair. È gallese, sapete? Letteralmente significa “stella luminosa”! Che buffo, vero?

...Insomma, il nome avrebbe dovuto mettermi all'erta, ma all'inizio non ho assolutamente collegato! Ma quando poi sono venuto per portare regali ero così stupito che per poco non mi sono fatto scoprire! >>

<< Sei già stato qui, a Natale? Perché allora non ce l'hai detto subito? >> continuò Calmoniglio, allargando teatralmente un braccio a indicare l'intera stanza.

<< Ho avuto buoni motivi, amico mio. Dovevo accertarmene, prima di convocarvi qui tutti. No? >> rispose lui, tranquillamente.

<< Lei.. lei quindi si ricorda di noi? >> si intromise Dentolina, lanciando un'occhiata fugace al grande letto.

<< Ovviamente, anche se non in modo nitido! È come se stesse cercando di ricordare un sogno: noi siamo fantasmi in un sogno che lei ricorda di aver fatto. Ha ricordi confusi di nostre facce, ma non capisce perché! >>

<< Non sono solo le nostre facce, che si ricorda! >> sbottò di nuovo Calmoniglio, indicando improvvisamente un angolo del pavimento in cui era ammassato un enorme mucchio di fogli. Un cartoncino nero torreggiava sopra a tutti gli altri, e al suo centro erano stati scarabocchiati due grandi e tondi occhi gialli. Si avvicinò e prese a sfogliare gli altri disegni: tutti ritraevano, in un modo o nell'altro, Pitch. A volte come un paio di occhi paglierini sospesi nel vuoto in uno degli angoli, a volte come indistinta presenza grigiastra. Ma non c'erano dubbi, si trattava proprio di Pitch Black.

Lì accanto, per terra, erano sparsi alcuni pastelli a cera mezzi consumati.

Sotto quella pila disordinata, Jack notò una larga scatola bassa. La afferrò, la sollevò ad altezza occhi e notò che il coperchio era assicurato alla base con un intricato groviglio di lacci, scotch, elastici e stringhe. Il ragazzo prese un lembo di spago che fuoriusciva dal nodo più grande e fece per scioglierlo, ma una vocetta infantile risuonò spaventata e perentoria nella stanza e lo bloccò lì dove si trovava, così come gli altri Guardiani.

<< Non aprirla! >>

Jack si voltò lentamente: la bambina che fino a quel momento aveva creduto stesse dormendo della grossa, ora era in piedi davanti al letto e lo guardava con i suoi grandi occhi castani dilatati dalla paura.

<< Se la apri, lui tornerà! >>

<< Che vuoi dire? Chi tornerà? >> le chiese lui in tono cauto, dopo essersi lentamente chinato a posare la scatola di nuovo a terra. Rimase accovacciato sui talloni per poter guardare la bambina dalla sua stessa altezza, in modo che lei non si sentisse minacciata in alcun modo.

<< L'Uomo Nero! >> rispose lei di nuovo, risoluta.

Jack la osservò attentamente, impressionato dalla somiglianza della bambina con Bellatrix. Aveva i capelli biondi scarmigliati e ritti sulla testa, in tinta con la camicia da notte gialla che le arrivava oltre i piedi. Gli occhi castani, una volta del colore del miele, lo fissavano fermi e luminosi, come in una tacita e involontaria supplica.

<< E l'Uomo Nero è chiuso dentro alla tua scatola? >> si intromise Calmoniglio bruscamente, tutto a un tratto.

La bambina non gli rispose, ma si limitò a voltare il capo verso di lui e guardarlo con i suoi occhi sporgenti.

<< Ha ragione lui... Bambina? >>

Jack aveva esitato qualche istante di troppo sulla “b”: stava per chiamarla con il nome con cui l'aveva conosciuta e non era sicuro che fosse una buona idea.

<< La mamma dice che bisogna chiudere i brutti sogni, altrimenti se ne scappano via e tornano da me. Io l'ho fatto.. ma non succede niente! >> spiegò lei, tornando a guardare Jack con un'alzata di spalle.

<< E quando è stata l'ultima volta che i tuoi brutti sogni sono scappati via? >> chiese di nuovo lui, facendo attenzione a scegliere un linguaggio elementare abbastanza da farsi capire da una bambina così piccola.

Lei contò goffamente sulle dita e, dopo qualche istante di esitazione, gliene mostrò tre.

<< Tre giorni fa? >> ripetè il ragazzo, avvicinandosi molleggiando lentamente il proprio peso da una caviglia all'altra. La bimbetta annuì e continuò:

<< Alle volte, quando sono da sola, me lo sento qui dentro >> sussurrò quasi impercettibilmente, picchiettandosi la tempia col ditino paffuto.

<< Mi bisbiglia cose brutte, e mi fa vedere cose che non ci sono. La mamma e il papà hanno più paura di me. Li ho sentiti parlare, dicono che vogliono portarmi da un dottore >> 

Jack era così vicino che poteva vedere il proprio volto agghiacciato riflesso nei suoi occhi. Alzò una mano a scostarle la frangetta dalla fronte, ma lei si ritrasse un po', in un istintivo tentativo di proteggersi. Jack rimase interdetto per qualche istante, ma dopo un attimo di esitazione allungò di nuovo la mano verso di lei e gliela posò sulla testa, sorridendole incoraggiante nel tentativo di rassicurarla. Nord lo bruciò sul tempo, sparando la domanda successiva senza riuscire a nascondere l'impazienza nella voce.

<< Queste... cose che tu vedi... sai dirci come sono? >>

Jack ritrasse la mano e la bambina chinò la testa in avanti, come a concentrarsi sulla domanda. Parve pensarci su per qualche istante, strizzò gli occhi e si portò i piccoli pugni al petto, intrecciando le dita come in preghiera.

<< Una volta c'era un grande fuoco >> mormorò a occhi chiusi, dopo qualche istante di ponderato silenzio, << e una gran puzza. Sembrava il mio papà quando brucia la carne sulla griglia >> .

I Guardiani si lanciarono uno sguardo eloquente, ma non dissero nulla né fecero trapelare la minima emozione.

<< E un'altra volta, sentivo che ero molto, molto arrabbiata. E però ero anche felice, ma avevo anche tanta paura. E... e c'era anche lui >>

Puntò il dito pienotto su Sandy, aprendo istantaneamente gli occhi come a bloccarlo dov'era con la sola potenza del suo sguardo. L'Omino dei Sogni parve congestionarsi lì dove si trovava, con gli occhi sgranati e la bocca distorta in una smorfia dolorante.

<< Io... Io volevo fargli male, ma da una parte non volevo! Ma lui continuava a ripetermi nella testa che dovevo farlo, e mi ricordo che ha alzato le mani sopra la testa e stava per colpirlo, e io guardavo tutto dai suoi occhi e non riuscivo a fare nulla per fermarlo! >>

Aveva buttato fuori le parole come se non fosse riuscita a frenarle, impazienti di trovare sfogo. La bambina cominciò a respirare affannosamente, con gli occhioni che minacciavano di traboccare di lacrime e il labbro inferiore tremante e incastrato tra i denti. Le sue guance si fecero rosse, i tratti del suo visetto parvero accartocciarsi e un rivoletto disgustoso le colò sollecito dal naso. I Guardiani rimasero a guardarla pietrificati, ma non agirono abbastanza in tempo per fermarla. Di punto in bianco, la bambina scoppiò a piangere rovesciando la testa bionda all'indietro e strillando alla disperata a pieni polmoni. Jack si portò impulsivamente le mani nei capelli, completamente impanicato.

<< No, ti prego! Non piangere, su! Ci dispiace, non volevamo renderti triste! >> urlò, cercando di tranquillizzarla e al contempo sovrastare le grida disperate di lei. Con suo estremo orrore, una voce allarmata e sconosciuta li raggiunse dal piano di sotto, attutita dalla porta chiusa e dalla distanza.

<< Seren? Che succede? >>

Jack si voltò verso la porta, con la mente in tilt. Con la coda dell'occhio, prima che potesse anche solo pensare a un modo di tranquillizzare la bambina, vide un guizzo dorato sfrecciargli accanto, e lui si voltò di nuovo verso la fotocopia in miniatura di Bellatrix. Sandman la stringeva a sé con fermezza, e lei si calmò all'istante come se lui avesse premuto un interruttore. Intrappolata tra le sue braccia gentili, la bimbetta alzò lo sguardo ancora bagnato verso l'Omino dei Sogni, coi pugni serrati sui fianchi tondi di lui e un'espressione vagamente interrogativa dipinta negli occhi ancora lacrimanti, e una nuvoletta di sabbia le investì in pieno il viso. Lei fu sul punto di crollare a terra, profondamente addormentata, ma Sandman la sostenne con prontezza, la sollevò tra le braccia e la strinse forte al proprio petto, seppellendo il volto tra i suoi capelli.

Il gruppo tirò un sospiro di sollievo in simultanea, beandosi dell'improvviso silenzio che era calato nella stanza come un sortilegio. Silenzio che però fu subito interrotto da un suono di passi precipitosi che si avvicinava dalle scale.

<< Sandy! Mettila giù, subito! >> sibilò Dentolina, spostando lo sguardo frenetico tra lui e la porta. Sandy obbedì, ma non si allontanò dalla piccola nemmeno di mezzo millimetro. La porta si aprì di schianto e una donna bassa e grassoccia dai corti capelli neri si precipitò trafelata nella stanza. Individuò la bambina addormentata per terra e si fiondò da lei, distesa a pancia in su con un braccio piegato sul petto e l'altro molle lungo il fianco. Anche se non potevano essere visti o sentiti dagli adulti, lo stesso i Guardiani rimasero immobili senza emettere un fiato, come se fosse bastato un minimo movimento dell'aria a tradire la loro presenza. Si limitarono a seguire attentamente ogni movimento della donna mentre si caricava la bimbetta in braccio, la portava al letto, la adagiava sul materasso e le rimboccava premurosamente le coperte. Quando se ne fu andata, Sandy si infilò sotto il baldacchino e si sedette sul letto accanto a lei, sfiorandole la guancia con le dita. I passi della donna si affievolirono giù per le scale, ma dopo qualche istante di innaturale silenzio, lanciò un urlo che fece tremare la casa dalle fondamenta. Quasi immediatamente si aggiunse il suono agghiacciante di vetri rotti e di qualcosa che cade a terra a corpo morto. Jack scattò sulla difensiva, voltandosi vero la porta con i muscoli in tensione. Non fece in tempo a fiondarvisi fuori per appurare cosa fosse successo al piano inferiore, che dallo spazio tra il legno della porta e quello del pavimento si infiltrò una nube nera che vorticò come una tromba d'aria e assunse una forma ben nota ai cinque. Pitch si guardò attorno per pochi, brevi istanti, facendo scattare i suoi occhi fiammeggianti dal letto a ognuno dei Guardiani. Sandy cinse la bambina per le spalle e la strinse forte a sé, immergendole il faccino tra le pieghe della propria veste. Lei non si divincolò minimamente né reagì in qualunque altra maniera, ma continuò a dormire profondamente riscaldando il petto dell'omino col proprio respiro tranquillo.

<< Che ci fai tu qui? >> chiese Jack perentorio, puntando il bastone contro il petto dell'Uomo Nero, riportando l'attenzione di quest'ultimo su di sé.

Pitch non si scompose, ma si limitò a passarli in rassegna uno per uno con astio, le arcate sopraccigliari corrucciate in un'espressione calcolatrice.

<< È passato molto tempo, dall'ultima volta che ci siamo visti, non è vero? >> disse in fine a voce bassa, azzardando un passo in avanti.

<< Sta' fermo! >> urlò di nuovo il ragazzo, intensificando la stretta sul legno.

<< Rispondi a domanda, Pitch! >> ordinò Nord con fare autoritario << Cosa fai qui? Che cosa vuoi? >>

Gli occhi di Pitch si posarono di nuovo su Sandy e la sua protetta, famelici. Jack intercettò il suo sguardo e si frappose tra l'uomo e il letto, pronto a difenderli con tutte le sue forze. Lanciando una rapida occhiata verso di sé, vide la piccola Bellatrix perfettamente sveglia, ricambiare l'abbraccio protettivo di Sandman e tremare appena tra le sue braccia. La bambina si era già liberata del potere della sabbia soporifera, forse perché la sua paura era così forte da prevalere sul sonno. La vide voltare leggermente la testa e lanciare una mezza occhiata terrorizzata nella sua direzione, prima di cercare di nuovo riparo nel petto di Sandman.

<< Vattene, Pitch, prima che mi arrabbi sul serio! >> sibilò Jack, stringendo gli occhi a due fessure di ghiaccio.

<< Sei gentile ad avvisarmi, ma credo che non mi muoverò di qui. Non senza aver ottenuto ciò che voglio! >>

A quelle parole, Calmoniglio si affiancò a Jack, seguito a ruota da Dentolina e Nord.

<< Davvero? E allora te la vedrai con noi! >> dichiarò il coniglio, afferrando i suoi boomerang. Ma prima che potessero fare qualsiasi cosa, Pitch sparì dalla loro visuale e si materializzò alle spalle di Sandy, con un ghigno trionfante stampato in volto. Un istante dopo, l'Omino dei Sogni fu scaraventato contro gli altri Guardiani, portandosi dietro la tenda del baldacchino strappandola dalla propria asta. La piccola Bellatrix li seguì con lo sguardo terrorizzato mentre crollavano in gruppo a terra, e subito si voltò verso Pitch, guardandolo con occhi sgranati, la bocca tirata in una smorfia atterrita e il corpo paralizzato dal panico. Pitch le restituì uno sguardo freddo e sadico, alzando in aria la mano artigliata, le dita inarcate che si stagliavano nella penombra della stanza e proiettavano sul volto di lei la loro ombra minacciosa.

La bambina chinò la testa, serrando gli occhi e alzando istintivamente le braccia per proteggersi, ma il colpo che si aspettava di ricevere non arrivò. Allora alzò nuovamente lo sguardo e rimase a fissare Pitch con la bocca socchiusa. Lui era trattenuto da una lunga frusta dorata che gli si arrampicava attorno al corpo, attorcigliandoglisi attorno al busto, stringendosi più forte sulla gola e trattenendogli la mano alzata e tremante accanto alla testa.

Dopo qualche istante di lotta silenziosa, tuttavia, Pitch riuscì a liberarsi con un singolo gesto secco, preparandosi a sferrare il suo prossimo attacco a Sandy che si era rialzato in piedi per affrontarlo ad armi pari, ignorando momentaneamente la bambina.

Fu questione di un battito di ciglia: lei si era alzata in piedi a braccia larghe, intromettendosi nella traiettoria dell'attacco di Pitch, che gli rimbalzò inspiegabilmente contro. L'Uomo Nero fu proiettato all'indietro contro un grosso baule dei giocattoli accanto alla portafinestra, scardinando l'altro lato del baldacchino azzurro, e lì rimase incapace di muoversi, tramortito ma cosciente.

<< Non toccarli mai più! >> disse la piccola Bellatrix con tono fermo, balzando giù dal letto. Aveva ancora le braccia allargate e teneva gli occhi fissi su Pitch, intimandogli con lo sguardo di non muovere un muscolo << Vattene via, lasciaci in pace! >>

Si avvicinava imperterritamente, avanzando sulle gambette paffute, e l'Uomo Nero la fissò sbalordito per qualche istante. Poi la sua espressione mutò repentinamente: da allarmata divenne rabbiosa, e lui scagliò un altro attacco contro la bambina, che pure continuava ad avanzare lenta e inesorabile verso di lui.

L'attacco di Pitch la colpì in pieno, avvolgendola in un vortice di oscurità, e in quello stesso istante Jack non riuscì a trattenersi: la chiamò a gran voce, col nome con cui l'aveva conosciuta, tendendo inutilmente una mano verso di lei. Contemporaneamente, dalla cortina di sabbia nera in cui si trovava la bambina, si sprigionò una luce bianca, chiara e intensa come il sole all'alba in una mattina di primavera. E in mezzo a tutto quello scintillio, Jack fu sicuro di vedere una sagoma nera stagliarsi contro la luce, e allora la riconobbe. Bellatrix, così come l'aveva vista la prima volta: imponente e sicura, di spalle. Jack avrebbe voluto alzarsi e gridare, correre da lei, eppure non riuscì a muovere un solo muscolo: la luce sembrava pesare diverse tonnellate e inchiodarlo lì contro il pavimento, la guancia premuta contro il parquet chiaro e liscio. Perciò rimase immobile lì dov'era, con la sgradevole e formicolante sensazione che, se anche solo avesse tentato di muoverli, i suoi arti si sarebbero spezzati come friabili grissini. Vide la figura di Bellatrix avvicinarsi ulteriormente a Pitch, che dalla sua posizione non riusciva a vedere. Lui emise un urlo frustrato, mentre lei torreggiava minacciosamente su di lui.

L'uomo si portò una mano a sfregarsi la nuca con un sommesso verso di dolore, guardando la sua nemica di sottecchi. La luce che Bellatrix irradiava si affievolì velocemente e scomparve, permettendogli di guardarla direttamente con un sentimento di arroganza mescolata a inquietudine e sorpresa.

<< TU! >> ringhiò Pitch, trapassandola da parte a parte con i suoi occhi accesi, << Quante dannate volte devo ucciderti per toglierti di mezzo una volta per tutte?! >>

Bellatrix non rispose, ma avanzò verso di lui di un altro, singolo passo, puntandogli contro i palmi aperti con le mani poste l'una sul dorso dell'altra.

Il volto di Pitch fu attraversato da un lampo di paura, mentre lui cercava in tutti i modi di mantenere una sprezzante espressione di sfida. Fu sul punto di dire qualcosa, ma le sue parole si trasformarono in un grido assordante mentre lui, Bellatrix, i Guardiani e l'intera stanza furono inghiottiti da una nuova ondata accecante.







Jack e gli altri erano stipati sul balcone della cameretta di Seren Ddisglair, in attesa di Sandy. Quest'ultimo rimase a lungo accanto al letto della bambina, a tenerle la mano mentre lei dormiva profondamente, ignara e quieta. Fu un grande sforzo per lui staccarsi da lei e doverla lasciare definitivamente, ma quando si ricongiunse ai suoi colleghi si concesse di scoccarle un'ultima occhiata triste e colma di affetto. Jack capiva perfettamente il sentimento dell'Omino dei Sogni, perché in parte lo condivideva. Sia per lei che per loro era arrivato il momento di continuare le rispettive esistenze senza mai guardarsi indietro. Paradossalmente, questo era più facile per loro che per lei: come dimostravano le piccole figure di sabbia che le fluttuavano sopra la testa, riprendendosi le sue originarie sembianze anche se per pochi istanti, le aveva fatto ricordare tutta la sua storia, dal momento in cui era nata la prima volta a quello in cui era morta la seconda. E i Guardiani sapevano bene che lei, da quel momento, avrebbe sempre teso l'orecchio o aguzzato la vista nella speranza di cogliere le prove della loro presenza: un respiro appena percettibile sul collo, la sensazione di essere osservata o il suono ovattato di passi tra l'erba di creature invisibili e misteriose. A loro sarebbe bastato entrare in contatto con lei quel tanto che bastava per proteggerla come qualsiasi altro bambino nel mondo, ma nulla di più. Col tempo, sapevano, avrebbe pensato di essersi immaginata o aver sognato tutto,e loro si erano ripromessi di alimentare questa sua convinzione nel momento stesso in cui avrebbe iniziato a insinuarsi nei pensieri della bambina.


Le vite dei Guardiani continuarono così come avevano fatto prima di quell'incontro: Pitch sembrava essere sparito nel nulla, come risucchiato dalle stesse forze oscure che un tempo aveva lui stesso scatenato, ma a differenza di prima, col passare prima dei mesi e poi degli anni, non si fece più vedere. Anche se, a dirla tutta, né Jack né i suoi compagni si erano illusi di essersi sbarazzati di Pitch per sempre. Anzi, più il tempo passava più erano convinti che, quando sarebbe tornato, sarebbe stato ancora più forte e difficile da contrastare, e questo solo pensiero bastava a far salire lo sconforto specialmente nel cuore del Guardiano del Divertimento. Ma poi, quando volgeva lo sguardo al cielo, esso gli trasmetteva un senso di rinnovata sicurezza e lui riacquistava una minima fiducia in se stesso e nei suoi compagni. Per quando sarebbe stato, loro si sarebbero fatti trovare pronti.


La piccola Seren si svegliò dolcemente, ritrovandosi a fissare il soffitto affrescato della sua cameretta con lo sguardo appannato dal sonno. Si tirò piano a sedere, stropicciandosi gli occhi con i pugni chiusi, ed emise un lungo sbadiglio. Rimase ferma qualche istante, guardandosi attorno con gli occhi ancora a mezz'asta, quasi disorientata. Fissò i segni lasciati dal recente scontro con Pitch, ricordando vagamente le figure che le avevano fatto visita: le tende del baldacchino giacevano a terra, stropicciate e strappate in più punti, e il pavimento era spolverato di minuscoli diamanti dorati e violacei. D'improvviso si sentì sveglissima e calciò via la coperta, fiondandosi goffamente giù dal letto. Sgambettò fino alla porta, si alzò sulle punte e si appese alla maniglia, facendola abbassare col proprio peso per aprirla. Sgattaiolò fuori e giù per le scale, diretta in salotto. Si fermò sulla soglia, scorgendo sua madre che, di spalle, era intenta a raccogliere pezzi di vetro caduti dalla credenza, armata di scopa e paletta.

<< Mamma? Che è successo? >> mormorò la bimba, dubbiosa. La donna si voltò rapidamente verso di lei, tornando subito a concentrarsi sul suo lavoro.

<< Nulla di che, amore. Mamma si è sentita male e ha sbattuto contro il vetro, che si è rotto. Ma adesso va tutto bene! >>

La bambina azzardò un passo avanti.

<< Non venire qui, che ci sono i vetri! >> la avvisò la donna, sovrastando il rumore cristallino dei frammenti sparsi a terra.

<< Gli incubi se ne sono andati! >> rispose la bambina, posando la mano sullo stipite. La donna rimase interdetta qualche istante e si voltò a guardarla, incredula.

<< Davvero? >>

Lei annuì con un singolo scatto della testa e sua madre lasciò cadere paletta e scopa, abbassandosi per allargare le braccia verso la figlia. Seren le corse incontro e si aggrappò forte al suo petto, lasciandosi stringere a sua volta.

<< Se ne sono scappati via tutti! L'ho battuto, ho battuto l'Uomo Nero! >>

Dopo qualche istante si scostò, guardando il volto della madre con un sorriso raggiante.

<< Sono stati i Guardiani, mi hanno aiutata loro! Se quello là ritorna ci penseranno loro, a cacciarlo via! >>



Ecco, adesso inizio a impanicarmi sul serio. La storia di Bellatrix/Seren sta volgendo al suo termine e la cosa non mi è molto facile da digerire. Forse colpa del sushi che ho mangiato ieri sera? Nah, è un altro tipo di indigestione, pure più brutto. È quel vuoto che senti quando arrivi a un traguardo importante, per quanto sia tale solo nel tuo piccolo, e dopo averlo raggiunto ti chiedi: “e adesso?”

Mi cercherò una nuova fanfiction da scrivere, naturalmente. Sperando di non metterci quasi due anni tra scriverla e correggerla, s'intende.

Parlando della storia, non ho potuto fare a meno di far tornare Bellatrix (anche qui complimenti a me: non ho resistito senza di lei nemmeno per un capitolo!) seppur in maniera diversa da come pensavo all'inizio e senza più lo straccio di mezzo potere magico. È stata una delle parti più difficili da pianificare, proprio perché non sapevo se adottare la tattica drastica o l'happy ending, e quindi alla fine ho optato per una via di mezzo. Leggendo il capitolo, forse qualcuno si sarà reso conto di come un pezzo in particolare assomigli terribilmente a un trafiletto di Harry Potter. Parlo di come l'attacco di Pitch gli sia rimbalzato contro dopo che Bellatrix si è alzata per impedirgli di colpire Sandman, per intenderci. Spero che non l'abbiate preso come mancanza di originalità, ma piuttosto che guardiate con occhio benevolo un goffo tentativo di citazione maldestra.

Bene, anche questa settimana è andata, e noi ci vediamo la prossima per l'ultimo capitolo. Oddio, al solo pensiero mi tremano le dita!!!


Saluti,

Tec







  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Tecla_Leben