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Autore: _ValentinaYoongi_    09/03/2016    1 recensioni
Sette ragazzi un solo obbiettivo....
Correre...
Genere: Angst, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Spazietto Autrice:
Questa volta sono tornata per raccontare le vicende che accomunano queste sette meraviglie.
Racconterò dei loro incontri e della loro amicizia. Spero vi piaccia e che commentiate in tanti.... Buona lettura...
Annyeong <3
 
Capitolo 1
 
Il ricordo del bambino cicciotto e con gli occhiali che veniva picchiato ogni giorno dai bulli della scuola per rubargli il pranzo è scomparso.
Quando era alle medie veniva sempre deriso dai più grandi perchè la sua fame per il cibo era insaziabile. Era anche un secchione. Aveva tutti i voti alti, in tutte le materie.
I suoi genitori non gli permettevano molti svaghi, apparte quel Gameboy dove c'era solo un gioco, il suo preferito, Super Mario. Non ci giocava spesso perchè doveva studiare. 
Essere alle medie, in una scuola maschile, dove la competizione fra gli studenti era molto affiatata, significava sacrifici. Lui era il migliore. 
"Ehy Seokjin, cosa hai di buono oggi?" gli disse un ragazzo della sua classe molto più alto di lui. Già, lui non era molto alto e quindi si sentiva intimorito. 
Senza fiatare gli diede tutto il suo pranzo. Aveva paura, e non poca. Infatti, alla mensa lui era sempre seduto in un angolo a mangiare una mela. Nessuno osava affiancarlo o se la sarebbero vista con il bullo di turno. 
Mangiando quella mela però, nell'ultimo periodo aveva un pensiero fisso. 
Voleva diventare più forte per fargliela pagare a quei piccoli puntini chiamati esseri umani dal valore inutile. I bulli.
Durante le vacanze estive del suo ultimo anno di medie, grazie ai soldi (che non mancavano mai) dei suoi genitori si fece un intervento al laser agli occhi, eliminando per sempre quei fondi di bottiglia chiamati 'occhiali'. Successivamente si iscrisse in palestra e ad arti marziali. Doveva pur difendersi no? Imparò arti marziali miste. Prima di iniziare il primo anno di superiori però, ebbe una febbre improvvisa. La famosa febbre della crescita. Diventò più alto. 
Quando fece ritorno a scuola quel ragazzo non era più lo stesso. Il suo fisico asciutto e curato, i suoi indumenti e quel bel faccino fiero con quegli occhi da cerbiatto dissero addio al vecchio e caro bambino paffuto di pochi mesi addietro.
Per strada le ragazze si chiedevano chi fosse quel bel ragazzo dai capelli castani e le labbra carnose, lasciando dietro di se scie di ammiratrici e i ragazzi che prima lo deridevano ora lo rispettavano facendolo diventare uno di loro. Un bullo.
Era spesso in punizione e un giorno, al limite di quel dicembre che stava aprendo le porte ad un inverno buio e freddo, lui stava rincasando tardi per via delle marachelle commesse con i suoi amici. Se così si potevano etichettare.
"Omma, Appa, sono a casa!!!" disse apatico mentre si toglieva le scarpe in quella piccola rientranza si pavimento all'ingresso. Ma nessuno rispose.
"Omma.......Appa......" ancora nulla. 
'Saranno usciti' pensò.
"Hyung?! Sei a casa?" continuò varcando la soglia della cucina andando verso il frigorifero per prendersi un bicchiere d'acqua. Vide del sangue striato su di esso. I suoi occhi grandi diventarono ancora più grandi. Iniziò a chiamare di nuovo i suoi genitori, fin quando un lamento quasi sordo non arrivò dal salotto. Andò di soppiatto in quella stanza dove trovò i suoi famigliari sgozzati e suo fratello maggiore agonizzante sul pavimento.
Iniziò a piangere non sapendo cosa fare. Si mise in ginocchio verso il suo hyung farfugliando parole di conforto.
"Shht... ora non è il momento...di piangere...va nella cassaforte, pren-di quello che c'è dentro e....va via lontano da qui" la confusione era palese sul suo volto. Correre? E dove sarebbe dovuto andare?
"Ma Hyung...tu..." 
"Ricordi la combinazione vero? Troverai una lettera, ora va" disse il maggiore abbandonandosi lasciando così il ragazzo da solo. Pianse, pianse molto ma in quel momento doveva essere forte, ma lui era solo forte all'esterno. Diede un ultimo sguardo a quella che era la sua famiglia e preso dal panico andò dove gli era stato indicato. La cassaforte si trovava sotto ad un mattone della cucina. La combinazione era la sua data di nascita. Se lo ricordava perchè un giorno, giocando con il fratello maggiore a guardia e ladri scoprirono quella piccola cassa di ferro sotto il pavimento. Provarono centinaia di combinazioni fino a quando non scrisse la sua data di nascita e tac. Il gioco è fatto.
Dentro di essa c'era del denaro. 50.000.000 won (circa 3.500€) in tutto. Una lettera, documenti falsi tutti con una sua foto, 2 foto di famiglia e...una pistola.
Una pistola? Cosa dovrebbe farci lui con una pistola? 
Prese un sacchetto nero di plastica ci infilò tutto dentro e andò in camera sua. Prese una torcia, il caricabatterie del telefono e pò di vestiti infilandoli nello zaino alla rinfusa con quella busta, s'infilò le prime scarpe che addocchiò, il giacchetto e uscì di lì iniziando a correre. Sentì uno scoppio provenire dalla sua casa. Si voltò e la vide andare in fiamme. Voleva correre verso di essa ma ormai non c'era niente che poteva salvare. I suoi genitori, suo fratello... ormai erano morti. Ritornò con la mente sui suoi passi correndo verso il nord della città.  
Lì c'era un posto abbandonato accanto ad un distributore di benzina. Un parco. Dopo averlo mezzo incendiato e abbandonato strane storie lo circondavano. Ma lui non doveva aver paura. Arrivò lì. Aveva il fiatone per la corsa appena arrestata. Quel posto era terrificante e la mancanza di luce lo rendeva ancora più macabro. Iniziò a pensare che forse quelle storie erano vere. E lui non credeva alle storielle sui fantasmi. 
Prese la torcia dal suo zaino ed esplorò il luogo fino ad arrivare avanti ad un blocco di cemento pieno di erbacce. Gli alberi attorno gli facevano quasi da scudo e i rami ricadevano su di esso. Intravide una porta, anch'essa piena di erbacce. E fu lì che elaborò che quello non era un semplice blocco di cemento, ma bensì era una casa. Ricordò che un suo 'amico' gli raccontò di una casa in quel parco. Era del custode, che appena il parco andò a fuoco lui fuggì lasciando tutto al suo destino. Esitò prima di entrarci ma aveva bisogno di un posto dove dormire e il freddo emminente della sera si stava abbattendo contro la sua pelle provocandogli un tremolio costante. Esplorò il luogo che assomigliava quasi ad una baita. Tutto era in legno, c'era anche un camino. 
"Almeno so che non morirò di freddo" ammise mentre ad ogni passo il pavimento scricchiolante gli faceva salire sempre più la pelle d'oca.
Cercò qualcosa per accendere il fuoco e si ricordò che in tasca lui portava sempre un accendino. E lui non fumava. Anzi, odiava profodamente il fumo.
Si sedette accanto all'enorme camino ed estrasse fuori il contenuto. Contò i soldi, lesse i documenti falsi e ne scelse uno per poi passare a leggere la lettera.
Gliela scrisse la madre.
Diceva che se in quel momento la stava leggendo, significava che loro erano morti e che presto gli avrebbero dato la caccia anche a  lui. Vi state chiedendo chi? E perchè? La risposta è semplice. La MAFIA! Il padre era un mafioso ed era venuto a saperlo solo attraverso una lettera. Il padre era un socio in affari di un tizio parecchio conosciuto e non aveva eseguito perfettamente un ordine. Di tutta la famiglia aveva voluto salvare quel ragazzo. Si distese sul pavimento impolverato non preoccupandosi dei suoi vestiti cominciando a piangere. Pianse per il suo lutto, per le bugie e per non saper cosa fare.
Aveva perso tutto.
Con il passare degli anni, esattamente 6, quel ragazzo imparò a cavarsela da solo. A procurarsi il cibo dal piccolo torrente che fiancheggiava la casa che lui chiamava "rifugio". Conobbe anche il benzinaio e sua figlia Ra Jin che molte volte gli preparava del ramen e a volte gli faceva le pulizie in casa. Erano diventati amici. Ma non sapeva come ripagarla. I soldi iniziarono a mancare, anzi, non ne aveva per niente. 
Così un giorno di primavera preso da un pensiero quasi suicida, optò per una rapina al pub che si trovava nei dintorni. Precisamente affianco al distributore.
Quella sera c'era una serata rap. Una sorta di sfida. Glielo disse la sua noona (Ra Jin).
Si vestì di nero, prese la pistola e se la infilò nell'incavo fra i pantaloni e la sua pelle. Il metallo freddo a contatto con essa gli fece salire i brividi. Non aveva mai usato un arma in vita sua, ma ricordando i film visti con il suo hyung tempo addietro ricordava come impugnarla. Almeno era un inizio.
Arrivato avanti al locale indossò una maschera per lo smog, si alzò il cappuccio ed entrò. 
La musica risuonava forte e rumorosa. Era molto tempo che lui non la ascoltava e tutto questo gli faceva un certo effetto. Da quello che aveva capito erano arrivati all'ultimo round di freestyle e si stavano fronteggiando due ragazzi. Uno alto dai capelli biondo platino e l'altro più dai capelli rosa. Non aveva mai visto un ragazzo con un colore di capelli così femminile. Ma erano bravi, doveva ammetterlo.
Finito il freestyle i due uscirono di scena e l'adrenalina iniziò a salire. Si avvicinò al bancone estraendo la pistola con la mano tremante sparò un colpo in aria.
"Che nessuno si muova..." poi la puntò verso la cassiera indicando di dargli tutto l'incasso della serata. Quella era impaurita e lui anche. Non aveva intenzione di ferirla o cose simili. Voleva solo avere quel denaro e così fu.
Appena ebbe la refurtiva fra le mani corse verso l'uscita di sicurezza più vicina. Appena aprì la porta si trovò davanti a lui il ragazzo dai capelli rosa che stava fumando. Aveva un aria apatica e la sua pelle era bianca come il chiaro di luna. Era affascinante. Ma non potè guardarlo a lungo perchè i proprietari del locale erano dietro di lui. Il suo istinto lo fece correre verso sinista, dove c'era il vecchio parco abbandonato. Ormai conosceva bene quelle zone. Trovò subito la sua casa. 
Appena entrò, cacciò un urlo liberatorio togliendosi la mascherina. 
Ora credeva di essere il Re del mondo. Nessuno poteva sapere dove lui si nascondeva, nessuno lo conosceva. 
In quel preciso istante si spogliò dalle sue vesti di adolescente. 
Chi era quel ragazzo? 
Sono Kim Seokjin.
 
Quella stessa sera mentre stavo contando il denaro avanti al camino, udii dei rumori strani attorno al rifugio. 'Forse sono degli scoiattoli fra gli alberi' pensai facendo spallucce. Ma quei rumori si fecero più fitti e degli scricchiolii di rami che venivano frantumati attirarono la mia attenzione. Presi la pistola e uscii di casa puntando l'arma nel vuoto verso i rumori.
"Chi c'è?" dissi quasi urlando. 
Due figure maschili uscirono allo scoperto facendosi in avanti con le mani alzate.
"Cercavamo rifugio e abbiamo visto del fumo" disse uno di loro.
"Aspetta un attimo...io ti conosco..." dissi rivolgendomi ad uno dei due.
   
 
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