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Autore: hij    09/03/2016    7 recensioni
Lily riceve una strana lettera che pare provenire dal futuro. Gli viene chiesto di radunare i malandrini, Regulus e Piton per leggere dei libri che cambieranno la loro vita. Il primo della lista si intitola "Harry Potter e la pietra filosofale". Come reagirà la Old Generation alle prese con la lettura di questa saga? Cosa accadrà?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Regulus Black, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"Erano passati quasi dieci anni da quando i Dursley si erano svegliati una mattina e avevano trovato il nipote sul gradino di casa"

- Dieci anni! - esclamai sorpresa - Ora ne ha undici ciò vuol dire che mi salterò comunque tutta l'infanzia di mio figlio -

- Potevano anche metterci qualche capitolo - mi appoggiò Potter.

- Sai che allegria leggere sette libri che parlano della vita a scuola, i compiti, le lezioni... Mi aspettavo qualcosa di più emozionante - protestò Black sbuffando.

- Non intendevo questo - precisai - volevo solo non perdermi le cose più importanti.

- Non te le perderai - mi rassicurò dolcemente Remus, vedendo la mia malinconia - Anzi, non vi perderete niente. Leggeremo dei primi acquisti per la scuola a Diagon Alley, della sua prima bacchetta, della primo viaggio sull'Espresso di Hogwarts e di tante, tantissime altre cose importanti. In tutte queste pagine ne recupererete tantissimo -

Ero sollevata sal non perdermi almeno quello. Ricordavo vividamente la prima volta che misi piede nel Mondo Magico, fu un'esperienza unica e lo sarebbe stata anche per lui.

"Privet Drive non era cambiata affatto. Il sole sorgeva sugli stessi giardinetti ben tenuti e illuminava il numero 4 d'ottone sulla porta d'ingresso dei Dursley; si insinuava nel loro soggiorno, che era pressoché identico a quella sera in cui il signor Dursley aveva visto il fatidico telegiornale che parlava di gufi. Soltanto le fotografie sulla mensola del caminetto denotavano quanto tempo fosse passato in realtà. Dieci anni prima c'era un'infinità di fotografie di quello che sembrava un grosso pallone da spiaggia rosa, con indosso cappellini di vari colori."

Scoppiai a ridere di gusto, seguita a ruota dai Malandrini che non la finivano più di fare battuttutine. Più mi soffermavo ad immaginare quel bambino, più mi sbellicavo.

- Possiamo continuare? - ci interruppe Severus, scocciato.

Lui non rideva, era l'unico. Aveva l'aria cupa, tetra. Perfino Regulus sorrideva, anche se cercava di non darlo a vedere. Quando faceva così riuscivo a vedere sempre più somiglianze con il fratello.

- Se ti da fastidio continuare posso farlo benissimo io - lo provocai.

Lui mi guardo, imbarazzato.

- No... Io... Lasciamo perdere - biascicò per poi riprendere.

"Ma Dudley Dursley non era più un lattante, e ora le fotografie ritraevano un bambinone biondo in sella alla sua prima bicicletta, sulle giostre alla fiera, che giocava al computer col padre, o che si faceva abbracciare e baciare dalla madre. Nulla, in quella stanza, denotava che in casa viveva anche un altro bambino. "

- Cosa? E Harry? -

- Ramoso calmati! - intervenne Black - Tra te e la Evans non so chi sia peggio. Dovreste imparare a non scaldarvi troppo per ogni singola frase -

- La fai facile tu... - replicò Potter mettendo il broncio.

- Felpato ha ragione Jamie. E poi sicuramente Harry starà con noi, vedrai quante sue foto avremo, quelle di quel Dudley non saranno nulla a confronto -

Il tono calmo e pacato di Remus ebbe il potere di far calmare Potter, ma non me. Era sempre così tra loro, lui era quello più persuasivo tra tutti i Malandrini, ma io ero testarda e non mi lasciavo soggiogare tanto facilmente da due paroline. Non era così facile.

"Eppure, Harry Potter abitava ancora lì;"

- Remus! - strillai istericamente, allarmata - non doveva stare con voi? -

- Ehi, io ne so quanto te -

- Ma tu avevi detto... -

- Lo so, lo so. Può abitare lì ma passare anche tanto tempo con noi -

Accettai il compromesso.

"In quel momento dormiva, ma non sarebbe stato per molto. Zia Petunia era sveglia e la sua voce stridula fu il primo rumore della giornata che iniziava.

«Su, alzati! Immediatamente!»"

- Non ti rivolgere così a mio figlio - si arrabbiò Potter.

Se la situazione non fosse stata così disperata avrei trovato divertente la sua versione in mammina apprensiva.

Ma come si rivolgeva ad Harry? Era il modo quello di svegliare un bambino?

Mi accorsi di avere le nocche bianche, stavo stringendo forte i pugni da non so quando.

"Harry si svegliò di soprassalto. La zia tamburellò di nuovo sulla porta.

«Sveglia!» urlò."

Non so come facessi a contenermi, a trattenermi dallo smaterializzarmi subito a casa mia sorella e strozzarla.

- Evans, non vorrei mancarti di rispetto visto che è tua sorella, ma... - iniziò Potter. Il tono era calmo, parlava piano, ma era come la quiete prima della tempesta. Riuscivo a percepire la sua tensione, era uguale alla mia, stava per esplodere.

- Sta tranquillo- lo interruppi, anche se io ero la prima a non essere affatto tranquilla - vorrei ucciderla anch'io -

"Harry sentì i suoi passi avviarsi verso la cucina e poi il rumore della padella che veniva messa sul fornello. Si girò sulla schiena e cercò di ricordare il sogno che stava facendo. Era un bel sogno. C'era una motocicletta volante. Ebbe la strana sensazione di averlo già fatto qualche altra volta."

- Com'è possibile che si ricordi? - domandò Regulus - Era troppo piccolo -

Regulus non parlava molto, spesso mi dimenticavo perfino della sua presenza, era nell'ombra. Ma ogni volta che prendeva parola non era mai a sproposito.

- Me lo comando anch'io - convenni pensierosa.

"Ecco di nuovo la zia dietro alla porta.

«Non ti sei ancora alzato?» chiese.

«Sono quasi pronto» rispose Harry.

«Be', vedi di spicciarti, voglio che sorvegli il bacon che ho messo sul fuoco. "

- È troppo piccolo per stare dietro al fuoco, può essere pericoloso! -

Potter era ritornato nella versione mammina premurosa. Certamente non tolleravo il fatto che si rivolgesse così a mio figlio, nè che gli impartisse ordini, ma non mi pareva così tragico che gli avesse chiesto di controllare per un po' la colazione. Dopotutto, quando eravamo piccole, sia io che Petunia ci divertivano moltissimo quando insieme aiutavamo nostra madre in cucina, a volte preparavamo perfino tutto noi due da sole, era bello passare del tempo così. Un fornello accesso non era poi così pericoloso se facevi un pizzico d'attenzione. Aveva undici anni, non cinque.

Mi dissi ancora che non potevo sapere perché mia sorella avesse svegliato in modo così brusco mio figlio, suo nipote. Forse era arrabbiata perché lui, da degno erede dei Malandrini, aveva combinati qualche guaio colossale solo la sera prima; o forse era mattino inoltrato, loro erano in ritardo per qualcosa e lui, proprio come sua madre, era rimasto a dormire beato. Doveva essere così, che ragione ci poteva mai essere per anche solo pensare il contrario?

"E non ti azzardare a farlo bruciare. Voglio che tutto sia perfetto, il giorno del compleanno di Duddy».

Harry si lasciò sfuggire un gemito.

«Cosa hai detto?» chiese aspra la zia da dietro la porta.

«Niente, niente...»

Il compleanno di Dudley... come aveva potuto dimenticarlo? Si alzò lentamente e cominciò a cercare i calzini. Ne trovò un paio sotto al letto e, dopo aver tolto un ragno da uno dei due, se li infilò. "

- Che schifo - esclamò Black.

- È particolarmente esilarante pensare a come tua sorella, che ha sempre avuto una malsana ossessione per l'ordine e la pulizia, si ritrovi con dei ragni che girano per casa - commento Severus sorridendo per l'assurdità.

Gli altri lo guardarono stranito, solo io lo potei comprendere appieno. Chi meglio di me poteva conoscere mia sorella?

"Harry c'era abituato perché il ripostiglio sotto la scala pullulava di ragni, e lui dormiva lì."

Mi ero alzata di scatto e diretta verso Severus per strappargli il libro dalle mani.

- Lily, ma cosa... - iniziò lui, sbalordito.

- Dammi qua. Hai sbagliato a leggere - lo accusai infuriata - non può esserci scritto così -

Fissai quell'ultima riga, la lessi milioni di volte sperando di aver capito male, ma le parole non cambiavano. Tutti mi guardavano, attenti.

Mi sentì mancare. Il libro mi scivolò dalle mani e cadde a terra. Mi poggiai al muro per non fare la sua fine, proprio accanto a Severus. Lui si avvicinò ancora più a me, prese la mia mano tra le sue e me la strinse leggermente per confortarmi. A malapena ci feci caso, nella mia mente c'era un turbine di pensieri. Aveva rinchiuso mio figlio, suo nipote, in un sottoscala per dieci anni? Non mi sembrava qualcosa di umanamente possibile. Avevo creduto, sperato, che lo trattasse proprio come trattava suo figlio. Io, per lei, per suo figlio, lo avrei fatto.

- Giuro, giuro che gliela farò pagare - sussurrai con la voce colma d'ira. Ma la mia rabbia non poteva essere espressa a parole, era qualcosa che mi stava divorando, ardendo, dentro.

- Non la passerà liscia - mi appoggiò naturalmente Potter.

- Non siate idioti, non farete proprio niente - ribatte Severus.

Potter, che era già nervoso, si alzò e si avventò verso di lui e gli afferrò il colletto della divisa.

-Potter fermati - gli urlai. Una sua mano aveva ancora stretta la mia.

- Lui non... - replicò furibondo.

Lo spinsi via con la mano libera, avevo gli occhi lucidi e scuotevo la testa, non poteva prendersela con chi non c'entrava. Lui si bloccò, lo lasciò andare, stringeva i pugni e respirava profondamente per placare l'ira. Sia Black che Remus gli si avvicinarono immediatamente e gli posarono le mani sulle spalle, come per calmarlo, rassicurarlo e trattenerlo contemporaneamente. Solo Regulus era ancora seduto, scrutava la scena, attento. Sembrava anche lui pronto a scattare da un momento all'altro.

- Stavo cercando di dirvi - riprese Severus lanciando un'occhiata torva a Potter - che dovete lasciar stare Petunia, è la cosa migliore. Non avete la certezza di poter cambiare il futuro e, anche se ci riuscirete, chi vi assicura che possiate restare accanto a vostro figlio? -

- Stai dicendo che non ce la faremo? Voi rendere la nostra condanna a morte ancora più reale? - dissi, lasciando la sua presa.

- Non... Sto solo dicendo che dovreste fare il contrario di quello che avete pensato. Devi riallacciare i rapporti con tua sorella, Lily -

- Riallacciare i rapporti con lei? Con che coraggio mi chiedi questo? Morirò e a lei non importerà nulla, non gli importa nulla nè di me nè di mio figlio. Sono la nota stonata nella sua perfetta e normalissima vita. Ho provato in tutti i modi a starle vicino e questo tu lo sai, ma lei mi ha respinto ogni volta. Ci sono stata male, ma non mi sono mai arresa, volevo continuare a far parte della sua vita. Ma, alla luce di tutto questo, non lo voglio più. Sono io quella che non vuole più avere nulla a che fare con lei -

- Ma devi - insistette lui - Lo devi fare. Se peggiori il vostro rapporto cosa ottieni? Già lascerà dormire tuo figlio in un sottoscala pieno di ragni, vuoi che gli vada anche peggio? -

Fu come uno schiaffo sul viso e mi colpì appieno. Il suo ragionamento era giusto, ma cosa sarebbe successo quando mi sarei trovata veramente faccia a faccia con lei? Avrei saputo fingere di comportarmi in modo cordiale? Ne dubitavo fortemente, non ero solita avere una doppia faccia, ma ci avrei provato.

Ritornammo tutti a sedere, anche se nessuno si era calmato davvero.

"Una volta che si fu vestito, attraversò l'ingresso diretto in cucina. Il tavolo scompariva quasi completamente sotto la pila dei regali di compleanno di Dudley. Sembrava proprio che Dudley fosse riuscito a ottenere il nuovo computer che desiderava tanto, per non parlare del secondo televisore e della bici da corsa. Il motivo preciso per cui Dudley voleva una bici da corsa era un mistero per Harry, visto che Dudley era molto grasso e detestava fare moto, a meno che - inutile dirlo - non si trattasse di prendere a pugni qualcuno. Il punching-ball preferito di Dudley era Harry"

- E glielo lasciano fare? - esclamò Potter scettico mentre mi fissava.

Alzai le spalle, ero mortificata, non sapevo come rispondergli. Era colpa mia, quella era mia sorella, odiava me e, di conseguenza, odiava Harry perché mio figlio.

- Evans, calmati non piangere, non volevo farti stare male -

Non mi accorsi di stare piangendo fino a quando Potter non me lo fece notare. D'un tratto iniziai anche a singhiozzare, due pianti in meno di una settimana, era un nuovo record.

In un attimo mi ritrovai stretta nell'abbraccio di Potter. Fu strano, non ero mai stata così accanto a lui prima d'ora e di certo non ci conoscevamo a tal punto da scambiarci abbracci vari, ma non lo respinsi. Avevo bisogno di sostegno, di conforto, ed ero certa che anche lui ne avesse.

Stavo un po' meglio. Ho sempre amato gli abbracci, erano il miglior modo per esprimere affetto o supporto, una morbida stretta che impediva di sgretolarti, di cadere a pezzi. Era come terapeutico essere cullati da quella dolce morsa. Dovetti ammettere a mio malgrado di trovarmi stranamente bene tra le sue braccia.

Severus, però, interruppe tutto e continuò a leggere a voce alta, dopo aver sonoramente sbuffato.

Io mi staccai da Potter, con le guance rosse per l'imbarazzo, mentre singhiozzavo ancora un po'. Lui, però, non tornò al suo posto, bensì rimase in piedi accanto a me.

"Quando riusciva ad acchiapparlo, il che non era facile. Non sembrava, ma Harry era molto veloce.

Forse per il fatto che viveva in un ripostiglio buio Harry era sempre stato piccolo e mingherlino per la sua età. E lo sembrava ancor più di quanto in realtà non fosse, perché non aveva altro da indossare che i vestiti smessi di Dudley"

Un altro moto di rabbia mi pervase, ormai non sapevo più se le mie lacrime erano dettate da questo o da semplice malinconia.

Mi chiesi, ed ero certa che se lo stesse domandando anche Potter, dove fossero Black e Remus e perché avessero permesso tutto questo. Non si rendevano conto di come lo trattavano? Perché non erano intervenuti?

"Dudley era circa quattro volte più grosso di lui. Harry aveva un viso sottile, ginocchia nodose, capelli neri e occhi verde chiaro."

- Ti somiglia James - commentò Black.

- Ma ha gli occhi verdi, proprio come Lily - concluse Remus.

- Sono contento che abbia i tuoi occhi, Evans, sono molto più belli. I miei sono di un comunissimo e noiosissimo marrone -

- Se è per questo io sono contenta che non abbia i capelli rossi -

- Scherzi, Evans? -

- Affatto! Sono orribili e perdo la testa ogni volta per sistemarli -

- Dovresti vedere quelli di James - disse Remus sorridendomi - ogni suo tentativo di dargli un aspetto ordinato va subito in fumo -

I capelli di Potter parevano indomabili, era vero, ma erano particolari, belli. Li preferivo comunque nettamente ai miei.

"Portava un paio di occhiali rotondi, tenuti insieme con un sacco di nastro adesivo per tutte le volte che Dudley lo aveva preso a pugni sul naso."

- Meglio che mi astenga dal commentare ancora, potrebbe finire male - disse Potter in modo secco.

"L'unica cosa che a Harry piaceva del proprio aspetto era una cicatrice molto sottile sulla fronte, che aveva la forma di una saetta. Per quanto ne sapeva, l'aveva da sempre, e la prima domanda che ricordava di aver mai rivolto a zia Petunia

era stata come se la fosse fatta.

«Nell'incidente d'auto in cui sono morti i tuoi genitori» le aveva risposto lei, «e non fare domande»."

- Ma io non sapevo neppure cosa fosse un'auto prima di qualche giorno fa! Figurati se me la compro solo per ammazzarmi -

- Hanno mentito sulla vostra morte, ma perché ? -

- Non chiederlo a me, Black. Fatico sempre più a considerare quella ancora mia sorella -

"Non fare domande: questa era la prima regola per vivere in pace, con i Dursley.

Zio Vernon entrò in cucina mentre Harry stava girando il bacon.

«Fila a pettinarti!» sbraitò a mo' di buongiorno.

Circa una volta alla settimana, zio Vernon alzava gli occhi dal suo giornale e urlava che Harry doveva tagliarsi i capelli. Di tagliarsi i capelli Harry aveva bisogno più di tutti i suoi compagni di classe messi insieme; ma non c'era niente da fare: crescevano in quel modo... dappertutto."

- La genetica non mente - affermò Potter tutto orgoglioso.

"Quando Dudley e sua madre entrarono in cucina, Harry stava friggendo le uova. Dudley assomigliava molto a zio Vernon. Aveva un gran faccione roseo, quasi niente collo, occhi piccoli di un celeste acquoso, e folti capelli biondi e lisci che gli pendevano su un gran testone. Spesso zia Petunia diceva che Dudley sembrava un angioletto; Harry invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca."

Sebbene avessi ancora i lucciconi agli occhi, risi di gusto.

- E non abbiamo neppure dubbi che abbia ereditato il tuo senso dell'umorismo - commentò Black ridacchiando.

- Avevi dei dubbi? - gli rispose Potter - Sarà un piccolo Malandrino, mio degno erede -

- Credete che io invece non abbia neanche un briciolo di senso dell'umorismo? - li provocai scherzosamente.

- Non ti sentiamo spesso fare delle battute, Evans -

- Questo solo perché non mi conosci, Potter -

Davvero credevano che solo loro erano degni del titolo di Malandrini? Si credevano i più brillanti e simpatici della scuola? Beh, si sbagliavano. E questo discorso non riguardava necessariamente me, ma la scuola era grande, con un sacco di persone, e loro non erano così perfetti come credevano.

"Harry mise in tavola i piatti con le uova al bacon, un'operazione non particolarmente facile, dato che lo spazio era poco. Nel frattempo, Dudley contava i regali. Gli si lesse sul viso il disappunto.

«Trentasei» disse volgendosi a guardare il padre e la madre. «Due meno dell'anno scorso».

«Caro, non hai contato il regalo di zia Marge. Vedi, è qui, sotto questo regalone grosso grosso di papà e mamma».

«D'accordo, trentasette» disse Dudley tutto paonazzo. Harry, avendo capito che era in arrivo uno dei terrificanti capricci alla Dudley"

- Ha trentasette regali di compleanno e ha il coraggio di lamentarsi? - esclamò Remus meravigliato.

Quel bambinetto diventava sempre più irritante. Il mio umore, poi, non aiutava certo a rendermelo più simpatico.

"Cominciò a trangugiare il suo bacon il più in fretta possibile, nel caso il cugino avesse buttato il tavolo a gambe all'aria.

Evidentemente, anche zia Petunia annusò il pericolo, perché si affrettò a dire: «E oggi, mentre siamo fuori, ti compreremo altri due regali. Che ne dici, tesoruccio? Altri due regali. Va bene così?»

Dudley ci pensò su un attimo. Lo sforzo sembrò immenso. Alla fine disse lentamente: «Così ne avrò trenta... trenta...»"

- Che patetico stolto, sono trentanove. Se applichi il tuo minuscolo cervello vedrai poi che non è così difficile - mormorò molto gentilmente Severus tra se e se.

"«Trentanove, dolcezza mia» disse zia Petunia.

«Ah!» Dudley si lasciò cadere pesantemente su una sedia e afferrò il pacchetto più vicino. «Allora va bene».

Zio Vernon ridacchiò sotto i baffi.

«Questa piccola canaglia vuole avere tutto quel che gli spetta fino all'ultimo, proprio come papà. Bravo, Dudley!»"

- Evans ma i Babbani sono tutti così? - mi domandò molto stupidamente Black.

- Ma certo che no. La maggior parte ha un cervello, e lo sa perfino usare -

- Ah, meno male. Quindi vostro figlio è stato così fortunato a finire in una delle poche elette famiglie di Babbani ottusi -

- Black ti ricordo che quei Babbani ottusi sono miei parenti stretti -

- Fino a poco tempo fa li insultavi anche tu -

- Io posso farlo, sono i miei parenti -

- Anche James li odia -

- Sono anche i suoi - ribattei.

Potter fece un sorrisetto stupido che mi fece pentire di averlo puntualizzato. Non capivo ancora perché mi prendessimo così tanta briga per difenderli, dopotutto gli odiavo anch'io e loro non si meritavano nulla.

- E Mocciosus allora? Perché lui può e io no? - continuò infantilmente.

Severus alzo gli occhi al cielo, esasperato. Io, inconsciamente, lo imitati. L'unico che stava ridacchiando per questo patetico teatrino sembrava inaspettatamente proprio Regulus. Non interveniva mai nelle nostre conversazioni, neanche Severus lo faceva molto, ma la sua mente era attenta a registrare ogni minimo particolare.

- Basta! Li odiamo tutti, questo è assodato. Possiamo solo smetterla di parlarne? Severus per favore continua -

"E gli scompigliò i capelli.

In quel momento, squillò il telefono e zia Petunia andò a rispondere mentre Harry e zio Vernon rimasero a guardare Dudley scartare la bicicletta da corsa, una cinepresa, un aeroplano telecomandato, sedici nuovi videogiochi e un videoregistratore. Stava strappando l'incarto di un orologio da polso d'oro"

- Ma non si regala ai diciassette anni? -

- Tra i Babbani non c'è questa tradizione, Black. Per di più un ragazzo diventa maggiorenne soltanto al compimento dei diciott'anni -

- E perché mai? È un'assurdità! -

- Per loro, e a dirla tutta anche per me che sono una Nata Babbana, siete assurdi voi. Punti di vista -

"Stava strappando l'incarto di un orologio da polso d'oro quando zia Petunia tornò nella stanza con l'aria arrabbiata e preoccupata a un tempo.

«Cattive notizie, Vernon» disse. «La signora Figg si è rotta una gamba. Non può venire a prenderlo». E così dicendo, indicò Harry con un brusco cenno del capo."

- Ehi, non è mica un pacco postale! - protestai.

- Cos'è un pacco postale? - fece Potter, confuso.

- Oh lascia perdere. Cose babbane -

"Dudley spalancò la bocca inorridito, ma il cuore di Harry balzò di gioia. Ogni anno, per il compleanno di Dudley, i genitori portavano lui e un suo amico fuori per tutto il giorno, in giro per parchi, a fare scorpacciate di hamburger o al cinema. Ogni anno Harry rimaneva con la signora Figg, una vecchia signora mezza matta che viveva due traverse più avanti. Harry detestava quella casa. Puzzava di cavolo e la signora Figg lo costringeva a guardare le fotografie di tutti i gatti che aveva posseduto in vita sua."

- Il miglior modo per intrattenere un undicenne. Questi Dursley hanno proprio un gran senso del divertimento - disse Remus sarcasticamente.

- Li invitiamo per organizzare la nostra prossima festa, Remus -

- Sicuramente Felpato! Sarà un party che entrerà nella storia -

"«E ora che si fa?» chiese zia Petunia guardando furibonda Harry come se fosse colpa sua. Harry sapeva che avrebbe dovuto dispiacersi per il fatto che la signora Figg si era rotta la gamba, ma non gli fu facile quando gli venne in mente che ancora per un intero anno non sarebbe stato costretto a guardare tutti i Fuffi, i Baffi, i Mascherini e le Palline di questo mondo.

«Si potrebbe provare a telefonare a Marge» suggerì zio Vernon.

«Non dire sciocchezze, Vernon, lo sai benissimo che lo detesta»."

- Ehi, lui è lì! - esclamai stizzita rivolta verso il libro.

"I Dursley parlavano spesso di Harry in quel modo come se lui non fosse presente, o piuttosto come se fosse qualcosa di molto sgradevole e non in grado di capirli, come una lumaca.

«Cosa ne dici di... come si chiama... la tua amica... Yvonne?»

«È in vacanza a Maiorca» rimbeccò zia Petunia.

«Potreste lasciarmi semplicemente qui» azzardò Harry speranzoso (una volta tanto, avrebbe potuto guardare quel che voleva alla televisione o persino provare il computer di Dudley)."

- Vuole cosa? - mi chiese Potter dubbioso.

- Sono altre cose babbane. Dal televisore si vedono e si sentono varie storie da dietro ad uno schermo, si chiamano film. Con il computer invece puoi fare dei giochi, sempre da dietro ad uno schermo - cercai di spiegargli.

Era un po' strano e difficile descrivere anche i più ovvi oggetti, non sapevo da dove incominciare.

- Sembra noioso stare seduti a guardare uno schermo - considerò Black.

- È questo il massimo divertimento a cui aspira mio figlio? -

- Non è così male - feci notare loro - può essere rilassante -

- Non fa per me, decisamente - affermò Potter sicuro.

- Neanche per me - concordò il tuo amico.

- Dovreste provare almeno a vedere un film, prima di giudicare - gli proposi.

Alzarono le spalle, poco convinti. Dissero comunque che ci avrebbero provato per farmi contenta.

" Zia Petunia fece una faccia come se avesse appena ingoiato un limone.

«Per trovare la casa in rovina quando torniamo?» ringhiò."

- E mica la fa saltare in aria! - mi infuriai.

"«Mica la faccio saltare in aria» disse Harry, ma nessuno lo ascoltò."

Tutti risero e io arrossì. Avevo inconsapevolmente anticipato la sua battuta. Fu un momento particolare, era come se mi fossi resa davvero conto di chi fosse quel bambino, era come aver reso reale il legame che ci univa, aveva ragionato come me, era simile a me per alcuni versi. Era una cosa stupida (a chi non capita di dire all'unisono parole o frasi?) ma, forse perché stordita dalle mille e nuove emozioni che la semplice lettura di quel libri mi suscitava, gli diedi molta importanza. Quando si trattava di Harry tutto assumeva un nuovo significato e una nuova importanza per me.

"«Forse potremmo portarlo allo zoo» disse Petunia lentamente «...e lasciarlo in macchina...»"

- Ma sono matti? - esclamai stupefatta balzando in piedi. Potter mi mise una mano sulla spalla e mi fece tornare a sedere. Anche lui tornò al suo posto, forse si era stancato di rimanere lì in piedi.

"«Non può restare in macchina da solo."

- Finalmente un po' di buon senso! - dissi sollevata.

"E nuova di zecca...»"

Sbuffai. Come non detto, si preoccupavano più per una stupida macchina che per lui.

"Dudley cominciò a piangere forte. In realtà, non stava piangendo; erano anni che non piangeva sul serio, ma sapeva che se contorceva la faccia e si lagnava la madre gli avrebbe dato qualsiasi cosa lui avesse chiesto.

«Duddy tesorino caro, non piangere! Mammina non permetterà che quello ti rovini la festa!»"

- Quello ha un nome! - disse Potter.

- E sta ascoltando - aggiunsi - non possono parlar di lui a quel modo -

- Come se non fosse presente, come se non esistesse -

- Come se non facesse parte della loro patetica famiglia -

- Dovreste calmarvi voi due, ve lo abbiamo già detto - ci interruppe Remus.

- Ma Lunastorta ci senti o no? Vedi che considerazione hanno di Harry? -

- Fare così non ci porterà a nulla, vi farà venire solo un esaurimento nervoso -

- Lo farete venire anche a me, se non la smettete di interrompersi ogni cinque secondi -

- Oh, ma sta zitto Mocciosus - disse Potter spazientito - ti sei proposto tu come narratore, non ti abbiamo obbligato noi. Poi non potete chiederci davvero di affrontare tutto questo apaticamente -

- Mi sembra però - replicò Severus - che voi avete obbligato sia MD che Regulus a partecipare a quest'ighiozzia. E non provate a negare che ci serva il nostro aiuto -

I Malandrini, che all'inizio del discorso erano già pronti a replicare gelidamente, tacquero. Per una volta lasciarono a Severus l'ultima parola.

Regulus, invece, sentendosi tirato in causa, distolse lo sguardo dai nostri battibecchi e tornò a fingere distacco, indifferenza. Pensai che non lo notò nessuno a parte me, nessuno ci prestava caso. A me invece lui era quello che più mi incuriosiva tra tutti.

"«N-n-non... voglio... che ... venga... pure lui!» gridò Dudley tra un finto singhiozzo e l'altro. «Lui rovina s-s-sempre tutto!» E lanciò a Harry un'occhiata malevola attraverso uno spiraglio tra le braccia della madre.

In quel preciso momento suonò il campanello: «Santo cielo, sono arrivati!» esclamò zia Petunia frenetica. E un attimo dopo, l'amico del cuore di Dudley, Piers Polkiss, entrò insieme alla madre. Piers era un ragazzo tutto pelle e ossa, con una faccia da topo. Era lui che in genere immobilizzava le persone con le braccia dietro la schiena mentre Dudley le picchiava. Dudley smise all'istante di far finta di piangere.

Mezz'ora più tardi, Harry, che non riusciva a credere a tanta fortuna, aveva preso posto sul sedile posteriore della macchina dei Dursley insieme a Piers e a Dudley, diretto allo zoo "

- E questa la chiami fortuna? Ritrovati a passare tutto il pomeriggio con quelli? - osservò Black.

- Voleva andare solo allo zoo! - ribattei.

- Resta comunque una noia mortale, con una compagnia che lascia poco a desiderare -

- Sempre meglio che restare a casa o in macchina - venne in mio aiuto Potter.

- Non sembra un Maladrino... -

- Ma se abbiamo letto solo poche righe, come fai a dirlo? - ribattè lui, non accettando il fatto che il figlio potesse non somigliargli caratterialmente - cambierai idea -

" Diretto allo zoo per la prima volta in vita sua."

- Ecco spiegato perché è così contento! - feci notare loro.

"Lo zio e la zia non erano riusciti a inventarsi niente di diverso per lui, ma prima di uscire, zio Vernon lo aveva preso da parte.

«Ti avverto» gli aveva detto piazzandoglisi davanti col suo faccione pa-onazzo a un millimetro dal suo naso, «ti avverto una volta per tutte, ragazzino, niente cose strane, niente di niente, intesi? O resterai chiuso in quel ripostiglio fino a Natale».

- Sta scherzando, vero? - chiese Remus, quasi timoroso di conoscere la risposta.

- Lo spero - sospirai - ma ormai non mi stupirei più di nulla -

"«Non farò proprio niente» disse Harry, «lo prometto...»

Ma zio Vernon non gli credeva. Nessuno gli credeva mai."

Quando Severus pronunciò quelle parole mi si strinse il cuore, rimanevo sempre più delusa man mano che il tempo passava. Avevo sempre creduto di conoscere mia sorella, non mi sarei mai aspettata che però fosse così nei confronti del suo stesso nipote, e suo marito non era da meno.

"Il fatto era che spesso intorno a Harry accadevano fatti strani, e non serviva a niente dire ai Dursley che lui non c'entrava. "

- Magia involontaria - esclamai rapidamente - lei avrebbe dovuto saperlo -

"Ad esempio, una volta zia Petunia, stanca di veder tornare Harry dal barbiere come se non ci fosse stato affatto, aveva preso un paio di forbici da cucina e gli aveva tagliato i capelli talmente corti da lasciarlo quasi pelato, tranne per la frangetta, che non aveva toccato per «nascondere quell'orribile cicatrice»."

Strinsi i pugni e feci grandi respiri per contenere la rabbia. Sarebbe stato poco opportuno scoppiare ancora iraconda o in lacrime, non potevo lasciarmi soggiogare dalle emozioni così tanto, non davanti a tutti quanti.

"Dudley era scoppiato a ridere a crepapelle al vedere Harry così conciato, e lui aveva passato una notte insonne al pensiero di come sarebbe andata l'indomani a scuola, dove già tutti lo prendevano in giro per i vestiti sformati e gli occhiali tenuti insieme con lo scotch."

Severus leggeva piano con gli occhi sgranati. Alla fine della frase si fermò appena un attimo di più. Lo conoscevo talmente bene da sapere con certezza verso quale direzione stesse farneticando il suo cervello. Normalmente era lui quello preso di mira da Potter e i suoi amici, adesso era uno di loro a trovarsi nella sua situazione, doveva sembrare sempre più strano per lui.

"La mattina dopo, al risveglio, aveva trovato i capelli esattamente come erano prima che zia Petunia glieli avesse rapati."

Progettai malignamente di fare io un bel taglio di capelli a Petunia, magari quando sarei tornata a casa nelle vacanze, magari nel cuore della notte per farla destare il giorno dopo con una piacevole sorpresa. Ci pensai meglio: forse era una cosa troppo sciocca da fare, troppo... Banale. Avrei organizzato con Mary il piano perfetto. Certo, Severus prima aveva ragione, sarebbe meglio cercare di ingraziarmela che mettercela contro ancor di più, ma, alla luce di quanto avevo appena letto, una piccola marachella era d'obbligo.

"Per questo era stato punito con una settimana di reclusione nel ripostiglio, sebbene avesse cercato di spiegare che non sapeva spiegare come mai gli fossero ricresciuti così in fretta."

Ero sempre più convinta di dovermi prendere la mia vendetta personale. Anzi, ero certa al cento per cento.

"Un'altra volta, la zia aveva cercato di infilargli a forza un orrendo maglione smesso di Dudley (marrone con dei pon-pon arancioni). Ma più cercava di infilarglielo dalla testa, più il maglione si rimpiccioliva, fino a che avrebbe potuto andar bene a una marionetta, ma non certo a Harry. Zia Petunia aveva decretato che doveva essersi ritirato in lavatrice, e questa volta Harry, con suo gran sollievo, non venne punito."

- Non possono incolparlo, è magia involontaria - gli accusò Black.

- Ma per l'ennesima volta Sirius, loro sono Babbani, non lo sanno -

- Lo sanno. O perlomeno lo sa sua sorella - disse Severus indicandomi.

Gli altri mi fissarono e io feci cenno col capo, per confermare quello che aveva affermato. Petunia non era stupida (sebbene stessi avendo dei seri dubbi su questo), aveva collegato quel che faceva Harry con quel che sapevo fare io oppure Severus. Lei sapeva.

- Ma perché Silente lo ha mandato lì? Perchè non è con voi? Perché non ci siete? - accusò Potter sull'orlo dell'esasperazione rivolto ai suoi amici - Perché non c'è nessuno? -

Non replicammo. Nessuno tra noi sapeva che rispondere, nessuno pareva venire a capo di questa assurda situazione.

- Avevate promesso - riprese lui - avevate promesso di esserci, non mi sembra però così -

Era come se, proprio in quel preciso istante, stesse collegando lentamente tutti i tasselli per comporre il quadro finale, ma il risultato, purtroppo, era tutt'altro che piacevole.

- James noi... Tu non puoi sapere... - tentò di rispondergli Bosco, prima che il suo amico lo interrompesse bruscamente.

- Dimmi cosa mi potrebbe far pensare il contrario allora -

Dalla sua voce traspariva nettamente che si sentiva come tradito dai suoi stessi amici.

- Noi... - provò Remus, ma non fu in grado di formulare una risposta convincente. Era inutile accampare scuse, quello era il loro amico, e non era nè giusto nè dignitoso nei suoi confronti prendersi gioco di lui con discorsi vuoti. Lui voleva i fatti, voleva sentire chiaramente che era in errore, e loro lo sapevano bene.

"Invece, il giorno che fu trovato sul tetto delle cucine della scuola, passò un guaio terribile. La banda di amici di Dudley lo stava rincorrendo, come al solito, quando, con immensa sorpresa di Harry e di tutti, lui si era ritrovato seduto sul comignolo. I Dursley avevano ricevuto una lettera molto indignata della direttrice, la quale li informava che Harry aveva dato la scalata all'edificio scolastico. Eppure, lui aveva soltanto cercato (come gridò a zio Vernon attraverso la porta sprangata del ripostiglio) di saltare dietro i grossi bidoni della spazzatura fuori della cucina. E credeva che, a metà di quel salto, una folata di vento lo avesse sollevato in aria."

Ad ogni cosa negativa, lui lanciava un'occhiata di rimprovero ai suoi amici. Era un po' infantile forse, ma non potevo biasimarlo. Loro ci stavano male, si vedeva chiaramente, per questo suo comportamento. Sarebbe stato un lungo pomeriggio.

"Ma quel giorno niente sarebbe andato storto. E valeva persino la pena di trascorrere una giornata con Dudley e Piers, pur di passarla da qualche parte che non fosse la scuola, il ripostiglio, o il salotto puzzolente di cavolo della signora Figg.

Strada facendo, zio Vernon si lamentava con zia Petunia. A lui piaceva lamentarsi di tutto: i colleghi di lavoro, Harry, il consiglio, Harry, la banca, Harry erano solo alcuni dei suoi argomenti preferiti."

Mi domandai se dovessimo leggere dei Dursley ancora per molto. Quanto mancava al primo settembre? Leggere di Hogwarts sarebbe stato sicuramente più piacevole e meno snervante di questo. Perlomeno non avremmo più ascoltato le mille angherie e, sia io che Potter, ci daremmo una calmata. Visto come si stavano mettendo le cose, ne avevamo bisogno.

"Quella mattina aveva scelto di lamentarsi delle motociclette.

«...Corrono come pazzi, questi giovani teppisti!» esclamò mentre una moto li sorpassava.

«Anche in un sogno che ho fatto c'era una moto» disse Harry ricordando improvvisamente, «e volava»."

- Pessima idea - commentai.

"Per poco zio Vernon non tamponò la macchina che lo precedeva. Si voltò di scatto e urlò a Harry, con la faccia che assomigliava a una gigantesca barbabietola con i baffi: «LE MOTOCICLETTE NON VOLANO!»

Dudley e Piers repressero una risata."

- Non volano solo perché tu conosci solo cose terribilmente noiose - protestò Potter.

- Io lo avevo detto, non doveva farlo -

- Non è lui quello che ha sbagliato! - replicò con il tono scostante di prima.

- Eh no Potter, se credi di poter fare così anche con me fai un grosso errore. È anche mio figlio, ricordi? Quindi sono già arrabbiata per conto mio, senza che ti ci metta anche tu.

Harry deve imparare a ragionare prima di parlare viste le persone con cui ha a che fare -

Lui, ovviamente, si infuriò ancora di più e iniziammo a litigare e a urlare. Con lui erano più i momenti in cui bisticciavo che quelli in cui ci comportavamo come due persone civili. Tutto ciò era inevitabile, eravamo sue caratteri forti che di scontravano e, il più delle volte, nessuno di noi scendeva a compromessi.

Fu Black che, esasperato, tentò di farci calmare. Alla fine, però, Potter era ancora più arrabbiato con lui per la sua intromissione.

- Bell'amico che ho, invece di supportarmi mi si rivolta contro -

Decise di ignorarlo, rispondere alla sua provocazione avrebbe soli fatto degenerare nuovamente la situazione.

La stanza era avvolta in un silenzio surreale, in contrasto con le grida di poco prima. L'aria era elettrica e carica di tensione.

"«Lo so che non volano» rispose Harry. «Era soltanto un sogno».

Ma si pentì di aver parlato. Se c'era una cosa che i Dursley odiavano ancor più delle sue domande era il sentirlo parlare di cose che non si comportavano come dovevano, anche se si trattava di sogni o di cartoni animati. A quanto pareva, temevano che si potesse far venire in mente idee pericolose."

O che le mettesse in pratica. D'altronde lui era un mago e, in quel momento, gli era ancora permesso di fare magie fuori da Hogwarts.

"Era un sabato assolato, e lo zoo era pieno di famigliole. All'ingresso, i Dursley comperarono a Dudley e a Piers due enormi gelati al cioccolato e poi, siccome la sorridente barista del baracchino aveva chiesto a Harry co-sa volesse prima che loro avessero potuto allontanarlo, gli comperarono un economico ghiacciolo al limone. E non era neanche male, pensò Harry, leccandolo, mentre guardavano un gorilla che si grattava la testa e assomigliava terribilmente a Dudley, tranne che non era biondo."

Con la coda dell'occhio riuscì a intravedere Potter che, malgrado non si fosse affatto calmato e ce l'avesse ancora con tutti noi, sorrise impercettibilmente.

"Fu la mattinata più felice che Harry avesse avuto da molto tempo. Ebbe cura di camminare a una certa distanza dai Dursley in modo che Dudley e Piers, che per l'ora di pranzo avevano già cominciato ad annoiarsi degli animali, non tornassero al loro passatempo preferito di prenderlo a pugni. Pranzarono al ristorante dello zoo e quando Dudley fece un capriccio perché la sua fetta di dolce non era abbastanza grande, zio Vernon gliene comperò un altro"

Regulus fece una smorfia di disgusto.

- Farebbe meglio a far stare a digiuno quell'essere - commentò gelidamente.

Di sicuro era a dir poco indecoroso per uno dei nobilissimi rampolli Black abbuffarsi così sconsideratamente.

" a Harry fu permesso di finire la prima.

In seguito Harry si disse che avrebbe dovuto sapere che era troppo bello per durare.

Dopo pranzo, andarono al serpentario. Il luogo era fresco e semibuio, con vetrine illuminate lungo tutte le pareti. Dietro ai vetri, lucertole e serpenti di ogni specie strisciavano e si arrampicavano su tronchi di legno e sassi. Dudley e Piers volevano vedere i giganteschi e velenosi cobra e i grossi pitoni capaci di stritolare un uomo. Dudley fu molto veloce nell'individuare il serpente più grosso di tutti. Avrebbe potuto benissimo avvolgersi due volte intorno alla macchina di zio Vernon e ridurla alle dimensioni di un bidone per la spazzatura, ma al momento non sembrava in vena. Anzi, era profondamente addormentato. Dudley rimase con il naso spiaccicato contro il vetro, a contemplarne le spire brune e lucenti.

«Fallo muovere» chiese piagnucolando al padre. Zio Vernon picchiò sul vetro, ma il serpente non si mosse.

«Ancora!» ordinò Dudley. Zio Vernon tornò a bussare forte con le nocche sul vetro, ma il serpente continuò a ronfare."

Immaginando la scena non potei non pensare a Mary. Lei era un animalista convinta e adorava tutte le specie di animali, trovava adorabili perfino gli insetti più rivoltanti. Sarebbe impazzita al solo pensiero di vedere questi rinchiusi nello zoo. Vedere Dudley che disturbava così un povero serpente che riposava sarebbe stata poli la goccia che avrebbe fatti traboccare il vaso.

"«Che noia!» disse Dudley con voce lagnosa. E corse via.

Harry si spostò davanti alla vetrina del pitone e guardò intensamente il serpente. Non si sarebbe stupito se anche lui fosse morto di noia, senza altra compagnia che quegli stupidi che tamburellavano tutto il giorno con le dita contro il vetro cercando di disturbarlo. Era peggio che avere per camera da letto un ripostiglio, dove l'unico visitatore era zia Petunia che pestava sulla porta per svegliarti; lui, almeno, poteva girare per tutta casa.

D'un tratto il serpente aprì gli occhi piccoli e luccicanti. Lentamente, molto lentamente, sollevò la testa finché si trovarono all'altezza di quelli di Harry.

Gli fece l'occhiolino.

Harry lo fissò stupito. Poi diede una rapida occhiata in giro per vedere se qualcuno li osservava. Nessuno. Tornò a fissare il serpente e ricambiò la strizzatina d'occhi.

Il serpente girò la testa di scatto verso zio Vernon e Dudley, poi alzò gli occhi al cielo. Dette a Harry un'occhiata che equivaleva a dire:

«Questo è quel che mi tocca sempre».

«Lo so» mormorò Harry di qua dal vetro, anche se non era sicuro che il serpente potesse udirlo. «Deve essere veramente fastidioso».

Il serpente annuì energicamente."

- Il serpente... Lo capisce? - disse Regulus esterrefatto.

- Non può essere. Tu credi... - gli rispose Severus.

- Lo escludo... Solo che... -

Lui ci fissò e si interruppe. Non riuscivo a seguirli.

- Lasciamo perdere - tagliò corto Regulus.

"«Ma tu da dove vieni?» gli chiese Harry.

Il serpente colpì con la coda un cartellino accanto al vetro."

I due si scambiarono una veloce occhiata carica d'intesa.

"Harry lo guardò attentamente.

Boa constrictor, Brasile.

«Era un bel posto?»

Il boa colpì di nuovo con la coda il cartellino e Harry lesse ancora: Questo esemplare è nato e cresciuto in cattività. «Ah, capisco, non sei mai stato in Brasile, tu!»

Il serpente scosse la testa"

Un'altra occhiata.

"E in quello stesso momento un grido assordante alle spalle di Harry li fece trasalire entrambi: «DUDLEY! SIGNOR DURSLEY! VENITE A VEDERE QUESTO SERPENTE! È INCREDIBILE QUEL CHE STA FACENDO!»

Dudley caracollò verso di loro più in fretta che poté.

«Fuori dai piedi, tu!» intimò mollando un pugno nelle costole a Harry, il quale, colto alla sprovvista, cadde a terra come un sacco. Quel che seguì avvenne così in fretta che nessuno si rese conto del come: un attimo prima Piers e Dudley erano chini vicinissimo al vetro, e un attimo dopo erano saltati all'indietro tra grida di orrore.

Harry si tirò su a sedere boccheggiando; il vetro anteriore della teca del boa constrictor era scomparso. Il grosso serpente stava svolgendo rapidamente le sue spire e scivolando sul pavimento, mentre in tutto il serpentario la gente si metteva a urlare e cominciava a correre verso le uscite."

Voli sul tetto, vetri che scompaiono (in un attimo il titolo mi divenne più chiaro), e serpenti mortali liberati. Quel bambino sembrava avesse una propensione per i guai.

"Mentre gli scivolava accanto a tutta velocità, Harry avrebbe giurato di aver udito una voce bassa e sibilante dire: «Brasile, aspettami che arrivo... Grrrrazie, amigo»."

- Capisce il serpente se? - esclamarono sia Severus che Regulus all'unisono, stupiti.

- Cosa? Che sta succedendo? - domandai, sperando vanamente in una spiegazione.

"Il custode del serpentario era sotto shock.

«Ma il vetro» continuava a dire, «dove è finito il vetro?»

Il direttore dello zoo in persona preparò a zia Petunia una tazza di tè dolce molto forte, e intanto non la finiva più di scusarsi. Piers e Dudley non riuscivano a far altro che farfugliare. Per quel che aveva visto Harry, il serpente non aveva fatto altro che dargli un colpettino giocoso sui tacchi, mentre passava, ma fecero appena a tempo a tornare tutti nella macchina di zio Vernon che già Dudley raccontava come il boa gli avesse quasi staccato la gamba a morsi, mentre Piers giurava che aveva cercato di soffocarlo nella sua stretta mortale. Ma il peggio, almeno per Harry, fu che Piers riuscì a calmarsi quel tanto che gli consentì di dire: «Harry gli ha parlato. Non è vero, Harry?»"

- Brutto lurido, viscido ficcanaso - borbottò Potter tra sè e sè, con un fil di voce appena percettibile.

"Zio Vernon aspettò che Piers fosse uscito di casa prima di cominciare a prendersela con Harry. Era così arrabbiato che parlava a stento. Riuscì a malapena a dire: «Vattene... ripostiglio... rimani lì... senza mangiare»"

Mi trattenni dal fare un'altra scenata. Stava affamando mio figlio!

"prima di crollare su una sedia, tanto che zia Petunia dovette correre a prendergli un grosso bicchiere di brandy.

Molto più tardi Harry, steso al buio nel suo ripostiglio, avrebbe desiderato avere un orologio. Non sapeva che ora fosse e non era sicuro che i Dursley fossero andati a dormire. Fino a quel momento, non poteva rischiare di sgattaiolare in cucina a mangiare qualcosa.

Viveva con i Dursley da quasi dieci anni, dieci anni di infelicità, per quanto poteva ricordare, fin da quando era piccolo e i suoi genitori erano morti in quell'incidente d'auto."

Mi si strinse il cuore e fui nuovamente pervasa dalla malinconia. Stava pensando a me, a noi.

Mi immaginai che piega avrebbe potuto prendere la mia vita, per la prima volta riuscì a pensare seriamente a me stessa come ad una madre, un componente di quella piccola famigliola, quella che mi sarei creata io stessa. Mi immaginai con un fagottino coi capelli corvini stretto tra le braccia, pronta a mettere in pratica mille idee per farlo divertire, cosicché non possa mai pensare di aver avuto un infanzia infelice; pronta a preparare mille dolci e mille piatti per non farlo andare a letto senza cena. Vidi nella mia mente mio figlio crescere accanto a me, e non con mia sorella, perché ci sarei stata io per i momenti più importanti, non lei.

"Non ricordava di essere stato anche lui nel-la macchina al momento della loro morte. Talvolta, quando sforzava la memoria durante le lunghe ore trascorse nel ripostiglio, gli veniva una strana visione: un lampo accecante di luce verde e un dolore bruciante sulla fronte. Quello, immaginava, era stato l'incidente, anche se non riusciva a capire da dove venisse la luce verde."

L'Avada kedavra. La fine di tutto. Un lampo di luce, due parole che mandarono in frantumi tutti i progetti che avevo immaginato con cura, riportandomi alla realtà.

"I genitori, non li ricordava affatto. Gli zii non ne parlavano mai e, naturalmente, era proibito fare domande al riguardo. In casa, non c'era neanche una loro fotografia."

Era triste pensare di non avere un volto neppure nella mente di mio figlio. In quanti pensavano a me? In quanti si ricordavano chi fossi? Era avvilente constatare che la mia esistenza potessere essere cancellata. Il mio stesso figlio, d'altronde, non sapeva esattamente chi fossi.

"Quando era più piccolo aveva sognato tante volte che qualche parente sconosciuto venisse a portarlo via, ma questo non era mai accaduto;"

Lo sguardo di Potter era fisso su i suoi due compagni. Era carico di rimprovero, si chiedeva ancora una volta perché loro non l'avessero portato via, perché non gli avessero mai raccontato di noi.

Loro non volevano incrociare il suo sguardo, non l'avrebbero retto. E intanto nessuno osava ancora giare, solo Severus continuava a leggere imperterrito.

"gli unici suoi parenti erano i Dursley. Eppure, talvolta gli sembrava (o forse era una speranza) che gli estranei per strada lo riconoscessero. Ed erano degli estranei veramente strani. Una volta un ometto mingherlino col cilindro viola gli aveva fatto un inchino mentre era a far spese con zia Petunia e Dudley. Furiosa, dopo avergli chiesto se conosceva quell'uomo, zia Petunia li aveva trascinati fuori dal negozio senza comperare niente. Un'altra volta, in autobus, un'anziana donna dall'aspetto stravagante, tutta vestita di verde, lo aveva salutato allegramente. Qualche giorno prima, un uomo calvo, con indosso un mantello color porpora molto lungo, gli aveva stretto la mano per strada e poi si era allontanato senza una parola. La cosa più stramba di tutte quelle persone era che sembravano dileguarsi nel nulla nel momento stesso in cui Harry cercava di guardarle da vicino.

A scuola, Harry non aveva amici. Tutti sapevano che la ghenga di Dudley odiava quello strano Harry Potter, infagottato nei suoi vestiti smessi e con gli occhiali rotti, e a nessuno piaceva mettersi contro la ghenga di Dudley."

- La sua vera scuola non è quella - dissi a fil di voce - Quella non è neppure la sua vera vita - continuai con tono sempre più sicuro, quasi prendersi forza dalle mie stesse parole - Quei tizi strambi fanno parte del tuo mondo, e saranno proprio loro a portati via per farti scoprire qualcosa di veramente magico -

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ben ritrovati! Ecco il capitolo due, spero vi piaccia ^^

Volevo SCUSARMI con tutti quanti, sono in ritardo di ben una settimana! Il problema è che mi sono improvvisamente iscritta a sette nuovi progetti che ha finanziato la mia scuola (a due dei quali sono stata purtoppo obbligata... Sono i peggiori) e ne frequentavo già altri tre. Se tenete conto che devo concigliare tutto questo con la palestra, lo studio e una vita sociale non ho molto tempo libero e, quando ne ho un po', cerco di allenarmi per i test d'ingresso all'Università. So che non giustifica molto, ma provate a capirmi please. Ed è per questo che per adesso aggiornato ogni due settimane, sempre lo stesso giorno.

Veniamo alla storia:

Io davvero ci sto provando in tutti i modi ad integrare il testo con descrizioni/parte narrativa, ma nel "momento lettura" questo mi risulta molto difficile. Insomma sia le persone che i luoghi rimangono sempre gli stessi, loro se ne stanno lì seduti a leggere e basta, l'unica cosa da commentare sarebbero le espressioni facciali ma non posso farlo per ogni frase che dicono (anche perché spesso si intuiscono) poiché sarebbe pesante e monotono. Il risultato finale è quel che vedete (o leggete).

Ora veniamo al nostro caro James. È leggermente lunatico, vero? Forse lo sono un po' tutti i personaggi (io sono la prima ad essere lunatica e mi risulta difficile non far trasparire questa caratteristica mentre scrivo). Ma, a sua discolpa, posso dire chwle lui, come anche gli altri, sono in balia di mille emozioni ed eventi. Poi lui sente tradito, è offeso, e pensare che siamo ancora all'inizio! Chissà poi cosa accadrà nel terzo libro... Vedremo, vedremo ;)

Come sempre potete chiedere per qualsiasi cosa (sì, non mi stancherò mai di scriverlo ad ogni fine capitolo v.v ).

Fatemi sapere cosa ne pensate, è sempre più importante per me sapere i pareri di quante più persone possibili, soprattutto con l'avanzare della storia per sapere se sto prendendo la "direzione giusta" e non combinando un casino.

See you soon,

Hij

 

   
 
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