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Autore: JeanRavenclaw    11/03/2016    1 recensioni
Dal testo:
- "Abbiamo bisogno del suo aiuto." - disse l'uomo.
"Io devo aiutarvi?" - disse l'altro, ora curioso quanto sorpreso.
"Potrebbe diventare potente. Potrebbe avere l'intero Paese - magico e non - ai suoi piedi, se solo accetta di aiutarci" - rispose l'altro, senza smettere di fissarlo intensamente.
Il prigioniero rimase in silenzio, gli occhi spalancati a perlustrare di nuovo il nulla. All'improvviso la sua bocca si piegò in un sorriso maligno, il suo sguardo si rimise a fuoco e si piantò in alto, in quello dell'uomo.
"Va bene" - disse infine. -
Sono passati 7 anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, ma l'Oscurità si muove come un'ombra tra la Londra magica e quella babbana. I Mangiamorte sono pronti a tornare, inisieme ad un aiuto prezioso.
Il mondo magico e quello babbano sarrano costretti a collidere.
Harry, Ron e Hermione, collaboreranno con le persone più improbabili, per salvare i due mondi: Draco Malfoy, Mangiamorte pentito del suo passato oscuro; e il babbano dalla mente più brillante, saggia - e razionale - che Londra abbia mai conosciuto: Sherlock Holmes.
Una bizzarra avventura attende questo bizzarro quintetto.
Il mondo magico e quello babbano, non saranno più quelli conosciuti fino ad oggi.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1.
 
Due uomini si materializzarono dal nulla. Erano avvolti in pesanti mantelli neri, con i volti nascosti da maschere d'argento; trascinavano un terzo uomo, le cui braccia erano state legate e il cui capo era stato coperto da un sacco di velluto scuro. L'uomo rideva, parlava tra sè, cercava di liberarsi della presa dei suoi accompagnatori, poneva loro domande che non volevano ascoltare.
I passi e i lamenti rimbombavano nell'eco della galleria abbandonata, accompagnati dal picchettio di poche gocce d'acqua persa dai tubi. Le maschere dei due uomini erano illuminate appena dalla fioca luce delle loro bacchette, mentre la vista del loro prigioniero era sigillata dall'oscurità più totale.
Camminarono per alcuni minuti, o forse delle mezz'ore. Alla fine uno dei due uomini vestiti di nero mormorò qualcosa agitando la propria bacchetta: un muro che sbarrava loro il cammino si disfò come nebbia ed essi lo varcarono giungendo in un grande salone laterale.
Il terzo uomo fu scaraventato sul suolo di pietra e liberato del sacco. Respirando a fatica, egli alzò il viso sudato e puntò gli occhi stralunati su ciò che ora poteva vedere. Notò file di uomini incappucciati e mascherati lungo le pareti di quella che sembrava una grottesca sala sotteranea; di fronte a lui, un uomo dal viso scarno e dallo sguardo folle quasi quanto il suo, lo osservava dall'alto di una vecchia sedia di legno. 
Gli occhi del prigioniero vagarono sulla sua figura, indugiando sugli strani abiti scuri e sul pezzo di legno intagliato che l'uomo si rigirava distrattamente tra le dita.
Senza preavviso, il prigioniero scoppiò in una fragorosa risata che risuonò in quel luogo angusto.
"Molto bravo" - disse, fingendosi colpito - "Mi piace questo gioco" disse ancora, ridendo più forte, lo sguardo alla ricerca di chissà cosa - o chissà chi - nel nulla.
"Fa silenzio!" - urlò l'uomo di fronte a lui; sì alzò di scatto e la sedia si rovesciò facendo un tremendo fracasso.
Con uno svogliato movimento della bacchetta, il prigioniero iniziò a contorcersi a causa di un dolore che non sapeva spiegarsi e non proferì altre parole. Crollò col viso a terra, ansante, e una volta ripresosi dal dolore, fu il panico dipinto sul suo volto a parlare per lui.
Ora era lo sconosciuto a ridere malevolo, mentre gli altri presenti nella sala restavano immobili e silenziosi come statue di cera.
"Vedo che iniziamo a capirci" - disse soddisfatto, iniziando a misurare a lunghi passi la sala - "Sa perchè si trova qui?".
Il prigioniero scosse debolmente il capo.
"Sa chi siamo noi?".
L'altro scosse nuovamente il capo.
L'uomo rise tra sè e sè, fermandosi davanti al prigioniero e scrutandolo coi suoi occhi neri.
"Siamo maghi, maghi oscuri".
La risata malsana del prigioniero rimbombò di nuovo tra i muri, ma fu ancora una volta interrotta da un dolore straziante e sconosciuto.
L'uomo si accovacciò e costrinse l'altro a rimettersi in ginocchio. Con un ghigno divertito, gli afferrò il volto con una mano, mentre con l'altra gli premette la bacchetta contro la guancia.
"Forse la mia amica può chiarirle le idee, cosa ne dice?" - gli soffiò sul volto - "Può essere letale. Mi basta solo agitarla un'altra volta.".
L'altro diede segno di aver recepito il messaggio riservando un'occhiata in tralice alla bacchetta che gli stava perforando il volto. Deglutì e tornò a fissare l'uomo, che vedendolo tremare, si lasciò sfuggire un'altra risata divertita.
"C - come mi avete trovato?" - mormorò il prigioniero, con un filo di voce.
"Vede," - iniziò l'uomo rialzandosi in piedi e studiandolo dall'alto, con le mani giunte dietro la schiena - "siamo molto bravi a trovare ciò che serve, quando ci serve. Così come siamo bravi a liberarcene quando non ci serve più.".  Si concesse una pausa, rivolgendo un sorriso complice ai suoi uomini, poi continuò - 
"Si parla molto di lei in giro, nel vostro mondo. Dicono che lei sia il più grande criminale che la Gran Bretagna abbia mai conosciuto". 
Il prigioniero sorrise compiaciuto quanto un bambino al quale è appena stato promesso un dolce.
"Abbiamo bisogno del suo aiuto." - disse l'uomo.
"Io devo aiutarvi?" - disse l'altro, ora curioso quanto sorpreso.
"Potrebbe diventare potente. Potrebbe avere l'intero Paese - magico e non - ai suoi piedi, se solo accetta di aiutarci" - rispose l'altro, senza smettere di fissarlo intensamente.
Il prigioniero rimase in silenzio, gli occhi spalancati a perlustrare di nuovo il nulla. All'improvviso la sua bocca si piegò in un sorriso maligno, il suo sguardo si rimise a fuoco e si piantò in alto, in quello dell'uomo.
"Va bene" - disse infine.
L'uomo sorrise. Senza aggiungere altro, rivolse agli accompagnatori un vago gesto della mano. I due si allontanarono dalle file e rimisero bruscamente in piedi il prigioniero, riprendendo a trascinarlo verso la via d'uscita.
"Ci rivedremo molto presto" - chiamò la voce dell'uomo alle loro spalle, prima di sparire dietro al muro tornato a solidificarsi.
 
 
 
2.
 
Erano quasi le sei del mattino e Harry non sapeva per quanto sarebbe riuscito a rimanere sveglio. Il caro Ministro Shacklebolt aveva la brutta abitudine di indire le riunioni straordinarie negli orari più improbabili: il Ministero solitamente non apriva prima delle nove e chiudeva alle sette e mezzo della sera, ma Harry spesso e volentieri si trovava chiuso là dentro anche in piena notte o - come in quel caso - al mattimo presto e durante il suo giorno libero.
Guardò l'orologio sbadigliando. Ormai Ron doveva essere in arrivo. Infatti, qualche minuto più tardi, il camino della Sala Riunioni prese a fiammeggiare e Ron vi emerse scrollandosi la cenere di dosso.
"Quando si deciderà a fissare un orario e un giorno decente per le riunioni, quell'uomo?" - grugnì, lasciandosi cadere su una delle sedie dall'altro lato del tavolo.
"Buongiorno anche a te" - rispose sconsolato Harry, stropicciandosi il viso con le mani. Ron, per tutta risposta, sbuffò sonoramente. Non era mai stato un tipo socievole prima del sorgere del sole.
"Immagino che almeno a te avrà accennato di cosa si tratta, o sbaglio?" - chiese a Harry, appoggiandosi con un gomito allo schienale della sedia.
"Non ne ho la minima idea" - rispose lui. Ron scosse la testa, in segno di disapprovazione.
Il torpore del sonno li fece restare in silenzio nei minuti restanti all'arrivo del Ministro. Sobbalzarono entrambi, quando il camino si illuminò di nuovo di fiamme verdi.
"Buongiorno ragazzi" - disse il Ministro, andando ad accomodarsi a capo del lungo tavolo sul quale Harry e Ron stavano quasi per addormentarsi.
"Buongiorno Ministro" - borbottarono entrambi.
"Vi conviene darvi una svegliata e aprire bene le orecchie; la riunione di oggi sarà diversa dalle altre" - disse Kingsley in tono autoritario. Sembrava più preoccupato del solito, effettivamente, notò Harry.
Ron si raddrizzò sulla sedia, nel tentativo di apparire più attento. Harry lo imitò e si rivolse al Ministro - "Di cosa si tratta?".
Kingsley si schiarì la voce e intrecciò le mani sul tavolo - "Mi è stato riferito che i Mangiamorte si sono rimessi all'attacco" - si fermò e rivolse ad entrambi un'occhiata in tralice, prima di continuare - "A quanto mi dicono, questa volta stanno pensando in grande." - terminò in tono grave.
Harry e Ron si scambiarono un'occhiata preoccupata. All'improvviso ogni traccia di stanchezza sembrava essere svanita. I Mangiamorte non avevano dato più alcun problema dopo la caduta di Voldemort - a parte qualche insignificante furto o minacce mai giunte a compimento. Che intenzioni avevano?
"Ha altre informazioni al riguardo?" - domandò Harry.
Il Ministro sospirò e annuì - "Ho chiesto al nostro informatore di presentarsi qua alle sei e mezzo." - annunciò, dando un'occhiata al proprio orologio - "Ci darà tutte le informazioni di cui è a conoscenza. Si è anche offerto di aiutarci nella risoluzione del problema".
"Di chi stiamo parlando?" - domandò Ron, studiando il Ministro con aria sospettosa.
Kingsley sospirò ancora e strinse le labbra nel sorriso colpevole di chi sta per confessare di aver appena rotto un vaso.
"Draco Malfoy".
"CHE COSA?!" - esclamarono Harry e Ron contemporaneamente.
"Sapevo che avreste reagito così" - disse Kingsley sconsolato, massaggiandosi le tempie.
"Sta scherzando spero!" - disse Ron, incredulo.
Kingsley alzò una mano in segno di difesa - "So che può sembrare la persona meno affidabile per questo caso -"
"Sembrare? Lui è la persona meno affidabile per questo caso! Miseriaccia, è un Mangiamorte!" - lo interruppe Ron, ancora in agitazione.
"Possiamo essere sicuri che sia sincero?" - domandò Harry, che non si sentiva diffidente quanto Ron nei confronti di Draco. In fin dei conti, durante la guerra, aveva dimostrato in più di un'occasione di essere stato obbligato a stare dalla parte sbagliata.
"Ascoltate, so bene che i suoi precedenti lo rendono poco credibile. Ma era solo un ragazzo, quando è stato marchiato, non sapeva nemmeno lui stesso a cosa sarebbe andato incontro." - si massaggiò ancora le tempie e aggiunse - quasi parlasse con sè stesso - "E poi non posso ignorare un'informazione del genere, a prescindere dalla fonte. È dei Mangiamorte che stiamo parlando, dei seguaci di Voldemort. Sono il Ministro della Magia, è mio dovere tenere al sicuro il nostro mondo e se necessario anche quello dei Babbani.
Vi chiedo semplicemente di ascoltarlo." - concluse e attese una loro risposta.
Ron sbuffò roteando gli occhi, mentre Harry soppesò le sue parole.
"Va bene, ascoltiamolo" - rispose infine.
Ron lo guardò a bocca spalancata, come se avesse appena dichiarato eterno amore al Signore Oscuro.
"Ecco cosa si ottiene a fare le riunioni quando il cervello è ancora annebbiato dal sonno!" - esclamò con voce di un tono più alto del solito - "Ottima trovata Ministro, davvero un'ottima trovata!".
 
Le sei e mezzo arrivarono in fretta, tra gli sbuffi nervosi di Ron e quelli esasperati del Ministro. 
Si udì bussare alla porta.
"Ma non la sa usare la Metropolvere?" - borbottò scontroso Ron.
"Sai Ronald, dopo l'ultima volta abbiamo preso maggiori precauzioni per evitare che i Mangiamorte si introducessero con falicità all'interno del Ministero" - lo rimbeccò Kingsley, prima di gridare - "Avanti!".
La porta si aprì e la testa bionda di Draco Malfoy fece capolino all'interno.
"Buongiorno Ministro" - disse, fermandosi sull'uscio. Dava l'aria di sentirsi abbastanza sotto pressione, osservò Harry.
"Siediti pure, Draco".
Draco si avvicinò al tavolo a prese posto a due sedie di distanza da Harry. 
"Potter, Weasley." - disse, trattenendo malamente la solita espressione di disgusto che riservava solo a loro.
"Malfoy" - risposero entrambi, atoni.
Kingsley si schiarì rumorosamente la voce - "Molto bene. Ho già accennato loro il motivo della tua presenza qui oggi, per cui possiamo passare direttamente al dunque. Raccontaci tutto ciò che sai e come l'hai saputo.".
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale tutti e tre puntarono lo sguardo su Draco, in attesa che parlasse.
Il biondo si schiarì la voce e inziò a raccontare - "Mio padre era presente durante l'ultima riunione tra i Mangiamorte. Ha assistito all'organizzazione del piano."
"Tuo padre partecipa ancora alle riunioni?" - domandò Harry confuso. L'ultima volta che aveva visto Lucius Malfoy non sembrava che avesse ancora voglia di rischiare un biglietto di sola andata per Azkaban.
I lineamenti di Draco s'indurirono e abbassò lo sguardo. 
"Mio padre non ha mai capito la differenza tra cosa è giusto e cosa è sbagliato. L'unica cosa che gli interessa è tenere saldo il nome di famiglia e - anche se è palesemente troppo tardi per rimanere a testa alta - è fermamente convinto che l'unico modo per farlo sia restare dalla loro parte" - rise amaramente, senza sollevare lo sguardo - "Mio padre è un folle, ma io non sono più dello stesso avviso.".
Harry e Kingsley rimasero in silenzio. Ron si sporse in avanti, verso di lui, studiandolo con sospetto.
"Come facciamo a sapere che non stai mentendo, Malfoy?".
Draco alzò il capo e puntò il suo sguardo di ghiaccio in quello del rosso. Senza dire nulla prese ad arrotolarsi la manica sinistra della giacca, scoprendo a poco a poco l'avambraccio. Harry notò con orrore e stupore che rimaneva ben poco del Marchio Nero: al suo posto, la pelle chiara di Draco era segnata da un'orrenda cicatrice. Harry rabbrividì al solo pensiero di come poteva essersela fatta.
Anche Ron lo guardava sconvolto. Draco si risistemò la manica con calma, senza togliergli gli occhi di dosso.
"Si può arrivare a punti impensaibili, quando si odia il proprio riflesso nello specchio." - disse, in un tono che non lasciava trasparire alcun segno di debolezza - "Ora se non vi dispiace, andrei avanti".
Attese qualche secondo - il tempo che Ron ci impiegò ad abbassare lo sguardo - e riprese a parlare.
"Tre giorni fa il Marchio di mio padre ha ricominciato a pulsare. Mia madre l'ha pregato di non andare, si è infuriata, ma lui ha risposto comunque. Quando è tornato era felice come un bambino - o, per meglio dire, come uno psicopatico. Mi ha raccontato l'intero incontro, nonostante sapesse che non avrei potuto partecipare nemmeno se avessi voluto col Marchio fuori uso. Vuole solo qualcuno che lo ascolti, non gli interessano le opinioni altrui.
In ogni caso, non sa che sono venuto a riferirvelo, ovviamente, altrimenti mi avrebbe come minimo affatturato - se non ucciso.".
"Non ha avuto nessun sospetto al riguardo?" - domandò il Ministro.
"Sono suo figlio, si fida di me. So di aver tradito la sua fiducia, ma so anche perchè l'ho fatto." - rispose Draco, tranquillo, poi continuò -
"Mi ha detto di aver assistito ad una riunione presieduta da Bartemius Crouch Jr.; erano presenti parecchi Mangiamorte, tra i quali ha riconosciuto Greyback, McNair, Dolohov, Avery e Nott. Il piano messo a punto da Crouch a quanto pare include il coinvolgimento di un criminale babbano -"
"Un criminale babbano?" - lo interruppe Ron - "Cosa se ne fanno i Mangiamorte di un criminale babbano?".
"Se fossi così gentile da non interrompermi, Weasley" - disse secco Draco, prima di rispondere - "Hanno intenzione di prendere in mano il potere - credo sia una sorta di vendetta per la caduta del Signore Oscuro o un modo per riscattarsi. Questa volta non vogliono limitarsi solo al mondo magico: hanno intenzione di rovesciare anche il Governo Britannico Babbano, e per farlo hanno bisogno di un aiuto esperto.".
Harry iniziò a sentire un vecchio odio scorrergli di nuovo tra le vene. Kingsley guardò Draco allibito.
"Prendere il controllo del mondo babbano? Violare lo Statuto di Segretezza e rovesciare la Regina?" - disse, quasi mormorando tra sè e sè.
"Hanno sempre voluto eliminare i Babbani, perchè adesso dovrebbero volere il loro aiuto? Continuo a non capire." - disse Ron.
"I Babbani sono in possesso di armi per un certo verso più letali di una bacchetta. Armi da fuoco. Avere il controllo su Babbani in grado di utilizzare queste armi gli darà un enorme vantaggio sia sul loro governo che sul nostro." - spiegò Draco.
"In che modo hanno intenzione di reclutare questi Babbani?" - domandò Harry, nonostante avesse già una vaga idea in mente.
"Una Maledizione" - rispose Draco, poi - come se avesse letto il dubbio nella mente di Harry - aggiunse - "Non credo che si tratti della Maledizione Imperius, però. Altrimenti mio padre l'avrebbe accennata, immagino."
"E il criminale? I Babbani non possono utilizzare le bacchette. Quale sarà il suo compito?" - chiese Ron.
"A quanto pare è un esperto di.. hackeraggio - credo si dica così. Può controllare gli apparecchi elettronici come i telefoni e i computer. Credo che in quel modo riuscirebbe a contattare più Babbani in un colpo solo e ad imporre così la Maledizione."
"Non c'è modo di sapere di quale Maledizione si tratta?" - domandò il Ministro.
"Al momento no. Vedrò di fare il possibile per ottenere maggiori informazioni." - rispose Draco - "Probabilmente ci saranno altre riunioni alle quali mio padre parteciperà senza alcun dubbio.".
"Grazie mille, Draco. Ci terremo in contatto." - disse Kingsley alzandosi e facendo il giro del tavolo per stringergli la mano. Draco fece altrettanto. Accennò un saluto col capo in direzione di Harry e Ron e poi si diresse verso la porta.
"Ah, Draco, un'ultima cosa" - chiamò il Ministro alle sue spalle - "Sapere il nome del criminale potrebbe esserci utile. Ne sei a conoscenza?".
"Certo signore" - rispose il biondo, lasciando la mano appoggiata al pomello della porta - "Si tratta di un certo James Moriarty.".
Detto ciò, Draco accennò un ultimo saluto e si chiuse la porta alle spalle. Harry e Ron si guardarono perplessi, domandandosi come si sarebbe evoluto questo nuovo, strano caso da risolvere.









ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! Eccomi con una nuova folle storia Crossover! Non preoccupatevi non sono impazzita - eheh. 
Avevo quest'idea che mi vagava per la testa e ho deciso di provare a metterla per iscritto.
Allora, la storia è ambientata a sette anni dalla fine della guerra. I nostri giovincelli lavorano al Ministero, come avrete capito: Harry è il nuovo Capo Auror; Ron lavora con lui. Anche Hermione lavora al Ministero, ma come Indicibile. Farà la sua comparsa nel prossimo capitolo. Il lavoro di Draco Malfoy non è ben definito, ma non è necessario saperlo, per il ruolo che avrà. Amo il suo personaggio e non potevo non metterlo al fianco dei "buoni".
Ho deciso di cambiare la sorte dei Mangiamorte, per una questione di "comodità" nella trama: non sono finiti ad Azkaban dopo la fine della Guerra, ma si sono dati alla fuga, rimanendo nell'ombra per questi sette anni. Il mio amato sociopatico non poteva mancare. Ho scoperto che lo Sherlock Holmes della serie della BBC è nato nel 1980, e quindi ha la stessa età di Harry ecc. In questa storia hanno tutti 25 anni, quindi. Sherlock non ha ancora conosciuto John, in questa storia, ma ovviamente si occupa già di risolvere crimini; e si sente parlare di lui proprio come si sente parlare di Moriarty, che ha già avuto modo di incontrare, invece (ovviamente sempre nella mia personale storia).
Sì, James Moriarty è diventato la recluta dei Mangiamorte. BOOM!
Scusate se non sono del tutto esaustiva, ma sto pubblicando di corsissima perchè non ho tempo.
Fatemi sapere che cosa ne pensate con una recensione! Sono curiosa! Se piace andrò avanti :)
Se ci sono domande, o avete bisogno di chiarimenti, io sono qui ;)

Un bacione e grazie per aver letto! Alla prossima :-*


-Jean
   
 
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