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Autore: coffee girl    11/03/2016    5 recensioni
Hiroki e Seiji sono due amici d' infanzia legati da una singolare promessa. Cosa accadrà sedici anni più tardi quando si presenterà l'occasione per rivedersi?
Takahiro è uno uomo lunatico e disilluso, Ryo un ragazzo solare e un po' impacciato. Potrà il loro incontro portare un cambiamento definitivo nella prospettiva di entrambi?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In occasione del capodanno Seiji e Hiroki avevano passato momenti davvero piacevoli insieme. La tensione che aveva caratterizzato i loro rapporti negli ultimi tempi si era allentata e, per la prima volta da quanto si erano rivisti, Seiji si era sentito come se tutti quegli anni di lontananza non fossero mai trascorsi. Ma ora erano di nuovo a Tokyo e l’incanto si era spezzato nel momento in cui erano scesi dall’aereo.
Aveva promesso ad Hiroki che avrebbe accettato la sua scelta, non aveva mentito, ci aveva creduto davvero quando l'aveva fatto, ma ora che era venuto il momento del trasloco era come se tutta la faccenda della convivenza fosse uscita dalla dimensione onirica in cui l'aveva ricacciata a forza e avesse assunto i caratteri della realtà, una realtà che non gli piaceva e che non si sentiva pronto ad accettare.
Sentì l'impulso di vedere Hiroki. Non aveva un discorso pronto, non aveva la benchè minima idea delle parole che avrebbe usato, quello che sapeva era che doveva parlargli prima che si allontanasse definitivamente. Pensò che se si fosse sbrigato l'avrebbe trovato ancora a casa Ogawa a chiudere le valigie.
In quel momento si trovava a solo un paio di fermate di metropolitana di distanza, avrebbe fatto in un attimo. Quando però scese nella stazione, si accorse che la linea era interrotta per un guasto e che il suo treno avrebbe tardato. Risalì le scale e iniziò dapprima a camminare a passo spedito fino a quando la sua andatura si trasformò in una vera e propria corsa. Arrivò a casa della madre con il fiato corto per lo sforzo compiuto.
 
«Hiroki è in casa?» domandò alla donna senza neppure darle il tempo di chiedergli perché fosse ridotto in quello stato pietoso.
«No, mi ha detto che tornerà più tardi a prendere le ultime cose.
Tu piuttosto, ti senti bene? Vieni a sederti, sei molto pallido.»
Seiji emise un grugnito di disapprovazione e tirò un pugno contro il tavolo.
«Tesoro, ultimamente non mi racconti più niente di te e anche Hiroki, da quando ha deciso di trasferirsi, ha un comportamento strano. Vuoi dirmi cosa è successo tra voi due? Avete per caso litigato?»
«Mamma, lascia perdere. Non capiresti perché io per primo non riesco a comprendere cosa mi stia accadendo.» si mise le mani tra i capelli, iniziando a massaggiarsi con vigore le tempie.
«Capisco molto più di quello che credi. Sono tua madre e ti conosco meglio di qualsiasi altra persona.»
«No, non questa volta.»
«Mi dispiace per tutta quella storia di Ayame. Io non sapevo, non avevo capito nulla. Volevo solo che trovassi una brava persona con cui condividere la tua vita, ma evidentemente questa persona tu l’avevi già trovata da solo.»
«Come? Io non…»
«Coraggio, vai a riprenderti l’uomo che ami. Corri prima che sia troppo tardi.»
«Io credo che Hiroki ormai abbia preso la sua decisione. Ora lui è innamorato di un’altra persona ed è solo colpa mia.»
Seiji non aveva mai pianto in presenza di qualcuno, neppure di fronte a sua madre, eppure in quel momento, di fronte alla consapevolezza dei propri sentimenti sentì le lacrime premere per uscire agli angoli degli occhi.
«Se lo farai, potrai almeno dire di avere tentato tutto il possibile, ma se non ci proverai, è come se l’avessi già perso.»
«Gli ho promesso che avrei accettato la sua decisione.»
«Stare qui a tirare pugni al muro non lo farà tornare da te.»
 
 
***
 
Quando finalmente riuscì a trovare Hiroki si era fatto ormai buio. Seiji era senza fiato, non si sentiva più le gambe da quanto aveva corso eppure, mentre era alla disperata ricerca dell’amico, a tenerlo in piedi era stato il bisogno impellente di trovarlo.
Lo vide mentre stava uscendo dall’ingresso principale della Fashion. Probabilmente era tornato in ufficio a prendere il plico di documenti che aveva dimenticato e che avrebbe dovuto studiare a casa per preparare la riunione della settimana seguente.
«Seiji, cosa ci fai anche tu qui a quest’ora?» domandò Hiroki meravigliato di trovarselo di fronte.
«Stavo cercando te.»
«Mi hai trovato. Va tutto bene?»
«No.»
 
Hiroki sgranò gli occhi che si velarono di preoccupazione.
Che cosa stava succedendo? Seiji sembrava davvero disperato. Hiroki sapeva che il suo migliore amico lasciava trasparire le sue emozioni solo raramente e, di solito, accadeva quando c’era un problema serio.
 
«Ne vuoi parlare?»
«Io…possiamo andare in un posto più tranquillo?»
«Un caffè?» propose Hiroki indeciso sul da farsi, ma Seiji gli rispose che non sarebbe stato il posto più adatto e lo trascinò di peso fino a quando non imboccarono una stradina isolata. L’illuminazione pubblica lasciava parecchio a desiderare.
Hiroki pensò che quel posto gli metteva i brividi, ma il pensiero di essere in compagnia di Seiji bastò a tranquillizzarlo. Era sempre stato così e quella sensazione non era cambiata neppure dopo anni di lontananza.
 
Quando Seiji si fermò all’improvviso, anche Hiroki fece lo stesso.
Sentì la gola secca. Le parole erano come bloccate in fondo, incapaci di trovare la propria strada per uscire.
«Cosa sta succedendo?»
Non ebbe risposta, c’era solo Seiji di fronte a lui che lo fissava con gli occhi sbarrati e l’aria sconvolta. Era pallido e il suo colorito era reso ancora più spento dalla luce fioca di lampioni.
«Non è divertente. Adesso mi stai facendo preoccupare per davvero.» lo rimproverò.
 
«Hiro-chan io credo di essere innamorato di te.» lo disse, e lo fece tutto d’un fiato come se ne andasse della sua stessa vita.
 
«Sì lo so, mi vuoi bene come amico. Questo me l’hai già detto» Hiroki sembrò non scomporsi affatto. Avevano già avuto questa conversazione e alla fine, dopo tanti sforzi, era riuscito a farsene una ragione e a superare il suo amore a senso unico.
«No, non come amico. Io credo di amarti come una persona ama un’altra persona.» Seiji sentiva il fiato venire meno mentre apriva il suo cuore.
«Seiji-senpai, non devi dire cose che non pensi. Anche se io andrò a vivere insieme a Kioshi tra di noi non cambierà nulla. Kioshi sa quanto sei stato importante per me e quanto lo sei ancora. Non ha nessun problema con la nostra amicizia.»
 
Hiroki gli aveva risposto con l'aria di chi credeva di sapere tutto e, invece, non aveva capito proprio niente.
A volte era talmente ingenuo da sembrare lo stesso bambino di sedici anni prima.
Seiji gli aveva appena confessato di amarlo e Hiroki credeva che fosse solo un disperato tentativo di non perdere la sua amicizia.
Di sicuro pensava che Seiji avesse fatto confusione tra i sentimenti, ma lui sapeva quello che provava e, anche se era tutto nuovo, sapeva come lo faceva sentire l'idea di Hiroki che conviveva con un altro ragazzo. Il pensiero che quel tizio baciasse e toccasse il suo Hiro-chan era diventato intollerabile.
 
«Non è così, so quello che dico. Devi credermi.»
Hiroki spalancò gli occhi e due pozze enormi color ciliegio sembrarono risucchiarlo.
«Non ti rendi conto che potresti sbagliarti? Io ne sono convinto. Tu credi di amarmi solo perché sto per trasferirmi dal mio ragazzo.»
 
Dal mio ragazzo
 
Bene, se non c’era un altro modo di convincerlo della sincerità delle sue parole, Seiji glielo avrebbe dimostrato. Inclinò il capo in modo da poterlo guardare negli occhi, gli prese il viso tra le mani e unì con decisione le loro labbra. Questa volta non si preoccupò se ci fosse o meno qualcuno intorno a loro e se questo qualcuno potesse vederli.
Sentì Hiroki protestare sulla sua bocca, tentare di negargli l’accesso, eppure Seiji non cedette neppure quando l'amico gli mise le mani contro il petto nel tentativo di allontanarlo. Hiroki era riuscito a girare il capo di lato, ma Seiji mantenne ancora salda la presa su di lui fino a quando non lo sentì sciogliersi lentamente.
 
«Stupido! Cosa stai facendo?» gridò all'improvviso Hiroki con tutto il fiato che aveva in corpo, staccandosi da lui e sforzandosi di volgere altrove il capo.
«Ti ho appena baciato.»
«Lasciami andare. Non è divertente.»
«Io ti amo e non ti lascerò andare fino a quando non mi dirai che mi credi.»
«Se anche ti credessi, ormai è tardi.» tagliò corto «I-io ho un ragazzo e abbiamo deciso di andare a vivere insieme.»
«Lo ami?»
Silenzio.
«Ti ho fatto una domanda, lo ami?»
«Sì.» Hiroki rispose in un sussurro senza il coraggio di guardare Seiji negli occhi.
«Guardami mentre lo dici.»
Hiroki si morse il labbro inferiore, aprì la bocca, subito dopo la richiuse e, non appena l’amico allentò la sua stretta, scappò via senza aggiungere altro.
 
 
***
 
Quando Hiroki fece ritorno a casa di Kioshi, nonostante si sforzasse di sorridere, aveva gli occhi gonfi per il lungo pianto. Aveva vagato per ore, senza meta, alla ricerca di una riposta troppo scomoda per essere trovata.
«Ehi, va tutto bene?» gli domandò preoccupato  il suo ragazzo.
Hiroki annuì debolmente.
«No che non stai bene. Si vede che hai pianto.»
«Non è nulla, ora mi passa.»
«Dove sei stato? E' a causa di Seiji, vero?»
«No.»
«E' da quando sei tornato da Yanai per capodanno che sei strano e, anche quella volta, c'era di mezzo lui.»
«Io...»
«Ti prego, lasciami continuare. Ho provato a convincermi che adesso lui per te è solo un amico e che io sono il tuo ragazzo, ma è stato inutile perchè le cose non stanno in questo modo, anche se lo vorrei tanto. Ho creduto che fosse solo questione di tempo, che il mio amore bastasse per entrambi, ma ho capito che mi sbagliavo.»
«Non...io non...»
«Sai che è così anche se non riesci ad ammetterlo. Io ti amo, ma è inutile perchè tu sei innamorato di un'altra persona.»
«M-mi dispiace» singhiozzò «Io volevo davvero che tra noi funzionasse. Io volevo venire a vivere qui con te. Io ti...»
«Non dirlo se non è quello che provi per davvero.»
«...»
«Volevo che funzionasse.» ripetè Hiroki scosso dai singhiozzi.
«Lo so. Ora è meglio se torni a casa e provi a riflettere su quello che vuoi veramente. Seiji è molto fortunato, spero che se ne renda conto. Spero che un giorno troverò anch’io qualcuno che mi possa amare con la stessa intensità con la quale tu ami lui da tanti anni.»
 
La porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo sordo. Fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco.
Iniziò a camminare senza sapere dove stesse andando. Odiava sè stesso per avere fatto soffrire Kioshi, avrebbe voluto che il ragazzo gli gridasse contro tutto il suo disprezzo e, invece, gli aveva dimostrato solo una infinita comprensione che era certo di non meritare.
 
Quando si ritrovò infreddolito e fradicio si rese conto di avere perso la cognizione del tempo. Era buio e stava piovendo. Poi alzò gli occhi e si rese conto di avere camminato a piedi fino in centro, proprio nella zona residenziale in cui si trovava l'appartamento di Seiji. Raggiunse il condominio, suonò il citofono e salì le scale.
«Hiro-chan ma cosa?» gli domandò l'amico non appena si rese conto dello stato pietoso in cui versava. Tutto quello che avrebbe voluto dirgli quel pomeriggio, tutta la rabbia che aveva provato nel sentirsi rifiutato, era svanita quando l’aveva visto in quello stato. Per un attimo rivide il bambino indifeso di sedici anni prima.
Hiroki non rispose. Se ne stava impalato sulla soglia a fissare il vuoto.
Seiji lo prese per le spalle e lo tirò dentro.
«Stupido, ti prenderai la polmonite. Aspettami qui che vado a prenderti qualcosa per asciugarti come si deve.»
Tornò quasi subito con un grande asciugamano di spugna bianca.
«Ecco.»
Vedendo che però l'altro non mostrava segni di reazione, iniziò a frizionargli i capelli e poi a passaglielo sul viso.
«Io ti devo parlare.»
«Prima vai a farti un bagno caldo, io intanto ti cerco dei vestiti asciutti. Parleremo quando ti sarai scaldato altrimenti rischi di ammalarti sul serio.»
Hiroki annuì grato e sparì dietro la porta del bagno.
Quando riapparve indossava un paio di pantaloni della tuta di Seiji che gli stavano troppo lunghi e una felpa alla quale aveva dovuto rimboccare le maniche.
Seiji lo invitò a sedersi accanto a lui sul divano. Aveva preparato due tazze di te' bollente.
«Lo pensi davvero?» domandò Hiroki rompendo il silenzio «Insomma quello che mi hai detto...»
Dapprima Seiji iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, ma poi la sua bocca si increspò in un sorriso.
«Sì.»
«E potresti ripeterlo?»
«Ti amo» gli sussurrò, avvicinandosi al suo viso. Il suo respiro caldo sul collo gli provocò una scia di brividi lungo la spina dorsale.
«Ti amo...» sussurrò sfiorandogli la  pelle con le labbra.
«Ti amo» ripetè, lasciandogli una scia umida di baci che risaliva fino a raggiungere le sue labbra.
«Può bastare?»
Hiroki annuì sulla sua bocca.
 
Quando si staccarono per riprendere fiato, Seiji si allontanò un poco, quando bastava per guardarlo negli occhi. Quei bellissimi occhi color ciliegio.
«E il tuo ragazzo?»
Forse non era il momento più adatto, magari avrebbe anche rovinato l’atmosfera, ma sentiva l’impellente necessità di porre quella domanda. Stava baciando il suo migliore amico, un maschio, e prima di continuare aveva assolutamente bisogno di sapere dove stavano andando, che direzione avrebbero preso le cose.
«Non è più il mio ragazzo...» rispose abbassando gli occhi «lui l'aveva capito che non avrei mai potuto smettere di amarti...io l'ho fatto soffrire. Mi sono comportato in una maniera orribile. Sono una brutta persona.»
«Non è vero, non lo sei.»
Seiji lo strinse a sè mentre gli accarezzava i capelli. «E' stata colpa mia, non ho capito niente e poi quando mi hai detto che mi amavi, ho avuto paura e sono scappato. Ho provato a negare i miei sentimenti, a ripetere a me stesso che quello che provavo non era amore, ma è stato tutto inutile perché invece lo era, lo era eccome. Lo è sempre stato.
A volte quello che provo mi terrorizza letteralmente e penso che vorrei andarci piano perchè per me è tutto nuovo, ma poi penso che sei tu e che se è con te, allora va bene. Qualsiasi cosa va bene.»
«Andremo piano, non farei mai nulla che non voglia anche tu.»
«Lo so.»
«Andiamo a dormire?»
Annuì e si diressero nella camera di Seiji.
 
Una volta che si furono infilati sotto le coperte ripiombò il silenzio.
«Ehi,va tutto bene?» domandò Hiroki dalla cui voce traspariva un velo di preoccupazione.
«Stai tranquillo, non ho cambiato idea è solo che…insomma hai capito…»
Hiroki lo strinse forte a sé. «Aspetteremo che tu sia pronto, sai che ti aspetterei per sempre.» gli sussurrò a fior di labbra «adesso ho solo voglia di addormentarmi abbracciato a te.»
«Hiro-chan, ti amo.»
«Anche io…senpai.»
 
The end
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Eccoci qui al famigerato “The end”…Mi fa effetto avere finito questa storia e   soprattutto mi mancheranno quei quattro imbranati dei personaggi, ma sono anche molto soddisfatta perché è la prima volta che scrivo e concludo una storia originale di questa lunghezza ^^
Come per Ryo e Takahiro ho intenzione di scrivere qualche piccola shot sulla loro vita futura…spero che questa idea possa piacervi.
A presto e grazie ancora a tutte le persone che hanno letto, recensito, messo la storia tra le seguite / preferite.
   
 
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