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Autore: neverenough    11/03/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 2


Socchiude gli occhi, guardando il soffitto illuminato della propria camera. Dopo che Tom ha chiamato Shinra, Celty si è precipitata sul luogo. Hanno portato Izaya nell’appartamento del Dottore, e lì Shizuo non è più riuscito a trattenersi: è corso in bagno, vomitando qualsiasi cosa avesse nello stomaco. La vista di Izaya in quelle condizioni l’ha turbato molto, e non è mai stato un tipo che s’impressiona facilmente. Anzi, forse quella è stata la prima volta che si è ritrovato a vomitare per via del fetore.
L’uomo che ha causato ciò, il signor Kuromo, Celty l’ha intrappolato nella sua ombra (nonostante fosse già incosciente) portandolo con loro.
Shizuo prova a chiudere di nuovo gli occhi, cercando di prendere il sonno che non vuole raggiungerlo da quando è tornato a casa. Shinra era altrettanto scioccato delle condizioni di Izaya e, dopo un primo controllo, ha suggerito al biondo e a Tom di andare a casa e tornare il giorno dopo. Il biondo non è riuscito né a mangiare, né a dormire. Ancora adesso, lo stomaco è stretto in una morsa mentre i suoi pensieri non gli danno tregua, andando a finire (in un modo o nell’altro) sempre e solo sulla pulce.
Anche se al primo momento non ci ha pensato, è chiaro che Kuromo ha torturato Izaya, e che non si sarebbe fermato fin quando il suo cuore non avrebbe smesso di battere. E probabilmente, lo avrebbe ucciso proprio in quel momento, mentre alzava la chiave inglese per poterlo colpire di nuovo. Sarebbe stato un colpo mortale se non lo avesse bloccato. Che cosa ha combinato Izaya, questa volta? Come ha condotto quell’uomo alla follia? Dire che ha pagato per le proprie colpe, è poco. Quell’uomo è andato ben oltre, qualsiasi male abbia ricevuto.
Shizuo non riesce più a stare nel letto fermo a contemplare il sole dell’alba, che ormai invade la sua stanza da qualche ora. Così si alza, pronto a occupare i propri pensieri con qualsiasi altra cosa, ma non ci riesce. Si fa’ una doccia, prepara un’abbondante colazione, si accende una sigaretta, ma niente. Tutti i suoi pensieri sono incentrati su quella dannata pulce, e il suo stomaco non lo aiuta, facendogli venire il senso di vomito anche solo al sapore di un sorso di latte.
Quel tanfo, lo percepisce ancora, come se gli sia attaccato addosso come un parassita. E da quando è tornato a casa ieri sera fino a questo momento, si è fatto la doccia tre volte, utilizzando quasi tutti i propri flaconi di bagno schiuma e shampoo profumati. Niente da fare. Quella cosa nauseabonda è impressa nelle sue narici, e non ne vuole saperne di andarsene.
Esausto, Shizuo esce dal proprio appartamento, dirigendosi verso quello di Shinra. Ad aprirgli la porta è Celty, che lo fa accomodare in soggiorno mentre digita delle parole sul proprio PDA. “Hai una cera orribile.”
Il biondo annuisce, tentando di mettersi comodo sul divano. – Non sono riuscito a dormire e a mangiare niente. Lui come sta?
“Shinra ha chiamato suo padre, poiché non se ne intende molto di neurologia. E aveva bisogno di diversi macchinari. Sono ancora dentro a fare controlli” lo mette al corrente Celty. Il suo corpo sembra molto provato dalla notte insonne che anche lei ha dovuto subire.
– Sopravvivrà? – chiede ancora Shizuo e, vedendo le spalle della Dullahan abbassarsi, intuisce la risposta.
“Il suo corpo si rimetterà, ma i danni al cervello sono quelli che preoccupano di più Shinra.” Celty si prende una pausa, sedendosi accanto all’amico. “E anche se riuscirà a superare tutto, non sarà più se stesso. L’ha detto anche Shingen: probabilmente, non sarà più in grado di fare molte cose e...”
Shizuo non riesce più a leggere, scostando lo sguardo dal PDA e cercando di trattenere i conati di vomito. – Il suo cuore si è mai fermato durante la notte?
“Due volte.”
Shizuo si alza di colpo dal divano, camminando avanti e indietro nervosamente. – Devo parlare con quell’uomo – dice.
Celty annuisce, troppo stanca per discutere. Si alza a sua volta, conducendo il biondo in un’altra stanza. Kuromo è cosciente, intrappolato in una palla di ombra nera che gli lascia liberi solo la testa e il collo. Quando vede i nuovi arrivati, sorride malignamente. – Oh, finalmente qualcuno si degna di farmi visita. Potete liberarmi da questa gabbia nera, per favore?
– Quello sarà il tuo posto per un bel po’ di tempo – risponde Shizuo, dando voce agli stessi pensieri di Celty. – Dimmi un po’, cosa ti ha fatto Izaya per portarti a... fare quello che hai fatto.
L’uomo ride, meno sguaiatamente della sera precedente. – La domanda corretta è: cosa non ha fatto? Quell’uomo è la rovina di questa città. Sempre a cercare di sconvolgere e rovinare la vita altrui. Se ne va in giro, dicendo che ama gli esseri umani e guarda come si comporta con loro! – L’uomo sputa a terra, indignato. – Le tratta come sue pedine, e riesce a fargli fare qualsiasi cosa voglia. Le spinge fino al punto di rottura. Ed io ho solo voluto ripagarlo con la stessa moneta.
Shizuo sente la vena pulsargli sulla tempia e sul collo, la rabbia pronta a esplodere e a stento trattenuta. – Non hai ancora risposto alla mia domanda.
L’uomo punta gli occhi sul biondo, sorridendo sornione. – A me non ha fatto niente.
– Non prendermi in giro bastardo! – urla, le mani chiuse in dolorosi pugni pronti a fare del male.
– Non sto mentendo – spiega. – Una volta, Orihara Izaya mi disse che se si vuole colpire una persona, non bisogna farlo fisicamente, ma colpire un punto debole che nemmeno la persona stessa sa di avere. Gli esseri umani hanno tutti dei sentimenti e, se si vuole distruggerli, bisogna fare in modo che siano quegli stessi sentimenti a logorarli. Perché la fine che regalano è lenta, è dolorosa. E la fine non vuol dire morte fisica. Vuol dire morte psicologica, da cui non si potrà più uscire.
Shizuo rabbrividisce di fronte a quelle parole e la rabbia sembra slittare via dal suo corpo, lasciandogli un ammasso di adrenalina inutilizzabile. Anche Celty rabbrividisce e scrive velocemente qualcosa sul proprio PDA, porgendolo a Shizuo. “Questo vuol dire che la persona che intendeva colpire non è Izaya!”
Shizuo guarda l’uomo e sta per dire qualcos’altro, ma l’intrusione di Shinra nella stanza lo blocca. – Celty! – dice, prima di volgere lo sguardo al biondo. – Shizuo-kun, sei qui. Vieni con me.
Il volto del Dottore è distrutto dalla stanchezza, e persino i suoi modi di fare sembrano risentire della fatica. Shizuo lo capisce, e per questo lo segue senza fare domande. Entrano in una delle camere, quella dove entrambi i Dottori Kishitani si sono segregati per curare Izaya. E Shingen è ancora al suo interno, mentre controlla qualcosa al computer portatile collegato ai macchinari di cui parlava Celty.
Shizuo punta immediatamente i propri occhi sulla pulce, disteso nel letto sotto le coperte. Nell’aria c’è un forte odore di disinfettante, niente che abbia a che fare con il nauseabondo fetore. Per un qualche motivo, si sente tranquillizzato. Izaya sta dormendo, e diversi fili partono da diverse parti del corpo, collegati ai macchinari. Ha una mascherina sul volto, collegata a quello che sembra essere un respiratore, e tutto il suo corpo è ricoperto da bende, mentre il piede destro e le mani sono ingessati. Sul suo viso, sono ancora evidenti gli ematomi e il grande gonfiore sopra il sopracciglio. Nonostante tutto, sembra stare meglio di quando l’ha trovato, ore prima. Dopo un po’ di contemplazione, Shizuo nota il ticchettio che invade la stanza, e quando alza gli occhi vede un macchinario che controlla i battiti del cuore. La linea verde che si muove avanti e dietro, verticalmente e orizzontalmente, lo incanta per un momento.
– Shizuo – lo porta alla realtà Shinra, poggiandogli una mano sulla spalla.
– Come sta?
– Verità o bugia?
– Verità.
Shinra sospira, e Shizuo sposta lo sguardo da Izaya per poggiarlo sull’amico. – Tagli, ematomi, lividi, ustioni, ossa rotte. Sono cose che credo tu abbia già visto da solo, con i tuoi occhi. Nulla d’irreparabile, questo è chiaro. Ma quel tizio non si è limitato solo a questo. Credo anche che lo abbia... – Shinra si strofina gli occhi, alla ricerca delle parole giuste. – Credo lo abbia violentato, oltre che abusato del suo corpo come spugna antistress. Gli ha sicuramente procurato un grave scossone a livello psicologico.
Shizuo sente la testa girargli, e di nuovo il tanfo si fa largo tra l’odore del disinfettante. – L’ha... torturato?
– Sì. Per mesi. – Shinra sospira di nuovo. – Comunque, i danni esterni sono minori. Per quelli basterebbe qualche mese per riprendersi. I veri problemi non si vedono – dice. – Vieni, ti faccio vedere una cosa. – Si avvicina al letto, e Shizuo segue attentamente i suoi movimenti mentre avvicina le mani al viso di Izaya e poi, con due dita, gli apre le palpebre dell’occhio che si riesce a scorgere. Con orrore, Shizuo nota che una parte della cornea e della pupilla stanno sfumando dal loro colore originale, lasciando spazio a un azzurrino molto chiaro, tendente al grigio. – Questo è dovuto sia all’aver vissuto al buio per un periodo prolungato, sia ai diversi traumi celebrali che gli sono stati inferti nel tempo. L’ultimo che ha subito, presumo nelle ore precedenti del ritrovo, è stato il peggiore.
Shizuo non riesce a guardare oltre, e si allontana dal letto, sentendo il fiato mozzarsi e la gola stringersi come se ci fosse qualcosa che volesse tornare su dallo stomaco. Per sua fortuna, non ha toccato più cibo.
– Stai bene? – chiede Shingen, una maschera anti-gas sul viso.
– Io... – Il biondo cerca di calmarsi, e ci riesce a fatica. Il suo corpo sta reagendo in modo estremo a tutto ciò, e Shizuo incolpa la stanchezza. Si appoggia al muro vicino alla porta. – Che cosa gli succederà?
Shinra inizia a camminare, andando ad appoggiarsi sulla scrivania presente nella stanza e su cui il padre sta lavorando al computer. – Non lo so. Non possiamo saperlo con certezza. Tutto quello che abbiamo costatato, è che Izaya è in un coma di stadio avanzato. Non è ancora morto cerebralmente parlando, tuttavia ha subito diverse commozioni celebrali. A giudicare dal sangue incrostato nel naso e nelle orecchie, da qualche giorno ha iniziato sanguinare dall’interno. E ciò l’ha portato alla cecità. I danni saranno sempre maggiori con lo scorrere del tempo, e anche se si risvegliasse... – Shinra non termina la frase, lasciando in sospeso cose che è meglio non dire.
Emozioni contrastanti attraversano Shizuo, che si ritrova in uno stato confusionale. Sente il cuore battere a mille e il respiro mozzarsi. Perché? Perché si sente così? Perché il suo corpo è così sconvolto? Alla fine i piedi gli cedono sotto il peso del suo stesso corpo, e il buio lo avvolge.



Angolino nonsense

Autrice: E un altro capitolo è andato!
Izaya: Non si prospetta per niente interessante questa storia. Noiosa...
Shizuo: Oh? L’idea di vederti in quel letto mi alletta molto. Che ne dici di finirci davvero in coma?
Autrice: Su su, ragazzi state calmi...
Izaya: Non farmi ridere, Shizu-chan∼ Fai prima a dire che su quel letto vuoi solo fotter...
Autrice: STOOOOOOOOP! Non una singola parola in più!
Izaya: Aaaaah non bloccarmi sulla parte più bella!
Autrice: Recensite, grazie!
   
 
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