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Autore: Robigna88    11/03/2016    1 recensioni
Elijah Mikaelson ha deciso di rimanere a New Orleans per occuparsi di quella che per lui è da sempre una missione: la redenzione di suo fratello Niklaus. E anche perchè presto Klaus avrà una figlia.
Una figlia da quella lupa che lui trova estremamente affascinante e che in qualche modo gli fa venire voglia di aprire il suo cuore come non gli era mai successo prima.
Mai, eccetto una volta.
Quando quella volta torna nella sua vita, questo tuffo nel passato cambia tutto e lo cambia in un modo che lo sconvolgerà nel profondo.
DAL PRIMO CAPITOLO:
-"Ti chiederei che cosa ci fai qui, ad aiutare quel fratello che speri ardentemente di poter cambiare anche se è ovvio che Klaus non vuole essere aiutato, ma conosco già la risposta."
"E quale sarebbe?"
"Smetterai di cercare la sua redenzione solo quando crederai che non sia rimasto nulla da trovare. Giusto?"-
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Wyrd_ me lo hai chiesto e ti ho accontentata ;) buona lettura a tutti :)

BP

-CAPITOLO 11-

 

 

 

 

 

Impossibile le aveva detto Marcel, che tu riesca a colpirmi bendata. Così Allison si era sentita quasi in dovere di dargli una dimostrazione concreta di quello che sapeva fare.

Gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi e sospirò versandosi un bicchiere di acqua che bevve tutto d’un sorso. Era stanca e si sentiva spossata ma quantomeno non era costretta a rimanersene chiusa in casa se Marcel era lì a farle compagnia. Era questo il termine che usavano adesso, da quando Allison aveva messo in chiaro che la parola guardiano non le piaceva affatto.

“Com’è possibile?” le chiese per l’ennesima volta il vampiro scuotendo il capo. Sbalordito, forse anche un po’ infastidito dall’essere stato messo al tappeto da una donna tanto minuta in confronto a lui, e umana per lo più.

“Mi sono allenata moltissimo nel corso degli anni, Marcel” rispose lei sistemandosi le bende con cui si era fasciata le mani. “Se sei un essere umano che combatte contro il soprannaturale parti svantaggiato a prescindere. Voi avete dei poteri, delle abilità che io non ho. Non posso battervi con la forza quindi uso l’astuzia e utilizzo al massimo tutti i miei sensi. Tu sei veloce e sei forte ma respiri e muovendoti muovi anche l’aria intorno quindi in qualche modo ti percepisco.”

Lui la fissava perplesso, un sopracciglio alzato e un’espressione indecifrabile sul viso. Era piena di soprese Allison Morgan, e lo aveva potuto appurare negli ultimi dieci giorni; giorni in cui aveva trascorso molto tempo da quel lato del fiume aiutandolo ad allenare i suoi vampiri.

“Continuo ad essere senza parole” le confessò sinceramente tirando fuori da sotto il mobile bar una bottiglia di vodka. “Ti va di bere qualcosa di più forte dell’acqua? O è ancora troppo presto per te?”

Allison guardò l’orologio; segnava le nove del mattino. Troppo presto per un bicchierino di vodka, ma in fondo, si disse, non doveva rendere conto a nessuno.

“Da qualche parte nel mondo è l’ora giusta,” gli disse. “Quindi versa pure.”

Marcel lo fece con un sorriso e le porse il bicchierino. La guardò berlo tutto d’un fiato, poi guardare il suo cellulare per la centesima volta da quando avevano iniziato ad allenarsi un’ora prima.

Pensava di sapere che telefonata stesse aspettando ma non glielo avrebbe chiesto perché dubitava che gli avrebbe risposto.

Inoltre, ricordò, aveva avuto una dimostrazione piuttosto chiara di quanto fosse suscettibile riguardo all’argomento, il giorno che Klaus ed Hayley erano tornati in città senza Elijah.

 

 

 

QUATTRO GIORNI PRIMA

 

 

I vampiri di Marcel si stavano allenando con Allison quando Klaus era arrivato. L’Ibrido si era fermato a guardarla con un sorriso divertito sul viso mentre lei atterrava Josh per la terza volta in due ore.

Marcel doveva ammetterlo, tre erano meno delle volte che immaginava sarebbe finito al tappeto.

“Ottimi riflessi! Come sempre” mormorò l’Originale incrociando le mani dietro la schiena. “Lasciatevelo dire,” continuò rivolto ai vampiri. “State decisamente imparando dalla migliore… dopo di me ovviamente.”

Allison ridacchiò, poi fece un cenno a Marcel e si allontanò poco con Klaus.

“Siete tornati” gli disse. “È tutto okay?”

Lui annuì. “Tutto sotto controllo ma Elijah è rimasto lì ancora per un po’, mi ha detto di darti questo.”

La cacciatrice afferrò il bigliettino che Klaus le porgeva e sospirò aprendo delicatamente la busta che conteneva il cartoncino chiaro.

 

Tornerò appena possibile.

Per favore, aspettami prima di decidere qualunque cosa.

 

Con un movimento lento rimise il biglietto dentro la bustina e guardò il suo amico. “Elijah si è preso qualche giorno in più perché c’è ancora bisogno della sua presenza oppure perché vuole ritardare la mia partenza?” gli chiese. Poi alzò un dito e glielo poggiò sul petto. “E non mentirmi.”

Klaus fece un grosso respiro. “Entrambe le cose, se lo chiedi a me.”

“Maledizione!” la donna si tolse le bende dalle mani, con rabbia afferrò la sua felpa e la indossò mentre andava via.

 

 

“Ancora?” le chiese Marcel alzando la bottiglia.

Lei scosse il capo e gli sorrise. “No, grazie” disse. “Ti va un altro round?” gli chiese prima che il suo cellulare prendesse a squillare.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Finalmente ti sei deciso a telefonarmi” fu la prima cosa che gli disse quando rispose. “Esattamente, perché ti ci sono voluti tre messaggi di testo e almeno una dozzina di telefonate prima che mi richiamassi?”

Dall’altra parte ci fu un sospiro, poi una specie di risatina. “Anche per me è bello sentire la tua voce…” mormorò.

“Trovi tutto questo divertente, Elijah? Perché io non mi diverto affatto. Mi stai trattando come fossi un burattino in mano al suo burattinaio. Mi chiedi di aspettare il tuo ritorno prima di decidere cosa fare, mi dici che tornerai presto ma, sorpresa delle sorprese, tutti tornano a New Orleans tranne te che mi mandi un bigliettino criptico in cui mi chiedi di nuovo di aspettare che tu torni” gli disse tutto d’un fiato. “Credi che sia un gioco per caso? Credi che trovi piacevole mettere la mia vita in stallo in attesa che tu decida…”

“Decida cosa?” la interruppe lui.

“Qualunque cosa tu debba decidere!” esclamò lei infastidita dal tono divertito dell’Originale.

Seguì un attimo di silenzio, poi Elijah parlò. “Sarò a casa domani, i bagagli sono già pronti e caricati in auto e, Allison io…”

Tutto quello che Allison sentì dopo, fu il rumore assordante di un’esplosione.

“Elijah!” lo chiamò. “Elijah che succede?”

Riattaccò mentre Marcel la raggiungeva e insieme a lui uscì diretta alla tenuta.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, mentre tutti aspettavano l’arrivo di Elijah, Camille e la piccola Hope nel grande atrio, Allison si ritrovò a pensare che, qualunque cosa l’Originale le avesse detto una volta arrivato, era davvero arrivato il momento che lei se ne andasse.

La paura che aveva provato quando aveva sentito quell’esplosione al telefono le aveva in un certo senso aperto gli occhi.

Era innamorata di Elijah Mikaelson, lo era da sempre e quell’amore la stava logorando. Non le piaceva la sensazione che provava, non le piaceva per niente. Era una specie di intenso solletico che però non la faceva ridere, le rigava solo le guance di lacrime.

Quando il maggiore dei Mikaelson varcò la soglia di casa accompagnato da quella giovane barista che Allison conosceva appena, con in braccio quella bellissima bambina che era finalmente tornata a casa, tutto quello che la cacciatrice riuscì a fare fu sospirare di sollievo prima di lasciarli da soli e salire a rifugiarsi in camera sua.

Sentire bussare alla porta, qualche minuto dopo, non la sorprese. Vedere Elijah sporco ma vivo la spinse sull’orlo delle lacrime.

“Sto bene” le sussurrò lui rimanendo immobile davanti alla porta chiusa.

“Ti detesto” rispose lei. “Dal più profondo del mio cuore.”

“Allison…”

“No!” esclamò lei avanzando di qualche passo, fino a raggiungerlo. “Non ti è permesso rimanere coinvolto in un’esplosione, non ti è permesso rischiare la vita. Non se io sono qui ad aspettarti. Non ti è permesso spaventarmi così, hai capito?”

Gli puntò le mani sul petto, a palmi aperti quasi volesse spingerlo via, ma non fece alcuna pressione. Scoppiò in lacrime ed Elijah sapeva che quel pianto non era solo causato dallo spavento che si era presa, era tutto un insieme di cose che si era tenuta dentro e che adesso stava lasciando uscire fuori.

“Sto bene” le disse prendendole il viso tra le mani, la voce spezzata. Vederla in quello stato gli faceva male e gli faceva tenerezza. “Sto bene” ripeté asciugandole il viso.

Si chiese se gli era permesso baciarla, perché voleva disperatamente farlo in quel momento. Ma chiederglielo gli sembrava fuori luogo.

Così, semplicemente, lo fece. Poggiò la bocca sulla sua e sorrise felice quando lei dischiuse le labbra lasciandosi andare.

   
 
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