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Autore: Venus80    12/03/2016    1 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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"Questa fortuna, come la chiami te, preferisco lasciarla alle sue spasimanti!", dichiarò Evelyn alzandosi. "Si è fatto tardi...devo andare a casa. Ci vediamo domani!”, e così dicendo se ne andò. Kaytria guardò allibita l'amica andarsene via, agitando la mano in segno di saluto, e quando Evelyn era ormai lontana, mormorò con un tono di resa, "E' proprio senza speranza!".
Evelyn stava percorrendo le stradine affollate di gente indaffarata, quando in lontananza notò una chioma dorata inconfondibile dell'unica persona sulla faccia di Arda per la quale provava una repulsione tale da farle venire la nausea: Jago!
La ragazza d'istinto abbassò la testa e, nascondendosi in mezzo alla folla, riuscì a raggiungere il porticato che fiancheggiava la strada e a nascondersi dietro una colonna. A quel punto, Evelyn si sporse leggermente per controllare i movimenti del “nemico” e si accorse che la direzione presa da Jago non era verso la piazza dove si stava svolgendo il mercato, ma verso casa sua; un atroce dubbio attanagliò la sua mente. Non starà andando a casa mia?! E poi perché?, pensò preoccupata la ragazza.
Senza ulteriori indugi, Evelyn si rimise in cammino mantenendo una debita distanza da Jago, ma tale da permetterle di tenerlo d’occhio, approfittando anche della folla che riempiva le strade per celarsi alla vista del ragazzo; man mano che percorreva la strada il suo dubbio prendeva sempre più forma fino a diventare certezza, con suo rammarico, quando vide Jago di fronte al portone di casa sua.
Il ragazzo bussò e poco dopo gli venne aperto e venne fatto accomodare. Evelyn attese qualche minuto e poi si avviò quatta quatta verso il retro della casa, passando per un viottolo laterale che conduceva alla porta di servizio. Bussò e subito dopo si aprì la porta sulla cui soglia vi era un uomo di mezza età con folti capelli e barba brizzolati. L’uomo guardò sorpreso la ragazza ed esclamò, “Signorina Evelyn! Ma cosa ci fate qui?”. “Daron, abbassa la voce! Non voglio si sappia che sono qui”, lo reguardì Evelyn mentre si apprestava ad entrare. Dopo essere entrata, la ragazza si guardò intorno constatando che erano presenti due delle domestiche intente a preparare la cena; le due donne, vedendo Evelyn, fecero una riverenza alla quale la ragazza rispose con un sorriso.
“Signorina, poco fa è arrivato il signor Jago e ora si trova in salotto con i vostri genitori”, la informò Daron. “È proprio per questo motivo che sono entrata da qui. Non voglio assolutamente vedere Jago e non voglio che lui mi veda”, rispose Evelyn sommessamente.
L’uomo scosse la testa abbozzando un sorriso e dichiarò, “Non le va per niente a genio quel ragazzo?!”. In tutta risposta, la ragazza fece spallucce. Daron sospirò e poi chiese con posatezza, “E allora cosa pensate di fare?”. Evelyn fissò l’uomo per un attimo con sguardo serio, poi si diresse verso la porta, la aprì leggermente e sbirciò al di là. Daron osservò la scena perplesso e talmente concentrato da non accorgersi che le due domestiche avevano interrotto le loro attività e stavano guardando la ragazza con curiosità.
Evelyn richiuse delicatamente la porta e si girò rimanendo appoggiata allo stipite; le domestiche immediatamente distolsero lo sguardo e ripresero con il loro lavoro, mentre Daron fissava la ragazza in attesa che parlasse. “Farò così, andrò in camera mia e starò lì finché Jago non se ne sarà andato”, fece una pausa e poi proseguì, “E quando sarà andato via, tu mi verrai ad avvisare. E mi raccomando, non dire assolutamente che sono tornata a casa, neanche ai miei genitori”. Daron annuì.
Evelyn si voltò e stava per aprire la porta quando l’uomo esordì, “A proposito, mi stavo dimenticando, è arrivata una lettera da parte di vostro zio…l’ho messa in camera vostra sulla scrivania”. La ragazza si bloccò e un ampio sorriso le incorniciò il viso. “Grazie, Daron!” replicò Evelyn mentre si apprestava ad uscire dalla cucina.
Una volta fuori dalla stanza, si guardò attorno per essere sicura che non arrivasse nessuno e poi si avviò con passo felpato verso la scala di servizio. Giunta in cima, si affacciò sul corridoio con circospezione e, dopo aver accertato che fosse tutto tranquillo, corse verso la sua camera; aprì velocemente la porta e si fiondò dentro la sua stanza. Evelyn tirò un sospiro di sollievo sapendo di essere ormai al sicuro e, con calma e con aria soddisfatta, si andò a sedere sulla poltrona di fianco alla finestra; non appena si sedette, le cadde l’occhio sulla scrivania e le venne subito in mente la lettera di suo zio.
Si alzò e si diresse verso la scrivania sulla quale, in bella vista, giaceva la lettera di carta grezza. La ragazza la prese lentamente, ma visibilmente emozionata e tornò a sedersi sulla poltrona. Aprì la busta, estrasse la lettera e iniziò a leggere:
 
Cara Eve,
perdonami se ho fatto passare tanto tempo dall'ultima volta in cui ti ho scritto, ma delle questioni urgenti mi hanno tenuto un po’ impegnato. Ma ora eccomi qua ad informarti della decisione che ho preso, in accordo con i tuoi genitori.
Sto per intraprendere, con un gruppo di nani, un viaggio verso Erebor; non so se ne hai già sentito parlare, magari avrai letto qualcosa in uno dei tuoi libri. So quanto a te piacerebbe visitare la Terra di Mezzo e ho pensato che questa sarebbe l'occasione giusta; penso che uscire fuori dal solito ambiente ti permetterà di praticare meglio la magia e magari sviluppare nuove capacità. Se sei interessata, e immagino proprio di sì, ci vediamo tra circa due mesi a Gran Burrone e, quando arriverai lì, chiedi di re Elrond; da lì in poi proseguirai il viaggio con me e la compagnia di nani.
Una raccomandazione: ai tuoi genitori dì che verrai a farmi una visita di piacere senza menzionare né i nani, né Erebor. A loro questi particolari li ho omessi, ho detto loro che verrai a stare per un po’ di tempo da me per visitare la Terra di Mezzo e per esercitarti con la magia sotto la mia guida.
Insieme alla lettera c'è una mappa della Terra di Mezzo dove ho segnato la strada che dovrai percorrere. Dovrebbe essere la via più sicura, ma in comunque i casi fai molta attenzione, soprattutto agli orchi.
 
Con affetto,
 
tuo zio Gandalf
 
Evelyn rimase con gli occhi fissi sulla lettera. Non poteva credere a quello che aveva appena letto; suo zio le stava chiedendo di unirsi a lui in un'avventura nella Terra di Mezzo. Finalmente il suo sogno stava per realizzarsi.
Si alzò, appoggiò la lettera sulla poltrona, si diresse verso la finestra e, mentre osservava il cielo limpido, iniziò a riflettere, Erebor! Non mi è nuovo questo nome. Si voltò, guardò verso il baule ai piedi del letto, si avvicinò e lo aprì, rivelando al suo interno una pila di libri. Dopodiché si mise a controllare uno a uno i libri finché non si imbattè in due libri, uno che parlava delle varie razze della Terra di Mezzo e uno che invece parlava, nello specifico, di usi e costumi dei nani e delle loro dimore.
Stava per mettersi a leggere il primo libro, quando sentì bussare alla porta. Si paralizzò al pensiero che forse i suoi genitori si erano accorti che era rincasata e la reclamavano in salotto per salutare il suo odiato spasimante. “Signorina, sono Daron. Volevo avvisarla che il signor Jago è andato via”. Quella voce ovattata dietro la porta e quelle parole le fecero tirare un sospiro di sollievo e prontamente rispose, “Grazie, Daron! Tra un attimo scendo.”
Rimise alla rinfusa i libri nel baule pensando, Li sistemerò meglio in un altro momento. Poi prese la lettera che aveva poggiato sulla poltrona, la rimise nella busta e la ritirò nel cassetto della scrivania. Uscì dalla sua stanza e si recò al piano di sotto, questa volta passando per la scala principale, sicura e tranquilla del fatto che non avrebbe incontrato il suo “nemico”. Quando arrivò in fondo alla scala udì le voci dei suoi genitori provenire dalla sala da pranzo e vi si recò immediatamente. Quando Evelyn entrò nella stanza trovò ad accoglierla, con la sorpresa disegnata sul volto, una donna della quale lei era la fotocopia, solo con qualche anno in meno, e un uomo di bell’aspetto, ricci capelli castani di media lunghezza e occhi di un azzurro brillante: Arinne e Idwal. I suoi genitori, accomodati a tavola, la fissarono con sguardo interrogativo. “Che c’è?”, chiese la ragazza impassibile mentre si avvicinava al tavolo e prendeva posto accanto a suo padre e di fronte a sua madre. “Ma da dove salti fuori?”, chiese sempre più stupita Arinne. “Dalla mia camera”, rispose Evelyn con un calmo sorriso. I suoi genitori si guardarono esterrefatti e poi Idwal replicò chiedendo, “E da quanto tempo sei in camera tua?”. “Da un po’”, ribatté la ragazza con noncuranza. I suoi genitori la guardarono sempre più allibiti. “Ma non ti abbiamo vista rientrare!” esclamò sua madre. “Perché sono entrata dalla porta di servizio e sono passata dalla cucina”, affermò Evelyn con fare disinvolto. “E perché mai?”, chiese stupito Idwal. La ragazza fece finta di riflettere un momento e poi rispose con nonchalance, “Perché non volevo vedere Jago!”.
I genitori di Evelyn dapprima si guardarono esterrefatti e poi si misero a ridere. La ragazza li osservò di sbieco con aria dubbiosa e domandò, “Cosa c’è da ridere?”. Arinne e Idwal cercarono di ricomporsi e, dopodiché, suo padre replicò, “Sei proprio incredibile! Faresti di tutto pur di evitare quel ragazzo. Ma perché non provi a dargli una possibilità?”. Evelyn fissò Idwal allibita ed esclamò, “Ma neanche per sogno!”. Arinne stava per ribattere, ma la ragazza la bloccò prima che potesse dire qualcosa affermando, “Adesso non ho voglia di parlare di Jago! Piuttosto parliamo della proposta dello zio!”. Evelyn guardò entrambi i genitori con un sorriso sornione in attesa di una loro parola. Arinne sospirò abbozzando un sorriso e dichiarò, “Immaginavo che non avresti perso tempo”, fece una pausa e poi riprese, “Ebbene sì, finalmente è giunto il tempo per te di vedere finalmente la Terra di Mezzo. Tuo zio ci tiene tanto, e sicuramente anche tu, perciò come dire di no”. Idwal annuì in segno di approvazione.
In quel momento, Daron entrò nella stanza con dei vassoi e iniziò a servire la cena. “E Daron ti accompagnerà!”, esclamò il padre di Evelyn. L’uomo fece un cenno del capo mentre serviva le portate. “Oh! Io pensavo che ci sarei andata da sola!”, dichiarò la ragazza un po’ contrariata.
“Lo so che avresti preferito andarci da sola, ma è pur sempre la prima volta che affronti un viaggio di questo genere in una terra che non conosci, se non tramite libri”, replicò sua madre con tono amorevole. “Quando avrai un po’ più di esperienza, potrai farti tutti i viaggi che vuoi in solitaria”, aggiunse Idwal. Evelyn abbozzò un sorriso e replicò prontamente, “Bene, è una promessa!”. Suo padre sorrise e annuì. “E quando potrò partire?”, chiese la ragazza. “Beh, considerando che tuo zio ha detto che dovrai essere a Gran Burrone entro due mesi, e la strada da percorrere è lunga, credo ti convenga partire subito dopo Beltane. Tu che ne pensi Idwal?”, dichiarò Arinne. “Sì, penso sia meglio che tu parta subito dopo Beltane, se non vuoi correre il rischio di mancare l’appuntamento con tuo zio!”, affermò il padre di Evelyn. La ragazza sorrise soddisfatta mentre iniziò a consumare il suo pasto.
Il resto della cena trascorse serenamente tra chiacchiere conviviali, aggiornamenti sulle novità del mercato e organizzazione per la festa di Beltane. Terminata la cena Evelyn si alzò dicendo, “Vado in camera mia. Voglio essere in forma per domani, perciò penso che andrò a dormire presto.” “Va bene, allora a domani. Buonanotte!”, replicò Idwal e Arinne seguì a ruota augurando a sua volta la buonanotte a sua figlia. “A domani, buonanotte!”, rispose Evelyn mentre si apprestava ad uscire dalla sala.
Quando finalmente si trovò nel silenzio e nella solitudine della sua camera sospirò sedendosi sulla poltrona. Rimase così per un po’ pensierosa fino a che un sorriso malandrino comparve sul suo viso e, rompendo il silenzio nel quale era stata assorta, la ragazza affermò, “Ma certo, questa è la soluzione migliore! Non vedo altre alternative!”. In seguito, nella più assoluta calma e senza proferire più alcuna parola, Evelyn si alzò, si preparò per la notte e si mise a letto con la soddisfazione disegnata sul suo volto.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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