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Autore: Karyon    28/03/2009    3 recensioni
Akagi, Maki, Sendo, Rukawa, Jin. I "Best of Kanagawa" in trasferta nella prefettura di Chiba, dove, ogni cinque anni, si svolge il torneo di Koyushu. Ma dovevano saperlo, non potevano certo sperare di cavarsela così impunemente e, soprattutto, senza zoo al seguito.
E così "Tirando le somme, erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro."
Riusciranno a strappare la vittoria alle altre tre squadre partecipanti?
E riusciranno a tornare a casa senza rischiare di far saltare le coronarie al loro Capitano?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La festa del Tempio

Quando ci si metteva, Akagi sapeva essere convincente anche… con le buone. Le sue scusanti per svignarsela dal lavoro per la festa erano a dir poco pietose, eppure Eiko gli aveva dato retta. Miracoli del potere al vertice.
Certo, era anche possibile che la psicotica avesse deciso di far finta di niente per buona pace comune. Anzi, era diventata una certezza dal momento che quella iena si era messa all’opera alle sette del mattino, svegliando l’intero Tempio e facendo smadonnare anche i muri.
- Ah! Cazzooo! – Sbottò il Teppista, mentre l’ennesimo rumore di benedetti piatti caduti gli frantumavano il cervello. – Ora mi sente quella! – Sbottò alzandosi nello splendore delle mutande a righe e volando alla porta.
- Te li sbatterà in testa i piatti… - mugugnò Miyagi con la voce impastata di sonno e la testa sprofondata sotto il cuscino.
- Se, voglio proprio vedere! – Grugnì con un diavolo per capello; spalancò la porta, pronto alla battaglia e… si ritrovò la ragazza sotto al naso.
- Vai da qualche parte? – Domandò dolcemente sadica lei, con tra le mani un scatolone dall’aria leggerissima.
- Ehm… - esitò il Teppista sulla soglia, mentre lo spirito guerriero dell’anima ardente si defilava a gambe levate. E che cavolo doveva dirle?
Eiko sorrise – Non avevo dubbi. Tieni – e gli smollò lo scatolone, quasi tirandolo giù di sasso tanto era pesante. – Me lo porti in cucina? Graziee – tubò poi, allontanandosi in gran carriera. A quel punto Mitsui rimase un pelo turbato, mentre Miyagi cadeva dal letto, sganciandosi le mascelle dal ridere.
- Wahahaha! Il grande uomoooo! Ti sei mangiato la lingua o ti si sono essiccate le palle all’improvviso? – Ululò tra le risate.
Mitsui gli lanciò un’occhiataccia: detto da lui che sbavava dove metteva i piedi Ayako poi… quello era il colmo! Piazzò lo scatolone davanti alla porta spalancata e s’ infilò in bagno, smadonnando contro il mondo e contro quel deficiente che non la piantava di ridere. Caso volle che il protettore dei Teppisti svirgolati e delle ginocchia spappolate scese a dargli una mano, perché Ayako passò da quelle parti proprio mente il Tappetto si sganasciava sul pavimento, quasi nudo come un verme.
- Ahhh Ayakuccia! – Gridò con uno strillo tipo acuto di pipistrello, buttandosi sotto le coperte. La ragazza inarcò un sopracciglio fissandolo – Che diavolo stai combinando? – Domandò, ma Miyagi già sentiva le risate sguaiate di quel beota e, meditando vendetta, borbottò un “Niente”.
- Bene! Allora vestiti e muoviti a darci una mano! – Esclamò lei, prendendo la palla al balzo e volatilizzandosi all’istante.
- Il bue che dice cornuto all’asino… - mugugnò Mitsui dalla porta del bagno, rischiando il linciaggio di scarpe e cuscini.
In altri anfratti del Tempio, la situazione non andava certo migliorando. E se Hanagata e Fujima, manco a dirlo, davano una mano in religioso silenzio, altra gente sfracellava timpani e coglioni, borbottando senza sosta.
- Per l’ennesima volta, Kiyota, piantala o ti do una sberla – se ne uscì Maki, al limite della sopportazione fisica.
La Scimmia sbuffò – Sì, ma quella pazza non può buttarci giù alle sei per lavorare!
- Tu hai detto che volevi renderti utile… - gli fece notare Maki, con espressione angelica.
- Non intendevo traslocare un intero Tempio!
E ovviamente gli passò di fronte un Jin che canticchiava allegramente portando casse varie, manco si stesse divertendo. Un’ennesima prova dello stato sciroccato di quello lì.
- Io l’ho sempre detto, tu e l’allenatore lo drogate. Non può essere così di suo… - rimbrottò la Scimmia, mentre cercava, senza risultati, di alzare uno scatolone.
Maki sbuffò – Sei tu che sembri un vecchio bisbetico! Avanti, muoviti! – Esclamò, spingendolo e mandandolo a schiantarsi al suolo.
Akagi e Sendo, nel frattempo, avevano occupavano beatamente la cucina dove regnava la pace assoluta.
- Non è tanto male… - commentò infatti lo Spaventapasseri, mentre passava lo straccio in modo indecente.
- Aspetta di uscire là fuori, tra quegli imbecilli… Sendo, guarda che uno straccio non si usa così. Mai usato, per esempio, in quella palestra diroccata che vi ritrovate al Ryonan? – Rimbrottò il Capitano, fissandolo.
Sendo scrollò le spalle – Sono sempre arrivato in ritardo per quel che ricordo.
Akagi ghignò – Strano che Uozumi non ti abbia mai preso a testate…
Sendo sorrise – Lo ha fatto, ma io ho la testa più dura.
Mentre al piano di sopra le due dolci pulzelle avevano trascinato per i capelli i due idioti ai lavori forzati, Heiji si era fiondato nelle zone più nascoste del Tempio, che magari manco servivano, ma che in un eccesso di amorevole impegno aveva deciso di ripulire. La sorella non aveva dubbi sulla grande pulizia che quel decerebrato stesse facendo, soprattutto perché si era portato dietro quel bradipo di Rukawa che, ovviamente, aveva colto l’occasione al volo.
Infatti, il bradipo in questione se ne stava spaparanzato sulle panche della Sala interna.
- Fate sempre così tutte le volte? – Domandò, mentre Heiji si limitava a spargere un po’ di acqua in giro.
- Più o meno… - fece vago, sbadigliando.
- Ci vorrà una vita.
Heiji ghignò – Considera sempre che molte stanze non si aprono da un’eternità. Ci saranno cumuli di polvere grossi come montagne e non escludo uno o più branco di animali mutanti da qualche parte.
Rukawa inarcò un sopracciglio – Tua sorella ne sarà felice.
- E come no! Sarebbe capace di murarmi vivo fin quando non pulisco… su animo! – Esclamò, lanciandogli lo straccio.
Rukawa lo fissò come se non avesse mai toccato nulla di simile in vita sua.
- S-t-r-a-c-c-i-o. Serve per pulire… - Scandì lui, prendendolo per il culo.
Forse qualcuno doveva spiegargli che con Rukawa non si facevano battute. E di certo non alle sette del mattino: il suo cervello si attivava perlomeno intorno alle tre del pomeriggio.
La Volpe si alzò mugugnando e con un diavolo per capello, avendo cura di spostarsi nella zona più lontana da quel rompiscatole.
Heiji lo fissò ghignando – Non fare quella faccia, Signor Simpatia…
Quante probabilità c’erano di essere scoperti, se lo accoppava in quella stanza e lo seppelliva sotto le assi del parquet? Conoscendola, quella psicopatica di sua sorella lo avrebbe pure ringraziato.
Cercando di trasmettergli quel concetto incoraggiante con la sola forza del pensiero, Rukawa si mise all’opera, rendendosi conto di non sapere usare un dannatissimo e schifosissimo straccio.

E facendo i conti, qualcuno mancava all’appello. Akagi se ne accorse dopo circa un’oretta passata a sgobbare sul pavimento dell’ingresso: stava mandando la decima passata di lucido, quando si rese conto che, effettivamente, non c’era nessuno a fracassargli la scatola cranica. Non che se ne fregasse particolarmente, ma di certo non voleva che arrivasse a demolire quello che loro avevano cercato di arrangiare.
- Mitsui! – Chiamò, quando vide il Teppista sbuffare come una teiera verso la cucina, carico come un cammello.
- Che vuoi, Gori? – Replicò quello, con aria più sbattuta del solito.
Akagi decise di soprassedere un attimino, poi borbottò – Che fine ha fatto quello psicotico?
- E che diavolo ne so – rispose, senza esitazione.
Ecco, forse un giorno quando non avrebbe avuto niente da fare, avrebbe potuto risolvere uno dei più grandi enigmi dell’Universo: com’era che, se si parlava di idioti o psicotici, nessuno aveva mai dubbi di chi si stesse parlando?
- Dovresti chiedere ad Eiko, ci ha parlato lei qualche ora fa – aggiunse il Teppista, prima di infilarsi in cucina e buttare tutto come capitava.
- E non spaccarti quella dannata gamba! – Gli urlò dietro il Gorilla, allontanandosi verso il piano di sopra.
- Sììì, maaamma! – Replicò quello, svegliando mezzo quartiere.
 Non fece in tempo a salire mezzo scalino, che le urla di Ayako gli fracassarono un timpano.
- State scannando un branco di pecore lassù? – Rimbrottò Akagi, con gli occhi al cielo, poi schivò per un pelo Miyagi che si abbatteva di culo sul pavimento.
- Bel volo, peccato l’atterraggio – ironizzò il Capitano, mentre Ayako appariva con le mani lungo i fianchi e un’aria omicida.
- Bene, spero ti sia rotto almeno un paio di ossa! – Sbottò, mentre Miyagi verificava di avere tutto al posto giusto.
– Ah, Akagi, Uozumi del Ryonan mi ha chiamato che ti cercava… - continuò la manager, mentre quello la fissava, perplesso – E perché ha il tuo numero?
Ayako sbuffò – Perché, da brava idiota, l’ho dato a tutte le squadre! E se tu avessi il cellulare acceso romperebbe le palle a te, non a me!
Cominciarono a cianciare mentre salivano, ignorando allegramente quel povero psicotico dolorante, spalmato a terra. - Machepalle… non si è manco preoccupata… - cominciò a smadonnare, mentre Kiyota passava di lì.
- Guai con il tuo graande ammore? – Ghignò, tanto per fargli girare i coglioni.
Miyagi lo fulminò, mandandogli il medio – Pensa al tuo Capitano, imbecille!
- State buoni o dovrò chiamare lo zoo… - li riprese Mitsui, passando da quelle parti giusto per caso, ancora sommerso da altre scatole.
- Ma ‘sta dannata roba non finisce mai? – Chiesero in coro Scimmia e Tappo, mentre Sendo si buttava a peso morto sul divano, alla faccia del loro mal di reni.
- Comodo? – Frecciò Mitsui, fissandolo con odio.
Sendo sorrise – Io ho finito.
- Ah, c’erano dei compiti specifici? – Domandò ancora il Teppista, a puro titolo informativo, decidendo all’improvviso di averne per le palle e lanciandosi al suo fianco.
Quegl’altri psicotici si lanciarono un’occhiata, prima di abbandonare tutto davanti alle scale dove per poco Fujima non si schiantava, lasciandoci le gambe.
- Ma siete diventati scemi? – Sbottò, osservandoli allegri e felici, affondati tra i cuscini.
- Andiamo! Non ce la facciamo più! – Sbottò Mitsui, mentre l’allenatore inarcava un sopracciglio – Ma se ti sei appena alzato!
Mitsui ghignò – Appunto, devo ancora svegliarmi! – Esclamò tra le risate di Scimmia e Tappo.
- Io propongo un bel secchio di acqua gelida… - s’inserì Sendo, mentre Mitsui replicava con il medio – Provaci, Porcospino…
Probabilmente Fujima stava per mandarli al diavolo, o per ordinare qualche stronzata, ma alla fine andò a baciare il pavimento quando il solito imbecille cronico invase la casa come un tornado.
– Cooolazioneee! – Trillò, trapanando il cervello a tutti.
- Ecco, mi sembrava strano che non ci fossi a ballarci sui piedi… - mugugnò il Teppista, prima di alzarsi al volo e fiondarsi su di lui.
- Calma, tesoro, lo so che non vedevi l’ora di rivedermi! – Lo prese per il culo la Scimmia Rossa, piazzandogli una mano in faccia.
- Ma per me potevi anche sprofondare nel vuoto, ma il cibo… – replicò quello, cominciando a sbavare.
- Che schifo, un po’ di dignità! – Rintuzzò Miyagi, con una smorfia.
Mentre Fujima sospirava, probabilmente chiedendosi per la milionesima volta chi glielo avesse fatto fare, Hanamichi cominciò a prendere a morsi quello scorfano demente e Akagi già scendeva dall’alto dei cieli, con la sua punizione divina.
- Hanamichi! – Sbottò, facendolo tremare da capo a piedi.
- Oho, Gori! – Miagolò, piazzandogli sotto al naso la colazione prima che potesse atterrarlo.
Akagi ghignò minacciosamente – Dove sei andato a prenderla questa colazione, su Marte?
Il rosso sbuffò – Non fare il vecchiaccio pedante, come al solito… colazioneee! – Gridò, tanto vicino da renderlo definitivamente sordo.
Il Gorilla alzò gli occhi al cielo – E va bene, mangiate sanguisughe a tradimento. Poi facciamo i conti…
Continuò a borbottare e a fumare dalle orecchie, mentre gli altri si buttavano un po’ a caso nella Sala, spargendo frammenti di cibo in giro.
Ayako si affacciò nella stanza, per poi ghignare verso la scala – Lo sapevo, stanno mangiando!
Eiko sbuffò – Scansafatiche! – Urlò dalle scale, mentre gli altri ghignavano.
- Andiamo che dopo te lo rimettiamo a nuovo sto posto! – Se ne uscì Mitsui, ben sapendo che dopo avrebbe cercato qualche buco per dormire.
- Ci vorrei proprio credere… - borbottò la ragazza, sedendosi tra il Teppista e Fujima.
Ayako andò a chiamare le tre anime che ancora lavoravano, Jin, Maki e Hanagata, ritrovandosi piazzato sotto al naso un Rukawa con straccio in spalla.
- Buongiorno! – Cinguettò lei, visto che quello si era volatilizzato molte ore prima.
- Hn – mugugnò lui.
La manager sbuffò – Sempre più moribondo! Su, ti serve la pappa! – Esclamò, trascinandoselo con tanta forza, da mandarlo a sbattere contro Porcospino e Teppista.
- Manno! Kaede sei ancora vivo? – Se ne uscì Sendo, prendendolo per il culo.
- Perché ti sembra vita questa? – Replicò Mitsui, indicando la Volpe che già cominciava a sacramentare contro quella scema che gli ghignava di fronte.
- Vabbene – fece ad un certo punto la Scimmia, interrompendo il religioso silenzio di forchette lanciate e mani mozzate – Che diavolo è questa festa per la quale stiamo sgobbando? – Fece, fissando Eiko che si strozzò col cibo, ritrovandosi tutti gli sguardi addosso.
- Aehm… allooora… - Indugiò, cercando un minimo di speranza da qualche parte. Niente, quei bastardi sembravano fissarla con sguardo omicida: come minimo doveva essere qualcosa di grandioso, con tanto di fuochi d’artificio e follie varie, per costringerli a quella tortura.
Fortuna sua, Heiji scelse proprio quel momento per entrare e lei decise di mandarlo allegramente al macello, come ogni serpe che si rispetti.
- Heiji, spiega cos’è la festa del Tempio – ordinò quasi, mentre a quella pover’anima gli si bloccava l’acqua in gola.
- Beh… è una festa – rispose con espressione da “ma che domanda deficiente è”, mentre a qualcuno crollava la mascella a terra.
- Questo spiega tutto – ironizzò Maki, accanto a Miyagi.
- Magari capire anche che si fa no? – Domandò sarcastico la Scimmia.
- In pratica si visita il Tempio per pregare, si ordinano gli Dei della natura, ci sono canti e balli, ci si veste secondo tradizione… - cominciò ad elencare Eiko, mentre Mitsui sputava una parte del cibo – Non dovremo vestirci, vero?
Lei lo guardò come se fosse scemo – Certo che sì!
Esplose una piccola rivolta di tavolo, mentre le due Scimmie erano più che contente; erano anche le uniche tra l’altro. Sendo, Maki e Jin non sembravano particolarmente turbati dalla notizia, Fujima e Hanagata si chiedevano solo che razza di roba avrebbero dovuto mettere su, mentre Rukawa si limitava a rubare il cibo ai vicini. Dopotutto avrebbero dovuto ammazzarlo, prima di fargli indossare un kimono.

Ecco ammazzarlo, le ultime parole famose. Mitsui se ne uscì dalla stanza col kimono di traverso e un diavolo per testa; si avviò allegro come una tempesta per il corridoio e quasi buttò giù la porta di Ayako.
- Ma che c’è! – Sbottò lei, per la quindicesima volta.
- Come diavolo si infila sto coso? – La investì lui, mentre la manager sbuffava con gli occhi al cielo. Possibile che su undici, UNDICI uomini, nessuno sapeva indossare un cavolo di kimono? Erano già passati Kiyota, Jin e Maki. Tutti svirgoli.
- Ma insomma, meno male che è l’abito tradizionale della VOSTRA Nazione! – Stava sbottando, mentre gli faceva infilare la mano nella manica.
- Oh non rompere! Già è tanto che lo faccio!
Intanto, quel cretino universale saltellava in giro per casa, dimostrando a tutti quanto era stato bravo a mettersi da solo il vestito. Al decimo “Sono un genio”, Mitsui gli fece uno sgambetto, mandandolo lungo disteso.
- Idiota! – Sbottò, mentre Hanamichi lo prendeva per il culo anche da terra.
- Ayakuccia mi dai una mano? – Se ne uscì speranzoso Miyagi, facendo capolino dalla camera.
La ragazza sorrise – Riyota… tu lo sai mettere il kimono, non rompere! – Gli gridò dietro, mentre lui sbatteva la porta, smadonnando.
- Va bene? – Chiese Sendo, mostrandosi nel kimono azzurro chiaro. Mitsui fece una smorfia: ovviamente, mai che quello lì avesse problemi!
Ayako annuì – Finalmente uno che non ha la mente completamente andata…
- A me non lo dici Ayakuccia? – Ghignò Hanamichi, con il kimono rosso come i capelli.
- Capirai l’impresa che ci vuole! – Sbottò Akagi muovendosi, vestito di tutto punto, come se si trascinasse dietro l’inferno. A quel punto Teppista e Scimmia Rossa si schiantarono a terra, piangendo dalle risate, mentre Akagi aveva la mezza idea di pregare qualche Dio che li fulminasse sull’istante.
Maki si unì all’allegra brigata, tutto soddisfatto di esserci riuscito, alla fine – Allora?
Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, uno lamento apocalittico li fece sospirare di sopportazione
– Chepallechepallechepalle! Odio questo dannato vestito! – Sbottò la solita Scimmia isterica.
Maki si grattò la testa – E’ la ventesima volta che gli spiego come diavolo infilarselo…
- Se è tardo che vuoi farci? – Frecciò Akagi, mentre Mitsui ghignava – Potevi farglielo vedere…
Ayako gli rifilò una gomitata frantuma costole, mentre Hanamichi, sano di mente com’era, urlò – Vuoi una mano Scimmia?!
- Hana! E’ qualche metro più avanti, che diamine ti urli? – Sbottò la ragazza, mentre gli mollava un calcio.
Detto fatto, la Scimmia Rossa ballonzolò verso la camera, ghignando come un ossessa.
- Mandare lui ad aiutarlo? Non è un suicidio? – Se ne uscì il Teppista e Maki sospirò – Vado a controllarli…
Sendo, intanto, si accigliò – Mi domando e chiedo, Kaede sarà vivo? – Borbottò, infilando la testa nella stanza – Ehi!
- Va al diavolo – gli mugugnò quello in risposta e Sendo sorrise – Non sa metterselo – annunciò, tra i sospiri di Ayako e Akagi.
- Ma porca paletta che ci vuole… - borbottò lei, spalancando la porta – Rukawa! Ti aiuto? – Gli disse con aria che non invogliava chiederglielo.  
La Volpe si girò a fissarla, tenendo il kimono a distanza di sicurezza manco fosse una bomba; non si era manco spogliato.
- Non sai o non vuoi mettertelo? – Ghignò lei, mentre Mitsui dall’esterno lo prendeva per il culo.
Rukawa gli rifilò un’occhiataccia, poi guardò lei – Io odio i kimoni – annunciò, mentre Sendo sospirava – Non avevo dubbi, chissà perché.
Come se non bastasse, la Scimmia Rossa tornò all’attacco trascinandosi un Kiyota vestito di tutto punto che si lamentava ancora più del solito; dopo essersela menata da solo per la sua bravura, lo smollò a Maki, guardando Rukawa con occhi luccicanti - Aha, non sai metterlo! – Esclamò, come se la sua fosse una gravissima mancanza.
La Volpe inarcò un sopracciglio – Ehmbè?
- Ti aiuto io! – Replicò Hanamichi, avviandosi nella stanza e rovesciando un po’ di roba nel frattempo. A quel punto Rukawa sentì il freddo gelido del terrore su per la schiena e gli altri ne ebbero abbastanza: Akagi decise di piantarli lì, seguito a ruota da Maki e Kiyota, mentre nell’atrio c’erano già Fujima in kimono verde, Hanagata e Eiko in kimono bianco.
Mitsui decise di guardarsi lo spettacolo, giusto per fracassare i coglioni alla Volpe, ancora impalato ad osservare il rosso con panico puro; e Sendo sembrava dello stesso avviso.
- Bene, mentre voi vi scannate, vado a cambiarmi! – Annunciò Ayako, che ancora doveva vestirsi. Rukawa la guardò come se la sua ultima speranza di salvezza si stesse dileguando – E se mi aiuti tu? – Fece, stupendo non poco i presenti e facendo ghignare la manager.
- Ma ci sono questi tre qui che ormai hanno imparato… a dopo! – E la vigliacca si defilò alla velocità della luce.
Ora, tra Porcospino, Idiota e Teppista non sapeva chi fosse il male minore, ma fortunatamente arrivò un Tappetto irritato, e ancora mezzo svestito, a trascinarsi per le orecchie Mitsui che lo salutò con la manina, sganasciandosi a furia di ridere.
A quel punto, Rukawa fissò quei due – Non rompete – comunicò, telegrafico come sempre, prima di trascinarsi il kimono in bagno.
Dopo mezz’ora, cominciarono a pensare che fosse scivolato nella doccia, o che si fosse strozzato con il braccio, o che fosse fuggito dalla minuscola finestra. Hanamichi, spalmato sul letto della Volpe, e Sendo si scambiarono un’occhiata.
- Volpe, ti sei suicidato? – Sbuffò scocciato la Scimmia Rossa.
- Ti piacerebbe! – Sbottò quell’altro, con voce soffocata.
- Stai cercando di strangolarti con il vestito? – Aggiunse Sendo.
- Andate a sfracellare i coglioni a qualcun altro! – Fu l’amorevole risposta.
Dopo altri lenti e interminabili dieci minuti, uscì con tutto il suo splendore nel kimono blu, mezzo aperto.
- Sì – fece Hanamichi, poi gli mostro la fascia di un blu più scuro – E questa te la metti in testa?
Rukawa sbuffò – Ma che stracciamento di palle…
Passò un’altra mezz’ora buona, mentre il rosso cercava di segarlo a metà con la fascia troppo stretta in vita.
- Imbecille, così non respiro! – Sbottò Rukawa, rifilandogli una gomitata in testa.
- Va al diavolo, si mette così! Se sei ignorante non è merito mio! – Replicò lui, mentre gli passava per la testa di strozzarlo davvero; tanto non c’erano testimoni, visto che il Porcospino era stato richiamato all’ordine da Eiko. Alla fine, dopo molte gomitate e morsi alle mani, riuscirono a farcela.
- Dio mio, Volpe, sei un essere inutile! – Se ne uscì Hanamichi, mirando la propria ‘opera’. – Però te l’ho messo bene! – Ghignò, infatti, osservandolo.
Rukawa si fissò allo specchio con espressione cadaverica – Non mi piace – mugugnò – E comunque non me lo hai messo tu, Idiota.
L’altro sbuffò – E’ che sei così pieno di vita… - ironizzò. – Cazzo è una feeesta! – Esclamò, felice e allegro come un decerebrato.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Stammi lontano stasera, ti avverto…
Ovviamente dire una cosa del genere significava avercelo tra le costole per tutta la serata. Qualche secondo dopo, come se quelle dannate divinità l’avessero sentito, Eiko bussò alla porta – State benissimo!
- Merito mio! – Si imbrodò il rosso, mentre Rukawa gli rifilava un cazzotto in testa.
- Gli altri stanno sistemando… avrei bisogno di un aiutino da voi… - cominciò lei e tutti e due, per la prima volta d’accordo, cominciarono a smadonnare in coro.
Quella pazza isterica li trascino fino all’angolo più remoto del tempio, continuando a cianciare su roba orribile come le pulizie. Alla fine smollò un numero considerevole di statue di legno e li piantò in asso, saltellando allegramente verso casa.
- Quella è pazza – mugugnò Rukawa e pure parlando troppo. Ma tra tanti decerebrati, proprio la Scimmia doveva beccare?
- E questi che diavolo sarebbero? – Sbottò quell’altro, piazzandosi sotto al naso una delle statue. La Volpe per tutta risposta gli mostrò le spalle, infilandosi nella prima stanza che si ritrovò tra i piedi. Hanamichi sbuffò, seguendolo naturalmente, e andandogli a sbattere contro.
- Cretino, guarda dove metti le zampe! – Sbottò il bruno, prima di sfracellarsi quasi al suolo.
- Se tu ti fermi come un imbecille in mezzo ai cogl- cominciò a replicare il rosso, quando la lingua gli si essiccò finalmente in gola.
Quella era senz’altro la stanza migliore che avesse mai visto. Enorme da sperdersi, con un parquet lucido a specchio e un rialzamento rotondo e lucido; di fronte a loro, un’intera parete era eclissata a most
rare totalmente e interamente i monti ad Est di Chiba.
Il rosso cominciò a svirgolare ovviamente, e quasi lo mandò a sbattere per la tredicesima volta, mentre lo tirava – Guarda!
- E’ per questo che mi ero fermato, Idiota… - gli fece notare Rukawa che, guarda caso, anche lui ce li aveva due occhi per guardare; poi afferrò un paio di statue a caso e si avviò verso il ripiano.
- Allora anche tu hai un’umanità da qualche parte! – Se ne uscì quello, in vena di considerazioni imbecilli.
La Volpe alzò gli occhi al cielo – Solo perché non sbavo per ogni stronzata non è detto che sono anormale io…
Hanamichi inarcò un sopracciglio – Com’è che parli tanto?
- Forse mi sono stancato di farmi stracciare le palle con le tue domande cretine! – Rimbrottò, cominciando a passare lo straccio sulla testa di legno di un mini – Buddha.
Lo psicotico ghignò, afferrando dalle sue mani un’altra statua e cominciando a pulire – Guarda che quello che dico io, lo pensano tutti.
- Chissenefrega – ribatté, granitico come una lastra di marmo.
Hanamichi sbuffò – Ma sei proprio un rompicoglioni! Possibile che non ti interessa proprio per niente? – Gli domandò ancora; sta volta non era solo per rompergli l’anima, anche se era già un grande incentivo, ma per capirci qualcosa.
Rukawa lo fissò, muto come un pesce, prima di afferrare un’altra scultura.
- Andiamo, non mi fare la mummia ora! Tanto stiamo solo noi due, non lo dico a nessuno che sei dotato di anima! – Ghignò il rosso, prima di schivare una statua in piena fronte.
- Idiota… semplicemente se non piaccio, possono anche non parlarmi punto.
Beh, duro e puro. E anche logico. Ma di certo un esagitato, sanguecaldo, rompicoglioni, come la Scimmia non si faceva smontare.
- Ma in alcuni casi uno è pure costretto. Prendi, puro esempio, una squadra di basket! – Esclamò, rinunciando com’era prevedibile a pulire.
Rukawa sbuffò – Uno può anche giocare, senza applicarsi troppo nelle relazioni – fece, rendendosi conto da solo di stare parlando fin troppo.
- Come fai tu? – Sbottò quell’altro, con una smorfia.
La Volpe invocò la Sacra e Santa pazienza, che sembrava sbattersene allegramente, e mugugnò – Una volta… purtroppo – aggiunse poi, perché quello sembrava fin troppo contento.
- Nonono, tu sei contento di esserti avvicinato ai tuoi compagni, ammettilooo – cominciò a menargliela, muovendosi come una Scimmia Ubriaca.
- Ma piantala, scemo! Chissenefrega di voi decerebrati! – Sbottò, mentre quello gli si buttava addosso.
- Hai il calore di un pinguino, Volpe – annunciò, indignato, Hanamichi.
- Tu sei un isterico – si limitò Rukawa, mentre gli piazzava tra le mani strofinaccio e statua.
Hanamichi si ritrovò a sorridere, mentre l’altro borbottava. Erano giorni che non si prendevano per il culo tanto amabilmente; dopotutto era proprio vero che sembravano una coppia di decrepiti incazzosi, come diceva il Porcospino.

Cominciarono ad avviarsi all’esterno come il solito branco di scalmanati, ma probabilmente l’aria fresca faceva male ai reumatismi, visto che quel dannato ginocchio gli andò in fiamme.
- Cazzo… - sibilò il Teppista, portandosi una mano al ginocchio: sembrava una maledetta fornace!
- Tutto apposto? – Gli chiese Hanagata, alle sue spalle.
- Se – mugugnò, mentre il dolore spariva.
Quel dannatissimo ginocchio continuava a farsi sentire. Forse aveva ragione Gori, forse doveva guardare in faccia la realtà e mettersi l’animo in pace; e a proposito di Gorilla, se l’avesse visto anche solo sfiorarsi la zona ginocchio, sarebbe stato capace di rispedirlo a casa volando; giusto per evitare, ritornò in casa con più indifferenza possibile. Peccato che quel Tempio fosse troppo piccolo. Riuscì a evitare per un soffio che il Tappetto lo vedesse e si scaraventò in bagno, chiudendosi la porta a chiave.
Ok, respiriamo un attimino; di solito le fitte duravano pochi minuti e non erano nemmeno troppo dolorose… chiuse gli occhi, respirando come gli aveva insegnato un energumeno psicotico del centro riabilitazione.
Intanto, Miyagi stava cercando quel vecchio rincitrullito e alla fine Hanagata gli disse dov’era; bussò la porta, quasi radendola al suolo e sbottò – Teppista, ci sei?
Mitsui sospirò – Che vuoi Tappo? Manco in bagno sto bene!
Miyagi resistette alla tentazione di fare irruzione e tirarselo per i capelli – Scusa eh! Idiota… - cominciò a madonnare ma si schiantò contro Akagi, che fissava la porta come se avesse i raggi X.
- Ti convince ‘sta storia? – Mugugnò e Miyagi sospirò – Non ci vedere problemi ovunque, Gori… lo sai che è anche incontinente…
Akagi sospirò – Mah, magari hai ragione… che palle, all’asilo sgobberei di meno! – Sbottò trascinandosi fuori.
Non c’era che dire, per essere bello era bello. Un gran numero di persone, molte in kimono tradizionale, cominciavano ad affluire dalle grandi scalinate illuminate e i banchi che avevano montato facevano la loro porca figura. Probabilmente nessuno se n’era accorto, ma un mucchio di tizi in kimono bianco si erano materializzati dietro ai banconi; Akagi sospirò: per un eterno momento aveva temuto che sarebbero stati costretti ad occuparsi loro dei banchi. E non sarebbe stata una grande mossa.
Si guardò intorno, rendendosi conto che tutti si erano già defilati come un branco di bimbi eccitati; e dire che ormai erano vecchi, dovevano pur avere un briciolo di serietà depositato da qualche parte nei loro cervelli cavi.
Invece niente. Kiyota era già al banco dei pesci rossi, dove cercava di acchiapparne qualcuno con i retini di cartone. Già all’età di sei anni uno scopriva che quei cosi erano inutili e lui si ostinava a vivere nell’illusione di decerebrato cronico. E non era l’unico, purtroppo. Jin e Miyagi si erano fiondati al chiosco di ramen e aveva addirittura incocciato Maki che si aggirava tra i banchi di giocattoli. Akagi sorrise quando intercettò lo sguardo di un Ayako in kimono rosa, prima che quello scemo con i radar la inchiodasse, marcandola come suo solito.
- Miyagi, la vuoi smettere di darle il tormento una buona volta? – Borbottò, con gli occhi al cielo.
- Gori, fatti gli affaracci tuoi!
Prima che potesse ruggire e cacciare fuoco e fiamme dal naso, si unirono a loro Fujima e Hanagata.
- Questa festa è bellissima – fece l’allenatore, mentre già attaccava bottone con la manager, per buona pace di quell’anima che rosolava. Akagi prese in considerazione di poter seriamente sbellicarsi dalle risate, quando il cellulare gli squillò – Pronto? – Sbuffò, convinto che fosse Isao deciso a prenderlo per il culo.
- Pronto, Takenori?
Era la voce del mister Anzai, a quanto pare tornato dall’oltretomba.

- Io dico che ci siamo persi…
Era la dodicesimavoltachelodiceva. Ora gli dava una testata e lo mollava lì a brancolare nel suo schifoso senso dell’orientamento.
- Volpe, sei pesante – buttò lì il rosso mentre, effettivamente, non ci capiva un accidente e si era ridotto ad andare a casaccio.
- Stai andando a caso, dillo – gli menò ancora quel bastardo che tra l’altro gli leggeva nel pensiero.
- Alla fine questo maledetto tempio non è infinito, prima o poi troveremo qualcuno! – Scoppiò Hanamichi, parlando più alle pareti che a quello sciagurato dormiente dietro di lui.
- Heiji ha detto che alcune zone non sono manco abitate – replicò allora Rukawa, tanto per rompergli i coglioni.
Incredibilmente, toccò ad Hanamichi invocare la povera pazienza, che tra l’uno e l’altro li avrebbe schiantati entrambi, e si girò – Senti, non starmi col fiato sul collo. Non è colpa mia se hai il senso di orientamento che non vedi quello che c’è dopo il tuo naso, quindi non rompere!
Prima che l’altro potesse replicare si ritrovò con una Scimmia Rossa spiaccicata al suolo e una colpo in testa da duecento punti; alzò lo sguardo a ringraziare il suo salvatore e si ritrovò nientemeno che il Teppista a fissarli.
- Ma che cazzo state combinando voi due? – Esordì, fine come sempre, mentre Rukawa sospirava: beh, almeno al mondo abitato c’erano arrivati. Abitato da esseri antropomorfi come quello, ma era pur sempre qualcosa. Alla fine, decise di scavalcare allegramente l’Idiota e pascolare all’esterno dove almeno poteva mettere un po’ di distanza. Dopotutto, il massimo che poteva succedergli era di essere calpestato.
- Che hai? – Chiese così improvvisamente al Teppista che sussultò – Che?
Rukawa sbuffò – Akagi ti appenderà al muro se non la smetti di fare quella faccia da bastonato – gli disse per poi filarsela.
Mitsui alzò gli occhi al cielo: sempre dolce e amorevole, lui! Però se Rukawa "non mi frego di niente" si era accorto di qualcosa, figurarsi cosa avrebbe detto il Tappetto!
Stava per andarsene, quando in un eccesso di bontà si rese conto di quel povero psicotico spalmato a terra. Il problema non era preoccuparsi per lui, ma la testata che gli avrebbe dato, quando si sarebbe svegliato.
- Ehi Idiota… - borbottò, dandogli un paio di calci. In fondo doveva solo svegliarlo, il come poteva anche sceglierselo lui.
- Cazzo, persino rompere le scatole a questo qui, mi fa male al ginocchio…-  mugugnò. In effetti, le fitte che si propagavano dal ginocchio, cominciavano a rompergli discretamente le palle.
- Si è schiantato da qualche parte? – Domandò Sendo, giusto per informazione, mentre ritrovava finalmente la strada per il bagno libera.
Mitsui ghignò – Mica è colpa mia se saltella in giro come un canguro deficiente…
Sendo annuì serio, come se avesse ragione – Io consiglierei di non farmi trovare, quando si sveglia.
Il Teppista scrollò le spalle – Tanto l’ultima persona che ha visto è la Volpe… se la prenderà con lui come al solito…
- Ecco perché si stava defilando… - ghignò Sendo, prima di infilarsi in bagno.
Mitsui cominciò a sghignazzare, ma la risata gli morì in gola quando si girò verso l’entrata – Aehm, ciao Tappetto.
Miyagi lo fissò con un diavolo per capello – Scorfano con la dentiera, devi dirmi qualcosa?
- Mmmh cosa? – Domandò indifferente, mentre usciva.
- Andiamo non prendermi per il culo!
- Ma se ti dico che non c’è niente… - continuò ancora il Teppista, reprimendo la voglia di dargli una testata alla Hanamichi. Forse poteva chiedere a lui, quando ritornava dal mondo dei sogni.

Akagi chiuse la chiamata con la sensazione che la morte, dopo lunghe torture, non fosse abbastanza. Si girò cercando quel dannato di un Giuda traditore, con la testa che fumava.
- Fujima… - fece, beccando uno a caso per strada, - Hai visto Rukawa?
Quell’ idiota, cretino? Aggiunse nella propria mente, ma dallo sguardo vago di quello, capì che doveva essersi rintanato da qualche parte.  
- Take! – Se ne uscì Isao, mentre saliva le scale del Tempio, con Kaoru al seguito.
- Non ora, devo decapitare una persona… - grugnì il Gorilla, beccando da lontano proprio quella star dei suoi stivali che parlava, o meglio mugugnava, con Ayako.
Isao lo fissò, un pelo sconvolto, poi ghignò – Ti aspetto dopo l’esecuzione allora! – E lo piantò, trotterellando verso il banco dei dolci.
Akagi sospirò, poi si avvicinò a quei due fissandoli tanto, che Ayako si sentì un faro tra le scapole.
- Ehi Capitano! – Salutò allegra, ma quello fissava Rukawa come se volesse scioglierlo con la forza del pensiero. La manager scambiò un’occhiata con la Volpe, poi si ritirò velocemente accampando la scusa di “vado a cercare Miyagi”, come se ciò fosse solo vagamente probabile.
Per la prima volta in tutti gli anni Shohoku, Rukawa fissò il suo Capitano con la sensazione che stesse anche lui inevitabilmente rincitrullendosi – Akagi…
Il Gorilla incrociò le braccia, pronto alla guerra, ma quello non sembrava dello stesso avviso; anzi, lo fissava un attimino perplesso. – Ho parlato con il Signor Anzai – gli disse, come se quello dovesse dire tutto.
Rukawa si trattenne dal grattarsi la testa – Quindi?
Il vecchio stava per caso morendo? Gli aveva lasciato qualche eredità?
Akagi si trattenne da mollargli un pugno – Ha parlato con un certo Sarutobi. Lo conosci vero? – Gli ringhiò, fissandolo.
Ok, forse era il caso di buttare giù un testamento; anche perché probabilmente non avrebbe ma più rivisto la luce del giorno.
Forse se lo distraeva, era ancora in tempo per scappare verso il Messico.
Fortuna delle fortune, la Scimmia Rossa era ritornato nel mondo con la testa che andava per i fatti suoi e una voglia addosso di fare fuori quella Volpe dannata. Ovviamente, riuscì a trovarlo nell’istante stesso che mise piedino fuori e si avviò a passo di carica verso lui e Gorilla. A pochi passi di distanza, sentì chiaramente l’alone da furia omicida del Capitano e decise che poteva anche attendere un attimino e spiarli allegramente. Era sempre lieto di aiutare il suo amato Capitano, quando voleva uccidere qualcuno che non fosse lui; come la Volpe, per fare un esempio a caso.
- Allora? – Sbottò Akagi e Rukawa già pensò di mollarlo lì, visto che già gli stava fracassando i coglioni.
- Gli ho parlato mesi fa – rispose solo, scocciato.
- D’accordo… sai benissimo di esserti risparmiato parecchio per la stronzata con lo Shiroi… - cominciò Akagi, mentre l’altro sbuffava.
- … e sono uno dei pochi che capisce che non sei solo un rompicoglioni che si crede un campione – continuò, scazzato. – Però mi aspettavo di parlare con un membro della mia squadra, dello Shohoku!
Hanamichi, rintanato in un dannato mucchietto di foglie che a malapena gli nascondevano il piede, si avvicinò per sentire meglio, già smadonnando.
- Faccio parte dello Shohoku – disse la Volpe, inespressivo come al solito.
Akagi rise – Già ti vedo molto convinto, infatti! Stammi bene a sentire, tu al ritorno spiegherai come si deve questa cosa a me e al Signor Anzai. E lo dirai tu ai tuoi compagni che ti sei accordato per piantare la squadra prima delle Nazionali! – Sbottò Akagi. - Non ti caccio adesso, perché ci troviamo con altre persone che non centrano un cazzo, ma ti conviene stare buono e non rompere i coglioni in questi due giorni – gli grugnì a pochi centimetri dalla faccia, prima di mollarlo lì con espressione da boia.
Rukawa sospirò, trattenendosi dal saltargli addosso. Quel dannato di un Capitano partiva in quarta come un carro armato! Manco il tempo di spiegare qualcosa gli aveva dato… peccato che, doveva ricordarselo, in quella squadra di mentecatti non ce n’era uno che mettesse il moto un briciolo di materia grigia. Quando gli arrivò un grido da psicotico e una testata, di certo non dovette sbattersi per capire di quale idiota si trattasse.

- Rieccoti, Gorilla! – Se ne uscì la Scimmia, mentre s’ingozzava di onigiri, accanto ad Isao. Akagi ci mise un attimo di troppo a registrare la scena, poi sbottò – E voi due che state combinando?
- Mangiamo – fu la risposta corale a tremila denti di quei due. Ecco, ci mancava solo che si contagiassero a vicenda. Non sapeva manco dire quale dei due deficienti avesse contagiato l’altro; ormai erano tutti un branco di psicopatici.
- Allora che è successo? – Chiese Isao, mentre svuotava il piatto per la decima volta.
- Niente – grugnì il Gorilla, accasciandosi accanto a lui. – Al ritorno dovrò spaccare un po’ di ossa
Kiyota sbuffò – Come al solito! Mi chiedo ancora perché ti sbatti tanto con la tua squadra di decerebrati!
Akagi lo guardò, quasi quasi tentato di dargli ragione, quando Miyagi gli atterrò sulla testa, tirandogli i capelli.
- Ahhh, cretinooo! – Cominciò a urlare quello, mentre Miyagi cacciava fumo - Fatti una padellata di cazzi tuoi, Scimmia! Noi siamo dei geni, perciò le valiamo tutte le stronzate che facciamo!
- Mica sono così convinto… - rimbrottò Akagi, prima di decidere di affogare nel sakè.
- Akagi, non ei troppo per annegare i tormenti nell’alcool? – Fece Maki, unendosi alla banda.
- Troppo che? Onesto? – Ghignò Miyagi.
- Io direi poco abituato, ma con la sua stazza potrebbe bere una montagna di barili e non farsi venire un accidente – aggiunse Kiyota.
- E poi non è vero che non ci è abituato – fece ancora Isao, provvedendo a cancellare le ultime tracce di innocenza nel loro Capitano.
- Ahhh! Abbiamo scoperto che sei normaleee! – Cominciarono a saltellare quei due psicotici, mentre Akagi li mandava amorevolmente al diavolo.
- Se proprio volete controllare, stanno facendo un gara di bevute da quella parte… - buttò lì Jin, che proprio non sapeva quando tenere la fornace chiusa.
Sia Isao che Miyagi si illuminarono guardando Akagi che per poco non si strozzava – Ma manco morto!
A quel punto tutti, non si sa come, erano venuti a saperlo, e cercavano di convincere il loro caaaro Capitano  
Solo Fujima e Ayako evitavano di intromettersi, ma era giusto per mantenere un minimo di imparzialità, fasulla tra l’altro. Fu Isao a trasportarselo quasi di peso, mentre nientemeno che Heiji aveva cominciato quella cosa. Chissà perché, nessuno aveva mai avuto alcun dubbio su chi poteva aver avuto un’idea così folle. Eiko dopo essersi distrutta le corde vocali, ricordando che quella specie di gara si faceva in pieno Novembre e non col sole che spaccava le pietre, aveva deciso di mandare tutti al diavolo e dedicarsi ai bambini, povere anime, che volevano imitare quegli sciagurati.
Alla fine, Akagi si ritrovò seduto ad un tavolo, con un boccale strapieno tra le mani e l’aria di chi si chiedeva se l’avessero drogato per fargli fare quella cosa. Inoltre non che ci fosse un solo bastardo a fermarlo. Tutti belavano come capre e, per un folle istante, pensò che volessero mandarlo al tappeto. Peccato che non sapevano che sopportava benissimo e non si sarebbe certo sperticato in mal di testa cronici come loro, che non reggevano un minimo di dolore sulla loro pelle delicata.
Tra lo stupore generale, fu proprio Akagi a vincere, mentre quel povero di Heiji Hisae a stento si reggeva in piedi. Fu Kiyuwa a trotterellare verso di loro e trascinarselo via di peso.
- Gorilla, questo tuo lato non lo conoscevamo! – Se ne uscì Miyagi.
- La sua espressione mi perplime… - mugugnò Kiyota.
- Già, sta attento che questi diavoli della tua squadra potrebbero avvelenarti… - aggiunse Maki, mentre Akagi sbuffava, lucido e fresco, manco avesse buttato giù acqua.
Mentre Scimmia e Tappo si accapigliavano, per buona pace di Jin e Maki che cercavano, molto debolmente in verità, di fermarli, Ayako fece la domanda da un miliardo di yen – Dove sono quel branco di caproni?
Ovviamente intendeva gli altri esemplari rari e unici, fortunatamente, della squadra che si ritrovava.
Peccato che non si vedessero da nessuna parte.

Mitsui smadonnò per la due millesima volta, mandando influssi malefici al Tappetto: che si potesse schiantare contro un pero, dannato lui. Dopo avergli rovesciato un casino di roba addosso, lo aveva piantato in asso come un deficiente; e cianciando sempre sulle stesse cose. Oddio, non che avesse torto visto che lo aveva minacciato di morte se non andava a farsi quelle maledette visite al ginocchio. Peccato che lui non avesse nessunissima intenzione di passare dei mesi o degli anni sotto terapia! Già era vecchio, come gli ricordavano candidamente tutti quei bastardi, meglio battere il ferro finché era ancora in piedi. E il ferro era lui.
Il Teppista sospirò, svuotando un altro bicchiere di sakè, e lanciò un’occhiataccia a Kaoru Hiroya che, tra tanti posti, proprio vicino a lui doveva sprofondare. Lui, uno dei drogati mielosi dell’Ichihara.
- Che vuoi? – Grugnì, mentre quello lo guardava perplesso, battendo le palpebre – Eh?
Andavano bene, manco quello lì lo riconosceva. Ma tanto lui era solo una stupida, fottuta riserva.
- Ciao Hisashi, voglio bere mi pare ovvio… - ghignò invece quello, sorridendo.
- Accomodati – sbottò, gentile come un’arpia.
- Come mai non stai facendo il tifo per il tuo Capitano alla gara di bevute?
Mitsui rimase qualche attimo ad appuntare il fatto che quello avesse messo “Akagi” e “bevute” in una stessa frase, poi si rese conto che in quel momento non gliene fregava un accidente, e questo la diceva lunga.
- Chissenefrega – brontolò, infatti, dopo qualche secondo.
Kaoru cominciò a tracannare il sakè, incurante del fatto che quello di fronte a lui avrebbe voluto tranquillamente mandarlo al diavolo, poi aprì un argomento che lo esponeva a pericolo di morte accidentale.
- Sai, volevo chiederti una cosa da parecchio tempo…
Mitsui invocò la pazienza, o piuttosto la forza di non ucciderlo, e imitando allegramente la Volpe, mugugnò un “Hn”.
- Se eri così bravo da meritarti l’MVP come migliore giocatore, perché sei sparito per due anni?
Ecco, quella cosa proprio non voleva starsene lontano dalla sua esistenza. Mitsui svutò un altro bicchiere e sospirò – Che palle, questa cosa proprio piace a tante persone eh?
Kaoru si limitò a fissarlo, senza rispondere, così il Teppista poté almeno illudersi di non averlo detto sul serio ad un semi sconosciuto; si toccò il ginocchio e borbottò – Mi sono spappolato il ginocchio al primo anno allo Shohoku – spiegò velocemente e quello gli rispose la cosa più impossibile del mondo.
- Ah, anche tu! Allora avevo visto bene!
Mitsui sputò gran parte del liquido e lo fissò – Che?
Kaoru annuì – Il primo anno mi sono schiantato a terra di rotula, spaccandomela in tre punti. Il fisioterapista ormai ha la nausea di vedermi – spiegò, divertito manco parlasse di una scampagnata allegra.
Infatti il Teppista lo guardò come se si fosse bevuto quel poco di cervello e mugugnò – Non è una cosa divertente…
Chissà perché, se si parlava di gambe sfracellate, gli veniva l’empatia.
- No, infatti – convenne quello. – Ma la voglia di suicidarmi me l’hanno fatta passare a suon di ceffoni – spiegò, stupendolo non poco.
Mitsui ghignò, ripensando alle cazziate di Tappetto e Gorilla – Anche con me ci provano…
- Hanno ragione, piangere sulle cretinata che abbiamo fatto non serve a niente.
Il Teppista sbuffò – Chi te lo dice che ho fatto qualche stronzata?
Kaoru rise – Fammi indovinare: sei scappato dall’ospedale e sei andato a giocare lo stesso.
A quel punto davvero credeva che quello lì leggesse nel pensiero e quasi cadde dalla sedia, mentre quello si sbellicava dalle risate – Magari non vuoi sentirtelo dire, ma è un comportamento tipico di tutti noi con le ginocchia sfracassate.
Mavvà. E lui che credeva di essere l’unico e il solo a potersi comportare come un imbecille demente, perdendo anni di allenamento. Non lo aveva creduto davvero, ma lui era il primo che incontrava con il suo stesso problema; il Gorilla gli aveva detto di esseri disintegrato un piede una volta, ma non era la stessa cosa.
Detestava ammetterlo, ma il Gorilla era il Gorilla. Non lo abbattevi neanche con uno squadrone assassino.
Ma ovviamente lui doveva pur sempre essere il duro e puro dello Shohoku, quindi si sistemò sulla sedia e si limitò a lanciargli un’occhiata, sperando che si decidesse a chiacchierare come tutti i simpaticoni dell’Ichihara.
- Sai all’inizio avevo deciso che l’avrei piantata lì. Dopotutto nessuno vuole una Guardia che non può manco saltare… è stato quello psicotico del mio Capitano a trascinarmi per i piedi da un fisioterapista… peccato che la riabilitazione durava come minimo un anno.
Ecco quello lo sapeva. Era precisamente il motivo per cui lui non voleva iniziare quell’incubo. Mitsui lo fissò, ridendo – Anche il Gorilla vorrebbe trasportarmici a forza… uno di quei mostri ha addirittura parlato di due anni di riabilitazione… sono pazzi… - ammise, forse per la prima volta, ad alta voce.
- Hai paura di perdere troppo tempo – fece Kaoru, senza domandare. Dopotutto sapeva cosa significava. – E comunque il fisioterapista ti ha detto due anni, perché non ti stai curando… se cominciassi ad andarci, dopo pochi mesi potresti già palleggiare e fare qualche tiro da fermo.
Il Teppista sbuffò, come a dire “che cazzo ci faccio io con i palleggi?”
- Però poi, non avresti mai più problemi. Fitte, dolori… e avresti anche più resistenza… me ne sono accorto durante la partita di allenamento sai…
- Vaffanculo – scattò lui, colpito nel segno.
Kaoru sospirò – La decisione è tua, ma considera che con una gamba così, nessuna squadra ti prenderebbe mai dopo lo Shohoku. E comunque sei già al terzo anno, dovrai lasciarli per forza, prima o poi.
E con quell’allegra previsione, si defilò lasciandolo più depresso di prima. Che lo Shohoku prima o poi si sarebbe perso, era vero… anche il Gorilla era al terzo anno e, senza di lui, chi lo avrebbe controllato? Il Tappetto non aveva così tanta volontà e lui era troppo idiota per controllarsi da solo. Avrebbe rischiato di tornar a fare compagnia a Tetsuo e quegl’altri. Il Teppista sorrise, ripensando a come quei mentecatti erano stati contenti quando aveva ripreso col basket; se fosse ritornato in strada, lo avrebbero fatto fuori, piuttosto che permetterglielo.

Rukawa si toccò la fronte dolorante, mentre fissava quel dannato bastardo che rincitrulliva ogni giorno di più.
- Bastardo – sibilò, trattenendosi a stento dal mollargli un pugno tra i denti. Ma, ovviamente, quell’altro non si faceva di questi scrupoli: sbarrò gli occhi e gli piazzò un cazzotto, mandandolo a tappeto.
Che poi tutto il mondo poteva godersi lo spettacolo, era un dettaglio. Non osava neanche pensare a cosa gli avrebbero fatto Fujima e Akagi, se li avessero beccati. Rukawa alzò lo sguardo verso quel cretino, che intanto riprendeva fiato, e sospirò – Imbecille, vuoi farti rifilare un cazzotto in testa?
Hanamichi grugnì, alzandolo per la maglia – Non me ne fotte un cazzo, cretino! – Gli sputò in faccia. – Dimmi tu che diavolo stai combinando! – Sbottò, lasciandolo improvvisamente.
Dopo essersi un attimino reso conto di poter rimanere in piedi, la Volpe gli rifilò un’occhiata – Va a cagare, non sono cazzi tuoi.
- Il tuo problema è che ci vedono tutti? Bene! – Buttò lì la Scimmia rossa, prima di trascinarselo per un braccio fino al Tempio. – Bene, vuol dire che parleremo qui così nessuno ti vede, divetta!
Rukawa contò mentalmente fino a quarantamila, cercando di ricordarsi perché gli dava corda, poi si liberò con uno strattone.
- Allora?! – Sbottò il rosso, incrociando le braccia e standosene fin troppo buono.
La Volpe sospirò – Va al diavolo.
- Spiegami – ringhiò a denti stretti il rosso, trattenendosi dal fracassargli il cranio.
Ok, ormai le palle gli si erano fracassate abbondantemente ed era sempre più facile prendersela con quell’Idiota che col Capitano.
- Cazzo, possibile che devi sfracellare i coglioni sempre a tutti? Questa volta non sono cazzi che ti riguardano! – Sbottò il bruno.
Beh, logicamente aveva pure ragione. Ma dire una cosa del genere a lui, forse l’unico che se ne fregasse realmente qualcosa di tutti loro dementi, era troppo. Hanamichi inspirò, mentre cominciava a tremare di rabbia repressa, poi gli si avventò contro; lo afferrò per la maglia e gli scagliò un altro pugno.
- Vaffanculo Volpe! – Sbottò, indignato, mentre lo teneva a terra. – Sei uno stronzo! Quando ce l’avresti detto eh? Quando ci avresti detto che te ne andavi?
Rukawa lo fissò, mandando bagliori – Levati di dosso, idiota – avvertì, freddo come il ghiaccio.
- Vaffanculo – ripeté la Scimmia rossa. – Noi siamo i tuoi compagni di squadra! Tra poco abbiamo le Nazionali! – Gli urlò contro, poi ricordandosi, continuò – Tu hai detto che dovevamo vincere ora! Anche per il Teppista e il Gorilla! Racconti solo un mucchio di palle! – Gridò, rifilandogli un altro pugno.
- Piantala! – Sbottò la Volpe, mandandolo a fracassarsi i reni sul terreno duro. – Sei il solito psicotico nevrotico, cazzo! – Si sfogò, alzandosi.
- Allora spiegati! – Sbottò Hanamichi, con la voglia di continuare a menarlo fin quando non avesse detto almeno una frase compiuta, una!
- No devo spiegare un cazzo di niente, a te! Non sei il mio allenatore e non sei il mio Capitano, cazzo – sbottò, mentre si puliva il viso. Ecco. Al massimo il Signor Anzai, era a lui che doveva qualche spiegazione, non a quei decerebrati.
Hanamichi mise giù le braccia con un sospiro – Già, dimenticavo che sei qui giusto per giocare. Che cazzo ti frega degli altri!
Rukawa lo fissò: poteva anche prendere in considerazione di dirgli che non era esattamente così, ma tanto a lui bastava partire in quarta e malmenare la gente.
- Che succede? – Chiese Sendo, uscendo dal Tempio dove se ne stava rintanato a poltrire.
- Niente che ti interessi, Porcospino – lo investì Hanamichi.
Rukawa si limitò a guardarlo, per poi oltrepassarlo e chiudersi in bagno, sbattendo la porta.
Il Porcospino guardò il rosso, perplesso, ma quello stava bofonchiando qualcosa per i fatti suoi.
- Stupida Volpe asociale…
Sendo sospirò, capendo al volo; dopotutto non era ancora totalmente cieco da non vedere che si erano presi a pugni. Quei due peggioravano di giorni in giorno e tenerli in squadra insieme per altri due anni,li avrebbe portati a qualche guaio, prima o poi. Forse doveva dirlo ad Akagi, che si erano pestati… dirgli di decidere cosa fare.

Fu Ayako la prima a rendersi conto che, effettivamente, quei decerebrati erano fin troppo scomparsi per i suoi gusti: Miyagi era a fare danni con Kiyuwa, mettendo in mezzo quella pover’anima di Jin; Maki, Akagi e Fujima erano a ubriacarsi allegramente; Hanagata e Eiko erano assediati dai bambini indemoniati… guarda caso, erano scomparsi proprio le loro due ali psicotiche, il Teppista e Sendo. I quattro del Terrore. Sbuffando, la manager si avviò verso il Tempio, sperando di beccarli prima del Capitano ed evitare la loro morte per stritolamento d’ossa.
- Capre siete qui?
Detto fatto, si ritrovò Mitsui spalmato sul divano che smanettava col telecomando che non sembrava volesse collaborare.
- Fuori uno… - sospirò lei. – Hai visto gli altri? – Domandò a quello che se ne fregava altamente. No staccò manco per un attimo la testa dallo schermo e brontolò un “chissenefrega staranno uccidendosi da qualche parte”; molto incoraggiante.
- Grazie, utile come sempre – ironizzò lei, avviandosi al piano di sopra con un diavolo per capello. Lo sapeva che come unica donna, avrebbe dovuto sopportarli, ma non che dovesse fare la mamma a tutta quella marmaglia.
- Finalmente! – Stava intanto sbottando il Teppista, beccando un canale decente, poi il cellulare gli squillò; probabilmente il suo cervello bacato mandava qualche onda strana nell’aria, visto che era proprio quel diavolo di Tetsuo a chiamarlo.
- Che vuoi? – Sbottò, rispondendo.
- Ma va al diavolo vecchio! E io che ti chiamo per salutarti! – Sbottò quello, come al solito.
Sì, si parlavano sempre così amorevolmente loro.
Idiota com’era, si ritrovò a raccontargli tutto e ala fine dovette minacciarlo e attaccargli, per non sentire più le sue stronzate. Ok, aveva ragione. Anche il Gorilla, Kogure e tutti quelli che gli fracassavano i timpani su quella storia. Ma… chi cazzo si sarebbe ricordato di lui dopo due anni di riabilitazione e di fermo?
Intanto Ayako continuava la sua opera di ricerca e il radar cerca- imbecilli, la portò a raccattare Hanamichi che sbraitava contro al mondo. Peccato che lei sapesse il perché: dopotutto era la manager della squadra, Sarutobi aveva contattato prima lei.
- Hana, calmati! – Sbottò, mentre quello se la prendeva con un povero cuscino.
- Lo sapevi vero? Fammi indovinare lo sapevate tutti! – Continuò a spolmonarsi, fino a quando Ayako decise che non ne poteva più.
- Caprone fermati! Nessuno sapeva niente ok? Quello ha chiamato prima me e Akagi l’ha saputo dal Signor Anzai…
- Ah il nonnino! E cosa gli ha detto? Sarà pronto a farlo fuori spero! – La interruppe come un treno.
Ayako sbuffò – Hana, piantala! Non lo so, però lo ai com’è Rukawa!
- Sì un cretino idiota! - Scoppiò lui, lanciando il cuscino contro una parete.
- Appunto. Lo hai visto Akagi incazzato,     quindi non mettertici pure tu! – Sbottò, piantandogli la porta sul naso e andando a beccare quell’altro cretino. E non aveva dubbi di dove trovarlo.
- Rukawa – entrò senza manco bussare, ritrovandolo come da copione spalmato sul letto.
- Hn - la Volpe si girò sulla schiena, con le braccia a mantenergli quella testa piena di segatura che si ritrovava.
Ayako accese la luce, chiudendo la porta, poi sbuffò alla vista delle legnate che sicuramente si era dato con Hanamichi.
- Quando la pianterete voi due di pestarvi? – Sbottò con le mani sui fianchi.
- Io non mi sono mosso – mugugnò lui.
La manager alzò gli occhi al cielo – Il Signor Sarutobi mi ha chiamato poco fa… poi il Signor Anzai ha chiamato Akagi… neanche lui lo sapeva…
Rukawa sospirò – Nessuno lo sapeva.
- Sì ma è anche ovvio che Akagi si sia incazzato… so che non ti piace, ma è il Capitano e doveva saperlo.
La Volpe si alzò a sedere, sbuffando – Non è questo!
- Bene! – Fece Ayako nello stesso tono, - E com’è? – Domandò, incrociando le braccia. Lo conosceva da abbastanza tempo da credere che avrebbe parlato. Dopotutto con Rukawa non ci voleva molto, rispetto a quello che pensavano gli altri; bastava parlare poco e non sbavargli addosso.
- Akagi è un bravo Capitano… - mugugnò lui, ripetendo quello che aveva detto al Teppista. – Con il Signor Sarutobi non ci parlo da mesi. Ci siamo incontrati qualche giorno dopo l’iscrizione allo Shohoku, mi ero anche dimenticato di lui – borbottò, fissandola.
Ayako annuì: probabile. Dopotutto Rukawa aveva la memoria a breve termine – E perché vi siete incontrati?
Rukawa sbuffò, ma Ayako ghignò – Su parlaaaa!
- Dovevo cambiare scuola… lo sapevi no?
Ayako si batté la mano in fronte: alle medie, Rukawa aveva sempre detto di voler andare alle Tekeshi. - Già è vero! Poi ti ho ribeccato allo Shohoku misteriosamente… se non sbaglio tuo padre non era d’accordo vero?
La Volpe fece una smorfia al pensiero del padre e mugugnò – Già, allora mi sono iscritto alla squadra. Però dopo un po’ ho trovato il Signor Sarutobi che è l’allenatore della squadra Takeshi…
Ayako sbuffò: sicuramente, quando aveva visto la bravura di Rukawa e saputo che voleva andare alle Takeshi, quello si era affrettato a cercarlo.
- Quindi non lo sapevi che sarebbe tornato…
- No.
Ok, ma qualcosa non quadrava.
- Ruk, perché non hai accettato subito di andartene?
Per tutta risposta, quello gli lanciò un’occhiataccia e Ayako ghignò: non c’era bisogno che lo dicesse, tanto la sapeva che si era affezionato allo Shohoku e non voleva lasciare quel branco di psicolabili.
- Sì, sì ho capito… però ora che si è rifatto vivo ti conviene decidere prima che Hanamichi decida di radere al suolo la scuola Takeshi… - alluse lei, mentre usciva.
- Idiota – grugnì in risposta lui.
- Lo sai che mancheresti a tutti… persino a lui! – Rise Ayako.
Quindi alla fine erano tutti a poltrire come al solito, e lei che si preoccupava… verso mezzanotte Eiko dovette convincerli a suon di minacce e calci rotanti in faccia, per stiparsi tutti nel Tempietto che Rukawa e Hanamichi avevano sistemato, mettendo le statue a contrario da bravi ignoranti.
La cerimonia finale prevedeva una bella preghiera personale e un po’ tutti si spanciarono alla vista di un Teppista che non sapeva manco da dove cominciare; sicuramente sapeva chi pregare, e precisamente il Dio dei malviventi da strada, che gli facesse capire che diamine fare di quella dannata gamba. Certo, forse tagliarla sarebbe stata una bella decisione.
Akagi nel frattempo pensò bene di pregare per la morte fulminante di tutti quei maniaci, soprattutto quell’imbecille che si era addormentato anche in quell’occasione, e di farlo tornare a casa abbastanza vivo da poter andare in pensione anticipata.
Hanamichi dal canto suo, sapeva benissimo di essere la divinità di se stesso. Come tale, si pregò di ricordare che dopo la finale del giorno dopo, la Volpe sarebbe diventata inutile per tutti, quindi poteva anche farla fuori.
E da bravi imbecilli, nessuno si ricordò di accendere un cero a proposito di finali, così quando Isao e Kaoru se ne andarono gufando, tutti sperarono che almeno qualche piccola divinità non se la fosse presa a male.
Akagi ci provò pure a spiegare qualche cosina ai titolari per il giorno dopo, ma più o meno tutti lo mandarono al diavolo dopo circa qualche secondo. Borbottando e fumando come una teiera, il Capitano decide di riservare le torture in caso di sconfitta, mentre nel frattempo poteva tormentare le riserve inutili che si ritrovava appresso. Quando anche i pochi visitatori decisero di eclissarsi, si dedicarono ad una bella cioccolata calda e alle comodità del divano, sbattendosene palesemente della roba che avrebbero dovuto sistemare. Eiko stessa decise che per il momento poteva soprassedere; anche perché dopo la finale, poteva sempre rinchiuderli in casa a tirare a lucido tuuutto il Tempio. In caso di sconfitta, Akagi glieli avrebbe regalati volentieri per i lavori forzati e in caso di vittoria… beh, a casa sua dovevano comunque tornare per prendere i bagagli.
- Allora domani la finale… - fece a proposito, sprofondava nel divano, accanto a Miyagi.
- Già… - sbottò Akagi. Non aveva mai fatto mistero di non voler giocare con Isao. Quello sapeva fin troppo.
- Gorilla, non devi essere così preoccupato di quello là… insomma tra Gorilla ci si capisce… - se ne uscì Kiyota, a gambe incrociate accanto a Jin.
- Ha parlato uno dei primati del gruppo! – Sbottò Mitsui e , manco a dirlo, cominciarono ad azzuffarsi su quella povera anima di Jin che si ritrovava sempre in mezzo.
- Però è vero, li conosciamo abbastanza no? – Chiese Sendo, spalancando le fauci per sbadigliare.
 - Come se lui non avesse capito abbastanza che siamo un branco di psicotici… - brontolò il Capitano.
- E bello che ti ci infili anche tu in mezzo, Gori – ghignò Mitsui, mentre piazzava una manata in faccia alla Scimmia.
- Ormai ho perso la speranza di redenzione! – Sbottò ancora lui, mentre Maki e Hanagata ridacchiavano.
- Piuttosto ci sarà in campo Aki? – Domandò Fujima e calò l’ameno silenzio di chi ogni tanto, pensa.
Akagi scrollò le spalle – Credo di sì, ma non penso combinerà qualche guaio… Isao lo butta fuori se lo fa…
- Magari lo fa proprio perché lo butta fuori – aggiunse Kiyota, tanto per ingarbugliare il cervello a tutti a quell’ora di notte.
- Io dico di andare a nanna che mi si frigge il cdrvello – propose Ayako, giusto per dire una cosa sensata.
Cominciarono ad alzarsi un po’ tutti, mandando occhiate ai due che ancora non avevano aperto bocca. Certo, Rukawa non era esattamente l’esempio di fulgente loquacità, ma che non stesse ancora nel beato mondo dei sogni, era un miracolo. Quell’altro poi, lo fissava come se volesse guardarci attraverso, e con un diavolo per capello. Ad un certo punto, Fujima fece pure finta di chiedere qualcosa, ma ad un’occhiata di Akagi, fece dietrofront e se ne sbatté allegramente.
Jin, gioiosamente drogato come suo solito, passò in mezzo al fuoco incrociato, salutando i due orsi con una manina che rischiava seriamente di essere linciata.
E di certo Sendo e Kiyota non andavano certo per il sottile: con un’occhiata che sapeva di kamikaze, si lanciarono sui due compagni di stanza, mandandoli a sbattere col muso sul parquet. A quel punto cominciarono a madonnare contemporaneamente e pensarono bene di sotterrare l’ascia di guerra, per far fuori quei due decerebrati con cui avevano la fortuna di dormire.
Tutti gli altri salirono le scale, sospirando di rassegnazione, e solo l’intervento provvidenziale delle due lady di casa, li convinse a ritirarsi nelle loro stanze.
Peccato che la lotta durò ancora, persino con la parete di mezzo che divideva le due camere, fino alle tre del mattino, quando Akagi decide di raderli al suolo con una ben piazzata mossa di Wrestling.
- Domani abbiamo una partita, cazzo! – Sbraitò dal corridoio, svegliando per altro tutti gli altri.
- Sì, sì, vinceremo Gorilla… - alle loro voci, si aggiunsero anche quelle di quegli altri due mentecatti della stanza appresso. Erano in sei a liquidarlo, prendendolo per il culo.
- Andate- al- diavolo! – Scandì, muovendosi a passo di marcia verso la sua camera.
Quello che non sapeva, era che tutti erano svegli a mantenersi le costole dal ridere. E a pensare, come quei sei psicolabili, che avrebbero vinto.



N/A


Saaalve! Dopo aver fatto i miei bravi esami universitari, posso dedicarmi un peu ai miei, e di Inoue-Sensei, psicolabili. XD

Prima un paio di cosette; la Festa del Tempio è unasorta di adattazione di una festività giapponese:

- Shōgatsu, ossia la festa di anno nuovo
.  I primi giorni del nuovo anno rappresentano una festa molto importante in Giappone, ricca di segni di buon auspicio. La casa viene pulita da cima a fondo (susuharai) per eliminare tutte le impurità fisiche e spirituali del passato e si mettono ai due lati della porta dei rami di pino (kadomatsu). Si appende inoltre una fune di paglia con striscioline di carta (shimenawa), per evitare agli spiriti maligni di entrare nella casa. Durante questa festa si mangiano omochi (riso bollito lavorato fino a formare delle palline) grigliati o in una zuppa chiamata ozoni.

Tutti i preparativi devono essere fatti entro l’ultimo dell’anno, poi tutti i negozi chiudono e seguono tre giorni di vacanza chiamati Shōgatsu Sanganichi in cui lavorano solo gli addetti ai servizi primari (trasporti ad es.) e in occasione dei quali ciascuno ritorna alla propria casa.
Chi desidera può ascoltare a mezzanotte il Joya no kane, cioè i 108 rintocchi della campana (tsurigane) del tempio buddista. Altrettante sono le pene dell’uomo e ascoltando tutti i rintocchi ciascuno può esserne liberato.
Il primo dell’anno si fa visita ad altre famiglie a cui c’è l’usanza di donare un’offerta in denaro (otoshidama). In questi tre giorni molte persone visitano i santuari locali (hatsumairi), spesso indossando il loro kimono.
Un’usanza molto diffusa è spedire agli amici una cartolina di buon anno chiamata nengajō.
[(c) vari siti di festività giapponesi]

Ovviamente la Festa del Tempio non si svolge a Gennaio, ma alla fine di Marzo, e alcuni aspetti della Shōgatsu non sono presenti. Vi invito a fare un salto alla ricerca di queste festività, perché sono molto interessanti. *__*


Bon, ora a noi!

Trilla: Figurati se dovessi scrivere scene yaoi per undici uomini in una casa! Altro che stress XD
Certo che Mitsui lo è, che domande! Mmmh ok, qui no, ma in generale sì. ù.ù
Sono davvero felicissima che ti piaccia tanto da cercarla! Grazie ancora tantissimo >.<

Dream/xx_Dreamer_xx: Più che altro, forse te lo toglieranno il commento. Però grazie per avermi avvisato! *_*
Tsk, a parte che ormai non puoi andartene. Nessuno di voi può. Siete costretti a leggere tuuuuttto, fino alla fine mwahahah!
Adoro le recensioni lunghe! Però sarà stata una faticaccia scriverla! xD
Allura:
Sì, dare da fare a tutta la banda di psicolabili non è cosa facile, qui li ho un pò persi perché dovevo dare spazio soprattutto a due di loro... quella scena di loro quattro in spiaggia mi è piaciuta tantissimo farla, perché ho sempre creduto che alla fin fine, siano diventati molto amici! E poi, Ruk ha ragione: che Shohoku sarebbe senza Gorilla e Teppista? Ammetto che anche qui tra Sendo e Rukawa non ce n'è molto, ma alla prossima c'è la partita, quindi avranno occasione...
Il rapporto tra Mitsui e Miyagi è particolare e hai ragione tu, non tanto come coppia yaoi, ma proprio come grandi amici per la pelle. Non posso vederli che così!
Grassie per l'ammirazione, ma non merito tanto suvvia. Mi limito a seguire la loro psicosi, dopottutto. XD
E le recensioni lunghe vanno benerrimo!

Ancora una volta vorrei ringraziare chi ha aggiunto la storia hai preferiti, i lettori invisibili e chi apprezza, pur non commentando.
Grazie di cuore. <3

20jp90 
AllePanda 
antote 
asthenia 
Bella07
gaara4ever 
HPalessandra 
kenjina
klikka
lilli84 
lucilla_bella
MissChroma 
RobydelNov 
Scorpyon 
Trilla
war 
xx_dreamer_xx

Ovviamente chi avesse voglia di buttare giù due righe,anche per rompere le scatole e criticare, si faccia avanti. Continuo ad avere la museruola XD
   
 
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