Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: SSJD    13/03/2016    9 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Mentre la nave volgeva le vele verso sud, in direzione della terra tanto ambita, alla reggia di Itaca Bulma tesseva. Lavorava al telaio con sguardo assente e con le mani che si muovevano autonomamente svolgendo quello che era diventato un assurdo pretesto, per prendere tempo.
Di giorno tesseva e di notte disfaceva, come suo figlio le aveva detto di fare.
La mente svuotata da ogni pensiero e il cuore da ogni emozione.
Dopo quasi una settimana dalla partenza di suo figlio, la donna iniziò ad avere paura.
Paura che anche il suo amatissimo Trunks si fosse smarrito assieme a suo padre e che, come lui, non facesse mai più ritorno.
Fu così che, distratta da questi pensieri, nel tardo pomeriggio del giorno precedente il ritorno di suo figlio e del suo unico re, la donna si mise a disfare la tela, anziché lavorarci fino a tarda serata, come aveva sempre fatto.
Fu la voce di una delle ancelle, a risvegliarla dai suoi pensieri, facendola sobbalzare dallo spavento:
“Che state facendo, mia regina?” chiese la giovane ragazza con fare sospettoso.
Bulma arrossì all’istante imbarazzata di essere stata ‘colta sul fatto’ e si affrettò a cercare una scusa che, forse, arrivò un po’ troppo incerta:
“Oh…il disegno non era degno del lavoro che stavo compiendo”
L’ancella la squadrò con sguardo serio per poi dirle:
“Desiderate cenare?”
“No, non voglio vedere nessuno, puoi andare. Chiudi la porta, quando esci” concluse la donna rimanendo, così, sola, con un pesante groppo che le chiudeva lo stomaco e la gola.
Come Trunks aveva immaginato, l’ancella andò ad informare Broli, di quanto aveva intuito e l’uomo, innervosito, decise di porre fine a quella farsa, immediatamente.
A grandi passi salì le scale che portavano alla stanza della regina e la spalancò, senza nemmeno bussare e cogliendola in fragrante a disfare il telo, proprio come gli era stato riferito dall’ancella sua amante.
“Orbene? Ci avete ingannato, vedo” esordì furioso.
“Andatevene, devo comunque aspettare il ritorno di mio figlio, per prendere una decisione. Posso impiegare il mio tempo come desidero, visto che sono sempre la regina, qui” disse la donna raccogliendo tutto il suo coraggio.
“No, voi la decisione la prendete ora. Altrimenti, quando tornerà vostro figlio, gli tenderemo un agguato e lo uccideremo. Ѐ chiaro, mia regina?” la minacciò l’uomo.
“No, Trunks!” lo supplicò lei.
“Allora? Cosa decidete?” insistette il principe deciso.
“Va bene…va bene…lasciatemi sola per qualche minuto…fra poco scenderò e vi dirò cosa ho deciso” disse la donna mestamente.
“Brava…Non fatevi attendere troppo…regina” disse lui lasciandola e uscendo, pochi secondi dopo, dalla sua vita, a sua insaputa, per sempre.
 
Poco dopo, nella sala in cui bivaccavano ormai da anni i pretendenti, arrivarono dei servitori della regina con in braccio delle lunghe asce. Sotto gli occhi perplessi dei Proci, le inforcarono ad una ad una su una sorta di rastrelliera in legno, formando così una lunga fila. All’apice del manico di ogni asta, vi era un anello di diametro sufficientemente grande per poter essere attraversato da una freccia. Quando ebbero finito, senza dire nulla, fecero per ritirarsi, ignorando completamente le domande che i Proci avevano continuato a rivolgere loro, per tutto il tempo.
Gli uomini, con a capo Broli, irritati per l’atteggiamento indifferente dei servitori, li presero a male parole e, alcuni di essi, li malmenarono, nel tentativo di ottenere qualche spiegazione che, comunque, non arrivò se non da una voce femminile e irritata:
“Lasciateli andare! Non sanno nulla, loro”
Tutti alzarono lo sguardo verso la balconata che dava sul salone in cui era stato allestito lo strano rituale, nel punto esatto da cui proveniva la voce:
“Prendete questo!” esclamò Bulma lanciando al centro della sala un arco con una faretra, contenente delle lunghe frecce.
Alcuni uomini si dovettero scansare, per non ricevere addosso il misterioso oggetto che tutti osservarono attoniti. Poi, dopo qualche attimo di puro sconcerto, fu di nuovo la regina a parlare:
“Chi di voi riuscirà a tendere l’arco costruito da mio marito e a scagliare una freccia attraverso tutti gli anelli delle asce infilate, verrà scelto come mio sposo. Ad ogni modo, mi auguro che domani, a quest’ora, questa sala sarà piena di doni nuziali, dato che non si è mai visto, dacché io ne sappia, che un pretendente festeggi il proprio matrimonio prima che lo stesso sia stato compiuto e non porti nulla in dono alla sposa che dice di amare con tanto fervore. Buona notte, signori”
“Aspettate!” tuonò la voce di Broli attraverso tutta la sala.
“Ditemi, principe Broli, qualcosa non vi è chiaro?” chiese la donna ironicamente.
“Non state a vedere chi di noi sarà il vostro futuro sposo?” chiese lui sicuro di essere il candidato con maggiori possibilità.
“Al di là di quanto possiate pensare, principe, io non ho alcun interesse verso alcuno di voi altri. Per me siete tutti ugualmente infimi. Se mai qualcuno di voi riuscirà a tendere quell’arco, io lo sposerò, come ho detto. Tornerò domattina, a vedere a che punto siete con i doni e con la semplice prova che vi ho chiesto di superare” concluse Bulma allontanandosi e interrompendo così qualsiasi altra richiesta.
Gli uomini rimasero interdetti di fronte all’atteggiamento duro della donna, ma presi dalla smania di riuscire nell’intento di poterla sposare l’indomani, decisero di tornare alle loro terre e portare a corte il maggior numero di doni possibili, per festeggiare in modo degno il loro ipotetico matrimonio con la regina di Itaca.
Per tutta la notte fu un andirivieni di gente che faceva roteare botti di vino, caricava animali su carri per trasportarli più velocemente, svuotava le cantine da ogni ben di dio o recuperava stoffe e ornamenti. Per non contare l’enorme quantità di gioielli, statue e tappeti che tornarono a corte dopo che, negli anni, erano stati sottratti ai regnanti di Itaca.
Terminato il trasbordo, i Proci erano troppo stanchi, per provare a tendere quell’arco che la regina aveva consegnato loro e, con l’intento di iniziare i tentativi da lì a poche ore, al sorgere cioè del loro ultimo sole, si addormentarono pacificamente.
Il mattino seguente, tutti erano troppo impegnati nel difficile compito di tendere quel maledetto arco per accorgersi che, a largo della costa di Itaca, la nave del principe Trunks aveva fatto capolino spinta da venti a favore che, a breve, l’avrebbero condotta ad approdare nel punto esatto da cui era partita, non più di una settimana prima.
A bordo i preparativi e i piani di attacco furono ripetuti fino allo sfinimento.
Lapis, dopo aver rivelato anche a Pan che lui non era un giovane e comune mortale, ma aveva scelto quei panni per nascondere il fatto che Trunks fosse aiutato da una dea, spiegò a tutti che, la cosa migliore, fosse quella di celare, ancora per un po’, che il re di Itaca fosse tornato. Propose dunque di fargli assumere le sembianze di vecchio mendicante, in modo da riuscire ad entrare a corte senza problemi. Trunks e Lapis sarebbero rientrati poco dopo con Pan e, assieme, avrebbero atteso il momento giusto per agire.
Fu così che, una volta sbarcati, ognuno seguì il piano alla lettera, per evitare che ci fossero intoppi.
Vegeta era stato trasformato così bene dalla dea sua protettrice, che solo il suo vecchio cane, Sao, seppe riconoscerlo per poi morire, poco dopo, dall’emozione di aver rivisto per l’ultima volta il suo padrone.
Vegeta entrò a corte poco dopo e, vedendo quegli uomini tentare in tutti i modi di tendere un arco che non sarebbero mai stati in grado di rendere funzionante, gli si dipinse in volto un sorrisetto malizioso. Sua moglie aveva trovato il modo di prendere ancora tempo e lo aveva fatto con l’arma che lui stesso aveva costruito e che solo lui poteva utilizzare, conoscendone il segreto.
Si mise in un angolo a far finta di mendicare del cibo, schernito e maltrattato dai Proci che lo insultavano per il cattivo odore che emanava e per la sporcizia e il poco decoro che mostrava.
Uno di loro, un certo Paragas, un uomo brutto, maleducato ed insolente, a dir poco il peggiore di tutti loro, si prese la briga di insultarlo più degli altri e di strattonarlo così forte da farlo cadere a terra. Fu allora che Vegeta reagì e lo sfidò in un duello di lotta: chi avesse perso, avrebbe dovuto lasciare la reggia, per sempre.
Il re di Itaca, sotto gli occhi sgranati e ovviamente stupiti di chi assisteva allo scontro e che su Vegeta non avrebbe scommesso una sola moneta, ebbe la meglio e il pretendente arrogante fu scacciato con immensa soddisfazione di tutti visto che, se c’era uno che aveva qualche possibilità in più di vincere la sfida dell’arco, quello era proprio Paragas.
Dopo l’episodio, Vegeta chiese di poter tentare anche lui di tendere l’arco e la richiesta fu accolta da una serie di ironiche risatine, provenienti da ogni parte della grande sala. Fu Broli a intervenire, annunciando ironicamente:
“Signori! Signori! Un po’ di cortesia! Questo vecchio ci ha inaspettatamente, devo dire, liberati di Paragas, finalmente! Lasciamo che provi a tirare con l’arco, mi sembra si sia guadagnato questo privilegio, o sbaglio?”
“Grazie, principe…vi sono grato, per la vostra indulgenza” rispose con voce mesta Vegeta raccogliendo l’arco da terra.
Mentre il re, con estrema calma, si metteva a cavalcioni dell’arco e ne tendeva la fune come se fosse l’operazione più semplice al mondo, Trunks, Pan e Lapis, chiudevano le porte di accesso alla sala, sbarrandole dall’esterno, senza che i Proci se ne accorgessero, intenti com’erano ad osservare increduli il vecchio che tendeva l’arco e scoccava la freccia attraverso tutti gli anelli delle asce.
Nella sala cadde un silenzio surreale, rotto solo dal rumore dell’ultima porta che si chiudeva alle spalle di Trunks e Pan e veniva sigillata all’esterno da Lapis che, prima di lasciare i Proci al loro destino, fece riprendere a Vegeta le sue sembianze di sempre, sotto gli occhi sbalorditi dei presenti.
Il re di Itaca raccolse allora la faretra contenente le lunghe frecce e, con l’arco ancora in mano, si andò a sedere sul trono di cui era unico indiscusso sovrano.
Squadrò tutti i presenti fissandoli ad uno ad uno con due occhi color tenebra per poi sollevare un angolo della bocca e, in un sorriso sadico, dire:
“Bene, bene, bene…vedo che avete rifornito la mia casa e l’avete adornata a festa…La festa degna per il ritorno del vostro re…”
Silenzio.
Nella sala sembrava che nessuno avesse più nemmeno il fiato per respirare.
Vegeta inarcò le sopracciglia e, alzandosi, continuò:
“Cosa vi succede? Ho forse interrotto i festeggiamenti per qualche altro evento?”
“Sire…noi…” tentò di dire uno dei Proci, sperando che lo sguardo truce di Vegeta non fosse la premessa alle sue intenzioni.
Il re alzò una mano, bloccando così qualsiasi tentativo di false scuse ed irritanti richieste di perdono. Poi, voltandosi verso il figlio, gli gridò:
“Trunks! A te la scelta, uccidi chi vuoi, io e Pan penseremo agli altri”
 
Tutto avvenne in un lampo.
Vegeta alzò l’arco e sfilò una freccia dalla sua faretra.
Tese la corda e prese la mira.
Scagliò la freccia contro il gruppetto di giovanotti che si erano beffati del suo aspetto, poco prima e ne trafisse due assieme, uccidendoli all’istante.
Gli altri, tutti attorno, dopo un primo momento di incredulità, o per meglio dire, di totale sconcerto, sentirono crescere dentro di loro un sentimento mai provato, fino a quel momento: la paura.
Il panico si diffuse per la sala e, mentre i giovani disarmati iniziarono a battere disperatamente contro le porte, pregando che qualcuno aprisse loro una via d’uscita, quelli muniti di spada furono i primi ad essere presi di mira da Vegeta che, senza alcuna pietà e scoccando frecce una dopo l’altra, ne uccise una ventina spargendo sangue, corpi, lamenti e urla disperate ovunque. Trunks, nel contempo, aveva sguainato la spada e, con Pan alle spalle a fargli da protezione, si fece strada tra la folla di gente in fuga, ferendo e uccidendo chiunque osasse mettersi sulla sua strada, quella che lo avrebbe condotto dal suo obiettivo principale: Broli.
Ad un tratto, si trovò ad affrontare un uomo orribile, grande e grosso come un colosso che tentò subito di trafiggerlo con la spada, sfiorandolo appena. Per evitare di essere d’intralcio, Pan si mise dietro una delle colonne che circondavano la sala, ferendo, colpo dopo colpo con il suo inseparabile arco, tutti coloro che tentavano invano di avvicinarsi a lei e inutilmente cercare di fuggire dalla porta alle sue spalle.
Con apprensione e il cuore in gola, appena poteva gettava un’occhiata preoccupata allo scontro tra il principe di Itaca e il colosso con cui il poverino si era trovato a combattere.
Quando il ragazzo stava per avere la peggio, inchinato e disarmato com’era ai piedi dell’uomo che gli puntava la spada alla gola, fu il tempestivo intervento di Vegeta, a rendergli salva la vita. Il re, constatando l’immane pericolo di vita del figlio, puntò la freccia già caricata nel suo arco verso il colosso e, scoccando il colpo, lo colpì in pieno petto, facendolo sbalzare all’indietro di un paio di metri, prima di farlo cadere a terra privo di vita.
Mai più, rialzandosi per andare a recuperare la sua spada, Trunks avrebbe pensato che la sua vita, sarebbe potuta essere ancora più in pericolo, di qualche istante prima.
Non appena si fu rimesso in piedi, infatti, sentì una lama gelida che, sostenendogli il mento, di fatto gli avrebbe tranciato di netto la giugulare, se si fosse mosso di un solo millimetro.
Il braccio destro era bloccato alle sue spalle da una presa forte e decisa, mentre il sinistro tentava invano di allontanare l’arto che impugnava saldamente la lama affilata che gli lambiva il collo.
“Come la mettiamo, ora, principino?” chiese Broli nell’orecchio di Trunks a cui il sudore imperlinava la fronte e il dolore per il braccio distorto dietro la schiena gli offuscavano la vista.
“Lasciatemi!” gridò Trunks richiamando così l’attenzione di Pan, distratta dal suo impegno nell’atterrare l’ultimo degli uomini ancora rimasti in piedi.
La ragazza, vedendo il principe sotto seria minaccia di pericolo, sbiancò. Il suo cuore perse dei battiti e il suo respiro si fece affannoso.
“Principessa!” la richiamò Vegeta che, dalla sua posizione, non aveva Broli a portata di tiro. Il re avrebbe infatti colpito anche suo figlio, se avesse voluto anche solo ferire l’uomo che lo teneva prigioniero.
La ragazza si voltò verso di lui e scosse la testa, come per destarsi da un terribile incubo.
“Pan, tocca a voi” disse Vegeta tenendo comunque puntato l’arco su Broli.
La ragazza continuò a fissarlo per interminabili secondi che sembrarono ore. Poi, fece un sospiro e alzò l’arco, puntandolo dritto alla testa di Broli.
“AHAHAH! Cosa volete fare? Siete solo una ragazzina! Se sbagliate mira, colpirete il principe Trunks, oppure spedirete la freccia lontano, lasciandomi l’onore di ucciderlo da me!” la provocò l’uomo.
“Sire…” implorò la ragazza, come per avere il permesso di scoccare la freccia.
“Tirerò anch’io, Pan. L’avete in mira?” la rassicurò Vegeta senza perdere la concentrazione.
“Sì” rispose lei sottovoce.
“Pensate davvero di riuscire a colpirmi evitando di ferire, o peggio, uccidere il principe? AHAHAHAH! Sciocca ragaz…
La parola gli morì in gola, trafitta dalla freccia scagliata dall’arco di Pan che, sfiorando l’orecchio di Trunks, si conficcò inesorabile nella trachea del principe Broli.
L’uomo fece cadere a terra la lama che teneva prigioniero Trunks e cominciò a girare su se stesso tenendo la freccia con le due mani, nel vano tentativo di estrarla dal suo corpo.
Iniziò a boccheggiare, sputando sangue e soffocando i polmoni con quello che, ad ogni inspirazione forzata, gli scendeva lungo la trachea.
Dopo la strana e macabra danza che sembrò durare ore, anziché pochi secondi, l’uomo cadde a terra, privo di vita, sotto lo sguardo ancora terrorizzato di Trunks, quello incredulo di Vegeta e quello soddisfatto di Pan che, abbassando l’arco e fissando il cadavere dell’uomo giunto rantolante fino ai suoi piedi, disse seccamente:
“Non sono una ragazzina”
 
 





 
NCA: La narrazione di Omero, che li mostra come parassiti, dimoranti nella reggia per anni, sarebbe incomprensibile a noi moderni se non considerassimo la sacralità della ospitalità presso la civiltà greca. Perciò è rilevante lo stratagemma di Penelope la quale, per ritardare il momento della scelta, ingegnò l'astuzia della tela.
Al ritorno, Ulisse, che si presenta sotto mentite spoglie vestendosi da mendicante che solo il fedele cane Argo riesce a riconoscere, prevale sui Proci in una gara di tiro con l'arco organizzata da Penelope per scegliere definitivamente il futuro sposo, che si risolve nella loro strage, grazie anche all'aiuto della dea
Atena, che fiacca le forze dei pretendenti in maniera che non riescano a tendere l'arco e dunque partecipare alla gara. Solo Ulisse infatti riuscirà a tendere l'arco, incoccare e centrare il bersaglio; quindi col medesimo arco inizierà la strage dei Proci. Con l'aiuto dei servitori fedeli Eumeo e Filezio e del figlio Telemaco Ulisse elimina a uno a uno tutti, compreso Antinoo (Broli), i pretendenti e i traditori itacesi.
 

 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: SSJD