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Autore: themightyginger    13/03/2016    1 recensioni
[Dal testo]:
" D'improvviso, tutta la sorpresa divenne stupore accompagnato da un crescente senso di inquietudine.
La giovane non era vissuta prima d'ora in quel mondo di delinquenza e di pericolo, ma /quel/ nome era maledettamente famoso perfino in Inghilterra, perfino a Londra.
James Flint.
Il terrore dei sette mari.
Il pirata più temuto dalla corona inglese, autore di efferatezze ignominiose.
Un fuorilegge, un bugiardo, un ladro.. un assassino. "
Per tutti gli amanti del mondo pirata, una fanfiction ispirata alla fantastica serie tv prodotta dalla Starz, "Black Sails".
L'avventura di un personaggio originale che intreccerà le proprie vicende con quelle della vita del famigerato porto di Nassau e dei personaggi di ogni genere che vi ruotano attorno.
(Sono presenti riferimenti a scene particolari tratte direttamente dalla serie tv, opportunamente revisionate secondo le esigenze di trama.)
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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Nella notte, i folti boccoli di John Silver parevano non esistere, tant'erano scuri. 
Non li si poteva vedere volteggiare nell'aria al ritmo rapido e balzante della camminata del cuoco, e se per una sfortunata disattenzione lo si fosse perso di vista, scovarlo nuovamente tra la folta vegetazione e i crogioli di marinai ubriachi, sarebbe divenuta un'impresa di ardua riuscita.
Per tale motivo, la giovane non aveva staccato gli occhi di dosso dalla figura di Silver sin dal momento in cui aveva scorto il ragazzo lasciare il bordello in gran concitazione. 
Se l'intenzione del cuoco era quella di non destare sospetti, quel guardarsi compulsivamente attorno con malcelata circospezione e quell'accelerare il passo allo svoltare di ogni angolo, rischiavano di causargli esattamente l'effetto contrario e non desiderato. 
Se Silver intendeva fingere disinvoltura, quella recita gli stava riuscendo nella più maldestra delle maniere.

Per contro, abbandonare il bordello -al seguito di Anne Bonny e Jack Rackham- senza insospettire ulteriormente Charlotte, la puttana dalla lunga treccia bionda, non era stato /chiaramente/ possibile.
La giovane non aveva sprecato tempo prezioso ad inventare giustificazioni difficili da credere, e si era vista costretta a comprare, letteralmente, il silenzio della prostituta.
L'anello dal grosso topazio incastonato all'interno di una piccola corona d'oro lucente, sarebbe dovuto servire come suo lasciapassare -il suo permesso di imbarcarsi su un vascello diretto ben lontano da New Providence- ma le circostanze erano variate in meno del breve giro di una sola ora, e il gioiello era inevitabilmente finito ad ornare una delle esili dita di Charlotte, euforica per aver ricevuto un dono così prezioso senza neppure la necessità di doversi slacciare il corsetto o di dover infilare le mani tra le braghe di un qualche marinaio lercio e maleodorante di sporcizia, vecchia di settimane trascorse in alto mare.
Aveva ringraziato, Charlotte, e soprattutto aveva promesso di tacere in merito a quella conversazione, a tutte quelle domande e, in generale, alla presenza della giovane nel bordello; ma anche così, la ragazza dai selvaggi capelli rossi avrebbe scommesso che, entro l'indomani, ogni abitante o marinaio o pirata di Nassau sarebbe venuto a conoscenza di una strana, nuova, cliente che aveva pagato in preziosi amuleti una puttana soltanto per meno di mezz'ora di casta compagnia. 

Lo avrebbero saputo tutti. 
Anche gli uomini di Flint, quei delinquenti assetati di sangue.

Però, nonostante tutto, quel pensiero non la tormentava e non l'agitava poi così tanto, dato che di lì a poche ore contava di riappacificarsi -se poi c'era mai stata una guerra- con James Flint e, di conseguenza, con l'intero equipaggio della Walrus. 
Il suo piano -finalmente ne aveva elaborato uno abbastanza preciso- era a dir poco rischioso. 
Se la cavava bene in quanto a furti, ne aveva dato prova già sulla nave del capitano Lawrence, ma divenire la ladra del ladro si prospettava come tutt'altra storia. 
Sebbene non avesse ben chiara la dinamica dello scambio tra Silver, Vane e Rackham, aveva intuito che si sarebbe trattato di un gioco di tempistiche e di precisione. Avrebbe dovuto agire in fretta e con decisione, prima che il cuoco della Walrus si presentasse al cospetto del capitano e del quartiermastro della Ranger. 
Nel pedinare Silver, la giovane si era trascinata con sè la solita borsa in feltro grezzo, ma l'aveva appositamente alleggerita, estraendone una delle pistole -quella per lei più manegevole- in modo da poterla preparare a dovere, dando ascolto al crescente sentore, il quale le suggeriva che si sarebbe potuta verificare la necessità di impugnare un'arma ben più efficace di una semplice lama. 
Di certo non era stata una semplice operazione: con il cuoco da inseguire a passo lesto e più silenzioso possibile, e il cielo ormai giunto al suo grado massimo di oscurità.
Con i denti aveva strappato l'involucro di carta che conteneva la polvere da sparo e l'aveva versata nella canna. Ulteriormente complesso, si era rivelato il pigiare polvere e palla con il calcatoio. Il rumore vagamente metallico e stridente aveva rimbombato lungo il vicolo che stavano attraversando, costringendo Silver a voltarsi di scatto e a scrutare tra le tenebre, grazie alla cui clemenza la giovane non venne scorta.
Il cuoco, comunque, aveva accelerato maggiormente la propria andatura, come inseguito da un qualche spettro del proprio passato.
Dovette mettersi a correre per essere sicura di restare alle calcagna di John Silver, sollevando piccoli aloni di terriccio candido, leggere spruzzate di zucchero a velo nella notte. Non aveva idea di dove effettivamente Silver la stesse inconsapevolmente conducendo, probabilmente nel luogo designato per la vendita della rotta della Urca de Lima, quello che Rackham aveva chiamato I Relitti
Non aveva mai sentito parlare dei Relitti, e a dire il vero, non sapeva nemmeno cosa fossero: se una parte specifica dell'isola, o se dei relitti veri e propri. Di qualunque posto si fosse trattato, lei si trovava in svantaggio in quanto forestiera, e l'unica speranza di riuscita del suo piano, l'aveva riposta nel non perdere mai di vista il cuoco e di intercettarlo prima di veder emergere dall'oscurità la figura ombrosa di Charles Vane e quella balzante di Jack Rackham.
Avrebbe sottratto la preziosa pergamena a Silver, poi.. Poi avrebbe corso veloce come il maestrale e avrebbe cercato il capitano Flint come un assetato avrebbe ricercato una brocca d'acqua gelata.
All'inizio, le era parsa una buona soluzione, ma adesso non riusciva a dire con esatta certezza /quale/ parte del piano l'avrebbe condotta alla morte che, ormai ne era quasi certa, non sarebbe riuscita a rifuggire più tanto a lungo. 
Si ritrovò, seguendo le proprie gambe come se queste conoscessero la via, ad avventurarsi su un sentiero irto e terroso, costeggiato di rocce grette ed irregolari. Silver si inerpicò, appigliandosi ad un masso più sporgente degli altri, e scavalcò oltre con una magistrale abilità, scomparendo dalla visuale.
La giovane si affrettò a risalire l'impervia stradina e si soffermò, aggrappata al medesimo masso oltre il quale era saltato il suo bersaglio, a scrutare attentamente attraverso le tenebre. Ciò che riuscì ad intravedere, fu una distesa frastagliata di alte rocce posizionate in modo da formare uno strano labirinto, colmo di incavi e cunicoli, qualcosa che le ricordò la tana di un grosso ragno. Dedusse la geografia di quel panorama per merito di flebili riflessi di quello che doveva essere un vivo color arancio, i quali tremulando sommessamente, davano vita a singolari giochi di ombre, tempestando l'oscurità di punti luminosi. 
Non le fu difficile comprendere per quale ragione quel posto venisse chiamato I Relitti

Pensò che mai c'era stato nome più appropriato.

Non si lasciò distrarre più del necessario e tornò a cercare Silver con lo sguardo, scorgendolo a parlottare con aria concitata con alcuni uomini dagli abiti stracciati e incurviti per colpa dell'età avanzata. Non poteva affermarlo con sicurezza, ma I Relitti le si presentarono come la zona marginale e più povera dell'isola. 
Quando vide Silver sgattaiolare via, si decise a volteggiare giù dal masso sul quale si era adagiata a riprendere fiato, e ad incamminarsi, in tutta fretta e nel più religioso dei silenzi, sui passi del cuoco dai riccioli scuri. Vagò per alcuni minuti a vuoto e si maledì per aver indugiato più del dovuto a guardarsi attorno. 
Scovò il cuoco accucciato dietro una grossa roccia, lievemente sporto verso destra, come se stesse tenendo d'occhio qualcosa.. o qualcuno.
Espirò e rinsaldò la presa sull'impugnatura della pistola, poi decise che il suo momento d'agire era finalmente giunto.
All'improvviso, le parve che un fitto silenzio fosse calato sulla baia e, per qualche istante, temette d'essere scoperta a causa dello scalpitare del suo stesso cuore agitato come un mare in tempesta.  
Silver non si mosse di un solo passo, teso sul chi vive, la concentrazione tutta focalizzata su ciò che poteva scorgere oltre la dura pietra che lo celava, convinto che niente potesse sfuggirgli.
Ma il cuoco aveva commesso un errore fatale. 
Si stava comportando alla stregua di una preda, perchè era una preda, ma si stava guardando dal predatore sbagliato. 
Quando la giovane, con un movimento deciso, gli poggiò la canna della pistola alla base della nuca, John Silver sussultò come se il suo stomaco fosse caduto vittima di un violento spasmo.

«Non ti muovere, ladro.» la giovane accostò le labbra all'orecchio del cuoco e sussurrò quelle poche parole con tutta l'intimidazione di cui fu capace.

Silver, quasi in un riflesso incontrollato, sollevò con una cauta lentezza le braccia e le mani aperte a mostrare i palmi liberi. Tentò di voltarsi per farsi un'immagine del proprio aggressore, ma si scoprì pietrificato dal terrore.
«Ehi, amico..»

«Non siamo amici. Dammi la pergamena e magari ti lascio vivere.»

Quando il cuoco realizzò di esser tenuto sotto tiro da una voce femminile, seppur il timore non l'avesse abbandonato, trovò il coraggio di voltare il capo e guardarsi alle spalle. Forse, senza neanche rendersene conto, sfoggiò quella sua smorfia tipica, quel suo sorriso genuino ma bugiardo al tempo stesso.

«Noi due ci conosciamo» sgonfiò il petto, come se stesse trattenendo il respiro da un tempo troppo lungo «forse ora puoi dirmi il tuo nome, dolcezza!»

«Forse non ci siamo intesi, cuoco. Dammi la pergamena.» la giovane squadrò il ragazzo con l'espressione più truce che riuscì a sfoderare e, a giudicare dallo spegnersi di quell'irritante sorrisetto, dovette sortire l'effetto sperato.

«Non so di cosa tu stia parlando--»

«Non giocare con me, Silver. So cosa ti trascini dietro, so chi ti sta cercando e chi si presenterà qui per concludere l'affare» la ragazza dai capelli di fuoco pigiò la canna della pistola sulla pelle abbronzata del cuoco della Walrus, non senza provare un certo compiacimento «ora, ci sono due possibilità: mi consegni la rotta e Rackham troverà un povero cuoco spaventato che racconterà di come una ciurma di dozzine di uomini lo abbia brutalmente derubato, oppure troverà un cadavere che racconterà di come una pallottola al centro della testa gli abbia fatto saltare il cervello. A te la scelta.»

John Silver si passò la lingua sulle labbra spaccate dal caldo torrido, interdetto sullo stratagemma avanzare per salvarsi la vita e mantenere la rotta della Urca de Lima nelle proprie tasche.

«Andiamo, non farai sul serio..? Non sparerai davvero, probabilmente non sai nemmeno come usarla quella--» 

La giovane, come il più esperto dei filibustieri, sollevò il cane della pistola e portò l'indice sul grilletto, pronta ad aprire il fuoco.

«Non sfidare il mio sangue freddo, cuoco.»

«D'accordo, forse lo sai..»

Silver deglutì, sforzandosi di non gridare e di tornare a sorridere, forse intravedendo davvero la possibilità di non avere propriamente una scelta.

«Anche se volessi, ed è chiaro che non voglio, non potrei--» 

«Esci e affrontami o puoi dire addio alle perle!» una voce cavernosa, simile a quella di un mostro marino, risuonò nell'aria dei Relitti, squarciando il velo dell'oscurità con l'efficacia di un colpo di sciabola.

La giovane trasalì e rischiò di perdere la presa sulla pistola. 
Silver si voltò, sporgendosi appena oltre la grossa roccia dietro la quale si era riparato, imprecando a denti stretti.

«Cazzo, è qui!»

Il pensiero della ragazza dai capelli di fuoco si andò a posare, senza che lei glielo avesse tacitamente comandato, sul ricordo inquietante del capitano Flint. L'aveva trovata.
Dopo tanta fatica e tanta accortezza, si era lasciata sopraffare da un singolo attimo di avventatezza e si era lasciata condurre dritta nelle fauci del lupo. 
Flint l'aveva trovata, aveva trovato John Silver, e, finalmente, aveva trovato l'agognata rotta del fantomatico galeone spagnolo.
Aveva vinto, aveva vinto su tutti i fronti, su questo non c'era dubbio alcuno. 
Tentò di sporgersi e guardare con i propri occhi, anche se non ne aveva realmente bisogno. 
Poteva benissimo immaginarla, la figura minacciosa di James Flint: giacca lunga e capelli raccolti in un ordinato codino; e al suo fianco, Gates con l'uomo alto, Billy- o qualcosa del genere.
Si sporse e gettò una fugace occhiata al di là della grossa roccia, poi si sentì profondamente stupida. 
Jack Rackham camminava avanti e indietro con l'andatura dinoccolata, mentre Charles Vane, con quei suoi capelli più lunghi di quanto tollerasse il buon gusto, se ne stava impalato sul posto, una mano serrata in un pugno e l'altra stretta attorno all'elsa della sciabola. 
Paradossalmente, la giovane tirò un sospiro di sollievo, sebbene quella vista  -in una persona sana di mente- avrebbe dovuto scatenare tutt'altra reazione. 
Si biasimò per essere stata talmente sciocca. Sapeva che Rackham e Vane si sarebbero trovati ai Relitti quella notte, allora perché tirare in ballo James Flint?
Non lo sapeva. Però sapeva che non l'aveva fatto di proposito, piuttosto si era trattata di una reazione involontaria, un flusso di pensiero impossibile da controllare, un istinto di panico e una voglia di fuga dettati dalla paura che, nonostante la sua ineccepibile capacità di dominarla, le attanagliava il petto -senza concederle una tregua- da ormai troppi giri d'orologio.
Ma non poteva trattarsi soltanto di banale timore, nel suo profondo ne era consapevole. Era consapevole di nutrire, malgrado tutto, una certa curiosità -quasi morbosa- nei confronti del capitano della Walrus, e sentiva la propria anima prigioniera di due forze opposte, ma ugualmente intense e viscerali; come dicevano gli antichi miti greci: da una parte Éros, dall'altra Thanàtos.

Si risvegliò da quello stato di straniamento quando Silver si mosse, forse deciso a palesarsi o forse - e molto più probabilmente- deciso a dileguarsi; lei gli ostruì il passaggio, puntandogli la pistola direttamente al centro della fronte.

«Dove pensi di andare--» 

Ad un tratto non udì più nulla, soltanto echi distorti ed uno strano fischio che le penetrò il cervello come un chiodo ripetutamente battuto sul legno.
Qualcosa le vibrò, sibilando, accanto all'orecchio destro, e subito dopo un botto, qualcosa di molto simile ad uno sparo, rimbombò nell'aria di quella notte senza luna.
Istintivamente, la giovane si portò la mano al lato del viso, a tapparsi l'orecchio, scoprendo un liquido caldo colarle lentamente giù, verso il collo e la nuca. 
Vide Silver voltarsi di scatto e sgranare gli occhi nei quali riuscì a leggere sorpresa, terrore e -per contro- un inestinguibile attaccamento alla vita. 
Si vide costretta a girarsi a sua volta, e ciò che le si presentò di fronte, non l'aggradò per niente.
Un giovane uomo dalla mole di un colosso aveva appena abbassato la canna di una grossa pistola, e si era  immediatamente apprestato a sfoderare la spada. Purtroppo lo conosceva, anche se non aveva mai avuto modo di vederlo così da vicino e scoprire, quasi con orrore, quanto effettivamente fosse enorme rispetto a lei.
Era stranamente da solo: il suo inseparabile compare calvo sembrava non essere con lui; ma anche la sua sola presenza non faceva promettere nulla di buono. 
La giovane stringeva ancora la pistola carica tra le dita, ma, come paralizzata, non fu in grado di mirare e premere il grilletto- e il cielo solo sapeva quanto avrebbe dovuto, e voluto, farlo.

Come delle belve selvatiche, restarono a squadrarsi per diversi attimi e poi fu John Silver che diede inizio al folle gioco.
Scattò di lato, infilandosi in uno spiraglio tra due costoni rocciosi, veloce quanto un ragno. La giovane lo seguì a ruota, per non perderlo, ma il colosso, Billy, non si tirò indietro, deciso a portare a termine il proprio compito. 
Correre al buio, braccata come una lepre, si rivelò la missione più ardua di una giornata altrettanto dura. Rocce e massi sbucavano da ogni anfratto e Silver aumentava di velocità, quasi conoscesse a memoria quel disegno grottesco di pietre e terra. 
Nella fuga disperata, la pistola le scivolò di mano, ma non considerò nemmeno per un istante l'opzione di fermarsi a raccoglierla.

"Chi si ferma è perduto."

E nel suo caso, smarrirsi sarebbe stata probabilmente l'ipotesi più benaugurante. 
La voce di Charles Vane riecheggiò carica di collera e inquietantemente vicina, ma la giovane non riuscì a capire cosa il capitano della Ranger stesse sbraitando.
Altre falcate di altre persone in corsa si aggiunsero a quella cacofonia generale e, con suo sommo timore, realizzò che più di tre persone dovevano aver preso parte a quella caccia all'uomo.. e alla donna.
Sfiorò per un soffio una roccia acuminata, percependo la stoffa della sua camicia strapparsi e scoprire la spalla ed il braccio nudo. 
I passi di Billy, o di Charles Vane, o di chissà quale altro demonio si fecero sempre più distinti, più vicini. Presa da un terrore troppo primordiale per essere frenato, tentò di accelerare la propria falcata, ma scivolò su un masso semisepolto e rotolò a terra, impattando contro il terreno duro. 
Il cappello andò perduto ed i lunghi capelli di rame le si riversarono sulle spalle e sulla fronte, in un gesto estremo di libertà.
Intravide la figura agile di John Silver apparire e scomparire, quasi nell'immediato, dietro una roccia a pochi passi da lei. Si risollevò in piedi, determinata a voler superare la notte, e seguì il percorso battuto dal cuoco.
Superò un arco naturale creato dall'erosione del vento, e si ritrovò in un ambiente più largo, al centro del quale crepitava un fuoco debole. Seduta a terra vi era una figura ripiegata su se stessa, ricoperta di stracci e immobile come una delle rocce circostanti. 
La giovane si avvicinò, sfoderando dalla propria borsa in feltro, l'unica pistola che le era rimasta; non si preoccupò di caricarla poichè ricordava d'averla trovata già carica quando se n'era appropriata nell'armeria di Lawrence. 
La figura macilenta, però, non si mosse, quasi che fosse dormiente. 
La giovane allungò una gamba e mollò un piccolo calcio con la punta dello stivale, preparandosi a sparare al minimo segno di vita. Ma la vita era l'ultima cosa che avrebbe trovato in quel luogo sinistro.
La figura si rovesciò a terra, scoprendo un corpo avvizzito e morto da molte più albe di quante lei potesse contarne. 
Si ritrovò nuovamente a pensare che per quella trappola di pietra e terra arida, nessuno avrebbe potuto scegliere nome più adeguato.

Uno strano fruscìo come di stoffa la sorprese e, di riflesso, la giovane puntò la canna della pistola nelle tenebre. 
Poco più avanti, poteva scorgere un ulteriore bagliore, forse un altro falò con altri cadaveri avvizziti, acquattati a scaldarsi.
Restò in ascolto e, con un leggero senso di sollievo, notò che i passi dei suoi inseguitori si erano fatti flebili e molto meno prossimi rispetto ai terribili momenti antecedenti. 
Decise di avanzare, cauta, pistola alla mano e lucidità sufficiente per premere il grilletto. 
Sguisciò attraverso uno stretto cunicolo e si ritrovò in un ambiente non tanto diverso dal precedente. Un altro fuocherello illuminava quello che pareva l'antro di una strega, al cui angolo sedeva un'altra figura rannicchiata rivestita di un mantello stracciato. 
Stavolta, però, la figura respirava e tra le mani tremanti reggeva un foglio di pergamena minuziosamente vergata. 
La giovane mollò la propria borsa a terra e prese la mira, pronta a sparare, lo sguardo privo d'esitazione.

«Basta giocare, Silver. È finita.» 

Il cuoco della Walrus sollevò il capo, in viso un'espressione disperata ma priva di qualsiasi traccia di paura.

«Dammi la rotta e prometto che ti lascerò andar via sulle tue stesse gambe.» 

John Silver sorrise, come se la vita fosse un arcano segreto che soltanto lui possedeva il privilegio di conoscere.

«Sai, alle mie costole ci sono un pirata pazzo ed il re dei sanguinari, uomini i cui misfatti vanno ben oltre le peggiori efferatezze immaginabili» Silver parlò a voce bassa, paradossalmente calmo e cadenzato «entrambi vogliono questa pagina e per averla farebbero di tutto, credi a me. Per cui ora spiegami, ragazza-senza-nome, per quale motivo io dovrei decidere di consegnarla proprio a te.» 

La giovane provò una stizza viscerale al solo udire il suono del disprezzo con la quale Silver l'aveva considerata.

«Perché io sono qui adesso e sto mirando alla tua testa. E perché come credi che quegli uomini farebbero di tutto per quella pergamena, credi pure che io farei di tutto per vedere sorgere l'alba di domani.» 

Silver sorrise ed annuì, portando nuovamente lo sguardo chiaro su quella rotta tanto preziosa.

«Vorrei davvero avere un briciolo del tuo coraggio e, forse, ora non mi troverei in questa scomoda situazione..» il cuoco tirò su col naso, scostando alcuni riccioli neri dalla faccia «ma non esiste persona attaccata alla vita più di quanto lo sia io e, stanotte, farò in modo che nessuno potrà più osare puntarmi contro una pistola con tanta leggerezza. Mai più.»

Accadde tutto troppo velocemente perché la giovane potesse evitarlo.
In un movimento netto, deciso, dannatamente consapevole delle conseguenze, la mano di John Silver scaraventò la pergamena tra le fiamme, che emisero un crepitio più acuto ed una luce più intensa.

«No!» il grido le fuoriuscì strozzato e un colpo partì dalla sua pistola senza che lei nemmeno se ne rendesse conto.

In ogni altro caso, John Silver sarebbe morto ancor prima di poter battere ciglio, ma quella notte il fato decise di graziare quel ragazzo dagli occhi guizzanti e il sorriso bugiardo. Il colpo andò a vuoto e la pallottola si conficcò nella roccia alle sue spalle, mentre le scintille dovute alla pietra focaia scottarono le dita della giovane.
Silver scattò in piedi e si dileguò esattamente come era si era dileguato al cospetto di Billy, il colosso della Walrus. 
Il cuoco era stato sincero: di natura non era altro che un codardo, ma un codardo baciato da una fortuna sfacciata.
La giovane scaraventò la pistola a terra, in un moto d'ira e di stizza, incredula per aver infine sparato e ancor di più per aver mancato il bersaglio.
Si catapultò all'inseguimento del cuoco, senza saper nemmeno esattamente come agire di fronte alle nuove, inaspettate, circostanze.
Superò un grosso masso, eroso e franato per una buona metà, per poi riversarsi in uno stretto cunicolo roccioso. 
John Silver la precedeva di almeno venti passi, zampettando come se il terreno gli stesse crollando sotto le suole degli stivali. La giovane strinse i pugni e, senza rifletterci su, si lanciò all'inseguimento, sopraffatta da una rabbia profonda per aver dovuto vedere i suoi piani ridursi in cenere.. /letteralmente/.

Il cuoco virò bruscamente verso destra, incepiscando e restando in piedi per miracolo, poi sparì dall'orizzonte.
La giovane non fece in tempo a svoltare che un impatto come di ossa spezzate su di una superficie dura, la sorprese, costringendola ad un'improvvisa battuta d'arresto sul posto. 
Una figura apparentemente in nero, si era avventata sull'esile corporatura di Silver, alla stregua di un rapace notturno, scaraventandolo brutalmente contro uno dei grezzi costoni rocciosi.

«Dov'è quel foglio?!»

La giovane si sentì raggelare. Nonostante la serata indecentemente torrida, si sentì raggelare.
L'oscurità non le concedeva il lusso della vista, ma la sua memoria -affatto legata ai limiti di senso- non avrebbe mai potuto dimenticare le vibrazioni profonde come un abisso di quella voce che forse, davvero, sarebbe potuta appartenere ad un abisso. 
Non avrebbe saputo dire da dove fosse venuto, né chi lo avesse informato circa il rendez-vous ai Relitti, ma James Flint aveva fatto in modo e maniera di trovarsi nel posto giusto, anche se nel momento successivo a quello giusto.
La giovane avrebbe voluto mangiarsi le mani: il momento giusto per agire era stato destinato a lei, ma non lo aveva saputo cogliere a dovere.

«Ehm, non potete averlo--»

Silver arrabattò una risposta che aveva tutta l'aria di voler prendere tempo, in attesa di una delle sue brillanti idee; Flint se ne accorse e, per contro, sfoderò un pugnale lungo quanto il suo avambraccio per puntarlo, molto probabilmente, alla gola o comunque verso la faccia del suo nuovo cuoco.
La giovane non potè distinguere forme e contorni con estrema chiarezza, ma lo sfregamento di una lama e un repentino riflesso argenteo non le lasciarono troppo spazio per il beneficio del dubbio.

«--Non in questo momento e, vi prego, andiamo via!» Silver piagnucolò in una maniera che a lei risultò indecente per un uomo di mare; poi si ricordò che quel balordo era soltanto uno sciocco, vile egoista.

«Dove l'hai nascosto?» la collera di Flint sembrava essere su un grave punto di non ritorno.

«E'..davanti a voi.»

«Di che cosa diavolo stai parlando?!»

«Non sapevo se sarei riuscito a sfuggire al pazzo e a voi, perciò ho preso misure drastiche.. Per garantirmi la sopravvivenza.»

La giovane si riavviò i lunghi capelli, in modo che non le impedissero la già scarsa visuale, decisa a darsi alla fuga, sicura di non voler essere scovata, né di voler restare a guardare James Flint macellare il corpo di John Silver.. anche se il cuoco, a parer suo, si era ampiamente guadagnato quella fine impietosa.
Se l'era guadagnata nell'esatto momento in cui non aveva saputo resistere all'impulso delle proprie mani e a quello di sfidare le persone sbagliate.
Invero, qualcosa di molto simile al comportamento che aveva tenuto lei, anche se senza intenzione di lucro.

«La vostra rotta è qui dentro!»

Fece in tempo ad udire il tono di John Silver compiacersi del proprio trionfo, invertendo -almeno metaforicamente- i ruoli e mettendo, dunque, James Flint con le spalle al muro.
Niente poteva escludere che, una volta conosciuta la rotta, il capitano della Walrus avrebbe tagliato la gola di Silver alla prima occasione utile, ma il cuoco era furbo e, di certo, sapeva come servirsi delle occasioni. E ci si sarebbe potuto giurar sopra: non avrebbe sprecato l'occasione di salvarsi la vita.

Quanto a lei, l'unica occasione, adesso, non era altro che quella di sparire dalla circolazione ed attendere, con pazienza e fiducia, la partenza della Walrus e del suo equipaggio, nella speranza che non facesse ritorno tanto presto.
Si voltò, più silente che potè, e almeno la terza sgradevole sorpresa della nottata, la colse alla sprovvista. 
La via di fuga era totalmente sbarrata e coperta dalla sagoma di un uomo dannatamente alto e imponente che, nella mano destra, ancora stringeva una grossa pistola. 
Nonostante si sentì le gambe come paralizzate, la giovane provò a sgattaiolare via nella direzione opposta, ma il gigante, Billy, fu fin troppo veloce. 
Due braccia nerborute dalla stretta ferrea le arpionarono le spalle e la vita sottile, quasi togliendole il respiro.

«Bastardo, lasciami--»

«Capitano» Billy avanzò con andatura decisa, uscendo allo scoperto «credo di aver trovato l'altra cosa che stavamo cercando.»

James Flint si voltò in sincronia con Silver, ancora tenuto sotto scacco con un coltellaccio premuto sul collo.
Solo per un momento, la giovane smise di divincolarsi e lasciò che l'irrefrenabile curiosità prevalesse sull'ostinazione. Aguzzò la vista, assottigliando le palpebre, nel vano tentativo di mettere a fuoco, ma del volto del famigerato capitano Flint non riuscì a cogliere nulla, se non vaghi lineamenti investiti d'ombra.
Quasi con delusione, prese di nuovo a scalciare come uno stallone da domare, ma la morsa in cui si trovava imprigionata, era ben lungi dal punto di cedere.

«Bastardo, lasciami andare! Io non ho fatto niente-- lasciami andare, stronzo!»

«Billy, che cazzo, zittiscila!» Flint tornò a concentrarsi su di Silver, sussurrandogli qualcosa che, però, non si riuscì ad udire.

La giovane si preparò mentalmente, decisa ad incassare con dignità, ad un pugno, ad uno schiaffo, o -perché no- ad una coltellata da parte del colosso, ma niente di tutto questo si andò a verificare. 
Billy rinsaldò soltanto la presa che teneva su di lei e sbuffò sommessamente. O così le parve di percepire.

D'improvviso, il rumore di un qualcosa caduto a turbare e ad aprire le acque dell'oceano, seguito da un vociare indistinto, riecheggiò portando con sé un'aura quasi sinistra.
Flint strattonò maldestramente John Silver, tirandolo verso di sè e facendolo carambolare verso l'interno dei Relitti, verso la direzione dalla quale il cuoco era giunto sin lì.

«Dobbiamo andarcene di qui.» la voce di Flint risuonò perentoria e definitiva.

Billy si mosse, trascinando senza alcuna fatica la giovane, e richiamò l'attenzione del pirata, suo superiore.

«Capitano, cosa facciamo con lei?»

Flint si immobilizzò, poggiando una mano su una roccia dura e acuminata.
Voltato di spalle com'era, il suo ordinato codino era molto piú distinguibile.

«Sai dove portarla.»

Prima che lei potesse protestare o che Billy potesse anche soltanto esprimere il proprio assenso, James Flint scomparve, inghiottito dall'oscurità esattamente come vi era arrivato.

   
 
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