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Autore: Stella cadente    13/03/2016    5 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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XXXVII.
Infuria la rivolta

 
Nina
 
 
 
«Cittadini di Parigi!» urlò Ruben, rivolto alla folla dei presenti. «Claudie Frollo ha perseguitato la nostra gente e sfruttato la nostra Città in ogni modo possibile! È arrivata a scatenare una guerra, e si è approfittata di coloro che l’hanno appoggiata!» sembrava in preda alla rabbia, mentre tutti lo ascoltavano allibiti.
Il momento in cui Olympe ed Eymeric venivano nuovamente portati via, diretti alle prigioni del Palazzo di Giustizia, era stato atroce. Avevo dovuto guardare i miei amici allontanarsi di nuovo ed andare incontro ad un destino che non conoscevo; forse sarebbero morti, di stenti o di fame. Non volevo pensarci.
«Le permetteremo di farlo di nuovo?»
Un boato di protesta si sollevò e i popolani iniziarono a sgomitare. Vidi molti uomini imbracciare torce e forconi, mentre urlavano imprecazioni ed insulti verso la mia tutrice.
«Assalteremo il Palazzo di Giustizia; poi la troveremo e la costringeremo a fuggire da Parigi» continuò Ruben, determinato. «Non ci fermeremo di fronte a niente! Gli oppressori devono essere eliminati!»
Notavo sempre di più che stava fomentando una rivolta e rabbrividii. La faccenda sembrava essere di grande portata, e se la rivoluzione precedente, scatenata dal governo di Grenonat, mi era sembrata impegnativa, adesso ero davvero consapevole di quello che stava accadendo.
Dovevo essere pronta a tutto.
So molto riguardo alle cose che succederanno.
È la tua occasione, l’occasione per vendicare tua madre.
«Ruben» lo chiamai, mentre il popolo si mescolava selvaggio con gli zingari. «Che intenzioni hai?»
«Esattamente quelle che hai appena sentito, Nina. Tutto questo deve finire» si limitò a rispondere lui. «Ma è bene per te che tu non partecipi a questa rivolta» disse poi. «Ivor!» chiamò.
Il ragazzo si voltò.
«Tu e Nina» fece Ruben, indicandomi con un cenno della testa «andate alla Corte dei Miracoli, e aspettatemi lì.»
«Cosa?» protestò Ivor. «Quindi noi dovremmo starcene laggiù senza fare niente
«Perché mi hai chiamata qui, allora?» mi intromisi. «Avevi detto che avrei dovuto essere pronta a tutto... che sarebbe stata l’occasione per...»
«Frollo non è al Palazzo di Giustizia, Nina» disse il ragazzo, senza lasciarmi finire. «Si trova al Palazzo Reale, in questo momento, deve discutere con i sovrani. Ma insomma, eri qui, lo hai visto» aggiunse poi, un po’ stizzito. «Ad ogni modo, fate come vi ho detto. Al Palazzo sarà pieno di guardie, e c’è il rischio che tu venga rinchiusa. Non puoi permettertelo. Devi raggiungere Frollo, ma prima devi aspettare che questa fase della Rivolta sia conclusa. Fate come vi ho detto» ribadì.
«Quanto a te» disse poi, rivolto ad Ivor. «Dovrai proteggerla. Lei è troppo preziosa per essere lasciata andare.»
Il ragazzo lo guardò, con quella fierezza negli occhi che gli avevo sempre visto e che mi ricordava tremendamente Eymeric.
«Sarà fatto» disse solo, deciso.
 
 
****
 
 
Il tragitto per la Corte dei Miracoli fu percorso quasi interamente di corsa; dietro di noi, sebbene lontane, si sentivano le urla di quella nuova e decisiva insurrezione, che infuriava sempre più man mano che il tempo passava. Quando arrivammo, l’ambiente era quasi innaturale tanto era silenzioso. Tutti si erano uniti a quella battaglia.
Tranne noi.
«È incredibile; non so che obiettivo abbia Ruben, ma non capisco perché ci abbia rimandati indietro» ruppe il silenzio Ivor, con un accenno di rabbia nella voce.
Sospirai, poi dissi:
«Non lo so. Evidentemente la nostra parte nella battaglia non è ancora arrivata.»
Il ragazzo annuì vagamente, poi mi scortò verso la sua tenda, facendomi entrare per prima.
Calò il silenzio tra noi, e mi sentii in dovere di dire qualcosa; gli occhi di Ivor si erano persi nel vuoto, a guardare un punto inesistente. Non era difficile immaginare a cosa pensasse.
«Ivor» presi parola. «Come... come stai?» mi permisi di chiedere.
«Come vuoi che stia?» rispose quasi subito. «I miei genitori sono morti. Ruben è praticamente tutto quello che mi è rimasto; oltre a lui non avrei più nessuno. Sarei da solo a badare a mio fratello, e non so se potrebbe bastare.»
Il tono gli si era abbassato e non tradiva una certa tristezza. Una malinconia stanca abitava la sua voce squillante, facendomelo apparire in maniera completamente diversa rispetto a come lo avevo sempre visto. Ivor non dava mai troppa mostra delle sue emozioni; per dir la verità, negli ultimi tempi si era occupato solo del fratello e non aveva avuto molto tempo per interagire con gli altri, quindi non sapevo neanche come esattamente stesse.
Capii che me ne stavo rendendo conto solo adesso, che adesso stava parlando con me di quello che provava. Restai un attimo in silenzio, colpita dall’impatto di quella frase.
«Andrà tutto bene, vedrai.»
«Come fai a saperlo?» esplose lui. Quasi mi urlò contro, ma non mi spaventai: avevo capito che le emozioni cominciavano a ribollirgli dentro e che aveva solo bisogno di buttarle fuori. «Ero sicuro che sarebbe andato tutto bene anche la volta scorsa, ed invece ho perso i miei genitori. Sto perdendo tutto quanto.»
La sua voce era abitata dalla tristezza più schiacciante, adesso. Era così intensa che sembrava aver inglobato anche me, adesso.
Si voltò, e nei suoi occhi c’erano lacrime. Quell’immagine mi straziò, per un motivo che non seppi definire; era terribile vederlo così.
«Ed ora non posso fare a meno di tormentarmi, perché forse perderò anche quello che per me è come un fratello maggiore. Oltre che Eymeric, il nostro nuovo Re, così fiero e giusto. Ha avuto coraggio nel fidarsi di Frollo; si è fidato di lei perché è buono e gentile, ed ecco cosa ha ottenuto. Ma è stato forte, come un Re dovrebbe essere. Che cosa succederà, se perdiamo anche lui? Che ne sarà di noi?»
Le sue parole mi colpirono con la forza di un pugno nello stomaco; non sapevo come fossimo arrivati a quel discorso, ma ormai mi sentivo avvolta dalla sua voce, dalla sua preoccupazione, da tutto quello che stava accadendo. Gli occhi mi si inumidirono al pensiero di perdere Eymeric. Eppure la sua vita sembrava appesa ad un filo, adesso; lo avevo visto poco tempo prima, con la faccia annerita dal fumo e gli occhi socchiusi e lacrimanti. Stava malissimo, e nessuno mi garantiva che avrebbe anche solo passato la notte in quelle condizioni.
Non prenderti in giro, Nina. Ci sono scarse probabilità che ce la faccia.
Un nodo mi si strinse nella gola.
«Tu non ti senti preoccupata per lui? O per quella ragazza, Olympe? Non ti senti preoccupata per le persone che ami
Rimasi immobilizzata. Ivor mi guardava con quegli occhi straripanti emozioni, emozioni che mi si attaccavano addosso e mi imprigionavano nella loro intensità. Non potei fare a meno di starmene in silenzio, in un tacito “sì, da morire”.
Restammo per qualche secondo così, senza dire niente.
Poi mi avvicinai a lui e lo abbracciai con trasporto, stringendolo forte, cercando di trasmettergli almeno un po’ di sicurezza. Lui mi guardò come se fosse rimasto incantato da quel gesto così semplice, mischiando i suoi occhi neri ai miei.
In quello sguardo c’era il mondo. Quel colore così scuro che si incontrava con le mie iridi acquamarina fu come vedere l’anima, come se quello che c’era nel suo cuore mi si fosse materializzato davanti.
Quello sguardo ci fece avvicinare sempre di più, ed il bacio che ci fu poco dopo era delicato come un fiore e limpido come il cielo in estate.
 

 

Un altro capitolo breve e schifoso, argh. Scusatemi, ma i capitoli stanno venendo corti ultimamente. È che questo, il precedente e il successivo – che sarà narrato dal punto di vista di Olympe e sarà ancora più breve di questo qui – saranno molto introspettivi. Perciò non posso neanche scrivere più di tanto, altrimenti volereste il computer e non mi leggereste più :’)
Comunque, non so voi, ma a me questo capitolo sembra... dolce, in qualche modo. Nina ed Ivor mi piacciono; mi piace come si sono legati, e mi piace anche il ruolo che sta avendo Ruben nella storia. So che per il momento non c’è nulla da dire, ma seppur breve e conciso sono abbastanza soddisfatta di quello che ho scritto – specialmente per quanto riguarda la conclusione. Spero che sia piaciuto anche a voi – magari un po’ più che a me.
Alla prossima,
Stella cadente
PS Avete notato qualche riferimento al film originale? ;)

 
  
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