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Autore: _armida    13/03/2016    3 recensioni
La sua lunga gonna di tulle frusciava sul pavimento d'oro del palazzo di Asgard, mentre il ticchettio dei suo sandali produceva un suono cadenzato e regolare.
In lontananza, si udivano ancora i rumori della festa che stava volgendo al termine: i musici stavano rilasciando nell'aria le ultime dolci note e le dame e i cavalieri ballavano le loro ultime danze.
Sorrise nel vedere alla fine del corridoio che stava percorrendo una massiccia porta, anch'essa d'oro, con la superficie interamente coperta da complicati intagli e bassorilievi.
Bussò.
Dopo pochi secondi i pesanti cardini si mossero ed essa si aprì di alcune spanne; due profondi occhi di un verde brillante si scontrarono con i suoi, colore del mare.
Si sorrisero a vicenda.
"Ce ne hai messo di tempo", disse il dio.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III: Thor

Cassandra sentiva delle voci in sottofondo. Erano lontane, eppure una di queste le sembrava famigliare...
Si sentiva stanca e le palpebre erano troppo pesanti per anche solo pensare di alzarle. Cercò di concentrarsi su quella voce così famigliare. 
Dopo alcuni secondi le venne in mente a chi potesse appartenere. 
“Tony...”, sussurrò in modo alquanto flebile, stentando quasi a riconoscere quella come la propria voce. Si sentiva davvero ridotta uno straccio: la testa le doleva, provava un gran senso di nausea, sentiva il corpo dolorante e uno strano senso di intorpidimento alla mano.
“La Bella Addormenta si è finalmente ridestata dal proprio sonno”, disse il miliardario, con il suo solito sarcasmo.
Cassandra sospirò. “Mi sento peggio di quella volta a Montecarlo...”, si lamentò.
“La volta in cui siamo finiti a letto insieme?”
“Quella era New York”
“Come fai ad esserne sicura? Io ricordo solo che la mattina dopo...”
“Perchè eravamo decisamente troppo ubriachi per fare qualsiasi cosa”. Lo interruppe lei, calcando volutamente quel ‘troppo’, sperando che così entrasse meglio nella testa di Tony.
“Ne sei davvero certa?”. Peccato che lui non avesse alcuna intenzione di lasciar cadere la questione.
“Preferisco essere lasciata con il mio dubbio”, tagliò corto alla fine.
Lo sentì sospirare: buon segno. Per una volta, forse, aveva avuto la meglio lei e non quel cocciuto di Iron Man.
“In questo momento sento quasi la mancanza delle nausee mattutine, da quanto male mi sento”, continuò Cassandra. “Si può sapere a che diamine di festa mi hai portata?”
Solo in quel momento si costrinse ad aprire finalmente gli occhi, osservando quello strano soffitto che pareva essere fatto di metallo nero e che le ricordava tanto la pancia di un aereo militare...Istintivamente voltò la testa di lato, trovando ad osservarla due grandi occhi verdi.
Improvvisamente le immagini di quello che era veramente successo quella notte le ritornarono alla mente: la festa al museo, la chiamata, le urla...Loki aveva preso in ostaggio degli innocenti, lei aveva usato la magia per proteggerli, era intervenuto Capitan America e lo S.H.I.E.L.D e poi...buio. Ricordava vagamente di aver visto Tony con indosso l’armatura, ma le immagini erano alquanto confuse.
Tentò di mettersi a sedere su quella che ormai aveva capito trattarsi di una panca di metallo, ma due braccia muscolose ricoperte da una tuta blu la costrinsero a stendersi nuovamente.
“Cavalier servente al vostro servizio, milady”, disse Stark, ironico come al solito, riferendosi all’uomo che l’aveva appena aiutata. 
Cassandra cercò di non far caso alle sue parole, osservando attentamente il volto di Capitan America, proprio di fronte a lei. Dalle iridi azzurre di Steve Rogers sembrava trasparire della preoccupazione.
La ragazza arrossì, rendendosi finalmente conto che più di una persona aveva ascoltato dei suoi trascorsi con Tony Stark; senza pensarci, girò la testa di lato, guardando Loki. Strano, eppure in quel momento si sentì in colpa per aver parlato proprio di quello con lui presente. Cercò di capire cosa passasse per la testa del Dio norreno, ma non riuscì a decifrare la sua espressione da sfinge.
“Tutto bene?”, le chiese il Capitano in tono gentile, distogliendola così dai propri pensieri.
“Io...credo di essere stata peggio”, rispose Cassandra.
L’uomo le sorrise nel tentativo di confortarla un po’; Natasha Romanoff gli aveva detto di prestare cautela con lei, visto quello che era stata in grado di fare a Stoccarda, eppure in quel momento a lui appariva così fragile e indifesa, con quel lungo abito da sera, i capelli in disordine e quei due grandi occhi azzurri che si guardavano in giro per il Quinjet smarriti.
Non poteva essere una minaccia, non in quel momento almeno.
“Ti porto un bicchiere d’acqua?”, le chiese dopo un po’.
Solo alla domando di Steve, Cassandra si rese conto di avere la gola secca. “Grazie mille, Capitano”, disse, cercando di rispondere al sorriso che l’uomo le aveva fatto poco prima. Si sforzò, ma esso apparve alquanto tirato e innaturale.
Lo guardò mentre si allontanava e poi, lentamente, cercò di mettersi a sedere: la sua schiena chiedeva pietà per l’essere stata costretta a restare a contatto con quella fredda e dura lastra di metallo. Nonostante il giramento di testa, riuscì nell’impresa. 
Si strinse ancora di più addosso la pesante coperta di lana, che probabilmente le avevano messo mentre era priva di sensi, nel tentativo di far passare i brividi di freddo che la scuotevano tutta: la sua temperatura corporea doveva essersi abbassata parecchio. Uno dei molti effetti collaterali che l’usare la magia le comportava.
Magia...’
Istintivamente il suo sguardo si posò sulla propria mano destra; la girò, in modo da poterne vedere il palmo: la macchia scura stava lentamente tornando alle sue dimensioni abituali, però i segni della sua temporanea espansione erano ancora ben visibili e le parti interessate apparivano arrossate. Provava anche un leggero intorpidimento a muovere la mano.
Ci poggiò sopra la sinistra, cominciando a massaggiare piano l’arto leso.
“Ha detto qualcosa?”. Una voce metallica e sconosciuta arrivò alle orecchie di Cassandra, facendola così voltare verso la cabina di pilotaggio, dove una donna dai capelli rossi se ne stava seduta davanti ai comandi.
“Non una parola”, rispose la sconosciuta. Quella voce le sembrava di averla già sentita; chiuse gli occhi, cercando di riportare alla mente gli avvenimenti di quella notte e alla fine la scorse alle spalle di Iron Man, un attimo prima di perdere i sensi. Molto probabilmente le aveva anche parlato, ma lei non ricordava.
“E l’artista?”, chiese nuovamente l’uomo dall’altro capo del telefono.
“Ha appena ripreso conoscenza” 
“Portali subito qui. Non c’è tanto tempo”. La chiamata si chiuse lì e Cassandra si mise ad osservare un punto non ben definito del pavimento, chiedendosi in che guaio si fosse andata a cacciare.

Nel frattempo, in un angolo del Quinjet, Steve e Tony discutevano su quello che era successo poco prima. Il Capitano era serio in volto e stringeva nervosamente in una mano la bottiglietta d’acqua per Cassandra.
“Non mi piace”, disse, guardando di sottecchi Loki.
“Chi? Il rockettaro molto arrendevole?”
“Non mi è sembrato così arrendevole”, ribattè Steve, cercando di non far trasparire tutta la sua irritazione per il modo poco professionale con cui Tony affrontava ogni cosa.  “Quello picchia molto forte”
“Anche tu sembravi alquanto brioso per essere un attempato. Qual è il segreto? Pilates?”
Il Capitano lo osservò per un po’ con aria stranita, cercando di fare mente locale su quella strana parola che aveva appena udito.
Pilates
Sbattè un paio di volte le palpebre prima di dire qualcosa. “Cosa?”, chiese alquanto confuso.
“Come la callistenia, ti sei perso delle cose mentre eri Capitan Ghiacciolo”
Ci fu un attimo di silenzio mentre Steve cercava in tutti i modi di passare sopra –ancora- all’ennesima presa in giro di Stark.
“Fury non mi aveva detto che saresti venuto”, disse, cambiando discorso.
“Sì, ci sono molte cose che Fury non ti dice”
Si udirono dei suoni provenire dall’esterno. Rumore di tuoni e saette. 
Cassandra si voltò verso il finestrino che le era più vicino, facendo appena in tempo a vedere il cielo illuminarsi a giorno, tale fu la quantità di fulmini. Riuscì anche a vedere che cosa stavano sorvolando, ovvero una grande foresta sterminata, probabilmente si trattava della Foresta Nera.
“E questo adesso?”, si chiese la donna sconosciuta, staccando gli occhi dalla strumentazione e guardandosi intorno.
Anche Tony e Capitan America sembravano pensierosi circa l’improvvisa tempesta in cui si erano ritrovati.
Lo sguardo di Steve alla fine si andò a posare su Loki, che si era fatto improvvisamente irrequieto. “Cosa c’è? Paura di un paio di fulmini?”, disse.
Anche Cassandra si voltò verso il Dio, pensando che da quando lo aveva rivisto, quella era la prima vera emozione che vedeva trasparire dal suo volto. 
“Io non apprezzo quello che ne seguirà”, rispose lui, guardando verso l’alto, sempre più preoccupato.
Si sentì un colpo improvviso provenire dal tetto del Quinjet, come se qualcosa di molto pesante vi si fosse appena adagiato sopra in modo tutt’altro che delicato. L’aeroplano tremò vistosamente, tanto che Cassandra finì per sbattere la testa contro la fusoliera alle sue spalle. Le sfuggì involontariamente un’imprecazione e,  mentre con una mano si massaggiava la nuca dolorante, con l’altra stringeva nervosamente la panca di metallo su cui era seduta, tanto da farsi sbiancare le nocche.
Chiuse per un attimo gli occhi, promettendosi che non si sarebbe mai più lamentata delle turbolenze in aereo in vita sua.
“Sarà meglio che indossi la cintura”, le consigliò Capitan America, avvicinandosi. “Sai come si fa?”
Cassandra annuì, cercando con lo sguardo le parti della cinghia. 
Un sonoro clic confermò la riuscita dell’aggancio, ma Steve le si avvicinò ancora un po’ per accertarsene. Gliele strinse ancora un po’. 
“Giusto per stare un più tranquilli”, disse a mo’ di scusante. “Credo che per stanotte te ne siano già successe abbastanza”
“Già”, mormorò lei.
Distolsero entrambi gli occhi dalla cintura di sicurezza, imbarazzati da quel contatto così ravvicinato.
Lo sguardo della ragazza, e poi anche quello del Capitano, si concentrarono su Tony, che nel frattempo aveva indossato il casco dell’armatura e  si stava dirigendo verso il portellone d’uscita.   Sotto gli occhi dei due, Stark premette il tasto d’apertura.
“Che fai?”, chiese Steve allibito.
La domando però restò senza risposta, dal momento che il portellone si aprì. Una nuova turbolenza, della stessa intensità di quella precedente fu l’avviso che ciò che prima si era adagiato sulla fusoliera ora si trovava sul portellone aperto del  Quinjet.
Cassandra lanciò prima una veloce occhiata agli altro occupanti del jet, poi il suo sguardo si spostò su ciò che aveva causato tutte quelle turbolenze: l’armatura argentata, i capelli biondi, il martello che teneva in mano...la ragazza non aveva dubbi: quello era il Dio del Tuono.
Spostò il viso nella direzione di Loki che, legato stretto alla panca di fronte a lei, si guardava in giro ad occhi sbarrati.
Thor, che era rimasto per alcuni secondi in ginocchio, si alzò, procedendo a grandi passi all’interno del Quinjet. Iron Man tentò di colpirlo con uno dei suoi raggi, ma prima ancora che potesse aprire il palmo della mano metallica dell’armatura, fu preso per il collo dal Dio e scaraventato come un pezzo di gommapiuma contro la fusoliera.
Nonostante Cassandra lo conoscesse da molto tempo, restò comunque impressionata dalla sua forza. Thor le passò affianco senza neanche notarla, riversando tutta la sua attenzione sul fratello. Prese Loki per il colletto della giacca con una tale forza da strappare via anche la cintura di sicurezza che lo teneva ancorato al sedile e, sempre con la propria mano stretta al colletto del Dio degli Inganni, così come era arrivato, se ne andò, gettandosi nel vuoto.
Tony si rialzò. “Pure lui adesso”, disse amareggiato. Era evidente che fosse molto infastidito da quel nuovo colpo di scena.
“Un altro asgardiano?”, chiese la donna dai capelli rossi.
“Quello sarebbe un alleato?”, le fece eco CapitanAmerica.
“Non importa, se libera Loki o lo uccide il Tesseract è perduto”, rispose Iron Man, dirigendosi ancora una volta verso il portellone d’uscita.
Tesseract
Cassandra aveva già sentito quella parola, molto tempo prima...
“Stark ci occorre un piano d’attacco”, ribattè Steve. Il suo tono di voce riportò la ragazza alla realtà, facendole concentrare il proprio sguardo su Tony.
L’uomo di metallo si voltò per un ultima volta verso di loro. “Io ho un piano: attacco”, disse prima di accendere i propulsori dei propri stivali e gettarsi anche lui nel vuoto.
Steve e Cassandra si guardarono negli occhi: sapevano perfettamente entrambi quale era la prossima mossa da fare.


Nda
Voglio scusarmi per il grandissimo ritardo con cui pubblico questo capitolo. Eravate ormai senza speranze, vero? Spero che questo capitolo, nonostante sia alquanto striminzito, vi piaccia. Mi raccomando, fatemi sentire i vostri pareri come al solito ;) 
   
 
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