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Autore: MudbloodAngel    14/03/2016    1 recensioni
Draco ed Hermione.
Si dice che l'amore vada contro le leggi della natura. Ma contro il tempo? Sarà l'amore a trionfare o saranno le lancette di un orologio a consumare i sintomi di una passione sbagliata?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Contro tempo

CAPITOLO 1


«Hermione! Hermione!»
Buio. Tutto buio. Nessuna luce. Una voce.
«Hermione...»
Lui…




 
«HERMIONE!»

«Ginny…?»

Una chioma rosso fuoco ricopriva la mia visuale, già offuscata a causa del sonno.

«Hermione! Stavi parlando nel sonno e a dire dalla tua espressione si direbbe che non stessi facendo proprio un bel sogno.»

«Parlavo nel sonno?»

Mi sentivo abbastanza scombussolata e non ricordavo assolutamente nulla. Solo questa opprimente sensazione di vuoto. Ma perché?

«Si, ma non si capiva molto, erano una serie di parole senza senso e sembravi molto agitata.»

Ginny, seduta accanto a me, mi guardava con aria preoccupata.

«Boh, non ricordo… Solo…»

«Herm, tutto okay?»

«Non lo so…»

Non lo sapevo davvero, ma qualunque cosa fosse, era meglio non farla preoccupare ulteriormente. Aveva già altro a cui pensare: Harry non trovava mai del tempo da dedicarle, viste le sue manie di salvare il mondo; perché si, anche dopo la morte di Voldemort, Harry Potter, ormai a capo di una squadra di Auror, posto che gli era stato offerto grazie ai servigi resi alla comunità per aver salvato il mondo magico dalla minaccia del Signore Oscuro, riteneva che il mondo sarebbe stato sempre in pericolo e che di conseguenza non bisognasse mai abbassare la guardia: “Ogni minuto perso è un cattivo che vince sul tempo.” Più o meno era quello che diceva lui.

Poi c’era Ron, che aveva deciso di abbandonare tutto per inseguire la sua passione: il Quidditch. Ma anche ammettendo che fosse la sua grande passione, la verità era una: dopo la morte di Fred, non era stato più lo stesso e vivere alla Tana o tornare a Hogwarts gli avrebbero fatto ricordare tutti quei momenti che non sarebbero più potuti tornare, momenti che nemmeno io sarei stata in grado di sostituire. Ma io stavo bene, dopotutto. Non avrei potuto farci niente, no?

E poi si, c’era la scuola a cui pensare.

«Oddio, la scuola!»

Ginny, per la sorpresa, si tirò indietro ed io, con un’azione atletica che non mi si addiceva per niente, la superai fiondandomi in bagno.

La giornata non poteva cominciare meglio di così. Era solo il primo giorno e già ero in estremo ritardo. Cioè, in ritardo per i miei standard, alla fine c’era ancora tempo, ma dovevo sbrigarmi per poter marcare il mio territorio; non che ci fosse qualcuno interessato al primo banco nell’ora di trasfigurazione, o in qualsiasi altra ora in effetti, ma non potevo assolutamente correre questo rischio.

Lavata e vestita ero finalmente pronta a cominciare questo mio settimo e ultimo anno nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

«Ginny, io scappo, ci vediamo a pranzo!»

Così dicendo varcai la soglia della porta del dormitorio femminile e mi diressi verso la sala comune dei Grifondoro e poi dritta nei corridoi. Erano quasi tutti a fare colazione e mi resi conto del fatto che Ginny si era davvero preoccupata, dal momento che non era scesa con gli altri; sapeva benissimo che raramente scendevo in sala grande la mattina presto. Preferivo andare direttamente nelle cucine quando trovavo qualche minuto di tempo libero tra una lezione e l’altra, per vedere quello che combinavano quei dolcissimi Elfi, ai quali, tra un dolcino e l’altro, provavo a dare dei consigli per far valere i propri diritti, anche se finiva sempre che non mi davano mai ascolto.

Ahimè, finirà mai questa situazione? Sorridevo senza nemmeno accorgermene e una voce alla mie spalle mi fece trasalire.

«Granger, sapevo che eri pazza, ma sorridere da sola? Suvvia, mi aspettavo di meglio.»

«Buongiorno anche a te, Malfoy. Noto con piacere che il furetto perde il pelo ma non il vizio.»

Non sapevo fosse tornato, non ricordavo nemmeno di averlo visto sul treno. Ma evidentemente anche lui aveva deciso di tornare alla “normalità”.

«Tzè, Granger, Granger, o mia piccola Granger, come dobbiamo fare noi due, eh?»

Si era avvicinato a me e questo mi aveva permesso di studiare attentamente il suo sguardo. Quegli occhi… Erano di ghiaccio. Come le dita che cominciarono a sfiorarmi la guancia, ma ciò, insieme a quella vicinanza, mi portò a sentire chiaramente l’aroma del suo dopobarba alla menta, misto a fumo e…

«Malfoy, sei ubriaco!»

Spingendolo mi ero scostata bruscamente dal suo tocco, assumendo così una posizione di difesa.

«Oh andiamo mia piccola Granger, non guardarmi così. Non ti sono mancato nemmeno un po’?»

Stava per perdere l’equilibrio, ma dopo essersi ricomposto aveva aperto le braccia come se si aspettasse che corressi ad abbracciarlo.

«Si, Malfoy, mi sei mancato come mi è mancato Lord Voldemort.»

Sembrò sorpreso, inizialmente. Ma la sorpresa scomparve quasi immediatamente, lasciando posto alla rabbia.

«Divertente Granger, come sempre.»

Così dicendo mi sorpassò, colpendomi volontariamente con la spalla.

«E tu sempre gentile e delicato, Malfoy!» Gli urlai girandomi, pensando si fosse allontano.
Invece me lo ritrovai a un palmo dal naso.

Digrignava i denti, segno che forse avevo colpito nel segno. Non so cosa, in realtà, ma qualcosa dentro di lui si era mosso.

«Una buona giornata, piccola Granger.» Dopo di ché sorrise in maniera forzata, si girò e questa volta andò via veramente.

Ancora scossa da quello che era appena successo, non seppi con esattezza quanto tempo fosse passato, ma una cosa era certa. Adesso sì che ero in ritardo.

Corsi il più velocemente possibile, ma quando arrivai la porta era già chiusa. Bussai timidamente e quando entrai tutti gli occhi furono puntati fissi su di me.

«Signorina Granger?»

La professoressa di trasfigurazione mi guardava con stupore, quasi non mi riconoscesse e con quel suo solito sguardo cipiglioso, si tolse gli occhiali.

«Scusi il ritardo, professoressa McGranitt, posso entrare?»

«Spero abbia una ragione valida per motivare il suo ritardo, signorina Granger. Ma è il primo giorno quindi chiuderò un occhio sull’accaduto. Che non si ripeta.»

Non riuscivo a sostenere il suo sguardo, quindi chinai il capo in segno di riverenza.

«Si, professoressa, non accadrà più. Grazie, professoressa.»

Rossa di vergogna mi diressi verso la prima sedia vuota che il mio sguardo intercettò.
Non l’avessi mai fatto.

Aroma di dopobarba alla menta, misto a fumo e alcol.

Una volta sollevato il capo mi voltai a guardare chi sedeva alla mia destra, anche se sapevo già di chi si trattasse. E meraviglia di tutte le disgrazie due occhi grigi mi stavano lì a guardare e per un attimo il mondo si fermò.

Non c’era più la professoressa, la quale aveva ripreso a parlare del programma che avremmo affrontato in questo primo trimestre; non c’erano più quegli sguardi asfissianti; adesso era solo uno a farle mancare l’aria.

Erano in due: lei, Miss Hermione Granger e lui, il principe delle serpi, Sir Draco Malfoy.

Non ci siamo detti nulla, perché forse le cose da dire, le cose da urlare erano troppe. Ci guardavamo e basta. Sguardo contro sguardo. Terra contro mare. Quiete contro tempesta. Perché era questo che le trasmettevano le iridi del suo compagno: una tempesta che aveva il bisogno di essere placata. E forse solo lei avrebbe potuto finalmente porre fine a quel tormento. E forse solo lui avrebbe potuto colmare quel vuoto che le attanagliava lo stomaco.

Nessuno fece caso a noi. Nessuno notò il mondo nuovo che aveva preso luogo in quell’angolo della stanza, ma quando la lezione finì, Malfoy fu il primo a rompere quel legame che si era instaurato ed io rimasi immobile. Erano troppe le sensazioni che provavo in quel momento. Troppe e nemmeno una chiara.  

Dopo che mi ripresi da quello stato di atassia, raccolsi le mie cose e uscii dalla stanza.

Ripensavo ancora a quello che era accaduto durante la lezione, o meglio, a quello che non era accaduto. Dopotutto non era successo nulla. Si erano solo guardati. Che c’era di male?

“Certo, Herm, è normale che due acerrimi nemici da quasi ormai sette anni, si guardino per mezz’ora. Chi vuoi prendere in giro?”

Chi voglio prendere in giro? Nessuno. Ma non è stato nulla di…

“Compromettente? O si, invece. È stato qualcosa di sin troppo compromettente.”

Stavo par…


BOOM


Ero così immersa nei miei pensieri che non mi resi nemmeno conto di come finii per terra.

«Oh Hermione! Tutto okay? Perdonami, non guardavo dove stessi andando.»

Vidi un Cormac McLaggen mortificato che mi porgeva la mano, ma io ancora scombussolata mi presi altri cinque minuti prima di accettare il suo aiuto.

«Scusami tu, Cormac, ero altrove con la testa…»

Mi toccai il capo e guardai tutti i miei libri dispersi nel pavimento, provai a chinarmi per raccoglierli, ma Cormac, percependo la mia confusione, mi fermò e ci pensò lui.

«Tieni.» Disse porgendomeli.

«Grazie…»

«Sicura di star bene? Mi sembri… Persa.»

«Oh, sì. Scusami ancora, ma adesso devo andare.»
Così lo superai e cominciai a camminare.

«Hermione!»

Mi ero del tutto allontanata, ma Cormac, raggiungendomi, si affiancò a me e cominciò a parlare.

«Mi chiedevo una cosa. Ho saputo che tra te e il rosso non è andata a buon fine, non che ci fossero dubbi su come
sarebbe finita la vostra storia, ma be’, mi chiedevo se…»

Sentendo quell’allusione a Ron mi fermai di botto. E Cormac subito dopo di me. Ma come si permetteva? Non sapeva nulla di quello che c’era stato tra me e Ronald Weasley.

«Scusami, non volevo essere inopportuno, io…»

«Tu non sai un bel niente. Per cominciare, il suo nome è Ron e non il rosso, come lo hai appena definito. E per seguire, tu non hai alcun diritto di parlare di quello che c’è stato tra me e lui. Non sai come sono andate realmente le cose e con tutto il rispetto, non hai nessuna voce in capitolo a riguardo. Quindi se hai finito, ho ben altro da fare che sentire i tuoi commenti e i vecchi pronostici su quella che sarebbe stata la mia storia con “il rosso”.»

Per tutto il tempo, durante il quale avevo farfugliato quelle parole, non guardai se non il pavimento e al termine del mio discorso mi allontani. Quel corridoio era ormai diventato troppo stretto.

Non mi ero nemmeno resa conto del fatto che avessi cominciato a correre. Non sapevo per quanto avessi continuato a farlo, non molto in realtà, ma quando mi fermai le conseguenze di quel passo accelerato si fecero sentire. Avevo il fiatone e le gambe non facevano che tremare, in parte per quel movimento azzardato e in parte per tutta l’agitazione che avevo accumulato nell’arco di quella mezza mattinata.

Si, perché la mattinata nemmeno si era conclusa e io avevo registrato non solo un ritardo, ma anche un’assenza a Pozioni e il tutto solo il primo giorno di scuola.

«Bene, Hermione. Davvero molto bene.»

«O sì, continuiamo a parlare da sole, tanto che differenza fa?»

Alzai le mani in segno di resa. Mi sedetti su una panchina di marmo davanti al muro e mi coprii il viso.

«Sono ormai completamente impazzita.»

«Ma brava, piccola Granger. Ti faccio le mie congratulazioni. Finalmente te ne sei resa conto»

Fu questo che disse Draco Malfoy; entrato in scena battendo le mani come se avesse assistito a uno degli spettacoli più gratificanti della sua vita, si appoggiò al muro, accanto alla panca su cui ero seduta.

«Per cortesia, Malfoy. Tre volte in un giorno. Evidentemente porta male. Va’ via.»

«Che superstiziosa, la nostra piccola so-tutto-io… Non ti facevo una credente, piccola Granger.»

«Smettila di chiamarmi in questo modo.»

«Come? So-tutto-io? È quello che sei dopotutto, no?»

Aveva smesso di applaudire e mi guardava come sorpreso da quella richiesta.

«Non quel modo. L’altro.»

Ancora più sorpreso decise di spostarsi di fronte a me, ma di nuovo… Non l’avesse mai fatto.

I nostri sguardi si scontrarono per la terza volta, in quella che sembrava fosse stata una lunghissima giornata.

«Oh piccola Granger… Che cosa non mi hai ancora fatto?»

Aveva ancora una volta interrotto l’incanto che si era venuto a creare tra noi, perché era innegabile che ci fosse qualcosa, e ondeggiando la testa da destra sinistra in maniera spasmodica, quasi stesse cercando di scacciare un pensiero troppo scomodo, sorrise, e questa volta sembrava davvero un sorriso sincero.

Ma non potevo dirlo con certezza, visto che non avevo mai visto Draco Malfoy sorridere veramente.

Andò via senza aggiungere altro, lasciandomi, nuovamente, da sola con i miei pensieri e i miei tormenti.
 
  
 
                                        Continua... 
 
 
 Alla prossima
Mudblood Angel 
 
 
 
  
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