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Autore: Fanie33    14/03/2016    4 recensioni
Baci, principalmente.
I paring classici intervallati da Ship di cui tutto si può dire tranne che si trovano spesso.
Dalle sorprese a quello che un po' ci si aspettava, ogni capitolo racconta una storia diversa.
Ogni capitolo, un bacio diverso.
[Wincest-Weecest-Destiel-Sabriel-Debriel-Sastiel-Lubriel-Crobby-Dean/Lisa-Megstiel-Wincestiel-Samifer-Gabriel/Kalì-Calthazar...]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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A due creature meravigliose che oggi compiono gli anni. Auguri ragazze, vi voglio bene<3




Rating: Arancione scuro, perchè non poteva essere nient'altro.
Genere: Bella domanda. Comico sicuramente, qualcosa di erotico (?), vagamante romantico e un filo sentimentale. C'è del fluff, giuro.
Contesto: Eh. Settima stagione, direi, ma non vi dico perchè. Non ci sono grossi spoiler, per fortuna.
Note: Il paring è una cosa assurda. Mai e poi mai mi sarebbe venuto in mente di scrivere una cosa come questa se non mi fosse stata suggertita (mesi e mesi fa), ma devo ammettere che è stato divertente. Non ve lo svelo, ma sappaiate che non è niente di comune (proprio per niente) e che non è nemmeno leggera. Proprio no. Quindi, se non vi sentite in vena di farvi del male, passate oltre.
Ci si vede nelle NdA, cercate di non morirmi per strada.


 

The game is on




Ogni cacciatore imparava presto che c'era una linea sottile a separare la mente umana dalla pazzia e Sam... Sam sapeva di aver oltrepassato quel confine già da tempo.
Da dopo la Gabbia, il ragazzo sapeva che nella sua testa le cose non erano le stesse, e non sarebbero mai tornate come prima. I suoi non erano ricordi come quelli di Dean, trent'anni da vittima e dieci da carnefice, no, lui aveva vissuto secoli e secoli in balia del Diavolo, tra le sue mani assetate di sangue. Il fatto che, dopo quel tormento, si reggesse ancora in piedi era già di per sè una specie di miracolo.
Quindi, quando Castiel aveva fatto crollare il muro nella sua testa e aveva liberato Lucifero dalla prigione immaginaria che aveva innalzato Morte e che gli impediva di torturare Sam anche fuori dalla Gabbia, il cacciatore sapeva già che non sarebbe stato piacevole.
Si aspettava torture, sofferenze, incubi peggiori di qualsiasi immaginazione, sogni ad occhi aperti di quello che aveva vissuto all'Inferno e anche la pazzia, un lento scivolare nell'oblio fino a che la realtà non si fosse definitivamente mescolata alla confusione. Una morte graduale, irrimediabile, finché la sua anima non fosse stata libera di tornare al luogo a cui ormai apparteneva: la Gabbia.

Tra le cose che non si era aspettato, però, rientrava quello che si era ritrovato a dover affrontare.
A suo modesto parere, un ex Arcangelo con manie di grandezza e un umorismo pericolosamente simile a quello di Dean sarebbe stato abbastanza da sopportare per chiunque, ma si dava il caso che lui fosse un Winchester, e che l'universo si divertisse a prendersi gioco della sua famiglia. Quindi, oltre alla già invadente e sfiancante presenza di Lucifero nella sua testa, il cacciatore si era dovuto arrendere a sopportare anche un altro essere più che mai fastidioso e ingombrante, essere che tra l'altro Sam aveva creduto morto finché non se lo era ritrovato nella testa, e ancora non riusciva a capire cosa ci facesse lì e come ci fosse arrivato.

Gabriel era esattamente come il cacciatore lo ricordava. Ironico, vagamente assillante, zucchero-dipendente e appena appena insopportabile, quel poco che serviva a rendere la sua permanenza nella mente del giovane Winchester una tortura per gli altri due occupanti di quello spazio, vale a dire Lucifero e Sam stesso.
Lui e il Diavolo erano comparsi contemporaneamente, dando al ragazzo l'immediata certezza di essere uscito di testa.
All'inizio era stato Lucifero a condurre i giochi: per qualche giorno Gabriel aveva lasciato che Satana torturasse Sam con le visioni sull'Inferno e angoscianti allucinazioni, godendosi lo spettacolo di un Dean impotente di fronte all'ennesima tragedia familiare. Ogni tanto il minore dei Winchester lo scorgeva lì, stravaccato in un angolo della propria mente come un bambino al circo, intento a succhiare qualche caramella, e non sapeva mai se odiarlo perché sembrava godere della sua sofferenza oppure se ringraziarlo perché non prendeva mai parte alle torture.

Quando però Sam aveva iniziato a dare segni di cedimento, sempre un passo più vicino al baratro in cui Lucifero voleva gettarlo, l'Arcangelo era sceso dal suo piedistallo di spettatore per fermare il fratello. Il giovane cacciatore, la mente annebbiata dalla stanchezza e il corpo sfibrato dalla sofferenza di torture immaginarie, ricordava solo vagamente Gabriel minacciare Lucifero con la propria lama angelica, prima di svenire tra le braccia di Dean, che non aveva idea di che cosa stesse succedendo.
Quando si era ripreso, aveva trovato l'Arcangelo a vegliare sul suo sonno. Lucifero, a detta sua, si era un po' offeso per essere stato privato del suo giocattolo proprio sul più bello, ma si sarebbe rifatto vedere presto. Curiosamente, non era preoccupato.
Disse a Sam che le torture erano finite, che adesso lo avrebbe vegliato e protetto dal Diavolo, e che finalmente poteva riposare tranquillo, al riparo dai ricordi della Gabbia.

Solo che non era andata esattamente così.
Certo, da quel momento il cacciatore non aveva più rivisto niente dell'Inferno, non aveva avuto nessun incubo e Lucifero non lo aveva mai svegliato urlando a squarciagola le note dei Led Zeppelin, ma a quanto pareva i due Arcangeli avevano trovato un modo molto più creativo di torturarlo.
Bisticciavano.

Come fosse possibile, Sam se lo chiedeva spesso.
Due esseri millenari, vecchi come il tempo e messaggeri di Dio, battibeccavano come due bambini per lo stesso gelato, con tanto di piedi sbattuti per terra e bronci interminabili.
Ovviamente, se la cosa si fosse fermata qui il cacciatore non avrebbe avuto nulla da ridire. Dopo trent'anni spesi a cacciare esseri sovrannaturali, poteva tranquillamente sopportare di avere due Arcangeli incastrati nella propria testa che passavano il tempo a prendersi per i capelli.
Solo che, chiaramente, in perfetto stile Winchester, la vita sarebbe stata troppo facile se le cose fossero andate così.
Perchè si dava il caso che il gelato che i due fratelli si contendevano era, beh, Sam.
O, più precisamente, la sua attenzione.

C'erano giornate in cui le cose andavano bene. Quando finivano una caccia, quando si prendevano una pausa, quando Dean decideva di fermarsi da qualche parte, cercare un lago e mettersi a pescare come facevano da bambini.
Quelle volte, per quanto Sam desiderasse solo riprendere fiato e rilassarsi, aveva sempre due dannati Arcangeli appesi alle maniche che si contendevano la sua attenzione come due cuccioli con a stessa palla.
In genere, Gabriel era quello iperattivo. Rideva, scherzava -spesso da solo-, gli offriva in continuazione caramelle che il cacciatore rifiutava gentilmente, prendeva in giro gli esseri umani che incontravano facendolo ridere.
Lucifero, neanche a dirlo, era quello passivo-aggressivo. Si sedeva in qualche angolo, generalmente vicino a Sam, ringhiava ogni volta che suo fratello minore si avvicinava troppo al cacciatore, scimmiottava le sue parole e occasionalmente rispondeva alle sue battute, e il giovane cacciatore rideva ancora di più.

Poi, c'erano le giornate di caccia. Erano casi piccoli, quasi sempre da qualche giorno, perché Dean non voleva che Sam si stancasse anche se lui gli ripeteva in continuazione che stava bene, e perché nemmeno lui voleva fermarsi troppo a lungo nello stesso posto.
Quelle volte era il Diavolo ad accompagnare i cacciatori.
Era come avere una specie di enciclopedia biblica ambulante, con dettagliate descrizioni di ogni singola creatura sovrannaturale esistente, più varie note a margine sui modi più efficaci di farle fuori. Faceva notare a Sam particolari che ai due Winchester altrimenti sarebbero sfuggiti, suggeriva al cacciatore le domande più appropriate da fare alle vittime, si assicurava che i due fratelli non cadessero in qualche agguato.
Era difficile, fidarsi del Diavolo per una caccia, appoggiarsi a Satana per sconfiggere i demoni -che paradosso-, soprattutto per Dean, che ogni tanto si voltava verso Sam per cercare di capire se l'improvvisa deduzione circa la creatura che stavano cacciando provenisse da lui o da Lucifero.
Dopo un iniziale momento di stallo, fatto di incertezza e diffidenza, il minore dei Winchester si era però arreso all'evidenza. L'ex Arcangelo era utile, quasi indispensabile.

E c'erano anche le giornate in cui le cose andavano male. Quando, nonostante tutto, non riuscivano a salvare qualcuno, o quando Sam e Dean litigavano perché il maggiore aveva sempre più paura che suo fratello si fidasse più del Diavolo che di lui, com'era successo con Ruby.
Quelle volte era Gabriel, in un tacito accordo con Lucifero, a prendersi cura del giovane cacciatore. Gli si sedeva accanto e gli spingeva vicino una birra, già aperta, e lo guardava berne un sorso prima di offrirgli anche una caramella e affogarlo di chiacchiere inutili finché, finalmente, non lo vedeva sorridere. L'altro Arcangelo li osservava da un angolino della mente di Sam, sorridendo di come suo fratello fosse capace di strappare la malinconia di dosso al cacciatore e sostituirla con qualche risata finché Dean non tornava sui suoi passi e le cose erano di nuovo a posto.

E, ovviamente, c'erano anche le giornate in cui quei due erano assolutamente insopportabili.
Capitava in genere quando non cacciavano da troppo tempo, quando decidevano di fermarsi per un po' da Bobby a fare ricerche, o quando Sam era seriamente troppo stanco, troppo nervoso o troppo impegnato per prestare loro abbastanza attenzione.
Allora Gabriel e Lucifero iniziavano a muoversi irrequieti nella sua mente, a stuzzicarne i confini, e a stuzzicarsi tra di loro. Il giovane cacciatore non aveva ancora capito se si trattasse di una vendetta nei suoi confronti perché li ignorava per qualche ora o se si pungolavano a vicenda per il gusto di infastidirsi -e infastidirlo.

Quella era esattamente una di quelle giornate
Dean era stato fuori quasi tutto il giorno, probabilmente perso per bar e tavole calde cercando un modo di tirare su qualche soldo a biliardo o a carte. Sam avrebbe voluto andare con lui, davvero, ma la verità era che, dopo quasi un'intera settimana di assoluta calma piatta e immobilità, Gabriel e Lucifero avevano passato l'intera giornata a dargli il tormento, rendendolo nervoso e poco socievole. Mentre suo fratello era a caccia di soldi facili, lui era rimasto in motel a lucidare armi fin troppo pulite e a fare ricerche che non servivano a nessuno.
In quel momento se ne stava sdraiato a letto, con il computer appoggiato sulle cosce a sfogliare il sito di un giornaletto locale, solo il duemillesimo che controllava quel giorno. Lucifero, appolaiato ai piedi del materasso, si divertiva a tirare con un paio di pinzette tutti i fili penzolanti dai calzini consumati del cacciatore, solleticandogli nel contempo le piante dei piedi. Dopo le prime due ore di stoica sopportazione, Sam aveva semplicemente deciso di cercare di colpirlo con un calcio ogni volta che gli capitava l'occasione. Gabriel, invece, si era abbarbicato sul cuscino accanto al giovane Winchester, sedendosi a gambe incrociate vicino al suo viso e scrutando interessato il suo lavoro di ricerca, salvo poi interromperlo occasionalmente giusto per attirare la sua attenzione.
Quando, per quella che poteva essere benissimo la dodicesima volta in meno di tre ore, la schermata del computer si accese di un violento colore rosa shocking, passando dal suo articolo su un suicidio sospetto ad una pagina che descriveva accuratamente le azioni benefiche del consumo di zucchero filato, Sam sentì di avente abbastanza.
Chiuse il laptop con uno scatto violento, sbattendolo con forza sul comodino accanto al materasso, e si alzò in piedi, preoccupandosi di scostare di malo modo anche il Diavolo, che interruppe il suo attentato a quei poveri calzini innocenti con uno sbuffo risentito.
«Dove vai, Sammy?» chiese Gabriel, succhiando svogliatamente una caramella al miele dalla sua comoda postazione di disturbo, quando lo vide armeggiare con uno dei suoi borsoni.
«A farmi una doccia» ribattè il cacciatore, risultando più scostante di quanto avrebbe voluto.
Non era veramente incazzato con loro, solo che ogni tanto sentiva il bisogno di annegarli entrambi nell'olio santo.
«Possiamo venire anche noi?» chiese il Diavolo, a metà tra il mellifluo e lo speranzoso, guadagnandosi uno sguardo scettico da Sam e un calcio infastidito da Gabriel.
Con ogni probabilità, l'Arcangelo non voleva punirlo per la domanda stupida, ma solo per aver avuto quell'idea prima di lui.
Il giovane cacciatore sospirò, rassegnato, e si infilò in bagno.
«Non fate danni mentre non ci sono» sbottò, un attimo prima di chiudere la porta.

La verità era che ormai si era perfino abituato.
Dopo aver avuto per mesi il Diavolo e uno degli Arcangeli nella propria testa, tendeva a non stupirsi più di niente.
Quando devi dividere tutti i tuoi pensieri, le tue giornate e perfino i tuoi sogni con altre due creature, il tuo livello di pudore si abbassa ad uno standard che perfino Dean avrebbe ritenuto ridicolo.
Ci pensava, mentre si svestiva con calma e regolava la temperatura dell'acqua della doccia.
Si chiese quand'era successo che le battutine maliziose di Gabriel e le occhiate lascive di Lucifero avevano smesso di infastidirlo e fargli arricciare le labbra. Le prime volte, quando quella condizione era ancora una novità, si era sentito a disagio, parecchio.
Il fatto che l'Arcangelo gli accarezzasse i capelli per aiutarlo ad addormentarsi o le volte in cui Satana decideva che gli pareva una bella cosa prendere a strusciarsi su di lui tanto per non annoiarsi, era stato strano. Ovviamente.
Quando però ci aveva fatto l'abitudine il ribrezzo era svanito, sempre che di ribrezzo si fosse mai trattato. Adesso, lasciava che Gabriel gli si accoccolasse accanto, le sere in cui la malinconia si faceva sentire, e permetteva alle dita di Lucifero di attardarsi sul proprio petto, quando al mattino si svegliava e se lo ritrovava abbarbicato addosso. Non era veramente così strano come poteva sembrare.

Non che ci fosse mai stato qualcosa di fisico, tra di loro. Sam non aveva mai permesso a nessuno dei due di toccarlo in quel modo, ne di baciarlo.
In realtà, loro non ci avevano nemmeno mai provato veramente. Erano allusivi, certo, sfacciati ed invitanti, ma non veramente osceni. Si lasciavano andare a battutine, spesso più per provocarsi a vicenda e fare a gara a chi riusciva a spingersi più in là prima che Sam li zittisse entrambi con qualche oggetto pesante lanciato contro l'aria, ma non avevano mai provato a forzarlo in quel senso.
E non che il cacciatore non ci avesse mai pensato. Lui non era Dean, era abbastanza sincero con se stesso da ammettere che, beh, le donne non erano l'unica alternativa. O forse, era il fatto che quei due lo conoscevano così bene, avevano avuto modo di esplorare ogni anfratto della sua testa da sapere tutto di lui. Era un pensiero che a volte gli dava le vertigini.
Infilandosi sotto al getto d'acqua, Sam sorrise.
Non si era mai lasciato veramente andare all'immaginazione, non era una cosa che faceva per lui, né ci aveva mai pensato seriamente. Con ogni probabilità Arcangelo e Diavolo sarebbero stati ben felici di assecondarlo, ma lui non era sicuro che ne valesse la pena. Per cosa, poi? Cosa avrebbe potuto mai avere da due allucinazioni prodotte dalla propria mente martoriata?
Restava un pensiero allettante, comunque. Una fantasia, poco più.

Mentre si passava un asciugamano tra i capelli, si chiese, per la prima volta in assoluto, cosa fosse a trattenerli.
Avevano dimostrato entrambi di volerlo. Gabriel in modo più zuccheroso, con moine e quel suo modo di fare tutto ironia e leccalecca, mentre Lucifero era sempre stato più fisico, più diretto. Sarcastico, spesso invadente, ma anche deciso nei suoi modi e nei sottintesi che lasciava appesi alle frasi che pronunciava con quella sua dannata lingua biforcuta.
Quindi, se davvero lo volevano, perché non se lo erano preso? Avrebbero potuto obbligarlo, e nemmeno Dean sarebbe mai riuscito a salvarlo da una cosa del genere.
Il cacciatore si accarezzò il collo umido con l'asciugamano, ad occhi chiusi. Forse, era una gara tra di loro.
Se c'era una cosa che Sam aveva avuto modo di imparare sui due fratelli, era che non riuscivano a convivere se non battibeccando. Per l'attenzione del giovane Winchester, per chi avesse diritto di svegliarlo al mattino, per chi dei due potesse sederglisi accanto quando lui guidava e Dean dormiva sul sedile posteriore... Era una continua sfida, sempre a cercare di dimostrarsi qualcosa e, Sam ne era certo, lui era solo il loro modo di fissare un premio, il loro unico svago esistente.
In qualche modo, era divertente.
Si chiese come sarebbe stato essere davvero al centro di quella contesa, nel modo più fisico e sfacciato che ci potesse essere. L'idea era intrigante, nonostante fosse la prima volta che attraversava la sua mente.
Si legò l'asciugamano in vita, lasciando il petto scoperto. La nudità era un taboo che aveva sfatato da tempo.
O forse no, si ritrovò a pensare quando, aprendo la porta del bagno, si ritrovò davanti quello spettacolo.

Dei due, Lucifero era sempre stato quello meno timido, e non ci voleva davvero un indovino per immaginarne il motivo: le parole pudore e innocenza non facevano parte del vocabolario del Diavolo.
Eppure, in quel momento, quello ad essere sdraiato scompostamente su una sedia, un ginocchio di traverso su un bracciolo, un gomito sullo schienale e l'altra gamba appena piegata e svergognatamente aperta di lato, era Gabriel, vestito soltanto della propria pelle.
Teneva il capo reclinato appena all'indietro, le labbra socchiuse attorno allo stecchino di un leccalecca, gli angoli della bocca piegati verso l'alto in un sorrisetto malizioso.
Sam deglutì, interdetto.
La sua testa, completamente vuota, registrò a malapena lo scatto della porta del bagno che si chiudeva, mentre recepì forte e chiaro un altro corpo, caldo e decisamente più alto di Gabriel, che si premeva contro la sua schiena. Le braccia di Lucifero si chiusero intorno alla sua vita, e i suoi denti sul suo collo, appena un assaggio di morso, non abbastanza nemmeno per farlo gemere di sorpresa.
«Com'era l'acqua, Sam?» soffiò il Diavolo contro il suo orecchio «abbastanza calda per i tuoi gusti?»
L'arcangelo, ancora stravaccato sulla sedia, sogghignò, e in quel momento il cacciatore si rese conto di essere quello più vestito dei tre, con addosso appena un asciugamano lasco sui fianchi. Lucifero parve leggergli nel pensiero, perché immediatamente le sue dita furono sul nodo che teneva ferma la spugna.
Sam, malgrado tutto, le intercettò, fermandole, e si guadagnò un morsetto indispettito alla base della nuca.
Questa volta, a rompere il silenzio fu Gabriel. «Ci eri sembrato più che disposto a provare, fino ad un attimo fa» mormorò, e il significato delle sue parole investì il cacciatore con qualche secondo di ritardo.
Oh, beh.
«Non sapevo poteste leggermi nei pensieri» disse, sentendo la propria voce molto più roca di quanto si sarebbe immaginato, e rendendosi immediatamente conto di aver detto una cazzata. Certo che lo sapeva, se ne era solo dimenticato.
Lucifero ridacchiò, una bassa vibrazione che scosse la schiena di Sam, che non si era accorto di essersi lasciato andare contro il suo petto. «Siamo nella tua testa, certo che possiamo. E poi, ci sono pensieri che sono davvero difficili» soffiò, ondeggiando i fianchi contro di lui «da ignorare»
Sam chiuse gli occhi, appoggiando la nuca contro la sua spalla.
Beh, si era detto disposto a provare, giusto? Non aveva niente da perdere.
E poi, tutta quella situazione era così fottutamente surreale che non approfittarne sarebbe stato uno spreco.
Lucifero sorrise, reagendo a quei pensieri con una carezza marcata sui suoi fianchi, le mani che di nuovo guadagnavano terreno lungo il profilo dell'asciugamano.
Il cacciatore, distratto da quei tocchi, allungò una mano di fronte a sé, e Gabriel si alzò accettando l'invito. Intrecciò le dita della sinistra con le sue, e subito la destra fu sulla sua vita, ad anticipare i gesti del fratello.
La spugna cadde a terra accompagnata da un brontolio di disappunto del Diavolo, che allungò una mano per stringere tra le dita la pelle di un fianco dell'Arcangelo. «Non essere impaziente, Gabriel» sbuffò, tradendo il proprio fastidio solo in parte.
Per tutta risposta, il minore si lasciò cadere in ginocchio davanti a Sam, una mano ancora intrecciata alla sua e gli occhi fissi in quelli del fratello, la sfida palese sul suo viso. Il cacciatore lo osservò leccarsi le labbra, e appena la sua mente annebbiata realizzò cosa stesse per fare, lasciò cadere di nuovo la testa sulla spalla di Lucifero, gemendo sommessamente.
Gabriel si sporse in avanti, affondando il naso appena sotto all'ombelico del cacciatore, e accarezzando la pelle con timidi tocchi di lingua, prima di farsi strada con le labbra lungo la sottile scia di peli che dal ventre scendevano verso il basso. Sam lottò per non affondargli una mano tra i capelli e spingerlo giù, e subito la voce del Diavolo gli venne in aiuto.
«Non erano questi i patti» sbuffò, sollevando il mento del fratello con due dita e fermando la sua estenuante discesa «tu sopra, e io sotto» mormorò, facendo migrare tutto il sangue che ancora circolava nella testa di Sam verso lidi decisamente più caldi.
Gabriel schioccò le labbra, prima di arricciarle in un sorrisetto colpevole. «Hai ragione» ammise, rimettendosi in piedi, le dita della mano sinistra ancora intrecciate con quelle del cacciatore.
Lo osservò per un attimo, poi di nuovo suo fratello. «Dovremo spostarci, allora» valutò, e l'attimo dopo il giovane Winchester si ritrovò sdraiato a pancia in su sul letto, l'Arcangelo inginocchiato accanto e lo sguardo scuro di Lucifero, ancora in piedi contro il muro, puntato addosso. Il Diavolo roteò gli occhi e si incamminò verso di loro, mentre il fratello lo aspettava con un sorrisetto ad increspargli le labbra.
Mentre si avvicinava, Sam ebbe modo di osservarlo attentamente. Era snello, quel corpo, appena più muscolo di quanto il cacciatore si sarebbe aspettato. Non aveva idea di quale fosse la storia di quel tramite, ma si chiese se non avesse lavorato su se stesso. Era bello, con quegli occhi gelidi, i tratti quasi felini e il taglio ampio della fronte, e l'eleganza di quel fisico scolpito eppure comunque snello lo rendevano pressochè perfetto. Lucifero aveva scelto un bell'uomo come tramite.
Il Diavolo sorrise quando intercettò i suoi occhi, e si inginocchiò tra le sue gambe. «Non è solo il mio contenitore ad essere così, Sam» mormorò, accarezzandogli un ginocchio piegato in punta di dita «i tramiti assomigliano sempre agli angeli che li abitano»
«Non vantarti adesso» disse Gabriel, con un sorriso ironico sulle labbra «non sei di certo l'angelo più bello del Paradiso»
Lucifero arricciò le labbra in un moto di stizza, ma prima che potesse ribattere, Sam strinse una mano attorno al suo avambraccio, risalito fin sulla sua coscia. «Lo è, invece» bisbigliò con gli occhi fissi nei suoi, lui stesso sorpreso delle proprie parole «nella Bibbia si dice che fosse l'angelo più splendente del Creato»
Satana lo osservò per un momento, poi sorrise. Senza distogliere lo sguardo da lui, si rivolse a suo fratello. «Se non lo baci tu, lo faccio io»
Gabriel sbuffò, ma immediatamente le sue labbra furono sul mento di Sam, e poi sulla sulla sua guancia, il profilo del naso e infine, finalmente, le labbra. Il cacciatore non oppose alcuna resistenza quando l'Arcangelo gli invase la bocca con la lingua, portando con sé il sapore zuccheroso di caramella, e gli affondò una mano tra i capelli, trascinandoselo più addosso.
Stava quasi per chiedersi che fine avesse fatto il leccalecca che stava succhiando fino ad un attimo prima, quando un movimento inaspettato del Diavolo lo fece gemere di sorpresa. All'improvviso, in un modo completamente imprevedibile, si ritrovò sepolto nella sua bocca, completamente, e si rese conto di poter percepire ogni movimento della sua lingua sulla propria erezione improvvisamente tesa.
Gabriel, indispettito dal fatto che il fratello avesse ottenuto la piena attenzione di Sam, gli morse un labbro, prima di scendere sul suo petto e iniziare a succhiare, lasciando vistosi segni rossi sulla sua pelle. Il cacciatore, però, non riusciva a concentrarsi davvero su di lui, troppo perso nella sensazione bollente della bocca di Lucifero attorno a sé, della sua lingua biforcuta che si arrotolava senza sosta sulla sua pelle sensibile e delle sue mani aggrappate ai propri fianchi, le dita premute fino a lasciare dei segni. Si chiese, mentre cercava di riempire i polmoni almeno un po', se non fosse per pareggiare i conti con Gabriel che lo stava tenendo fermo in quella maniera: visto che lui gli stava tormentando il collo, anche Lucifero voleva avere la possibilità di marchiarlo.
Rilasciò un respiro spezzato quando, dopo quelle che parvero ore, il Diavolo sollevò il capo, lasciandolo andare. Stava per strattonare i capelli dell'Arcangelo per riportarlo con violenza sulle proprie labbra, quando sentì quelle di Lucifero chiudersi sulla punta della sua erezione, e succhiare.
Gettò il capo all'indietro, con violenza, chiedendosi da quando un semplice lavoro di bocca gli faceva quell'effetto, ma subito la lingua di Satana si mosse per strappargli anche quel pensiero, premendo con viva forza su di lui, facendolo urlare.
Gabriel sollevò il capo dalla sua gola, ammirando una serie di segni rossi che presto si sarebbero trasformati in lividi, e sorrise quando incrociò lo sguardo implorante di Sam. Sembrava supplicarlo di fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di tenerlo ancorato lì, a quel piacere devastante che sembrava destinato ad annientarlo. L'Arcangelo lo baciò, scavalcando il suo corpo con una gamba e sedendosi sul suo stomaco, appena sotto alla cassa toracica.
Anche lui era duro, il cacciatore se ne rese conto solo in quel momento, quando l'erezione di Gabriel premette sul suo petto. Si chiese come sarebbe stato prenderla in mano. O in bocca.
«Puoi, se vuoi» mormorò una voce bassa e profonda, e Sam ci mise un lungo secondo a capire che era quella di Lucifero. Non si era nemmeno reso conto che avesse smesso di tormentarlo con la lingua.
Gabriel ghignò, malizioso, e si sollevò sulle ginocchia, avanzando verso di lui con i fianchi, e il cacciatore non esitò un solo secondo ad allungare una mano e ad afferrarlo, stringendo. L'arcangelo gettò la testa indietro con un gemito soffocato, e lui iniziò a muovere la mano, mentre avvicinava le labbra alla sua punta bagnata.
Il primo tocco di lingua fu puramente sperimentale. Un successo.
Un attimo dopo, Gabriel dovette appoggiarsi con entrambe le mani alla spalliera del letto per reggersi, e per non cedere all'istinto di affondare con violenza nella bocca del ragazzo.
«Sei bravo» esalò, guardandolo da dietro le ciglia socchiuse «forse anche più di Lucifero»

Sam sorrise, con le labbra ancora su di lui. Ne dubitava.
«Non sminuirti, Sammy» soffiò in quel momento il Diavolo, accarezzandolo con una mano la pelle tesa della sua erezione, ancora inginocchiato tra le sue gambe «non vedi che effetto gli fai?»
Si, lo vedeva. E, beh, ne era onestamente sorpreso.

Nella sua vita, modestia a parte, aveva avuto occasione di sperimentare diversi giochi di quel tipo, e sapeva per esperienza che non bastava qualche tocco di lingua per ridurre qualcuno all'ammasso di carne e gemiti che si sentiva lui in quel momento, o che pareva essere diventato Gabriel. In tutta sincerità, non riusciva a capire come fosse possibile essere già ad un passo dal limite per così poco.

Ad un tratto, con un lungo gemito sofferto, l'Arcangelo si sfilò dalla sua bocca e dalla presa della sua mano. Indietreggiò lungo il suo petto, sedendosi sul suo bacino, e il cacciatore gemette quando lo sentì strusciare le natiche contro di lui.
«È una cosa che lui può spiegarti meglio di me» commentò Gabriel, e Sam non ebbe il tempo di aggrottare le sopracciglia che sentì le labbra di Lucifero accarezzargli il collo, la gola, le clavicole. Non si era nemmeno accorto che non fosse più tra le sue gambe.
Lentamente, il Diavolo risalì il suo profilo, attardandosi sul pomo d'Adamo, fino a raggiungere le sue labbra.

Non era affatto come baciare Gabriel. Lui era più deciso, più sfacciato, si prendeva quello che voleva anche a costo di sopraffarlo, e c'era un che di eccitante in quel modo di fare quasi aggressivo.
Sam gli permise di condurre il bacio, gemendo nella sua bocca quando percepì l'Arcangelo prendere posto tra le proprie cosce ancora aperte, e accarezzargli la piega dell'inguine con la lingua.
Lucifero, inginocchiato a terra accanto al letto, scese con le dita fino a uno dei suoi capezzoli, torturandolo appena prima di pizzicarlo, godendo del gemito disperato che Sam si lasciò sfuggire.
Com'era possibile sentirsi così bagnato e delirante per un bacio?
«Non è il bacio in sè» soffiò Satana sulla sua bocca, lasciandogli appena lo spazio per riprendere fiato.
Il cacciatore chiuse gli occhi cercando di non urlare -e fallendo miseramente- quando Gabriel iniziò a leccarlo, dalla base alla punta, in un modo totalmente diverso da suo fratello. Afferrò il braccio di Lucifero, stringendo e attirandolo a sé, sul proprio corpo. Lui non si fece pregare, arrampicandosi sul letto e sdraiandoglisi sopra, di traverso per non infastidire l'Arcangelo.
Il solo contatto con la sua pelle bollente annullò di botto tutti i pensieri di Sam, portandolo a chiedersi che cosa ci fosse in quei due che lo mandava così tanto fuori di testa.
«È perché siamo legati a te, alla tua mente» mormorò il Diavolo, rispondendo alla sua domanda muta «proviamo lo stesso piacere che provi tu, e allo stesso tempo tu provi tutto il piacere che proviamo noi. Per questo è tutto così amplificato»
Sam annuì, stringendogli la vita con un braccio e cercando le sue labbra. Quando Lucifero si mosse per assecondarlo, sentì la sua erezione -deliziosamente dura e bagnata- premergli contro il fianco.
«Voglio toccarti» esalò, senza pensarci troppo, e le labbra del Diavolo si piegarono sulle sue in un piccolo sorriso soddisfatto.
«Allora fallo» rispose, spostandosi di lato per permettere alle dita di Sam di stringersi attorno a lui. Il cacciatore si mosse sicuro, prendendo un ritmo frenetico, mentre tra le sue gambe Gabriel faceva altrettanto. Lucifero premette la fronte contro la tempia del cacciatore, in un gesto sorprendentemente tenero e delicato, e strinse forte gli occhi quando lui gli morse la bocca.

Ci fu un attimo di vuoto, ad un certo punto, quando l'Arcangelo abbandonò la sua erezione e si stese a sua volta addosso a Sam, infilando una gamba tra le sue, ma quando iniziò a spingere il bacino contro il fianco del cacciatore e a strusciare la coscia sul suo inguine, i pezzi tornarono ad incastrarsi alla perfezione. La sua pelle era bollente contro l'anca del cacciatore, i suoi muscoli duri e caldi contro il proprio sesso e l'erezione di Lucifero pulsava nella sua mano.
Sam chiuse gli occhi, la lingua affondata nella bocca di Gabriel e la testa completamente vuota.

Vennero insieme, e a pensarci avrebbe dovuto aspettarselo.
«Pare avessi ragione» mormorò, sfiatato, rivolto al Diavolo «a proposito del provare tutti lo stesso piacere. Questo non lo rende meno inquietante, però»
Lucifero, per tutta risposta, strusciò il naso contro il profilo della sua mandibola, come un grosso gatto, e Gabriel ridacchiò con la testa appoggiata alla spalla del cacciatore.
Sam non si mosse, si limitò ad affondare una mano tra i capelli dell'Arcangelo e a rinsaldare la presa sui fianchi del Diavolo. Ci sarebbe stato tempo per pensare a un'altra doccia.
«Allora?» chiese Gabriel ad un certo punto, rivolgendosi al fratello «che si fa? I patti erano che vinceva chi lo faceva urlare, ma ci siamo riusciti entrambi»
Il Diavolo sbuffò. «Quindi, chi ha vinto?» chiese, aprendo soltanto un occhio.
L'arcangelo parve pensarci un momento, ma Sam fu più veloce.
«Io» sorrise, premendo una mano sulla nuca di Gabriel e strusciando un ginocchio contro la coscia di Lucifero «ho vinto io»
































NdA
Buongiorno a tutti. Ho delle cose da dire.
La prima, è che speravo venisse un po' meno Samifer di così, ma amo troppo Lucifero per metterlo da parte. E Gabriel è vagamente OOC, ma non penso poi così tanto.
Il paring mi era stato suggerito proprio da qualcuno di voi (vi amo un sacco ma giuro, non mi ricordo chi. In ogni caso, grazie infinite) e quando ho dovuto decidere cosa scrivere oggi la scelta è stata parecchio obbligata, per una serie di ragioni che non sto qua a spiegarvi. Il rating invece è praticamente su commissione ma va beh, ci accontentiamo, uhm?
Un'altra cosa che devo dirvi è che chiedo umilmente il vostro perdono per l'assenza di lunedì scorso, ma sapevate che a volte potrei saltare la pubblicazione. Spero non ricapiti presto, tutto qua.
E, ultima cosa (?), il titolo è la fine del mondo. Chi riconosce la citazione si merita tutta la mia stima (dai, non è così difficile).
Sappiate che comunque la mia beta se ne lava le mani declina ogni responsabilità in merito al capitolo, e che i pomodori marci vanno tirati tutti a me.
As usual, baci a tutti, un grazie immenso a chi segue/preferisce/ricorda/legge/recensisce e ci si vede più in là.
Un abbraccio, 
Fanie






P.S. Tanto per essere sicura che abbiate capito che la colpa è tutta vostra, Buon compleanno<3

   
 
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