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Autore: alessandroago_94    14/03/2016    5 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 67

CAPITOLO 67

 

 

 

 

 

Teresa, ancora insonnolita, stava guardando quella che sarebbe dovuta diventare la loro casa. La loro nuova casa.

Il signor Edmondo li aveva mandati a chiamare dal suo maggiordomo, che prontamente aveva pagato il conto alla locandiera ed aveva fatto loro cenno di seguirlo.

Svegliare Giovanni non era stato semplice per la contessina, che peraltro era già in piedi quando il maggiordomo era giunto alla pensione, ma comunque il suo amato quella mattina aveva una bella cera e il suo viso sembrava avesse ripreso colore.

Anche Anna e Roberto li avevano seguiti; ormai, pareva che la coppia di servi fosse irrimediabilmente vincolata allo stesso destino di lei e del suo amato brigante, che dal canto suo non aveva più accennato a volerli allontanare.

Entrambi si erano ormai affezionati a quei due ragazzi che, come loro, cercavano di ricrearsi una nuova vita in quel Paese lontano e sconosciuto, ma che non avevano avuto la fortuna di avere soldi da parte. Erano totalmente allo sbando, e per Teresa aiutarli e tirarseli dietro era diventato un principio fondamentale, totalmente inviolabile.

Non le costava molto comunque ammettere che anche lei si era affezionata alle loro presenze per nulla invadenti e scortesi, e se le veniva in mente come li aveva trattati la prima volta che li aveva visti su quell’immensa nave che li aveva condotti fin lì, le veniva quasi da sorridere. Ma solo per non piangere dalla vergogna.

Effettivamente, i due giovani avevano tutte le migliori intenzioni e non avevano mai voluto farle del male, cosa di cui purtroppo lei li aveva incolpati ingiustamente, ma ora voleva anche sdebitarsi e scusarsi per quel triste primo impatto.

In ogni caso, dopo essersi accertata che i due nuovi amici li avessero seguiti, lei e Giovanni si erano lasciati accompagnare dal silenzioso maggiordomo portoghese fino alla banca, dove davanti ad essa c’era posteggiata una magnifica ed ampia carrozza trainata da quattro stupendi cavalli bianchi.

A quel punto, il loro accompagnatore si era dileguato con un largo sorriso ben stampato sul volto, e li aveva lasciati in compagnia del prolisso e chiacchierone Edmondo, che li aveva invitati a salire sulla carrozza da lui stesso noleggiata, in modo da poter andare a vedere ciò che era riuscito a trovare per loro quattro. Ormai, aveva aggiunto anche Sara e Roberto alla lista.

La contessina si era annoiata un po’ durante il viaggio in carrozza, poiché le sarebbe piaciuto sbirciare il paesaggio dai vetri del mezzo, ma Edmondo aveva continuato a chiacchierare per tutto il tempo, tenendola costantemente impegnata in una conversazione da lei non molto voluta.

Il ricco banchiere ebreo pareva felice di aver trovato qualcuno che l’ascoltasse con attenzione, e Teresa non aveva avuto il coraggio di deluderlo in alcun modo. Aveva dovuto riconoscere che Edmondo era di certo una persona strana, forse troppo logorroica e liberale per appartenere al suo silenzioso popolo, abituato a subire soprusi d’ogni genere nel Vecchio Continente e a tacere quasi sempre. Doveva essere stato l’impatto con le Americhe ad averlo reso così estremamente chiacchierone e gioviale.

Dopo un viaggio non troppo lungo, durato un paio d’ore, e dopo aver attraversato tutta Santos e alcuni villaggi vicini, la carrozza si era fermata proprio nel punto in cui iniziava una grande ed immensa foresta, e dove alcune abitazioni quasi totalmente in legno erano state appena messe in piedi dal nulla.

Scendendo dalla carrozza, la ragazza aveva notato che il verde regnava sovrano ovunque, e che quella foresta che aveva di fronte non era neppure minimamente simile ai boschi che aveva visto nella penisola italiana, ma era qualcosa di più selvaggio ed indomito. Gli alberi erano molto alti, simili a lunghi pali eretti verso il cielo, mentre forti strida animalesche risuonavano ovunque, di tanto in tanto.

In quel momento, continuava a fissare ciò che il banchiere le indicava.

‘’Dunque, mi hanno detto che ci sono un po’ di scimmie nei paraggi, ma non rappresentano un problema. Sono scimmiette molto piccole, basta cacciarle con qualche schiamazzo, e sono totalmente innocue.

‘’Comunque, se vi piacerà, questa bella dimora sarà vostra; in realtà, è divisa in due ampie parti, in modo che possa essere abitata da due famiglie. Queste sono le terre di proprietà della mia banca, dove investo parte del patrimonio per costruire e rivedere case costruite sui territori strappati alla foresta vergine. Ma venite, vi mostro meglio l’abitazione’’, riprese a dire Edmondo, tutto sorridente e cordiale, puntando un dito verso l’ultima abitazione in fondo ad un sentiero di terra battuta.

Teresa si mise subito a seguire l’uomo attempato, essa stessa seguita dalla coppia di amici e dal suo amato, che pareva stare sempre meglio. Aveva ancora un’espressione un po’ abbattuta dipinta sul volto, ma almeno stava riprendendo le forze. Sara e Roberto, invece, ormai sembravano guariti definitivamente, e il pasto sostanzioso della sera precedente pareva averli rimessi miracolosamente in sesto.

Dopo aver percorso un piccolo tratto di sentiero, si trovarono di fronte alla porta dell’abitazione, e la contessina fu costretta a riconoscere che, vista da vicino, pareva molto più grande. La parete frontale era di mattoni rossi, e la porta era stata intagliata molto probabilmente da un unico e ampio tronco d’albero, poiché non mostrava alcun segno di lavorazione. Era grezza, una tavola di legno scuro con una maniglia e una serratura blanda.

Edmondo aprì la porta e mostrò l’abitazione in tutto il suo splendore, lasciando gli acquirenti molto stupiti.

Teresa, non appena varcata la soglia molto modesta e che lasciava a dir poco desiderare, ebbe modo di ritrovarsi direttamente in un’ampia camera, quasi una sala comune, con un grande tavolo nel mezzo e un dedalo di porte aperte che portavano in altre stanze, sicuramente di minore ampiezza.

‘’Ho pensato a questa casa, tanto per iniziare. Ieri mi avevate detto che eravate quattro invece che i due citati nella lettera del mio caro amico, ed ho cercato di fare del mio meglio per trovare qualcosa di adatto alle vostre esigenze.

‘’Purtroppo, la somma di denaro in vostro possesso, e che mi arriverà indubbiamente a breve, può permettervi quest’ampia abitazione, ma non due case. Quindi, immaginando che voi quattro formiate due famiglie distinte, potrete comunque dividere e condividere l’abitazione, sempre e comunque riuscendo a mantenere i vostri spazi. Questa è stata la mia idea, e mi pare buona; se poi volete…’’.

‘’Va benissimo così’’, lo interruppe Teresa, evitando che l’uomo pensasse ad altre soluzioni. Quella le pareva ottimale, anche se avrebbe comportato la divisione degli spazi con la coppia di servitori.

‘’Non va bene così, invece’’, ribadì Sara, parlando con voce squillante.

La contessina la fissò, interdetta. Era vero che non aveva mai chiesto un’opinione dei due amici, ma dava per scontato che loro li avrebbero seguiti ovunque e in ogni scelta.

‘’I soldi sono i vostri, non sono nostri; la casa è giusto che sia tutta vostra. Non vogliamo essere un peso o un fastidio per voi’’, concluse la giovane, guardando verso terra. Si vergognava per ciò che aveva detto, e indubbiamente quella casa doveva piacerle parecchio.

‘’Sara ha ragione. Non possiamo prendere possesso di ciò che è vostro. La casa è vostra e…’’, tentò di dire Roberto, subito bloccato da un gesto perentorio di Giovanni.

‘’La casa sarà nostra, certo, ma saremo ben felici di condividerla con voi. Capisco il fatto che non vogliate essere di disturbo, ma per noi ospitarvi ed offrirvi qualche stanza fintanto che non sarete economicamente indipendenti non sarà un disturbo. In questo Paese sarete allo sbando, senza soldi né un tetto sulla testa… quindi, per favore, accettate la nostra ospitalità. La casa per fortuna è abbastanza grande, e c’è spazio anche per voi’’, disse poi il brigante, sicuro di sé.

Teresa lo guardò con ammirazione, riuscendo a vedere in lui quella risolutezza e quella capacità retorica che l’aveva reso unico fintanto che era stato a capo della sua banda di fuorilegge.

‘’Allora accettiamo… e vi ringraziamo. Per tutto. Un giorno ci sdebiteremo, ve lo giuro’’, mormorò Roberto, commosso da tanta generosità ed accettando di fatto l’ospitalità in quell’abitazione. Anche Sara annuì, dimostrandosi infine d’accordo.

‘’Ehm, bene, se avete finito di discutere tra voi, potrei mostrarvi…’’.

‘’Non dovete mostrarci nient’altro. Questa casa ci ha già convinto’’, concluse Teresa, risoluta, interrompendo nuovamente il signor Edmondo, che la guardò con soddisfazione.

‘’Molto bene, allora! Molto, molto bene. Vi assicuro che sarete soddisfatti dell’acquisto. Ed ora… beh… dovrei tornare nella mia banca, sapete, gli affari mi attendono… non esitate a chiedermi aiuto, se ne avrete bisogno. Il villaggio più vicino non dista molto, ed è fornito di numerosi cocchieri, che per pochi spiccioli vi porteranno ovunque voi desideriate. Vi farò arrivare la liquidità rimastavi entro i prossimi giorni, ovviamente cambiata in valuta locale.

‘’In ogni caso, ho pensato che voi aveste potuto trovarvi più a vostro agio nelle campagne, visto che le città molto spesso sono incredibilmente turbolente, e i conflitti armati in questo impero non mancano mai, purtroppo’’, tornò a dire il vecchio banchiere, quasi volendosi scusare della mercanzia che aveva appena offerto e venduto.

L’uomo era come un fiume in piena quando parlava, e come un fiume travolgeva e stordiva chi lo ascoltava, passando continuamente da un argomento a un altro ad esso collegato, e spesso la contessina si deconcentrava dai suoi discorsi. Per fortuna, quella volta il suo amato era attento ed aveva la risposta pronta.

‘’Questa abitazione va benissimo per noi, non preoccupatevi. Avete fatto la scelta giusta’’, lo rassicurò Giovanni, mentre Teresa era già persa con lo sguardo in quella casa. Quasi tutto era fatto in legno, e solo alcune parti erano costruite con mattoni rossi, più per rinforzare la flebile struttura che altro.

‘’Ma durante l’inverno, non rischiamo di patire del freddo qui dentro?’’, riuscì a dire la ragazza, esternando il suo dubbio. Il tetto le pareva davvero ridicolo, di certo incapace di sostenere il peso della neve e del ghiaccio.

Edmondo scoppiò a ridere, mentre tutti nella stanza lo guardavano, esterrefatti. Effettivamente Teresa riconosceva che la sua domanda era fondata, così come gli altri presenti, e nessuno di loro quattro riusciva a comprendere l’improvvisa ilarità del banchiere.

‘’Scusate, è solo che non sono riuscito a trattenere una risata, spero che non ve la siate presa.

‘’Mia cara Teresa, in questo magnifico impero non esiste l’inverno e non esistono le stagioni; qui, a poca distanza dalla stupenda San Paolo e dal meraviglioso porto di Santos, le temperature sono stabili tutto l’anno. Ci sono giorni in cui diluvia, certo, ma mai giorni in cui le temperature scendano come nella vostra penisola d’origine. Qui non esistono ghiaccio e neve, ma solo tiepido calore.

‘’E ora, perdonatemi, ma devo proprio lasciarvi. E scusatemi ancora’’, rispose Edmondo, per poi congedarsi in tutta fretta, tra strette di mano e calorosi sorrisi.

Poi, proprio quando stava per uscire di casa, si voltò di nuovo indietro, richiamando l’attenzione dei presenti.

‘’A momenti dimenticavo di dirvi una cosa. Potete tranquillamente lavorare la terra che circonda la vostra abitazione fino a trenta metri da essa. Fidatevi, se avete esperienza nel settore agricolo, fatelo; la terra è fertile, ed inoltre vi offrirà cibi e verdure sempre fresche, e così non ci sarà bisogno di recarvi in paese con molta frequenza’’, aggiunse Edmondo, suscitando subito la curiosità di Giovanni e Roberto, entrambi capaci di custodire un campo e di dissodare a dovere il terreno, ma l’uomo, che non poteva più intrattenersi, li abbandonò in fretta, promettendo di far giungere loro anche qualche semente, assieme ai contanti.

Teresa, ancora presa dalla casa, si mise a girovagare per la grande abitazione, seguita a pochi passi più indietro da una silenziosissima Sara, che some un fantasma si aggirava alle sue spalle.

‘’Ti piace?’’, chiese dopo un po’ la contessina, cercando di nascondere la sua euforia, mentre guardava le varie stanzette, alcune delle quali erano abbastanza ridotte ma non per questo meno accoglienti. Non le pareva quasi vero di essere giunta a destinazione, e di avere trovato un posto e una casa in cui fermarsi e vivere, lasciandosi alle spalle una lunga fuga, e anche se all’orizzonte si prospettavano migliaia di difficoltà, dovute alla lingua e al denaro, la giovane sapeva già che sotto quel tetto lei si sarebbe sempre sentita al sicuro e protetta.

‘’Certo che mi piace. Ma sappi che per quello che hai fatto per noi, io e il mio Roberto ti saremo per sempre debitori. Grazie per averci accettato e per averci reso partecipi del tuo sogno, ormai realizzato, direi’’, rispose Sara con un tono pieno di gratitudine, sorridendo con imbarazzo.

Teresa si limitò a lanciarle una rapida occhiata, per poi tornare a guardare e ad ispezionare quella nuova abitazione, che per davvero era quasi un sogno.

‘’Spartire qualcosa con qualcuno, soprattutto se si tratta di un sogno realizzato, è bellissimo’’, concluse la contessina, più parlando tra sé e sé che con l’amica, tornando a sognare. Se tutto fosse andato bene, da quel momento in poi sarebbe iniziata la sua nuova vita.

Si sfiorò il ventre, sorridendo, mentre una lacrima calda e commossa le scendeva lungo la guancia.

 

 

Alcuni giorni dopo, Teresa si ritrovò a piangere, da sola quella volta. Era il ventitré luglio del 1838, ed era il suo compleanno.

Non aveva rivelato a nessuno, neppure al suo Giovanni, che quel giorno compiva ventun anni.

Era mattina presto, ma il suo amato era già uscito a lavorare nella foresta assieme a Roberto, mentre la sua cara amica Sara era ancora a letto, alquanto provata dalla gravidanza.

Dallo stesso giorno in cui avevano preso possesso di quella nuova dimora, la domestica aveva iniziato ad avere problemi, e la sera di quel giorno le sue caviglie si erano lievemente gonfiate ed erano iniziate le lamentele. Effettivamente, pareva davvero che quella gravidanza avrebbe continuato a causarle qualche problemino, e molto spesso la ragazza non si alzava dal letto e la mattina del giorno precedente aveva sofferto anche di un forte attacco di nausea.

Mettendo da parte il suo pensiero rivolto all’amica, la contessina si ritrovò a notare quant’era cambiata la sua vita nel corso di un anno.

Solo un anno prima, lei era con suo padre nel loro grande palazzo romano, dove lui si era assicurato che la cuoca preparasse un pasto più raffinato del solito per festeggiare quel giorno speciale. Era solo una ragazzina, spaventata da tutto e da tutti, insicura e incerta, un uccelletto debole che non sapeva volare e che restava rinchiuso nella sua gabbia dalle sbarre dorate.

Solo un anno prima, non avrebbe mai creduto di dover abbandonare la penisola italiana per giungere in un altro lontanissimo continente. Anche le sue mani ora erano cambiate, diventando più rosate e forti, le mani di una contadina, e non di certo di una giovane nobile.

Le pareva davvero incredibile che a volte in un solo anno di vita potessero accadere tutti quegli sconvolgimenti; era come se il suo destino, tramutatosi in un fiume impetuoso, avesse rotto gli argini e l’avesse travolta e trasportata lontano, verso un oceano, verso un nuovo continente dove la sua vita avrebbe potuto riprendere un corso più libero, e non di certo limitato da un marito odioso e che lei non amava.

Ancora ricordava il sorriso colmo di gratitudine che aveva mostrato lo scorso anno a suo padre, che non era ancora il vecchio decrepito e devastato dalla malattia degli ultimi mesi di vita, ma era a quel tempo un uomo maturo, piacente e ben piazzato, sorridente e sicuro di sé.

Pensò per la prima volta che, se non avesse mai scelto di seguire suo padre più a nord, fino a Ravenna, lei non avrebbe mai conosciuto Giovanni, e in quel preciso istante sarebbe stata ancora tra le grinfie di Alfonso, il disgustoso conte alla quale suo padre l’aveva erroneamente promessa come sposa e da cui non avrebbe mai trovato le forze per ribellarsi e fuggire dalla sua dimora, se non avesse saputo che c’era qualcuno disposto ad aiutarla.

Pensò anche a Lina, e le lacrime iniziarono a solcarle il viso con maggiore rapidità, chiedendosi come stesse la sua più grande amica in quello Stato ormai lontanissimo, oltre l’immensità dell’oceano.

Travolta dai ricordi degli ultimi mesi, ripensò a suo figlio, il primo che aveva concepito e che aveva perso durante la folle fuga da suo marito.

Tornò a pensare alla carneficina che aveva commesso per liberare Giovanni e salvarlo.

E poi, riaffiorarono alla mente anche i ricordi recenti della nave, l’epilogo conclusivo di quel’infinito viaggio della speranza, una speranza riposta in un Brasile selvaggio, dove forse la vita sarebbe potuta riprendere al meglio.

La contessina afferrò il suo fazzoletto dalla tasca del bianco grembiule che indossava, tra l’altro acquistato da un paio di giorni e ancora nuovo, e si asciugò le lacrime. E in quel momento le fu tutto chiarissimo, comprendendo che il suo amato Giovanni era stato la sua fortuna, lui e il bimbo che ancora doveva nascere ma che aveva iniziato a farsi sentire nel suo grembo.

E le lacrime che stava piangendo in quel momento erano anche colme di felicità, una felicità scaturita dalla constatazione del fatto che il loro amore non era mai venuto a mancare, nonostante le tante difficoltà che avevano lastricato il loro duro cammino di coppia.

Con il fazzoletto, Teresa si asciugò le lacrime, poi si lavò il volto in un bacile d’acqua fresca, in modo da ricacciare indietro quel rossore colmo di emozione che stava conquistando molto rapidamente le sue guance.

Appena ebbe finito, si asciugò in fretta e si mise al lavoro, cercando di non pensare a nient’altro. Si sistemò nella sua piccola cucina, proprio a fianco della vasta sala centrale della casa, sistemando bene tutti i suoi strumenti sul tavolo e iniziando a preparare la farina per la pasta.

In quei giorni, stava applicando tutto ciò che tempo addietro le aveva insegnato Lina in cucina, e nonostante tutto aveva scoperto che se la cavava con la pasta, il pane e la piadina, e questo era già un buon traguardo, che inorgogliva anche il suo amato, sempre pronto a gustare ogni piatto che lei gli preparava.

Teresa era anche molto soddisfatta dell’abitazione che aveva offerto loro Edmondo, e già dal giorno successivo all’acquisto aveva iniziato ad adorarla e a renderla più abitabile. La casa era molto semplice e non troppo vasta in realtà, ma era molto ben arieggiata e piuttosto ben arredata, e ciò era una cosa buona. Fortunatamente, non aveva notato nessun animale strano o pericoloso vicino alla dimora, e neppure una scimmia, anche se di tanto in tanto ne udiva le loro strida in lontananza.

In più, qualche ora dopo l’acquisto, il banchiere aveva fatto pervenire loro anche gli ultimi soldi rimasti, già cambiati in valuta locale e in contanti, pronti per essere spesi. Così, lei e il brigante avevano lasciato a casa Roberto e Sara, ed avevano affittato una carrozza dal vicino paesetto e si erano fatto portare fino alle periferie dell’immensa San Paolo, dove si vendeva praticamente di tutto.

Lì, facendosi aiutare dal cocchiere, ne avevano approfittato per acquistare tutto ciò che occorreva loro, utilizzando solo i gesti delle loro mani per indicare ciò che volevano acquistare e pagando con attenzione, trovandosi ben presto con una carrozza piena di roba e con pochissimi spiccioli rimasti tra le loro dita, ma almeno a quel punto avevano un tetto sulla testa, una casa ben attrezzata e fornita, e una dispensa piuttosto piena. Nell’immediato non avrebbero avuto problemi, ma ci sarebbe stato molto da fare per guadagnarsi da vivere.

Giovanni e Roberto si erano dati da fare fin da subito, gettandosi a dissodare e preparare il terreno circostante alla casa, già pronti per seminare le sementi che erano giunte assieme al denaro, gentile omaggio del signor Edmondo.

I due uomini negli scorsi giorni avevano lavorato incessantemente, e si erano ripromessi che, una volta concluso quel duro lavoro con la terra, si sarebbero impegnati ad imparare la lingua e per cercare un lavoro che permettesse loro di guadagnare qualcosa di concreto. Poi, avrebbero potuto comprare anche qualche gallina e qualche animale da cortile, e pian piano si sarebbero resi indipendenti.

‘’Teresa’’.

La voce di Giovanni fece sussultare la contessina, che mentre si accingeva a prepararsi ad impastare. Il brigante la stava osservando sulla porta, appoggiato allo stipite di legno bianco e candido, con un sorriso soddisfatto ben stampato sul volto.

‘’Che c’è? Mi hai quasi spaventata’’, disse la giovane, sorridendo anch’essa. Le faceva piacere quando vedeva che il suo amato era di buon umore, ora che si era ripreso totalmente dalla febbre che l’aveva perseguitato per l’ultima parte del viaggio in nave.

‘’Ho molte buone notizie per te. Per noi. Vieni, prima voglio farti vedere una cosa e sentire il tuo parere’’, disse Giovanni, facendo cenno verso la porta d’ingresso.

Teresa abbandonò tutto quello che stava facendo, e asciugandosi le mani nel grembiule, seguì il suo futuro marito, l’uomo con cui si sarebbe sposata non appena il signor Edmondo avesse fatto preparare i loro nuovi documenti. Anche Sara e Roberto avrebbero fatto la stessa cosa, sempre a breve.

Attraversò di tutta fretta la sala centrale, per poi uscire in cortile e notare un grosso tronco di legno, già ripulito dalla corteccia e pronto per essere lavorato e intagliato. Giovanni gli poggiò sopra una mano, sorridendo.

‘’Ho pensato che per il nascituro ci vorrà una culla bella e spaziosa. Quindi, ho deciso che la intaglierò da questo tronco, con pazienza e attenzione. Ti piace il colore di questo legno?’’, le chiese il brigante, sempre a fianco del tronco marrone pallido.

‘’Certamente! Mi piace molto anche la tua idea’’, rispose la contessina, felice di notare che il suo amato stava davvero pensando a tutto.

‘’Perfetto, allora. Mi metterò al lavoro appena potrò. Ma tu… non ti sembra di lavorare un po’ troppo in casa? Insomma, i lavori dovreste dividerveli… capisco che Sara abbia qualche fastidio, ma ciò non le rende la vita impossibile e non la costringe a stare a letto tutto il giorno. Non voglio che tu diventi la sua domestica’’, la rimproverò prontamente il suo amato, diventando improvvisamente serio. Teresa sorrise a quell’ammonimento.

‘’Svolgo con grande piacere le mansioni domestiche, non temere. Non mi affatico troppo, e sapere che tu apprezzi ciò che ti preparo mi riempie di gioia, quindi non devi preoccuparti di nulla. Sara, non appena starà meglio, mi aiuterà senz’altro’’, disse la contessina, dicendo la verità. L’amica non era mai stata una scansafatiche, e se in quel momento era davvero indisposta, doveva stare tranquilla e riposare per portare avanti al meglio la gravidanza, già in stato più avanzato della sua.

Giovanni sospirò ed annuì, lasciando cadere l’argomento.

‘’Da domani inizierò a lavorare da un falegname del paesetto qui vicino. Ho provato a parlargli, e da quel che ho capito gli serve un po’ di manodopera, anche se comunque né io né lui siamo riusciti a metterci d’accordo per via della lingua differente con cui ci esprimiamo, ma questo non sarà un problema. A lui servono delle braccia forti, non una voce’’, disse dopo un attimo il brigante, tornando a sorridere.

‘’Ma questa è una notizia stupenda!’’, mormorò Teresa, felice per il suo amato. Gli corse incontro e l’abbracciò, baciandolo sulle labbra.

‘’L’orto continuerà a dissodarlo Roberto, mentre io lavorerò. Alla sera, mi dedicherò a preparare qualche altro mobile per la casa e a intagliare la culla. Me la cavo con il legno, sai?’’, le disse lui, contento della gioia dimostrata dalla ragazza.

‘’Lo so, tu sei per davvero bravo in tutto. Sei l’uomo più perfetto di questo mondo!’’, le rispose Teresa, dandogli un altro bacio.

Giovanni scrollò la testa, sempre compiaciuto dalle belle parole della contessina, e riafferrò la sua zappa e riprese a dirigersi verso il terreno da dissodare, dove Roberto lo stava attendendo, curvo sui suoi strumenti da contadino, costruiti nei giorni precedenti da Giovanni stesso, utilizzando materiali scadenti che aveva trovato in giro, ma pur sempre validi.

‘’Non affaticarti troppo!’’, le gridò, già un po’ distante da lei.

Teresa si limitò ad annuire con lentezza, per poi affrettarsi a tornare in casa. Aveva troppa voglia di rimettersi a preparare il pranzo.

La ragazza era estremamente lusingata e commossa dall’atteggiamento del suo amato, che pareva essere tornato propositivo ed interessato a tutto, e sicuramente se fosse riuscito a mantenere un posto stabile di lavoro e se si fosse riuscito ad integrare in quel nuovo Paese, ciò sarebbe stato un grande bene per tutti loro.

Anche lei ben presto avrebbe cercato di imparare il portoghese, almeno le basi, in modo da poter iniziare a districarsi da sola in quella nuova realtà, senza avere più il bisogno dell’aiuto di altri. Non era una lingua difficile, e già aveva avuto modo di riuscita ad apprendere qualche piccola parola in solo pochi giorni.

Mentre tornava ad affaccendarsi nella piccola cucina, Sara entrò nella stanza mugugnando.

‘’Come va questa mattina?’’, le chiese cortesemente Teresa, sperando che andasse tutto bene. Lì nelle vicinanze non c’erano medici, e comunque non disponevano neppure di una somma di denaro sufficiente per pagare una visita, quindi non restava altro che sperare nel fatto che tutto andasse bene.

‘’Male, malissimo. Mi sento appesantita, gonfia… ah, Teresa…’’, mormorò la ragazza, sfoggiando due vaste occhiaie e un volto strapazzato.

‘’Torna a letto, poi ti porto qualcosa’’, disse la contessina, leggermente preoccupata. Giovanni pensava che la domestica facesse solo una sceneggiata, approfittandone per non far nulla e poter riposare pigramente, ma lei invece le credeva. Per gli uomini, una gravidanza appariva sempre una cosa da nulla, e tendevano sempre a sminuirne gli effetti.

‘’Grazie, Teresa… se non ci fossi tu... non saprei. Pure il mio Roberto mi guarda un po’ male. Possibile che non capisca che diventare madre richiede un grande sforzo, a volte?’’.

‘’Roberto è un uomo, e gli uomini pensano sempre che i nostri compiti femminili siano facili e semplici da sopportare’’, si limitò a rispondere la contessina, esternando i suoi pensieri di poco prima.

Sara, nel frattempo, non disse altro e si limitò a trascinarsi nuovamente verso stanza da letto, pronta a distendersi nuovamente e a cercare un po’ di sollievo.

Teresa sapeva che d’ora in poi sarebbe stato tutto molto più difficile per tutti, e che ci sarebbe stato tanto da fare in ogni senso, ma lei non era spaventata dal futuro. Aveva tanta voglia di mettersi in gioco e di ricostruire daccapo la sua esistenza, e nessuno sforzo le incuteva timore. Non temeva più nulla.

Sperò che la sua gravidanza continuasse al meglio, senza crearle eccessivi problemi, come invece stava accadendo all’amica. In fondo, capì che se era sopravvissuta alla follia di Alfonso e a tutta la brutalità che le era piovuta addosso gratuitamente, avrebbe potuto tranquillamente far fronte ad ogni altro inconveniente o problema. E poi, al suo fianco aveva l’uomo dei suoi sogni, colui che amava immensamente e senza limiti, l’uomo che lei aveva adorato fin dall’inizio della sequenza di tristi vicende che l’avevano sconvolta, quasi fatta impazzire.

Con lei c’era ancora il suo Giovanni, il futuro padre di suo figlio, nonché colui che amava ancora follemente, e sapeva che fintanto che fosse riuscita ad averlo a suo fianco tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Giovanni era tutto ciò che le era rimasto a quel mondo. Tutto ciò di più bello che Dio e quella realtà le avessero potuto offrire.

Pregò che il loro amore potesse non avere mai fine, perché non riusciva ormai neppure ad immaginare una vita senza di lui, senza sapere che la sua presenza era sempre a suo fianco. In quel momento, capì che il suo amato era per lei il più grande e ricco tesoro che avesse mai potuto trovare ed adorare in quel misero mondo basato solo sull’infelicità generale. E così, ebbe anche la certezza che lei non avrebbe mai smesso di amarlo, sempre e in ogni eventualità.

L’avrebbe amato per sempre. Il loro amore sarebbe stato eterno, e lei avrebbe lottato con tutta sé stessa per non renderlo caduco come tutte le cose materiali, poiché ciò risiedeva all’interno del loro cuore, ed era l’essenza più pura dei loro pensieri e dei loro desideri.

Giovanni sarebbe stato la sua vita, d’ora in poi, e Teresa si sentiva pronta a prendersi cura di lui sotto tutti gli aspetti. Perché lei lo amava più di ogni altra cosa. Lui era tutta la sua vita, assieme al loro bambino in arrivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche quest’ultimo capitolo!

Esatto, siamo giunti alla fine del racconto. Lunedì prossimo aggiornerò un’ultima volta, poiché manca l’epilogo.

Potrete facilmente capire dalla mole del racconto che l’epilogo sarà un po’ complesso. Sarà piuttosto lungo, e per questo ho scelto di dividerlo in due parti, che pubblicherò assieme e nello stesso giorno. Quindi, lunedì prossimo troverete ben due aggiornamenti(epilogo, parte prima; epilogo, parte seconda).

Il mio consiglio è quello di non leggerli tutti e due assieme, ma di leggere inizialmente la prima parte, poi la seconda. Altrimenti, a mio avviso chi legge rischia di non riuscire a seguire e a gustarsi degnamente le battute conclusive, essendo l’intero epilogo molto lungo. Poi, naturalmente, vedete voi e suddividetevi la lettura come vi pare, oppure leggete tutto assieme… questo è solo un mio consiglio.

Mi pare impossibile di essere quasi giunto alla fine di questo lunghissimo viaggio. A questo punto, ci tengo a ringraziare calorosamente i miei quattro santi, che hanno letto tutta la storia lasciandomi sempre un loro parere, capitolo per capitolo, con un’attenzione incredibile. Ringrazio quindi S1mo94, Clairy93, Rossella0806 e GreenWind! Senza voi quattro e senza il vostro magnifico, infinito e costante sostegno, molto probabilmente non sarei mai giunto fin qui.

Ringrazio chiunque abbia letto e seguito il racconto fin qui, sperando che esso abbia meritato la vostra attenzione e che alla fine vi sia piaciuto. Ma per ora basta ringraziamenti, poiché li riprenderò lunedì prossimo, quando la nostra avventura sarà definitivamente conclusa.

Mi auguro solo che il racconto vi sia piaciuto e che sia stato di vostro gradimento.

Grazie di cuore a tutti! A lunedì prossimo J

 

   
 
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