Dedico
questo capitolo alla mia ballerina preferita che oggi compie gli anni!
Ehilà! Tocca già a me, eh!
Prima di tutto volevo sottolineare il fatto che Nightmare,
non scrive affatto peggio di me, anzi. Siamo semplicemente due generi diversi,
no Fede?
A parte questo.
La proposta di una FF insieme è stata mia (ancora mi chiedo
perchè l'ho fatto...scherzo :P ) e quindi eccomi qui a dare il mio contributo.
Questo capitolo è diverso da tutti quelli che ho scritto, l'influenza di
Federico è veramente evidente. Spero che vi piaccia comunque!
Questo è il secondo capitolo, il prossimo è tutto di Night!
Buona lettura!
Un baciotto
Hermione Weasley
Siamo
ancora noi
- Spezzata
-
Vola alto solo chi osa farlo.
2° Capitolo
Spezzata
*** *** ***
Open your eyes and look
outside, find a reasons why.
You've been rejected, and
now you can't find what you left behind.
Be strong, be strong now.
Too many, too many problems.
Don't know where she belongs,
where she belongs.
She wants to go home, but
nobody's home.
It's where she lies, broken
inside.
With no place to go, no
place to go to dry her eyes.
Broken inside.
Her feelings she hides.
Her dreams she can't find.
She's losing her mind.
She's fallen behind.
She can't find her place.
She's losing her faith.
She's fallen from grace.
She's all over the place.
Apri gli occhi e guarda al di fuori, trova la ragione del
perchè.
Sei stata respinta, e ora non riesci a trovare quel che hai
lasciato
indietro.
Sii forte, sii forte ora.
Tanti, tanti problemi.
Non si sa a cosa o a chi lei appartenga.
Vuole andare a casa, ma non c'è nessuno.
E' li che lei si riposa, a pezzi nel profondo.
Con nessun posto dove andare, nessun posto dove asciugarsi
le lacrime.
A pezzi nel profondo.
Nasconde i suoi sentimenti.
Non trova i suoi sogni.
Sta perdendo la testa.
E' rimasta indietro.
Non riesce a trovare il suo posto.
Sta perdendo la speranza.
Ha perduto la grazia di Dio.
Lei è dappertutto...
( Nobody's Home - Avril Lavigne
)
***
*** ***
18
Gennaio. Notte. Ore 02:34
Obscure
Cave
Freddo, che s’ insinua tra le ossa, che ti gela il
cuore.
Odio, che ti annebbia la vista, t’intorpidisce i
sensi. Ti acceca.
Che senso ha vivere chiusa tra quattro mura? Che
senso ha vivere la propria vita, se così si può chiamare la mia misera
esistenza, attraverso ricordi, parole, sussurri, così lontani da questi giorni?
Riuscire a vedere il cielo, solo attraverso il
ricordo dei suoi occhi. Che senso ha vivere per morire ogni giorno? Ogni sera
muoio e tutte le mattine rinasco contro la mia volontà, vivere per soffrire,
soffrire per vivere.
I ricordi di tutto ciò che mi hanno portato a questa
situazione, sono ancora vivi nella mia testa, si ripetono ogni maledetto giorno
che passa, ogni misera ora che scocca, ogni minuto che scorre via in silenzio.
Si, perchè in fondo io vivo nei ricordi, nei miei ricordi, dopo tanto tempo il
mio corpo non mi appartiene più, mi è estraneo, passatempo di qualche bastardo
in cerca di piacere, piacere perverso. Ma ormai, non piango più, non urlo più,
non mi oppongo più.
Mi sono arresa?
Forse.
Le mie sono forse lacrime di dolore, di sofferenza?
No, le mie sono lacrime di rabbia, lacrime di odio.
Si, odio. Non pensavo che avrei mai potuto provare una cosa del genere, eppure,
lo sento qui, che mi avvelena il cuore, che mi istiga, che mi seduce con il suo
oscuro sussurro.
Ma ho forse ceduto? Ho mai implorato quegli uomini,
perchè la morte sopraggiungesse?
No.
L'ho desiderata, tanto, la morte. Che mi avvolgesse
nel suo sonno ovattato e eterno, senza più dolore, senza più sofferenza, senza
più violenze. Ma non l'ho mai chiesta, mai.
Ma in me si è insinuato un pensiero. Un pensiero di
speranza direte voi. Bè… all'inizio poteva essere anche così, ma adesso non è
questo che mi manda avanti, oh no. E' il desiderio di vendetta. Dolce vendetta.
Nelle mie giornate vuote mi perdo nei miei pensieri, vendetta e odio ne sono lo
scenario. Desidero, voglio vendetta.
Io vivo, sopravvivo sperando che un giorno io possa ammazzarli
tutti questi bastardi. Uno per uno, senza esclusione di nessuno, e farli
soffrire così come loro hanno fatto soffrire me, li voglio sentire urlare,
contorcersi ai miei piedi, negar loro quella pietà che mi hanno sempre
rifiutata.
Ed è questo che ogni volta mi aiuta a non pensare,
negli attimi in cui, loro si divertono con me, mi estraneo dal mio corpo, mi
allontano con l'anima, con il pensiero, e desidero vendetta, solo vendetta.
E quando mi lasciano, soddisfatti, ansanti,
appagati, rimango sola, con me stessa, come sempre.
Ed è in quei momenti che provo un ribrezzo
incontrollabile per me, per il mio corpo. Mi odio, mi detesto. Sola ogni
giorno, respirando polvere, tentando di ricordare di che colore fossero le
colline, e la sensazione del vento sul viso.
Solo buio, buio e polvere, polvere e rimembranze,
rimembranze e dolore, tutte in un assurdo circolo di sofferenza. E poi
all'improvviso, mi sovviene il suo ricordo.
Lui.
E' stata l'ultima persona che ho visto. Lui, che mi
è stato sempre vicino, non è riuscito a salvarmi da coloro che ci muovevano
guerra contro. O forse sono io che non mi sono lasciata salvare? Con quanta
caparbietà mi sono ostinata a voler partecipare alla guerra, quanta? Oh ma ero
diversa allora, piena di vita e di speranze, di sogni...
Adesso non ne ho più, sono grigia, fredda. E lui? Me
lo tolgo dalla testa senza troppe cerimonie, non sarà di certo stato ad
aspettare me, ad aspettare che un fantasma potesse ritornare dall'Inferno...o
dal Paradiso...non lo so.
Ma non sempre riesco a dimenticare quegli occhi, il
mio cielo.
Quel giorno fu un caos. Ci dividemmo. I vari corpi
di Auror combattevano a marce serrate contro i Mangiamorte, e con loro, noi.
Piccoli eroi, forse troppo desiderosi di combattere, troppo ingenui per capire
che certe cose non finiscono mai nel migliore dei modi.
Eravamo insieme noi tre. Come sempre. Un
incantesimo, un botto, un' esplosione. Ricordo di essere stata sbalzata lontano
da loro. Caddi riversa su un cadavere. L'odore di sangue sulle mie mani, e le
pupille vuote che mi fissavano.
Li persi di vista. Non li trovavo più.
Cominciai ad avanzare da sola, con le mie sole
forze. E poi...
Qualcuno mi afferrò da dietro. Mi strinse i polsi
dietro la schiena. Ricordo la sensazione. Chiusi gli occhi cercando di trovare
una soluzione logica, come avrei fatto una volta. E quando li riaprii mi trovai
davanti ad un intero schieramento del corpo Auror del Ministero della Magia. Ma
non ci fu niente da fare. Vennero uccisi tutti uno ad uno.
I Queen, coloro che difendevano più
strenuamente la nostra vita, i nostri ideali, accerchiarono un esiguo numero di
Mangiamorte tra i quali il mio sequestratore. Una strana sensazione di caldo mi
invase le membra quando vidi Lui tra la folla che ci stava attorno. E poi
niente. Un'esplosione, altri morti, altri cadaveri, altro sangue umano, versato
per una guerra che sarebbe finita alla pari. Non Lo rividi più. Quel che so per
certo è che mi credono morta.
Per il mondo, io non esisto.
18 Gennaio, Mattina. Ore
10:06
Obscure Cave
Mi passo la lingua sulle labbra. Sento il sapore del
sangue.
Chiudo gli occhi. Respiro.
Ho la gola arida.
Deglutisco, rannicchiandomi nell'angolo più buio.
Mi passo una mano sul torace.
Un taglio. Un profondo taglio. Ha smesso solo
qualche minuto fa di sanguinare. Sono tutta sporca.
Mi viene da ridere.
La mia gelida risata rimbomba tra le pietre, nel
buio.
Sto impazzendo. Non è incredibile?
Rido ancora.
Mi sale un groppo alla gola. Sto per piangere? No.
Non le sento uscire, le lacrime. Sono bloccate, ferme,
ghiacciate, lì.
Appoggio la testa sulle ginocchia tentando di
calmarmi. La mano che si stringe attorno al collo. Altre cicatrici, altri
tagli, altro sangue...sento un sottile strato di cordicella sotto le dita.
Ah.
Mi dimentico spesso di averlo. Alzo gli occhi,
sfilandomi la collanina.
Un angioletto mi fissa.
E' d'argento. Ritratto in atto di pregare. Le ali
spiegate come in procinto di spiccare il volo. Lui che può farlo. Sorrido
mestamente al ricordo.
Era Natale quando lo vidi per la prima volta. Si,
era in una scatolina di velluto azzurro, avvolto nel cotone rosato. Gli
sorrisi. Un angelo mi aveva regalato un angelo.
Lo rimproverai per avermi fatto un regalo del
genere, lui non poteva permetterselo. Non sono gingilli d'oro o d'argento a
rendermi felice. Sapeva che sarebbe bastata solo una parola a farmi sorridere
se detta da lui.
Ma non riesco a disprezzare un tale regalo. E' il
mio...angelo. Si, che vola per me.
Un rumore, il cigolare di una porta.
Scatto in piedi infilando la catenina sotto la tunica.
Non è possibile, è troppo presto.
Il buio mi avvolge. Qualcuno sta venendo qui. Da me.
Hanno forse deciso che il dolore inflittomi le sere è troppo poco? Non basta
più? Anche la mattina, adesso?
Lo stridere del metallo sulla pietra, la flebile
luce di una candela mi raggiunge. Chiudo gli occhi. Non sopporto la luce, non
più ormai.
Tento di abituarmi. Gli occhi mi fanno male.
Un uomo di media statura mi guarda. Un ghigno sulle
labbra. Folti capelli castani, sporchi, unti. Barba incolta gli cresce sulle
guance gonfie, una profonda cicatrice gli attraversa la palpebra destra.
Bastardo.
Nella mano sinistra, un candelabro a tre braccia.
Solo una candela è accesa, quella di sinistra, le altre due sono solo piccoli
mozziconi di cera.
« Bè? » chiedo piatta.
« Sta' zitta »
Stringo le labbra. Uno scintillio attira la mia
attenzione. Come se fossi una gazza ladra, cerco con gli occhi la fonte di quel
barlume.
Lo vedo.
Un pugnale, stretto nella cintura dell'uomo.
Deglutisco, elaborando velocemente.
Potrei...
« Hai visite » dice all'improvviso il
Mangiamorte.
Faccio una smorfia.
« Visite? » chiedo senza dare troppo
peso alle sue parole. -E chi sarebbe? » tengo lo sguardo fisso sul
pugnale.
Sto bene attenta a non attirare l'attenzione dell'uomo.
Ma sarebbe difficile che riesca a notare la direzione del mio sguardo, sono
avvolta dalla penombra.
« Qualcuno ti vuole bene qui »sghignazza rude.
Sento una fitta allo stomaco.
Come può dire che qualcuno mi vuole bene? Schifoso!
Tutti coloro che mi vogliono bene mi credono morta,
pregano sulla tomba di nessuno!
Dopo tutti questi anni di supplizio, come fa a dire
che qualcuno mi vuole bene?
Ecco, lo sento. L'odio, mi scivola dentro.
Scatto verso di lui, tendo la mano verso la cintura,
la serro contro l'impugnatura del pugnale. Lo sfodero e mi allontano di un
passo dall'uomo.
Ce l'ho.
Mi guarda con aria interrogativa.
Lancia un'occhiata incredula alla sua cintura e poi
torna a fissarmi.
Fa una smorfia.
« Schifosa puttanella... »
Mi si avventa contro. Mi stringe le mani attorno al
collo. Mi preme contro il muro, il suo alito fetido sulle labbra.
Stavolta sarà diverso.
Mi sporgo in avanti, serro la presa sul manico. E
poi lo sento...
Il sangue che mi scorre caldo sulle mani. Per la
prima volta, dopo tanti anni, quello non è il mio sangue. Sento un qualcosa
scattare in me. Un suono strozzato abbandona le labbra dell'uomo. I suoi occhi
hanno un sussulto. Il candelabro cade a terra con un tonfo sordo. La candela si
spenge e con essa anche la mia ragione.
Estraggo la lama dal ventre dell'uomo. Sento l'odore
del sangue, mi annebbia i sensi.
Senza pensarci affondo ancora una volta il metallo,
il gelido metallo...
Ancora...e ancora...e ancora...
Ad ogni colpo, sento qualcosa rompersi dentro di me,
ma non me ne interesso. Alla decima coltellata spingo il corpo esanime
dell'uomo lontano da me. Lascio cadere il coltello.
Mi passo una mano sullo fronte. Mi lascio scivolare
lungo il muro, finché non tocco terra.
Odore di sangue, le mie mani sporche.
Ho ucciso. Ho ucciso un uomo. Ho spezzato una vita.
E all'improvviso sebbene la cosa mi abbia fatto
stare meglio prima, sento un peso immenso cadermi sul petto, con un cupo tonfo.
Ho ucciso.
Voglio piangere.
Posso piangere.
Devo piangere.
DEVO PIANGERE! IO DEVO PIANGERE!
Afferro il candelabro e lo scaravento contro il
muro. Va a schiantarsi a pochi centimetri dalla porta aperta.
Non sento le lacrime scendere, non scendono, non ci
sono.
Non riesco.
Sono vuota.
Inizio a tremare.
« Interessante »
Una voce fredda e tagliente mi costringe ad alzare
lo sguardo. Non vedo il viso del mio interlocutore. Ne distinguo la sagoma.
Alto, magro, capelli lunghi.
Tasto la pietra, in cerca del pugnale. Invano.
« Non serve » mi dice ancora.
Lo guardo ancora.
« Che vuoi? »
La mia voce esce più ferma e sicura di quello che
pensassi.
Io non sento niente.
Non sento niente.
Niente.
« Sono venuto a farti
un'offerta »
Sento il mio cuore...no, non ho più un cuore.
« E sarebbe? » chiedo di nuovo alzandomi
in piedi.
« Ti offro » vedo...due occhi neri come
la pece, occhi di corvo che mi fissano « la libertà. »
Non esulto, non gioisco. Dopo tanti anni, mi sembra
impossibile. La libertà?
E in cambio di cosa? Del mio corpo? Del mio sangue?
Per quale fottutissimo motivo vuole darmi la
libertà?
Mio malgrado diffido da lui.
« In cambio di cosa? »
Una risata agghiacciante.
« Di un'assassina »
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Ed ecco qua! Spero che non sia
stato troppo noioso arrivare fino qua.
Via, siccome oggi mi sento
buona renderò la conclusione il più breve possibile.
Ringrazio da parte mia e di Nightmare
tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo!
Grazie, grazie, grazie!!!
Cedo il testimone a
Nightmare, sono sicura che saprà regalarvi un capitolo stupendo (come sempre
d'altronde)
Su su, se siete arrivati sin
qua potete anche lasciarci una recensione...anche piccola piccola dai!!!
^_^
Se vi va di leggere
ricordate che c'è ancora
Let Love Be Your Energy
in corso.
Un baciotto! Alla prossima!
Hermione Weasley
We could be heroes
just for one day