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Autore: SSJD    15/03/2016    8 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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L’uomo bussò alla porta della sua camera da letto e ricevette un secco “Avanti” come unica risposta.
Entrò e trovò Bulma in piedi di fronte alla finestra dove aveva passato anni a scrutare inutilmente il mare, in attesa del ritorno del suo re.
“Qualcuno è riuscito a tendere l’arco?” chiese la regina senza voltarsi, pensando di interloquire con la più fedele delle sue ancelle, l’unica rimasta in vita, dopo la strage compiuta nel salone della reggia dove le altre donne prestavano servizio, e non solo, ai Proci.
“Sì, io” rispose Vegeta avvicinandosi.
A Bulma mancò il respiro.
Pensieri contrastanti si fecero spazio nella sua mente. Non era possibile che qualcuno fosse riuscito a tendere l’arma che solo suo marito conosceva, a meno che…
Ad un tratto si rese conto che quella voce le era suonata così dannatamente famigliare, tanto che i muscoli non risposero più ai suoi comandi e smise per incessanti attimi di respirare.
No, non poteva essere lui. Era così forte il desiderio che fosse Vegeta, che le sue orecchie ne avevano percepito la voce? Il suo olfatto ne aveva sentito l’odore? No, doveva sbagliarsi. Chiuse gli occhi facendo cadere le lacrime di cui si erano velati sulle sue guance candide e, radunando tutte le forze che le erano rimaste, chiese:
“Come vi chiamate?”
Vegeta non rispose e, oramai alle sue spalle, non fece altro che appoggiare le mani alla pelle delle braccia nude di lei e accarezzarla leggermente con i pollici. Brividi incontrollati le percorsero la pelle, bloccandole il fiato in gola. Il re le si avvicinò all’orecchio e, sensualmente le sussurrò:
“Vegeta, mia regina”
A quelle parole, la donna non fece altro che asciugarsi le lacrime, dato che troppe ne aveva versate aspettando il ritorno del suo amato e, dopo un profondo respiro, sussurrargli:
“Siete tornato”
“Sì” rispose lui prima di farla voltare, per sprofondare i suoi occhi d’ebano in quelli cristallini di lei. Pochi secondi, prima di annullare la distanza tra le loro labbra e baciarla.
Fu un bacio intenso, profondo, pieno d’amore e di desiderio di cancellare il tempo che li aveva tenuti distanti.
Le loro labbra si schiusero timidamente, permettendo alle loro lingue di riabbracciarsi e di cullarsi l’un l’altra come due amanti che si incontrano dopo una vita passata a ricercarsi. Quando si separarono, il re aprì in volto un sorriso dolcissimo per poi regalarle una carezza sulla guancia e confidarle quasi imbarazzato:
“Sei bellissima, Bulma. Il tempo non ha avuto la meglio, sul tuo aspetto incantevole”
“Purtroppo è la mia anima a mostrare i segni del tempo, mio re” disse lei sommessamente, abbassando lo sguardo.
“Non preoccupartene, ora. Saprò cancellare le ferite che ti affliggono. Voglio ricominciare a vivere, ma devo essere certo che tu sarai al mio fianco. In due ce la faremo, abbi fiducia” cercò di tranquillizzarla lui, stringendola a sé.
“Non ho mai smesso di confidare in te, Vegeta, ma ci sono ancora questioni da sistemare e finché non sarò certa che tutto sia in ordine, non potrò essere tranquilla…” spiegò lei senza sciogliere quell’abbraccio che, per anni, aveva desiderato di poter rivivere.
“Questioni?” chiese lui stupito, scostandosi leggermente da lei, per poterla guardare negli occhi.
“Sì. Trunks è partito per cercarti e in più, la reggia è invasa da anni da gente senza scrupoli, che mira a prendermi in sposa, solo per conquistare il trono di It…
“SSSSHHH…Mia regina…le tue preoccupazioni sono già tutte risolte, non lo sai? Trunks è venuto a prendermi, a Corfù. Sono tornato con lui, con Pan, figlia di Gohan, principe di Troia e con Lapis, o meglio, la dea Nishi. Gli uomini che ti hanno infastidito in tutti questi anni non ci sono più. Li abbiamo uccisi. Tutti. Guarda…” disse invitando la donna a sporgersi attraverso la finestra per poter osservare il cortile della reggia, dove molti servitori erano indaffarati a costruire delle pire di legna, su cui bruciare la cinquantina di corpi che la strage aveva lasciato nel salone.
La donna si portò la mano davanti alla bocca spalancata. Faticava a credere che il suo lungo incubo fosse finalmente terminato.
“Visto? Non c’è più nulla di cui tu debba preoccuparti…se non aiutarmi ad organizzare una degna festa di bentornato!” esclamò allegro per farla sorridere.
A quelle parole, Bulma, regina di Itaca, dopo vent’anni, alzò gli angoli della bocca in quello che il suo re trovò essere un sorriso meraviglioso.
 
Quella sera ci fu una enorme festa, con balli e cibo a volontà per tutti gli abitanti dell’isola che, in un solo giorno, avevano visto realizzati i loro desideri di rivedere il loro re, scacciare i Proci e, non poca cosa, tornare a veder sorridere la propria regina.
Ci furono brindisi al ritorno dei regnanti e auguri di pace e prosperità per il futuro a venire.
I festeggiamenti proseguirono a lungo, poi…venne la notte a concludere il giorno più lungo per Itaca. L’ultimo giorno, prima di una nuova vita, per tutti.
 
Vegeta e Bulma si ritirarono nella propria stanza, augurando la buona notte a Trunks e Pan che, soddisfatti per l’allegra serata e per la felice sorte che aveva avuto la loro missione, si diressero ognuno nei propri alloggi.
Una volta rimasti soli, il re e la regina decisero che era giunto il momento di finire di ricucire l’uno le ferite dell’altra, amandosi come non facevano ormai da molto, troppo tempo.
Quando le si avvicinò, per spogliarla della veste che indossava, facendola scivolare a terra senza pudore, Bulma lo guardò negli occhi, con un’espressione che racchiudeva tutta la sua tristezza.
“Non ti va, Bulma? Se sei stanca lo capisco, è notte fonda, ormai. Abbiamo tempo, per recuperare tutto quello perduto” le disse mostrandole un sorriso sereno.
“No…non sono stanca…è solo che…è passato così tanto tempo, Vegeta…” mormorò sommessamente abbassando lo sguardo afflitto.
“Cosa succede, mia regina? Ti prego, dimmi che l’affetto che nutrivi nei miei confronti non è mutato, in tutto questo tempo…” sussurrò lui quasi smarrito, mal interpretando lo sguardo di lei.
“Ma certo! Io ti amo, Vegeta! Ti ho sempre amato e non smetterò mai. Non avrei smesso di amarti nemmeno se non fossi…
“SSSHHH…Bulma. Se mi ami, devi fidarti di me. Comprendo il tuo timore, ma non sono tornato, dopo tutti questi anni, senza sapere come la mia regina deve essere amata” la interruppe lui mettendole in dito sulle labbra color ciliegia, per poi sostituirlo con le sue e baciarla.
Fu solo allora che la donna si lasciò completamente trasportare da lui, dalla persona che amava di più al mondo, al pari di suo figlio Trunks. Lo spogliò della veste che ancora indossava per poi prenderlo per mano e insieme andare a sdraiarsi, pieni di desiderio, sul talamo nuziale che Vegeta stesso, molti anni prima, aveva scolpito in un tronco di ulivo.
Si baciarono a lungo lasciando che, nel contempo, fossero i loro corpi a ritrovare la stessa confidenza e armonia che anni prima avevano raggiunto e che i vent’anni passati ad aspettarsi, non potevano aver cancellato.
La mente di Bulma era libera da ogni pensiero, preoccupazione e ricordo crudele.
Lei era libera.
Finalmente era libera di amare di nuovo e di farsi amare dall’uomo che aveva aspettato da una vita, ormai. In balia di questa pace dell’anima, la donna schiuse dolcemente le lunghe gambe e permise alla parte più intima di se stessa di accogliere l’uomo che le stava delicatamente sdraiato sopra.
In quel momento, nella mente di Vegeta, tutti i pensieri, le paure e il dolore che i sette anni di torture per mano della dea Lunch gli avevano segnato la mente svanirono, annullati dall’immenso piacere che solo il corpo accogliente di sua moglie, poteva donargli.
“Ti amo” disse in un gemito prima di ricominciare a baciarla e a muoversi con una delicatezza infinita dentro di lei.
Poco dopo però, quando la regina tentò di ribaltare le posizioni, Vegeta si fermò all’istante e sollevò leggermente il capo per poterla guardare negli occhi. Bulma si accorse immediatamente dell’espressione quasi terrorizzata del marito e unì le sopracciglia in uno sguardo interrogativo. Lui si sollevò leggermente, facendo perno su un braccio teso e la osservò per qualche secondo prima di tentare di fornirle una spiegazione, impossibile da dare alla persona che si ama.
Impossibile raccontarle le volte in cui il suo orgoglio si era dovuto piegare al volere di quella dannata dea che gli aveva fatto perdere anni della sua vita, distruggendo in gran parte la sua stessa virilità.
Era inaccettabile, per Vegeta, dover spiegare alla moglie perché sarebbe stato così doloroso, per lui, adottare con lei la stessa posizione che per anni Lunch l’aveva costretto a mantenere, durante i loro violenti rapporti.
No, non poteva.
Fece per abbandonare, non senza riluttanza, il corpo di lei, giustificandosi con un balbettante:
“Perdonami, mia regina…io non…io…
“Sssshhh…Vegeta…va bene…Calmati…Se preferisci stare così, a me va bene…non ti preoccupare” cercò di tranquillizzarlo lei, allungando una mano per accarezzargli la schiena in tutta la sua lunghezza.
Fu in quel momento che al re tornò in mente la sera passata con Goku, non più di una settimana prima. ‘Le persone che ti amano non potranno mai farti del male’, gli aveva detto l’amico.
Bulma era la persona che amava di più al mondo e di cui si fidava, più di chiunque altro. Le aveva chiesto di fidarsi di lui e lei si era abbandonata a quella richiesta senza esitazioni. Era giunto il momento in cui lui, finalmente, poteva chiudere definitivamente il capitolo orribile che il destino gli aveva imposto, negli ultimi vent’anni e ricominciare a vivere.
Il re di Itaca, non fece altro che sorriderle dolcemente e, con un gesto repentino, posizionarsi sotto il corpo di lei. Bulma, dopo un primo momento di smarrimento, ricominciò a muoversi con la stessa lentezza a cui lui l’aveva abituata poco prima, fino a raggiungere il piacere che, per entrambi, aspettava da troppo tempo di essere riscoperto.
Poco dopo, sdraiati l’una parzialmente sopra l’altro, Bulma accarezzava il braccio del suo uomo, tenendo la testa appoggiata al suo petto, ascoltando il battito di un cuore che, in quel momento, sembrava pulsasse solo per lei.
Scese ad accarezzargli i polsi e, quando giunse alle ferite che ancora evidenti sulla pelle, alzò lo sguardo interrogativo, per tentare di ricevere una spiegazione che avrebbe ricevuto, forse, un giorno.
In quel momento, la donna non poté fare altro che aprire un leggero sorriso: Vegeta si era addormentato, tranquillo e rilassato, per la prima volta dopo anni, tra le braccia di una donna.
La sua.
 
 
 
 
 
NCA: Penelope rappresenta, all'interno dell'Odissea, l'ideale di donna del mondo omerico, un vero e proprio modello di comportamento. Ella è la sintesi di bellezza, regalità, pudore, fedeltà e astuzia. Ѐ lei a ideare il trucco del talamo nuziale per verificare che l’uomo che si spacciava per suo marito (che lei dopo vent’anni aveva giustamente faticato a riconoscere), fosse davvero Ulisse. Ordinò che il letto fosse portato nella sala dove si trovava l’uomo. Penelope capì che si trattava del suo re quando lui, accigliandosi, le rispose:

Donna, hai detto parole davvero offensive.
Chi potrebbe altrove portare quel letto?
Arduo sarebbe anche a un esperto dell’arte,
se un dio non venga a spostarlo, a metterlo altrove
agevolmente. Nessuno fra gli uomini, vivo,
mortale, nel vigor dell’età, riuscirebbe
facilmente a rimuoverlo, perché un grande segreto
è in quel letto, soltanto da me costruito.
Dentro il recinto un olivo sorgeva di fronde
fitte, fiorente: sembrava il suo tronco
una grossa colonna: intorno ad esso il talamo feci
con pietre connesse, e lo coprii di buon tetto,
porte ben salde vi posi con forti battenti…
…E questo, donna, è il segreto, il segno. Non so
se fisso quel letto è  ancora al suo posto,
o se divelto dal ceppo il tronco d’olivo
l’abbia qualcuno altrove portato.

Una donna capace di aspettare l'uomo che ama. Senza mai dubitare del suo amore. Infatti, viene definita alter ego femminile di Ulisse.
 

*TSK…crediamoci…*

NCA (che ritengo personalmente più plausibile): Non tutte le versioni, però, sostengono la castità e la fedeltà di Penelope verso il marito; secondo alcune leggende la donna amò il dio Ermes, con il quale condivise il suo letto e dal quale fu addirittura resa incinta, concependo il dio Pan (che coincidenza, eh?); un'altra versione sostiene invece che cedette al proco Anfinomo (il più fico tra i proci)…Hai capito Penelope?
 
   
 
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