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Autore: Lily_of_the_Valley    15/03/2016    1 recensioni
"Quelli che scriverò saranno i giorni della mia vita. Tutto ciò che mi accadrà da oggi in poi lo riporterò qui in queste pagine.
Chissà che poi la vita non abbia in serbo per me qualcosa di meraviglioso."
Un diario, una ragazza e una delle band più famose del globo.
Il fato, che ha deciso di combinare insieme questi tre elementi.
Perché la vita può sempre tenerti in serbo qualcosa di meraviglioso
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Each night I cry and still believe the lies

Per non far brutta figura, Paige non la rimproverò davanti il cliente, ma le fece segno di andare in cucina.

Salutò Johanne e Darren, due giovani che assistevano Paige nel negozio. “Ciao! Che fate?”i due alzarono entrambi la testa, uno dalla pasta, l'altro dalla farcitura di una torta.

“Ciao, Mindy!”risposero in coro.

Mindy aprì il frigo e tirò fuori un panino che si era già portata, mangiandoselo in silenzio.

Le piaceva molto la pasticceria della madre, nonostante non fosse grandissima.

Amava prestare attenzione alle preparazioni degli alimenti.

Andava molto fiera del lavoro di sua madre, nonostante quest’ultima avesse un carattere troppo severo nei suoi confronti.

Ma probabilmente, se la ragazza non avesse avuto la passione per la scrittura, avrebbe seguito le orme di sua madre.

Dopo aver pranzato, diede una mano agli altri, alternandosi con l'andare alla cassa e pensare ai dolci piccoli.

 

Giunse ormai sera, anche se il sole non voleva saperne di tramontare, e alle sette, orario di chiusura, Mindy e Paige tornarono a casa per la cena.

Quando entrarono,le due vennero aperte da Jeff. “Bentornate!”, disse spensieratamente. “Io, Nick e George abbiamo preparato la cena, tacchino con crema di marsala.”

L'unico piatto che sa cucinare senza bruciare niente, pensò Mindy, ridendo senza essere vista. Se non altro, la sa fare bene.

Tutti si sedettero alla tavola già imbandita, e cominciarono a gustare il tacchino.

Tutti parlavano del più del meno, Mindy a parte, che aveva lasciato la testa al negozio di dischi.

Non riusciva a pensare ad altro, fuorché a quel poster che aveva visto poco prima.

Per lei quei quattro erano semplicemente bellissimi.

La foto in cui erano stati immortalati era semplicemente magnifica.

Tutti con un’espressione alquanto seria, ripresi su uno sfondo nero.

Le ricordava molto la copertina di un altro album della band che aveva visto molte volte in negozio: Queen II era probabilmente il titolo.

Molta gente non gradisce le raccolte: le trovano banali, come se il gruppo in questione venga ricordato solo per i lori successi più clamorosi.

Ma per Mindy le canzoni più famose erano speciali per lei: fu grazie a loro che la giovane scoprì la band.

Non riusciva a credere che erano passati così tanti anni da quella volta in cui si imbatté in quella stupenda ‘Somebody to Love’, e da lì non avrebbe più smesso di essere ossessionata da quella band.

Quel quartetto era stata l’unica ancora di salvezza della biondina nei tempi bui: l’aveva accompagnata nei suoi ultimi sei anni di vita.

Ogni volta che pensava a quei quattro, e al loro batterista, non si sentiva sola.

E tutte le volte in cui veniva presa in giro dai suoi compagni di classe venivano dimenticati proprio grazie al pensiero di quel gruppo.

“Mindy, potresti cortesemente parlare con noi?”.

Paige fece ritornare Mindy dal mondo dei sogni.

“Non so che dire. Se non ho nulla da raccontarvi perché dovrei per forza parlare con voi?”, rispose la ragazza, di rimando.

“Beh, potresti dirci se ti è successo qualcosa che ti ha colpito. Tua madre mi ha detto che hai fatto una bella passeggiata stamattina” disse Jeff.

Jeffrey Taylor da sempre aveva il timore che sua figlia lo considerasse un poco di buono, proprio a causa di quello che successe con suo fratello.

Aveva un carattere sicuramente meno irascibile di sua moglie, tuttavia non sopportava quando qualcuno tirava fuori l’argomento “Roger”.

Si sentiva profondamente in colpa per tutto quello che era capitato.

“Non ho visto nulla di particolare che vi possa colpire”.

“Almeno prova a dirci se hai visto qualcosa che ti piace o che ha catturato la tua attenzione. Un vestito, un libro…” ritentò suo padre.

“D’accordo. Sapete che faranno una raccolta?” disse la bionda, infilando in bocca una forchettata di tacchino.

“Chi, tesoro?”.

“ Ma che domande… I Queen! Già so che faranno il boom di vendite!”

Jeff scaraventò le posate che aveva in mano nel piatto, facendo sobbalzare i due fratelli. “Ti ho già ripetuto che non voglio sentir parlare di tutto quello che sia collegato con mio fratello”.

“Hai detto che potevo parlare di quello che volevo!” si alzò la figlia, alzando il tono della voce.

La stessa scena Jeff l’aveva già vista quattordici anni prima.

“Ora basta!”urlò suo padre, che per poco non faceva sgretolare i bicchieri in mille pezzi.

Ci fu poi qualche secondo di silenzio. “Fila in camera tua! Hai mangiato e parlato abbastanza questa sera!”

Mindy non se lo fece dire due volte. Si alzò e con la testa abbassata si diresse in camera sua.

Anche Jeff si alzò, dirigendosi nel suo studio.

Dopo essere arrivata in camera sua, la giovane si chiuse a chiave nella sua stanza, non avendo per nulla voglia di dormire.

Stava per scoppiare in lacrime, ma decise di non farlo. Non ne valeva assolutamente la pena.

L’unica cosa che poteva fare era dirigersi nell’unico posto in cui si sentiva a suo agio, cioè la soffitta di casa.

Così, quando la famiglia si addormentò, verso le undici di sera, Mindy cominciò l'operazione.

Non appena l'ultima luce della casa si spense, la ragazza si affacciò dalla porta della sua stanza, gettò un'occhiata verso quella della madre e del padre e si avventurò verso la soffitta con il suo diario in mano, camminando in punta di piedi.

Le scale di legno che l'avrebbero condotta alla sua destinazione cigolavano sotto il peso dei suoi leggeri passi. Giunta in cima, afferrò la maniglia, l'abbassò e richiuse dietro di sé rapidamente la porta.

Prese una candela da uno degli scatoloni sparsi in tutto lo stanzone e un fiammifero che si era portata in precedenza.

Finalmente ci fu luce.

Mindy si avviò nel punto più lontano dalla porta. Si era costruita una sottospecie di riparo accavallando più scatoloni, che nascondeva un giradischi vecchio di una ventina di anni.

Che ci crediate o no, sopra vi erano incise le lettere "R.T."

Ebbene sì. Non aveva la più pallida idea di come ci fosse finito lì quel giradischi, né tantomeno come ci fossero state incise sopra quelle iniziali, tuttavia era l'unica traccia di passato che aveva di suo zio, e nonostante il passare degli anni, funzionava ancora meravigliosamente.

Frugò in un altro scatolone e ci tirò fuori il disco di A Night at the Opera.

L'aveva comprato al negozio di Mr. Curtis circa un anno prima, con i vari guadagni che aveva ricevuto dalle sue prozie, senza chiedere un soldo ai suoi per il timore che fossero venuti a conoscenza dell’acquisto programmato.

Era il 1980, e i Queen avevano già prodotto ben otto dischi, tuttavia, poiché Bohemian Rhapsody era la sua canzone preferita, la ragazza decise di comprarne l'album di provenienza.

Mindy, prima di tirare fuori il disco, sfiorò la copertina.

Tutto era assolutamente perfetto: il logo disegnato da Mercury, il carattere della scritta "Queen", persino il retro della copertina.

Tranquillamente, visto che la soffitta non toccava nessuna camera da letto, pose il disco sul piatto e ci mise su la puntina.

Death on two legs cominciava a diffondere le sue note di pianoforte iniziali.

Era meravigliosamente cattiva, e a Mindy piaceva da matti.

Kill Joy, bad Guy

Big talking, small fry

 

Dedicated to… in questo caso, sicuramente a Jeff.

Anche Lazing on a Saturday Afternoon meritò grande attenzione.

Quel motivetto allegro riuscì a sfiatare la rabbia che ribolliva nella giovane.

Ma quando arrivò la terza traccia, Mindy si sentì più contenta che mai,  quando la voce graffiante come un rasoio di Roger Meddows Taylor intonò I'm in love with my Car.

When I'm holding you wheel

All I hear is you gear

 

I'm in love with my car

Gotta feel for my automobile

 

Che voce che ha, pensò.

Mentre si ascoltava tutto l'album, decise di scrivere sul suo diario:

 

Eccomi nuovamente, come promesso.

Ho due notizie da darti, una buona e una cattiva, come si suol dire.

La buona è che i Queen domani pubblicheranno una raccolta dei loro più grandi successi.

Non è meraviglioso? Un disco dove si può avere un assaggio di quanto quella band sia formidabile.

La cattiva notizia? Beh, che non potrò comprarla. Poco fa, infatti, ho fatto una brutta litigata con mio padre, il quale non mi darà mai i soldi per acquistare un prodotto di quel gruppo.

Almeno posso consolarmi con "A night at the Opera", l'unico che ho dei Queen.

Anche questo è stato frutto di una lunga attesa.

Fortunatamente nessuno sa della sua esistenza, quindi finché rimane qui in soffitta, potrò ascoltarlo quante volte voglio.

Credo che dovrò aspettare un paio d'anni o di più per il "Greatest Hits", ma col successo che sta ottenendo la band probabilmente allora sarà uscita un'altra raccolta.

Tutto ciò che sta accadendo è puramente utopista.

Come ben sai, ho sedici anni, ma vengo trattata come una ragazzina di dieci.

Mi viene proibito tutto ciò che riguarda un componente della mia famiglia.

L'unica cosa che ho di Roger è questo suo giradischi che ora sta riproducendo "A Night At the Opera".

Ci sono incise sopra due letterine dorate, una R e una T.

Sono sicura al cento per cento che sia suo. A papà non è mai piaciuta la musica, e nonna mi ha raccontato che una volta regalò a Roger un giradischi tutto per sé.

Ad ogni modo, dovresti provare ad ascoltare anche tu i Queen, sono una band favolosa, te ne innamorerai al primo ascolto.

Ora ti lascio. Gli occhi cominciano a bruciarmi dalla stanchezza, e non mi dispiacerebbe addormentarmi con le uniche quattro persone che sono riuscite veramente a tirarmi su nei periodi bui.

 

Mindy chiuse il suo diario, mentre eccheggiava la parte iniziale di piano di "Love of my Life".

Frugò in uno scatolone lì accanto e da lì ne tirò fuori una foto incorniciata, in cui veniva rappresentata tutta la famiglia Taylor.

Si stese a terra e la osservò.

Michael e Winifred vivevano ancora insieme.

Una piccola bambina tra gli otto e i nove anni, sua zia Claire, era tra le braccia di suo padre, e poi c’erano due ragazzini abbracciati. Uno più grande di qualche anno dell'altro, dai capelli a spazzola castani, mentre l'altro era biondo, coi capelli a caschetto.

I due fratelli sorridevano felici.

Una lacrima cadde da un occhio di Mindy, e inumidì la sua gota destra.

Continuava a cacciare lacrimoni caldi, tenendo in mano la foto.

Sì, lo ammise: le sarebbe piaciuto un mondo vedere di nuovo quei due fratelli che si tenevano stretti a vicenda, ridendo spensieratamente.

Ma più ci pensava, più le certezze sparivano.

E quella sera si addormentò così, con la foto stretta in mano e la sofferenza nel cuore.


Jeff rimase a lungo nel suo studio, a cercare di accettare il fatto che sua figlia frequentava i negozi di dischi per suo fratello.

Ma in cuor suo sapeva che poteva fare ben poco.

Non poteva perfino vietarle di entrare  in un negozio di dischi come se fosse un Night club.

Ed è così che i suoi ricordi amari della sua ultima litigata con Roger affiorivano nella sua mente.

 

Un altro giorno di intenso lavoro era finito.

Non aveva ancora avviato quella che sarebbe diventata presto la sua ditta di bibite analcoliche, ma la sua attività di consulente commerciale si rivelava abbastanza proficua per un uomo di appena venticinque anni.

Come al solito, tornò a casa con la soddisfazione di aver assistito il proprio committente in maniera eccellente.

Ora aveva solo voglia di vedere la sua famiglia, e in particolare la sua adorata bambinetta bionda di soli due anni.

Non appena varcò la soglia di casa, un ottimo profumino di roast beef gli penetrò nelle narici.

“Mamma, ti sei superata anche questa volta”, sorrise a Winifred, che ricambiò amorevolmente.

Sentì poi delle dolci risate provenire dal salotto.

Cominciò così ad avviarsi nella stanza: Roger era seduto sul divano e aveva in braccio una tenerissima creaturina dagli occhioni azzurri e contornata di capelli biondi, canticchiando alla stessa My Generation.

“Sembra che le piacciano gli Who”, esclamò il futuro batterista dei Queen, sorridendo a Jeff e alla piccola Mindy, lasciando un bacio sulla testolina a quest’ultima.

Jeff non era contento di vedere la bambina tra le braccia del fratello: da quando venne a conoscenza di ciò che era accaduto al biondo, da sempre lo considerava inaffidabile.

Il padre prese dalle braccia di Roger la bimba, portandola in cucina per farla sedere su una sedia di legno alta, simile ad un seggiolone.

Winifred radunò poi la famiglia e, tutti insieme, cominciarono a gustare la cena.

Dopo alcuni istanti di silenzio, la madre dei tre fratelli si schiarì la voce: “Roger, forse è il caso che tu racconti a Jeff quello che hai detto a me prima”.

La donna guardò il suo secondogenito, il quale cominciò a parlare: “be’, ecco… Vorrei trasferirmi a Londra per intraprendere gli studi del college lì”.

Jeff smise di masticare, alzando lo sguardo verso il fratello.

Da quando il padre aveva lasciato la famiglia, la figura predominante era toccata a lui.

“Non se ne parla. E’ già difficile riuscire per tutti noi a vivere qui, non voglio immaginare come faremmo a mantenerti se andassi a vivere in quella città così costosa”.

“Mi troverò un lavoro”, ribatté il biondo.

“Peccato che come ti muovi combini guai. Hai voglia di raccontare a mamma quello che è successo qualche tempo fa?”, lo provocò Jeff.

“Cosa è successo, tesoro?”, chiese Winifred a Roger.

“Niente, dei guai con la scuola, ma è successo mesi fa. Jeff, ti prego. E’ molto importante per me. Vorrei tanto intraprendere il corso di biologia…”

“Biologia? Come se a te importasse tanto” Jeff cominciò ad alzare la voce, “l’unica cosa che ti frega di tutto ciò che ti è attorno è solo suonare quell’ammasso di rottame. E poi, dimmi una cosa, ti sentiresti veramente soddisfatto, se riuscissi a riscuotere veramente successo, di vivere in un mondo fatto solo di puttane e droghe?”

“La musica non è questo, Jeff. E’ passione e amore. Arte. Tu non riuscirai mai a comprenderlo, ma quella sarà la mia vita. Che ti piaccia o no” Roger, infuriato, si alzò.

“E allora vattene” rispose secco il fratello.

Winifred, Claire e Paige lo fissarono, sorprese e allo stesso tempo impaurite.

“Vattene, ho detto” proseguì Jeff, “non sosterrò mai uno che vuole trascorrere il resto della sua vita senza combinare niente e senza sapere cosa sia la fatica, quindi ti invito a lasciare questa casa al più presto”.

Non c’era un briciolo di pentimento nella sua voce, come se lo soddisfasse il fatto che probabilmente, conoscendo la fermezza di suo fratello, non lo avrebbe più rivisto.

E così fu, infatti.

Roger si congedò dalla sala da pranzo, avviandosi in camera sua.

Sua madre lo implorava di fermarsi e riflettere, ma non c’era niente da fare.

Riempì una valigia di qualche indumento e lasciò la casa.

Sarebbe tornato solo la notte successiva, per prendere il suo set di batteria e caricarlo sul furgoncino di Michael Dudley, suo amico e membro della sua stessa band, i Reaction.

Tutti i tentativi di Winifred e Clare per trovarlo nella minuscola cittadina di Truro fallirono.

Roger era finito in chissà quale parte dell’Inghilterra (molto probabilmente Londra) per dedicarsi ad una nuova vita.

Avrebbe frequentato il college, poi l’università dentistica, ma ciò che aveva veramente fissato come obiettivo era solo uno: divenire un batterista professionista.

E be’, sì. La storia la conosciamo: prima Smile, poi Queen, e nessuno avrebbe più fermato quel ragazzo di provincia.

 

Fu solo nel '74, quando Jeff aveva deciso di avviare la sua azienda, che il resto la famiglia si spostò definitivamente lì a Londra.

 

Jeff quella sera lo ammise: avrebbe voluto tanto tornare indietro per fare in modo che tutto ciò non fosse mai accaduto.

Ma, come già detto, non poteva fare più niente.


Good evening to everybody!!!

Eccomi ritornata con un nuovo capitolo abbastanza pesante. Prometto che sarà l’ultimo, dal prossimo ci sarà una new entry, e vi piacerà. Non svelo altro.

Sono di poche parole questa sera, quindi vi auguro il meglio,

A presto, amici queenici
   
 
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