Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Manu75    15/03/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie mille a chi legge questa ff e grazie, in particolare, a tre ragazze: miss Gold_394, LostHope92 ed EcateC per le loro recensioni, sempre gradite! Buona lettura!



“Un gelido destino”

 

Quarantunesimo capitolo

 

(Vecchie conoscenze)


Hogsmeade era un viavai di streghe e maghi di ogni sorta, essendo uno dei pochi siti completamente magici e trovandosi a ridosso di Hogwarts, le sue viuzze ripide erano sempre animate, i suoi pub affollati e i suoi negozi molto frequentati.
Quando la scuola era aperta il villaggio era particolarmente vivace e ,nei sabati in cui decine di studenti si riversavano per le sue stradine vociando allegramente, i negozi e i locali erano pieni di vita.
Mancava una settimana all’inizio delle lezioni e quel giovedì Hogsmeade era piuttosto tranquillo, il tempo umido e piovoso non invogliava nessuno ad uscire per le strade. Il pub “I Tre Manici di Scopa” aveva qualche avventore, mentre la vecchia locanda  “La Testa di Porco” era vuota e il suo proprietario, un uomo dall’età indefinita e dall’aria burbera, occupava il suo tempo tagliando la legna.
Ad un certo punto lanciò uno sguardo in tralice all’unico visitatore che risaliva la strada nonostante la pioggia battente.
Lo sconosciuto, che indossava un elegante mantello nero rifinito da costosi alamari d’argento, aveva il volto coperto dal cappuccio e, superato il pub fatiscente, continuò lungo la stradina sterrata verso i margini del villaggio.
Il vecchio Aberfoth sospirò di sollievo, non aveva voglia di avere clienti, e continuò di buona lena a spaccare la legna brontolando con la sua capra su quanto la gente fosse strana ad andarsene in giro con quel tempaccio.
L’uomo che indossava il mantello nero dalla squisita fattura, camminò con passo ben disteso, incurante del fango che lordava i suoi stivali di costosissima pelle nera e si fermò solo una volta raggiunta la casupola più isolata di Hogsmeade, sita proprio ai margini di una fitta boscaglia.
La piccola costruzione era alquanto bizzarra: il tetto era ottagonale e di un bel colore viola, le mura esterne erano in calce bianca e l’ingresso era celato da una pesante tenda nera decorata da minuscoli frammenti di vetro che un semplice incantesimo faceva lampeggiare allegramente.
Il misterioso visitatore fece una smorfia divertita, osservando quell’insieme chiassoso e stravagante; allungò la mano per scostare la tenda ma venne preceduto e il pesante tessuto si aprì da solo, invitandolo ad entrare.
L’interno del piccolo cottage era completamente diverso dall’esterno, era cupo e serio, illuminato solo da luci verdastre provenienti da candele sparse qua e la.
Al centro della sala ottagonale vi era un grande focolare spento, sulle pareti troneggiavano delle imponenti corna, al cui centro era posta una grande candela di un verde intenso, spenta anch’essa, e ogni angolo libero dei muri era ricoperto da corna più piccole, ossa e persino teschi di animali.
Dalle travi del soffitto pendevano collane di ogni sorta, ciotole di pietra e rame, decine di ramoscelli di rovo.
Al muro erano poggiati tre forconi ognuno di grandezza diversa e decorati con pietre, ossa o cristalli.
Sulla destra c’era un piccolo tavolo rotondo ricoperto da un drappo viola, dietro ad esso stava una poltrona simile ad un piccolo trono e davanti vi erano due sedie in legno duro dall’aria scomoda.
L’uomo si avvicinò al tavolino e lo osservò attentamente.
Al centro stava un’ampia ciotola, ricavata da un blocco unico di azzurrite, piena d’acqua che emanava vapori color porpora, tra i quali galleggiava pigramente un oggetto dalla forma piramidale sulla cui sommità appuntita stava, in delicato equilibrio, una palla di cristallo nero.
- Bene, bene…- mormorò una musicale voce di donna alle spalle dello straniero - Guarda chi si è ricordato di venirmi a trovare! Non mi dirai che hai problemi di cuore? Non posso credere che proprio tu abbia bisogno di una pozione d’amore...Lucius…-
Lui si voltò, abbassando il cappuccio che gli copriva il capo, sul volto aveva un sorriso aperto e sincero.
- Ti piacciono sempre le entrate spettacolari, Kerenza! -
Lei gli sorrise di rimando.
- E a te piacciono quelle furtive e misteriose, caro nipote!-
Lucius sbuffò, senza perdere il suo sorriso - Siamo cugini non zia e nipote, smettila di cercare di invecchiarti!-
- O di ringiovanire te, piccolo mio…- gli disse la donna avanzando verso di lui e abbracciandolo con affetto, accarezzandogli una guancia con le belle mani dalle dita lunghe e le unghie laccate di nero.
Lui ricambiò la stretta senza problemi e, prima di staccarsi da lei, le posò un lieve bacio sulla guancia.
Kerenza era una giovane donna vicina alla trentina, alta e slanciata; aveva un volto ovale e molto bello, dominato da due grandi occhi castani ombreggiati da lunghissime ciglia scure, e incorniciato da lunghi capelli neri e da una corta frangetta diritta che attenuava la fronte alta e intelligente. La carnagione diafana esaltava le labbra carnose, dipinte di un insolito colore viola, e il neo che spiccava sensuale appena sopra il labbro superiore.
La donna indossava un bell’abito di velluto nero dalle lunghe maniche e dalla foggia inusuale, stretto in vita da una cintura di corda che alternava pietre e cristalli, intervallati da perlacei gusci di lumache.
L’insieme era mistico e affascinante.
- Allora, cosa spinge il mio caro e impegnatissimo Lucius fin qui, nella piovosa Scozia? Dopo sette anni ad Hogwarts mi era sembrato di capire che ne avessi fin sopra i capelli di Hogsmeade e dintorni!- gli disse lei, guardandolo bene in viso senza più sorridere.
- Pratica e diretta come sempre, eh?- Lucius non sembrò offeso per quel repentino cambio di tono - Trovi così impossibile che io sia passato per il solo piacere di vedere come stai? Pensi che non possa semplicemente aver voglia di fare quattro chiacchiere con la cugina di mia madre? -
Kerenza strinse gli occhi e spinse in fuori il labbro inferiore, assumendo un’espressione molto simile a quella di suo cugino.
- Un Malfoy? Fare qualcosa di disinteressato per il solo piacere di farlo?-
Per tutta risposta Lucius si tolse il pesante mantello e lo gettò negligentemente su una delle sedie in legno accanto a lui.
- Dimentichi che sono per metà Arundel!- le ricordò, molto meno sorridente di prima.
- Troppo poco, se permetti! C’è una ridondanza di Malfoy nel tuo sangue e nelle tue fattezze, per non parlare delle tue intenzioni e delle tue azioni!-
Questa volta Lucius non nascose il suo disappunto.
- Non ci vediamo da quasi un anno e questa è la tua accoglienza?- le disse, incrociando le braccia con fare stizzoso - Dovresti cogliere l’attimo e mostrarti più affettuosa, perché non si sa quando e se ci rivedremo di nuovo! -
Questa volta un lampo di preoccupazione attraversò lo sguardo della donna, che sospirò e prese tempo, superando Lucius e andando a sedersi sulla poltrona dietro al tavolino rotondo.
Il ragazzo si sedette nella sedia libera e appoggiò un gomito sul tavolo, posando il mento sulla mano e prendendo a giocherellare, con l'altra mano, con la sfera di cristallo nera che volteggiava leggiadra sulla punta della piramide galleggiante.
- Così la farai cadere!- lo rimproverò lei, ma la voce era meno aspra di prima - I disastri che non combini con quelle mani!- brontolò poi.
Lui le sorrise attraverso il tavolo, con aria furba.
- Nessuna donna si è mai lamentata di quello che faccio con le mie mani! - le disse, malizioso -  E poi te la prendi come se questo pezzo di vetro servisse davvero a qualcosa!- proseguì, continuando a tormentare la sfera.
Kerenza strinse le labbra e gli lanciò un’occhiataccia.
- Si da il caso, caro il mio 'grande amatore',  che, grazie a quel “pezzo di vetro”, io sappia vedere nel destino delle persone e si da il caso che, grazie a queste mie doti, io ci mangi!-
Lucius ridacchiò.
- E me le chiami doti?! Racconti frottole a quelle stupide credulone di studentesse che vengono qui a confidarti le loro pene d’amore!-
- Sei il solito miscredente! Non c’è nulla che valga, per te, oltre ai soldi e al potere o alle amicizie sbagliate!- lo rimproverò.
- Occhio, mia dolce cugina, che le mie amicizie sbagliate potrebbero far saltare in aria questa casa e tutto ciò che ci sta dentro con un solo movimento della mano!-
Lucius dette un colpetto più deciso alla sfera che perse l’equilibrio e rotolò lungo il cristallo a forma di piramide, finendo tra i vapori della ciotola di pietra con un ‘pluf’.
- Sei venuto fin qui per fare della propaganda?- gli chiese lei, osservandolo attentamente.
Lucius sollevò lo sguardo su Kerenza incontrando gli occhi nocciola della donna.
- No.- le disse, senza abbassare lo sguardo e sostenendo il suo esame - Sono qui per chiederti di usare il rospo.-
Questa volta lei si agitò davvero.
- Mi stai chiedendo di usare le magie da Toad*? E su chi, di grazia?-
L’uomo non fece una piega.
- Su di me-
Kerenza sbarrò gli occhi, senza più curarsi di celare la sua sorpresa.
- Dovrei usare il Cronnekduh* su di te?!- esclamò, incredula.
- Non amo ripetermi, ma si, è così.- le rispose lui con aria annoiata - E piuttosto in fretta, perché non ho molto tempo a disposizione-
- Ma si può sapere cosa ti passa per quella testa?- questa volta la donna alzò la voce - Ti presenti qui dopo mesi e mi avanzi una simile richiesta??-
Lucius inclinò leggermente la testa e la fissò con i suoi freddi occhi chiari.
- Lo farai si o no? Devo andare a Notturn Alley per trovare qualcuno che ne sia in grado?-
- Ah! Come se in quel postaccio lurido ci fossero delle streghe che sanno fare qualcosa!- Kerenza sospirò - cosa ti serve?-
Lucius prese tempo, osservando affascinato i vapori che si spandevano dalla ciotola al centro del tavolo.
- Come sai non sono mai stato un Occlumante eccezionale.- parlò lentamente, scegliendo accuratamente le parole - Non ne ho mai avuto particolarmente bisogno perché, non serve che te lo dica,  possiedo doti persuasive tali da non rendere necessaria alcuna indagine per provare la veridicità di ciò che affermo o la sostanza di quello che faccio. Le parole compensano  questa mia carenza nel bloccare la Legilimanzia...l’esatto contrario di Evan, insomma…-
La donna si irrigidì leggermente ,quando Lucius pronunciò il nome del suo amico, ma rimase in silenzio.
Il ragazzo proseguì il suo discorso come se non si fosse reso conto di nulla - Tuttavia mi trovo in una situazione tale, in questo momento, che non mi consente di lasciare nulla al caso. Ho a che fare con persone che padroneggiano la Legilimanzia, persino meglio di quanto io sia in grado di perpetrare le mie doti oratorie, e che non si fanno scrupoli ad usare quest’arte magica. In sostanza, c’è tutta una parte della mia mente, alcune zone se vogliamo, che devo schermare e difendere senza che ciò sia palese al più esperto dei maghi.- si bloccò un attimo, espirando piano - Diciamo che ho bisogno che un velo le ricopra in modo che siano facilmente occultabili o reinterpretabili all’occorrenza... -
Lucius tacque e sostenne lo sguardo di sua cugina, con un’aria determinata.
- Riassumendo.- disse la donna con fare fintamente innocente - Mi stai dicendo che, le tue amicizie sbagliate, non si fanno scrupoli a vagare per la tua mente senza consenso e che hai bisogno di me per nascondere alcuni tuoi “segretucci” perché, correggimi se sbaglio, tu non sei capace di farlo da solo?-
Kerenza aspettò la risposta con un bel sorriso, mentre lui si fece scuro in volto.
- Diciamo che è un’analisi piuttosto veritiera.- ammise il ragazzo - Allora, puoi farlo?-
La donna smise di sorridere.
- Posso ma - alzò una mano, per fermare le parole di suo cugino - Ho bisogno di sapere nel dettaglio cosa e, possibilmente, il perché e ho il dovere di ricordarti che esiste un metodo babbano molto efficace…-
Non finì la frase perché lui la fermò stringendo gli occhi.
- Non lo trovo divertente…- le disse, gelido.
- Quando dico che sei Malfoy e non Arundel lo dico con cognizione; Gwen non disprezzava i babbani, anzi!-
Lui scattò in piedi afferrando il suo costoso mantello, pronto ad andarsene.
Kerenza allungò un braccio e gli afferrò la mano, invitandolo a risedersi.
- Non dirò più nulla, non ti parlerò di ipnosi e di babbani, dimmi solo su cosa devo intervenire…- lo sguardo era supplichevole e Lucius, dopo un attimo di indecisione, si rimise a sedere sulla scomoda sedia di legno.
- Devi “oscurare” tutto quello che riguarda una ragazza…- disse infine, le iridi sembravano  due lastre di ghiaccio.
La donna non mostrò alcuna emozione ma, vedendo che Lucius non parlava più, cercò di proseguire il discorso seguitando a stringergli la mano.
- Mh...se lo desideri posso cancellare direttamente i tuoi ricordi di questa donna e posso bloccare…- non terminò la frase perché il volto del ragazzo si era fatto di marmo e, questa volta, Kerenza non riuscì a reprimere un sorriso - ...No, certo che non vuoi cancellarla…-
Lucius continuò a tacere.
- E così, alla fine, qualcuno è riuscito a fare breccia in quella barriera che hai eretto attorno al tuo cuore.- gli disse, con dolcezza.
- E’ necessario parlarne? Non puoi agire e basta?- la voce del ragazzo era piatta - Tanto troverai solo lei e nessun’altra, non ho bisogno di dirti nulla di più-
- Delle volte fa bene parlarne…- gli disse lei, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice.
- Davvero? Ne sei certa? Parlare di chi si ama è così terapeutico?- la sfidò lui, con un sorriso storto.
Kerenza impallidì lievemente.
- Non si può scegliere chi amare, Lucius. Vale per tutti: per me, per te...e per Evan…-
- Tu vali mille volte più di lei! - le disse lui, addolcito, ricambiando la stretta con la sua mano.
- Forse - ammise la donna - Ma in amore non esiste giusto o sbagliato, esiste solo la persona amata e nient’altro. E ora occupiamoci di te! - sorrise, scacciando l’espressione sofferente dal suo bel volto - A dire il vero sarei davvero curiosa di sapere quale straordinaria creatura ha saputo far perdere la ragione a Lucius Malfoy e suscitare in lui un tale senso di protezione!-
Lui le gettò un’occhiata storta, ma il viso rimase disteso.
- La protezione la voglio anche per me, non attribuirmi sentimenti più nobili di quello che non siano! In questo frangente, dalla mia lucidità, ne andrà soprattutto la mia vita...In ogni caso hai detto bene: è straordinaria. Solo il meglio per i Malfoy! -
I due si sorrisero attraverso il tavolo.
- Allora sarà meglio cominciare, più importanti sono i ricordi e profondi sono i sentimenti, più c’è da lavorare!-
Lei si alzò a cominciò a preparare quello che le serviva per il rito e lui si appoggiò allo schienale della sedia, all’improvviso un gatto nero gli saltò in grembo, facendo le fusa con energia.
- Ma è ancora viva questa bestiaccia?!- esclamò incredulo, cominciando ad accarezzarlo tra le orecchie con una mano, l’animale gradì e premette il muso contro di lui.
Lucius brontolò, l’altra mano salì ad accarezzarsi fuggevolmente il collo e un piccolo sorriso si fece strada sul suo viso.

 

Quando Narcissa si sedeva davanti ad uno specchio, non era per bearsi della propria avvenenza o per impegnarsi in chissà quale rituale di bellezza.
Spazzolarsi a lungo i capelli era per lei un’abitudine, lo faceva fin da bambina, era un momento tutto suo in cui poteva lasciar vagare i propri pensieri, mentre eseguiva quei gesti ipnotici e ripetitivi.

Lei, così come Andromeda, non era del tutto consapevole della propria bellezza; era un fatto scontato che faceva parte del suo essere, del resto era cresciuta circondata da persone di bell’aspetto: sua madre, le sue sorelle, i suoi cugini. Non vi si era mai soffermata e non le importava particolarmente.
Quella mattina, tuttavia, Cissy si guardò allo specchio con aria abbattuta.
Gli eventi del giorno prima, e la conseguente notte insonne, avevano lasciato il segno e lei si ritrovò ad osservare la propria immagine riflessa con un certo disappunto.
“Accipicchia, sembra che l’intero Espresso di Hogwarts mi sia passato sopra!”
Con un sospiro valutò che solo un incantesimo di Illusione avrebbe potuto regalarle un volto disteso e riposato e, quindi, se ne fece una ragione; si applicò una crema che sua madre le aveva regalato per un passato compleanno, indossò il primo abito pulito che trovò e scese al piano di sotto, chiedendosi come avrebbe impiegato il proprio tempo, visto che aveva già letto tutti i libri di casa almeno due volte.
Evitò accuratamente il salotto azzurro, luogo dove Lucius l’aveva tirata in un vortice di passione che, anche a distanza di quasi ventiquattr’ore, le faceva ardere il volto e provare sensazioni che era meglio accantonare.
“La tua prima giornata da single e non sai cosa fare!” si rimproverò, stringendo le labbra, infilandosi in un altro salotto più piccolo e cercando di ignorare la morsa alla bocca dello stomaco.
Galatea non era ancora rientrata e, quindi, lei supponeva che non avesse trovato Beb o che la civetta fosse ancora in viaggio per rientrare.
Cygnus era uscito per poter finalmente svolgere tutte le mansioni che non era riuscito ad espletare il giorno prima e Narcissa non aveva voglia di vederlo, perché avrebbe significato mostrarsi distesa e tranquilla e lei non era né l’una né l’altra cosa.
Si era girata e rigirata nel letto per ore, tormentata da mille pensieri e da immagini che scorrevano veloci nella sua mente.
Con enorme sgomento aveva realizzato quanto della sua vita si appoggiasse, in un modo o nell’altro, a Lucius.
A lui era legato il suo passato e a lui si affidava il suo futuro; tutto ciò che stava nel mezzo, ossia il suo presente, esisteva in funzione di questi due lassi temporali.
A Lucius era legata anche la sua crescita in quanto donna perché, non poteva negare a sé stessa, che il suo corpo lo desiderava, così come non desiderava nessun altro.
Non poteva non ammettere di essere legata a lui anche sentimentalmente perché, quando lo vedeva, scattavano in allerta non solo i suoi sensi ma anche i suoi nervi e il suo cervello.
Non esisteva al mondo una persona che la facesse sentire debole quanto la facesse sentire lui e che la soggiogasse in modo così ampio, che le generasse una così profonda confusione.
Oltre a lui esisteva solo un’altra persona che riusciva a condizionare il suo umore, i suoi pensieri e i suoi sentimenti così profondamente ma che, a differenza di Lucius, le donava una sicurezza ed una tranquillità che non trovava da nessun’altra parte; che le suscitava una naturale fiducia e un senso di appartenenza che non avvertiva con nessun altro, che le comunicava forza senza muovere un muscolo.
Questa persona era Severus.
Narcissa si bloccò in mezzo alla stanza, consapevole di aver passeggiato su e giù senza posa, in preda a tutti quei pensieri.
“Tra pochi giorni lo rivedrò…” pensò, sentendo stringersi la bocca dello stomaco, provando una sorta di aspettativa e non potendo, di conseguenza, che sentirsi in colpa.
Ma in colpa verso di chi?
All’improvviso bussarono alla porta e Dorothy entrò, porgendole una piccola pergamena arrotolata.
- Galatea è rientrata, le ho dato da bere e ora riposa - le disse la domestica - Aveva questa pergamena legata addosso e sembrava agitata!- le disse la donna, aspettando che Narcissa leggesse il biglietto per accertarsi che non avesse bisogno di lei.
La ragazza rilesse due volte e sbatté le palpebre, perplessa.
- Dorothy, sembra che avremo ospiti tra circa due minuti…- mormorò, sollevando lo sguardo sulla domestica - Solo che, ovviamente, dobbiamo sciogliere gli incantesimi protettivi…-
La governante si agitò non poco: solo Cygnus poteva stabilire se e quando sciogliere quegli incantesimi.
- Me ne assumo io la responsabilità.- tagliò corto Cissy, stroncando qualsiasi protesta sul nascere - E' un ordine!-
Si avviarono verso l’ingresso della casa e Dorothy sfoderò la sua bacchetta e mormorò il contro incantesimo per sciogliere le protezioni alla casa e, battendo tre colpi sulla maniglia declamando contemporaneamente una formula, fece in modo di togliere la sicura al portone principale.
Tempo dieci secondi e, improvvisamente, si sentì un fragore fuori dalla porta e il campanello suonò, producendo il suo suono melodioso.
Narcissa fece un semplice gesto con il braccio e invitò la donna ad aprire; non appena Dorothy ebbe socchiuso la porta, questa si spalancò e la povera domestica venne catapultata all’indietro riuscendo a mantenersi in piedi per miracolo.
- Santo cielo! Il clima inglese mi causa sempre un profondo disappunto!- esclamò una voce calda e potente.
- Benvenuta! - sul volto di Narcissa si aprì un sorriso spontaneo e la ragazza andò incontro all’ospite inatteso.
-  Furaha yangu!* Quanto tempo che non vedo il tuo bel viso di fata!-  esclamò Beb, entrando come un turbine di seta arancione e andando ad abbracciare con calore l’altra ragazza.
Dorothy osservò l’ospite con la bocca spalancata perché, non si poteva definirla altrimenti, Bebhinn era spettacolare.
Alta quasi un metro e ottanta, il fisico statuario e la pelle d’ebano erano esaltati da un sontuoso caftano arancione decorato con un tema geometrico color bronzo.
La veste aveva una profonda scollatura a punta sul davanti che lasciava intravedere il seno generoso e invidiabilmente sodo e, contemporaneamente, lasciava scoperta buona parte della schiena muscolosa, dei profondi spacchi laterali facevano intravedere le lunghissime gambe affusolate.
I capelli neri e lucidi erano acconciati sulla nuca e stretti da numerosi anelli di legno dipinto di rosso e le braccia erano ricoperte da decine di braccialetti d’oro.
La casa dei Black non aveva mai avuto un’ospite così variopinta ed eccentrica, Beb contrastava incredibilmente con quell’ambiente austero.
- Oh!- esclamò la ragazza, notando Dorothy che se ne stava in disparte come se l’avesse colpita un fulmine - Ma che adorabile domestica inglese! Con la cuffietta in testa e il colletto inamidato! Da mangiare di baci!- e si precipitò ad abbracciare la donna, dandole un buffetto con le lunga dita ricoperte di anelli.
La governante divenne paonazza e per poco non svenne, Narcissa represse a stento una fragorosa risata.
- Dorothy, sigilla nuovamente la casa e portaci qualcosa da bere nel salottino verde!- ordinò e si allontanò con la sua amica.
Non appena furono sole, Beb allungò un braccio e afferrò Narcissa per la spalla, costringendola a sollevare il volto per guardarla negli occhi.
- Hai un aspetto terribile…- mormorò la ragazza, stringendo gli occhi scuri come ossidiane - Ho fatto bene a venire qui subito!-
Narcissa non poté che stupirsi - Ma come…?!- Beb non la lasciò finire e scosse la testa.
- Mio tesoro! - le disse, lasciandole la spalla e poggiandole la mano sul viso, il contrasto tra la sua pelle scura e il volto pallido di Cissy era netto - Non è da te mandarmi un gufo, specialmente per comunicarmi una notizia inutile ed ovvia come la tua nomina a Prefetto!- le spiegò - Per poco non mi hai comunicato nemmeno la morte di tua madre…-
Narcissa riuscì a dire solo - Oh…- poi si scostò dalla sua amica.
- Ho compreso subito che c’era qualcosa che non andava.- sussurrò Beb con la sua voce calda e roca.
Prima che Cissy potesse proferire parola la porta si spalancò e Dorothy entrò portando un vassoio su cui stavano una caraffa piena di una bevanda fredda, due bicchieri e un piatto colmo di biscotti.
La donna fece in modo di girare al largo da Bebhinn e di non incontrarne lo sguardo, ma la ragazza fu svelta e le sfilò il vassoio di mano con sollecitudine, posandolo poi su un tavolino, quindi rivolse un sorriso ammaliante alla governante, sfoderando i suoi denti bianchissimi e piazzando il suo seno generoso a pochi centimetri dal naso di Dorothy.

- Grazie, utamu *- disse suadente, rivolta alla povera donna che non sapeva dove guardare - Sei proprio un’adorabile creatura! Una donna delle tue fattezze, in Namibia, sarebbe venerata come una Dea da tutti i wanaume*!- e ammiccò in direzione di Dorothy, che balbettò qualcosa e scappò a gambe levate.
Narcissa questa volta non poté trattenere una risata, lei conosceva Beb da anni ormai e sapeva quanto la ragazza sapesse essere travolgente e, spesso, inopportuna.
- Ottimo, ti ho fatto ridere!- le disse l’altra ragazza, quando la sua ilarità si fu spenta - Ridere fa bene, distende i muscoli dell’addome e lascia scappare via tutti i cattivi sentimenti-
- Dici?- le rispose Cissy, poco convinta ma continuando a sorridere.
- Anche piangere ha la stessa identica funzione…- le disse Beb, continuando a fissarla con il suo sguardo penetrante.
Narcissa prese tempo e iniziò a versare la bevanda fredda nei bicchieri, la sollecitudine della sua amica era confortante ma lei non voleva parlare di quello che la tormentava.
- Allora, com’è andata la tua estate? Non pensavo fossi già rientrata a Londra!- disse, porgendo il bicchiere a Beb.
- Si, è andata bene...interessante e impegnativa...ma mai come la tua! Non mi hai scritto nulla del tuo soggiorno a casa Malfoy, ma - e bevve un lungo sorso dal suo bicchiere - da quello che vedo, dalle tue labbra piene e rosse, dai tuoi occhi languidi e da ciò che rispecchiano deve essere stata stimolante e istruttiva!- le scoccò uno sguardo da sopra l’orlo del bicchiere - Non mi dirai che quel freddo uomo è riuscito a scaldarti il sangue nelle vene? Malfoy ha preso possesso dei suoi beni?-
- Beb!- Narcissa si accigliò veramente - Per chi mi hai preso?-
Bebhinn sollevò una mano in segno di scusa e le sorrise.
- Hai ragione, ti chiedo perdono!- non sembrava sentirsi molto in colpa - Ma il dubbio è legittimo: hai passato tre settimane sotto il suo tetto e non posso credere che lui non si sia lasciato traviare dalla tua bellezza!- le sorrise con calore e Narcissa non poté non arrossire.
- Ah! Allora non ho sbagliato di tanto!- si complimentò Beb - Suvvia, racconta, voglio ogni più sordido dettaglio! Fammi cambiare idea su Malfoy!-
- Non voglio parlarne e non è divertente, se sei venuta fin qui in cerca di qualche pettegolezzo piccante hai perso il tuo tempo! Lucius si è comportato come il signore che è!- sbottò Cissy “perché lo difendo tanto, poi!” e la sua mente ricordò con nitidezza le mani di lui che la accarezzavano ovunque e le sue labbra bollenti sulla sua pelle.
Si impose di non diventare paonazza e mantenne lo sguardo fermo sulla sua amica.
- D’accordo, non vuoi parlarne! Del resto il tuo cuore è un luogo quasi inaccessibile per chi non ne possiede la chiave.- si rammaricò Beb - I tuoi occhi sono la bella barriera che difende la tua mente e nasconde i tuoi pensieri, amica mia...è facile amarti ma è davvero difficile sentirsi amati da te…- tutta quell’amarezza non era in linea con la ragazza che conosceva da tanto tempo e colpì Narcissa nel profondo.
- Perdonami…- mormorò, avvicinandosi alla sua amica e prendendole la mano - Non volevo essere dura! Hai ragione, probabilmente sono io a non saper gestire certe cose ma è solo…- e la voce si incrinò leggermente, mentre quello che la tormentava da tanto tempo riusciva finalmente a farsi strada dentro di lei e uscire allo scoperto -...è solo che mi sento completamente divisa a metà!- si portò la mano alla bocca, quasi a voler ricacciare indietro quello che aveva detto ma, allo stesso tempo, sentì un tale sollievo per aver esternato quell’enorme peso, che le vennero le lacrime agli occhi.
Lucius e Severus, in piedi uno accanto all’altro a Spinner’s end, così come li aveva visti pochi giorni prima, le si stagliarono netti davanti agli occhi, quell’immagine e ciò che aveva provato le si erano incise dentro, marchiando la sua anima.
- Sono io che ti chiedo scusa, mio tesoro. - le disse Beb, con lo sguardo pieno di un sincero rammarico - Non ho diritto di pretendere da te certe confidenze…- poi i suoi occhi si rianimarono - Ti senti divisa a metà? Significa che dalla testa all’ombelico vuoi una cosa e dall’ombelico in giù ne vuoi un’altra?!-
- Beb!!- Narcissa diventò incandescente e poi, vedendo l’espressione furba della sua amica, scoppiò a ridere di gusto.
Risero insieme, riempiendo l’aria della loro allegria così come non si sentiva da tempo immemore a casa Black.
Quando alla fine si calmarono, Narcissa mantenne il proprio sorriso e scosse i capelli, quasi a scacciarne i pensieri.
Poi la ragazza dalla pelle d’ebano si avvicinò alla sua amica.
- Se davvero sei divisa così - e Beb posò un dito sul fianco destro di Cissy e poi lo fece scivolare in orizzontale, lungo la vita, fino al fianco sinistro - Buon per te, perché se invece sei divisa così - e posò il dito sulla fronte della ragazza lasciandolo scivolare lungo il profilo e tracciando una linea invisibile che scendeva in verticale, passando tra i seni, lungo il torace e arrivava fin quasi al pube, tagliandola a metà - allora sei nei guai, amica mia!-
Narcissa rimase senza fiato e senza parole.
- In ogni caso - mormorò Cissy, quando riprese fiato - Adesso non ha senso pensarci!- e così dichiarò chiuso il discorso, accantonandolo.
Bebhinn si sedette su un sofà e invitò Narcissa a sedersi accanto a lei - Bene, ora lascia che ti parli di ciò che ho fatto in Namibia, la mia carrozza aspetta qui fuori e non ho più molto tempo e poi,- aggiunse con aria maliziosa - prima di andarmene voglio salutare la tua domestica!-
Le due ragazze si sorrisero e poi chiacchierarono a lungo, i racconti di Beb erano affascinanti e Cissy l’ascoltò con profondo interesse, trovando la sua amica una narratrice intelligente e divertente.
Alla fine si salutarono e si dettero appuntamento al binario nove e trequarti per il ritorno ad Hogwarts.


Una volta risalita in carrozza, ogni traccia di allegria era scomparsa dal volto e dall’anima di Beb; si sedette e tacque, ignorando lo sguardo penetrante dell’altra persona presente sulla vettura.
- Ebbene, mi hai fatto aspettare un’eternità!- la rimproverò una voce femminile gutturale e dallo stranissimo accento tedesco - Era così importante visitare questa kigeni*?-
Bebhinn prese tempo, mordendosi le labbra.
- Questa donna inglese ha catturato il tuo cuore?- le chiese la donna, sporgendosi in avanti e mostrando un volto grinzoso che poteva avere cento anni, per quanto il tempo l’aveva segnato e scavato: il naso era schiacciato e i lobi delle orecchie deformati sotto il peso di enormi cerchi d’oro, ma gli occhi erano giovani e brillanti, pieni di vita e acuti come quelli di un’aquila - Hai deciso di rinunciare a Babukar?-
- Non dire sciocchezze, Bibi Oma* - le rispose Beb, sorridendole nella semi-oscurità - Le voglio bene ed è una persona bella e forte ma non rinuncerei mai al mio destino per lei, anche perché il suo cuore, per quanto grande, è già fin troppo affollato!-
- Ora sei tu che dici sciocchezze, Beb! - la rimproverò la nonna, grattandosi l’enorme turbante che le stava in bilico sulla testa - Non esiste alcun destino! Esistono solo dei segni, poi sta a noi interpretarli e viverli come meglio crediamo!Gli sciamani non ti hanno insegnato nulla?? Ti sei rammollita stando a contatto con queste fredde genti del nord?!-
- Se non sbaglio c’è anche sangue nordico nelle mie vene e sei tu quella che venne tra queste “genti del nord” per cercare un marito, no?- la punzecchiò la ragazza, con il riso nella voce - Il rifiuto di Silente ti brucia ancora?-
-Ah!- l’anziana donna schioccò la lingua, indispettita - Quell’assurda ed eccentrica giraffa variopinta! Buon per me che non abbia funzionato e, in ogni caso, saremmo stati ridicoli l’uno accanto all’altra! Ero alta un metro e quarantasette, io!-
Beb rise di cuore, immaginando il Preside di Hogwarts a passeggio, sotto braccio, con la sua irosa e minuscola moglie.
- Sarebbe stato il mio terzo marito, comunque, e poi non ha gusto in fatto di donne, lo sanno tutti che fa coppia con quell’insegnante scozzese rigida e bacchettona!**- concluse la donna - In ogni caso, non cercare di distrarmi! Io ho rinunciato, ma tu? Non avevi i tuoi obiettivi?-
Beb si stuzzicò il labbro inferiore con aria meditabonda.
- Sono ambiziosa, Bibi, ma non sono sciocca e so riconoscere un fallimento quando ne vedo uno...ho atteso tanto, ho cercato di capire, ho visto e ho deciso che voglio rinnovare il nostro sangue ma desidero un figlio forte e potente, non un figlio malvagio! E, cosa non trascurabile, ho deciso che non voglio morire per ottenerlo! - Beb sorrise, lieve - Purtroppo, come dici tu, Silente è già impegnato…-
- Quindi hai rinunciato!- l’apostrofò la vecchia Oma - Non è da te!-
- Non ho rinunciato, ma so pazientare e fare un passo alla volta. Non ho fretta e Babukar mi aspetta, non voglio certo perdere un marito così bello!-
- Quindi hai messo gli occhi su qualcuno…- Bibi Oma si appoggiò allo schienale della carrozza - Non per nulla sei mia nipote! E dimmi, l’hai detto alla tua Furaha yangu quando avverrà il tuo Ndoa*?-
Ci fu un silenzio pesante.
- No.- mormorò Bebhinn, secca.
L’anziana donna sorrise nell’oscurità - Sei mia nipote anche per questo...sai amare e tanto…- batté un colpo secco sul fianco della vettura e la carrozza emise uno schiocco e sparì nel nulla.


Regulus si aggirava già da un pò fuori dalla bottega di Ollivander, con aria sempre più afflitta.
Era venuto fino a Diagon Alley con l’assurda speranza di ritrovare, quasi per caso, Brigid e avere da lei quelle rassicurazioni di cui aveva bisogno, specialmente da quando gli occhi freddi Lucius Malfoy gli si erano conficcati dentro come delle lame.
Dopo mezz’ora che girava senza posa decise di tentare a Notturn Alley, animato da una sorta di febbre interiore.
Ad un certo punto, quando le strade animate di Diagon Alley si trasformarono nei vicoli maleodoranti e cupi della sua oscura gemella, il ragazzo rallentò il passo, inquieto.
Non era la prima volta che vedeva quei luoghi ma era la prima volta che ci veniva da solo, si maledisse per aver costretto Kreacher ad attenderlo vicino alla carrozza dei Black.
Cercò di farsi coraggio, rammentando a se stesso la voce beffarda del suo rivale ma, in quel momento, nulla riusciva a fargli fare un ulteriore passo avanti verso, si rese conto, una meta che non conosceva; alla ricerca di una ragazza di cui ignorava tutto, a parte il nome e l’abilità di veggente.
Con un sospiro, e accantonando in un angolo il suo senso di fallimento, si voltò per ritornare sui suoi passi ma, con sua somma sorpresa, si ritrovò faccia a faccia proprio con Brigid.
La ragazza era come la ricordava, vestita esattamente uguale a quando si erano conosciuti e gli sorrideva, lievemente sorpresa.
- Perché non mi hai atteso? Ti ho detto che avrei sempre saputo quando avresti avuto bisogno di me e che ci saremmo ritrovati dove ci siamo incontrati la prima volta!-
Il sollievo quasi sciolse il ragazzino che le sorrise raggiante.
- Hai ragione, che sciocco! Perdonami! E’ solo…-
- Che hai bisogno di un piccolo incoraggiamento!- terminò lei gentilmente, rispondendo al suo sorriso.
Regulus annuì, lei aveva dei pallidi occhi chiari e un volto comune incorniciato da corti capelli crespi, ma lui non la vedeva brutta: era gentile, sembrava capirlo e tanto gli bastava.
- Oggi non ho con me il Breo!- si scusò la ragazza - Ma non ho nulla di diverso da dirti, credimi! So che ti stai muovendo nella direzione giusta, so che hai fatto dei passi importanti e superato certe tue paure nei confronti di chi ti ostacola e non ti prende sul serio; credimi che ciò che stai seminando lo raccoglierai...ma ci vorrà tempo! Devi procedere senza paura!-
-E’ incredibile! E’ proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire! Grazie Brigid...vorrei poterti ricompensare!- le disse Regulus, quasi euforico.
Lei gli fece un sorriso più ampio.
- Ora devo andare. - si rammaricò la ragazza - Ma ricordati che io ti sono amica e alleata, la strada è lunga ma, continuando così, realizzerai ciò che desideri! La persona che ami ti innalzerà sopra le altre e ti porrà in un posto speciale nel suo cuore!-
Lui annuì,  prendendo le mani della ragazza tra le sue per un secondo - Allora ti lascio! Grazie! Spero di rivederti a Natale!- e poi si allontanò con sollievo da Notturn Alley.
Brigid sventolò il braccio per salutarlo finché lui non scomparve.
Non appena Regulus voltò l’angolo lasciò ricadere la mano e se la strofinò con energia sulla veste.
- Uff...che seccatura! - brontolò spingendo in fuori il labbro inferiore, imbronciata - Che compito ingrato e quanta fatica per un poco di soddisfazione!-
Si voltò, e fece per tirare su il cappuccio del suo leggero mantello, quando una voce maschile la bloccò sul posto.
- Rubinia?! Rubinia Alderman?- il tono era sorpreso ma amichevole.
Lei girò appena il viso e finì di tirarsi su il cappuccio.
- Vi sbagliate…- mormorò, gelida - Non sono la persona che credete!- e fece per andarsene ma l’uomo, che aveva una cinquantina d’anni, la bloccò in modo fermo ma gentile.
- Andiamo! Certo che sei tu! Ho fatto affari con Heinrich per anni! Venivo sempre a casa tua, dai, sono Ernest Andrews, il papà di Susele! Frequentavate Hogwarts insieme!-
Lei si irrigidì ancora di più.
- Non ho mai frequentato Hogwarts, mi rincresce! Vi prego di lasciarmi andare!-
Ma l’uomo non sembrava intenzionato a mollare la presa e fece per aggiungere qualcosa, quando una luce verde lo colpì alle spalle e lui cadde a terra senza vita.
Brigid sospirò e si voltò con il viso leggermente agitato.
- Zia Solange! Giusto in tempo!-
Una donna corpulenta ed austera si avvicinò alla ragazza e al corpo di Ernest Andrews e, con un colpo di bacchetta, trasformò l’uomo in un comune gatto di strada.
- Andiamo!- ordinò secca, mettendo una mano sulla spalla della ragazza - ho dovuto usare quello squallido anatema perché ero troppo lontana ma tra poco qui sarà pieno di Auror…-
Brigid annuì e si allontanarono insieme, inghiottite dai vicoli di Notturn Alley.


Quando Lucius e Kerenza si salutarono lo fecero con il consueto affetto, ma gli occhi della donna erano pieni di preoccupazione.
- Mi raccomando - gli disse, poggiando una mano sul suo braccio - Sii prudente...nulla vale la tua vita, specialmente per me! - chiuse un attimo gli occhi - E rammenta cosa avrebbe potuto dire tua madre di tutto ciò...-
- Gwen è morta.- la voce del ragazzo era priva di espressione - Da molto tempo. Non sapremo mai cosa avrebbe detto o fatto…-  le sorrise e poi si voltò, riprendendo la strada da cui era venuto, mentre la pioggia incessante andava trasformandosi in un temporale di fine estate.
- Lucius!- lo richiamò la donna, sollevando la lunga gonna e correndo da lui sotto la pioggia, incurante del fango viscido.
- E’ meraviglioso…- ansimò leggermente, quando lo raggiunse, aggrappandosi al suo mantello - Quello che provi, i tuoi sentimenti per quella ragazza...sono meravigliosi…- gli occhi di lui riflettevano i lampi intensi che si facevano più vicini ad ogni istante - E valgono più di qualsiasi gloria o di qualsiasi Oscuro Signore...abbine cura e abbi cura di te!-
- Naturalmente. - la rassicurò lui ma il suo tono era freddo e inesorabile - E grazie per questi!- fece dondolare delle semplici e sottili collane fatte di cuoio, da cui pendevano delle belle e lisce pietre d’ambra e, dopo un ultimo saluto, si allontanò fino a sparire.
Kerenza rientrò con la morsa dell’angoscia che le stringeva il petto.
Si avvicinò alle grandi corna che dominavano la stanza dal muro e incise delle rune sulla candela verde al centro, poi l’accese e chiuse gli occhi.
- Potente Bucca Duh***, cavalca la tempesta e scendi tra noi con la tua forza, sfodera la tua spada e, ti prego, proteggilo! Proteggi Lucius dai suoi nemici…e da se stesso...-

 

FINE QUARANTUNESIMO CAPITOLO

 

*

  • Toad= rospo

  • Cronnekduh=  “rospo nero” usato per riti magici particolari dalle streghe della Cornovaglia, dette streghe Toad. Grazie ai loro riti e poteri possono influenzare le menti degli esseri umani e non solo.

  • furaha yangu = mia felicità

  • utamu= dolcezza

  • wanaume= uomini

  • kigeni= straniera

  • Bibi Oma = Bibi è “nonna” in Swahili e Oma è “nonnina” in tedesco, quindi Bibi Oma è come dire “nonna, nonnina” :)

** Ovviamente parlano della Mc Granitt. Lo so...Silente ha un passato diverso da quello che io ho immaginato ma questa ff è pre - settimo libro e quindi io resto della mia idea… :) (per la serie: non voglio sentire ragioni XD )

 

*** Dio invocato dalle streghe Corniche. Bucca Duh, in realtà è solo una delle parti di questo Dio ambivalente, quella più potente e oscura.

 

Angolino simpatico (ossia le note dell’autrice): grazie per la pazienza, se siete arrivate alla fine di questo capitolo avete superato una prova difficile :D in realtà è un capitolo estremamente importante per la mia storia! Comunque, detto ciò, sono incredibilmente affascinata dall’Africa e amo in particolare la Nigeria, ma è un Mondo straordinariamente complesso, anche dal punto di vista linguistico, e potrei aver scritto delle cose non esatte, usato delle parole non corrette perché mi sono avvalsa, ovviamente, di un semplice traduttore...quindi, se qualcuno conosce lo Swahili o l’Afrikaans (o anche il tedesco che mi è sempre stato indigesto…)mi sgridi pure e mi corregga!Ai fini della storia volevo dare più forza ai discorsi di Beb e distinguerla dagli altri.

Idem per la magia Cornica. Grazie e a presto!

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Manu75