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Autore: greenrose151    15/03/2016    1 recensioni
"A cosa stavo pensando quando ho deciso di provarci pur sapendo che fosse una pessima idea?"
"Dovresti saperlo, ne hai prese parecchie di pessime idee nella vita, Harry"
"Tu rientri in una di quelle, lo sai?"
"Lo so, ma guarda dove ti hanno portato le tue pessime idee"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Il paesaggio sembrava sfuggire da noi, imboccare la via opposta alla nostra.

A volte lanciavo una rapida occhiata allo specchiato accanto a me per osservarlo mentre, assorto nei suoi pensieri, fissava un punto indefinito fuori dal finestrino.
Mi chiedevo a cosa stesse pensando.
Coi palmi delle mani reggeva il capo e la fronte era praticamente appiccicata al vetro. Le labbra erano contratte e tutto mi faceva pensare a quanto dovevano essere profondi i pensieri che gli attraversavano la mente.
È davvero interessante Harry e, vederlo silenzioso distante pochi centimetri , faceva nascere in me quel desiderio di sapere di più su di lui, anche se qualcosa sembrava dirmi che era troppo presto e che forse, il momento giusto, non sarebbe mai arrivato.
Lo guardavo passarsi la lingua sulle labbra, inumidendole, per poi, con le dita sottili, aggiustarsi i polsini della camicia color verde scuro che indossava quella sera.

"Ormai la conosco a memoria questa strada"

La sua voce rompeva il silenzio mentre, a quelle parole, le mie dita si tendevano sul volante.
Avrei dovuto imparare a controllarmi per non lasciare che la sua presenza mi destabilizzasse.
rano poche le macchine in strada e sui marciapiedi non vi erano pedoni; credo fosse abbastanza tardi nonostante non riesca a ricordare che ora segnasse il piccolo orologio accanto al contachilometri. La strada era molto stretta e mi risultava impossibile accelerare nonostante le numerose esortazioni del ragazzo alle mie spalle. Faceva davvero buio e, se non fosse stata una scorciatoia, non avrei mai imboccato quella piccola via.

"È bello. Voglio dire, viaggiare ed attraversare il mondo e poter chiamare casa non solo un unico paese"

La sua attenzione sembrò muovere da ciò che stava al di fuori del piccolo spazio in cui eravamo seduti alle mie parole e lo notai mentre ruotava il busto mettendosi seduto in modo composto.

"Heaven giusto?"

"Si, mi chiamo così.."

"Ti piace viaggiare?"

A quelle parole tirai quasi un sospiro mentre percepivo il suo sguardo su di me.

"Beh si anche se le uniche volte in cui ho lasciato quella che pensavo fosse la mia casa era per trasferirmi da qualche altra parte."

Mi osservava esaminando ogni parola che dicevo, come a studiarmi ed io provavo una sorta di piacere nel vederlo così attento ed incuriosito da ciò che a nessuno era mai sembrato più di tanto interessante.

"Sei molte persone"

All'inizio non capii a cosa facesse riferimento ma poi senza pensare iniziai a raccontargli.

"Si, beh, sono una ragazza italiana che odia cucinare e gesticola più di qualsiasi persona tu abbia mai incontrato. Sono irlandese da quando, all'età di cinque anni, mi sono trasferita a Mullingar ma tutt'ora non posso soffrire la birra. Sono una studentessa francese che nonostante i due anni passati alla Sorbona, a Parigi, tra i libri di architettura, ha ancora mille dubbi su quale sia la strada giusta per lei. Ed ora sono una giovane londinese che cammina per le strade sperando di trovare se stessa, stanca della monotonia.."

"Non ti facevo così interessante"

Sorrisi diventando palesemente rossa, cosa che lui notò e che lo portò a sorridere di rimando scoprendo il suo sorriso perfetto.

"Si, Heaven è un complimento" Aggiunse tra le risate.

Mi accorsi delle sue braccia che, in quel momento, si insinuarono nel piccolo spazio tra il mio collo e il sedile. Percepivo il suo respiro sul collo. Le mani sfioravano la mia pelle e credo che lui non ci avesse fatto caso, o almeno non nel modo in cui a me colpì quel gesto tanto intimo.

La casa di Harry era ancora molto lontana eppure tutti quei chilometri che ci separavano dalla meta mi sembravano pochi. Sarei sicuramente potuta restare a parlare con lui per tutta la notte.
Mentre lo ascoltavo parlare di quando, insieme ai suoi amici, era stato a Parigi mi resi conto della pioggia che aveva iniziato a battere forte sul vetro impedendomi di vedere bene davanti a me. Il rumore della pioggia e dei tergicristalli si faceva marginale, sembra essersi creato un naturale sottofondo per ogni parola che il ragazzo mi indirizzava.

"Era stato così bello.. che poi il concerto.. non ne parliamo! Mi stai facendo venir voglia di prendere il primo aereo e partire subito. Potrei anche prendere in considerazione l'idea di portarti con me"

Sorrisi e lo sguardo cadde sullo specchietto che rifletteva l'immagine di un Harry ancora assorto nei mille pensieri a cui le parole davano voce.
Gli occhi verdi brillavano nel buio e i ricci erano raccolti sulla testa in uno chignon. Sembrava così piccolo in quella posizione ed allo stesso tempo così maturo mentre gli spuntavano sottili rughe tra le sopracciglia.

Si accorse che lo osservavo e mi osservò di rimando, questa volta in silenzio.

Silenzio che sembrò sbriciolarsi in mille schegge affilate ed investirmi come si trattasse di una folata di vento gelido mentre la mente non sembrava riuscire a tenere insieme i pezzi della realtà che diventava sempre meno logica. Il volante si allontanò dalle mie mani mentre il respiro si bloccava. Chissà se anche a lui fu difficile mantenere il controllo.

"Devia Haze, devia"

Percepii una botta alla schiena seguita dal rumore di uno schianto.

Poi nulla. Buio.

Dove sei Harry?
   
 
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