Anime & Manga > Kizuna
Segui la storia  |       
Autore: Deidara94    16/03/2016    0 recensioni
[Kizuna]"Ti proteggerò io, Kei." "Io sono qui. Sarò sempre al tuo fianco."
Quanto può essere forte un sentimento? Per quante difficoltà possa incontrare, se si ha la forza di stringere i denti e andare avanti, tutto è possibile. Anche morire e rinascere. E questo Ranmaru lo sa bene...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mattina seguente vennero svegliati da una chiamata da parte del nonno. Ranmaru si mise seduto e rispose pigramente al telefono. « Pronto… »
« Buongiorno, Ranmaru. »
« Nonno, cosa è successo? Sono appena le 7.00… »
Enjoji si rigirò nel letto, coprendosi le orecchie col cuscino.
« Appunto, ascoltami! Il signor Tsurumi può accompagnare solo Yuki e la sua famiglia. Dovrete andare voi a prendere tuo padre all’aeroporto, capito? »
Ranmaru fissò sconsolato l’involucro di coperte che nascondeva un Enjoji intento a continuare a dormire. « Sì, sì, non preoccuparti, ci pensiamo noi… »
L’indice destro di Enjoji, che teneva pressato il cuscino sulla testa, ebbe un tic. Doveva aver intuito qualcosa di non proprio piacevole.
« Bene, allora », disse il signor Samejima. « Ci vediamo più tardi. »
Ranmaru lo chiamò appena prima che chiudesse la chiamata. « A- aspetta un attimo, nonno! A che ora arriva? »
« Alle 10.00 dovrebbe atterrare l’aereo. »
Ranmaru tacque. Enjoji sbirciò da sotto il cuscino per vedere il volto seccato del compagno.
« Ranmaru? »
Il ragazzo si decise a parlare, cercando di mantenere un tono calmo. « Nonno… posso farti una domanda? »
« Certo. »
Si grattò la testa, poi parlò. « Perché hai chiamato a quest’ora? »
« Per avvisarti per tempo, è ovvio. E poi non dovete dormire fino a tardi, è controproducente. »
« … Va bene, non preoccuparti. Grazie per avermi avvisato. Ci vediamo dopo. »
« Sì, a dopo. »
Chiuse la chiamata e appoggiò il telefono sul comodino, lasciandosi cadere nel letto e facendo rimbalzare Enjoji con il contraccolpo. Si girò verso il compagno, che lo fissava interrogativo  ancora da sotto il cuscino. « Ran, che dice? »
« Dobbiamo andare noi a prendere papà all’aeroporto perché il signor Tsurumi non può… »
Enjoji, sebbene dovesse guidare lui, non sembrò per nulla infastidito, se non per il fatto di essere stato svegliato così presto da un telefono e non da Ranmaru. « Non c’è problema, però… »
Ranmaru ripeté l’ultima parola, lasciata in sospeso. Enjoji sorrise in modo un po’ stupido e gli si appiccicò addosso, saltando fuori dal suo cuscino. « Oggi è Natale, no? Poltriamo a letto ancora un po’. Non alzarti, dai. »
Ranmaru stava, infatti, cercando di scappare, ma per una volta decise di farsi tentare e di stare lontano dal freddo ancora per un po’. « Solo un po’, anche perché devo preparare la colazione, fare la doccia e cambiarmi, quindi sappi che non ti permetterò di fare nulla. »
Enjoji gli fece la lingua. « Non fa nulla, me l’aspettavo. Volevo passare solo un po’ di tempo con te con calma. »
« In effetti, siamo sempre di corsa… »
Dopo mezz’oretta, Ranmaru raccolse tutto il coraggio che aveva e decise di alzarsi. Prese il telecomando del riscaldamento e lo riaccese, poiché il timer era stato impostato solo per qualche ora. La differenza di temperatura iniziò a sentirsi appena dopo pochi minuti, e ringraziò con tutto il cuore quell’invenzione gloriosa.
Intanto che Ranmaru preparava la colazione, Enjoji lo precedette e andò a fare un bel bagno caldo. Nonostante la sveglia improvvisa e inaspettata, era particolarmente di buonumore, e canticchiava allegramente a labbra chiuse.
Una volta fuori, trovò la tavola già apparecchiata e imbandita con la colazione ancora fumante. « Sbrigati o si raffredda. »
« E tu? »
« Io arrivo tra un po’. Vado a fare un bagno anch’io. »
Enjoji si sedette al proprio posto. « Ti aspetto. »
« No, mangia. Sto arrivando. »
La colazione era troppo invitante per resistere, così decise di non farselo ripetere una terza volta. Ranmaru si era impegnato più del solito nel prepararla e questo lo rese felice, però… sentiva che questo buonumore non sarebbe durato a lungo. Eppure non era il tipo che pensava a cose negative. Non sapeva perché… era solo un presentimento.
Quando Ranmaru tornò dal bagno, ancora con i capelli bagnati e un asciugamano sulle spalle, Enjoji non aveva ancora finito. Nonostante tutto non voleva farlo mangiare da solo. « Non ti fa male stare con i capelli bagnati? »
« Me li asciugo dopo, ora voglio mangiare. »
Enjoji, appoggiato al tavolo sul gomito e lo sguardo fisso, osservava Ranmaru mentre usava l’asciugamano per fermare qualche goccia coraggiosa che aveva deciso di scivolargli lungo il viso. A un certo punto si accorse di essere fissato. « Che c’è? » Chiese, incerto.
Enjoji non rispose. « Kei? »
Sentendo il suo nome, il ragazzo tornò improvvisamente alla realtà. « Ah, no, niente. Scusa. »
Ranmaru si sporse leggermente verso di lui, gocciolando sul piatto. « Stai bene? O sei solo ancora addormentato? Il bagno avrebbe dovuto svegliarti… »
Enjoji indicò svogliato la sua colazione. « La stai annacquando… »
Si spostò di scatto, guardando desolato il piatto ma continuando a mangiare. Enjoji finì l’ultimo boccone e si alzò. Ranmaru non ci fece troppo caso, perso tra pensieri momentanei. La voglia di parlare non era molta, al momento. Poi, improvvisamente, sussultò. « Mi hai fatto spaventare, scemo! Cosa stai facendo? »
Enjoji aveva preso l’asciugamano dalle spalle di Ranmaru e lo stava usando per asciugargli i morbidi capelli. « Ci metto un attimo. Non voglio che ti ammali proprio in questi giorni. »
« Enjoji, c’è il riscaldamento acceso… »
« Non c’entra, non siamo in estate. » Esitò un attimo. « È strano… »
« Che cosa? »
Enjoji si lasciò scappare un risolino. « È strano perché di solito sei tu quello che mi riprende sempre. »
Ranmaru si girò e gli sorrise con sguardo sicuro, pronto a controbattere. « Allora goditi il momento. »
Enjoji si avvicinò al viso di Ranmaru, posando la punta del suo naso su quello del compagno e una mano sul suo viso. « Come sei sicuro. Non vuoi darmi nessuna soddisfazione? »
« Ci mancherebbe altro… Finiresti per montarti la testa. »
Enjoji si ritrasse, fintamente offeso. « Come sei crudele, Ranchan! »
Ranmaru si alzò in piedi e cominciò a sparecchiare; poi prese dalle mani di Enjoji l’asciugamano bagnato e lo mise nella cesta dei panni sporchi. Quindi, senza dire una parola, andò in bagno. Enjoji rimase immobile, senza capire. Una volta accortosi che Ranmaru era andato via, corse verso la porta del bagno per parlargli, ma il rumore del phon acceso copriva le sue parole. Decise di lasciar perdere e di andare a prepararsi per evitare una possibile discussione sulla puntualità da rispettare.
Alle 9.00 in punto erano entrambi pronti – borsone in mano – per andare a prendere Takashi. Una volta presi i dolci comprati il giorno prima da portare in regalo e chiusa a chiave la porta di casa, scesero le scale dell’appartamento, sedettero in macchina e partirono verso l’aeroporto.
Le strade non erano per niente affollate, a parte qualche macchina che andava nella loro stessa direzione e, più rare, poche macchine che camminavano nella corsia opposta. Le luci di Natale splendevano già nonostante la luce del mattino, e parecchie persone passeggiavano lungo i marciapiedi, sia in famiglia che in coppia, come la sera prima.
Arrivarono a destinazione abbondantemente in anticipo, così ne approfittarono per fare un giro.
L’aeroporto, a dispetto di quello che si poteva pensare osservando le strade, pullulava di persone che andavano e tornavano da ogni luogo, e la maggioranza di loro salutava o andava incontro ad amici e famigliari. Un enorme cartello digitale annunciava le partenze e i ritorni degli aerei accompagnati dall’orario e dal luogo in cui erano diretti o dal quale tornavano. Dopodiché, alle 10.07, l’aereo che aspettavano Ranmaru ed Enjoji atterrò. Quasi venti minuti dopo, padre e figlio erano già riuniti. « Vi chiedo scusa per il disturbo di essermi venuti a prendere. » Takashi sembrava davvero dispiaciuto, ma Enjoji e Ranmaru lo rassicurarono. « Non si preoccupi, nessun disturbo. »
« Andiamo, papà? Il nonno e la signora Miyo saranno contenti di rivederti. » Ranmaru gli sorrise, felice di rivederlo.
« Anche voi, no? »
Enjoji si mise involontariamente a riflettere a voce alta sulle parole di Takashi. « In effetti non ci siamo più fatti vivi dall’ultima volta in cui eravamo tutti lì… »
Attraversarono i corridoi e tornarono al parcheggio, caricando in macchina la valigia di Takashi e mettendo nuovamente in moto. Non ci volle più di tanto per arrivare alla casa del nonno di Ranmaru. Ad aprirgli il cancello per parcheggiare e ad accoglierli fu la domestica di casa, Miyo, che sprizzava felicità da tutti i pori. Li invitò ad entrare subito dentro casa per non gelarsi, e abbracciò uno alla volta i tre ospiti. Ranmaru approfittò del momento per consegnarle il pacchetto che aveva portato con sé. « Signora Miyo, questi sono dei dolci. Li può presentare a pranzo? ­»
« Certo, ma non dovevate disturbarvi. » L’attenzione della domestica si posò su Takashi. « Prego, signore, dia a me borsone e valigia. Li porto subito nelle camere. »
« Grazie, Miyo. Sa dove possiamo trovare papà? »
Miyo indicò una porta in fondo all’andito. « È nella sala da pranzo, vi sta aspettando. » Con le mani occupate, si avviò nelle camere da letto, mentre i tre percorsero l’andito nella direzione opposta fino ad entrare in una porta che segnalava la sua fine. La stanza, pressoché vuota se non per un tavolo al centro e un mobile dove erano contenuti vari trofei vinti ai campionati di kendo – tra cui quelli della mamma di Ranmaru, che in una fotografia sorrideva felice con una coppa in mano – conduceva alla cucina e al salotto, una delle stanze preferite di Enjoji per il comodo divano e la televisione.
Il signor Samejima era seduto al tavolo con una tazza di tè fumante davanti a sé, accompagnata da altre tre tazze che rappresentavano un invito per Ranmaru, Enjoji e Takashi.
« Buongiorno a tutti », disse il signor Samejima, e fece cenno con la mano di sedersi. Risposero tutti con un sorriso e si sedettero ognuno al proprio posto, accettando l’invito. « È stato difficile incontrarvi all’aeroporto? »
« No, ci siamo trovati subito », rispose Ranmaru. « Solo che non mi hai detto con che volo sarebbe arrivato. » Guardò il padre, poi riprese. « Comunque, come va, nonno? »
« Sono un po’ stanco per via degli allenamenti in palestra da seguire, però, tutto sommato, direi bene. A proposito, Ranmaru… »
Eccola. La domanda che Ranmaru temeva stava per arrivare. Aveva deciso di riprendere il kendo e di coprire il posto che gli era stato offerto come insegnante e lavorare al fianco di Kurebayashi, l’assistente del maestro, però non ne avevano ancora parlato insieme. Infatti, quella proposta l’aveva sempre sentita per vie traverse, ma mai dalle labbra del nonno, e per questo motivo si sentiva un po’ teso. Sapeva bene cosa rispondere, eppure…
« Kurebayashi ti ha già parlato della mia proposta di diventare maestro di kendo, non è vero? »
Enjoji e Takashi fissarono Ranmaru. Questi si sentì un po’ in imbarazzo, ma si sforzò di non cambiare espressione. « Sì. Ho deciso di accettare, però… » Il nonno inarcò un sopracciglio. Enjoji, invece, senza farsi vedere, poggiò una mano sulla sua gamba, come se, con quel gesto, volesse comunicargli di poter fare completo affidamento su di lui. « …prima vorrei riprendere gli allenamenti da zero sotto la guida tua o di Kurebayashi, in modo da poter prendere la qualifica nel pieno delle forze. Inoltre, non penso di poter iniziare prima di aver preso la laurea, non ce la farei… »
Il padre si illuminò in volto. « È vero, quest’anno  siete di laurea! Come vola il tempo… »
I due ragazzi gli sorrisero, ma poi, Ranmaru, sentendo il nonno che si schiariva la voce, tornò teso e serio, in attesa della sua risposta. « Quando avresti intenzione di terminare tutti gli esami, Ranmaru? »
« Conto di farcela entro questa primavera. »
Il signor Samejima sospirò, poi guardò fiero Ranmaru. « D’accordo, hai ragione. Però, quando puoi, vieni per allenarti un po’, va bene? »
« Sì. »
Il nonno volse uno sguardo inquisitorio anche a Enjoji, il quale sentì un brivido sulla schiena. Non si capiva mai se fosse di buon umore oppure no a causa del suo modo di fare. « Invece, tu, Kei? »
« Io… cosa? » Aveva sul volto un sorrisino di circostanza per mascherare il suo disagio.
Il signor Samejima perse in un attimo la pazienza e fece spaventare tutti. « Svegliati! Stavi ascoltando o no? Quando hai intenzione di dare tutti gli esami, tu? »
« Io ne ho dato qualcuno in più rispetto a Ranmaru, quindi penso che finirò prima ma non so dirle di più. » Appena prima che il nonno potesse ribattere, la signora Miyo bussò alla porta della stanza e annunciò che Yuki e la sua famiglia erano arrivati e che stavano prendendo i bagagli dalla macchina. Dopodiché andò in cucina a preparare il pranzo, mentre Ranmaru, Enjoji, Takashi e il signor Samejima andarono ad accogliere gli ospiti.
« Yuki! »
La ragazza si girò. Teneva in braccio suo figlio, Takumi, che, alla vista dello zio Ranmaru, diventò tutto un sorriso. « Raa-chan », lo chiamò.
« Ciao, piccolo. » Si rivolse alla sorella e al marito. « Come state? »
« Bene, grazie, fratellone. Ah, buongiorno papà, nonno, Enjoji! Tutto bene? »
Passarono qualche minuto ad augurarsi buone feste e a salutarsi entusiasti dopo mesi di distanza. Salutato anche il signor Tsurumi e dopo essere ripartito, rientrarono in casa e si diressero tutti insieme nella sala da pranzo. In mezzo a tutta quella allegria, il broncio che aveva messo Enjoji risaltò particolarmente agli occhi di Ranmaru, che gli chiese con un bisbiglio cosa non andasse. Enjoji, però, gli rispose a voce alta e indicò con il dito Takuma. « È lui il problema! »
Tutti si girarono verso Enjoji, incuriositi dal suo comportamento. Il piccolo Takumi, intanto, stava muovendo avanti e indietro una macchinina giocattolo sul tavolo stando seduto sulle ginocchia della madre e imitando il rumore del motore con la bocca. Però, quel suono durò poco tempo, perché Takuma si scaldò immediatamente. « Aaah?! Si può sapere cosa vuoi, quattrocchi?! »
« Non fare finta di niente, mi stavi guardando tutta l’ora! »
Rieccoci daccapo”, pensò Ranmaru. Era esattamente come quando Enjoji incontrava Kurebayashi: poiché non si sopportavano, passavano il tempo a litigare per ogni minima cosa.
Ranmaru e Yuki intervennero, sgridando ognuno il proprio lui. Entrambi misero il broncio ed evitarono di incrociare persino lo sguardo fino all’ora di pranzo. Vergognandosi da parte di Enjoji, Ranmaru non poté che sospirare profondamente, esasperato.
Takashi e il signor Samejima avevano preferito non intervenire, fungendo da spettatori.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kizuna / Vai alla pagina dell'autore: Deidara94