Blue Eyes
(De
Umana Insania – Il Capitolo della
Vendetta -)
Epilogo – Blue
Eyes
“[…] la sentenza
della Corte Suprema Britannica ha giudicato
l’evaso Hidan (27 anni, condannato in precedenza all’ergastolo) colpevole di tutte le accuse.
L’imputato è stato condannato a morte mediante sedia elettrica.
L’esecuzione è chiusa al pubblico e si svolgerà questo pomeriggio alle 6.00 P.M. Dopo il processo, Tsunade (57 anni, membro della Corte Suprema Britannica)
ha
dichiarato che
[…]”
Londra, The Sun, 7 di Febbraio,
1959.
Sakura ripiegò con cura il giornale e lo lasciò sul bianco lettino d’ospedale,
mentre Ino si rivestiva veloce e preparava la sua borsa dei vestiti davanti a
lei, pronta a lasciare quel posto che puzzava di
disinfettante.
“Ino…”
La chiamò l’amica,
riavviandosi una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio. “…dovresti parlare
con Shikamaru. Non puoi trattarlo in questo modo…”
La bionda sembrò non
ascoltarla, continuando a prepararsi come se niente fosse.
Tre giorni prima si
era risvegliata in quella stanza, il viso sorridente di Sakura che la osservava.
Le aveva raccontato che Hidan era stato colpito, prima che potesse farla fuori,
da uno sparo al braccio da Neji Hyuuga che, insieme a Naruto e ad altri della
centrale, erano partiti di corsa quando avevano scoperto la vera identità
dell’agente Zukuka.
Quando erano
arrivati al magazzino, avevano trovato gli altri poliziotti a terra feriti o
legati, incapaci comunque di muoversi o di continuare la missione. Erano entrati
dalla porta secondaria che aveva aperto Shikamaru e subito si erano trovati
Kakuzu. Neji. senza tanto riflettere, gli aveva impiantato cinque colpi di
pistola al petto, uccidendolo.
Hyuuga, insieme ad
Hatake, era corso in direzione di alcune voci e lì aveva visto Nara a terra.
D’istinto aveva sparato ad Hidan, arrestato subito dopo dai colleghi che avevano
fatto irruzione. Shikamaru si era rialzato senza tante cerimonie pochi secondi
dopo, un po’ frastornato, togliendosi il pesante giubbotto anti proiettile che gli aveva
salvato la vita.
Una cosa da niente,
proprio.
“Ino non è giusto quello che stai
facendo e lo sai.”
Insistette Sakura, aiutando l’amica a mettersi la giacca pesante. Silenziose,
uscirono dall’ospedale, raggiungendo subito un taxi che le avrebbe condotte al
carcere di massima sorveglianza, dove Hidan sarebbe stato finalmente
giustiziato.
Sakura più volte le
aveva consigliato di non presentarsi, che non sarebbe stato affatto salutare per
la sua mente rivedere quell’uomo che l’aveva torturata, ma Ino era impuntata
sulla decisione.
Voleva vederlo
morire.
Voleva avere la
certezza che lui non avrebbe più potuto farle del male.
Solo in quel modo
avrebbe potuto mettere una pietra sopra a tutto quello che era
accaduto.
Arrivarono al
carcere velocemente; Naruto le
attendeva all’entrata col solito sorriso bonario sulle labbra; Sakura gli si
avvicinò, sistemandogli il colletto della camicia. Quella scena fece sorridere
in modo amaro Ino, al pensiero che lei probabilmente non avrebbe mai potuto fare
una cosa del genere.
Non si accorse di
Shikamaru che si era avvicinato, prendendola delicatamente per un braccio,
buttando così all’aria il suo piano di stargli lontana. Non era arrabbiata con
lui, questo mai!, ma
vederlo le faceva male, perché certe cose non si possono
cancellare.
“Come stai?”
Chiese lui,
accompagnandola all’interno del carcere, superando i controlli per
entrare.
“Bene, nonostante
tutto.”
Rispose, guardandolo
intensamente.
“Ti devo parlare,
puoi ascoltarmi?” chiese, facendo vedere il suo documento di polizia a un’agente
che controllava l’entrata alla stanza dell’esecuzione.
Si fermarono in un
angolo appartato, mentre davanti a loro alti funzionari pubblici e giuridici
facevano il loro ingresso discutendo di politica, come se non stessero andando a
vedere esecuzione.
“Senti, sai che a me
non piace parlare…” iniziò subito con aria scocciata, guardandola. Ino stava
ferma e rigida come un palo, con la paura di quello che sarebbe potuto uscire
dalle labbra del ragazzo. Qualche mese fa avrebbe pagato qualsiasi cosa per
sentirsi dire ti amo, e c’era una
parte di se stessa che ancora lo sperava e lo desiderava; ma dentro di lei
esisteva anche un’altra parte che avrebbe solo voluto dimenticare, tornare alla
vecchia vita di prima, una vita senza Shikamaru Nara ad affollarle i pensieri
ogni singolo istante.
Quando il ragazzo
aprì di nuovo la bocca, lo sguardo di Ino si piantò sul pavimenti senza che lei
se ne rendesse conto.
“Ma è giusto che ti
dica una cosa: io mi sono innamorato di te.”
Glielo disse
tranquillo, come se stesse chiedendo a sua madre di fargli il
bucato.
“Oh.” Rispose
Ino.
“Già… che palle…”
bofonchiò Shikamaru, voltando il viso altrove, imbarazzato anche se non lo dava
a vedere. Non aveva mai detto una cosa del genere, non lo aveva detto neanche a
Temari in modo esplicito.
Ma con Ino era
sempre stato tutto diverso, con lei aveva dovuto togliersi ogni maschera,
smettere di nascondersi dietro a bugie e scuse.
“Shikamaru, sai cosa
significa questo per me… ma per
ora io non voglio più vederti.”
Era come se il
giovane avesse ricevuto una doccia fredda addosso, tanto rimase sconcertato da
quella risposta. Lei lo amava, lui l’amava, finalmente!, ed era logico che
dovessero stare assieme, o almeno provarci. Era un’operazione matematica
sensata, dove era il problema?
“Io ti amo, e sempre
lo farò, ma devo capire fino a che punto. Io ho rischiato di morire per te e
devo comprendere se è un prezzo che posso ancora pagare per amarti o no.” Ino
chiuse gli occhi, sospirando, vedendo che il ragazzo non le rispondeva ma si
limitava a fissarla, come se non avesse capito cosa aveva
detto.
“Ti prego, non
cercarmi più.” Detto questo se ne andò, lasciando Shikamaru con i suoi
pensieri.
Certe esperienze
nella vita non si possono dimenticare, rimangono impresse dentro di te per sempre,
segnano la tua esistenza in modo decisivo. Per la
prima volta, aveva visto la morte in faccia, aveva rischiato seriamente di non
poter vedere più i suoi cari, le facce amiche, un semplice cielo azzurro; tutto
questo perché amava un uomo dal lavoro duro e la vita complicata. Su questo non
poteva farci niente, non poteva comandare il suo cuore.
Adesso, doveva solo
capire cosa desiderava e cosa voleva farne della sua vita; per chi
viverla.
Arrivò alla stanza
circolare dell’esecuzione; una sedia elettrica era posta su un piccolo palco,
protetto da una spessa parete di vetro che la divideva dal resto della stanza.
Dall’altra metà, era piena di sedie per gli sfortunati poliziotti e personaggi
politici che assistevano alle condanne. Ino individuò Sakura, seduta accanto a
Naruto, e si accomodò anche lei, sperando che il tutto fosse
veloce.
Altre persone entrarono e occuparono i posti a sedere. Lentamente tutto
si riempì. Solo un uomo corpulento se ne andò fumando un sigaro; vestiva firmato
e in modo elegante, con giacca e cravatta; aveva un’espressione da ricco, di chi
è abituato ad avere tutto ai suoi piedi. Nell’uscire, andò a sbattere contro
Neji Hyuuga che educatamente si scusò e passò oltre. L’uomo, però, seguì il
ragazzo con lo sguardo finché non fu più visibile, ghignando e mostrando i denti
aguzzi.
“Non dovresti farti
vedere in giro, Kisame.”
Una giovane donna lo
raggiunse; una rosa bianca fra i capelli, marcava ancora di più la sua bellezza
fuori dal comune.
“Lo so, ma volevo vedere chi ha
fatto fuori i miei clienti.”
Rispose l’uomo, porgendo il
braccio alla donna che accettò con un sorriso.
Insieme, raggiunsero una macchina nera, di lusso; un’autista in divisa li
attendeva.
Tutta l’area intorno al carcere
era circondata da poliziotti e da alcuni agenti dei servizi segreti, come potè
constatare la donna con un’occhiata furba.
Lei li conosceva bene, giocava spesso con loro
“Kakuzu era un’ottima fonte di
guadagno. Una grande
perdita.”
“Lo so, ma qualcuno
dovrà pagare. Io ci ho perso un sacco di soldi, Konan.” La donna annuì, salendo
in macchina dell’uomo e, dato un cenno all’autista,
partirono.
Shikamaru entrò nella stanza,
poggiandosi di lato contro il muro, in quanto i posti a sedere erano già tutti
occupati.
Nel silenzio
generale, Hidan fu accompagnato sul palco con la sedia elettrica da due medici
che collegarono i vari cavi e fili al suo corpo. Mantenne sempre gli occhi
chiusi. Non li aprì nemmeno quando un dottore gli chiese se era pronto, o se
c’era qualcosa che voleva dire prima di morire.
Ino deglutì; senza
rendersene conto si avvicinò al vetro, poggiandoci sopra una mano, fasciata da
una candida benda.
Quando fu annunciata
la prima scossa, Hidan aprì di scatto gli occhi e guardò proprio nella sua
direzione, osservandola bene; scrutando quella giovane che avrebbe dovuto essere
il suo sacrificio per il dio Jashin.
E, prima di sentire
il suo corpo sussultare sotto le forti scosse elettriche,
si perse in quelli che sarebbero stati l’ultima cosa che avrebbe visto.
I suoi occhi
blu.
Fine (?)
Note:
Il giornale “The Sun” esiste
realmente ed è uno dei più venduti del Regno Unito.
Molte informazioni sono state prese
da Wikipedia.it
Note della
Lee:
La storia è finalmente finita.
Adesso potete saltare di gioia, strapparvi i capelli, o semplicemente mandarmi a
fanculo: libera scelta. ù_ù
Si ringrazia nuovamente
Rekichan per il paziente betaggio a orari disumani.
Mi scuso, ma questa volta non posso
rispondere alle recensioni, perché vado piuttosto di fretta (non dovevo nemmeno
aggiornare oggi). Ma volevo comunque ringraziare Saeko no Danna che con
pazienza mi è stata accanto in queste settimane, recensendo puntualmente ogni
capitolo, rendendomi assai felice. Mimi18, la mia TwinH, che nonostante
sapesse già tutta la trama non è mancata a recensire ugualmente, manifestando
tutto il suo entusiasmo per questa fan fiction; ti adoro <3. Lucia
lair, che ha recensito per la prima volta lo scorso capitolo dopo aver messo
la storia nei preferiti.
Ringrazio tutti quelli che hanno
sempre letto in silenzio, che hanno messo questa storia tra i preferiti, e se
volessero farmi sapere qualcosa, le loro opinione a riguardo, mi renderebbero
molto felice e soddisfatta.
Alla prossima…
Lee
Naruto © Masashi
Kishimoto
Blue Eyes © Coco
Lee