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Autore: egypta    29/03/2009    5 recensioni
"Ormai erano ore che camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai arrossate e scheletriche.
Non mangiavo, non bevevo, mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che l’angelo della morte si accorga di quest’anima in pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.
Ma ormai anche la felicità è voltata via, con il nome di Edward Cullen, che se l’è portata via con se. La mia vita, si è portato via con se. E ormai non c’è modo di riprendermela."
Una Bella consumata dalla perdita di Edward, si ritroverà nel filo di una parentela di vampiri molto speciali, che perfino i vampiri stessi credevano fossero leggenda, o solo un altro modo per identificare i Volturi... Ma forse le cose stavano diversamente...
Mia seconda ficcy su Twilight... Spero che vi possa piacere^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hunters

Era impossibile non notare che erano ansiosi, le loro espressioni tradivano la loro postura, rigida e ferma.
Lo vedevo dai loro occhi, erano timorosi, quasi timidi, come se avessero paura che - qualunque cosa io ero - perdessi il controllo da un momento all'altro.. Qualcuno doveva aver raccontato a loro della brutta esperienza di cui era stato il protagonista.
Guardai di sfuggita Chris, il mio quasi pasto.
Doveva avergli spifferato della sua brutta esperienza di qualche ora prima... E pensare che non ci avevo messo nemmeno tanta forza.
Comunque era un bene che mi stessero a qualche metro di distanza, non tanto per me, ma per loro. Per la loro incolumità.
Ridacchiai sommessamente.

Da quando in qua mi preoccupavo per la salute delle mie prede?
I vampiri cacciatori non lo facevano con gli umani, e io li ripagavo con la stessa moneta.
Mi venne in mente quando, a caccia, qualche anno prima, pescai un vampiro intento a prosciugare una bambina. Non superava i quattro anni la piccola.
In quel momento persi completamente il controllo, non ci vidi più.
Da predatore l'Impuro diventò preda. La mia preda.
Ero assetata di vendetta, di desiderio di vedere quel mostro fatto a pezzi.
Noi per loro significavamo solo la morte, nè di più, nè di meno.
I loro occhi rosso sangue mi attraevano come una farfalla attratta dalla luce.

Ma loro.. Quei vegetariani.. L'istinto mi tentava di assalirli, di distruggerli.. Ma c'era qualcosa dentro di me che mi bloccava, che all'ultimo momento mi imponeva di arretrare, di non far loro del male.
Forse era dovuto dall'odore diverso che avevano gli altri vampiri in loro confronto, oppure dalla consapevolezza del loro stile di vita, del loro voler apparire il più umani possibile, ribellandosi alla loro vera natura, quella che li obbligava di uccidere.

Li scrutai bene uno per uno.
Di certo, erano molto belli, ma nulla in confronto a come eravamo noi da vampiri. Non tanto per la bellezza esteriore, ma per il fascino che emanavamo nei movimenti, negli atteggiamenti, da cacciatori.
Guardandoli per bene, mi accorsi che ognuno dei vegetariani, tranne il gruppetto di Chris, portava un ornamento, un gioiello, a forma di stemma rotondeggiante, con sopra rappresentato un mostro mitologico, una striscia con tre stelle e una mano.
Tutti e sette lo portavano in maniera distinta, sotto forma di collane, anelli, bracciali, e polsini.
Doveva essere lo stemma della loro famiglia, come il nostro era per noi, con l'unica differenza che noi lo portavamo tutti come medaglione.
Chissà cosa rappresentava, ero curiosa.

Si era creato uno strano silenzio intorno a noi, rotto solo dalla brezza primaverile che circolava all'interno del castello, grazie agli spifferi che si trovavano all'interno delle mura.
Ci stavano studiando per bene, soprattutto a me. Vedevo i loro occhi che guizzavano da Alicia a me, dalla mia faccia fino ai miei piedi, soffermandosi soprattutto sul mio viso... e sulle mie scarpe.
Soprattutto sul mio tacco.
Mi sentivo come se mi stessero facendo la risonanza magnetica.

<< Be', credo che se resterete qui non troverete nulla >>, esclamai calma dopo un po', << L'unica Isabella che si trova qua dentro sono io, peccato però che mi chiami Isabella Crucis, non Swan >>, conclusi, lentamente.

* Ma si può sapere chi sarebbe questa Isabella Swan? E perchè poi credono che tu sia lei? *, sbottò Jason, mentalmente.

* Non lo so Jass... Forse assomiglio a questa ragazza, e loro mi credono lei..*, risposi io.

<< Bella ti prego non mentire, so che sei tu, sappiamo che sei tu... Perchè- >>

<< Non sono io questa Swan >>, la interruppi brutalmente. << Credo che abbiate fatto un errore, e chiunque sia questa ragazza, non sono io, e lei non è qui  >>, sbottai fredda alla vampira coi capelli caramellati.

La donna restò ammutolita dal mio cambiamento così fulmineo di umore, purtroppo per lei non sopportavo dover ripetere due volte la stessa cosa.

* Mmh, sono curiosa.. *

Alicia si voltò impercettibilmente verso di me, scrutandomi intensamente, chiedendomi il permesso alla sua muta domanda.
Annuì, senza guardarla.

* Vediamo che dicono..*  

<< Chi è la ragazza, Isabella? >>, domandò curiosa Alicia.

La loro reazione non tardò ad arrivare.
Sui loro volti vidi passare dolore, tanto dolore. Specialmente il rosso, che fino a poco tempo prima non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso, in quel momento abbassò lo sguardo, addolorandosi.

<< Era una ragazza umana. Io e lei stavamo insieme tempo fa.. Ma poi... L'ho dovuta lasciare... Per salvarla dal mio mondo, dalla mia natura, dalla vita oscura che avrebbe vissuto insieme a me...  >>

Fu la prima volta da quando avevo conosciuto il ragazzo dai capelli di bronzo che lo sentì parlare. La sua voce era la cosa più bella e straziante che avessi mai udito in vita mia. Bella perchè era dolce, limpida, rilassante in un certo senso, straziante era il modo in cui pronunciò quelle parole, come se per lui pronunciarle fosse una vergognosa ammissione.

<< Dov'è lei adesso? >>, chiesi non trattenendomi, veramente dispiaciuta per lui.

<< Ecco.. >>, Chiuse di scatto gli occhi e strinze i pugni lungo i finchi, poi continuò a parlare: << Siamo tornati qui a Forks per far visita alla sua tomba, per salutarla un' ultima volta. Da quando la lasciai, sono passati più di novantanove anni... Ma quando, qualche giorno fa, siamo andati al cimitero, della sua tomba non c'era nenche l'ombra... C'era solo quella di suo padre >>, concluse, riaprendo gli occhi e riportandoli sui miei.

<< Perchè credete che io sia lei? >>, chiesi una volta che ebbe finito di raccontare.

<< Perchè ogni cosa di te, è identica a lei >>

<< Però io non sono umana >>,

<< Si, ma se lei fosse stata vampira, sarebbe la tua esatta copia >>, disse, per poi aggiungere subito dopo: << Apparte gli occhi >>.

Sorrise senza ilarità, frastornato, scrutando le mie iridi.
In effetti, io, in quel momento, avevo gli occhi castani, color cioccolato, mentre loro li avevano dorati, così come li avrebbe avuti questa umana da vampira.

* Hai capito te? Sorellina sei una morta che cammina.. In tutti i sensi! *

Voltai lo sguardo verso la mia sinistra, dove appollaiato dietro una colonna si trovava Kellmett sghignazzante. Gli ringhiai sommessamente contro, in risposta alla sua battutina.

* Fa silenzio. Non è il momento di fare il Giullare di corte questo * , gli intimai infastidita.

Non ricevetti nessuna risposta, ma potevo ben sentirlo sghignazzare, attento a non farsi scoprire dai vegetariani.
Contemporaneamente, con la coda dell'occhio vidi Alicia alzare gli occhi al cielo e sbuffare, esasperata.
Jason rideva sommenssamente, e Rose, ovviamente dalla mia parte, tirò uno scapellotto dietro alla nuca di Kell, il quale non se ne curò minimamente, continuando a ridere.

Alicia sbuffò per l'ennesima volta, e voltata la testa verso di me, mi lanciò uno sguardo esasperato, e io risposi alzando gli occhi al cielo.
Lasciai perdere i miei fratelli, e mi concentrai di nuovo sui nostri ospiti.

<< Tornando a noi, torno a ribadire che avete fatto un buco nell'acqua: io non sono Isabella Swan, non sono un essere umano, come non lo è nessuno che abita in questo castello. Non ho la più pallida idea di chi sia questa ragazza, e stando all'età in cui ve ne siete andati, lei non potrebbe mai esistere ancora. Quindi, se non avete altro da chiedere, potete anche lasciare il castello >>, dissi atona tutto d'un fiato.

Induguarono qualche secondo, si guardarono tra di loro, ma non si mossero da dove erano.
Cosa volevano ancora?

<< C'è forse qualcos'altro che volete domandare? >>, li spronò mia sorella cordiale.

Indugiarono ancora, ma poi la bionda vegetariana che portava il medaglione con lo stemma della loro famiglia, si fece avanti:

<< Se non siete umani ne vampiri, cosa siete? >>, domandò schietta, con fare altezzoso.

Sentì RoseMary soffiare sommessamente come un felino, e prima che qualcuno potesse parlare apparve alle loro spalle, più specificamente alle spalle della bionda.

<< Siamo dei cacciatori.. Cacciatori senza cuore, che non hanno pietà per le loro vittime >>, sussurrò con fare minaccioso, guardando con la testa leggermente reclinata verso il basso la bionda, che per lo spavento aveva fatto dei passi indietro, allontanandosi da Rose.

Il ragazzone bruno dei vegetariani si mise immediatamente davanti a lei, protettivo, accucciandosi in avanti ringhiando minacciosamente. Lo stesso fecero gli altri della famiglia verso le altre donne.
Mia sorella rispose con un altro ringhio, intimandogli con lo sguardo di togliersi dai piedi, in modo da poterla attaccare.
Ovviamente il vampiro non fece una piega. Rimase inchiodato al suo posto, scoprendo i canini affilati, però senza ringhiare.

Avertì Kellmett e Jason spostarsi dalla loro posizione e affiancare Rose, in modo da proteggerla... Come se ne avesse avuto bisogno...

<< Rose, Kell, Jass! >>, li ammonì io sottovoce, lanciandogli un'occhiataccia ammonitrice.

Svogliatamente, cominciarono a camminare verso di me, e senza staccare gli occhi da quelli dei vegetariani, mi affiancarono, immobilizzandosi.
Una volta che mi si furono avvicinati parlai.

<< Permettetemi di presentarmi i miei fratelli Jason e Kellmett, e le mie sorelle RoseMary, ed Alicia >>, dissi, indicandoli ai loro nomi. Loro stettero fermi, senza dare segni di saluto, e questo mi irritò non poco.

Una cosa che ci avevano insegnato era l'educazione prima di tutto, e loro questa piccola regola la stavano infrangendo. Comunque sorvolai, non ero li per dare regole io.

<< Noi siamo la famiglia Crucis, una delle cinque famiglie che fanno parte degli Stregoni Benfici >>, continuai.

Sgranarono gli occhi, come se avessi appena detto di essere un' aliena che veniva da Marte, con tanto di antenne e dita fosforescenti.

<< S..tregoni... Benefici? >>, chiese stralunato l'uomo più anziano.

Annuì, e decisi di accontentarli, rivelandogli che cosa eravamo davvero.
Gli spiegai che cos'eravamo, il perchè della nostra diversità dai comuni vamipri, della nostra dieta, e li Chris sudò freddo, dei nostri poteri e della storia dei nostri antenati.
Quando gli dissi che la nostra trsformazione avveniva al naturale, senza che nessuno ci mordesse mi guardarono stralunati.

<< In che senso "al naturale"? >>, chiese Jasper, il biondo fidanzato, anzi, marito di Alice, inarcando le sopracciglia.

<< Nel senso che il gene di vampiro Benefico è un carattere Recessivo che si trova nel DNA dei posteri del primo vampiro, ovvero Beneficus, e noi parenti lontani si diventa stregoni solo quando i componenti della stessa famiglia nascono nello stesso giorno e nella stessa ora dello stesso anno. Quando il gene di stregone è maturo, appare questo simbolo che noi abbiamo nello stesso punto, come le altre famigli lo hanno in altri posti differenti dai nostri, e nello stesso istante il nostro DNA muta completamente, diventando stregoni e ... come se non fossimo mai stati umani.. >>

<< Vuoi dire che.. >>

<< Esatto, neanche una minima cellula del nostro corpo ha qualcosa di umano, anche se quando vogliamo possiamo sembrarlo >>, conclusi.

Be', tutto sommato la famiglia Cullen non era niente male. Sia io che i miei fratelli pensavamo errato su di loro...
Erano molto educati, in fondo erano delle brave persone, anche se vampiri.
Vampiri col cervello, come li aveva soprannominati Kell.


  
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