Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: anteraschan    17/03/2016    1 recensioni
E lei era li, in mezzo alla polvere, persa nei suoi pensieri, con i capelli biondi al vento e con il sole che le illuminava i grandi e vivaci occhi azzurri. Apparentemente delicata, fragile, una normalissima ragazza, ma io, il magi oscuro, notavo in lei una particolarità, non so dire se positiva o negativa. Attorno al suo corpo slanciato svolazzavano dei ryuk, dei ryuk grigi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Sinbad
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ci fu un attimo di esitazione, ma ricambiò anche lei. Era strano. Molto strano. Infatti passarono pochi secondi e si staccò da me. -Andiamo via di qui. Non vorrei che arrivasse qualcuno.-. Si alzò e si avvicinò alla finestra. -Che fai, Judal, non vieni?-. Detto questo saltò di sotto. La seguii velocemente, era molto rapida e silenziosa, e nel giro di dieci minuti eravamo usciti dal castello e stavamo sfrecciando per le vie del villaggio. Entrammo in un vicolo, si fermò e da dietro la gonna tirò fuori la mia bacchetta. Allungai la mano per prenderla ma la sollevò in aria. -Calma. Devo prima decidere se te la meriti o no.- . -Hai voglia di scherzare spero. Quella è mia, mi aspetta di diritto stupida ragazzina arrogante.-. Mi faceva innervosire più di ogni altra cosa. Ridacchiò. -Non sto scherzando. E vedi di comportarti bene, ormai è notte, non puoi fare confusione, altrimenti sveglierai li abitanti.- disse sussurrando. -Idiota. Ridammela.- . -Dopo.-, aprì una porta e salì la scale fino ad arrivare al tetto piatto della casa, e si sedette in terra. L'aria era tiepida, non c'era vento e il cielo era pieno di stelle. Passarono interminabili minuti in cui rimanemmo in silenzio, l'unico suono era il lontano rumore di voci della festa al palazzo. Poi sentii un rumore metallico, e vide che mi aveva tirato la bacchetta ai piedi. La raccolsi, le detti un occhiata per controllare che fosse tutto apposto, e mi sedetti accanto a lei. Mi fissava. -Annah. Ora voglio saperlo. Chi sei?-. Sospirò, scosse la testa e alzò le spalle sorridendo. -Vuoi saperlo davvero?-. Feci cenno di si. -Bene Judal, allora mettiti comodo, perchè è una storia parecchio lunga.- Mi sdraiai su un fianco, appoggiando un gomito in terra e tenendo in alto la mano per sollevarmi la testa. Era bella per davvero. -Allora, non sò neanche da dove cominciare. Mi chiamo Annah, vengo dal lontano e freddo regno del Nord. Vivevo felice in un paesino con i miei genitori e mia sorella Ruth. Ricordo poco di quei momenti, ero molto piccola, ma in un giorno tutta la felicità e la gioia di vivere che avevo fu spazzata via. Il Nord fu invaso, il villaggio distrutto, le persone uccise, tra queste anche i miei genitori e...mia sorella. Stavamo litigando per una bambola, quando arrivarono i soldati. Era più grande di me e probabilemte si rendeva conto di quello che stava succedendo, mi ricordo che mi spinse verso delle casse e mi abbracciò. Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto, finchè non cominciai a sentire un liquido caldo colarmi sulla pancia. Una freccia l'aveva trafitta nella schiena, e Ruth non c'era più. Piangevo forte, urlavo, mentre la bambola di inzuppava di pioggia e di sangue. Poi mi presero e andai a finire nelle mani di un commerciante di schiavi proveniente dal sud. Mi portò con se, e diventai un oggetto molto richiesto. Era raro da quelle parti trovare una bambina con la pelle, gli occhi e i capelli chiarissimi. Ne era consapevole e infatti non si faceva convincere da prezzi bassi, e rimasi con lui fino all'età di dodici anni. In quei tre anni passati nella carovana di schiavi conobbi una ragazza. Si chiamava Fatima. Ah, era bellissima, la invidiavo profondamente. Era più grande di me, non sorrideva mai e cercava di stare da sola, però notai che spesso mi fissava. Quando trovai il coraggio di parlarci diventammo subito amiche, come se ci fossimo conosciute da una vita, strano per due persone che non si sono neanche mai incontrate. Fatima aveva tante farfalline grigie che le svolazzavano intorno, e le vedevamo solo io e lei. Quando le chiesi che cosa fossero i suoi occhi dorati si riempirono di stupore. Non mi dette mai una spiegazione, finchè una notte..Fatima cominciò a non stare bene, tossiva forte e respirava male. Arrivò il commerciante, urlò scocciato che era merce sprecata, una ragazza che moriva così giovane era una seccatura e una perdita di soldi. La mise in una tenda e fermò la carovana per dormire. La notte la passai al suo capezzale, e da lì cominciai a diventare quello che sono ora. Fatima mi dette una grande incombenza : mi disse che per lei era arrivato il momento di passare il compito a me. Conoscevo la sofferenza, la paura, la tristezza, ma soprattutto conoscevo il Dolore. E da quel momento avrei avuto un doloroso compito, che solo in pochissimi possiamo svolgere. Da quel momento mi sarei preso carico della Rabbia dei Puri. In poche parole, la rabbia dei torti mai vendiacati. Mi disse che era essenziale che lo facessi, perchè una Rabbia così grande non avrebbe mai potuto trovarsi libera sulla terra, altrimenti guerre, distruzioni e caos segnerebbero la fine di questo mondo. Fatima morì nella notte, e io cominciai a sentire un dolore lancinante, ma non un dolore fisico. La mia anima faceva male. Pochi giorni dopo fui venduta a un ricco uomo. Era solo un bambino viziato e pieno di soldi e da me non voleva altro che sesso. Mi innamorai perdutamente. Facevo tutto quello che mi chiedeva di fare, ero completamente sottomessa a ogni suo volere, mi sarei uccisa per compiacerlo. Ma poi si stancò di me, scappai, e capii quanto stupido fosse l'amore, quanto stupido e fragile possa essere l'animo umano. Cominciarono ad apparire le farfalline grigie. Parlavano, non mi lasciavano mai sola, mi davano consigli e mi evitavano impicci, e la loro voce era quella di Fatima.- si fermò per sospirare. - Arrivai al punto di non poterne più di tutto quel peso che schiacciava la mia anima. Rinchiusi la mia rabbia nel baule che tu, brutto cretino, hai aperto, riducendo così la mia sofferenza. Adesso sarà da qualche parte a far scatenare una guerra magari, chissà. Da qui ho cominciato a pensare ai soldi e a prostituirmi, per farmi una nuova vita. Ma poi tu hai rovinato tutto. Fatima l'aveva detto che saresti arrivato. Ma ci sono cascata di nuovo.- si girò a guardarmi. -Mi sei piaciuto dal primo attimo che ti ho visto. La tua rabbia era più grande della mia. Molto di più, e non ti pesava affatto, anzi, pare che nemmeno te ne accorga.-. Mi sedetti e le misi una mano davanti alla bocca. -Zitta. Hai parlato fin troppo. Adesso tocca a me. Ti faccio una proposta : vieni con me, nell'impero Kou. Insieme distruggeremo Sindira, devasteremo la terra, prenderemo pieno possesso del mondo.-. -Cazzate.- e la voce non era più la sua.
  
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