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Autore: Dian87    18/03/2016    1 recensioni
È guerra.
Il re ha dichiarato guerra alla Strega degli Acquitrini Neri ed il suo bando si spande per tutto il regno. All'appello risponde Amelia, una giovane fornaia che ha un conto aperto da molto tempo con la Strega, ma le certezze su cui si reggeva sono destinate ad essere scardinate.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Ricordi di un amico

Eravamo un gruppo di cinque amici, allora: io, Cosimo, Ferruccio, Alboino e Cangrande.

Spesso e volentieri ci sfidavamo in prove di coraggio o di abilità ma non c'era mai un solo vincitore. Un giorno Cosimo se ne uscì con una prova che nessuno aveva mai preso in considerazione.

«Andiamo a bussare alla strega.» esordì. «L'ultimo che scappa è il più coraggioso.»

Lo guardammo tutti perplessi e, in un certo senso, intimoriti: finora non ci eravamo mai allontanati più di tanto dal villaggio e raggiungere gli Acquitrini Neri significava camminare per tre giorni in mezzo al bosco.

 

«E i vostri genitori non avrebbero obiettato?» chiese Ferdinando.

«Non particolarmente, ma non erano le cinghiate ciò che temevamo di più.»

 

«E come ci arriviamo prima che cali la notte?» chiese Alboino, nel suo sguardo potevo già vedere la paura.

«Non oggi, dai... dobbiamo prepararci.» ci trascinò Cosimo. «Amelia prenderà qualche focaccia, Ferruccio dei coltelli e voi le cose per dormire fuori.»

I suoi occhi scuri sprizzavano gioia e felicità mentre tentava di comandarci a bacchetta.

Spostai lo sguardo sui fratelli Alboino e Cangrande, vedendo senza problemi gli occhi azzurri e sbarrati del primo, mentre quelli del medesimo colore del fratello minore erano puntati a terra.

«Cosimo, tu che farai?» gli chiesi. «Sai che se Ferruccio fa quello che gli chiedi non avrà solo qualche cinghiata di punizione, vero?»

Lui si mise a ridere e scosse la testa.

«Sei spaventata come tutte le ragazzine.» mi accusò.

«Ho solo buon senso...» fu la mia risposta tra i denti.

«Va bene, va bene... niente coltelli... sei contenta?» stabilì, condiscendente.

Ne parlammo ancora per qualche giorno, ma alla fin fine ci convincemmo tutti e cominciammo ad essere eccitati all'idea della spedizione.

Finalmente arrivò il giorno della partenza, tre giorni prima del solstizio d'estate.

 

«È importante il giorno?» chiese Ferdinando, alzandosi per controllare la tisana e ne versò un po' in una tazza che passò ad Amelia. «Attenta, è bollente.»

«È la chiave di tutto...» rispose lei , iniziando a scaldarsi le mani.

 

Alla partenza non mancava nessuno, ognuno aveva uno zaino con le cose che gli servivano e io avevo avvisato i miei genitori che sarei andata con gli amici un po' di tempo per non farli preoccupare.

Cosimo apriva sempre la strada e dopo due giorni di cammino e bivacco finalmente giungemmo al limitare del bosco.

Ricordo chiaramente lo spettacolo quando raggiungemmo l'ultimo albero, dinnanzi a noi si stendeva quella che sembrava una radura con numerosi laghetti. Mi attardai ad osservare i ciuffi d'erba che emergevano dalle zolle che sembravano navigare sull'acqua e qualche brandello asciutto in mezzo al nulla.

«Ora che si fa?» chiese Ferruccio.

«Andiamo a cercare la Strega.» rispose Cosimo con decisione.

«Cosimo, tra un po' sarà buio...» il tentennare di Alboino ci fece spostare lo sguardo verso il sole che stava tramontando. «E questa è la notte del solstizio, andiamoci domani.»

Ma Cosimo non volle attendere: lui conosceva la strada, lui sapeva tutto, persino dove si trovava la casa. Ne parlò così tanto e con tale sicurezza che ci facemmo coraggio e lo seguimmo attraverso l'acquitrino. I nostri passi iniziarono a sprofondare quasi subito e delle lucciole vennero a farci compagnia.

«Che viglessi stvani.» commentò Cangrande.

 

«Viflessi stvani?» chiese, perplesso, Ferdinando.

«Aveva la erre moscia, non sono mai riuscita a replicare la parlata.» rispose lei, sorseggiando in seguito la tisana.

Il calore la rinfrancò un po' e l'aiutò a continuare il racconto.

 

Anch'io guardai nell'acqua e quello che vidi non furono solo le lucciole, ma luci che che potremmo associare ai fuochi fatui.

«Non guardateli.» ammonii gli altri. «Dicono che i fuochi fatui catturino le anime degli sventurati che li ammirano e li facciano affogare.»

Che fosse la realtà o le storie dei nostri genitori per tenerci a casa la sera, non volevamo sicuramente saperlo. Cangrande si tirò subito indietro e continuammo ad avanzare mentre l'acqua arrivava fino alle caviglie. Sollevare la gamba, portarla avanti, trovare un altro punto... tutto ciò rendeva lento e faticoso il nostro cammino.

«Ecco la casa.» disse Cosimo.

Tutti alzammo gli occhi: in mezzo alla nebbia che si stava levando nel buio della sera si intravedevano le finestre illuminate di una casa. Ciò ci rinfrancò lo spirito e la fatica ci lasciò, sostituita dall'entusiasmo. Alboino diede di gomito a Ferruccio, che stava sorridendo e finalmente riuscimmo a rimettere i piedi sul terreno solido.

 

Amelia prese un altro sorso della tisana e Ferdinando le coprì la mano con la sua, in attesa di sapere.

 

Ci acquattammo, strisciando nel terreno fangoso, ma una volta lì non sentimmo alcun rumore. Cosimo si affacciò e poi si chinò di nuovo, scuotendo il capo.

«Non è in casa.» sussurrò, spostando lo sguardo nell'acquitrino avvolto nella notte.

«Quindi possiamo tornare indietro?» chiese Alboino, stringendo con un braccio le spalle del fratello seduto.

Un lieve mormorio iniziò a pervadere l'aria e ci tendemmo per provare a spiare il retro. Cosimo fu il primo ad affacciarsi, ma lo seguii un attimo dopo. Una lieve collina ci impediva di vedere direttamente oltre, per questo fui la prima a strisciare lungo il rialzo.

Sollevai un po' la testa e vidi non una, ma tre vecchie addobbate di stracci in cerchio, in mezzo vi era un braciere e stavano tenendo le braccia sollevate, salmodiando in una lingua sconosciuta. Una luce si sollevò dal braciere e saltò tra di loro, girando attorno ciascuno.

Una delle tre gettò qualcosa sul braciere e si levò una fiammata seguita da una densa nube arancione.

«Tulevat meidän välillämme, Athelwulf, sielunne ovat vanginneet keijuja ja kehon piilee ajaton valtakunnassa pitkä palata.» recitarono le streghe. «Sillä tyttö, kypsä ja vanha, voi mennä keskuudessamme ennen vuoden ja yhden päivän pitäisi päättyy.»

La luce iniziò ad allungarsi, diventando simile ad un bastone che roteava attorno a loro in giri sempre più ampi. Ad un certo punto sbucò dalla nostra parte del rialzo e mi sfiorò.

 

«Non credo potrò mai dimenticare quel momento, sai?» le mani di Amelia stavano tremando e Ferdinando la strinse più forte a sé. «Come se un fulmine ti colpisse più volte... credo che questo possa essere un paragone adatto.»

«Non pensarci, cos'avvenne dopo?» la spronò lui.

 

Il bagliore tornò al centro del cerchio.

«Bydd fy alltudiaeth yn para llai na blwyddyn a diwrnod?» una voce sembrò giungere dal bagliore che stava assumendo forma umana. «Boed i'r duwiau yn llesiannol gyda chi!»

In quel momento sentii un grido strozzato e vidi Cangrande con la bocca spalancata che osservava le tre megere. Queste sollevarono lo sguardo verso di lui, mentre la luce svaniva lentamente.

«Mennä, poika, ei ole turvallista sinulle.» strillò una di loro verso Cangrande.

Tremai, il tono era davvero arrabbiato e quella mano secca che puntò contro il ragazzino non presagiva nulla di buono. Scivolai giù dalla collinetta mentre Alboino trascinava via il fratello, poi tutti cominciammo a correre verso il luogo da cui eravamo arrivati. Mi voltai e vidi che Cosimo si era fermato ad aiutare Ferruccio a rialzarsi e ripartire.

«Cosimo, muoviti!» gli gridai dietro, prima di voltarmi a correre via.

Nella fuga raramente mi voltai a guardare indietro. Cangrande prese un'altra strada e mi sembrò riuscire a fuggire anche se poco dopo affondò nell'acquitrino e in un attimo sparì dalla nostra vista. Cosimo rimase indietro un attimo dopo, svanendo nella notte.

In tre raggiungemmo la foresta, accasciandoci tra gli alberi, ma non era ancora finita.

 

«Cos'altro doveva capitare?» la voce di Ferdinando era un sussurro.

«Un aiuto insperato...»

 

Troppo stanchi per proseguire, come detto, crollammo senza nemmeno preparare un campo. Eravamo certi che a Cosimo sarebbero successe cose terribili, mentre nessuno era in dubbio sul fato di Cangrande. Alboino era distrutto e piangeva senza ritegno, ma era l'unico che non era troppo infangato.

Una lieve musica, delicata come una ninna nanna, si fece strada nel bosco e tutti alzammo lo sguardo: un alone luminoso si stava muovendo tra gli alberi.

La luce si faceva sempre più vicina e potemmo capire di cosa si trattasse solo quando fu vicina. Dodici figure alte due palmi e dotate di ali come quelle delle libellule si stavano avvicinando cantando assieme, di queste una si fece avanti, osservando Alboino.

«Cosa ci fai qui, giovin fanciullo?» gli chiese, delicata.

«Mio... mio fratello...» singhiozzò.

«Povera creatura, vieni con noi, ti aiuteremo a trovarlo.» disse la figura.

«Vengo anch'io.» propose Ferruccio.

La creatura parve non sentirlo e potei osservarla al massimo del suo splendore: i lunghi capelli biondi che scendevano lungo la schiena, gli occhi ferini color del ghiaccio ed il corpo sinuoso ed aggraziato era coperto da un vestito diafano pieno di decori dorati.

Una vocina dentro di me, però, mi gridava di fare attenzione.

Alboino tese la mano alla creatura.

«Andiamo a cercare tuo fratello.» concluse la creatura, mentre le altre li circondavano e si allontanarono tutti assieme.

Quella fu l'ultima volta che vedemmo Alboino.

 

La tisana era fredda nelle mani di Amelia e Ferdinando non riusciva a trovare nulla da dire. La abbracciò, stringendole la testa sulla spalla.

«Credi che l'abbiano aiutato?» chiese Ferdinando.

«Non è questo il compito delle fate?» rispose Amelia, cercando di fare un lieve sorriso. «Non li vedemmo più, ma credo che siano andati a vivere da un'altra parte, la loro famiglia era molto difficile.»

Ferdinando annuì.

«Quando vuoi partire?» le chiese.

«La festa del raccolto sarà tra due settimane.» rispose Amelia. «Non possiamo partire al più tardi di tre giorni da oggi.» fece un sospiro, sollevando lo sguardo verso di lui. «Sei sempre certo di volermi accompagnare?»

Ferdinando annuì, con un lieve sorriso in volto e portando la mano ad accarezzarle i capelli.

«Non potrei mai farti affrontare un pericolo del genere da sola.» le confermò per l'ennesima volta. «Dimmi ora cosa dobbiamo fare.»




 

 

 

Nota dell'Autrice:

vi ringrazio per non esservi bloccati alle prime parole in varie lingue straniere. Vi prometto che come ultimo capitolo troverete tutte le traduzioni divise per capitolo ^_^

  
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