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Autore: Erina91    18/03/2016    6 recensioni
“cos'è quel sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”
Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriere poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Ma Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celeva un passato che avrebbe voluto dimenticare. Pairing: Soma x Erina (Sorina)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Horse Ride. Ops! an accident?
 

Mancava poco alla partenza in montagna verso il cottage di proprietà Nakiri e il nonno di Erina li aveva convocati per dirgli che quella mattina dovevano andare a fare una gita in una fattoria di proprietà di un amico di Senzaemon, dalla mattina alla sera, per fare rifornimento di prodotti freschi da trasferire in montagna, per quei giorni che avrebbero pernottato lì. Dunque, una bianca e scicchettosa limousine con a bordo un autista li stava aspettando fuori dai cancelli della residenza Nakiri.
A tutti era chiaro che Senzaemon Nakiri aveva qualcosa in mente per loro e tale fattoria si trovava ad un'ora in macchina da Sapporo.
Soma non era mai stato in limousine e tanto meno in una fattoria ad osservare le varie lavorazioni o la produzione di farina e l'allevamento delle uova.
Quella fattoria era abbastanza grande per godersi tutti i passaggi, o almeno così gli aveva spiegato il preside.
Era stupito che il Sig.Nakiri avesse mandato anche la nipote con loro, dato che non ce la vedeva proprio in mezzo ad una fattoria a “macchiarsi” di cibo e sostanze varie.
A quel divertente pensiero, ghignò. In fondo, inizialmente nemmeno se la immaginava a lezione d'equitazione, eppure era bravissima. Erina era davvero imprevedibile.
Carter non sarebbe andato con loro, poiché non era uno studente della Tostuki e neanche partecipava agli eventi organizzati dal Sig.Nakiri come cuoco e questo già gli spianava la strada con Erina, per quel giorno, facendolo sentire più ottimista.

Il tragitto in macchina durò un'ora “spaccata”, tra una chiacchiera e l'altra, e raggiunsero la fattoria all'incirca per le 10.00: l'ora ideale per arrivare e svolgere tutti i compiti loro incaricati. Si trovarono davanti un'enorme distesa verde avvolta da folti alberi e da campi di grano, quando la limousine arrivò a destinazione.
Un recinto di una lunghezza infinita cerchiava la piccola casa del ricco proprietario terriero.
La cosa paradossale era che la fattoria era una delle più grandi e famose di tutta l'isola per la qualità dei suoi prodotti, mentre la casa del suo proprietario era molto piccola, probabilmente per fare spazio alle grandi stalle e recensioni di mucche, pecore, capre, maiali o campi d'allevamento di galline o di grano.
Quella fattoria possedeva tutto, non gli mancava niente: onorava lo stile perfettamente campagnolo delle costruzioni e gli estesi ed ampi prati che facevano da contorno e regalavano al luogo ambienti bellissimi, luminosi, il cui il profumo umido ed erboso, grazie alla versatile presenza di specie di fiori e alla minuziosa cura della natura, ne facevano un posto incantevole e traquillo, puro e lontano dal traffico, salutare per viverci e non solo per l'uomo, ma in particolare per il bestiame e per la creazione degli alimenti e dei loro derivati. Adesso Soma riusciva a comprendere perché il preside si affidasse a quel proprietario terriero quando doveva spostarsi e rifornirsi: non aveva mai visto una fattoria gestita meglio di quella, seguita sotto ogni aspetto e premura. Più in là vi era addirittura una prateria dove gli animali d'allevamento pascolavano e si godevano le belle giornate.
Non era il solo ad essere rimasto estasiato dal posto, anche il resto dei suoi compagni e perfino Erina, così schizzinosa e raffinata, ne era rimasta affascinata.
Dalla sua reazione aveva capito che era la prima volta anche per lei di vederla.
Entrati all'interno dell'intera proprietà, furono accolti da un sorriso di quello che doveva essere il possidente e anche il titolare della fattoria, in poche parole l'amico del loro preside. -vi stavo giusto aspettando, ragazzi, siete arrivati prima del previsto.-
-non abbiamo trovato molto traffico.- si fece avanti Erina: era giusto, essendo la nipote di Senzaemon, era compito suo fare gli “onori di casa” al posto di suo nonno.
-oh.. tu devi essere Erina. Sei proprio bella come quella “vecchia volpe” ti ha descritto.-
Lei arrossì leggermente per i complimenti e si unì alla conversazione anche Alice, sebbene in maniera meno formale:
-io sono la seconda nipote, Alice Nakiri.-
-piacere cara! Senzaemon mi ha parlato anche di te.-
-ci dica cosa e come dobbiamo fare, senza troppe cerimonie.-
-non mentiva nemmeno su di te: sei proprio senza peli sulla lingua come mi aveva raccontato.-
Prima di proseguire, si presentarono anche gli altri passando la mano al signore. In seguito, in un sogghigno divertito, iniziò a spiegare:
-allora.. in pratica vi dividerò in gruppi e vi manderò in posti diversi ad osservare e svolgere alcuni e semplici compiti. Ovviamente sempre all'interno della fattoria.- precisò.
-in tali luoghi troverete altri miei dipendenti che vi spiegheranno nei dettagli cosa dovrete fare o se dovrete fare qualcosa o meno.-
Lanciò una breve occhiata a tutto il gruppo e a caso, iniziò ad indicare le coppie:
-Erina e Yukihira-kun andate al pollaio a raccogliere le uova.-
I due annuirono e si sentirono subito a disagio al pensiero che, dopo gli sviluppi che c'erano stati tra loro, si ritrovavano nuovamente in una situazione intima.
“Se quello non era destino ditemi voi cos'era allora” si ritrovò a pensare Soma. Erano di nuovo finito in coppia e nello stesso luogo.

Com'era possibile? Si chiese Erina dopo aver annuito davanti all'ordine dell'amico di suo nonno.
Intanto, l'uomo continuava a indicare le postazioni degli altri:
-voi Aldini, Hayama e Arato avete il compito di guardare la sterilizzazione del latte, la produzione dei derivati e tutto il resto collegato ad esso.-
Hisako e Takumi si scambiarono un'occhiata imbarazzata, mentre Isami e Hayama annuirono decisi. La disposizione seguì ancora:
-Alice e Kurokiba, invece, avete il compito di raccogliere sacchi di farina di vario genere e di trasferirli dal posto di inserimento alla limousine.
Mi raccomando, non sbagliate a selezionare la farina e dividetela a seconda della “specie”- concluse sbrigativo.
Ora tutti avevano una loro posizione e seguirono gli ordini spostandosi nella zona stabilita.

Erina stava raccogliendo in silenzio le uova prodotte, solo il costante chiocciare delle galline a riempirlo.
Il responsabile del pollaio li aveva lasciati da soli dopo aver spiegato loro cosa dovevano fare e come distinguere le uova l'una dell'altra e non poteva fare a meno di sentirsi in imbarazzo da quando si era esposta di più con Yukihira. Da allora, ogni volta che lo incontrava per i corridoi della villa, arrossiva fortemente e fuggiva via lasciandolo spiazzato o a metà della sua frase. Sapeva che lui era confuso da quell'atteggiamento e adesso si era ritrovata da sola con lui e non poteva più evitarlo.
Inoltre, l'insistente chiocchiare delle galline la stava profondamente infastidendo.
Stava cercando un modo per distruggere quell'apparente e silenziosa calma, poiché la metteva solamente più a disagio.
Fu proprio lui ad anticiparla:
-vedo che nemmeno oggi ti sei tolta il braccialetto, Nakiri.- notò allusivo, sorridendo. -ti piace proprio tanto eh?-
A quella domanda le guance le si colorirono.
-mi sono solo dimenticata di toglierlo.- borbottò vergognosa. -e comunque.. pensavo ti fosse chiaro, visto cosa mi hai costretto a fare.-
Perché era rientrata in quel discorso? Accidenti! Si rimproverò mentalmente.
Soma si avvicinò a lei con un cestino pieno d'uova e si chinò verso il suo orecchio:
-cosa ti avrei costretto a fare, Nakiri?- la stuzzicò scherzoso, sollenticando il suo orecchio.
Lei scattò rapida, spostandosi da lui paonazza. -smettila di prendermi in giro, Yukihira.-
Lui ridacchiò divertito dalle sue razioni.  -sai Nakiri, non mi piace quando scappi così.- ammise sincero. -per cui ti chiedo di smetterla di ignorarmi come hai fatto nei giorni scorsi, soprattutto perché non ne capisco il motivo.- Davvero non ne capiva il motivo? Per cui quel bacio sulla guancia per lui non era stato niente?
Lei si era lasciata andare così tanto con lui e per lui era stata solo una sciocchezza? Un semplice gesto di riconoscenza?
Era stata dura per lei passeggiare per la residenza sentendosi agitata ogni qualvolta lo incontrava e lui lo considerava un gesto così insignificante.
-non ci sono motivi particolari.- farfugliò poco convinta.
Lui le sorrise ancora e lei decise di cambiare discorso o sarebbe stato pericoloso continuarlo.
Era il caso di smetterla di farsi prendere dall'imbarazzo con lui e doveva comportarsi normalmente, come lui stava facendo:
-in ogni caso, Yukihira, vedi di raccogliere le uova giuste invece di distrarre anche me.-
-sai Nakiri.. non ti ci vedo a fare la raccoglitrice d'uova.- ridacchiò ilare.
-non mi ci vedi a fare tante cose, a quanto pare.- ribatté lei aspra e risentita.
-vero.. ma sei davvero in gamba! Ti riesce veramente tutto!- si complimentò.
-perché sei così stupito? Anche se sono ricca, non vuol dire che sappia vivere solo nel lusso.
Ho imparato a fare molte cose, soprattutto perché in questo lavoro è importante. Lo dovresti sapere anche tu, Yukihira.-
-già, lo so.- concordò lui, -ma resti ammirevole. Fai tutto con facilità.-
-certo! Ma sai quanto anch'io ho dovuto lavorare per raggiungere una tale perfezione? Sarò anche capace e imparo in fretta, ma nessuno ottiene nulla senza impegno.-
Lui annuì. -non ho mai pensato che tu non avessi fatto nulla per arrivare ai tuoi livelli. Basta vedere le ore che passi ad esercitarti in cucina per capirlo, Nakiri.-
Lei arrossì ancora: non si aspettava di essere lodata così da lui. A quel pensiero il cuore iniziò a battarle rapidamente.
Yukihira era davvero capace di scomporla quando ci si metteva e la cosa assurda era che lo faceva inconsapevolmente, quelle parole uscivano dalla sua bocca naturali e lo erano talmente tanto che nessuno poteva pensare che mentisse. Tutti ammiravano il suo talento, anzi, i suoi numerosi talenti e lodavano la sua spiccata intelligenza, ma sentirlo dire da lui le faceva sempre tutto un altro effetto. Erano di un impatto assai maggiore per il suo cuore e questo perché a lei piaceva Yukihira, le piaceva davvero moltissimo, benché continuasse a negarlo. Ma sapeva che quella negazione era un voler mentire a se stessa per non accettare la verità.
-se ti aspetti che ti ringrazi un'altra volta, in quel modo, beh, ti sbagli.- lo avvisò impacciata, distogliendo gli occhi da lui. -dunque, non pensare chissà cosa.- puntualizzò.
Lui sorrise solare, lasciandola spiazzata. -non ti ho fatto dei complimenti per barattare un bacio, Nakiri.-
Rispose così anche se dentro di lui lo avrebbe voluto, ma non le aveva detto quelle parole solo per questo, l'aveva fatto perché le pensava seriamente.
-comunque, almeno sono riusciuto a scigliore la tensione che si era creata tra noi.-
-l'hai fatto per questo?- domandò lei sorpresa.
-no, non solo per questo. Penso veramente ciò che ti ho detto.- ripeté grattandosi la nuca imbarazzato. -e ora torniamo a lavoro.-
Si rimboccò le maniche e continuò a raccogliere le uova, lasciando Erina confusa.


 
****


Hisako e Takumi, arrivati davanti all'allevamento di bovini, furono separati da Hayama e Isami dal responsabile della zona, che gli aveva fatto vedere come mungere le mucche e gli aveva ordinato di continuare il lavoro da soli. Takumi era grato al responsabile per averli lasciati casualmente da soli, poiché era da un po' che lui ed Hisako non si ritrovavano in una situazione simile. Lei indossava un paio di Jeans chiari, sfilacciati, e una maglietta a maniche corte color salmone leggermente più lunga del normale.
I capelli erano stati alzati in una piccola coda, in maniera da mungere meglio le mucche. La trovava carina anche in abiti semplici e sportivi come quelli.
Sembrava concentrata nel suo lavoro e pareva aver capito bene come svolgerlo.
Il silenzio regnava tra di loro e lui decise di interromperlo:
-non pensavi di ritrovarti a mungere mucche, eh, Arato-san.- la stuzzicò.
Lei accenò un sorriso. -no Aldini, ma lavorare con gli alimenti fa parte del nostro studio. Non è male scoprire come funziona la loro lavorazione anche attraverso la pratica.-
-avevo previsto questa risposta.- ricambiò il sorriso lui, -però, non lo pensi anche tu? Siamo una bella squadra io e te. Tutto quello che abbiamo fatto insieme per il preside ha avuto un grande successo; e, guarda caso, ci ritroviamo a lavorare in coppia anche questa volta.-
-hai detto bene, Aldini, è solamente un coincidenza.- farfugliò lei impacciata.
-mh.. come preferisci.- ridacchiò divertito dalla sua reazione, -in ogni caso, che ne dici di approfondire il nostro rapporto?- propose malizioso.
-perfino in abiti sportivi continui a stupirmi, Arato-san.-
Lei distolse lo sguardo paonazza e cercò di ribattere a quelle parole:
-invece di flertare con me, come fai sempre, perché non ti concentri sulle mucche?-
-hai ragione, ma non è facile concentrarsi con te accanto.- la punzecchiò ancora.
-smettila di scherzare, Aldini!!- esplose imbarazzata.
Lui la trovò davvero tenera in quel momento; però, prima di poter dire altro, si ritrovò un secchio di latte munto in testa che gli imbiancò i capelli e gli imbrattò il viso.
La ragazza, che non l'aveva guardato in faccia per tutta la loro conversazione, avvertì il tonfo e si girò vedendolo ricoperto di latte da capo a piedi.
-Aldini!!- esclamò allibita. -ma cosa hai combinato? Sei idiota?- afferrò di corsa uno dei cenci e si avvicinò a lui.
Dopo uno scambio di sguardi intensi, cercò di ripulirgli il volto.
Rimasero in quella posizione per un po', lei chinata su di lui con in mano il cencio per ripulirlo e lui a fissarla dritta negli occhi; i loro visi molti vicini e un silenzio tombale ad accompagnarli. Lei era corsa da lui senza pensarci e gli aveva asciugato il viso con delicatezza e cura. Amava quella parte premurosa e femminile di Arato.
Amava? Davvero aveva pensato quella parola? Dunque era quella la risposta ai suoi sentimenti.
Il suo amico Soma aveva ragione, succedeva all'improvviso.
Quindi, lui amava Hisako Arato e lo aveva capito da una semplice sciocchezza.
-che ti prende, Aldini?- lo richiamò la diretta interessata vedendolo pensieroso.
-stavo pensando che adoro questa parte di te, Arato-san.- sorrise spensierato.
Lei arrossì furiosamente e si scostò bruscamente da lui.
-di cosa stai parlando?- domandò intimidita.
-sto parlando del tuo modo di agire impulsivamente: hai visto che mi era cascato il secchio colmo di latte in testa e premurosa sei venuta in mio soccorso. È stato spontaneo.-
-anche tu hai fatto lo stesso quella volta.- ricordò e volse lo sguardo altrove, a disagio.
-quale volta? Ricordamelo un po'?- la invitò sghignazzando.
-sei uno stupido, Aldini!- protestò stizzita. -ti diverti a prenderti gioco di me? Tu sai benissimo di cosa sto parlando e lo neghi per mettermi in imbarazzo.-
-sì, hai ragione. So quale momento stai ricordando. Volevo solo sentirlo dire da te.-
Indugiò sulle sue iridi castane, guardandola con una passione che la scompose.
-grazie per avermi asciugato il viso. Però adesso penso sia il caso che vada a cambiarmi i vestiti e mi dia una lavata ai capelli ch stanno diventando appiccicosi. Tu che dici?- rise.
-penso sia la cosa migliore da fare.- asserì in tono insicuro.
Takumi notò che l'espressione di Arato si era rattristata e non ne capì il motivo.
L'unica cosa che gli venne in mente di fare per scuoterla, fu di poggiare una mano sulla sua guancia e farle una dolce carezza. -tutto bene?- chiese preoccupato.
-lascia stare, Aldini. Tutto bene.- rispose risoluta.
-non è vero.. c'è qualcosa che mi vuoi chiedere.- insisté lui.
Lei portò gli occhi a terra, avvertendo il calore della mano di lui ancora sulla sua guancia ed era piacevole.
-beh.. ecco, il secchio era peso.. insomma.. ti sei fatto male?-
-non mi dire, Arato-san, eri preoccupata per questo?-
Era stupito, ma si sentiva anche accaldato.
Sapere che lei si era agitata per quello che era successo, e dopo che aveva capito di amarla, gli stava facendo battere il cuore all'impazzata.
-ti sembra così strano?- sbottò seccata, -non sono così insensibile come credi!-
-tranquilla. Non hai bisogno di specificarlo, so che non lo sei.- le sorrise lui rassicurandola.
-in ogni caso, idiota o meno, sono sollevata che non ti sei fatto nulla.-
-ti ringrazio di esserti preoccupata, Arato-san.-
Lei sussultò ancora di fronte alla tranquillità con cui aveva detto quelle parole.
-come ha fatto a caderti in testa? Dov'era?- cambiò discorso, non sapendo cosa dire.
-oh.. l'avevo appoggiato su quell'asse in alto, distratto, ed evidentemente l'avevo lasciato in bilico ed ecco come l'ho preso in testa.
Comunque, non è successo nulla e sto bene. Fidati, puoi stare tranquilla.- la sua mano era ancora sulla guancia di lei.
Quando vide alzare la sua di mano, Takumi si aspettò che gliela spostasse dal volto infastidita d'essere stata toccata, ma quello che avvenne fu molto più dolce: alzò la mano e l'appoggiò sopra il dorso della sua, in un flebile tocco che lo fece arrossire, rimanendo per qualche minuto in quella situazione; poi, lentamente, tolse la sua e spostò anche quella di lui. -adesso puoi lasciarmi la guancia, Aldini.- boccheggiò impacciata. -hai bisogno di darti una lavata, perché il profumo di latte su di te inizia a farsi sentire.-
Lui rimase per un attimo incantato da tutti i movimenti di lei udendo a malapena quello che gli stava dicendo, in seguito scosse leggermente la testa e scoppiò a ridere annusandosi i vestiti e le mani. -hai ragione! È meglio che vada!-
Lei, vedendolo così goffo e impegnato ad annusarsi, si aprì in un tenero e sollevato sorriso che lo lasciò senza fiato.
Era davvero rilassata che fosse finita tutto bene. Il momento durò poco, perché poi tornò ad essere la solita distaccata:
-sbrigati Aldini, così puoi tornare ad aiutarmi il prima possibile.-
Lui rise nuovamente. -ai suoi ordini!- l'assecondò ironico.
Prima di uscire definitamente dalle stalle aggiunse:
-comunque, Arato-san, tutto quello che ti dico non è uno scherzo. Lo penso seriamente.-
E con quelle ultime parole se ne andò, lasciandola con infinite domande in testa, rossa come un pomodoro e con il cuore che andava a mille.



 
****


Vide la sua signora trascinare a fatica dal magazzino alla limousine un paio di sacchi di farina.
Non era vestita in indumenti adatti a quel tipo di lavoro e come al solito preferiva eccellere con l'eleganza.
Quel vestitino ornato da decorazioni di fiori verdi, gialli ed arancioni e quelle zeppe che ripredavano i toni gialli del vestito, non erano adatti a camminare nel prato e soprattutto a trasportare sacchi così pesanti. Nonostante questo, però, quell'abito che per lei era quotidiano calzava perfetto su Alice, ne accentuava le snelle forme del suo corpo fino a farle sembrare ancora più sensuali ai suoi occhi. Una vibrazione intensa attraversò tutto il suo organismo al quel pensiero e nemmeno lui se ne spiegò la motivazione, ma era visibilmente eccitato davanti alla bellezza della sua signora. Le ciocche albine e liscie, così morbide e dolci, cerchiavano il suo grazioso volto, i quali occhi erano imperniati da mascara e matita, che ne risaltavano la loro acuta e sagace natura; così come quelle labbra carnose arrichite di un lucidalabbra trasparente, dove lui aveva già posato le sue seguendo l'istinto, erano capaci di accendergli la voglia di metterle a tacere con un rude bacio da quanto fastidiosamente “cinguettavano” e tiravano fuori il suo lato aggressivo, ardente e irrazionale. Solo la sua signora riusciva a farlo sentire così.
-cavolo Ryou! Intendi lasciarmi in queste condizioni? Non vedi che sono in difficoltà con questi maledetti sacchi di farina?!- si lamentò lei, riportandolo alla realtà.
Appunto, lo faceva semplicemente imbestialire quella sua aria succinta e viziata; eppure, nello stesso tempo, lo faceva ribollire di desiderio poiché, in qualche modo, era seducente ed intrigante. Tuttavia.. lui non aveva voglia di avere a che fare con quelle sensazioni, di qualsiasi origine esse fossero, dato che limitavano la sua vita e la sua quiete.
Non sopportava di avere gente attorno nei momenti nel quale non cucinava, l'unica persona cui aveva accettato la presenza era lei, la sua signora.
Però, dopo quel bacio che le aveva dato per farla stare zitta perché si era intromessa nel suo lavoro, tutte le volte che si trovava vicino a lei era inquieto e faticava controllare la sua seconda personalità che invece lo spingeva a soddisfare il suo piccante desiderio ancora non pienamente chiaro.
Inoltre.. aveva basato i suo bomboloncini alla crema seguendo quello che aveva avvertito dopo il bacio, che era stato qualcosa di molto esplosivo, e gli avevano ricordato la specialità dei suoi piatti. In qualche modo, sebbene lei non aveva fatto niente di particolare per aiutarlo, era riuscita involtariamente a facilitargli la “strada” e ciò era successo perché aveva ascoltato l'impulso di quel pomeriggio, ovvero baciarla per farla tacere.
Un'altra volta, anche se non capiva perché, stava provando la stessa cosa vedendola così in difficoltà e per l'irritazione che sentiva voleva baciarla.
La volta scorsa aveva funzionato ed era riuscito a spiezzarla e così la sua signora non l'aveva disturbato con la sua paternale.
Chissà se anche questa volta avrebbe funzionato? Quell'ennesimo pensiero impulsivo soggiunse, ma Ryou non aveva intenzione di fare la stessa cosa.
-perché il nonno mi ha madato a fare questo faticoso lavoro? Io e mia cugina non siamo delle nobili signorine? Il lusso è più adeguato per noi, altro che trasportare sacchi di farina! Non siamo mica degli operai. Odio farlo.- proseguiva infastidita, lei.
In più stava anche avvertendo un leggero fastidio al braccio con quei carichi e presto avrebbe ceduto perché incapace di sostenerli ancora.
Ryou si era reso conto che Alice materialmente non ce la faceva, così sospirò e andò in suo aiuto non prima di aver appoggiato i suoi quattro carichi a terra.
-appoggi i sacchi a terra, mia signora.- suggerì atono.
Alice sobbalzò ritrovandosi all'improvviso Ryou davanti agli occhi.
-Ryou.. perché devo farlo?-
-lo faccia e basta.- ripeté nuovamente, lui.
Allora lei non se lo fece ripetere due volte e osservò lui prendere il suo braccio e muoverlo un po'.
-ahi!!- gridò lei, squittendo e sentendo una fitta al braccio.
Il braccio di Alice era così esile e piccolo in confronto al suo, che ebbe l'istinto di proteggerlo e carezzarlo. Era davvero il braccio di una ragazza.
-l'ha sforzato troppo, mia signora. Non può continuare a portare i sacchi.-
Lei raccolse un sospiro sollevato. -oh.. grazie al cielo non devrò più fare questo noioso lavoro.-
Lui la guardò cupamente. -dovresti smetterla di lamentarti. Se non prendi sul serio questo lavoro, non riuscirai a farlo nemmeno con la cucina e di conseguenza non saremmo più rivali. Ci allontaneremmo. È questo che vuole mia signora?-


 
****


Lei sgranò gli occhi meravigliata: non si aspettava quella reazione da parte di Ryou.
Ultimamente, anche quando non cucinava, era diventato molto più reattivo.
Che anche per lui la situazione fosse cambiata per qualche motivo?
Lei pensò che quello era il momento giusto per entrare nel discorso che dovevano affrontare da diversi giorni e che entrambi avevano finito per ignorare, visto che pure lui sembrava molto più propenso a chiacchiere rispetto ad altri giorni.
Sperava non fosse solamente la sua immaginazione, comunque lei non ce la faceva più a far finta di niente e a costringere se stessa ad essersi immaginata il bacio che si erano scambiati qualche settimana fa. O almeno.. che lui le aveva dato. -Ryou.. da quando in qua ribatti alle mie parole?- recitò, allora, perplessa.
Lui grugnì seccato e rimase in silenzio. -in ogni caso.. grazie per avermi controllato il braccio.- aggiunse.
-mi occupo io del resto.- decise lui, dileguandola e tornando verso i suoi sacchi.
-io non riesco più a fingere che non sia successo niente tra noi!- lo richiamò ad alta voce.
-a cosa ti riferisci?- non si girò a guardarla negli occhi e quel rifiuto la ferì molto, ma doveva continuare il discorso finché riusciva a sostenerlo:
-al bacio che mi hai dato.- affermò sottovoce, sentendosi improvvisamente nervosa. -veramente pensi che la situazione tra noi non sia cambiata, Ryou? Non siamo più quelli di una volta. Un tempo facevamo perfino il bagno insieme..- il suo viso andò in fiamme a quel ricordo, -..adesso invece siamo un uomo ed una donna. Non puoi considerare un bacio tra noi qualcosa di inesistente e soprattutto superficiale. Per me non è così, Ryou. Io non riesco ad ignorarlo come fai tu.-
Sapeva di aver detto quelle parole quasi arrabbiata, però era da giorni che ce l'aveva dentro e voleva semplicemente “sputarle” in faccia a lui.
-quindi, perché mi hai baciato?- ribadì ancora, stancamente.
Dopo tutto il suo discorso, lui, ostinatamente, continuava a darle le spalle costruendosi un muro di “non reazioni” che li distanziava abbastanza da farla sentire respinta anche senza ufficiali parole uscite dalla sua bocca. Alice abbassò la testa delusa da lui.



 
****


-sì, padrona..- riprese a parlare, lui, con voce profonda -..lei è una donna ed io un uomo. Non siamo fratelli di sangue, tuttavia la vedo solo come una sorella.- confessò mentendo poiché, per quanto non comprendesse ancora i suoi sentimenti, sapeva chiaramente che lui non la considerava più come una sorella o come la sua padrona.
Era attratto dal corpo della sua signora e questo l'aveva capito bene, superando già l'aspetto fratello/sorella.
-e tu baci tua sorella come se niente fosse?- sbottò infuriata, lei.
-l'ho baciata per farla stare zitta, mia signora. Avevo già risposto a questa domanda.
La prego di dimenticare quel momento.- terminò inespressivo.
Ryou pensò che la discussione si fosse conclusa lì in seguito alle sue parole, ma secondi dopo sentì il seno di Alice sfiorargli la schiena e avvolgergli le mani attorno al collo da dietro. L'eccitazione a quel contatto, sentendo il seno prosperoso e soffice della sua padrona dietro di lui, iniziò a infiammargli ogni parte del corpo tanto da renderlo quasi insopportabile se non avesse ceduto alla tentazione. -dimmi Ryou..- sussurrò lei, piano -..davvero mi vedi solo come una sorella? Cosa provi a questo contatto?-
Lui inizialmente non risposte, anche se sapeva già la risposta e se Alice non si fosse tirata indietro subito la sua irruenta seconda personalità avrebbe preso il sopravvento.
-mia signora..- tentò a fatica, dato che la mancanza del respiro lo stava soffocando per quanto quelle emozioni lo stavano penetrando. -..si stacchi.- concluse la frase.
-non lo farò finché non mi rispondi!- replicò capricciosa. Lui perse la pazienza e se la scrollò di dosso bruscamente, guardandola con un'espressione spaventosa:
-smettila di provacarmi o potrei perdere il controllo un'altra volta.-
Lei non si impaurì, era abituata a quello sguardo quando si scatenava in cucina.
-quindi ti faccio perdere il controllo, eh, Ryou?- osò maliziosa.
-sì, è l'unica che riesce a farlo.- confermò lui, -ma questo non cambia le cose, padrona.-
-dunque, continui a negare il motivo per cui mi hai baciato.- appurò offesa, lei.
Lui non smise di fissarla nelle iridi, ma non rispose.
-come vuoi, Ryou. Ma se un giorno mi desidererai, dovrai lottare per avermi!-
Lui, ascoltando la sua violenta personalità a volerlo avvolgere anche in quel momento perché lei lo stava facendo arrabbiare davvero, a passo pesante alzò una mano e le afferrò un seno con noncuranza lasciandola scioccata. -continui a trattarmi come ha sempre fatto, mia signora. Se cambiarà modo di fare o si allontanerà, non la perdonerò!- la avvisò minaccioso, lasciando la solida presa sul suo seno a discorso chiuso per tornare ai suoi sacchi di farina con anche quelli della sua signora.


 
****


Alice stava riflettendo: era stato rude e scontroso, come suo solito, ma almeno le aveva fatto capire che anche lui la desiderava poggiando quella mano sul suo seno.
Poteva sentire ancora la sua calda e grande mano stringerglielo e non era casuale se, quando loro due erano vicini, “scintille” attrattive li circondavano.
In passato non era mai stato così. Adesso aveva la conferma che, quando lui gli aveva detto che la vedeva come una sorella, mentiva.
Non voleva che lei cambiasse atteggiamento con lui, ma era inevitabile che Alice non poteva più comportarsi come prima con lui perché non ci riusciva.
Gliela avrebbe fatta pagare se non seguiva i suoi ordini, come aveva dichiarato, ma sapevano ambedue in che modo e non era una maniera affatto pericolosa, solamente più intima e succosa.


 
****


La mattina era passata in fretta e il gruppo di ragazzi aveva lavorato fino all'ora di pranzo, ormai trascorsa anche quella.
Era pomeriggio inoltrato, più o meno le 16.30, e l'amico del nonno di Erina aveva detto loro di riposarsi nell'ultime ore prima di ripartire per Sapporo.
Così Alice e Hisako si erano messe a prendere il sole in mezzo al prato, vista la bella giornata.
Ryou, invece, aveva chiesto al proprietario della fattoria dove poteva allenarsi a fare delle flessioni dato che doveva sfogare la frustrazione per quello che era successo con la sua signora. Hayama, al contrario, colse quell'occasione di vuoto per chiamare Ryoko e raccontarle cosa aveva fatto in giornata.
Takumi si era messo a chiacchierare con Isami.
Il sole era “calduccino”, il cielo azzurro e privo di nuvole; il profumo d'erba umida, tagliata e battuta invadeva le narici dei giovani ragazzi.
La quiete che regnava in campagna, la protezione dai rumori metallici dei mezzi di traporto e delle macchine, era capace di rilassarli come raramente succedeva e soprattutto dopo mezza giornata di lavoro.

Lui ed Erina erano stati chiamati dal proprietario un'altra volta e si trovavano distanti dai loro compagni.
Non riusciva a smettere di pensare a quanto il rapporto tra lui e Nakiri si era trasformato dopo che le aveva regalato il braccialetto.
Era contento, dopo la conversazione di quella mattina, di essere riuscito a riportare alla normalità il suo legame con lei.
Erano giorni che Nakiri scappava da lui ed evitava di parlarci. Lui sapeva i motivi della sua continua fuga ed erano collegati a quel giorno in biblioteca, quando lei lo aveva baciato sulla guancia. Se lo ricordava nel dettaglio e le sue viscere sarebbero scoppiate per l'emozione, ma evidentemente per lei non era stato un gesto facile visto l'imbarazzo che l'aveva accompagnata nei giorni seguenti e, prima che la situazione peggiorasse, aveva dovuto rimediare riportando la ragazza a suo agio.
Era stato costretto a dimostrarle che per lui da allora non era cambiato niente o si sarebbe allontanata nuovamente; dunque, adottare tale atteggiamento ironico e indifferente, aveva sollevato Nakiri da un insuperabile disagio.
Tuttavia.. ecco che adesso erano stati convocati di nuovo da soli dal loro attuale “capo” e ora erano una accanto all'altro in attesa delle spiegazioni.
Soma aveva la vaga sensazione che il loro compito non era ancora terminato e le sue supposizioni furono confermate appena l'uomo iniziò a parlare:
-ragazzi, signorina Erina, mi scuso per avervi chiesto ancora di raggiungermi.-
I due scossero la testa facendogli capire che l'avevano perdonato.
-ecco.. ci sarebbe un altro lavoro da fare.- annunciò, -sareste disposti a farlo finché non andate via? Sapete.. è molto importante e penso che voi possiate collaborare bene.-
-certo.. lei è un fondamentale cliente e fornitore di mio nonno. La ascoltiamo.-
-grazie mille mia cara signorina.- sorrise l'uomo riconoscente.
-ci dica il nostro compito.- lo incoraggiò Soma, sorridendo allegramente.
-possiedo anche un orto sotto quella discesa..- la indicò, poco distante da loro -..e c'è una camminata sterrata da fare per raggiungerlo. Accanto all'orto vi troverete anche degli alberi di frutta maturata. Vi chiedo di arrivare in quella zona e riempire questi grandi cesti con la frutta e la verdura che ha raggiunto la maturazione.-
-con piacere!- alzò il pollice, lui. -come ci arriviamo? C'è una scorciatoia o un mezzo?-
L'uomo si fece esitante lasciando i due perplessi dalla reazione.
-ecco.. in realtà a piedi è abbastanza lunga, non ce la potete fare solo camminando e poi a tornare in tempo per ripartire per Sapporo.-
-allora come facciamo?- assottigliò gli occhi, Nakiri, leggermente infastidita.
-ehm.. in realtà possiedo anche due cavalli nel mio piccolo maneggio. Di solito io e i miei dipendenti ci spostiamo verso l'orto con quelli, se il tempo lo permette.-
-quindi ci sta dicendo che ci aspetta una bella passeggiata a cavallo?- domandò scettica.
-ha capito benissimo, signorina Erina.- sorrise divertito l'uomo. -spero sappiate cavalcare.-
Lui fece una risata nervosa. -eh eh.. mi spiace signore, ma non sono esattamente esperto.-
-il problema, signore, è che nessuno a parte me sa cavalcare qui.- intervenne Erina.
-l'accompagnerei io signorina, ma devo coordinare i miei dipendenti.- insisté lui.
-va bene. Non importa signore. Non si preoccupi! Proverò ad andare a cavallo.-
-te ne sarei davvero grato ragazzo. Non è poi così difficile, credimi. E come penso tu immagini, non posso lasciare la signorina andare da sola visto che ho la sua responsabilità almeno per questo giorno. Mi dispiace, ma non abbiamo altri mezzi a parte i cavalli per spostarci.
La maturazione degli alimenti risulta maggiore se lontana dallo smog o dall'inquinamento in generale. I cavalli non inquinano e vanno veloci.-
-sei sicuro, Yukihira? Se ti succede qualcosa sono cavoli tua.- lo avvertì Nakiri, impacciata.
Lui scoppiò ridere. -tranquilla Nakiri, me la caverò! E poi non sono da solo, giusto? Chi meglio di te può seguirmi mentre vado a cavallo?- si strinse in un occhiolino.
Lei, con aria sostenuta e altezzosa, borbottò:
-fai come vuoi, Yukihira.- acconsentì, -ma partiamo subito. Prima facciamo, meglio è.-
Lui annuì e l'uomo li portò verso il maneggio per prendere i due cavalli.

Lui e Nakiri stavano andando al trotto percorrendo la camminata tra la boscaglia.
Il vento solleticava il volto dei due ragazzi, mentre i due cavalli purasangue scorrevano al trotto producendo il ritmato suono di zoccoli che “picchiavano” sulla superficie sterrosa lasciandone le grandi orme. Lui era già in difficoltà ad andare al trotto e gli sembrava di perdere l'equilibrio da un momento all'altro; da dietro e di profilo vedeva Nakiri cercare di trattenere le risate osservando la sua goffaggine nel cavalcare.
Comunque, a lui andava bene così se la vedeva tranquilla e riposata e negli ultimi giorni lo era abbastanza risplendendo più di quanto già non faceva.
Era bellissima mentre galoppava e con quei vestiti aderenti e sportivi, anche se estivi, come quella maglietta scollata verde smeraldo e gli shorts bianchi che riempivano con sensualità le sue solide coscie, tanto da fargli attraversare un brivido di desiderio in tutto il corpo.
I capelli sciolti e dorati sotto l'illuminazione del sole, scuotevano e ondeggiavano ad ogni galappo e sfioravano il pelo marrone del purosangue.
Anche di spalle era decisamente una bella visuale.
Ogni tanto la vedeva girare timorosamente gli occhi vispi e accattivamenti verso di lui, come a volerlo controllare, ed era un'occhiata talmente sfuggente che lo spingeva a volerla catturare per imprimerla, come in mezzo ad una intrigante sfida.
-datti una mossa Yukihira o rischio di perderti di vista. Non posso farti continuamente da balia.- protestò lei, poco più avanti di lui.
Lui ridacchiò divertito. -è dura starti dietro, Nakiri. Non so cavalcare, ci sto solo provando e con scarso successo.-
La stava prendendo sullo scherzo, altrimenti avrebbe fatto ancora di peggio.
La sentì sospirare stancamente e rallentò il passo affiancandosi a lui.
-solo per questa volta cerco di stare al tuo passo, ma più di così non posso.-
-wow Nakiri.. non mi aspettavo tutta questa gentilezza da parte tua.- sogghignò.
-ritira quello che hai detto, idiota di Yukihira, altrimenti ti lascio qui a marcire in mezzo al bosco e non credere che non ne sia capace.- lo fulminò irritata.
Lui rise ancora. -però Nakiri, non credi che questo venticello sia lenitivo? Andare a cavallo non è poi così male, se non fai le corse ovviamente.- sorrise lui rilassato, lanciandole una rapida occhiata che fu capace di coinvolgerla nel suo stato di benessere, benché la fece arrossire di brutto.
-non c'è tempo di rilassarsi Yukihira..- boccheggiò -..dobbiamo sbrigarci a tornare con questi cesti pieni di roba. Ci abbiamo messo un'ora a raccoglierla e un'altra buona mezz'ora ci vorrà per rientrare alla fattoria, soprattutto se continui ad andare a questo lento passo. Spero per te che riusciremo a tornare a Sapporo.-
Lui sospirò. -beh, cambia poco Nakiri. Intanto abbiamo fatto una bella passeggiata a cavallo e per ora è andato tutto bene. Perché non te la godi un po'?-
Aveva parlato troppo presto, pochi secondi dopo perse l'equilibrio e cadde da cavallo.
-Yukihira!!- urlò spaventata, Nakiri, scendendo istintiva dal suo.
Lui se la ritrovò sopra agli occhi e scoppiò a ridere vedendo la sua espressione spaventata e il viso sbiancato all'improvviso.
Quando Nakiri notò che stava bene, si gonfiò di rabbia:
-cosa ci trovi da ridere, Yukihira? Non sono scherzi da fare questi!-
-hai ragione, anche se è bello vedere queste espressioni sconvolte su di te.- la stuzzicò, -ora capisco come ti sei sentita a cascare da cavallo quella volta. Non è piacevole.-
Lei arrossì imbarazzata, in risposta alle sue parole, farfugliando:
-non è il momento di ricordare queste cose, Yukihira. Alzati e basta.-
Lui era ancora a terra e non sembrava intenzionato a tornare in piedi; poi, ad un tratto, vide Nakiri portare gli occhi verso il suo braccio che effettivamente gli bruciava un po' ma non era niente di grave: una piccola escoriazione. Fece per alzarsi, ma lei precipitosa lo ributtò a terra salendo_senza fare troppo caso_sulle sue gambe e lo stupì così tanto da scioccarlo e farlo diventare paonazzo. -c'è qualche problema, Nakiri?- chiese confuso, gli occhi indugiarono sui suoi seni sodi che erano proprio davanti ai suoi occhi e molto vicini al suo viso. Lei non sembrava rendersi conto della posizione imbarazzante in cui si trovava. Possibile che solo lui ci faceva caso?
Per bloccarlo dall'alzarsi gli era salita a cavalcioni, come non poteva farci caso? Stava osservendo attentamente il suo braccio.
-stai fermo, Yukihira, hai un graffio sul braccio. Fai pochi movimenti bruschi.- finalmente parlò, ma ancora non si accorse della situazione.
Lui allora, spontaneamente, alzò l'altra mano e afferrò quella di lei posata sul suo petto.
Nakiri, sentendo quel contatto, sussultò impacciata. -cosa stai facendo?-
-la domanda è sbagliata, Nakiri, è cosa stai facendo tu? Non trovi che questa posizione sia un po' rischiosa?- convenne distogliendo le iridi dal suo seno, con grande sforzo, perché avrebbe solo voluto toccarlo tanto per capire come sarebbe stato farlo e non poteva negare di esserne fortemente attratto.
Fu in quel momento che lei si accorse della strana situazione nel quale erano finiti e scattò sorpresa, alzandosi da lui.
-scusa Yukihira.- balbettò inizialmente, -ma perché non me l'hai detto prima?-
-pensavo te ne accorgessi da sola.- replicò lui, con aria divertita.
-sta zitto, Yukihira. E soprattutto.. stai fermo lì, che arrivo subito.- gli ordinò.


 
****


Erina rovistò all'interno del suo zaino fucsia e ne tirò fuori un piccolo kit di pronto soccorso.
Leggermente intimorita e ancora pensierosa riguardo alla posizione in cui erano finiti pochi secondi fa, si avviò da Yukihira che era ancora seduto.
-passami il braccio.-
-cosa pensi di fare, Nakiri?- domandò lui meravigliato.
-te lo disinfetto, no? Che domande stupide sono queste?- ribatté lei con semplicità.
-non c'è bisogno che tu faccia niente, è solo un graffietto.- la rassicurò lui.
Lei gli lanciò un'occhiataccia. -anche se è solo un graffio va curato lo stesso prima che si infetti. Per cui chiudi la bocca e fai come ti dico.- rispose tassativa.
-sei davvero pronta ad ogni evenienza, eh? C'era d'aspettarselo da te.-
Lei sgranò gli occhi colpita da quelle parole. -da come lo dici sembra quasi una critica.-
Lui scosse la testa. -ti sbagli, è solo l'ennesimo complimento.- sorrise radioso.
Quel sorriso così dolce la incantò come ogni volta succedeva. Per un attimo portò lo sguardo solo sul braccio disinfettando la ferita e udendo i piccoli lamenti del ragazzo perché doveva bruciare un pochino. -non pensavo fossi così sensibile al dolore.- notò lei.
Lui ridacchiò. -non lo sono poi così tanto. Diciamo che sono più sensibile a qualcos'altro.-
Si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto e si maledì per averlo fatto in modo così diretto.
Lei invece strabuzzò gli occhi allibita: non aveva capito fino in fondo il significato di quella frase, ma sembrava che lui le avesse detto di essere sensibile al suo tocco.
-a cosa ti riferisci, Yukihira?- finse di non capire, arrossendo per la vergogna.
Come gli saltava in mente di dire certe frasi ad una persona che considerava solo amica?
-le tue mani, al contrario di quello che sembra, sono davvero delicate.- ammise lui.
Lei non si aspettava quella risposta e per un attimo rimase bloccata senza riuscire a proseguire con la medicazione e, per la prima volta, i loro occhi rimasero fissi a specchiarsi.
Lui era seduto su un masso e lei non era poi così lontana dalla sua bocca, sarebbe bastato un piccolo passo a sfiorargli le labbra ed assaggiare per la prima volta il loro sapore.
Andò a fuoco di fronte al quel pensiero e continuò a sostenere il suo sguardo.
Questa volta, tuttavia, la loro occhiata era diversa dalle altre: sembrava ancora più intensa e significativa. Era così forte da destabilizzarla.
Si stavano guardando come se entrambi volessero osare di più, o almeno lei si sentiva in quel modo.. beh, cosa c'era di nuovo?
Si sentiva sempre in quella maniera quando si trattava di lui. Ribolliva di desiderio.
Sentiva che quella forte calamita, quel voler avvicinarsi e accorciare le distanze era più stimolata del normale anche da parte di Yukihira.
Era sempre più trasparente che c'era qualcosa tra loro e davvero lei non riusciva a credere che pure per lui non era di conseguenza, in particolare ora che vedeva come la stava guardando e non era una marginale occhiata. C'era molto di più in quello sguardo. Che fosse l'atmosfera di quel bosco a farli sentire così attratti e incuriositi l'uno dall'altra?
Erano soli, il silenzio era il padrone di quel momento e solo il fischiare del vento e il cinguettare degli uccellini ad interromperlo.
Erano gli unici in quel posto e nessuno li avrebbe visti se si fossero baciati. Cosa stava pensando? Era impazzita?
Sobbalzò agitata e interruppe quell'intenso contatto per tornare a fasciargli il braccio.
-cosa ti aspettavi, Yukihira? Sono anch'io una ragazza.- sbottò rispondendo alla sua constatazione. -ho finito di medicarti. Adesso puoi alzarti.-
-so benissimo che lo sei.- la bloccò per il polso, -ed è per questo che non puoi fare certe cose.- aggiunse, affascinandola con la sua voce allegra e musicale.
Lei si fece perplessa, non avendo chiare quelle parole e arrossì come sempre. -cosa avrei fatto questa volta? Ti ho solo medicato.-
-mostrerai questa gentilizza anche agli altri?- chiese lui, facendosi serio.
-e questa che razza di domanda sarebbe? Sei cretino per caso?-
-per favore, Nakiri, continua a tenere per te questa gentilizza che possiedi.-
-e perché dovrei tenerla per me, se ce l'ho? Ho il diritto di mostrarla a tutti, se voglio.-
Gli aveva risposto freddamente, ma lui non si scompose:
-hai ragione, ma..- iniziò incerto. -..voglio che resti solo tra noi.-
Cosa aveva appena detto, Yukihira? Era fuori di testa?
Divenne rossa come un pomodoro e il cuore iniziò a palpitare impazzito.
-perché vuoi questo?- domandò con voce strozzata, incapace di parlare tranquilla.
-non mi piacerebbe se tu la conservassi per tutti. Non voglio che la gente si approfitti di te a causa della tua gentilezza. Sono molto protettivo con le persone a cui tengo.-
-perché, Yukihira, tu ti approfitteresti di me? Per quanto tu sia idiota, non mi sembri il tipo.- seguì retorica.
-no, non lo farei. Però, ecco, è dura trattenersi in questo caso.- confessò imbarazzato.
-trattenersi.. per cosa?- continuò lei, sospettosa. -sei incomprensibile, Yukihira.-



 
****


Lui ridacchiò in un temperamento goffo. Possibile che Nakiri fosse così ingenua?
Proprio non si rendeva conto che la celata gentilezza che gli stava mostrando, il suo lato femminile e premuroso del quale un mese fa non ne sapeva nemmeno l'esistenza, la stava risultando irresistibile ai suoi occhi. Se poco fa, mentre lo stava accuratamente medicando con le sue delicate mani, lei non si fosse allontanata per prima l'avrebbe presa e l'avrebbe baciata senza possibilità di controllo. Sapere che lei stava dimostrando questa tenerezza a lui, solamente a lui per quel giorno, lo stava facendo ulteriormente impazzire. Era arrivato ad un punto che qualsiasi suo piccolo gesto, anche il più insignificante, l'avrebbe portato ad agirare impulsivamente ed a fare qualcosa di poco casco, come baciarla o palparle il seno. Il fatto che se la fosse ritrovata a cavalcioni, sebbene per sbaglio, non lo aiutava certamente a trattenere gli istinti. La voleva solo di più e anche il suo corpo glielo stava dicendo con le sue naturali manifestazioni, seppur imbarazzanti. Doveva risponderle oppure si sarebbe insospettita di più con quell'assorto silenzio.
-lascia perdere quello che ho detto, Nakiri.- smentì lui, -cerca solo di mostrare la tua gentilizza a chi se lo merita veramente. È un consiglio.-
-non ho bisogno dei tuoi consigli, Yukihira. Se ho fatto quello che ho fatto, per te, è perché ho pensato che la mia gentilizza fosse utile in questo momento, visto che eri ferito. Però sappi che non sarà sempre così e se un giorno te ne dovessi davvero approfittare, beh, non te lo perdonerò.- lo minacciò severa. -adesso che sei apposto, chiudiamo qui questa assurda conversazione. Monta in sella e torniamo alla fattoria. Gli altri ci aspettano.-
-grazie per la medicazione, Nakiri.- le sorrise dolcemente, lui, facendola arrossire ancora una volta, alzandosi in piedi e avviandosi verso il cavallo.
-di niente.- sussurrò lei timida. Poi, vedendolo in difficoltà a salire sul cavallo, gli suggerì sconsolata:
-datti la spinta con la gamba a terra per salire in sella, Yukihira, non è complesso.-
Lui fece come le aveva detto e riuscì a montare con meno fatica.
-la prossima volta mi riuscirà meglio.- commentò scherzoso. D'altra parte non era tipo da arrendersi e di solito non lo faceva con nulla.
Sentiva che la situazione tra lui e Nakiri si stava trasformando e questo non poteva che farlo felice.
Lei lo ignorò deliberatamente. -sbrighiamoci adesso.-
Detto questo, ripresero a galoppare verso la loro destinazione.

Arrivati alla fattoria, erano già le 19.00 e il sole era quasi tramontato.
Salutarono il proprietario dopo essere accolti dai loro vitali compagni e salirono nella limousine per tornare alla residenza Nakiri con tutti i carichi possibili e una quantità infinita di cibi freschi da trasportare in montagna. La situazione nel gruppo era molto tesa, perché la giornata era stata ricca di avvenimenti e scoperte che li aveva cambiati e lasciati con mille dubbi in testa. Dunque, durante tutto il tragitto “volarono” poche parole.





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Angolo autrice: Ecco qua il nuovo cap. Ho postato oggi perché il fine sett non sarò presente. Premetto che, dal mio punto di vista, questo è uno dei capitoli che mi sono riusciti peggio. Non so.. non sono convinta, né delle scene né di come ho gestito i personaggi (comunque, sarete voi a giudicarmi XD) e probabilmente sono andata miserabilmente OOC con qualcuno di loro. Non so se ho questa sensazione perché sto facendo sciogliere Soma ed Erina, o per qualcos'altro, sono solamente poco convinta del capitolo >.<. Per quanto riguarda la scena Ryou e Alice, invece, ho la spiegazione ;D: so che forse vi sembreranno troppo espliciti, ma ho considerato il fatto che loro due si conoscono fin da piccoli e penso che sia normale/naturale avere una confidenza diversa e più intensa rispetto a quella che invece condividono Erina e Soma o Hisako e Takumi, che solo da poco interagiscono più frequentemente. Inoltre.. forse Ryou vi è sembrato un po' troppo rude con la sua signora (nella parte un po' più piccante che ho descritto), ma l'ho creato così perché semplicemente (parere mio, ovvio) ce lo vedo ad avere questo comportamento con lei (tra il dolce e protettivo, ma anche sgarbato nei modi), soprattutto nel corso della sua seconda personalità che_come avrete capito_Alice scatena in alcuni momenti. Insomma, non vedo Ryou una persona esattamente delicata quando si tratta di avere a che con le manifestazioni d'affetto o d'amore, e secondo me è proprio questo il fascino del suo PG. Poi, chiaro, sono punti di vista e accetto le critiche se me le farete (sono sempre utili, come ho ribadito anche altre volte). L'ambientazione di questo cap in una fattoria, eh? immagino lo troverete strano dopo averlo letto, però credo sia importante sapere come funzionano queste cose quando si ha a che fare con gli alimenti, voi cosa dite? ;D comunque, a parte questo, continuo ad essere delusa da questo cap ç____ç e non sono molto convinta delle scene Sorina D: . In ogni caso, aspetto i vostri sinceri pareri XD. Intanto.. ringrazio tantissimo tutte le persone che mi recesiscono sempre e non saltano mai un capitolo, non renderei così bene in tempi e anche in cap, in parte, se non ci foste voi a dirmi cosa ne pensate e a farmi notare cose interessanti di quello che scrivo.
Grazie davvero ragazzi/e!! *-* <3<3 siete fantastici!!*-* lo so, ve lo dico sempre, ma ve lo meritate^^.
P.S: questo cap è dedicato a Conan99. Grazie di avermi recensito! :D

A presto!! un bacione<3 Erina91
  
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