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Autore: reginamills    18/03/2016    4 recensioni
OutlawQueen AU: Regina Mills è un'insegnante, sposata, ma ha un marito che abusa di lei, la picchia e non le permette di chiedere il divorzio. La sua vita è un vero schifo e Dio sa quante volte ha provato a metterne fine. Ma forse, il principe azzurro non esiste solo nelle favole, e il nuovo preside della scuola in cui lavora, Robin Locksley, forse riuscirà a riportarle quel sorriso che ha perso ormai da troppo tempo.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Eccoci di nuovo con un nuovo capitolo! Sarete i primi a leggerlo visto che non l'ho ancora pubblicato su ff.net. E' che ho deciso che ve lo meritate, dopo tutto il tempo che avete aspettato per leggere questa storia.
Inoltre, ho cominciato un seguito per questa fanfic, che posterò solo qui e che spero leggiate, anche se, sinceramente, non ne sono tanto sicura visto il modo in cui comincerà... ma, per adesso, godetevi questo penultimo capitolo!
Buona lettura!


Da quando aveva conosciuto quella donna, tutta la sua vita era stata una follia. Dal primo momento in cui i suoi occhi si erano posati sul suo bellissimo volto, aveva capito che quella donna sarebbe stata solo fonte di guai, di pazzie, di cose che non avrebbe mai immaginato di fare. La sua vita si era trasformata in un film prima che potesse rendersene conto, in uno di quei film a lieto fine, in cui l’attore protagonista rincorre l’amore della sua vita in giro per il mondo e, infine, vivono per sempre felici e contenti con sette cani, otto figli e quattordici gattini. 
Sorrise mentre pensava a questo e guardava le nuvole sotto di sé. Sorvolava la città che gli aveva fatto incontrare ciò che di più bello avesse mai potuto desiderare. Robin Locksley non era mai stato troppo religioso, almeno non tanto quanto sua madre, ma sapeva di dover chiudere gli occhi ogni notte prima di addormentarsi e ogni mattina prima di alzarsi dal letto, e pregare chiunque ci fosse lassù, ringraziarlo per averlo reso l’uomo più felice e completo che avesse mai incontrato.
Ti aspetto” diceva la lettera che continuava a fissare come una fotografia mentre non poteva fare a meno di sorridere. Non vedeva l’ora di rivederla, di stringerla tra le sue braccia e non lasciarla più, mai più, andare via.
Quando scese dall’aereo, la prima cosa che fece fu tirar fuori il telefono dalla borsa, accenderlo e digitare il numero che ormai conosceva a memoria.
“Robin?” rispose subito, al secondo squillo e Robin poteva certamente dire che aveva il cuore in gola.
“Amore mio” sospirò, stringendo le palpebre.
“Ciao”
“Ciao. Sono appena atterrato ad Atlanta e lasciami dire che sei completamente pazza.” la sentì ridere dall’altra parte e non poté far a meno di ricambiare. Quel suono era decisamente il suo preferito.
“Lo so. Ti spiegherò tutto quando mi raggiungerai all’indirizzo che ti ho scritto nella lettera.”
“Sei sicura che—“
“Ti aspetto.” non disse altro, mise giù. Robin sorrise, chiamò un taxi ed assecondò quella follia.

Il taxi lo lasciò proprio davanti al numero 23. 
Era una casa che non aveva certamente mai visto, ma questo non lo fermò dall’ammirare quanto fosse bella. Un cancello bianco, che qualcuno aveva lasciato aperto, probabilmente la stessa Regina, portava ad un modesto giardino, dove cresceva un ciliegio. Una stradina di mattoni rossi portava a degli scalini, di un portico, dove, al posto del tipico divano, ce n’era uno a dondolo, davanti ad un tavolo di vimini. Era davvero molto grazioso ma… la casa era ciò che aveva catturato la sua attenzione per prima: a due piani, le pareti perfettamente bianche, porte e finestre in legno. Era così tipica di Regina che un nodo gli si formò in gola. 
Fu proprio quest’ultima ad aprire la porta quando Robin era appena arrivato sul portico. Indossava un vestitino bianco, i piedi nudi, i capelli sciolti che le cadevano sulla scollatura. Era semplicemente… perfetta. Il suo angelo perfetto.
“Ciao, Locksley.” sorrise, poggiandosi allo stipite.
“Ciao” ricambiò il sorriso, senza cercare di nascondere la perplessità. “A chi abbiamo rubato questa casa?” scherzò.
“Ti piace?” chiese con un timido sorriso.
“Moltissimo, ma…”
“Ho dato l’acconto.”
“Cosa?” gli venne da ridere, e forse un po’ lo fece. 
“Ho usato i soldi della vecchia casa. E’ nostra.” si strinse nelle spalle, con l’innocenza di una bambina piccola, quasi avesse paura della reazione sbagliata da parte di Robin.
“Regina…” sussurrò incredulo “E’ bellissima, direi perfetta, ma… non avresti dovuto— avrei dovuto aiutarti a pagarla, non— e poi è ad Atlanta, lontanissima dal nostro lavoro, io…”
“C’è una scuola a pochi isolati da qui, privata. Potremmo chiedere il trasferimento. Puoi dire che vuoi trasferirti per stare vicino a tua madre che, tra parentesi, è al corrente di tutto. L’abbiamo scelta assieme, sai?” sorrise “E io… Io ho un ottimo motivo per chiedere il trasferimento. A scuola capiranno.” abbassò lo sguardo per un secondo ma la tristezza nei suoi occhi durò poco. “ E’ un modo per ricominciare, Robin. Sul serio. Non ci saranno più brutti ricordi a tormentarci, niente prigioni, niente minacce. Saremo solo io, te e…” si bloccò improvvisamente e lo vide alzare un sopracciglio, quindi si affrettò a continuare: “Io, te ed un nuovo inizio.” si morse il labbro inferiore, nervosamente.
Robin non disse nulla. Stette lì, fermo, a guardare la pazza donna che amava con tutto sé stesso; con un sorriso ebete stampato sul volto. Avrebbe potuto funzionare, infondo. Era ragionevole e… ne aveva voglia. Voleva davvero ricominciare con lei, buttare via tutti i ricordi di un passato tormentato e finalmente voltare pagina, definitivamente.
Era la cosa che più desiderava.
“Vuoi vedere l’interno?” sorrise, interrompendo i suoi pensieri. Lui annuì e lei gli prese la mano. Lo trascinò per ogni stanza, nell’enorme cucina, nel vasto salone, poi al piano di sopra. Le scale erano in legno, proprio come le porte, a chiocciola; portavano al bagno, grande, che includeva la vasca da bagno che Robin aveva sempre desiderato avere. E poi c’era una stanza, vuota, spaziosa, che, nella mente di Regina, era perfetta per diventare la camera del loro bambino.
“Potremmo farci uno studio qui.” disse Robin, sorridendo innocentemente.
“No. Sai, non credo che potremmo.” sorrise anche lei, ma con l’aria di qualcuno che sapeva di cosa stesse parlando.
Avrebbe voluto chiedere qualcosa, qualcosa come una spiegazione, ma Regina non gliene lasciò il tempo: “La camera da letto è quella che preferisco.” si morse il labbro, di nuovo. “Vieni.” lo guidò, aprì l’ennesima porta e lo lasciò senza parole.
Sì, era decisamente la stanza che preferiva anche lui. Il letto era enorme, molto più di quello che avevano a casa, c’era una grande finestra che dava sul parco accanto, un comò antico, un armadio a sei ante e una porta per un altro bagno, decisamente più piccolo dell’altro.
“La casa era ammobiliata, quindi se non ti piace qualcosa, basta che tu lo dica.”
“E’ perfetta.” sussurrò, guardandola intensamente negli occhi. Regina arrossì, poi sorrise. “E’ nostra?” 
“Ci puoi scommettere.”
“Ne sei sicura?” chiuse la porta dietro di sé, poi si tolse la giacca. Regina rise. 
“Assolutamente.” 
“Da adesso?”
“Da stamattina.”
“Bene.” le prese il viso tra le mani e la baciò, la baciò come aveva voluto fare dal primo momento in cui l’aveva vista uscire con quel vestitino bianco e i piedi nudi. La baciò come non aveva fatto la notte prima, la baciò per tutte le volte che avrebbe voluto farlo quella mattina, sull’aereo. La prese in braccio, la fece stendere sul letto e le sussurrò, dolcemente, quanto la amasse. Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che glielo aveva detto, invece erano appena passate dodici ore.
“C’è una cosa che volevo dirti, prima di fare l’amore con te, qui, su questo letto.” sussurrò mentre le sue labbra erano sui suoi seni. Robin sorrise:
“Ti ascolto.”
“Sono…” si interruppe, sentendo il cuore in gola una volta che gli occhi blu come l’oceano di Robin si insinuarono nei suoi color nocciola. “Sono… Sono molto felice che la casa ti piaccia e…” dovette mettersi a sedere, mentre nervosamente si toccava i capelli “E voglio davvero ricominciare con te, quindi…” nascose la mano sotto al cuscino, tirandone fuori una piccola scatola di velluto blu. “So che, normalmente, è l’uomo che lo chiede alla donna, ma… noi non siamo mai stati una coppia normale.” rise, mentre il cuore di Robin batteva come mai nella sua vita “Io sono arrivata ad un punto in cui… non riesco ad immaginare una vita senza di te, Robin. So che non te lo dico spesso quanto lo fai tu, ma… Io ti amo. Ti amo con tutto il mio cuore. E visto che hai fatto così tanto per me, per noi” si asciugò una lacrima che, sfuggita al suo controllo, era rotolata lungo la sua guancia, fino al mento. “era giusto che almeno un passo importante lo facessi io. Perciò sposami, Locksley.” ridacchiò, aprendo la scatola che teneva in mano. L’anello era semplice, in oro bianco. L’aveva preso quel giorno in cui lei, Robin ed Angela erano andati a far compere, subito dopo essere uscita dal negozio d’intimo. Era una cosa che avrebbe sempre voluto chiedergli e, finalmente, l’aveva fatto. “Sposami.” ripeté, con un bellissimo sorriso. 
Robin rise, prese in mano la scatola e guardò il gioiello, poi lei. Quella folle, folle donna che amava con tutto sé stesso.
“Certo che ti sposo, amore mio. Non c’è nulla che vorrei di più.” la strinse forte a sé, la baciò e poi lasciò che lei prendesse l’anello e glielo infilasse all’anulare sinistro. Era suo, proprio come Regina era sua. 
Ora più che mai.

Fecero l’amore così passionalmente ed intensamente che non si accorsero del passare delle ore. Erano ormai le sette e la sera calava su Atlanta. Robin aveva il viso poggiato sul ventre piatto di Regina e si chiedeva per quale motivo, ogni volta che la accarezzava proprio lì, sopra l’ombelico, le venisse la pelle d’oca. Non aveva neppure la benché minima idea dell’enorme segreto che Regina stava custodendo, seppur ancora per poco. Non poteva immaginare quanto forte il suo cuore stesse battendo, ora che con l’orecchio destro, seppur inconsciamente, Robin stesse sentendo il frutto del loro amore muoversi. Il loro piccolo miracolo che, per ora, era solo un minuscolo puntino dentro di lei che le prometteva di crescere ogni giorno di più, fino al giorno in cui l’avrebbe finalmente tenuto tra le sue braccia. 
“Ti amo.” gli sussurrò, dal nulla. Robin sorrise, baciandole il solco tra i seni nudi. Stava per dire qualcosa, ma lei riuscì a bloccarlo: “Non dire niente, volevo solo che tu lo sapessi, che me lo sentissi dire ancora una volta.” sentì il cuore scioglierglisi come un panetto di burro e decise di baciare la sua pelle di nuovo, stavolta un po’ più in basso. Regina rabbrividì, ma era un brivido piacevole.
Rimasero in quella posizione ancora per qualche minuto, poi lui sollevò il viso e si mise a sedere sul letto, non senza prima averle dato un ultimo bacio. Non si sarebbe mai stancato di venerare quel corpo con le sue labbra, mai.
“Usciamo a cena stasera. Per festeggiare un nuovo inizio.” disse, pimpante.
Regina non poté far a meno di sorridergli: “Oh, questa sì che è una buona idea Mr. Locksley.” si mise a sedere a sua volta, avvolgendogli le braccia al collo mente Robin sentiva i suoi seni sodi premere contro il suo petto. Dovette reprimere la voglia di ricominciare da capo ciò che avevano appena concluso dopo ore e Dio, Dio, quella donna. Non si sarebbe mai stancato di desiderarla.
“Dove le piacerebbe andare, futura Mrs. Locksley?” ridacchiò mentre infilava le dita tra i suoi capelli corvini, lasciando libero accesso al suo collo per quelle labbra instancabili.
“Sorprendimi.” lo baciò sulle labbra, un leggero contatto. “Vado a cambiarmi. Intanto pensa.” si alzò di tutta fretta dal letto per dirigersi in bagno, ma cambiarsi non era certo la priorità in quel momento. Le sue nausee mattutine non avevano assolutamente niente di mattutino. Sorrise, pulendosi la bocca con un fazzoletto prima di sciacquarsi il viso. 
“Ehi tu, Piccolo Miracolo” si guardò lo stomaco riflesso nello specchio “Vedi di non farmi sorprese stasera. Io in cambio non berrò vino, né mangerò funghi, come ci ha consigliato la nonna, che ne dici? Ti sembra un accordo ragionevole?” sorrise, mentre il ricordo perfettamente vivido delle lacrime di Angela Locksley le invadeva la mente. Avere avuto finalmente l’opportunità di parlarne con qualcuno di cui sapeva di potersi fidare, aveva fatto sciogliere in un pianto anche lei, un pianto che si era concluso tra le braccia della sua futura suocera. Le aveva detto qualcosa come “sapevo che prima o poi sarebbe successo, una madre sente certe cose” e poi “congratulazioni tesoro, mi piacerebbe esserci quando lo dirai a Robin solo per vedere la sua faccia ma, credimi, varrà la pena vivere il momento in intimità.” Regina ricordava di averle confidato ogni sua paura, ogni suo dubbio sulla gravidanza, e di essersi domandata più volte se fosse effettivamente in grado di portarla avanti e di crescere la piccola creatura che portava in grembo, dato l’amore da parte della madre che le era sempre mancato. Angela non aveva esitato un solo secondo prima di dirle che aveva tutte le carte in regola per diventare la mamma perfetta, che lei e Robin sarebbero stati la coppia di neo-genitori più felici del mondo e che l’unico vero problema sarebbe stato sopravvivere alle prime nottate in bianco. Regina aveva riso, prima di cominciare a farle qualsiasi tipo di domanda su ciò che riteneva potesse esserle utile.
Condividere la sua gioia con Angela era qualcosa di inspiegabile per lei, qualcosa che non aveva mai avuto e per cui era enormemente grata. Quella donna rappresentava, assieme a Robin, il suo punto di riferimento, un rifugio sicuro su cui poter contare, sempre.
“Ti amo, Piccolo Miracolo, lo sai vero?” sorrise, accarezzandosi il ventre ancora piatto. “Ti amo con tutto il cuore. Ti prometto che ti darò tutto l’amore di cui hai bisogno e non ci sarà una sola volta in cui ti sentirai solo. Ti proteggerò da tutto e lo farà anche il tuo papà. Aspetta solo che gli dirò di te e impazzirà, vedrai.” ridacchiò.
Si allacciò il reggiseno in fretta, e uscì dal bagno in biancheria intima, sicura del fatto che Robin non fosse in camera ad aspettarla. Infatti era in cucina; nella loro splendida cucina ammobiliata in maniera impeccabile, con un forno enorme (la prima cosa che, onestamente, l’aveva colpita di più) da cui avrebbe potuto sfornare migliaia di dolci.
Aveva addosso il suo morbido accappatoio bianco e stava versando il vino in due bicchieri.
Oh, merda.
“Mrs. Locksley,” sussurrò, notandola in biancheria intima “ripensamenti sull’uscita a cena? Preferirebbe forse rimanere a casa e… passare subito al dessert?” le porse un bicchiere, un bicchiere di ottimo merlot invecchiato gentilmente regalatole da Angela, come augurio per la nuova casa. Per non destare sospetti, Regina prese il bicchiere, lasciando che il dolce sapore del suo vino preferito le invadesse le narici. Dio, cosa avrebbe dato per assaggiarlo… Non preoccuparti, Piccolo Miracolo, non ci sto pensando sul serio.
Vide Robin bagnarsi le labbra con quel nettare rosso e sentì un brivido di invidia percorrerla interamente. Se c’era un punto debole che Regina Mills aveva, oltre alla cioccolata, era il merlot. Specialmente se invecchiato.
“Non bevi?” le chiese, destandola dai suoi pensieri.
“Sai, pensavo” biascicò, tentando di cambiare discorso “potremmo fare una passeggiata nel parco, all’aria aperta, sotto le luci della città, e… mangiare un hot dog.” si strinse nelle spalle, con dolcezza.
“Un hot dog? Davvero?” lo vide ridere “E’ questa la tua idea di festeggiamento?”
“Beh, è qualcosa di diverso. Mi manca mangiare schifezze ogni tanto.” sorrise a sua volta e Robin non poté far a meno di ricordarsi quella donna intenta a mangiare un sandwich al prosciutto e formaggio che aveva visto per la prima volta nella sua scuola.
“Se è ciò che vuoi, per me va bene.” poggiò le labbra sulle sue un’ennesima volta, e Regina indugiò sul suo labbro inferiore, sul quale era rimasto un po’ del sapore del vino, succhiandolo dolcemente.
“Lo è. Vado a vestirmi.” 
“Vuoi una mano?” alzò un sopracciglio e lei ridacchiò.
“Non credo che mi saresti molto d’aiuto, sinceramente.”
“Mi sottovaluta, Mrs. Locksley?”
“Non me lo sognerei nemmeno.”
 

ebbene sì, ho deciso di farvi penare fino all'ultimo con questa storia della gravidanza! spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni se vi va :)
un bacio e alla prossima!

   
 
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