Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Darik    30/03/2009    1 recensioni
La loro guerra durava ormai da migliaia di anni, secondo i parametri umani. E questa guerra sembrava destinata a finire con lo sterminio totale. E invece stava per giungere ad un inaspettato punto di svolta, dalle molteplici implicazioni. Nota: l'aspetto dei Transformers è quello del film del 2007, tuttavia la mia storia vuole essere un omaggio all'intera saga, quindi ci saranno citazioni anche delle altre serie sugli eroi di Cybertron. Ma state tranquilli, non è necessario conoscere quest'ultime per capire la trama.
Genere: Azione, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4° CAPITOLO

I colpi di Bonecrusher avevano riempito il locale blindato di fumo.

Tuttavia i sensori visivi suoi e di Barricade percepirono una grossa figura muoversi in mezzo al fumo.

Poi apparvero due luci azzurre.

Si udirono dei passi pesanti.

Infine il loro nemico uscì lentamente dalla parete squarciata.

Barricade indietreggiò. “Ma…. Ma è….”

“Optimus Prime!!” ringhiò Bonecrusher.

Senza perdere tempo, quest’ultimo si lanciò contro il nuovo venuto con tutto il suo peso, prendendolo in pieno e cadendo con lui nella stanza blindata.

Barricade velocemente afferrò Konoka, Asuna e Hakase con un braccio e fece per correre via dando le spalle al nemico.

Dietro di lui udì un rumore fortissimo, poi un lieve scoppio e neanche un attimo dopo il suo braccio che teneva le ragazze venne staccato di netto dalla spalla.

Barricade urlò per il dolore, si voltò e vide Prime che sporgeva dallo squarcio reggendo col braccio destro una sorta di fucile.

Bonecrusher era steso ai suoi piedi.

Imprecando il Decepticon nero recuperò il suo braccio e corse via.

Il suo compagno invece si riprese, si scagliò di nuovo contro Prime bloccandogli le braccia contro il muro.

Poi dalla sua schiena fece uscire un terzo braccio, simile a quello di una gru, con alla sommità una tenaglia.

Mirò alla testa di Prime, che rispose dando al nemico un calcio fortissimo al ventre.

Bonecrusher si piegò in due per la forza d’urto e il dolore, lasciò le braccia di Prime che lo afferrò per il collo e iniziò a sbatterlo contro le pareti blindate più e più volte.

La potenza di quegli impatti fu incredibile, l’acciaio si piegò come plastilina e si squarciò come carta.

Prime infine lanciò fuori Bonecrusher, che cadde rumorosamente vicino al corridoio dell’uscita d’emergenza.

Proprio quello che ormai faceva a caso suo.

Il Decepticon scappò via inoltrandosi nel corridoio e distruggendo anche di quest’ultimo il soffitto.

Prime uscì dalla stanza blindata facendo rientrare il fucile in uno scompartimento posto nella spalla destra e guardandosi attorno.

I suoi sensori esplorarono quell’ambiente pieno di tecnologia, tuttavia molto più primitiva della loro.

Ma la sua attenzione si concentrò sulle ragazze stese a terra.

Si avvicinò e le scandagliò.

Non conosceva l’anatomia di quel tipo di esseri, tuttavia sembravano vive.

Toccò delicatamente con la punta di un dito la testa di Asuna.

Che mugugnò qualcosa socchiudendo gli occhi.

Poi i sensori uditivi dell’Autobot percepirono del movimento, parecchio, provenire dall’esterno.

Ritenne che non era prudente farsi trovare senza neppure sapere dove si trovava.

Quindi se ne andò con passo svelto, passando per la stessa via di Bonecrusher che gli aveva ampiamente spianato la strada.


La professoressa Shizuna rientrò velocemente nel laboratorio di Hakase, dove aveva lasciato i due investigatori privati.

I pochi minuti erano diventati mezz’ora dopo che era stata chiamata d’urgenza perché nel parco era successo qualcosa di strano.

Nel parco la donna aveva trovato un grande assembramento di professori e studenti, il preside le aveva spiegato molto sinteticamente cosa era successo, ordinandole di recarsi appena possibile in infermeria.

E solo dopo un po’ la professoressa si era ricordata dei due ospiti.

“Signori, scusate l’attesa… ma cosa è successo!?”

I due uomini erano presenti, ma sembravano alquanto malconci: Harnell stava seduto su uno sgabello, era madido di sudore e si reggeva una spalla come se gli facesse un male cane.

Mentre Wood era cosi pieno di lividi che sembrava un pugile uscito da un incontro di almeno cinquanta round.

La donna si avvicinò per prestare soccorso. “Oh cielo… signori… ma cosa vi è accaduto?!”

“Siamo… siamo stati aggrediti” rispose a denti stretti Harnell.

“Che cosa?!”

“Si… erano in cinque, sono entrati e hanno cominciato a picchiarci. Siamo riusciti a difenderci e li abbiamo messi in fuga, ma quante ne abbiamo prese” spiegò Wood.

“Accidenti, ma chi può essere stato?” domandò Shizuna allarmata.

“Lo scopriremo. Ora se permette, dobbiamo andare all’ospedale” disse Harnell.

“Anche qui abbiamo un’ottima infermeria. Potete curarvi qui” propose la donna.

“Preferiamo andare in ospedale” concluse bruscamente Wood scostando la professoressa.

I due uomini uscirono dal laboratorio velocemente.

Quasi come se scappassero.

Comunque la donna doveva andare lo stesso in infermeria.

Per accudire le tre ragazze superstiti della III A.


Asuna si risvegliò in una stanza dell’infermeria, separata dal resto da una tendina.

Si sentiva un po’ intontita ma nulla più.

Si girò affianco e vide Konoka e Hakase, anche loro su dei letti e ancora addormentate.

Però cominciarono a riprendersi proprio in quel momento.

La prima ad aprire gli occhi fu Konoka. “Uhn… dove… dove mi trovo?”

“In infermeria” le rispose Asuna.

“Eh? Ah si, ora ricordo! Quei robot giganti! Avevano preso Hakase! Dove sono? E dov’è lei?”

“Loro non lo so, ma Hakase è affianco a te” la tranquillizzò l’amica.

“Oh mamma, che mal di testa” mormorò la giovane scienziata.

“Allora, mie care, come vi sentite?” domandò una voce anziana.

Il cui proprietario scostò la tendina.

“Preside!” esclamarono Hakase e Asuna.

“Nonno!” gridò felice Konoka scendendo dal letto per abbracciare l’anziano parente.

“Oh oh oh, piano nipotina, non vorrei che la tua presa mi rompesse qualche osso”.

“Nonno, ho avuto tanta paura”.

“Su, adesso è passata. Avete solo qualche livido, adesso riposatevi e poi venite in studio per raccontarmi cosa è successo”.

“Non serve, possiamo parlare anche qui” disse Asuna.

“Siete sicure?”

Hakase e Konoka annuirono.

“Oh be, allora, ditemi cosa è successo”.

“Io e Konoka stavamo facendo una passeggiata nel parco” spiegò Asuna “Quando abbiamo visto un buco nel terreno: sembrava che ci fosse un entrata segreta, e che qualcuno avesse divelto la copertura di questa entrata piegandola come niente. Da quell’accesso iniziava un corridoio, e da questo corridoio arrivava un frastuono orribile, come di esplosioni e lamiere che si contorcevano. Io e Konoka ci siamo fermate fuori, abbiamo pensato di chiamare aiuto. Ma quando il frastuono è cessato, ho detto a Konoka di restare nascosta fuori mentre io col mio artefatto scendevo a controllare. Ho percorso il corridoio occupato da detriti di ogni genere e ho visto questi due robot enormi e sicuramente pericolosi. Avevano catturato Hakase, li ho attaccati ma la mia spada si è frantumata come un vaso di ceramica contro il braccio di uno quei mostri. E non l’ho neppure scalfito. Poi è arrivata Konoka”.

“Ero troppo preoccupata per Asuna. Con quello che è successo, non sopportavo l’idea che accadesse qualcosa anche a lei” si giustificò Konoka.

“Poi uno di quei robot, che mi aveva chiamato bersaglio, mi ha dato un pugno mandandomi per aria. E per il resto… buio” concluse Asuna.

In realtà la ragazza aveva il sentore di un altro ricordo, un immagine, ma non riusciva a identificarla in nessun modo

Se ci pensava, l’unico dettaglio che gli veniva in mente era il colore azzurro.

Che in pratica non aveva alcun significato.

Il preside guardò verso Hakase. “E tu, Hakase, non hai niente da dirmi?”

La ragazza allargò le braccia. “Che vuole che le dica, preside. Ero lì che cercavo di risolvere il mistero della scomparsa della nostra classe. Poi dal nulla piombano quei due mostri, robot incredibilmente potenti e sofisticati, demoliscono tutto e cercano di rapirmi. Non so proprio che cosa potessero volere da me”.

“Tuttavia c’è qualcosa che potresti spiegarmi comunque. Ad esempio, perché ci hai tenuto nascosto il laboratorio dove ti hanno attaccata”.

Hakase distolse lo sguardo. “Be… quello… quello è, anzi era, il luogo dove io e Chao collaudavamo una tecnologia che rischiava di essere troppo pericolosa per provarla in pubblico”.

Il preside si massaggiò la lunga barba. “E’ la verità?”

“Certo. Perché dovrei mentirle?”

“Uhm… e sai dirmi cosa c’era in quella stanza blindata che abbiamo trovato del tutto sfondata?”

“Cosa? Di che parla?”

“Nel tuo laboratorio segreto c’erano diverse camere blindate, tutte chiuse e vuote. Però una era aperta, e dentro era devastata come se due giganti ci avessero combattuto”.

“Non lo so. Uno di quei robot mi ha stordita facendomi volare contro una parete. Per quanto ne so, quella stanza era vuota”.

Il preside scrutò attentamente Hakase, che sembrò volersi quasi nascondere sotto le coperte del letto.

“Un’ultima domanda. In quel laboratorio non ci sono telecamere? Potrebbe aiutarci sapere che aspetto avevano i vostri aggressori”.

“Di starci ci stanno. Ma quei due robot le avevano messo fuori uso” fu la risposta.

“Questo allora, unito al fatto che eravate tutte e tre svenute, aggiunge pure un nuovo mistero: chi vi ha salvate? Apparentemente non c’era nessun motivo per cui quei robot non potessero portarvi via”.

Le tre ragazze si strinsero nelle spalle.

“Comunque stanno accadendo troppe cose strane. E dato che quei nemici sono penetrati come niente nel Mahora, temo che anche questo luogo non sia più sicuro per voi. Entro stasera partirete tutte per Kyoto. Sarà Eishun a prendersi cura di voi, almeno finché non capiremo cosa sta succedendo. Vi avverto sin da ora che non accetto obbiezioni. Andate subito a fare i bagagli” ordinò seccamente il preside lasciando l’infermeria.

“Cavoli, non l’avevo mai sentito usare un tono cosi severo” commentò Asuna.

“Fa cosi quando è veramente molto preoccupato” le spiegò Konoka.

Hakase invece ignorò le due compagne, troppo presa dai suoi pensieri.


Il preside, dopo aver ascoltato anche la professoressa Shizuna tornò nel suo ufficio, si sedette davanti alla sua scrivania e tirò fuori un cerchietto.

Lo poggiò sul tavolo e recitò una breve formula magica.

Il cerchietto si illuminò e apparve l’immagine in formato ridotto di Eishun Konoe, genero del preside, padre di Konoka, capo dell’associazione magica del Kansai. Nonchè uno dei più potenti maghi guerrieri del Giappone.

In realtà il preside era solito usare il telefono come tutti gli altri, ma le telefonate si potevano intercettare.

Cosa estremamente più difficile da fare con le comunicazioni magiche.

L’immagine di Eishun fece un cenno di saluto. “Konoemon, che piacere sentirti. Ci sono novità riguardo la sparizione?”

“Purtroppo no, genero. Anzi, ci sono delle novità, ma niente affatto piacevoli”.

Il preside spiegò brevemente a Eishun gli ultimi sviluppi.

“Davvero inquietante” commentò Eishun “E tu pensi che questi misteriosi robot centrino con la scomparsa della III A?”

“Temo proprio di si” rispose il preside massaggiandosi ancora la barba “Sono riusciti in qualche modo ad entrare e ad andarsene dal Mahora senza che nessuno se ne accorgesse. Quindi potrebbero benissimo aver colto di sorpresa la classe.

E volevano Hakase. Potevano andare dove volevano, prendere quello che volevano, invece sono andati direttamente da lei. Poi hanno indicato Asuna come prossimo bersaglio, e sicuramente avrebbero preso anche Konoka se qualcosa o qualcuno non li avesse dissuasi. Insomma, sembra proprio che volessero finire quello che avevano iniziato. Perciò dobbiamo proteggere le ragazze, almeno finché non avremo capito cosa sta succedendo”.

“Capisco. Ma non dimenticare che in quella classe c’erano guerrieri fortissimi, in particolare Evangeline. Quanto possono essere forti questi robot?”

“Non lo so, ma il fatto che la spada di Asuna si sia frantumata come niente, senza neppure scalfire il nemico, non mi sembra un buon segno. Anche per questo voglio che le ragazze vengano da te a Kyoto. Tu hai a disposizione molti guerrieri che non fanno uso della magia, ma solo del Ki”.

“Mi hai parlato anche di investigatori privati. Che sarebbero pure stati aggrediti”.

“Quelli sarebbe meglio non coinvolgerli più. Sia perché questa cosa mi sembra decisamente troppo grossa per delle persone normali. Sia perché c’è qualcosa nel loro racconto che non mi convince. Mi suona tanto come una scusa”.

“In effetti hai ragione. Allora io metto in stato di allerta i miei uomini. Appena le ragazze sono pronte, inviale qui tramite un portale”.

“Non preoccuparti, so cosa fare. Ti richiamo più tardi, genero”.

Il preside terminò la conversazione e ripose il cerchietto.

Poi cominciò a pensare quali precauzioni prendere ulteriormente.


“Uff, è anche questa giornata è andata”.

Un uomo, in completo bianco, si distese sulla sua poltrona stiracchiandosi.

Si trovava in una sala piena di computer, controllati da altre persone vestite come lui.

Una donna, anche’essa vestita con un completo bianco, entrò nella stanza. “Buonasera, Takeo, Sono venuta a darti il cambio”.

“Oh, Nozomi, grazie al cielo. La giornata di oggi è stata veramente stressante”.

“Perché?”

“Prova a indovinare”.

“Ancora la scomparsa di quella classe dell’istituto Mahora?”

“Esatto. Magic-net è tutto un ribollire di ipotesi su quella sparizione”.

“Cosa ti aspettavi dalla scomparsa misteriosa del figlio del Thousand Master?”

Takeo si mise in piedi massaggiandosi la schiena. “Esattamente questo. Perciò sono distrutto. Però è incredibile come gli utenti del mondo magico in questo si dimostrino esattamente uguali agli utenti della normale internet”.

Nozomi prese il suo posto. “Intendi dire che le teorie cospirative abbondano?”

“Precisamente. C’è chi accusa i nemici della grande guerra tra maghi di venti anni fa e chi i governi. Quelli più gettonati sono il governo americano, quello cinese e il nostro. Altri parlano di demoni, di confraternite di maghi malvagi. E persino di alieni. Con tutto quello che ho visto oggi, si potrebbe scrivere un enciclopedia del complotto”.

“Immagino come ti abbia annoiato tutto questo ciarpame. Ma sai che il nostro dovere è questo: controllare Magic-net per impedire tentativi di infiltrazione, oppure che qualcuno trasmetta notizie pericolose di qualunque genere”.

“Lo so ma… ehi!”

Takeo si piombò davanti al suo schermo, scrutandolo con attenzione.

Nozomi si allarmò lievemente. “Che ti prende?”

“Mi è sembrato di vedere.. qualcosa… una specie di scarica attraversare lo schermo…”

“E allora? Anche agli schermi più sofisticati può succedere di essere attraversati da scariche elettromagnetiche. Pensa che una volta mi trovai di fronte ad un computer che aveva perso la modalità del colore. Mi sembrava di stare vedendo un film degli anni 30”.

“Lo so. Solo che questa scarica mi è sembrata diversa. Mi è parso di intravedere una specie di… geroglifici o qualcosa del genere. Di colore azzurro”.

“Secondo me, la spazzatura cospirativa ti ha stancato troppo il cervello”.

“Sarà. Comunque per sicurezza fai una scansione del sistema e chiedi agli altri se hanno rivelato qualcosa”.

“Certo, certo. Ora vai a dormire, qui ci penso io” gli disse Nozomi dandogli una spinta verso l’uscita.


Barricade e Bonecrusher entrarono titubanti nell’ampia sala vuota e immersa nell’oscurità.

Il braccio di Barricade si era già riattaccato e anche i danni del suo compagno si erano rigenerati.

Tuttavia ora temevano di ricevere danni migliaia di volte più gravi.

Barricade si fece coraggio. “Lord Megatron, veniamo a rapporto”.

Dal buio giunse un rumore di passi, i due Decepticons fecero per arretrare, poi si resero conto che non erano passi abbastanza pesanti per essere quelli del loro leader.

E infatti dal buio arrivò Soundwave.

“Che ci fai tu qui?” chiese Barricade.

“Il grande Megatron è a colloquio con Lui. Capirete quindi che non può essere disturbato” fu la risposta.

“Naturalmente” assentì Bonecrusher.

“Lord Megatron sa della vostra presenza, cosi come sa del vostro fallimento” continuò il Decepticon viola scuro.

“Non è stata colpa nostra” si difese Bonecrusher “Le avevamo prese, ma è intervenuto…”

Soundwave lo interruppe. “Optimus Prime. Megatron lo sa già. Lui lo ha avvertito”.

“E allora che facciamo adesso?” domandò Barricade.

“Lord Megatron ha detto che il piano deve proseguire come stabilito. Fa tutto parte di un disegno molto più vasto. Con ogni probabilità gli umani hanno trasferito i nostri bersagli a Kyoto. E quindi arrivato il momento di testare i prototipi”.

Soundwave disse loro chi dovevano utilizzare.

I due robot si ritirarono mentre Soundwave ritornò nell’ombra.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Darik