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Autore: GalwayRain    19/03/2016    1 recensioni
[STORIA TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
{Rumbelle • Versione alternativa dell'episodio 03x15}
Neal e Belle cercano di riportare in vita Rumpelstiltskin ma la condizione fondamentale per riuscire è "una vita per una vita".
________________________________
-Una vita per una vita, mia cara-
Belle era certa che fosse stato un vero e proprio sibilo. Le diede i brividi.
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Disclaimer: nulla di ciò che è narrato in questa fan fiction è realmente successo, tutto è frutto della mia fantasia. Non possiedo nessuno dei personaggi ivi citati e la storia non è scritta né con fini diffamatori, né a scopo di lucro.





La memoria è una dama crudele con cui tutti 
dobbiamo imparare a danzare.

Kate Morton, Il giardino dei segreti




III. 
Crumble



Di una cosa Rumpel era sempre stato certo: il potere avrebbe compensato la mancanza di coraggio. Nessuno, in effetti, aveva mai pensato che lui valesse qualcosa prima che diventasse il Signore Oscuro. Non Milah. Non suo padre. 

Non stai dimenticando qualcuno? Forse, ma la sua convinzione non era mai cambiata, per quanto altri potessero dire il contrario. Aveva sempre e solo cercato il potere: per se stesso, per sentirsi finalmente bene; per Bae, per poterlo tenere al sicuro; per Belle, per renderla felice e darle tutto ciò che desiderava. Apparentemente aveva fallito in tutti i suoi propositi, meno uno: diventare lo stregone più potente della Foresta Incantata. Tutti coloro che si trovavano in difficoltà cercavano lui, Rumpelstiltskin, ed erano pronti a stringere qualsiasi accordo pur di ottenere il suo aiuto. I Charming, ambedue, più volte avevano firmato i suoi accordi; con Regina era stato fin troppo facile, accecata dalla sete di vendetta com'era. Anche con Cora era stato notevolmente facile. 
Grazie al prestigio guadagnato aveva incontrato Belle. Grazie al potere accumulato aveva perso Bae. Ancora non si spiegava come qualcosa di così bello potesse dare e togliere così tanto.  Poi aveva capito. Lei gli aveva aperto gli occhi in qualche modo, anche se sotto diversi punti di vista non poteva proprio concordare. La sua sete di potere e la sua codardia gli avevano fatto perdere Bae, vero, tuttavia grazie ai suoi poteri era riuscito a sconfiggere Peter Pan, a salvare tutta la sua assurda famiglia. 

“Tu dici?”

Sì. Nonostante gli errori commessi nel corso degli anni, in quel suo ultimo gesto aveva messo l'amore. L'amore per il figlio ritrovato e che lo aveva finalmente perdonato. L'amore per la donna che l'aveva cambiato. Per loro aveva sacrificato la sua vita. 

"Gesto inutile, in fin dei conti."

Mai aveva considerato l'idea che i due avrebbero cercato di riportarlo in vita. Li aveva sottovalutati e aveva sbagliato. Ancora. Nel petto sentiva un misto di fierezza e rabbia. Fierezza per la forza e il coraggio dimostrato dai due. Rabbia perché Neal stava per morire, rabbia per il gesto di Belle. Era ben consapevole delle sue motivazioni ma sentiva che non poteva perdonarla, vederla sparire in quel portale gli aveva spezzato il cuore e, ancora una volta, aveva assaporato sulla lingua il sapore di una paura cieca e paralizzante. Si era ripromesso di non assaggiarlo mai più, di non viverlo mai più. Certo se l'era promesso anche per quanto riguardava l'amore, eppure sempre a causa sua aveva mancato quell'ennesima promessa. Quando Milah era scappata non si era sentito così annientato, non era nemmeno minimamente paragonabile. L'idea di vivere in un mondo in cui Belle non esisteva era qualcosa di inconcepibile. 

“Ma lei se n'è andata per colpa tua.”

Un sibilo maligno vibrava nell'aria a coronamento dei suoi pensieri, facendone simultaneamente da filo conduttore quasi fosse un suo interlocutore. Sapeva di cosa si trattava, o meglio di chi, eppure in qualche modo le parole trasportate da un vento inesistente gli facevano male. Lo irritavano facendogli aumentare l'andatura nonostante la gamba gli dolesse.
Si era addentrato nelle tenebre per miglia e miglia senza che il paesaggio subisse la minima variazione. Quella situazione cominciava a scocciarlo ma, se volevano ballare, lui era ben pronto a dettare il proprio ritmo. Tuttavia sapeva che non stavano ancora facendo sul serio: quei flebili sussurri non erano niente confronto ciò che aveva visto dimorando in quel luogo dopo la sua inutile morte. Che fossero troppo impegnati con Belle per degnarlo della loro attenzione? Il pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene ma, per quanto potesse essere parzialmente vero, sapeva che non lo stavano ignorando. Semplicemente stavano giocando con lui. Quasi fosse una gara di resistenza. Non sapevano chi stavano stuzzicando. 

“Un codardo.”

Si guardò intorno annoiato in cerca di qualcosa, solo leggermente irritato dalla risata che aveva seguito quella risposta non voluta, ma nulla era cambiato. Ovviamente. 
Per quanto tempo avevano intenzione di farlo girare a vuoto non lo sapeva, ma era ben consapevole della scarsità del tempo a sua disposizione. Più a lungo lo trattenevano, più a lungo potevano sezionare la mente di Belle.
Lei è forte, non si farà spezzare. Continuava a ripeterselo ma una parte di lui non si lasciava convincere. Era già stato lì, conosceva perfettamente i loro metodi e sapeva che erano in grado di trovare anche la più piccola crepa dell'anima. Quella di Belle era pura, luce infusa, ma con tutto ciò che la vita le aveva mandato non era forse vero che anche la sua anima fosse sfregiata da cicatrici? Lui stesso gliene aveva inflitte. Quelle bestie le avrebbero graffiate fino a riaprirle, fino a farle sanguinare nuovamente e avrebbero gioito delle grida dalla giovane. Della sua Belle. Lo stomaco gli si contrasse dolorosamente come accadeva sempre quando vantava quell'appartenenza. Sì, lei era sua e non poteva accettare che qualcuno giocasse con la sua mente. Regina si era macchiata di quella colpa e lui gliel'aveva fatta pagare dolorosamente. La bestia ruggiva dentro di lui mentre il sapore della vendetta  nei loro confronti gli inebriava i sensi. Sapeva che Belle non avrebbe approvato, lei forse sarebbe riuscita a perdonare anche in quella circostanza. Lei non avrebbe voluto che la bestia riemergesse per colpa sua ma, beh, lei non era lì. Ciò che non poteva vedere non le avrebbe causato dolore.

Lo saprà in ogni caso e soffrirà a causa tua. Come sempre, insomma. Sbuffò a se stesso e a quella voce interna che, da quando l'aveva conosciuta, non faceva altro che sottolineare ciò che lei avrebbe o meno approvato, ciò che l'avrebbe resa felice oppure l'avrebbe addolorata. Per quanto la bestia vivesse in lui forte più che mai, quel suono, sottile e morbido come la voce di Belle, racchiuso nella sua stessa mente non faceva altro che vincere. Aveva smesso da tempo di chiedersi cosa quella donna algida gli avesse fatto. Non si trattava di infatuazione, lo sapeva ormai da tempo. Era bella, bellissima: enormi occhi azzurri, pozze d'acqua fresca in cui immergersi, labbra morbide e piene, capelli di seta e pelle più bianca della neve; ma non erano tutte quelle qualità ad averlo condotto verso la pazzia. Era il suo essere terribilmente viva, ardeva di un fuoco che lo bruciava di continuo.

"Belle."

Le lettere che componevano il suo nome, pronunciate in un sibilo maligno, non fecero in tempo a prender forma nella sua mente che, finalmente, qualcosa cambiò. 
 
-Mamma, mamma, guarda!- 
Istantaneamente riportò l'attenzione davanti a sé e vide che non solo qualcosa, bensì tutto era cambiato. Non c'era più la pura oscurità attorno a lui. 
Si ritrovò davanti ad una piccola casetta costruita sul limitare di un bosco. Era notte ma non faceva più freddo, era una serata tiepida di inizio primavera. Anche lui, come il bambino che aveva parlato attirando la sua attenzione, vide la miriade di lucciole che splendevano all'interno del bosco, attorno alla casa e nel piccolo orto poco distante da lui. Sembrava un momento magico e negli occhi del bambino vide una tale meraviglia che quasi gli strinse il cuore. Anche il suo Neal aveva avuto la stessa espressione, molto tempo prima.

“Tu gliel'hai strappata.”

La madre sorrideva, seduta a filare su uno dei bassi gradini posti davanti alla porta d'ingresso della casupola. Era bella, anche se il duro lavoro aveva segnato i suoi lineamenti. Aveva occhi scuri quanto i capelli, legati in una morbida coda laterale. Seppur indossava un abito cencioso, rattoppato in più punti a sottolineare la povertà in cui vivevano, il corpo era morbido e sinuoso, il corpo di una madre. Le mani un po' rovinate dal lavoro accarezzarono con dolcezza la testa del bambino che, giudicò Rumpel, non doveva avere più di quattro anni. 
-Posso andare a guardarle più da vicino, mamma? Posso?- la voce infantile resa un po' acuta dall'emozione. 
Lei annuì sorridendo e si raccomandò di non allontanarsi dalla sua vista, di non entrare nel bosco. In risposta ricevette un umido bacio sulla guancia che le fece nascere una risata spontanea. Il piccolo si mise a correre verso quelle piccole meraviglie luminescenti e Rumpel trattenne il fiato quando, correndo a perdifiato, il bambino letteralmente gli passò attraverso. Se lo doveva aspettare, sapeva che tutto quello non era reale eppure rendersene conto in quel modo lo aveva fatto rabbrividire. Si voltò per seguire la corsa del bambino e lo osservò mentre fissava le lucciole con gli occhi sgranati, quasi timoroso. Perché stava vedendo quella piccola scena famigliare? Riportò lo sguardo sulla donna e la osservò filare. Doveva essere stato difficoltoso portare l'arcolaio fuori di casa, ma capiva bene il motivo. L'aria era così tiepida e piacevole, il cielo così pieno di stelle che sarebbe stato un vero scempio rinchiudersi in casa. Le mani della donna correvano rapide sulla ruota, accarezzavano dolcemente il filo e di tanto in tanto alzava lo sguardo per controllare che il figlio fosse sempre nello stesso punto. Le labbra si muovevano piano mentre canticchiava qualcosa che non riusciva a sentire. 
Gli sembrava di conoscerla ma non ricordava chi fosse. Forse aveva stretto un patto con lei ma era così comune che non la ricordava più. No, non era comune e tutto il suo essere si ribellò a quella critica insensata. 

“Tu la conosci molto bene.”

-Tesoro, tutto bene?- chiese alzando nuovamente lo sguardo per cercare il figlio, era così chiacchierone che quel silenzio l'aveva lasciata non poco perplessa. -Tesoro?- 
La vide alzarsi di scatto, il viso che si imporporava per la preoccupazione spingendolo a volgere lo sguardo nella sua stessa direzione. Il bambino era sparito. 
-Malcolm, Malcolm vieni!- urlò a qualcuno che, ipotizzò Rumpel, si doveva trovare all'interno della casa.
Malcolm, conosco questo nome. Si disse che era un nome come un altro, che quella scena non lo doveva interessare e si mosse per allontanarsi dalla casa ma il suo primo passo lo portò all'interno del bosco. Sbuffò infastidito alzando gli occhi al cielo.
E va bene.
Vide che la donna si ergeva di fianco a lui, gli occhi sgranati e l'espressione terrorizzata. Aggrottò le sopracciglia, non capendo. Poi vide: il bambino era stretto fra le braccia di un uomo che gli puntava un coltello alla gola, ghignando. Un altro oscuro individuo si trovava al suo fianco e si leccava le labbra come se avesse visto qualcosa di particolarmente allettante. 
-Se non dirai nulla non gli sarà fatto del male-
Non furono tanto le parole quanto il tono, roco e lussurioso, a fargli salire un conato di vomito. Puntò la mano contro i banditi per scagliarli lontano dal bambino ma non accadde nulla. 
-Ma cosa...?- si guardò la mano come se il problema si trovasse lì. 
Io qui non esisto. Questa è solo un'allucinazione. 
-Lasciate andare mio figlio- disse la donna ma non vi era paura nella sua voce, solo fiera determinazione che provocò nei due un eccesso di ilarità.
-Sentila che tono usa, la troietta- 
-Sarà ancora più divertente- 
-Lasciate mio figlio!- urlò e, raccogliendo un ramo spezzato dal terreno, si avventò sui due. 
Ridevano di lei, dell'affanno che ci metteva nel tentativo di colpirli, ma Rumpel in quella foga ci rivide Belle, anche lei avrebbe lottato come una leonessa, come sempre. Si sentì riempire d'impotenza perché mai come in quel momento avrebbe voluto poter intervenire. Invece poteva solo guardare, guardare mentre lei riusciva a colpire quello che minacciava il bambino, guardare mentre lui urlava di dolore e del sangue gli colava dalla tempia, guardare mentre lei indietreggiava tirando il bambino con sé.
-Scappa Rumpel, scappa!- urlò mettendosi fra lui e i banditi, -SCAPPA!- 
Lo spinse con una mano, disperata, sperando che lui per una volta l'ascoltasse, che fuggisse mentre lei li tratteneva per dargli il tempo di rifugiarsi in casa. 
-Mamma, vieni con me- 
Ora piangeva il piccolo Rumpel e il Signore Oscuro osservava il tutto pietrificato. Quel bambino era lui e quella donna era sua madre. La madre che pensava di non aver mai conosciuto perché li aveva abbandonati fuggendo con un altro uomo come gli aveva detto il padre. Così gli aveva detto Malcolm

“Lui era un bugiardo e un codardo, proprio come te.”

-Ti ho detto di scappare!- ribadì menando l'aria con il bastone, tenendo i due lontani. Ora non erano più sprezzanti bensì furiosi e tuttavia cauti cercando di braccarla mentre lei li minacciava urlando. 
Rumpel vide se stesso bambino scappare nel bosco, urlando il nome del padre e chiedendo aiuto. Intanto la donna era finita con la schiena contro un albero e intimava ai due di andarsene, ricevendo di rimando solo ghigni orripilanti. Sentì il sangue ribollirgli nelle vene e si gettò sui due, il bastone da passeggio sollevato sopra la testa ma, proprio quando stava per abbattersi su di loro, si ritrovò all'interno di una casa dall'arredamento essenziale. Pochi mobili rozzi e alcuni fiori di campo sparsi in vasi di terracotta quasi a cercare di rendere più accogliente l'ambiente. 
-Papà, papà svegliati, la mamma è in pericolo!-
Voltandosi vide il bambino, il volto congestionato dal pianto, inginocchiato su un letto mentre con tutte le forze che possedeva scrollava il corpo di un uomo steso sul letto. 
-Papà!- 
Doveva aver perso conoscenza. Ai piedi del letto vi erano decine di bottiglie di alcol vuote e anche se tutto quello non era reale poteva sentire il puzzo dell'ubriachezza nell'aria. 

“Non vedi? Lui è inutile proprio come te.”

-Papà!- urlò ancora il piccolo e gli fece eco un urlo di donna. Sembrava lontanissimo eppure, nel silenzio della notte, squarciava la sua mente come un coltello rovente. 
-Alzati, alzati miserabile ubriacone!- si ritrovò a ringhiare mentre le urla femminili si susseguivano senza tregua e il pianto del bambino gli perforava il petto.
-Lasciami stare, moccioso- lo sentì bofonchiare e, prima di girarsi su un fianco, spinse il piccolo giù dal letto facendogli sbattere la testa sul pavimento. 
Non smise di piangere nemmeno nell'oblio dell'incoscienza. 
-Sei un lurido farabutto!- gridò l'uomo lanciandosi sul padre, ma tutto tornò nuovamente oscuro. Non era più nella casetta ma le urla della donna continuavano. 
Si ritrovò inginocchiato a terra, le mani premute sulle orecchie che non potevano attutire in alcun modo le grida. Acute, strazianti, se ne fosse stato capace avrebbe pianto come il bambino che ancora una volta sentiva morire dentro di sé.
-Basta, basta- mormorava, il bastone abbandonato vicino a lui, -Basta!-
Un ultimo grido e finalmente tutto tacque. 



***




La morbidezza del giaciglio su cui riposava non faceva altro se non spingerla ancor di più nell'oblio del sonno. La mente annebbiata si beava del calore donato dalle coperte, quasi fossero un abbraccio. Forse delle braccia la stringevano veramente ma non poteva crederlo né aveva la forza di specularvi. Si sentiva stanca ma al sicuro, come in una bolla. Forse la morte era così, forse non era doloroso come aveva sempre pensato sin dalla morte della madre. 
Se c'era un Paradiso doveva essere quello, un eterno riposo stretta fra le braccia della persona amata. Forse era addirittura possibile scegliere il proprio Eden personale e il suo cuore, sincero come sempre, aveva scelto proprio quel luogo dove dimorare per sempre.
Sorrise mentre un tiepido raggio di sole le illuminava il viso. Sì, quello doveva essere il paradiso. 
Si voltò fra le braccia che la stringevano e affondò il viso contro il petto dell'uomo che dormiva accanto a lei. Il profumo della pelle non le era familiare, ma si disse che nella morta probabilmente non ogni dettaglio poteva essere preciso. 
Confronto al gelo dell'inverno abbandonato...quando? Poche ore prima? Mesi o anni? Forse non contava il tempo trascorso. Ridacchiò sottovoce per le inutili speculazioni in cui si stava perdendo. Che importanza poteva avere? Era morta, Neal era salvo e anche Rumpel ed ora, lei, si trovava eternamente fra le sue braccia in un sonno eterno. 
Eppure la consistenza della pelle sotto le dita, la stoffa delle coperte leggere e il tepore del sole apparivano troppo reali.
-Ti sei svegliata-
Un bacio sulla testa e una voce sconosciuta. Belle sgranò gli occhi e sollevò la testa incontrando lo sguardo di una persona tanto conosciuta quanto inappropriata per quella situazione. Trattenne un urlo e si scansò rapidamente mettendosi seduta. 





***




Una fitta e gelida pioggia ora cadeva su di lui, inzuppandogli i vestiti. Sembrava dovesse penetrargli la carne e arrivare fino alle ossa. Rimase immobile per diversi istanti, cercando di regolarizzare il respiro. Seppure fosse consapevole che tutto ciò che aveva visto non era altro che un'allucinazione, non poteva negare a se stesso che fosse vero. Ovviamente in quel luogo la realtà veniva distorta e manipolata a loro piacimento, eppure sapeva che non era quello il caso. Era proprio la crudeltà di quelle immagini ad averlo convinto della loro veridicità e ad averlo distrutto più di quanto una fantasia avrebbe mai potuto fare. Loro lo sapevano, per questo avevano scavato dentro di lui per mostrargli quel ricordo sepolto. Dunque suo padre gli aveva mentito, approfittando della sua giovane età. Con le sue vigliacche menzogne aveva infangato la memoria della donna che aveva dato la vita per salvare la sua. 

“Tu non sei diverso da lui.”

Rimettiti in piedi, non sei qui per questo. Allungò una mano, insicuro, e afferrò il bastone da passeggio. Ci si appoggiò per alzarsi, incapace di fidarsi delle proprie gambe. Come se avesse una qualche utilità, si passò le mani sull'abito elegante che indossava. Il suo solito look da Mr. Gold. In realtà, quel gesto aveva l'unica funzione di rassicurarlo e fargli ritrovare la spavalderia, ancora lontana e spezzata dall'eco di grida di donna, con cui aveva cominciato quel viaggio. Alzò il volto verso il cielo e chiuse gli occhi, lasciando che la pioggia portasse via la rabbia. Si impose la calma: se si fosse lasciato manipolare, loro avrebbero vinto e lui non avrebbe mai ritrovato Belle.
-Guardalo, è talmente ubriaco che non riesce nemmeno a reggersi sulle gambe- 
Inarcò un sopracciglio. Cos'altro c'era? Guardò la persona che aveva parlato, un uomo alto e tarchiato, e si accorse di essere circondato da decine di persone. Tutti indossavano l'abito da lutto ma il tessuto scialbo e consunto lasciva trasparire limpidamente la povertà di ognuno di loro. 
-Scostumato- sibilò la donna a cui si era rivolto l'uomo.
Studiò la scena e poté dire con assoluta sicurezza di non riconoscere nessuno, né nessun luogo. Si trovava alla periferia di un povero villaggio che non conosceva, attorniato da persone che bisbigliavano fra di loro. Si concentrò sulle loro parole mentre avanzava verso la prima fila per capire cosa stesse succedendo e, soprattutto, di chi tutti stessero parlando.
-Si dice che sia stato lui ad ucciderla-
-Ma figurati, è conciato talmente male che non potrebbe uccidere nemmeno una mosca-
-Infatti io ho sentito dire che mentre lei veniva aggredita lui dormiva tranquillo in casa-
Il sospetto si fece pressante in lui, affrettò il passo e quando raggiunse la prima fila, capì che loro non avevano ancora finito di svelargli una verità troppo dolorosa per essere ricordata spontaneamente. 
Davanti a lui rivide se stesso bambino, il volto paonazzo per le lacrime. Sulla sua spalla vi era la mano del padre ma non era stata posata lì per confortarlo quanto per reggersi in piedi. Anche a distanza si vedeva benissimo che l'uomo avesse bevuto una quantità di alcolici sufficiente a fargli perdere gran parte della lucidità.
-Spudorato-
Non poté non concordare con la donna che aveva sussurrato il rimprovero. Tutti si erano riparati dalla pioggia con i mantelli più pesanti che una persona in povertà potesse permettersi. Tutti meno il bambino. Sembrava non curarsi del gelo, dell'acqua. Gli occhi gonfi erano puntati su un punto preciso. Rumpel seguì il suo sguardo e gli occhi si riempirono di freddo terrore. Ciò che lo separava dal se stesso bambino era una fossa profonda scavata nel fango. Al suo interno giaceva un'umile bara. Non era altro che un ammasso di legna scadente inchiodata insieme e gli venne la nausea a pensare che sua madre, la donna combattiva che aveva visto capitolare pochi istanti prima, avrebbe passato l'eternità a marcire in un così misero sepolcro.
-Non ha nemmeno provato a comprare una bara decente per la moglie-
-Già, sembra che al becchino abbia chiesto la meno costosa che avesse senza nemmeno guardarla-
-Quella povera donna-
Digrignò i denti. Non aveva mai odiato così tanto il genitore come in quel momento. E odiava anche se stesso: come aveva potuto dimenticare tutto quello? Il sacrificio della madre, il suo umile funerale. Come aveva potuto bersi tutte le fandonie rifilategli dal padre?

“Anche tu hai mentito a Neal su Milah e lui non ha mai dubitato delle tue parole.”

Era vero, ma lui l'aveva fatto per una buona causa. 

“Tutti i codardi hanno una buona scusa.”

-Guarda il bambino, guarda come finge bene-
Si voltò verso la malalingua che aveva parlato. 
-È uguale a suo padre-
-Un codardo-

“Codardo.” 

-Ci scommetterei tutta la mia casa, diventerà un ubriacone come Malcolm-
-Tale padre, tale figlio-
-Sembra che stiano per andarsene, hanno venduto quel rudere di casa al macellaio-
-Non mi stupisce che vogliano scappare-
-Malcolm l'ha ammaestrato bene, ora gli insegnerà anche l'arte della fuga-
-E poi quella del bere-
-La codardia ce l'ha già nel sangue-

“Tale padre, tale figlio.”

Mentre il bambino piangeva sempre più disperatamente, stringendo un vecchio scialle consunto fra le dita, Rumpel sentì la testa cominciare a pulsare. 

-Sono malvagi, tutti e due-
-Avevo detto a Sheila di star lontana da quell'uomo-
-Quando rimase incinta, le dissi che quel demonio che portava in grembo sarebbe stato la sua rovina-
-Avevi ragione! Ho sentito dire dal calzolaio che lei è morta per difenderlo-
-Era così una brava donna, non si meritava un figlio così-
-Non l'ha mai ascoltata, si è sempre messo nei guai come il padre-

“Tale padre, tale figlio, Rumpelstiltskin. Hai ucciso tua madre.”

Cercò di urlare la sua rabbia ma nessun suono lasciò le sue labbra. Cercò di allontanarsi da quel sepolcro che gli stava frantumando la volontà, ma non riuscì a muovere un passo. Gli sembrò che una mano gli stringesse le viscere con quanta forza possibile e gli mancò il fiato. Si piegò su se stesso, la pioggia sempre più incessante e il vento gelido a sferzargli il viso. Il pianto del bambino si mischiò alle loro parole e a quelle dei presenti al funerale, mentre il tutto si fondeva con urla di donna. 

-Quando anche lui avrà una moglie, sarà la sua rovina-

-Taci!- urlò Gold voltandosi verso la donna che aveva parlato e senza esitare, in un movimento che ben conosceva e che il suo corpo svolgeva senza la minima esitazione, conficcò la mano nel suo petto. Il viso non era più quello di Mr. Gold, come non lo erano le mani. Era il Signore Oscuro. Quando alzò gli occhi dorati sul volto della donna, il tempo si congelò.

-Belle- fu solo un sussurrò di fronte al volto esangue della donna.

“Sarai la sua rovina.”





Note dell'autrice:
Dopo tanto tempo rieccomi con il nuovo capitolo. Lo so, ci ho messo parecchio ma la vita mi ha fatto lo sgambetto e sono stata "trattenuta" dallo scrivere, diciamo così. Ad ogni modo, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia. Per quanto mi riguarda sono stata felice di scriverlo -finalmente- e sono piuttosto contenta della piega che hanno preso gli eventi, per quanto avessi pianificato il tutto sono soddisfatta di questo Rumpel XD E Belle...beh...non dico altro XD
Come sempre, se volete tenervi informati sugli sviluppi della storia potete seguirmi su facebook mettendo "mi piace" alla mia pagina: https://www.facebook.com/galwayrainpage/
Mi auguro di riuscire a postare il nuovo capitolo il prima possibile! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e/o inserito la storia fra le seguite/preferite/da ricordare =)
Un saluto a tutti,
GalwayRain



 
   
 
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