Sono
di nuovo qui giusto in tempo per augurarvi
Buona
lettura!!
Confessioni
Notturne
III
Ringraziamenti:
Angelombra x la
consulenza tecnica
Remus Lupin, approfittando della quiete notturna si rinchiuse nel salotto di casa Black per leggersi un buon libro davanti al camino acceso e una tazza di tè fumante sul tavolino. Dopo un’intera giornata alle prese con gli sbalzi d’umore di Sirius, a causa della sua segregazione in quella vecchia casa, aveva proprio bisogno di un momento di relax.
Il suo migliore amico, probabilmente dormiva, Molly e Arthur erano tornati alla Tana, gli altri membri dell’ordine raramente passavano la notte al quartier generale, quindi, aveva la sensazione di avere tutta la casa per sé.
Voltò lentamente la pagina che aveva appena finito di leggere, sorseggiando il suo Tè, quando un forte tonfo alle sue spalle lo fece trasalire, e rovesciare alcune gocce del liquido ambrato sul libro.
«Merlino! Scusami Remus non volevo. È che ho visto una luce e volevo vedere chi c’era». Esclamo Tonks, cercando di risistemarsi i vestiti e avvicinandosi.
«Non ti preoccupare, ti sei fatta male?» Chiese preoccupato.
«No tranquillo. Scusa il disturbo vado subito in camera mia». Fece per uscire, ma Remus la fermò.
«Aspetta, non mi disturbi affatto». Chiuse rapidamente il libro, dopo averlo asciugato. «Ma dimmi, cosa ti porta qui a quest’ora di notte?» Le chiese.
Tonks tornò sui suoi passi, e si sedette vicino a lui.
«Ecco… Ero a casa, e gironzolavo senza meta dal salotto alla cucina e viceversa, poi in camera e di nuovo in salotto, in parole povere mi sentivo sola, tutto qui». Mugugnò senza guardarlo.
«Le case vuote danno questo sensazione». Confermò Remus sorridendo.
«Quindi ho pensato di passare a trovarvi. Ma dov’è Sirius?»
«E’ crollato in camera circa un’ora fa. Mi dispiace, ci sono solo io». Si scusò.
Tonks sgranò gli occhi. Erano soli, loro due da soli.
«Va benissimo!» Esclamò con un tono di voce più alto di quello che avrebbe voluto.
Remus sorrise vedendo i suoi capelli diventando improvvisamente rossi.
Subito dopo scese il silenzio. Entrambi si misero a guardare le lingue di fuoco che danzavano nel camino, e seduti così vicini, entrambi si misero a ripensare alle sensazioni che avevano provato nei mesi un cui avevano vissuto a stretto contatto e in particolare qualche sera prima
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Remus non riusciva a staccale gli occhi di dosso. Quella strana
ragazza dai capelli bizzarri aveva attirato la sua attenzione fin dal giorno
del suo rocambolesco arrivo quando, per cause a lui ignote, era inciampata
prima nel portaombrelli dell’ingresso, poi nel tappeto del corridoio, e ancora
negli scalini della cucina, con conseguente cambio di colore di capelli, dal
rosa al rosso fuoco.
Se ne stava lì seduta ad ascoltare attentamente tutto quello che i
vari membri dell’ordine avevano da dire. Sembrava non essersi accorta di
quegl’occhi ambrati che non facevano altro che guardarla.
Tonks ormai era diventata una presenza fissa a Casa Black, anche
quando non era programmata alcuna riunione. Una sera si ritrovarono in cucina,
Remus, Sirius e Tonks.
«Hey cuginetta, come stanno i tuoi? Sono passati un sacco di anni
dall’ultima volta che li ho visti, e tu sgambettavi per tutta casa inciampando
sui tuoi stessi piedi». Biascicò Sirius decisamente brillo dopo aver finito
l’ennesimo bicchiere di whisky incendiario.
«Sirius, non ti sembra di aver esagerato con quella roba? È la terza
volta che le fai la stessa domanda». Intervenne Remus.
«Non fare tanto il moralista Moony, so certe storie su di te e quella
“roba” che farebbero impallidire ancora di più il tuo dolce faccino da
santarellino». Lo minacciò Sirius.
«Ok, si è fatto tardi. Vieni ti accompagno in camera». Si offrì
Remus.
«Non ho bisogno di aiuto, ci so arrivare benissimo da solo in camera
mia. Buonanotte. Cuginetta non annoiarti troppo in sua compagnia». Esclamò
prima di scomparire dietro alla porta.
Rimasti soli i due scoppiarono a ridere.
«Devi scusarlo, è solo che di recente si sente in gabbia».
«Lo capisco, ma sa che gli siamo vicini». Confermò Tonks, Remus
annuì. «E così ci sono storie interessanti su di te e gli alcolici?» Chiese,
Remus spostò il suo sguardo su di lei, facendola inspiegabilmente arrossire.
«Non sono poi così interessanti. Sirius ingigantisce sempre le storie
degli altri per minimizzare le proprie» rispose tranquillamente Remus.
«Un giorno me ne racconterai qualcuna?» Chiese ancora Tonks.
«Chi lo sa, forse, un giorno…» Rispose vago per poi regalarle un
sorriso capace di farle battere forte il cuore.
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Tonks era stremata, al ministero erano giorni frenetici, tutti correvano, compresa lei, da una parte all’altra per segnalazioni spesso infondate su avvistamenti sospetti che spesso si scoprivano infondati.
Chiusa nel bagno del terzo piano di Casa Black, si era appena goduta
un meritato bagno rilassante, ripulì il vetro dello specchio dal vapore e si
specchiò, quella t-shirt e quei
pantaloncini giallo limone erano l’ideale per risollevarle il morale, si voltò
per uscire dal bagno quando scivolò sul pavimento reso pericoloso dall’acqua e
dall’umidità che si era creata, finendo con un sonoro tonfo a terra. Dolorante,
cercò di rimettersi in piedi, ma scivolò nuovamente, si sfiorò la caviglia ma
un fortissimo dolore le strappò un grido acuto.
«Ahi che male!» Urlò, in quel momento la porta del bagno si spalancò
e si trovò di fronte Remus, il quale si chinò su di lei visibilmente allarmato.
«Tutto bene? Ti sei fatta male?» Lei annuì tenendosi stretta la
caviglia.
«Fammi vedere». Propose, osservando attentamente l’arto, «vieni,
usciamo di qui». Esclamò, guardandosi in torno e notando le varie chiazze
d’acqua disseminate sul pavimento.
L’aiutò a mettersi in piedi ma capì subito che non riusciva a
mantenere bene l’equilibrio, così senza pensarci due volte la prese in braccio
e la portò in camera sua. Appena arrivati a destinazione l’adagiò delicatamente
sul letto, facendo particolarmente attenzione alla caviglia dolorante.
«Hai preso una bella botta, ma credo di riuscire a sistemarla, se ti
fidi di me. Altrimenti vado a chiamare Molly». Suggerì Remus. Fece per
alzandosi, ma venne trattenuto per la manica da Tonks.
«No, non andare, mi fido di te».
Tonks divenne un poco rossa
in viso, Remus le sorrise, poi prese la bacchetta e con un rapido gesto in
direzione della caviglia gliela sistemo con un semplice “clack”.
«Ecco fatto, sei come nuova. Ma la prossima volta asciuga subito il
pavimento dopo il bagno».
«Hai ragione, è che avevo dimenticato la bacchetta in camera, non ci
ho pensato». Mugugnò quasi mortificata per la sua distrazione cronica.
«Sono cose che succedono quando si è stanchi, non ti preoccupare. Ora
vado, Sirius mi aspetta in cucina, ci vediamo dopo». La rassicurò prima di
congedandosi, e di uscire dalla stanza.
Tonks rimase per qualche minuto come imbambolata, Remus era sempre
così dolce e premuroso. Si alzò dal letto e andò verso l’armadio alla ricerca
di qualcosa di più adatto per la cena, passando davanti alla specchiera però si
accorse che la T-shirt e i pantaloncini a causa dell’acqua erano diventi, in
molte zone, quasi trasparenti, improvvisamente divenne tutta rossa, corse verso
il letto e affondò il viso nel cuscino.
«Oh Merlino, e Remus mi ha vista in questo stato!» Urlò sconvolta.
Poi però si tirò su di scatto, Remus non aveva dato nessun cenno di
“cedimento”, nessun segno d’imbarazzo, tanto era preoccupato per lei.
«Quanto è dolce!!»Urlò nuovamente, tornando a sprofondare nel
cuscino.
Nel frattempo Remus tornato in camera sua, si chiuse la porta alle
spalle e crollò a terra, si rannicchio
e nascose il viso completamente rosso tra le mani.
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Tonks appoggiò la testa sulla spalla di Remus, con tutto quello che
era successo quel giorno, averlo vicino le servì a sentirsi meglio, ma nel giro
di pochi istanti capì che c’era dell’altro, a farla stare meglio era l’averlo
vicino, anche in silenzio la sua sola presenza rendeva tutto più bello.
Il suo cuore cominciò a battere forte, tanto che pensò che persino
Remus potesse sentirlo.
Appena percepì il contatto con Tonks, Remus s’irrigidì. Quanto tempo
era passata da quando la sola vicinanza di una donna gli aveva fatto battere il
cuore così forte? Perché quella ragazza, dal colore di capelli improbabile,
aveva risvegliato in lui emozioni che credeva sepolte per sempre?
Senza farsi vedere la guardò, aveva gli occhi chiusi, e un leggero
sorriso, probabilmente ora era più tranquilla. Cos’avrebbe dato per avere il
merito di farla stare meglio, ma la parte più razionale di lui sapeva bene che,
una ragazza così giovane e carina mai e poi avrebbe provato qualcosa di diverso
da una semplice amicizia per uno come lui. Si sarebbe accontentato di starle
vicino, e sorreggerla ogni volta che rischiava di finire a terra, sia
fisicamente che moralmente.
Allora perché il suo cuore non smetteva di battere talmente forte da
fargli male?
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Entrambi fissarono le fiamme per parecchi minuti, poi.
«Remus…»,
«Nin…. Dora».
Dissero in contemporanea voltandosi l’una verso l’altro.
Sentendosi chiamare solo “Dora” le si sciolse il cuore.
«Hem scusa, prego parla prima tu». Propose Remus.
«No dai, prima tu». Sussurrò Tonks visibilmente imbarazzata.
«Insisto». Insisté ancora Remus.
Tonks fece un grande respiro, voltandosi di scatto verso il camino.
«Ecco, vedi… C’è una cosa che volevo dirti da… Da un sacco di tempo. Ma non trovavo mai le parole giuste». Cominciò, ma sentendosi gli occhi di Remus puntati su di lei non riuscì a proseguire.
«Dora…» Sussurrò Remus, facendola voltare verso di lui.
Tonks teneva lo sguardo fisso sulle sue mani appoggiate sulle ginocchia, Remus sorrise e con delicatezza le alzò il viso con il dito indice.
Le stava sorridendo.
I loro visi si avvicinarono sempre di più, poi le loro labbra si sfiorarono delicatamente.
Il bacio fu breve ma intenso. Quando si Remus si allontanò, controvoglia, da lei la guardò negli occhi.
Quel gesto valeva più di mille parole.
Sorrise vendendola diventare tutta rossa in viso.
«Perché ridi?» Trovò la forza di chiedere, Tonks.
«Non sto ridendo, è che sei così bella quando sei imbarazzata». Esclamò, avvicinandosi di nuovo.
Ora che aveva assaporato il dolce contatto con le sue labbra non riusciva a starle lontano.
Sirius nascosto nell’ombra, ammirava la sua opera. Sorrise e tornò al piano di sopra, particolarmente fiero di sé.
Debby93: spero di non averti fatto
aspettare troppo, sono felice che questa piccola saga ti piaccia. Quindi resta
sintonizzata potresti avere altre sorprese;
lauretta86: ecco qui, e come ho gia
detto prima chissà che il futuro non riservi altre cosucce carine, sempre che
anche questa ti sia piaciuta come le altre ^^’;
PinkMoonlightPrincess:
accontentata!
:D;
Lupinuccia: sì ogni tanto rimbuca Kaelee
anche se devo ammettere che è solo un piccolo accenno. Mi dispiace la storia è
tutta qui, ma chi lo sa, potrebbe esserci un seguito. (Naturalmente le mie
lettrici campione lo sanno, quindi ragazze, acqua in bocca)
Ora non mi resta
che salutarvi tutti e darvi appuntamento alla prossima pubblicazione, che sarà
di sicuro il quinto capitolo de “il diario dimenticato”.
Tao tao
Smack!