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Autore: beornotobe    19/03/2016    1 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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•Alice's pov• (punto di vista momentaneo) Julia doveva esserci rimasta male, se n'era andata a passo svelto e senza voltarsi indietro. Non avevo idea del perché Johnny non volesse che lei sentisse... Quello che mi interessava sapere era perché stava così. Mi interessava solo conoscere cosa poteva farlo stare meglio. "Allora?", incalzai io, fissando un punto nel vuoto, proprio come stava facendo lui. "Allora niente", alzó le spalle. "Perché hai voluto che Julia se ne andasse?", chiesi io. "La cosa in parte riguarda lei.", chiarì lui. "E Winona? C'entra qualcosa?", feci io, sapendo già di sì. "Si.", bevve un sorso di amaro. "Ne vuoi un po'?", aggiunse, vedendo che fissavo il suo calice. "No, grazie", risposi io, disapprovante. Non saprei descrivere il rapporto di Johnny con l'alcool. Aveva cominciato da quando Vanessa era scomparsa e non aveva mai smesso. "Raccontami, Jo", lo incoraggiai, mettendogli una mano sulla spalla. "Dopo pranzo sono stato in camera con Winona, come sempre.", cominció lui. "Le ho parlato della mia idea di integrare le ragazze da noi, come semplici matricole", continuó, dopo una breve pausa. "Si?", feci io. "Ha cominciato a sbraitare, a dire che costituivano un pericolo per l'agenzia, soprattutto Julia, 'piccola canaglia', l'ha chiamata", spiegó lui, "Le ho ripetuto più volte che sono delle brave ragazze, che hanno capito di cosa si tratta, che non sono in nessun modo contro di noi, ma non ha sentito ragioni. Abbiamo litigato per ore, io insistevo perché credo che ci servano nuove reclute. E lei invece no, qualcuno con più esperienza, con più coraggio. Direi che questo non manca, ho risposto io, dato che hanno provato a sottrarci il quadro durante la missione sapendo che eravamo in maggioranza e che le avremmo comunque fatte prigioniere. Non ha sentito ragioni.", abbassó lui la testa, riavviandosi i capelli. "Capisco...", dissi io, riflettendo. "Sono esausto. Dopo la festa di Diana ero completamente sbronzo e quando sono tornato in camera erano le 5 del mattino. Ho dormito solo 2 ore e contavo di farmi una dormita oggi pomeriggio, ma quello che ti ho raccontato me l'ha impedito", scosse la testa, bevendo un altro sorso. Gli tolsi la bottiglia: "Se continui così non dormirai neanche stanotte e con quelle occhiaie spaventose direi che non si tratti di una buona idea", gli dissi. Annuì, ma sapevo avrebbe bevuto comunque. Santo cielo, avrei dovuto portarlo da un medico. Tutti dicevano che mi preoccupavo troppo per Johnny, ma la verità è che lui era semplicemente stato il mio primo vero amico e a lui tenevo molto più di tante altre cose. "E quindi", mi distolsi in fretta dai miei pensieri, "Avete litigato", dissi. Annuì nuovamente, deglutendo. "Sai, penso che Winona sia gelosa. Hai visto stamattina come si è comportata?", feci io. "Lo penso anch'io. E questo non mi va giù. Insomma, sono una persona abbastanza seria", mi sorrise lui. Io risi, scuotendo la testa. "Hai proprio ragione", gli strizzai l'occhio. "Dai, Alis, sul serio, se mi impegno con una persona...", fece lui. "Hai tradito Winona così tante volte che non ci entrano neanche su tutte le dita", continuai a ridere. "Questo è esagerato!", rise anche lui, cercando di agguantare la bottiglia dalle mie mani. "Stai buono", la alzai io in alto, ma lui si alzó in piedi e me la tolse di mano. "Ho vinto", gridó felice come un bambino, mostrandomi la lingua. "Peggio per te", lo rimproverai. "Suvvia, cosa potrà mai essere un goccettino?", rise, riempendo tutto il calice. "Menomale che si trattava di un goccettino, Jo", feci. Lui sbuffó. "Comunque non ce la faccio più. Winona è troppo asfissiante. Non posso vivere così.", sentenzió poco dopo. "Dovresti dirlo a lei", gli feci notare. "Ho cercato di farlo, ma diceva che non si trattava di gelosia.", scosse la testa lui. "Per me si", dissi io. "Comunque il capo sono io, e ho deciso che loro restaranno qui. Mi ispirano simpatia, già. Soprattutto Julia, ha qualcosa di diverso... Se non lo vogliono poi, Winona sarà felice", alzó le sopracciglia. "Julia, Julia... Cos'ha di diverso?", ammiccai io, sfottendolo. "Ha solo 18 anni, Alice", mi squadró lui, "Ha tutta la vita davanti", aggiunse. "Solo tu sei un povero vecchio", risi io. "Oh no, ti sbagli, io non crescerò mai", rise anche lui. "Quindi tutto è possibile. Sei ancora uno stupido adolescente, te l'ho detto", alzai le spalle. "Qualcosa di diverso e basta, comunque. Non saprei dirti. Ci penserò.", fece lui. "Sai cos'è successo la sera della festa di Diana?", domandai io, alludendo al fatto che mi aveva raccontato Julia. "Che cosa? Non mi ricordo quasi niente, perdonami", si mise una mano sulla fronte, fingendosi mortificato, ma ridendo sotto i baffi. "Non pretendo tu ricorda nulla, non riuscivi a reggerti in piedi.", freddai subito il suo entusiasmo. Gli raccontai brevemente ció che aveva detto Julia, che lei non se ne sarebbe andata finchè loro due non l'avessero fatto. Lui scoppió a ridere, ma diventó abbastanza rosso. "Davvero le ho detto una cosa del genere?", chiese lui. "Si", gli spiegai io. "Dio mio", rise. "Lei dice di non aver dato importanza a quelle parole", dissi io. "Ha fatto la cosa giusta... Non mi ricordo davvero nulla e avró detto troppe cose senza senso", dissi io. "C'è sempre un fondo di verità in tutto", dissi io. "Giustificami", mi pregó lui, ridendo. "No", risposi io, strafottente. "Va bene va bene, tanto solo io posso sapere se quel fondo effettivamente c'è o non c'è!", mi mostró di nuova la lingua lui. Poi fissó la bottiglia e aggiunse: "Di certo questa bottiglia un fondo ce l'ha e il liquore è finito, perciò direi ce ne serva dell'altro!" "Johnny!", sbottai, disapprovante, ma poi scoppiai a ridere.
  
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