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Autore: Kaimy_11    20/03/2016    2 recensioni
Continuo di “The reason to fight”
La guerra ha spezzato la città, i ribelli sono insorti, opponendosi al nuovo governo.
Nessuno sa di chi fidarsi. Nessuno conosce la verità.
Il giovane capofazione degli Intrepidi deve guidare la rivolta al fianco di Jeanine, per riportare ordine anche dopo la divisione della sua fazione. Ma le sue priorità sono cambiate, tutto ciò che vuole è proteggere la persona che ama. Nonostante tutte le avversità, dovrà mantenere fede alle sue promesse senza rischiare di compromettere sé stesso e perdere tutto ciò in cui crede.
[Dal testo]
Si morde il labbro. -Pensavo che lo avessi detto per la foga del momento…-
Inarco pericolosamente le sopracciglia. -Ti sembro forse uno che si fa prendere da un’ emozione momentanea e si lascia scappare parole che non sa nemmeno gestire?-
Mantiene il silenzio, sembra impaurita, almeno ha la decenza di capire quando sbaglia.
-Non sono un ragazzino in preda agli ormoni, se dico di amarti nonostante tu sia più piccola di me ed insopportabilmente arrogante, vuol dire che ti amo, mi hai capito?-
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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42. L’inizio della fine (Parte 1°)

 

 

 

 

 

 

-Torna indietro tutta intera, novellina!-

Sollevo gli occhi, non che abbia tutta questa voglia di conversare, ma ricambio lo sguardo di Robert. Le sue braccia sono stese verso di me e le sue mani pesanti si posano sulle mie spalle.

Un sorriso perfettamente rilassato gli tende le labbra, ed io proprio non comprendo cosa ci trovi di tanto divertente in tutto questo.

Stiamo per compiere una follia.

Ogni cosa è sbagliata, la nostra città non dovrebbe essersi ridotta in questo modo, come un verme strisciante nella polvere più nera.

Ho soltanto diciassette anni, appena compiuti, non dovrei aver visto tanta gente morire e non dovrei avere paura di perdere la mia stessa vita.

E, cosa più importante, non dovrei avere una tale responsabilità fra le mani.

È l’alba, il sole dietro di me sta per sorgere, ma la sua luce non riesce a scaldarmi. Come potrebbe? Mi sembra di essere sul punto di morire, ogni mio muscolo è teso e dentro fremo di terrore.

Finn e Jason hanno organizzato il piano nei minimi dettagli e, a quanto dicono, hanno pensato a tutto per essere pronti a ogni evenienza. Sappiamo dove sono posizionate le telecamere che sorvegliano le vie cittadine, ognuno avrà il suo ruolo e tutto dovrebbe filare lisci.

Eppure a me sembra tutto così assurdo, che mi chiedo quanto ci metterà la nostra bolla di sapone a scoppiare. O peggio, quali danni dovremmo subire quando perderemo.

-Fai vedere chi comanda a quegli idioti dei Candidi, okay?-

Alle parole di Robert, avverto un sussulto al cuore.

-Come puoi essere tanto spavaldo?- Soffio, scrollandomi le sue mani di dosso.

Robert assottiglia lo sguardo, ma prova a sorridere.

-Sono un Intrepido, novellina. Non ho mai paura.-

-Non parlo di paura, parlo di buon senso!- Esclamo. -Rimarrete qui, dove ci sono Max e Jeanine che potrebbero farvi ammazzare, se scoprissero che ci avete aiutati a fuggire!-

Robert si concede una risatina. -Max avrà anche i suoi uomini, ma noi abbiamo i nostri!-

-E se non ci fosse tempo di chiedere aiuto?-

Alza gli occhi al cielo. -Non diventare paranoica, non è il momento.-

-Robert…- Sospiro.

Non voglio che muoia. Non voglio nemmeno che a morire sia suo padre Finn. Non voglio dover dire addio a nessun altro.

-Andrà tutto bene, tranquilla!- Mi incoraggia, con una pacca sulla spalla.

Ma, prima che sottragga del tutto il braccio, lo afferro per un gomito e lo guardo dritto negli occhi.

-Promettimi che penserai ad Amber!-

Il labbro superiore di Robert ha un piccolo fremito quando i suoi occhi si assottigliano, ma poi fa un cenno.

-Ti ho già detto che la proteggerò.-

-So di voi due!- Chiarisco, seria. -Giurami che non le accadrà niente!-

Dopo averci riflettuto un attimo, Robert si concede un sorrisino accattivante e fa più cenni con la testa.

Prendo fiato e, decidendo di allontanarmi prima che altri pensieri disastrosi mi assalgano, mi sposto e lascio Robert.

Per questa nostra insolita a pericolosa riunione, abbiamo scelto il retro della casa che condividevo con Eric, visto che è la più periferica del quartiere. Non ci sono case vicine, da cui qualcuno potrebbe spiare i nostri movimenti dalle finestre e, inoltre, Finn ha scoperto che non ci sono telecamere che sorvegliano la via secondaria che da qui ci condurrà fuori zona.

Raggiungo mia sorella Amber che mi aspettava in disparte e apro anche la bocca per parlare, ma non esce alcun suono.

-Papà e mamma sono dovuti andare a lavoro per non destare sospetti, ma nello zainetto ti ho messo tutte le medicine che ti servono. Ricordati di prenderle, devi ancora riprenderti!- Mi spiega.

Sulla schiena ho lo zaino che mi ero portata dietro quando siamo fuggiti dagli Intrepidi. Adesso ho molto meno con me, ma non potevo non prenderlo e a quanto pare è già stato rifornito di antidolorifici e altro.

Se ripenso a mia madre, che avrà sicuramente dato le medicine ad Amber, penso che lei è l’unica della mia famiglia con cui non mi sono ancora riconciliata del tutto. Se penso a mio padre, invece, sento quasi bruciare la chiavetta di memoria che nascondo nella tasca interna della giacca.

Mi irrigidisco e provo a svuotare la mente, ma non posso fare a meno di ammettere che sto rischiando tutto per salvare Eric, quando le possibilità di riuscita sono pari a zero.

Come potrò mai convincere un gruppo di folli Intrepidi, feriti e terrorizzati dagli Eruditi, a fidarsi di noi e a collaborare? Eric, poi, è un loro prigioniero e non rinunceranno mai a lui, e vorranno punirlo per le sue gravissime colpe.

E non è che io non sia disposta a perdere ogni cosa e a sacrificarmi per riaverlo al mio fianco, ma se a perdere la vita fosse qualcun altro ne morire. Preferire cento volte perire, piuttosto che accettare l’idea che qualcuno venga ucciso per avermi aiutato.

Amber è mia sorella, l’ho appena ritrovata dopo anni di stupide liti che ci hanno divise, non posso sopportare che qualcuno le faccia del male.

E la colpa sarebbe solo mia.

-Amber…- Alito, addolorata.

-Stammi a sentire!- Taglia corto. -Sono un’Erudita e non sono stupida! Abbiamo davvero pianificato tutto e niente andrà storto.-

-Come puoi esserne certa?-

-Non ti fidi del mio infallibile giudizio?- Ironizza, ma poi mi guarda seriamente. -Abbiamo impiantato un virus nel sistema di sorveglianza. Quando sarete dai Candidi, all’orario giusto, l’intero impianto elettrico avrà un blackout e nessuno riuscirà a vedere che siete arrivati allo Spietato Generale. Per di più, anche il sistema di memoria verrà danneggiato, in modo che non rimanga nulla sui nastri.-

Sento il peso sulle mie spalle schiacciarmi sempre di più.

-Sarete invisibili.-

-E tu?-

-Cosa?-

Prendo fiato. -Riuscirai a non far capire a Jeanine che aiuti Robert a preparare una rivolta?-

Lei sorride, furba. -Il mio compito sarà proprio quello di ingannarla! Lei mi adora, non sospetterebbe mai che ti ho aiutata a scappare, anche se sei mia sorella!-

Qualcosa dentro di me scatta e perdo la calma. -Stiamo parlando della donna più intelligente della città e tu pensi di imbrogliarla?-

Lei non risponde.

-Un Blackout, poi? Non capirà che è stato architettato e non accidentale?-

-Ed è qui il bello!- Afferma. -Jeanine sa benissimo che in tanti sono contro di lei e che vogliono nasconderle quello che accade dai Candidi, perciò sa che “incidenti” di ogni tipo possono verificarsi, solo che non saprà chi è stato a causare il guasto! Magari andrà su tutte le furie, pensando che i nostri sistemi siano stati hackerati da altre fazioni!-

Sto per impazzire, me lo sento.

-E poi, hai presente il carico di corrente che consuma ogni giorni in nostro quartier generale? Macchinari sempre in funzione e luci sempre accese! Direi che è più che normale che salti la corrente elettrica, una volta ogni tanto, no?-

E magari sarà anche normale per Jeanine decidere di uccidere tutti coloro di cui sospetta.

Mi passo le mani sul viso e respiro profondamente, ma non serve.

So che andrà tutto storto.

-Ascoltami bene!- Mi richiama Amber. -Tu devi andare!-

La osservo in silenzio.

-Devi riunire gli Intrepidi e convincerli a venire qui e a combattere contro Jeanine! Non importa cosa rischiamo, è la nostra sola possibilità per fermare quella criminale per sempre! Se non uniamo le forze, finirà tutto in un bagno di sangue!-

Non so più cosa dire.

So che Eric, in sostanza, è il problema secondario. Io lo rivoglio con me, sono pronta a tutto per salvarlo, ma il mio dovere è anche quello di fare qualsiasi cosa in mio potere per fermare questa folle guerra.

Se riesco a convincere i rivoluzionari che rappresentano la metà della mia fazione, non solo posso salvare la vita dell’uomo che amo, ma posso fermare tutte queste morti inutili e spodestare Jeanine.

Gli unici che devono morire sono lei e Max.

Ed io posso fare qualcosa, o almeno provarci, per raggiungere il nostro scopo.

E poi riavrò Eric. Costi quel che costi.

-Ma cambiamo argomento!- Esclama. -So che penserai che sia un comportamento da pacifica, ma ci tenevo molto.-

Quando poso gli occhi su di lei, mi accorgo che sui palmi delle sue mani ci sono due braccialetti. Hanno entrambi uno spesso cordoncino intrecciato, soltanto che uno è nero e l’altro blu. Ad entrambi è attaccato un ciondolino luccicante e, quando capisco cosa rappresenta, il mio cuore accelera i suoi battiti e tutto mi sembra improvvisamente troppo difficile da sopportare.

-So che è stupido, e se non lo vuoi….-

-Mettimelo!- Le ordino, stendendo il polso destro verso di lei.

Lei nasconde un sorriso e mi allaccia il braccialetto nero e, quando termina la sua opera, il ciondolo luccica al sole e posso ammirarlo meglio. È un ciondolo d’argento a forma di lettera a.

-Ho pensato che non avevamo nulla di nostro e, visto che i nostri genitori ci hanno dato due nomi con la stessa iniziale, ho pensato che potesse significare qualcosa.-

In silenzio, le tendo la mano e aspetto che mi dia il suo braccialetto con lo stesso ciondolo, per poi allacciarlo al suo polso.

Improvvisamente ripenso al profumo della colazione quando ero ancora a casa con la mia famiglia, e un senso di vuoto mi assale.

Non dovremo essere in guerra, non dovremo rischiare la vita. È tutto sbagliato.

Eppure, in questo mare di disperazione, c’è una cosa che so.

Non voglio più perdere nessuno e, considerando che ho appena riallacciato il rapporto con mia sorella, non ci vedo nulla di male a condividere un piccolo cimelio.

Potrei tornare e trovarla morta, oppure non tornare mai più perché verrò uccisa non appena arriverò dai Candidi.

Voglio avere con me quanti più portafortuna possibile, come se non ne indossassi già abbastanza.

Sono conciata in modo abbastanza bizzarro, visto come mi sono vestita. Ho addosso la felpa di Eric, che è di diverse taglie più grande e sporge dal mio adorato giacchino di pelle, quello con la cerniera che sale in diagonale che mi è stato donato proprio da Eric. Ho i capelli racconti in una treccia scomposta e un paio di vecchi jeans con le toppe.

Non sembra che io stia andando ad affrontare una battaglia: sembro di ritorno. Non è solo il mio abbigliamento trasandato e i miei capelli scompigliati a farmi sembrare appena uscita da un uragano, ma anche i miei lividi.

Ho una guancia ancora tumefatta, di un bel viola sfumato di verde, un vero capolavoro. Ho potuto togliere il cerotto che copriva i punti che mi sono stati dati sulla fronte, ma una sottile linea rossa mi fa da cicatrice.

Eppure la ferita che mi da più fastidio di tutte è quella che si vede meno. Dovrei odiare i segni che mi deturpano il viso, ma niente mi fa più male della fasciatura attorno al mio polso sinistro.

Ogni volta che Amber mi medicava, mi rifiutavo di guardare il segno dei punti che mi hanno ricucito carne e vene, dopo che una simulazione mi ha spinto a farmi del male da sola.

Quando mi riscuoto, vedo Amber che si stringe nelle spalle, senza più guardarmi.

È assurdo, ma capisco che mia sorella vorrebbe di più, ma si limita a un distaccato saluto per non forzarmi. Sa che non sono molto avversa ai contatti fisici.

Ma non sa che sono cambiata e che, in questo momento in cui tremo di paura e non ho più alcuna certezza, non ho bisogno di barriere. La guardo, e penso che se mai sopravvivrò senza di Eric, lei sarà tutto ciò che mi rimarrà.

Sento il vuoto crescere e mi manca l’aria. Barcollo.

L’afferro da una mano e la spingo verso di me, stringendole le braccia attorno al collo e nascondendomi sulla sua spalla. Provo a controllarmi, ma il respiro è affannato.

-Stai attenta, ti prego!- La imploro. -E, se pensi che Jeanine sospetti qualcosa, prendi Robert e scappate dai Pacifici!-

Ricambia il mio abbraccio e si stringe a me. -Staremo bene! Vai a prendere Eric!-

Respiro profondamente, riconoscendo nei suoi vestiti l’odore di casa mia, e su di me ha subito effetto. Mi calma come una cura. Ma non del tutto.

La stringo ancora e poi la guardo negli occhi un’ultima volta e lei mi sorride, mente il sole fa luccicare le lacrime nascoste tra le sue ciglia. Faccio appello a tutta la mia forza e la lascio andare, ma mi accorgo che si passa una mano sulla guancia.

Sospiro e mi impongo di concentrami e di pensare ad altro, avanzando.

Raggiungo Jason, non troppo lontano, e porto la mano alla fontina legata alla mia coscia. Tocco il metallo freddo della pistola e cerco forza. Ho con me l’arma che mi è stata data il giorno della simulazione, quella che ho tenuto nascosta nel fondo del mio zaino per giorni. C’è anche un coltello nascosto nel mio stivale, ed un altro coltellino infilato nelle tasche sul davanti della felpa di Eric, protetto dalla giacca.

Il piano originario prevedeva che ci presentassimo al resto della nostra fazione disarmati, ma Jason ha pensato che potremmo incontrare dei pericoli lungo il percorso. Ci saranno squadre di ronda degli uomini di Max e gruppi di Esclusi, per cui dobbiamo essere pronti a tutto.

Arrivati dai Candidi potremmo sempre deporre le armi, ma mi piace pensare che mi lasceranno il mio coltellino segreto, visto che il giubbotto lo nasconde.

Mi fermo davanti a Jason, con lui ci sono Camille e Nick, e stanno discutendo sul percorso da seguire per arrivare sani e salvi a destinazione.

Nick si accorge di me e mi riserva uno sguardo freddo. -Stai attenta ragazzina, e non fare stronzate!-

Non so se sia un saluto, un incoraggiamento o un rimprovero, ma so che da quando ho accusato Jason di tradimento, lui e Camille non mi guardano più allo stesso modo.

Nascondo le mani nelle tasche dei pantaloni, mi mordo il labro e abbasso la testa.

-Siamo pronti!- Annuncia Jason, inflessibile. -Hai tutto?-

Capisco che si riferisce a me e penso al mio zaino sulla schiena e alle mie armi nascoste, così faccio un cenno.

-Dovrei essere con voi!- Esclama Nick, con profondo rammarico.

Jason gli mette una mano sulla spalla. -Ci sarai di grande aiuto anche da qui, non temere!-

I due si danno un frettoloso abbraccio, corredato di pacche sulle spalle e Nick fa un passo indietro.

Camille si affianca a Jason e iniziano a camminare, ed io li seguo ad un passo di distanza.

Senza poterne fare a meno mi volto, e vedo Robert e Finn che mi osservano allontanarmi e il capofazione solleva il mento verso di me, come in un saluto.

Poco distante c’è Amber che li sta raggiungendo, lei non si accorge che la sto guardando, ma io continuo a fissarla anche mentre cammino, torcendo il collo.

Ultimamente sono pessimista e in preda a crisi emotive, e so che non devo più fidarmi di quello che provo, eppure quello che sento è un profondo malessere. Mi sembra di avere un terribile presentimento e, mentre guardo mia sorella, la vocina nella mia testa mi sussurra che questo è un addio.

Probabilmente non la rivedrò mai più, e temo che sia perché il mio corpo sa che sto andando incontro alla mia fine. I ribelli mi faranno a pezzi quando sapranno che sono la ragazza di Eric e che, di fatto, sto andando lì per chiedere che gli risparmino la vita.

Dovrebbe essere un nuovo inizio, è magari lo sarà.

Ma, al momento, mentre mi sembra di star lasciando per sempre mia sorella, mi sembra che sarà solo l’inizio della fine.

La mia fine.

 

-Ormai è quasi mezzo giorno, tra poco andranno via!- Afferma Jason, tornando ad accucciarsi per terra.

Io sono seduta contro il muro di fronte e lui e Camille, e cerco di fingere di non esserci. Ho le mani appoggiate sulle ginocchia e conto mentalmente fino sessanta e, ogni volta che ci arrivo, ricomincio da capo.

Sapevamo che lungo il nostro percorso avremmo incontrato delle difficoltà, tra cui i gruppi di soldati in perlustrazione per le vie della città. Stanno cercando gli Abneganti scomparsi e possibili Divergenti che si stanno ancora nascondendo.

Fortunatamente Jason è riuscito ad avere lo schema dei turni delle ronde e sapeva con precisione dove nasconderci per evitarle.

Superata definitivamente la zona degli Eruditi, abbiamo dovuto aggirare tutto quello che rimane del quartiere degli Abneganti e, prima di gettarci di corsa lungo l’ultimo tratto di strada, ci siamo dovuti riparare in un vecchio edificio abbandonato per evitare di essere avvistati dai soldati in marcia.

Siamo ormai fermi qui da ben ventiquattro minuti, li ho contati tutti, ed ogni altro istante che passa è insopportabile. Ma Jason aveva ragione, il gruppo di ricognizione sarebbe passato all’ora prestabilita e noi dovevamo occultarci. Non potevamo certo gironzolare in bella vista.

-Cosa succede se ci vedono?- Domanda Camille, in un sussurro.

Jason sporge la testa oltre la finestra scardinata sopra la sua testa e conta con lo sguardo gli Intrepidi che riesce a vedere, muovendo le labbra ad ogni numero.

Cinque. Ci sono cinque soldati che eseguono fedelmente gli ordini di Max.

E non sono nostri amici.

Jason torna giù e colpisce con un pugno la parete dietro di lui. -Non potremmo permettere che ritornino alla base ad informare Max!-

Camille devia lo sguardo, stringendo le palpebre quando prende un profondo respiro.

Rimango in silenzio e seguo anch’io le figure nemiche, interamente vestite di nero e blu, che si aggirano poco distante da noi. Avrebbero dovuto essere i miei compagni di fazione, sarebbero dovuti essere i miei colleghi, avrei dovuto condividere con qualcuno di loro lo stesso tavolo a mensa.

E invece sono pedine che si muovono sotto di Max che tira i fili, ma non ci è dato sapere se anche loro vorrebbero ribellarsi alla sua folle tirannia.

Potrebbero essere Intrepidi assetati di sangue e guerra, che non desiderano altro che mettersi in mostra consegnando Divergenti e trasgressori a Jeanine. Oppure potrebbero essere al suo servizio solo per paura, e perché magari non hanno avuto contatti con Finn e non sanno che non sono gli unici a pensarla diversamente.

Questo dubbio e l’unica cosa che mi tormenta perché, per quanto l’idea di uccidere qualcuno mi faccia contorcere lo stomaco, sono stanca di starmene buona e zitta. Voglio correre da Eric, sta passando troppo tempo, e sono stanca di sopportare tutti gli assassini che incontro nascondendo la testa sotto la sabbia.

-Stanno andando via!- Dichiara Jason, dopo un’ultima occhiata alla strada principale.

Tiro un sospiro di sollievo e striscio sulle ginocchia per sollevarmi cautamente senza rischiare di farmi vedere da oltre la finestra.

Camille mi supera e la seguo fuori, con Jason che ci fa strada e ci indica di correre sul retro del vecchio edificio in cui ci siamo nascosti. Fuggiamo rapidi e silenziosi, aggirando i resti delle strutture per evitare di esporci troppo e saltiamo oltre la linea dei binati che attraversa la zona.

Stiamo per superare un cancello grande tanto quando è arrugginito, sistemato fra due colonne di solito cemento, ma Jason ci ferma. Ci indica una telecamera nascosta e ci fa aggirare il muro per poi intrufolarci da un buco che funge da passaggio secondario.

Quando capisco dove ci troviamo, il mio cuore ha un forte sussulto, l’adrenalina mi sale in gola e i brividi che provo lungo le braccia mi scuotono, tanto che tossicchio in cerca di ossigeno.

Siamo finalmente arrivati nella zona delimitata dei Candidi, se sollevo gli occhi posso scorgere lo Spietato Generale, ovvero la loro sede operativa principale, e attorno a noi ci sono già le prime abitazioni ordinate. Per arrivare fino a qui abbiamo strisciato come ombre, evitato treni e telecamere e ci siamo nascosti a ogni passaggio delle guardie, ma alla fine ci siamo.

Non ci troviamo più tra i cunicoli abbandonati della città, ma siamo chiaramente giunti in uno dei settori dedicato a una delle cinque fazioni. I Candidi hanno case comode e tutte rivolte ad est, con finestre da cui si intravedono le bianche tende interne.

Sto per fare un passo avanti, quando una mano di Jason mi afferra per un braccio e mi trattiene.

-Aspetta, dobbiamo chiarire alcune cose.-

Osservo Jason, infastidita, e tolgo il braccio dalla sua presa.

-Di cosa?-

Jason si scambia uno sguardo con Camille e lei gli fa un cenno d’incoraggiamento.

Non ho parlato con loro per tutto il tragitto, ma li ho visti scambiarsi informazioni mentre organizzavano gli ultimi dettagli.

-So che sei sconvolta e che vuoi subito salvare Eric,- Inizia. -Ma devi mantenere i nervi saldi e promettermi che non fari niente di avventato.-

Osservo lui e la sua ragazza e, in questo momento, non riesco più a provare affetto per loro.

-Non farò assolutamente niente e lascerò parlare te, ovviamente. Non sono una stupida!- Scandisco.

Jason apre e richiude la bocca, come se stesse per dire qualcosa prima di cambiare idea.

Vedo Camille che lo osserva, ma non guarda mai me, neppure per sbaglio.

So di aver praticamente, e senza neanche troppi giri, accusato Jason di essere un doppiogiochista, e so anche che non gli è ancora passata. In un colpo solo ha scoperto il tradimento del fratello ed è stato accusato di essere in combutta con lui, anche se era allo scuro dei suoi piani.

Jason è il migliore amico di Eric, magari voleva che mi fidassi di lui cecamente, ma non è forse quello che ho fatto?  

Sarò anche partita all’attacco, ma gli ho soltanto chiesto del suo tatuaggio, per poi schierarmi subito dalla sua parte e dargli fiducia anche se Finn era contrario.

Mi dispiace che si sia creata questa situazione e, a mente fredda, capisco anche che ho ingigantito la faccenda solo per paura. Avrei dovuto escludere a priori l’idea di un suo possibile coinvolgimento nella mia aggressione.

Eppure, mentre guardo gli occhi di Camille posarsi con accondiscendenza su di me, come se il mio gesto fosse stato troppo stupido e per questo da compatire, non posso fare a meno di pensare che rifarei esattamente quello che ho fatto.

Ero sola, e dovevo riportare a casa Eric tutto intero. Nemmeno adesso mi fido veramente di qualcuno. Ho solo me stessa.

-Quello che voglio dire,- riprende Jason. -È che ho bisogno che ti fidi di me.-

Le sue parole mi lasciano senza fiato.

-Mi fido di te!- Gli rispondo. -E te l’ho anche dimostrato!-

Se non avessi creduto alla sua spiegazione, non sarei certo venuta fin qui con lui!

-Perché le cose potrebbero non andare come vogliamo, ma devi sapere che farò di tutto per Eric.-

Ascolto la sua spiegazione e devio lo sguardo, anche se non capisco esattamente per cosa io mi senta in colpa.

-Non essere pessimista!- Lo riprende Camille, accarezzandogli una guancia. -Siamo arrivati fino a qui e sappiamo che Eric è ancora vivo.-  

Mi giro di spalle e riprendo a camminare prima che qualcosa mi faccia soffocare, anche se forse è troppo tardi perché sento già una morsa spiacevole allo stomaco. Non è il momento di calcolare le possibilità di riuscita, non voglio neanche credere di aver fatto tutta questa strada per niente.

Ho anche messo in pericolo Robert, Amber, Finn e Nick, che sono rimasti dagli Eruditi e copriranno le nostre tracce. So che potremmo venire uccisi e sono consapevole del fatto che per Eric potrebbe essere semplicemente troppo tardi.

Ma, vivo o morto che sia, sono arrivata fino a qui per lui e non mi tirerò indietro.

Ricaccio indietro le lacrime e sopprimo i brividi che mi scuotono, metto le mani nelle tasche della giacca e scelgo un sentiero secondario, piuttosto che la strada principale.

Sento Jason e Camille dietro di me e capisco che stiamo andando dalla parte giusta. Per le viuzze non ci sono Intrepidi, e i pochi Candidi che scorgiamo o non si accorgono di noi, o fingono di non vederci. Forse si sono abituati alla presenza di Intrepidi nel loro quartiere.

Sento i battiti del mio cuore accelerare e inizialmente non ne capisco la ragione, poi alzo lo sguardo e mi accorgo di essere esattamente davanti allo Spietato Generale.

Solo un sentiero di mattoni di marmo ci divide dalla scalinata e dall’imponente porta e vetri.

-Cosa facciamo?-

La voce di Camille alle mie spalle non basta a distrarmi, il cuore pulsa contro il mio petto e le mani mi tremano dentro le tasche. Ho gli occhi incollati sulla vetrata, ma i vetri sono oscurati e non vedo l’interno.

Fuori, un ragazzino vestito di nero esattamente come noi, ci guarda strabuzzando gli occhi e corre dentro urlando qualcosa che non capisco.

Jason cerca di controllare il proprio nervosismo con un sospiro ma, quando mi affianca e mi volto per osservarlo, vedo come freme.

-Niente! Non facciamo niente, entriamo e basta!-

Camille fa un cenno. -Collaboriamo se ci chiedono di consegnare le armi?-

Jason solleva il mento e si risistema la giacca sul petto, allungando poi la mano verso la sua gamba come a volersi accertare di aver ancora la sua pistola. -Non abbiamo atra scelta.-

E, quando penso che il mio corpo si sia paralizzato, le mie gambe si muovono da sole e avanzo senza indugio verso le scale. Sento che mi seguono come un’ombra, saliamo le scale e, a ogni singolo scalino, il mio cuore salta un battito ma non ho più paura.

Non sento più niente.

Sono io stessa a spingere e ad aprire la porta dello Spietato Generale, e Jason e Camille entrano prontamente con me. Il profumo di pulito e disinfettante mi invade le narici, siamo arrivati in una sala d’attesa ambia e ordinata.

Ho giusto il tempo di accorgermi del mosaico sul pavimento che raffigura la bilancia dei Candidi quando, improvvisamente, l’ordine e il bianco della sala lasciano il posto a una massa scura che si avventa su di noi.

Sento Camille urlare e Jason invitare qualcuno alla calma, spiegando che vogliamo solo parlare, ma credo che sia inutile.

Due forti mani mi afferrano i polsi e mi spingono a terra, urto violentemente con le ginocchia sulle piastrelle e vedo Camille finire giù al mio fianco.

Un gruppo di Intrepidi si piazza danti a noi, due uomini tengono ferme me e Camille, e Jason continua a inveire contro qualcuno, sperando di farsi ascoltare.

Ma un brivido mi gela la schiena e mi chiedo perché si stia agitando tanto, quando è chiaro come il sole che siamo arrivati alla fine senza passare da un inizio. Non abbiamo più speranza, sollevo lo sguardo e mi accorgo della luccicante canna del fucile puntata esattamente contro la mia testa. Sento solo il battito frenetico del mio cuore e il vociare confuso attorno a me, così lascio che le mie palpebre si chiudano e chino la testa in avanti.

Perché deve essere questa la fine?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Scusatemi per il ritardo e, se volete farmi sapere le vostre impressioni su questo capitolo, lasciatemi pure un commento.

Per il resto non voglio aggiungere altro, ci vediamo alla seconda parte di questo aggiornamento.

Baci!

 

   
 
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