Speculazioni
Si susseguono una serie di flash
confusi nella testa di Damon, come dopo una brutta sbronza in cui ci si ricorda
vaghi frammenti della sera precedente.
Attimi frenetici nella corsa sulla strada verso l’ospedale, scanditi dal
suono della velocità e forse dal proprio battito cardiaco accelerato; il passo irruento
nel caos del pronto soccorso cercando di capire dove andare, cosa fare, con chi
parlare.
Tutte quelle voci in sottofondo,
pianti di bambini, persone che si lamentano, telefoni che squillano e lui che
cerca un appiglio mentre gli gira la testa ora che le parole “Lily ha avuto un incidente” continuano a
ronzargli quasi incomprensibili. Finalmente il tocco leggero della sua
silenziosa e turbata compagna lo riporta un attimo alla realtà e si getta verso
l’accettazione, impaziente di sapere dove si trovi sua figlia. Dopo una leggera
insistenza riescono a farsi accompagnare dall’infermiera indispettita attraverso
il reparto, lungo il corridoio, fino all’ascensore che li condurrà al quarto
pianto a pediatria.
Lì dovrà discutere con un’altra
infermiera con degli animali disegnati sul camice, fin quando alla domanda “siete i genitori?” e il sì frenetico di
Damon, non vengono scortati alla stanza 4 dove trovano Stefan e Caroline con la
piccola.
Ed è solo quando gli occhi azzurri
vispi e arrossati per un evidente pianto trovano quelli identici del padre, che
il sorriso imbronciato si allarga in un nuovo pianto disperato appena lui si
avvicina.
-Ehi amore, sono qui-
-Lei è il padre?-
-Sì…-
Damon risponde confuso alla
dottoressa che non aveva notato subito, troppo concentrato a prendere in
braccio sua figlia.
-Cosa è successo?-
Ora lo sguardo azzurro vaga allarmato
in cerca di risposte da Stefan alla dottoressa. E Caroline si fa più in
disparte mentre lascia che gli spieghino come la piccola abbia battuto il mento
scivolando nel tentativo di tirarsi su da sola aggrappandosi al tavolino da
caffè del loro soggiorno. Lui osserva con attenzione il mento su cui è stato
applicato un grosso cerotto bianco, la voce della dottoressa che lo rassicura
sulla entità lieve della sbucciatura, del periodo di guarigione, dando loro
istruzioni su come pulirle la ferita e assicurarsi il più possibile che non si
gratti.
Elena e Caroline sono in corridoio,
davanti la stanza, poggiate alla parete in attesa che i due Salvatore si
ricordino di loro. La bionda continua a torturarsi una ciocca di capelli mentre
osserva la silenziosa ragazzina al suo fianco, intenta a studiare le proprie
scarpe evidentemente. La mora potrebbe
giurare di sentire gli occhi azzurri dell’amica tentare di farle un buco nel
cervello fino a scavarle dentro e scoprire cosa stia pensando; la realtà è che
Elena non sta molto pensando. Sta solo lottando contro quel contrasto folle di
emozioni che le si agitano nello stomaco, bloccandole la digestione e
logorandole la pelle.
Può ancora sentire il vento freddo
sferzarle il volto, l’adrenalina accelerare il battito cardiaco fino ad
esplodere in un sussulto quando hanno letteralmente inchiodato davanti all’ospedale;
la corsa dentro il pronto soccorso, il senso angosciante di smarrimento sul
volto di Damon che faceva da contraltare alla sua di angoscia, ma di altra
natura rispetto alla preoccupazione del ragazzo. Elena la potrebbe definire
inadeguatezza, un disagio sinistro e un po’egoistico dettato dal sentirsi
all’improvviso piccola e pressoché invisibile; non le importa che l’appuntamento
sia stato interrotto ci mancherebbe, anche lei era preoccupata per la piccola,
ma è come se l’apprensione di Damon avesse fatto venire a galla quelle sue
oscure paure serpeggianti sotto pelle, tenute ben sotto controllo, che se ne
stavano trepidanti in attesa di emergere.
Paura che il mondo possa aver
ragione.
Perché lei si è sentita terribilmente
fuori posto nella loro corsa in ospedale, su per le scale, nel suono ovattato
della voce agitata di Damon, in quella domanda dell’infermiera “siete voi i genitori?” cui ha seguito un
sì distratto di lui che l’ha
disorientata, fino a farle salire la nausea.
Non perché lei non la senta un po’
sua, quella bambina.
Ma perché semplicemente non lo
è, non è lei la madre, non è lei che
avrebbe dovuto stare lì.
Ed Elena di colpo, come uno schiaffo
arrivato dritto da suo padre con quel suo sguardo severo mentre la osservava
uscire proprio quella sera con Damon, andando contro la sua volontà, quasi
sfidando la sua cocciutaggine, ha sentito quanto ora tutto questo sembri così
sbagliato. Perché lei non è nessuno, non può competere – non che lo voglia- con
Lily o tanto meno con Rose, colei di cui non si parla mai, ma non sa se si
sente in grado, capace, di poter assumere quel ruolo, provare a raccoglierne l’eredità. E non perché lui
l’abbia chiusa fuori o si sia dimenticato di lei, ma perché non è quello il
posto che deve occupare Elena, o forse che dovrebbe ma non sa esserne capace,
ancora non sa desiderarlo.
Almeno, non adesso.
Perché non lo ha sentito il senso di
nausea, l’ansia ad attanagliare la gola o il terrore mandarla nel panico; non
lo ha sentito come l’ha sentito Damon e intuisce, sa, che questa mancanza prima
o poi andrà a pesare sul piccolo bocciolo in fiore che è ora il loro amore.
Damon, con in braccio Lily, e Stefan
escono dalla stanza consegnando il foglio di dimissioni e lei e Caroline li
seguono in religioso silenzio lungo il corridoio fin quando Stefan non si volta
per spiegare a Care cosa ha detto il dottore e la bionda lo tranquillizza
materna; lei non sembra scossa, almeno non nel modo in cui lo è Elena. Ha più
la faccia da “l’avevo detto che io non
sono portata per fare la baby sitter, che non ti venga in mente di incolparmi”.
E mentre gli animi si distendono, l’adrenalina scende e la stanchezza tende
i volti, Elena se ne resta in disparte come un’ombra.
Viene bruscamente riportata coi piedi
per terra dagli stessi occhi chiari che hanno generato un tale tumulto
silenzioso in lei, quando d’improvviso richiama la sua attenzione allungando il
braccio libero e afferrandole la mano. Elena alza gli occhi vuoti sul mare
azzurro che la cerca bisogno, mettendo a tacere, per ora, i suoi fantasmi.
Perché è questo il punto di
congiunzione, ciò che li ha fatti avvicinare fin dal principio; quel bisogno
espresso da un richiamo senza voce a cui Damon può dar sollievo solo in lei. Le
dita si incrociano, unendosi più salde ora che lei lo affianca timida, mentre
la piccola Lily ha già il capo abbandonato sulla spalla paterna, stremata dai
pianti e dalla botta.
Stefan prende la moto di Damon che
invece prende la macchina per portare a casa Lily ed Elena, sentendo le
lamentele di Caroline perché l’amico le ha dato della fifona senza palle che ha
paura di una moto e un po’ di vento nei capelli. Lei di contro lo ha minacciato
col casco che le ha dato Elena e sono saliti sulla moto partendo verso casa Forbes.
***
Il viaggio in auto è stato
tranquillo, silenzioso, ma lui non ha smesso per un istante di tenerle la mano,
non sa se perché abbia intuito i suoi pensieri
o solo perché ha bisogno di conforto. Infondo siamo tutti un po’ dei
bambini che quando si sbucciano le ginocchia hanno bisogno della mamma che ci
consoli, anche da adulti dopo uno spavento, un momento di tensione, abbiamo
bisogno di quel volto, di quella voce in cui trovare riposo.
E la mano di Elena avvinghiata alla
sua rappresenta questo.
Non hanno detto niente nemmeno mentre
lo aiutava a cambiare la piccola, provando a non svegliarla, mentre la metteva
nel lettino lasciando accesa la luce del comodino o quando lo ha fatto sedere sul
divano stappando due birre prese dal frigo e porgendogli un pezzo della torta
che probabilmente aveva portato Caroline per cena. Lei ha aspettato che fosse
lui a parlare, a confidarle la sua stanchezza mentre la tirava tra le sue
braccia, obbligandola a togliersi le scarpe e sdraiarsi entrambi, rimanendo
stretti con le labbra di lui che si perdono tra i capelli soffici di lei.
Ed è li, col naso immerso nell’odore
di vaniglia, le mani a scorrere leggere sulle braccia avvolte ancora nel
giacchetto di pelle, le loro gambe intrecciate, che Damon ha sussurrato un
timido grazie carico di significato.
Ed Elena ha alzato la testa dal petto sul quale si stava lasciando andare,
distendendo i muscoli, cullata dal respiro di lui ormai regolare, trovando due
limpide pozze in attesa di lei.
-Vorrà dire che mi devi un altro
primo appuntamento Salvatore….-
Lui sorride complice, ritrovando la
tranquillità iniziale.
-Oh ma ne stavo progettando un
secondo, un terzo…e anche il modo per sabotarli tutti-
-Molto divertente-
-Beh se poi finiscono con te tra le
mie braccia…direi che ho raggiunto l’obiettivo-
Elena finalmente libera un sorriso
che scalda il cuore di Damon.
-Questo era quello di cui avevo
bisogno-
E sono poche parole, ma bastano a
rubarle il respiro e cancellare le paure; così dopo qualche istante in cui si è
persa totalmente nel cielo azzurro di lui, si allunga per baciarlo leggera finché,
forse l’adrenalina, forse Damon che riesce ad alzare la temperatura solo respirando,
forse il caldo improvviso, la testa
quasi le gira ora che lui approfondisce il loro bacio facendole schiudere la
bocca ed esplorandola con la lingua. Ed Elena si alza appena per raggiungerlo
meglio ed affondare una mano tra i suoi capelli tirandolo contro di sé,
permettendogli di far insinuare le mani di lui sotto al giubbotto di pelle e
sfiorare la stoffa leggera dell’abito. E la pelle inizia a scottare in ogni
singolo punto su cui lui respira, tocca, bacia.
Si sono sfiorati tutta la vita, loro
due.
Con gli occhi, le parole, i respiri,
i silenzi, gli sguardi, le risate. Senza saperlo, essendo sconosciuti, poi
amici, poi qualcosa in più. Avvinandosi, ma mai quanto bastava per toccarsi,
raggiungersi, tanto che Elena era così piena emozioni e sensazioni in potenza,
di quel che avrebbe potuto essere che quasi temeva di rimanere delusa. E invece
lui le toglie l’ossigeno fino a farle girare la testa e sentirsi mancare più
che la bacia, la stringe, la tocca, percorre in una danza sapiente e timida le
sue curve in una ricerca un po’ impacciata dell’orlo del suo vestito aiutato da
lei che si tira sempre più su bisognosa di sentire i polpastrelli di Damon
sulla pelle bollente.
Ed è quando i loro polmoni supplicano
aria e la mano di lui arriva all’orlo, sfiorando la pelle della coscia di lei,
che si stacca da Elena posando la fronte sulla sua.
Raccoglie quel poco di lucidità che
gli resta sforzando le parole ad uscire dalla bocca.
-Elena…quando Stefan tornerà….ti
dovrò riportare a casa…-
Lei ci mette qualche secondo a
ricostruire il senso della frase, nel tentativo di far ripartire il proprio
cervello annebbiato da lui. Lo capisce quello che vuol dire, proprio perché
anche per lui c’è quel di più in gioco che gli fa tremare la voce, chiudere la
gola, che sa che devono fermarsi ora e concludere la serata sospesi nei loro
respiri.
****
Quando la moto si ferma davanti al
vialetto di Casa Forbes, l’aria tranquilla del
quartiere si ricolma del rombo del motore. Stefan mette la moto sul cavalletto
non appena la sua coraggiosa passeggera è scesa e la osserva togliersi il
casco, già preoccupata che i suoi soffici boccoli si siano spettinati, come se
dovesse andare da qualche parte a quell’ora della sera.
Resta in silenzio, posando le mani
sul casco davanti a lui, in attesa che lei dica o faccia qualcosa a parte
fargli pesare la corsa in moto blaterando cose sul conto da pagare dal
parrucchiere.
La vede tentennare incerta su come
dire quello che si tiene dentro da quando sono stati interrotti prima dalla
caduta della piccola Lily, perché se c’è una cosa che Stefan sa per certo è che
Caroline Forbes ha sicuramente qualcosa da dire sulla
faccenda Rebeka.
-Ok, non c’è nessuno…niente
interruzioni, niente divagazioni…sono pronto-
-Per cosa?-
Gli occhioni azzurri si sgranano
innocenti e velati d’imbarazzo, perché
ha avuto tempo di fagocitare i fatti, farsi turbare da Damon ed Elena,
riflettere sul grande elefante nella stanza chiamato “figlia” e in un certo senso, mentre la osservava farsi piccola nel
corridoio dell’ospedale, ha provato un modo di invidia verso la sua amica che
coraggiosamente si è buttata nel mondo complicato di Damon.
Perché a 19 anni a cosa vuoi pensare
se non al college, a conoscere ragazzi, a capire dove andare nella vita? Certo
non ad un figlio.
Ma Elena è così innamorata di Damon
da provare, nel suo modo goffo, a far parte della sua vita, accogliendo
l’ingombrante bagaglio che si porta dietro.
E un po’ vorrebbe chiederle cosa si
prova.
Così si è detta che non può certamente
giudicare Stefan per aver voluto svagare la mente - e anche qualcos’altro- con
Rebeka Mikaelson.
Prima di tutto conosce, sa, il fascino
che sono capaci di esercitare quei cinque fratelli; secondo lo vede che lui ha
bisogno di una distrazione, di allentare le redini della sua vita anche
buttandosi su una come Rebeka che infondo non è così male come persona.
E molto di più perché deve
ammettere con una punta di amarezza che
lei è molto più codarda dei suoi amici che non hanno paura di rischiare e
sbagliare, per quando l’abisso sembri profondo e spaventi, loro preferiscono
prendere i venti del destino invece che rimanersene sul porto ad osservare l’acqua
incresparsi.
-Ok…diciamo che…non mi sarei molto aspettata
che tu cedessi proprio con lei…ma posso capirlo-
Un leggero rossore le colora la pelle
nivea suscitando un sorriso carico di stupore sul volto del suo migliore amico.
-Caroline Forbes…-
-Ah, ah, non farmene pentire…potrei
non essere sempre così buona-
-D’accordo-
Lei allunga il casco per
restituirglielo.
-Comunque, ogni tanto Care, va bene
lasciarsi andare…-
Lo sguardo complice le strappa una
piccola smorfia mentre attende che lui metta in moto e parta alla volta di
casa; lo sa di cosa sta parlando e proprio perché lo sa, i suoi occhi si
spostano lentamente dalla strada su cui ha osservato sparire la motocicletta
inghiottita dall’oscurità fino ad incrociare il bivio che conduce verso casa Mikaelson.
Si morde un labbro incerta e poi sfila il cellulare di tasca provando a
chiamare il suo numero.
E’ tardi, lo sa bene, ma un
tentativo, anche solo per sentire quella voce roca sbeffeggiarla un po’, lo
vuole fare.
Magari potrà usare l’incidente della
piccola Lily come scusa per averlo disturbato. Il vento ancora fresco delle
prime sere di giugno si fa improvvisamente carico di speranze e novità per la
loro estate.
****
Durante le prime settimane del campo
estivo Elena e Damon si sono visti pochissimo, un po’ perché lui è stato preso
da tutte le sue indagini segrete su Logan Fell, un po’ perché lei la sera
crolla sempre morta sul letto, sfinita dai ragazzini che la fanno confondere
tutto il santo giorno, inoltre sta diventando sempre più impegnativo schivare le
battute pessime di Mason Loockwood.
E per ora è riuscita ad evitare che
Damon scopra dei comportamenti del suo capo.
Finalmente potrà stare con lui per la
festa del 4 luglio, quando ci sarà la festa in città e tutti i ragazzi saranno
impegnati ad aiutare a montare la fiera estiva, dove lei e Damon porteranno
Lily.
E’ in camera sua adesso Elena,
intenta a scegliere cosa mettersi, quando sente sua madre rientrare in casa;
non passa molto tempo con lei ultimamente e soprattutto non racconta niente
della sua vita amorosa. O meglio sua madre prova a chiedere, ma suo padre finge
che non stia accadendo niente e per adesso va bene così.
Si vedrà anche con Caroline e Bonnie
per passare la serata tutti insieme.
-Tesoro?-
-Sono in camera!!!-
Miranda arriva in camera di sua
figlia, trovandola a truccarsi allo specchio.
-Ehi, sei pronta per la serata?-
-Quasi….tu e papà venite?-
-Sì appena rientra dalle ultime
visite, mangiamo qualcosa qua a casa e poi veniamo-
-D’accordo, allora ci vediamo là-
Miranda prende una maglia abbandonata
sul letto della figlia, che la scruta di sfuggita nel riflesso dello specchio,
e la piega prendendo tempo.
-Come va al campo estivo?-
-Bene…impegnativo-
-E’ una cosa positiva però-
-Sì, suppongo-
-E il resto?-
Elena si volta per dirigersi al porta
gioie e scegliere gli orecchini, guardando distrattamente sua madre.
-Bene-
-Mm…-
-Mamma…che c’è?-
-Volevo sapere di te, mi racconti così
poco-
-Ti racconto poco…di lui, perché so che non condividete-
-Tesoro, possiamo anche non condividere,
ma questo non significa che non mi interessi-
Elena si mette gli orecchini,
tergiversando qualche istante fin quando non alza lo sguardo su sua madre.
-Beh non so che dirti…di quello che
facciamo... -
Si morde un labbro non capendo come
mai parlare di lui la imbarazzi tanto.
-Sei felice?-
-Sì…tanto quanto sono spaventata-
Lo confessa in un soffio e Miranda
allarga lo sguardo attenta; vede chiaramente la preoccupazione sul volto di sua
figlia, tipica di una ragazza innamorata e consapevole delle difficoltà di un
rapporto.
-Lo capisco, ma non mi sembra il tipo
che farebbe mai niente per ferirti-
Elena resta in silenzio abbassando lo
sguardo, in realtà non ne è così sicura, non che lui gliene farebbe intenzionalmente,
ma Damon è imprevedibile e il senso di vulnerabilità che le da stare con lui la
fa sentire così esposta, così priva di protezione che lo sente il rischio di
venire ferita da quegli occhi di ghiaccio. Sa, perché un po’ lo ha provato,
quando doloroso e graffiante possa essere lo sguardo impassibile di lui.
Respira indecisa sul rispondere, ma
il rumore della porta d’ingresso accompagnato dalla voce di suo padre, sposta l’attenzione
di entrambe.
***
Più tardi Elena si trova con le altre
alla festa cittadina che sta iniziando a prendere vita, Damon Lily e Stefan
arriveranno dopo, così che le ragazze possano mangiare qualcosa insieme e
spettegolare. Ha già incrociato Mason due volte e per due volte non si è
risparmiato velati riferimenti ad Elena e al fatto che vorrebbe offrirle da bere.
-Dio non ti molla un secondo! Un vero
cane con l’osso!-
-Te l’ho detto-
-E Damon che dice?-
Le tre sono sedute ad uno dei tavoli
posti vicino alle bancarelle del cibo, ed Elena beve un sorso della sua coca
cola temporeggiando sulla risposta, quando Carolina sbuffa.
-Oh non ci credo, non glielo hai
detto?-
-E che avrei dovuto dire esattamente?
Ehi Damon il mio capo- che per inciso tu
odi- ci prova con me tutti i santi giorni….a quale pro?-
-Elena siamo in una piccola città,
capiterà che lo incontriate insieme o che Mason faccia battute davanti a lui…-
-E quindi?-
-Quindi forse Caroline vuole dirti
che è bene che tu preallerti il tuo ragazzo prima che
finisca male-
-Intanto…non sono proprio sicura che
io e Damon-
-Oh ti prego non ricomincerai con
questa storia-
Caroline ruba una patatina fritta a
Bonnie mentre osserva la brunetta indispettirsi.
-Quale storia….io ancora non lo so se
posso definirmi la sua ragazza, non
abbiamo proprio parlato dei dettagli-
-Queste sono speculazioni certo che
lo sei-
-Concordo con Care-
-E poi lui è un tantino grande per
barrare la casella “vuoi metterti con me?”
come alle elementare-
Bonnie scoppia a ridere, suscitando
il fastidio di Elena.
-Terzo, certo che state insieme, non
c’è nemmeno bisogno di dirlo…vi ronzate intorno da anni santo cielo e avete
avuto più appuntamenti, è ufficiale ormai-
-Io e Kol non ci siamo detti niente, poi
una volta mi ha chiamata la sua ragazza
davanti ad un suo amico e lì ho capito che per lui era ufficiale-
-La solita classe dei Mikaelson-
Bonnie fulmina Caroline.
-Vogliamo parlare di Klaus?-
-No, stavamo parlando di Elena!!-
Il volto diafano di Caroline
raggiunge 20 tonalità di rosso, suscitando la reazione ilare delle amiche.
-In ogni caso Elena, se capiterà l’occasione
non mentire a Damon riguardo le avance di Mason-
La mora sospira sconsolata, spera
davvero che non debba farlo quella sera.
Damon e Stefan, poco più tardi,
passeggiano tra la folla cittadina insieme a Lily che si guarda intorno coi
suoi occhioni azzurri curiosi, entrambi intenti a cercare qualcuno in
particolare.
-Allora…..hai qualche appuntamento misterioso
stasera fratellino? Posso non aspettarti alzato?-
Stefan tira una smorfia ignorando suo
fratello.
-Tu piuttosto dove hai lasciato
Elena?-
-La stiamo raggiungendo….puoi anche
dirmi che il dopo serata lo dedichi a Barbie-Klaus mica mi offendo-
-Non so cosa farò più tardi Dam, ora
sto cercando Matt e gli altri…sai gli amici con cui passare questi momenti-
-Non fare il tipo ombroso Stefan non
ti si addice con quel ciuffo…-
-Ah-ah…oh ecco Caroline e gli altri….se
vuoi scusarmi li raggiungo-
Damon sposta lo sguardo verso la
direzione che sta prendendo Stefan dove scorge il gruppo suo e di Elena intenti
a ridere. E si perde qualche istante su quel sorriso allegro che le illumina il
volto.
La vede tirare una leggera spinta a Kol
che di sicuro avrà detto qualcosa di stupido, e poi si sposta una ciocca di
capelli.
Dio, potrebbe passare il resto della
sua vita a guardala.
E il pensiero lo culla e lo spaventa
al tempo stesso, perché Elena è giovane e ancora curiosa di scoprire il mondo,
mentre lui vede solo lei nel suo futuro. Poi la ragazza volta lo sguardo nella
sua direzione quando Stefan li raggiunge e finalmente trova il suo sguardo,
soffiando via per qualche istante le sue inquietudini. E gli scappa un piccolo
sorriso come lei subito cambia espressione e con fare emozionato saluta i suoi
amici prendendo la strada per raggiungerlo.
-Ehi-
Come si ferma davanti a lui, una
terza voce si inserisce; e lui già presente l’enorme fastidio.
Mason Loockwood.
-Elena, Damon-
-Mason-
La ragazza si mette al fianco di
Damon, ravviandosi i capelli imbarazzata.
-Anche tu da queste parti-
-Sì, sai sono stati i miei ragazzi ad
aiutare-
-Ma che bravi-
-Beh, grazie anche all’aiuto di Elena…ancora
non ti ho ringraziata per l’ottimo lavoro svolto-
Sposta i suoi occhi furbi sulla
moretta in estremo disagio, accidenti a Caroline e a tutte le paranoie che le
ha messo addosso.
-Non devi, è lavoro-
-Oh, non è da tutti metterci tutta
questa passione….ricordami che ti devo offrire da bere-
-Elena ha 19 anni, non credo che tu
voglia farti arrestare per averle comprato dell’alcool-
Mason sposta lo sguardo di sfida su
Damon, mentre quest’ultimo avverte gli occhi scuri di lei sgranarsi con un velo
di offesa; ci penserà più tardi a scusarsi, ora vuole solo liberarsi di Mason
che è fin troppo invadente e insistente.
-Credo che questo lo faremo decidere
a lei…vero Elena?-
Di nuovo trova gli occhi della
ragazza, che imbarazzata apre la bocca per parlare, ma – di nuovo- Damon lo fa
per lei.
-Non dovresti andare a controllare….le
tue cose da bravo supervisore?-
Mason esita un istante, poi decide di
allontanarsi, non senza aver lanciato un’ultima occhiata inequivocabile ad entrambi.
Elena si volta verso Damon intento a
sistemare Lily, incrociando le braccia sotto al senso.
-Cosa mi rappresenta?-
-Di che parli?-
-Del tuo atteggiamento da padre
iperprotettivo….lei non può bere???-
-Elena non fare così, serviva solo
per mandarlo via…-
-Io non faccio così…ma so difendermi
da sola-
-Oh non ne dubito…se vuoi per
scusarmi ti compro lo zucchero filato-
Lei lo guarda in cagnesco per qualche
istante, poi decide di godersi la serata e ingoia quel nodo fastidioso che le
si è formato dentro, provando a fare la superiore.
-Solo se è rosa però-
Lui sorride e poi le fa cenno di
seguirlo, iniziando a spingere il passeggino.
Il resto della serata scorre veloce,
mentre il momento dei fuochi d’artificio si avvicina e Caroline e gli altri si
sono un po’ divisi a giro per la fiera cittadina. D’un tratto, mentre è intenta
ad osservare alcuni braccialetti in pietra azzurra fatti dalla nonna di Bonnie,
rabbrividisce quando un respiro caldo le sfiora il collo.
-Quello risalterebbe molto i tuoi
occhi-
La ragazza sente le proprie gote colorarsi e posa
il braccialetto tentando di recuperare la sua proverbiale parlantina,
sottrattale come sempre dalla magia oscura di Klaus.
-Sicuramente-
Si volta leggermente trovandolo ad un
soffio da lei.
-Ti sei unito un po’ tardi alla festa…-
-Non sono amante delle folle….ma so
che si possono fare anche incontri piacevoli-
Lei sbatte gli occhi civettuola e lo
supera come per invitarlo a seguirla.
-Rischiavi di perderti i fuochi…-
-Adesso sono qui…ti va di condurmi e
mostrarmi le meraviglie di questa serata?-
Caroline sembra prendere tempo per
tenerlo sulle spine fin quando non si lascia andare a un sincero sorriso e
afferra il braccio che lui le sta offrendo, iniziando insieme a camminare tra
le bancarelle, parlando di tutto.
E sì, qualche sguardo curioso lo
stanno attirando, ma chissà perché, stavolta non le interessa.
***
Quando finalmente si avvicina il
momento dei fuochi, le persone si radunano al centro della piazza dove sarà
acceso il grande falò e da cui potranno tutti assistere allo spettacolo
pirotecnico.
Lily dorme beatamente ed Elena ha
finito il suo zucchero filato rosa, e Damon spera che i botti non sveglino la
bambina.
-Vado a prendere da bere, tu vuoi
qualcosa?-
-Se te la vendono….una birra-
-Cretino-
Lei gli tira una piccola spinta e poi
si allontana verso la bancarella delle bevande, mentre incrocia Stefan che
raggiunge Damon.
-Ehi, si è addormentata-
-Sì è crollata da un po’-
-Ho sentito zio Ric, mi ha detto che
partono domani da Roma-
-Ottimo, la luna di miele più lunga
della storia-
-Gli serviva-
-Papà invece dorme come un picchio…l’ho
sentito alle 10 e stava andando a letto-
-Ok-
-Quindi evita di fare troppo rumore
stanotte, sai che alle cinque si sveglia e gironzola tipo spettro per casa-
-E’ inutile che tenti, non farò nulla
di strano-
-Certo, quindi la biondina
sovraeccitata che sta parlando con Bonnie e Vicky
laggiù non aspetta te…-
Stefan segue lo sguardo azzurro in direzione
del gruppetto di ragazze, incrociando per un istante lo sguardo verde di
Rebeka.
-Davvero divertente….e tu dove hai
lasciato la tua ragazza?-
Damon lo guarda come se avesse detto
una parolaccia, crucciando lo sguardo.
-Che c’è….mica ti spaventa l’idea che
sia la tua ragazza…perché è quello che è, no?-
-Non mi piace fare speculazioni sul
tema-
Stefan scuote la testa disapprovando
suo fratello, poi gli occhi azzurrissimi vagano nella folla in direzione di lei
e la, trova, di nuovo, presidiata da Mason Loockwood.
-Oh, però devo dargli atto di essere
perseverante-
Stefan cruccia la fronte non capendo
di cosa parli, poi Damon si volta verso di lui.
-Resta un attimo con Lily-
Lo osserva andare in direzione di
Elena e Mason.
-Oh-oh-
Bonnie sbuca al fianco di Stefan.
-Ehi…di cosa parlate tutti, si può
sapere?-
-Di Elena, Damon ….e Mason-
-Io non vorrei dover dire che…l’avevo
detto-
Anche Caroline, accompagnata da
Klaus, li ha raggiunti.
-Cosa c’entra Elena con Mason?-
-Dai ragazzi, lui ci prova con lei un
giorno sì e un giorno …sì!-
-E quindi?-
-E quindi Damon lo ha capito-
-E non finirà bene…-
I tre si voltano verso Klaus che,
dopo un’occhiata eloquente, si avvia in direzione di Damon.
-Allora lo compri l’alcool…-
Elena sobbalza colta alla sprovvista
dal suo stalker figo; perché per quanto Mason la
irriti non può certo negare che abbia un certo fascino. Paga da bere e afferra
il resto mettendolo in tasca.
-Non è per me-
-Oh certo…ti fai sempre trattare come
una ragazzina?-
-Era una battuta Mason-
-Lo so…solo che, dai non è stato
molto cavalleresco…dovresti pretendere più rispetto dai tuoi amici Elena-
Elena afferra la birra e la
bottiglietta d’acqua, poi si volta perplessa verso Mason. Cavolo, la gente non
ha capito che lei e Damon stanno insieme? La cosa le da alquanto fastidio, perché
sì Elena come tutte le ragazze vuole sentire di appartenere alla persona che
ama.
Wow, sta decisamente correndo troppo.
-Scusa, ora devo andare-
-Allora….quando mi concederai una
uscita come si deve?-
Lei arrossisce appena, aprendo la
bocca per rispondere. Ma, con un tempismo a dir poco scientifico, eccolo che
appare.
-Tu non ti arrendi mai vero?-
Entrambi volgono lo sguardo al
ragazzo arrivato in quel momento, che non ha nessuna intenzione di mascherare
il proprio fastidio.
-E tu non smetti mai di impicciarti-
Damon sfila la birra dalla mano di
Elena sussurrandole un grazie, di contro riceve un’occhiata irritata dalla
ragazza che non si sente per niente a suo agio in quella situazione.
-Beh, sai com’è sono una persona
molto curiosa e mi piace conoscere le intenzioni altrui, soprattutto capire
cosa ti spinga a ronzarle sempre intorno-
-Di un po’, qual è il tuo problema
Salvatore?-
Ora lo sguardo di Damon si accende in
modo che Elena non ha mai visto, e non è solo pura provocazione maschile e
bisogno di marcare il territorio, ma è rabbia.
-E il tuo invece?-
-Damon….andiamo…-
Lei tenta di chiamarlo, ma la
comunicazione e il buon senso ormai sono perduti nelle profondità del suo ego.
-Credo che Elena sia perfettamente in
grado di parlare con me senza un supervisore-
-Credo che tu debba lasciarla perdere….Elena-
Anche lo sguardo di Mason si fa più
intenso, e la ragazza non sa come gestire questa ridicola situazione.
-E per quale motivo? Non è mica tua
proprietà-
Gli occhi di Damon si fanno a
fessura, pronto a scattare come un felino rabbioso.
-Non sono affari tuoi Mason-
-Perché non lo lasciamo decidere a
lei?-
-Smettetela! Damon….stavamo solo
parlando-
-Infatti Damon…stavo solo concordando
con Elena quando portarla a cena fuori-
Eccoci. Parte il primo fuoco d’artificio
e il rombo dei botti copre le grida di lei che tenta di fermare Damon dal
picchiare Mason, ma per fortuna Klaus lo tira via in tempo, mettendosi in
mezzo.
-Calmati!!Fermi!-
-Vedi di starle lontano….!-
-Chi sei, suo padre? Hai perso la
testa Salvatore!!!-
-Presto la perderai tu se ti vedo
ancora intorno a lei-
-Direi che non ti riguarda quello che
faccio con lei-
-Invece direi che mi riguarda eccome
quello che fai con la mia ragazza, quindi stalle alla larga-
Il tono crudo passa in secondo piano
lasciando il posto ad uno strano silenzio riempito da quelle tre parole “la mia ragazza” che risuonano nell’aria
estiva, lasciando basiti i presenti. Anche lo stesso Mason, che non si fa molti
problemi con le fidanzate altrui, rimane stupito da Damon, vuoi per la severità
del suo sguardo o l’intensità della foga con cui lo ha rimarcato o perché è qualcosa
di totalmente inaspettato e sente quasi di dover fare un passo indietro per
evitare che tutta quella tensione lo schiacci. Così, dopo aver distolto lo
sguardo portandolo su Elena, li liquida ricordando alla ragazza che si vedranno
a lavoro.
Quanto Mason si è allontanato, è
Klaus, egualmente sorpreso, a fare un
passo indietro per controllare se il suo amico si sia calmato; non può dire che
sia sereno e disteso, ma sicuramente non picchierà nessuno, così intuendo di
dover dare spazio ai due, fa un cenno ad Elena e raggiunge gli altri in trepida
attesa di sapere cosa è accaduto.
Elena invece è rimasta imbambolata,
con la sua bottiglietta d’acqua mai stappata stretta tra le mani, un brivido di
freddo a correrle lungo la colonna vertebrale e un subbuglio di emozioni
contrastanti ad accartocciarle lo stomaco. Perché certo che le ha fatto effetto
sentirgli dire ad alta voce, davanti al mondo, che lei è la sua ragazza, certo
che ha sentito il cuore correrle a colorarle le guance e una strana sensazione
di leggerezza riempirle i polmoni, ma al tempo stesso, osservando la schiena
forte del suo ragazzo – ora può
dirlo- percepisce una estraneità di fondo con lui, lo vede che Damon sta
alzando le barriere che così bruscamente, sotto attacco, ha dovuto abbassare. E
le rialza più solide e più forti, chiudendola fuori ancora.
Lo sa che adesso come farà un passo
verso di lui desiderosa di abbracciarlo, di fargli sentire quanto desideri e
abbia bisogno di sentirsi sua, lui la respingerà; lo sente lo stomaco in fiamme
per l’ansia corrosiva di un suo rifiuto, di un suo brusco distacco che la
ferirebbe.
E’ la sua voce bassa a distoglierla
dai suoi labirinti introspettivi, riportandola alla realtà.
-Devo portare Lily a casa…-
-Oh…oh, ce-certo….-
Ingoia la fiele amara della
delusione. Cosa diceva sulla sua imprevedibilità? Che sarebbe stata quella a
ferirla, e difatti è accaduto. Lui è riuscito a farle vibrare le corde del
cuore tanto da commuoverla e lacerarla al contempo.
Continua a darle le spalle, senza
fare nulla e lei vorrebbe solo piangere e picchiarlo, Dio quanto gli fa rabbia
quando fa così e quanto le da fastidio di se stessa di non riuscire a
ribellarsi e arrabbiarsi con lui.
-Ti chiamo domani, buonanotte-
Se ne va, si allontana diretto verso
gli altri senza voltarsi un solo istante. Ora Damon si è scoperto, troppo e ha
messo un punto, un paletto grosso come un lampione a delineare, definire il
loro rapporto.
Forzato dalla situazione si è esposto
su qualcosa di cui forse, pensa Elena, non era sicuro, e improvvisamente una
profonda tristezza si fa largo al centro del suo cuore.
Ciao !!!
Ormai lo sapete che sono lenta come
la morte a scrivere, perdonatemi se potete!
E spero che qualcuno abbia ancora
voglia di leggere questa storia….scusate se faccio capitoli lunghi e rari, so
che appesantisco la lettura e me ne dispiaccio…ho provato a pensare di
dividerlo ma non sapevo come …in ogni caso spero mi possiate lasciare qualche
commento se vi va!
Siamo alla festa del 4 luglio, Damon
ed Elena hanno avuto i loro appuntamenti e il loro rapporto sta prendendo una
direzione ma si sa, le cose si agitano sempre. E stavolta ci pensa Mason a
spingere la situazione al punto che Damon sbotta e si trova a prendere –
finalmente- posizione sul suo rapporto con Elena….e alla fine la chiude fuori.
Non so se è stato un passaggio
chiaro, ma Damon avrebbe voluto poterlo dire a lei, guardandola negli occhi,
trattando la cosa con delicatezza ed in privato, perché sa la portata di un’affermazione
simile, ma le cose sono andate diversamente….vedremo come affronteranno insieme
la cosa!
Attendo speranzosa
Baci
Eli