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Autore: eli_s    21/03/2016    5 recensioni
Talvolta dobbiamo camminare sulla propria strada sfiorando inconsapevolmente ciò a cui siamo destinati.
Piccolo tentativo Delena di raccontare come si sono girati attorno per un po' prima di trovarsi davvero.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Speculazioni

 

Si susseguono una serie di flash confusi nella testa di Damon, come dopo una brutta sbronza in cui ci si ricorda vaghi frammenti della sera precedente.  Attimi frenetici nella corsa sulla strada verso l’ospedale, scanditi dal suono della velocità e forse dal proprio battito cardiaco accelerato; il passo irruento nel caos del pronto soccorso cercando di capire dove andare, cosa fare, con chi parlare.

 

Tutte quelle voci in sottofondo, pianti di bambini, persone che si lamentano, telefoni che squillano e lui che cerca un appiglio mentre gli gira la testa ora che le parole “Lily ha avuto un incidente” continuano a ronzargli quasi incomprensibili. Finalmente il tocco leggero della sua silenziosa e turbata compagna lo riporta un attimo alla realtà e si getta verso l’accettazione, impaziente di sapere dove si trovi sua figlia. Dopo una leggera insistenza riescono a farsi accompagnare dall’infermiera indispettita attraverso il reparto, lungo il corridoio, fino all’ascensore che li condurrà al quarto pianto a pediatria.

Lì dovrà discutere con un’altra infermiera con degli animali disegnati sul camice, fin quando alla domanda “siete i genitori?” e il sì frenetico di Damon, non vengono scortati alla stanza 4 dove trovano Stefan e Caroline con la piccola.

 

Ed è solo quando gli occhi azzurri vispi e arrossati per un evidente pianto trovano quelli identici del padre, che il sorriso imbronciato si allarga in un nuovo pianto disperato appena lui si avvicina.

 

-Ehi amore, sono qui-

-Lei è il padre?-

-Sì…-

 

Damon risponde confuso alla dottoressa che non aveva notato subito, troppo concentrato a prendere in braccio sua figlia.

 

-Cosa è successo?-

 

Ora lo sguardo azzurro vaga allarmato in cerca di risposte da Stefan alla dottoressa. E Caroline si fa più in disparte mentre lascia che gli spieghino come la piccola abbia battuto il mento scivolando nel tentativo di tirarsi su da sola aggrappandosi al tavolino da caffè del loro soggiorno. Lui osserva con attenzione il mento su cui è stato applicato un grosso cerotto bianco, la voce della dottoressa che lo rassicura sulla entità lieve della sbucciatura, del periodo di guarigione, dando loro istruzioni su come pulirle la ferita e assicurarsi il più possibile che non si gratti.

 

Elena e Caroline sono in corridoio, davanti la stanza, poggiate alla parete in attesa che i due Salvatore si ricordino di loro. La bionda continua a torturarsi una ciocca di capelli mentre osserva la silenziosa ragazzina al suo fianco, intenta a studiare le proprie scarpe evidentemente.  La mora potrebbe giurare di sentire gli occhi azzurri dell’amica tentare di farle un buco nel cervello fino a scavarle dentro e scoprire cosa stia pensando; la realtà è che Elena non sta molto pensando. Sta solo lottando contro quel contrasto folle di emozioni che le si agitano nello stomaco, bloccandole la digestione e logorandole la pelle.

 

Può ancora sentire il vento freddo sferzarle il volto, l’adrenalina accelerare il battito cardiaco fino ad esplodere in un sussulto quando hanno letteralmente inchiodato davanti all’ospedale; la corsa dentro il pronto soccorso, il senso angosciante di smarrimento sul volto di Damon che faceva da contraltare alla sua di angoscia, ma di altra natura rispetto alla preoccupazione del ragazzo. Elena la potrebbe definire inadeguatezza, un disagio sinistro e un po’egoistico dettato dal sentirsi all’improvviso piccola e pressoché invisibile; non le importa che l’appuntamento sia stato interrotto ci mancherebbe, anche lei era preoccupata per la piccola, ma è come se l’apprensione di Damon avesse fatto venire a galla quelle sue oscure paure serpeggianti sotto pelle, tenute ben sotto controllo, che se ne stavano trepidanti in attesa di emergere.

 

Paura che il mondo possa aver ragione.

 

Perché lei si è sentita terribilmente fuori posto nella loro corsa in ospedale, su per le scale, nel suono ovattato della voce agitata di Damon, in quella domanda dell’infermiera “siete voi i genitori?” cui ha seguito un distratto di lui che l’ha disorientata, fino a farle salire la nausea.

Non perché lei non la senta un po’ sua, quella bambina.

Ma perché semplicemente non lo è,  non è lei la madre, non è lei che avrebbe dovuto stare lì.

 

Ed Elena di colpo, come uno schiaffo arrivato dritto da suo padre con quel suo sguardo severo mentre la osservava uscire proprio quella sera con Damon, andando contro la sua volontà, quasi sfidando la sua cocciutaggine, ha sentito quanto ora tutto questo sembri così sbagliato. Perché lei non è nessuno, non può competere – non che lo voglia- con Lily o tanto meno con Rose, colei di cui non si parla mai, ma non sa se si sente in grado, capace, di poter assumere quel ruolo, provare  a raccoglierne l’eredità. E non perché lui l’abbia chiusa fuori o si sia dimenticato di lei, ma perché non è quello il posto che deve occupare Elena, o forse che dovrebbe ma non sa esserne capace, ancora non sa desiderarlo.

 

Almeno, non adesso.

Perché non lo ha sentito il senso di nausea, l’ansia ad attanagliare la gola o il terrore mandarla nel panico; non lo ha sentito come l’ha sentito Damon e intuisce, sa, che questa mancanza prima o poi andrà a pesare sul piccolo bocciolo in fiore che è ora il loro amore.

 

Damon, con in braccio Lily, e Stefan escono dalla stanza consegnando il foglio di dimissioni e lei e Caroline li seguono in religioso silenzio lungo il corridoio fin quando Stefan non si volta per spiegare a Care cosa ha detto il dottore e la bionda lo tranquillizza materna; lei non sembra scossa, almeno non nel modo in cui lo è Elena. Ha più la faccia da “l’avevo detto che io non sono portata per fare la baby sitter, che non ti venga in mente di incolparmi”. E mentre gli animi si distendono, l’adrenalina scende e la stanchezza tende i volti, Elena se ne resta in disparte come un’ombra.

 

Viene bruscamente riportata coi piedi per terra dagli stessi occhi chiari che hanno generato un tale tumulto silenzioso in lei, quando d’improvviso richiama la sua attenzione allungando il braccio libero e afferrandole la mano. Elena alza gli occhi vuoti sul mare azzurro che la cerca bisogno, mettendo a tacere, per ora, i suoi fantasmi.

Perché è questo il punto di congiunzione, ciò che li ha fatti avvicinare fin dal principio; quel bisogno espresso da un richiamo senza voce a cui Damon può dar sollievo solo in lei. Le dita si incrociano, unendosi più salde ora che lei lo affianca timida, mentre la piccola Lily ha già il capo abbandonato sulla spalla paterna, stremata dai pianti e dalla botta.

 

Stefan prende la moto di Damon che invece prende la macchina per portare a casa Lily ed Elena, sentendo le lamentele di Caroline perché l’amico le ha dato della fifona senza palle che ha paura di una moto e un po’ di vento nei capelli. Lei di contro lo ha minacciato col casco che le ha dato Elena e sono saliti sulla moto partendo verso casa Forbes.

 

 

***

 

 

Il viaggio in auto è stato tranquillo, silenzioso, ma lui non ha smesso per un istante di tenerle la mano, non sa se perché abbia intuito i suoi pensieri  o solo perché ha bisogno di conforto. Infondo siamo tutti un po’ dei bambini che quando si sbucciano le ginocchia hanno bisogno della mamma che ci consoli, anche da adulti dopo uno spavento, un momento di tensione, abbiamo bisogno di quel volto, di quella voce in cui trovare riposo.

E la mano di Elena avvinghiata alla sua rappresenta questo.

 

Non hanno detto niente nemmeno mentre lo aiutava a cambiare la piccola, provando a non svegliarla, mentre la metteva nel lettino lasciando accesa la luce del comodino o quando lo ha fatto sedere sul divano stappando due birre prese dal frigo e porgendogli un pezzo della torta che probabilmente aveva portato Caroline per cena. Lei ha aspettato che fosse lui a parlare, a confidarle la sua stanchezza mentre la tirava tra le sue braccia, obbligandola a togliersi le scarpe e sdraiarsi entrambi, rimanendo stretti con le labbra di lui che si perdono tra i capelli soffici di lei.

 

Ed è li, col naso immerso nell’odore di vaniglia, le mani a scorrere leggere sulle braccia avvolte ancora nel giacchetto di pelle, le loro gambe intrecciate, che Damon ha sussurrato un timido grazie carico di significato. Ed Elena ha alzato la testa dal petto sul quale si stava lasciando andare, distendendo i muscoli, cullata dal respiro di lui ormai regolare, trovando due limpide pozze in attesa di lei.

 

-Vorrà dire che mi devi un altro primo appuntamento Salvatore….-

 

Lui sorride complice, ritrovando la tranquillità iniziale.

 

-Oh ma ne stavo progettando un secondo, un terzo…e anche il modo per sabotarli tutti-

-Molto divertente-

-Beh se poi finiscono con te tra le mie braccia…direi che ho raggiunto l’obiettivo-

 

Elena finalmente libera un sorriso che scalda il cuore di Damon.

 

-Questo era quello di cui avevo bisogno-

 

E sono poche parole, ma bastano a rubarle il respiro e cancellare le paure; così dopo qualche istante in cui si è persa totalmente nel cielo azzurro di lui, si allunga per baciarlo leggera finché, forse l’adrenalina, forse Damon che riesce ad alzare la temperatura solo respirando, forse il caldo improvviso,  la testa quasi le gira ora che lui approfondisce il loro bacio facendole schiudere la bocca ed esplorandola con la lingua. Ed Elena si alza appena per raggiungerlo meglio ed affondare una mano tra i suoi capelli tirandolo contro di sé, permettendogli di far insinuare le mani di lui sotto al giubbotto di pelle e sfiorare la stoffa leggera dell’abito. E la pelle inizia a scottare in ogni singolo punto su cui lui respira, tocca, bacia.

 

Si sono sfiorati tutta la vita, loro due.

 

Con gli occhi, le parole, i respiri, i silenzi, gli sguardi, le risate. Senza saperlo, essendo sconosciuti, poi amici, poi qualcosa in più. Avvinandosi, ma mai quanto bastava per toccarsi, raggiungersi, tanto che Elena era così piena emozioni e sensazioni in potenza, di quel che avrebbe potuto essere che quasi temeva di rimanere delusa. E invece lui le toglie l’ossigeno fino a farle girare la testa e sentirsi mancare più che la bacia, la stringe, la tocca, percorre in una danza sapiente e timida le sue curve in una ricerca un po’ impacciata dell’orlo del suo vestito aiutato da lei che si tira sempre più su bisognosa di sentire i polpastrelli di Damon sulla pelle bollente.

 

Ed è quando i loro polmoni supplicano aria e la mano di lui arriva all’orlo, sfiorando la pelle della coscia di lei, che si stacca da Elena posando la fronte sulla sua.

Raccoglie quel poco di lucidità che gli resta sforzando le parole ad uscire dalla bocca.

 

-Elena…quando Stefan tornerà….ti dovrò riportare a casa…-

 

Lei ci mette qualche secondo a ricostruire il senso della frase, nel tentativo di far ripartire il proprio cervello annebbiato da lui. Lo capisce quello che vuol dire, proprio perché anche per lui c’è quel di più in gioco che gli fa tremare la voce, chiudere la gola, che sa che devono fermarsi ora e concludere la serata sospesi nei loro respiri.

 

 

 

****

 

 

Quando la moto si ferma davanti al vialetto di Casa Forbes, l’aria tranquilla del quartiere si ricolma del rombo del motore. Stefan mette la moto sul cavalletto non appena la sua coraggiosa passeggera è scesa e la osserva togliersi il casco, già preoccupata che i suoi soffici boccoli si siano spettinati, come se dovesse andare da qualche parte a quell’ora della sera.

Resta in silenzio, posando le mani sul casco davanti a lui, in attesa che lei dica o faccia qualcosa a parte fargli pesare la corsa in moto blaterando cose sul conto da pagare dal parrucchiere.

La vede tentennare incerta su come dire quello che si tiene dentro da quando sono stati interrotti prima dalla caduta della piccola Lily, perché se c’è una cosa che Stefan sa per certo è che Caroline Forbes ha sicuramente qualcosa da dire sulla faccenda Rebeka.

 

-Ok, non c’è nessuno…niente interruzioni, niente divagazioni…sono pronto-

-Per cosa?-

 

Gli occhioni azzurri si sgranano innocenti e velati d’imbarazzo,  perché ha avuto tempo di fagocitare i fatti, farsi turbare da Damon ed Elena, riflettere sul grande elefante nella stanza chiamato “figlia” e in un certo senso, mentre la osservava farsi piccola nel corridoio dell’ospedale, ha provato un modo di invidia verso la sua amica che coraggiosamente si è buttata nel mondo complicato di Damon.

Perché a 19 anni a cosa vuoi pensare se non al college, a conoscere ragazzi, a capire dove andare nella vita? Certo non ad un figlio.

Ma Elena è così innamorata di Damon da provare, nel suo modo goffo, a far parte della sua vita, accogliendo l’ingombrante bagaglio che si porta dietro.

 

E un po’ vorrebbe chiederle cosa si prova.

Così si è detta che non può certamente giudicare Stefan per aver voluto svagare la mente - e anche qualcos’altro- con Rebeka Mikaelson.

Prima di tutto conosce, sa, il fascino che sono capaci di esercitare quei cinque fratelli; secondo lo vede che lui ha bisogno di una distrazione, di allentare le redini della sua vita anche buttandosi su una come Rebeka che infondo non è così male come persona.

E molto di più perché deve ammettere  con una punta di amarezza che lei è molto più codarda dei suoi amici che non hanno paura di rischiare e sbagliare, per quando l’abisso sembri profondo e spaventi, loro preferiscono prendere i venti del destino invece che rimanersene sul porto ad osservare l’acqua incresparsi.

 

-Ok…diciamo che…non mi sarei molto aspettata che tu cedessi proprio con lei…ma posso capirlo-

 

Un leggero rossore le colora la pelle nivea suscitando un sorriso carico di stupore sul volto del suo migliore amico.

 

-Caroline Forbes…-

-Ah, ah, non farmene pentire…potrei non essere sempre così buona-

-D’accordo-

 

Lei allunga il casco per restituirglielo.

 

-Comunque, ogni tanto Care, va bene lasciarsi andare…-

 

Lo sguardo complice le strappa una piccola smorfia mentre attende che lui metta in moto e parta alla volta di casa; lo sa di cosa sta parlando e proprio perché lo sa, i suoi occhi si spostano lentamente dalla strada su cui ha osservato sparire la motocicletta inghiottita dall’oscurità fino ad incrociare il bivio che conduce verso casa Mikaelson. Si morde un labbro incerta e poi sfila il cellulare di tasca provando a chiamare il suo numero.

 

E’ tardi, lo sa bene, ma un tentativo, anche solo per sentire quella voce roca sbeffeggiarla un po’, lo vuole fare.

Magari potrà usare l’incidente della piccola Lily come scusa per averlo disturbato. Il vento ancora fresco delle prime sere di giugno si fa improvvisamente carico di speranze e novità per la loro estate.

 

 

****

 

 

Durante le prime settimane del campo estivo Elena e Damon si sono visti pochissimo, un po’ perché lui è stato preso da tutte le sue indagini segrete su Logan Fell, un po’ perché lei la sera crolla sempre morta sul letto, sfinita dai ragazzini che la fanno confondere tutto il santo giorno, inoltre sta diventando sempre più impegnativo schivare le battute pessime di Mason Loockwood.

 

E per ora è riuscita ad evitare che Damon scopra dei comportamenti del suo capo.

Finalmente potrà stare con lui per la festa del 4 luglio, quando ci sarà la festa in città e tutti i ragazzi saranno impegnati ad aiutare a montare la fiera estiva, dove lei e Damon porteranno Lily.

 

E’ in camera sua adesso Elena, intenta a scegliere cosa mettersi, quando sente sua madre rientrare in casa; non passa molto tempo con lei ultimamente e soprattutto non racconta niente della sua vita amorosa. O meglio sua madre prova a chiedere, ma suo padre finge che non stia accadendo niente e per adesso va bene così.

Si vedrà anche con Caroline e Bonnie per passare la serata tutti insieme.

 

-Tesoro?-

-Sono in camera!!!-

 

Miranda arriva in camera di sua figlia, trovandola a truccarsi allo specchio.

 

-Ehi, sei pronta per la serata?-

-Quasi….tu e papà venite?-

-Sì appena rientra dalle ultime visite, mangiamo qualcosa qua a casa e poi veniamo-

-D’accordo, allora ci vediamo là-

 

Miranda prende una maglia abbandonata sul letto della figlia, che la scruta di sfuggita nel riflesso dello specchio, e la piega prendendo tempo.

 

-Come va al campo estivo?-

-Bene…impegnativo-

-E’ una cosa positiva però-

-Sì, suppongo-

-E il resto?-

 

Elena si volta per dirigersi al porta gioie e scegliere gli orecchini, guardando distrattamente sua madre.

 

-Bene-

-Mm…-

-Mamma…che c’è?-

-Volevo sapere di te, mi racconti così poco-

-Ti racconto poco…di lui, perché so che non condividete-

-Tesoro, possiamo anche non condividere, ma questo non significa che non mi interessi-

 

Elena si mette gli orecchini, tergiversando qualche istante fin quando non alza lo sguardo su sua madre.

 

-Beh non so che dirti…di quello che facciamo... -

 

Si morde un labbro non capendo come mai parlare di lui la imbarazzi tanto.

 

-Sei felice?-

-Sì…tanto quanto sono spaventata-

 

Lo confessa in un soffio e Miranda allarga lo sguardo attenta; vede chiaramente la preoccupazione sul volto di sua figlia, tipica di una ragazza innamorata e consapevole delle difficoltà di un rapporto.

 

-Lo capisco, ma non mi sembra il tipo che farebbe mai niente per ferirti-

 

Elena resta in silenzio abbassando lo sguardo, in realtà non ne è così sicura, non che lui gliene farebbe intenzionalmente, ma Damon è imprevedibile e il senso di vulnerabilità che le da stare con lui la fa sentire così esposta, così priva di protezione che lo sente il rischio di venire ferita da quegli occhi di ghiaccio. Sa, perché un po’ lo ha provato, quando doloroso e graffiante possa essere lo sguardo impassibile di lui.

 

Respira indecisa sul rispondere, ma il rumore della porta d’ingresso accompagnato dalla voce di suo padre, sposta l’attenzione di entrambe.

 

 

***

 

Più tardi Elena si trova con le altre alla festa cittadina che sta iniziando a prendere vita, Damon Lily e Stefan arriveranno dopo, così che le ragazze possano mangiare qualcosa insieme e spettegolare. Ha già incrociato Mason due volte e per due volte non si è risparmiato velati riferimenti ad Elena e al fatto che vorrebbe offrirle  da bere.

 

-Dio non ti molla un secondo! Un vero cane con l’osso!-

-Te l’ho detto-

-E Damon che dice?-

 

Le tre sono sedute ad uno dei tavoli posti vicino alle bancarelle del cibo, ed Elena beve un sorso della sua coca cola temporeggiando sulla risposta, quando Carolina sbuffa.

 

-Oh non ci credo, non glielo hai detto?-

-E che avrei dovuto dire esattamente? Ehi Damon il mio capo- che per inciso tu odi- ci prova con me tutti i santi giorni….a quale pro?-

-Elena siamo in una piccola città, capiterà che lo incontriate insieme o che Mason faccia battute davanti a lui…-

-E quindi?-

-Quindi forse Caroline vuole dirti che è bene che tu preallerti il tuo ragazzo prima che finisca male-

-Intanto…non sono proprio sicura che io e Damon-

-Oh ti prego non ricomincerai con questa storia-

 

Caroline ruba una patatina fritta a Bonnie mentre osserva la brunetta indispettirsi.

 

-Quale storia….io ancora non lo so se posso definirmi la sua ragazza, non abbiamo proprio parlato dei dettagli-

-Queste sono speculazioni certo che lo sei-

-Concordo con Care-

-E poi lui è un tantino grande per barrare la casella “vuoi metterti con me?” come alle elementare-

 

Bonnie scoppia a ridere, suscitando il fastidio di Elena.

 

-Terzo, certo che state insieme, non c’è nemmeno bisogno di dirlo…vi ronzate intorno da anni santo cielo e avete avuto più appuntamenti, è ufficiale ormai-

-Io e Kol non ci siamo detti niente, poi una volta mi ha chiamata la sua ragazza davanti ad un suo amico e lì ho capito che per lui era ufficiale-

-La solita classe dei Mikaelson-

 

Bonnie fulmina Caroline.

 

-Vogliamo parlare di Klaus?-

-No, stavamo parlando di Elena!!-

 

Il volto diafano di Caroline raggiunge 20 tonalità di rosso, suscitando la reazione ilare delle amiche.

 

-In ogni caso Elena, se capiterà l’occasione non mentire a Damon riguardo le avance di Mason-

 

La mora sospira sconsolata, spera davvero che non debba farlo quella sera.

 

Damon e Stefan, poco più tardi, passeggiano tra la folla cittadina insieme a Lily che si guarda intorno coi suoi occhioni azzurri curiosi, entrambi intenti a cercare qualcuno in particolare.

 

-Allora…..hai qualche appuntamento misterioso stasera fratellino? Posso non aspettarti alzato?-

 

Stefan tira una smorfia ignorando suo fratello.

 

-Tu piuttosto dove hai lasciato Elena?-

-La stiamo raggiungendo….puoi anche dirmi che il dopo serata lo dedichi a Barbie-Klaus mica mi offendo-

-Non so cosa farò più tardi Dam, ora sto cercando Matt e gli altri…sai gli amici con cui passare questi momenti-

-Non fare il tipo ombroso Stefan non ti si addice con quel ciuffo…-

-Ah-ah…oh ecco Caroline e gli altri….se vuoi scusarmi li raggiungo-

 

Damon sposta lo sguardo verso la direzione che sta prendendo Stefan dove scorge il gruppo suo e di Elena intenti a ridere. E si perde qualche istante su quel sorriso allegro che le illumina il volto.

La vede tirare una leggera spinta a Kol che di sicuro avrà detto qualcosa di stupido, e poi si sposta una ciocca di capelli.

Dio, potrebbe passare il resto della sua vita a guardala.

 

E il pensiero lo culla e lo spaventa al tempo stesso, perché Elena è giovane e ancora curiosa di scoprire il mondo, mentre lui vede solo lei nel suo futuro. Poi la ragazza volta lo sguardo nella sua direzione quando Stefan li raggiunge e finalmente trova il suo sguardo, soffiando via per qualche istante le sue inquietudini. E gli scappa un piccolo sorriso come lei subito cambia espressione e con fare emozionato saluta i suoi amici prendendo la strada per raggiungerlo.

 

-Ehi-

 

Come si ferma davanti a lui, una terza voce si inserisce; e lui già presente l’enorme fastidio.

Mason Loockwood.

 

-Elena, Damon-

-Mason-

 

La ragazza si mette al fianco di Damon, ravviandosi i capelli imbarazzata.

 

-Anche tu da queste parti-

-Sì, sai sono stati i miei ragazzi ad aiutare-

-Ma che bravi-

-Beh, grazie anche all’aiuto di Elena…ancora non ti ho ringraziata per l’ottimo lavoro svolto-

 

Sposta i suoi occhi furbi sulla moretta in estremo disagio, accidenti a Caroline e a tutte le paranoie che le ha messo addosso.

 

-Non devi, è lavoro-

-Oh, non è da tutti metterci tutta questa passione….ricordami che ti devo offrire da bere-

-Elena ha 19 anni, non credo che tu voglia farti arrestare per averle comprato dell’alcool-

 

Mason sposta lo sguardo di sfida su Damon, mentre quest’ultimo avverte gli occhi scuri di lei sgranarsi con un velo di offesa; ci penserà più tardi a scusarsi, ora vuole solo liberarsi di Mason che è fin troppo invadente e insistente.

 

-Credo che questo lo faremo decidere a lei…vero Elena?-

 

Di nuovo trova gli occhi della ragazza, che imbarazzata apre la bocca per parlare, ma – di nuovo- Damon lo fa per lei.

 

-Non dovresti andare a controllare….le tue cose da bravo supervisore?-

 

Mason esita un istante, poi decide di allontanarsi, non senza aver lanciato un’ultima occhiata inequivocabile ad entrambi.

Elena si volta verso Damon intento a sistemare Lily, incrociando le braccia sotto al senso.

 

-Cosa mi rappresenta?-

-Di che parli?-

-Del tuo atteggiamento da padre iperprotettivo….lei non può bere???-

-Elena non fare così, serviva solo per mandarlo via…-

-Io non faccio così…ma so difendermi da sola-

-Oh non ne dubito…se vuoi per scusarmi ti compro lo zucchero filato-

 

Lei lo guarda in cagnesco per qualche istante, poi decide di godersi la serata e ingoia quel nodo fastidioso che le si è formato dentro, provando a fare la superiore.

 

-Solo se è rosa però-

 

Lui sorride e poi le fa cenno di seguirlo, iniziando a spingere il passeggino.

 

Il resto della serata scorre veloce, mentre il momento dei fuochi d’artificio si avvicina e Caroline e gli altri si sono un po’ divisi a giro per la fiera cittadina. D’un tratto, mentre è intenta ad osservare alcuni braccialetti in pietra azzurra fatti dalla nonna di Bonnie, rabbrividisce quando un respiro caldo le sfiora il collo.

 

-Quello risalterebbe molto i tuoi occhi-

 

La  ragazza sente le proprie gote colorarsi e posa il braccialetto tentando di recuperare la sua proverbiale parlantina, sottrattale come sempre dalla magia oscura di Klaus.

 

-Sicuramente-

 

Si volta leggermente trovandolo ad un soffio da lei.

 

-Ti sei unito un po’ tardi alla festa…-

-Non sono amante delle folle….ma so che si possono fare anche incontri piacevoli-

 

Lei sbatte gli occhi civettuola e lo supera come per invitarlo a seguirla.

 

-Rischiavi di perderti i fuochi…-

-Adesso sono qui…ti va di condurmi e mostrarmi le meraviglie di questa serata?-

 

Caroline sembra prendere tempo per tenerlo sulle spine fin quando non si lascia andare a un sincero sorriso e afferra il braccio che lui le sta offrendo, iniziando insieme a camminare tra le bancarelle, parlando di tutto.

E sì, qualche sguardo curioso lo stanno attirando, ma chissà perché, stavolta non le interessa.

 

 

***

 

Quando finalmente si avvicina il momento dei fuochi, le persone si radunano al centro della piazza dove sarà acceso il grande falò e da cui potranno tutti assistere allo spettacolo pirotecnico.

Lily dorme beatamente ed Elena ha finito il suo zucchero filato rosa, e Damon spera che i botti non sveglino la bambina.

 

-Vado a prendere da bere, tu vuoi qualcosa?-

-Se te la vendono….una birra-

-Cretino-

 

Lei gli tira una piccola spinta e poi si allontana verso la bancarella delle bevande, mentre incrocia Stefan che raggiunge Damon.

 

-Ehi, si è addormentata-

-Sì è crollata da un po’-

-Ho sentito zio Ric, mi ha detto che partono domani da Roma-

-Ottimo, la luna di miele più lunga della storia-

-Gli serviva-

-Papà invece dorme come un picchio…l’ho sentito alle 10 e stava andando a letto-

-Ok-

-Quindi evita di fare troppo rumore stanotte, sai che alle cinque si sveglia e gironzola tipo spettro per casa-

-E’ inutile che tenti, non farò nulla di strano-

-Certo, quindi la biondina sovraeccitata che sta parlando con Bonnie e Vicky laggiù non aspetta te…-

 

Stefan segue lo sguardo azzurro in direzione del gruppetto di ragazze, incrociando per un istante lo sguardo verde di Rebeka.

 

-Davvero divertente….e tu dove hai lasciato la tua ragazza?-

 

Damon lo guarda come se avesse detto una parolaccia, crucciando lo sguardo.

 

-Che c’è….mica ti spaventa l’idea che sia la tua ragazza…perché è quello che è, no?-

-Non mi piace fare speculazioni sul tema-

 

Stefan scuote la testa disapprovando suo fratello, poi gli occhi azzurrissimi vagano nella folla in direzione di lei e la, trova, di nuovo, presidiata da Mason Loockwood.

 

-Oh, però devo dargli atto di essere perseverante-

 

Stefan cruccia la fronte non capendo di cosa parli, poi Damon si volta verso di lui.

 

-Resta un attimo con Lily-

 

Lo osserva andare in direzione di Elena e Mason.

 

-Oh-oh-

 

Bonnie sbuca al fianco di Stefan.

 

-Ehi…di cosa parlate tutti, si può sapere?-

-Di Elena, Damon ….e Mason-

-Io non vorrei dover dire che…l’avevo detto-

 

Anche Caroline, accompagnata da Klaus, li ha raggiunti.

 

-Cosa c’entra Elena con Mason?-

-Dai ragazzi, lui ci prova con lei un giorno sì e un giorno …sì!-

-E quindi?-

-E quindi Damon lo ha capito-

-E non finirà bene…-

 

I tre si voltano verso Klaus che, dopo un’occhiata eloquente, si avvia in direzione di Damon.

 

-Allora lo compri l’alcool…-

 

Elena sobbalza colta alla sprovvista dal suo stalker figo; perché per quanto Mason la irriti non può certo negare che abbia un certo fascino. Paga da bere e afferra il resto mettendolo in tasca.

 

-Non è per me-

-Oh certo…ti fai sempre trattare come una ragazzina?-

-Era una battuta Mason-

-Lo so…solo che, dai non è stato molto cavalleresco…dovresti pretendere più rispetto dai tuoi amici Elena-

 

Elena afferra la birra e la bottiglietta d’acqua, poi si volta perplessa verso Mason. Cavolo, la gente non ha capito che lei e Damon stanno insieme? La cosa le da alquanto fastidio, perché sì Elena come tutte le ragazze vuole sentire di appartenere alla persona che ama.

Wow, sta decisamente correndo troppo.

 

-Scusa, ora devo andare-

-Allora….quando mi concederai una uscita come si deve?-

 

Lei arrossisce appena, aprendo la bocca per rispondere. Ma, con un tempismo a dir poco scientifico, eccolo che appare.

 

-Tu non ti arrendi mai vero?-

 

Entrambi volgono lo sguardo al ragazzo arrivato in quel momento, che non ha nessuna intenzione di mascherare il proprio fastidio.

 

-E tu non smetti mai di impicciarti-

 

Damon sfila la birra dalla mano di Elena sussurrandole un grazie, di contro riceve un’occhiata irritata dalla ragazza che non si sente per niente a suo agio in quella situazione.

 

-Beh, sai com’è sono una persona molto curiosa e mi piace conoscere le intenzioni altrui, soprattutto capire cosa ti spinga a ronzarle sempre intorno-

-Di un po’, qual è il tuo problema Salvatore?-

 

Ora lo sguardo di Damon si accende in modo che Elena non ha mai visto, e non è solo pura provocazione maschile e bisogno di marcare il territorio, ma è rabbia.

 

-E il tuo invece?-

-Damon….andiamo…-

 

Lei tenta di chiamarlo, ma la comunicazione e il buon senso ormai sono perduti nelle profondità del suo ego.

 

-Credo che Elena sia perfettamente in grado di parlare con me senza un supervisore-

-Credo che tu debba lasciarla perdere….Elena-

 

Anche lo sguardo di Mason si fa più intenso, e la ragazza non sa come gestire questa ridicola situazione.

 

-E per quale motivo? Non è mica tua proprietà-

 

Gli occhi di Damon si fanno a fessura, pronto a scattare come un felino rabbioso.

 

-Non sono affari tuoi Mason-

-Perché non lo lasciamo decidere a lei?-

-Smettetela! Damon….stavamo solo parlando-

-Infatti Damon…stavo solo concordando con Elena quando portarla a cena fuori-

 

Eccoci. Parte il primo fuoco d’artificio e il rombo dei botti copre le grida di lei che tenta di fermare Damon dal picchiare Mason, ma per fortuna Klaus lo tira via in tempo, mettendosi in mezzo.

 

-Calmati!!Fermi!-

-Vedi di starle lontano….!-

-Chi sei, suo padre? Hai perso la testa Salvatore!!!-

-Presto la perderai tu se ti vedo ancora intorno a lei-

-Direi che non ti riguarda quello che faccio con lei-

-Invece direi che mi riguarda eccome quello che fai con la mia ragazza, quindi stalle alla larga-

 

Il tono crudo passa in secondo piano lasciando il posto ad uno strano silenzio riempito da quelle tre parole “la mia ragazza” che risuonano nell’aria estiva, lasciando basiti i presenti. Anche lo stesso Mason, che non si fa molti problemi con le fidanzate altrui, rimane stupito da Damon, vuoi per la severità del suo sguardo o l’intensità della foga con cui lo ha rimarcato o perché è qualcosa di totalmente inaspettato e sente quasi di dover fare un passo indietro per evitare che tutta quella tensione lo schiacci. Così, dopo aver distolto lo sguardo portandolo su Elena, li liquida ricordando alla ragazza che si vedranno a lavoro.

 

Quanto Mason si è allontanato, è Klaus, egualmente sorpreso,  a fare un passo indietro per controllare se il suo amico si sia calmato; non può dire che sia sereno e disteso, ma sicuramente non picchierà nessuno, così intuendo di dover dare spazio ai due, fa un cenno ad Elena e raggiunge gli altri in trepida attesa di sapere cosa è accaduto.

 

Elena invece è rimasta imbambolata, con la sua bottiglietta d’acqua mai stappata stretta tra le mani, un brivido di freddo a correrle lungo la colonna vertebrale e un subbuglio di emozioni contrastanti ad accartocciarle lo stomaco. Perché certo che le ha fatto effetto sentirgli dire ad alta voce, davanti al mondo, che lei è la sua ragazza, certo che ha sentito il cuore correrle a colorarle le guance e una strana sensazione di leggerezza riempirle i polmoni, ma al tempo stesso, osservando la schiena forte del suo ragazzo – ora può dirlo- percepisce una estraneità di fondo con lui, lo vede che Damon sta alzando le barriere che così bruscamente, sotto attacco, ha dovuto abbassare. E le rialza più solide e più forti, chiudendola fuori ancora.

 

Lo sa che adesso come farà un passo verso di lui desiderosa di abbracciarlo, di fargli sentire quanto desideri e abbia bisogno di sentirsi sua, lui la respingerà; lo sente lo stomaco in fiamme per l’ansia corrosiva di un suo rifiuto, di un suo brusco distacco che la ferirebbe.

 

E’ la sua voce bassa a distoglierla dai suoi labirinti introspettivi, riportandola alla realtà.

 

-Devo portare Lily a casa…-

-Oh…oh, ce-certo….-

 

Ingoia la fiele amara della delusione. Cosa diceva sulla sua imprevedibilità? Che sarebbe stata quella a ferirla, e difatti è accaduto. Lui è riuscito a farle vibrare le corde del cuore tanto da commuoverla e lacerarla al contempo.

Continua a darle le spalle, senza fare nulla e lei vorrebbe solo piangere e picchiarlo, Dio quanto gli fa rabbia quando fa così e quanto le da fastidio di se stessa di non riuscire a ribellarsi e arrabbiarsi con lui.

 

-Ti chiamo domani, buonanotte-

 

Se ne va, si allontana diretto verso gli altri senza voltarsi un solo istante. Ora Damon si è scoperto, troppo e ha messo un punto, un paletto grosso come un lampione a delineare, definire il loro rapporto.

Forzato dalla situazione si è esposto su qualcosa di cui forse, pensa Elena, non era sicuro, e improvvisamente una profonda tristezza si fa largo al centro del suo cuore.

 

 

 

Ciao !!!

Ormai lo sapete che sono lenta come la morte a scrivere, perdonatemi se potete!

E spero che qualcuno abbia ancora voglia di leggere questa storia….scusate se faccio capitoli lunghi e rari, so che appesantisco la lettura e me ne dispiaccio…ho provato a pensare di dividerlo ma non sapevo come …in ogni caso spero mi possiate lasciare qualche commento se vi va!

Siamo alla festa del 4 luglio, Damon ed Elena hanno avuto i loro appuntamenti e il loro rapporto sta prendendo una direzione ma si sa, le cose si agitano sempre. E stavolta ci pensa Mason a spingere la situazione al punto che Damon sbotta e si trova a prendere – finalmente- posizione sul suo rapporto con Elena….e alla fine la chiude fuori.

Non so se è stato un passaggio chiaro, ma Damon avrebbe voluto poterlo dire a lei, guardandola negli occhi, trattando la cosa con delicatezza ed in privato, perché sa la portata di un’affermazione simile, ma le cose sono andate diversamente….vedremo come affronteranno insieme la cosa!

 

Attendo speranzosa

Baci

Eli

   
 
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