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Autore: imoto    21/03/2016    1 recensioni
Dal I capitolo:
Naruto continuò ad osservare lo specchio, cosa diavolo stava succedendo?
[...] -Hei, palla di pelo troppo cresciuta! Svegliati! Dobbiamo parlare!-
-Che. Cosa. Vuoi.-
-Ho bisogno che mi rimetti in sesto, e anche il fretta, devo parlare con Tsunade!-
[...] "Padre?" pensò sconvolta, e ancora una volta si chiese cosa diavolo si era persa per fare un semplice sonnellino.

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Dal VIII capitolo:
-Okay, la situazione è strana, lo ammetto...-
Uno strano tic nervoso all'occhio e il sorriso da pazzo scappato da un manicomio lo rendevano Neji Hyuuga appena più inquietante del solito.
-Neji calmati-
-CALMARMI? OH MA NON VEDI CHE IO SONO CALMISSIMO SONO LA PERSONA PIU' CALMA SULLA FACCIA DELLA TERRA NON LO VEDI? COME CAZZO FACCIO A STARE CALMO SE SONO SEDUTO IN TESTA A UN FOTTUTTISIMO DRAGO A TRE TESTE CON MANIE OMICIDE E NECROFILE CHE VOLA? COME??-
Lo Hyuuga perse i sensi grazie al collaborativo aiuto dell'Hatake che gli aveva dato un'efficace quanto dispotica botta in testa.
-Qualcuno ha qualcosa da obiettare?-
Nessuno aprì bocca.

***
Storia a quattro mani con Fenice Cremisi.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Tsunade | Coppie: Hinata/Naruto
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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Le orecchie gli fischiavano e non riusciva a concentrarsi. La testa pulsava, i rumori erano oramai lontani e confusi. Gli occhi bruciavano come se in essi scorresse lava e il respiro era mozzato, sentiva a ogni respiro i polmoni riempirsi del mortale liquido e oramai anche solo stare in posizione eretta gli costava molta fatica. Respirare era uno sforzo titanico. Troppa era la voglia di smettere di respirare, accasciarsi contro lo sporco muro alle sue spalle e farla finita una volta per tutte, ma incoerente il suo corpo continuava a respirare, il cuore a battere e le gambe a sorreggerlo in piedi.
Era riuscito a ripararsi un attimo dietro a un vecchio palazzo senza essere visto e approfittando del polverone sollevato dall'ultimo attacco di Hashirama per riprendere un po' di fiato, la lotta era intensa e i ritmi frenetici e serrati, la potenza dei colpi devastante. Non sapeva neanche come avesse fatto a resistere fino a quel momento.
Un acuto fischio gli penetrò i timpani e il palazzo alle sue spalle si sbriciolò all'improvviso facendogli cadere addosso alcune macerie che, fortunatamente, Susanoo fermò. Si scansò di lato appena in tempo per evitare un pugno potenzialmente devastante da quel gigante di legno che Hashirama aveva evocato.
Lui e Susanoo si erano dati battaglia fino all'ultimo, ma ormai lo scontro per il predominio era finito, Itachi cedeva sempre di più a ogni colpo inferto, a ogni mossa schivata. Si era rassegnato al dover stare solo in difesa e sperare che qualche Kami lassù fosse abbastanza generoso da donargli qualche altro istante di vita, perché checché ne dicesse, Itachi era legato alla vita, come ogni uomo, e cercava sempre di guadagnare più tempo possibile nonostante l'ombra funerea dell'ades gli fosse costantemente appresso, aggrappandosi con le unghie e con i denti a questo crudele mondo che a quanto pare aveva deciso per lui la sua fine e il suo esecutore.
Poteva quasi vederlo, dirimpetto dietro di lui, le spalle magre e le braccia lasciate cadere ai lati del corpo, scarne, come inutili appendici di un corpo decadente, così bianco da fare paura e parere grigiastro all'occhio umano, mortale, gli occhi incavati nelle orbite nere erano sgranati e sempre aperti, le palpebre bruciate, le sguardo che paralizzava le vittime sul posto rendendole consce del proprio imminente destino e che trasmetteva null'altro che insana e inclemente ingordigia nei loro confronti. La bocca spalancata in un ghignò prepotente e appagato del prossimo dolore che deriverà dalle sue azioni. Nella gola il suono deliziato ed estasiato delle risate malate di quell'essere mostruoso. 
Nonostante gli anni fossero passati uno dopo l'altro in compagnia di quella ributtante figura ancora non si era abituato, Itachi, ad avercela accanto in ogni istante che protendeva verso di lei bramando il suo respiro. La morte, sua unica compagna che invocava su di lui null'altro che male.
Spostò tutto il peso a destra evitando di pochi millimetri un fendente che lo avrebbe ucciso, ma lo spostamento d'aria lo spinse comunque a qualche metro di distanza, facendolo rotolare al suolo e graffiandogli la pelle, lacerandogli le vesti. Si rialzò in piedi retrocedendo attento di qualche passo. Si piegò sulle ginocchia avvicinando le braccia al petto, la testa incassata nelle spalle. Si lanciò contro l'avversario che, come aveva calcolato, saltò per evitare il suo colpo. Susanoo si schianto contro l'edificio alle spalle del gigante colpendone le fondamenta, il palazzo barcollò sul suo proprio peso prima di crollare e l'Uchiha approfittò della polvere alzatasi per nascondersi al di sotto dei blocchi di cemento e calcestruzzo accumulatisi. Susanoo venne ritirato.
Hashirama si avvicinò lentamente al palazzo distrutto, i passi della sua enorme evocazione che rimbombavano nella desolazione circostante facendo tremare il terreno. Del suo avversario nessuna traccia. Doveva essere morto, aveva portato a termine la sua missione. Voltò le spalle alla tomba del nemico che allora scatto. Susanoo riapparve dal nulla nel tempo di un battito di ciglia sguainando la sua spada e colpendo di netto le caviglie del gigante tranciando i piedi dal resto del corpo.
Itachi al suo interno stentava anche solo a stare in piedi, oramai completamente cieco a causa del sangue che gli colava negli occhi e del dolore che gli annebbiava la mente. La pioggia cadeva incessante portando con se anche il rosso che imbrattava il suo viso pallido di continuo senza fermarsi, non poteva far null'altro che sperare che il suo attacco fosse andato a buon fine e gli avesse fatto guadagnare un po' di tempo.
Un'altra fitta, l'ennesima, lo colpì al petto facendolo piegare in due, i capelli zuppi gli frustarono il viso, il dolore lo accecò totalmente per qualche istante impedendogli i sensi e quando fu nuovamente in grado di capire fu troppo tardi.
Susanoo venne squarciato e la spada di Hashirama Senju lo trafisse.
Altro sangue calò al suolo e impose la sua presenza sulla pallide pelle del giovane.
Il suo tempo era finito.



Erano finiti nella classica situazione di stallo. Nessuno dei due si attentava a fare la mossa successiva e intanto rimanevano lì. Nessuno avanzava di un passo e nessuno regrediva, la situazione pareva tanto una benedizione da parte di qualche bendisposto e amorevole Kami, quanto una maledizione perché Kisame non sapeva quanto ancora avrebbe resistito. Le riserve di chakra iniziavano ad esaurirsi e l'affaticamento dovuto al lanciare continui attacchi iniziava a farsi sentire, era diventata una guerra di logoramento, dipendeva tutto da chi avrebbe ceduto per primo.
Chi avrebbe abbassato le difese esponendosi per attaccare?
Chi avrebbe finito per primo il chakra?
Chi avrebbe raggiunto il limite consentito dal proprio corpo per primo?
Kisame conosceva la risposta e non gli piaceva affatto. Lui avrebbe finito per primo il chakra, Tobirama era un redivivo, aveva riserve infinite. Lui avrebbe raggiunto per primo il limite del proprio corpo, il secondo Hokage non aveva più un corpo, almeno non un corpo vero, non aveva limiti. Pensandoci bene sotto certi aspetti e togliendo il fatto che si sarebbe diventati delle stupide marionette senza propria volontà, si poteva dire che un ninja redivivo fosse la massima forma di uno shinobi.
Non pativi la fame, la sete, la debolezza e l'affaticamento, tutto un semplice ricordo e il corpo che avevi era pressoché immortale. Insomma un affare! Escludendo il fatto che avresti dovuto ucciderti prima... ma quelli erano dettagli.
Chissà come stava Itachi e com'era messo con il primo. A lui era capitato un avversario davvero ostico, ma il suo compagno era forte e si fidava di lui. Avrebbe vinto e poi si sarebbero rincontrati e festeggiato il tutto in una qualche locanda, lui a chiacchierare e ridere e l'Uchiha a fare il solito musone.
Certo però che doveva darsi una mossa, non poteva stare lì per sempre. Doveva attaccare. La fortuna l'aveva assistito fino a quel momento, perché avrebbe dovuto abbandonarlo proprio ora? Aveva deciso, sarebbe stato lui il primo a scoprirsi ed attaccare, non poteva lasciare anche questo vantaggio al suo avversario!

"Nessuno può vincere od ottenere nulla se non è prima disposto a fare un passo indietro e perdere qualcosa"

Una delle tante perle di saggezza che gli aveva rifilato uno dei tanti svitati che componevano l'organizzazione. Tutti morti. Sorrise amaramente consolandosi, almeno se finiva all'inferno avrebbe avuto compagnia! E chissà che non rifondassero l'Akatsuki anche dall'altra parte!
Si fece serio, la situazione era critica, scoprirsi per attaccare adesso significava due cose: vincere e sopravvivere o morire. Dipendeva tutto dal tempo e dalla fortuna. Che i Kami lo assistessero!
La tecnica dello squalo proiettile non poteva fallire, era stata appositamente progettata per abbattere le forze portanti e Tobirama, per quanto forte, rimaneva un semplice ninja. Redivivo, è vero, ma pur sempre un ninja, uno shinobi come tanti che avevano solcato la terra prima di lui. Continuò a nuotare vorticosamente attorno al suo avversario lanciandogli piccoli attacchi a base di chakra mentre cominciava ad accumularne una piccola quantità per attaccare, doveva avere la massima potenza e precisione, era la sua unica possibilità di vittoria.
Chiuse gli occhi tranquillizzandosi un attimo e riaprendoli di colpo, pronto a sferrare l'attacco. L'enorme squalo di acqua e chakra colse Tobirama alle spalle, un'enorme esplosione ne segui, l'acqua schizzò in aria ricadendo al suolo mista alle gocce di pioggia. Un vero e proprio tornado di chakra e forza pura si genero sotto gli occhi sconvolti ed eccitati dell'Hoshikagi.
Il suo cuore smise, però, ben presto di battere. Il sangue flui veloce dal suo corpo inzozzando l'acqua che rivestiva come una sottile coperta l'intero paese di un rosso cupo e mortale, portatore di vita. Gli occhi ancora sgranati in un ultimo sguardo terrificato alla sua morte, il respiro, bloccato nella gola, non avrebbe mai visto la luce. Il sole non avrebbe mai più colpito i suoi lineamenti. L'ultimo ricordo ancorato alla sua mente: un mostro orribile e portatore di morte, tre teste, sei braccia e nove spade. Lo sguardo di una belva affamata di carni straziate e sangue caldo che gli strappava e lacerava la vita dal corpo.
Tobirama Senju aveva vinto.
La tecnica a nove spade del demone Ashura aveva mietuto l'ennesima vittima e le lame della sua katana bevuto il dolce sangue.



Si rialzò lentamente. Kushina stava immobile davanti a lei e pareva implacabile, un lupo affamato che non aspetta null'altro che saltare al collo della sua preda.
Il suo corpo era pieno di ferite, i muscoli bruciavano, le ossa dolevano. La vista era appannata e sapeva che era per l'ingente quantità di sangue che aveva perso e che ora colava sulla lama della katana imbrattando il suolo.
L'acqua che continuava a cadere lavava via velocemente il rosso dalle loro vesti e dai loro corpi, ma non risanava le ferite che continuavano a dolere. Una al fianco destro, la coscia sinistra quasi trapassata, sul polpaccio destro svettava il segno della lama, il braccio era quasi completamente fuori uso, gli aveva trapassato la spalla. E poi quanti erano i graffi sulle mani e sul petto, che adornavano la sua schiena e il viso? Troppi da contare.
Kushina si muoveva in maniera imprevedibile e pareva non avere senso. Attaccava a ripetizione senza fermarsi se non per brevi pause e lei non riusciva a contrattaccare limitandosi a subire i colpi e i fendenti della rossa. Aveva rotto più di un kunai nel tentativo di fermare la sua avanzata e proteggere i punti vitali, fino ad adesso aveva resistito, ma per quanto ancora? La divisa era stracciata e l'aveva buttata via minuti prima per evitare che la intralciasse ancora di più nel combattimento e a coprire il corpo martoriato non rimaneva che una maglia in rete squarciata in vari punti e dei pantaloni, neri, zuppi d'acqua e sangue.
All'improvviso l'Uzumaki scomparve alla vista e Konan si preparò a un nuovo assalto. Lo scintillio del kunai nella sua mano. Il primo colpo arrivo dritto alla schiena, un taglio che partiva dalla spalla destra e andava fino al fianco sinistro, il secondo affondo la colpì al petto, ma lei riuscì fortunatamente a bloccarlo facendo stridere le due lame che scorrevano l'una sull'altra. D'istinto, l'unica cosa che oramai gli rimaneva, si butto al suolo evitando per miracolo un colpo diretto alla gola.
Rotolò evitando un colpo mortale, ma la sua dose di fortuna era finita e poggiò la mano su uno dei tanti shuriken che adornavano l'area del combattimento e che aveva lanciato nel tentativo di difendersi. L'arma gli trapasso il palmo e il braccio per il dolore cedette, facendole poggiare tutto il peso sul polso sinistro che, inevitabilmente, si ruppe. L'urlo di dolore non si risparmiò e svuotò i polmoni di tutta l'aria che contenevano. Arrivò il terzo colpo diretto alla giugulare, ma riuscì a farlo finire sulla clavicola, un altro graffio.
Si alzò balzando all'indietro e ricacciando indietro le lacrime. Nell'atterrare si ritrovò in ginocchio, il kunai perso, le gambe che dolevano per lo sforzo al quale erano state sottoposte e una nuova, l'ennesima, ferita che pulsava. L'altro fendente il quarto  -o era in quinto?- arrivò al braccio e gli taglio di netto il muscolo del bicipite rendendolo inutilizzabile.
Poi uno alla scapola e un altro al petto, il fianco e il braccio. Kushina le roteava attorno e lei si accasciò al suolo rannicchiandosi su se stessa nel tentativo di minimizzare i danni e proteggere i punti vitali a cui mirava la donna.
Gambe, braccia, mani, tendini, schiena, da tutto ciò che era possibile colpire la lama della katana faceva sgorgare sangue. Improvvisamente come era iniziato l'attacco di fermò e quando alzò lo sguardo vide la sua avversaria nuovamente al suo posto, a qualche metro di distanza, in piedi a fissarla, o meglio, a fissare il nulla. Perché non la vedeva davvero, pareva facesse tutto quello in automatico e Konan si sentiva ancora più inutile perché significava che era così inetta nel combattimento da non dover neanche far impegnare la donna che, nonostante i ripetuti attacchi, era ancora senza una ferita.
Si rialzò mettendo si in posizione di difesa, la gamba sinistra portata leggermente più indietro della destra e le braccia, o meglio il braccio, l'unico ancora utilizzabile, davanti al viso.
Senza neanche capire come si ritrovò a terra con le gambe che avevano ceduto, si lasciò andare a un urlo di frustrazione e dolore senza pari.

Perché? PERCHE'? PERCHE'?

Le lacrime di frustrazione le rigarono il volto miste alla pioggia che cadeva incessante sul paese, perché a lei? PERCHE' TUTTO QUESTO?
L'urlo rabbioso di una bestia ferita a morte.

Kushina si avvicinò passo dopo passo, sollevando polvere dal suolo che sarebbe ricaduta immediatamente a terra, il dolore di quel paese non superava mai le sue frontiere.
Quando raggiunse Konan la ragazza non si era neanche accorta di come l'avversaria si fosse avvicinata, sgranò gli occhi vedendo i suoi sandali a pochi centimetri da lei e istintivamente alzò il capo osservando sconvolta il viso della rediviva. Gli occhi erano spenti, senza vita, morti, l'acqua le bagnava le guance e pareva quasi piangesse per lei, la bocca non sorrideva, non era triste. Una maschera senza sentimenti. I capelli rossi zuppi circondavano il viso di quella che, in vita, doveva essere stata una bellissima donna, ma ora in lei Konan non riusciva a vedere null'altro che non la sua aguzzina, l'angelo della morte mandato dai Kami per metter fine alla sua vita.
Si allontanò da lei il più velocemente possibile, un po' a gattoni e un po' con qualche passo in piedi prima che le gambe cedessero, ma lei non pareva intenzionata a seguirla, stava ferma lì, continuando a fissare ogni sua mossa e a Konan la situazione metteva ancora più ansia di quando l'attaccava.
Era seduta a terra, il braccio a sostenerla e le gambe pronte e scattare. Kushina scomparve nuovamente per riapparire dietro di lei, i loro visi uno accanto all'altro, leggermente chinata per raggiungere la sua altezza. Konan non girò il viso e non tentò di posare nuovamente il suo sguardo su di lei, era paralizzata dalla paura. Sarebbe morta così, quindi?

Dal nulla apparvero iniziando a circondarle i polsi e le caviglie, mentre Kushina si allontanava di qualche passo, le catene dorate. Non erano fredde, neanche calde... pareva quasi di non averle addosso. La sollevarono da terra, quasi fosse un burattino, e Konan si lasciò guidare docilmente da loro, il petto sconquassato dai singhiozzi.
Perché? PERCHE'?
-PERCHE'? PERCHE' PERCHE' perché...- la voce era rotta dai singhiozzi e ciò che era partito come un urlo pazzo di colera e dolore si ridusse a un'infima supplica spezzata di una donna distrutta.
Sollevo il viso rigato dalla pioggia, il cielo che versava per lei le lacrime che aveva finito, osservando stremata ed esausta la sua morte negli occhi privi di vita e umanità
-Perché...-
Non ci fu nessuna risposta e Konan ricominciò a urlare mentre quelle catene tiravano implacabili. Poteva sentire come i muscoli tirassero, i tendini si rompevano uno dopo l'altro sfibrandosi, le ossa uscivano dalla loro sede diventando nient'altro che inutili bastoni di un corpo morto.
I muscoli ormai logori dal combattimento cedettero, la pelle si strappo e gli arti si staccarono dal corpo uno dopo l'altro nella più dolorosa delle torture, ma a quanto pare la sua aguzzina aveva ancora un minimo di umanità e pietà in lei, oppure semplicemente era stanca di quel noioso e patetico gioco, perché la lucente lama della katana non la fece soffrire un secondo di più mentre le tagliava la dolce e morbida carne del collo.

E l'ades spalancò le sue fauci per l'ennesima vittima del mondo, sorridendo malata al suo nuovo pasto.










N/A
Sono sconvolta quanto voi? Probabilmente sì... ma per motivi diversi! Insomma, pensate che fino a qualche gorno fà questo capitolo non esisteva, poi PUFF! Colpo di genio! Illuminazione! Sono riuscita a scriverlo e personalmente penso sia venuto fuori benissimo! Meglio non potevo fare! Ne sono orgogliosa e mi sento come una madre che vede il figlio muovere i primi passi o dire correttamente le prime parole. Euforica. Contenta. Orgogliosa e dannatamente fiera di me stessa. A parere mio questo è, fino ad ora, il migliore capitolo della storia e lo adoro! E' stato un vero parto.
Come avrete notato i combattimenti sono molto, molto, molto introspettivi e... "lenti" diciamo, c'è poca azione e tanti sentimenti, almeno a mio parere. Ma mi piace. A voi? Non lo so quindi ve lo chiedo, vi piace? Ditemelo in una recensione e vedrò cosa fare.
Kisame è quello che, sempre secondo me,è venuto peggio. Itachi è il mio preferito, ma Konan rischia di usurpargli il posto. Per chi non lo avesse ancora capito, sì, sono morti tutti. L'ades è un po' l'oltretomba, il dio della morte, in greco ed è una parola un po' inusuale me ne rendo conto, ma non spaventatevi, se non avete bene in mente cosa significhi sono ben disposta a darvi spiegazioni e allora vi consiglio di rieggere il capitolo e vi sarà tutto più chiaro. Io sia nelle riletture successive alla stesura che adesso me lo sono gustato nel vero senso della parole. Il commento di Fenice Cremisi p stato "perfetto" e sinceramente io stessa non saprei cos'altro aggiungere.
Ci sentiamo quindi nelle recensioni.
Imoto e Fenice Cremisi.


  
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