SORPRESA- UN
UOVO DI
PASQUA ANTICIPATO.
È solo un
assaggio però, per il resto dovete
davvero aspettare dopo pasqua.
I problemi
personali
sono moderatamente risolti.
Per quanto
riguarda
Arendelle aspettate ancora, quando farò uscire il 4 capitolo
di questa
Fanfiction e poi procederò con due capitoli a settimana, uno
di Arendelle e uno
del Re Leone (questo sempre dopo Pasqua).
Buona
lettura e
ricordatevi quello che fra grande uno scrittore, sono i suoi lettori:
recensite, consigliate e criticate.
I due carnivori si avventarono
l’uno contro l’altro cercando
di uccidersi a vicenda, graffiandosi, mordendosi e spintonandosi.
Alla fine, con le zanne snudate e gli
artigli sfoderati, il
più forte dei due afferrò l’altro per
la collottola, sbattendolo
contro i resti ossei di un elefante morto.
“Tabaqui, lurido licaone
vattene.” Disse Shenzi quasi
senza fiato.
“Si, lurido licaone
vattene.” Ripete Banzai
Mentre, invece, Ed si
limitò solo a sghignazzare follemente,
come suo solito.
“Maledette iene, siete
forti solo quando siete in branco.”
Disse Tabaqui sputando del sangue.
“Veramente ti ho battuta da
sola.” Rispose Shenzi
“Già, ti ha
battuta da sola.” Ripete Banzai
Ed si limitò solo a
sghignazzare follemente.
Il licaone Tabaqui,vistosi
sconfitto, se la filò a rotta
di collo lontano dal Cimitero degli Elefanti.
Il trio di iene tornò al
suo covo, sito in un vallone
roccioso del Cimitero degli Elefanti.
“Da quando Scar
è stato sconfitto.” Disse Shenzi alle poche
iene rimaste, che si erano riunite intorno alla loro leader:”
la savana è
diventata un luogo più rischioso per noi, solo
quest’anno sono morte 75 di
noi.” Continuò.
“Già, 75 di
noi.” Riprese Banzai.
Shenzi ignorò il suo
compagno e continuò a parlare:” Le
Terre di Nessuno, dove prima cacciavamo liberamente, sono in mano ai
Leoni
esiliati ed è notizia che Simba stia combinando matrimoni
con i branchi
confinanti al fine di tessere una tela di rapporti che porti al
più grande
branco mai visto a memoria di elefante nella savana, e questo
è male per noi.”
Vumbi, una delle iene più
giovani, interruppe il discorso
dicendo:” Per non parlare di Tabaqui e degli altri predatori
più deboli che
invadono il nostro cimitero.”
“Già”
fecero eco le altre iene
“Uccidiamolo.”
Dissero poi:” Si uccidiamolo.”
“Uccidiamo
Tabaqui” gridarono in coro ripetutamente in una
sorta di sinistra cantilena.
“No, Tabaqui non
è alla nostra portata” intervenne
Shenzi:”
Ho altro in mente per il nostro futuro.”
“Già, ha altro
per il nostro futuro.” Ripete Banzai.
Ma poi sia Banzai che Ed si voltarono
stupiti verso
Shenzi. “Che
vuoi dire?” chiese
sottovoce Banzai.
“Vedrai” rispose,
poi si rivolse alle altre iene.” Ora noi
andiamo, lascio il comando a Kovu.”
Ossa di animali morti ed esalazioni
fetide da geyser calcarici
era questo il Cimitero degli Elefanti: un luogo spettrale e abbandonato, certamente non adatto ad un cucciolo.
“Papà, dove sei
Papà?” guaiva il cucciolo smarrito:”
C’è
nessuno? Aiuto!
Aiuto!”
Le lamentose suppliche si perdevano
però nel vuoto risuonando
invero più vuote e desolate dello stesso posto.
Purtroppo il luogo era apparentemente
desolato, perché in
realtà era il covo delle ferocissime iene.
Infatti, in un vallone roccioso vicino
ai geyser, alcune iene
stavano discutendo.
“Cosa facciamo?”
chiese Vumbi
Le rispose Janja:” Non lo
so. Tu cosa vuoi fare?”
Rispose la prima iena: Senti, Janja,
io dico "che cosa
facciamo?", tu dici "tu cosa vuoi fare?"! Allora io dico
"che cosa facciamo?", tu dici "tu cosa vuoi fare?"!
"Che cosa facciamo?", "Cosa vuoi fare?", facciamo
qualcosa!!
“Okay. Tu cosa vuoi
fare?” rispose Janja
“Potreste andare a cercare
del cibo.” Disse una terza iena
di nome Mambo.
“Non c’era andata
il capo.” Risposero Vumbi e Janja
“Stupida sorellina, se
andava a caccia la mamma non avrebbe
portato qualcun altro con sé?”
Vumbi si rivolse verso suo fratello
Kovu e gli fece la
linguaccia.” Antipatico saccente.”
“Andiamo in
esplorazione” aggiunse Ujasiri
Vumba,
Janja e
Ujasiri si lanciarono alla ricerca di qualche cosa per ammazzare il
tempo
Vengo con voi, siete ancora troppo
giovani per la caccia
all’aperto.” Disse Kovu lanciandosi dietro alle tre
iena, ma purtroppo aveva già perso
le loro tracce.
“L’abbiamo
distanziato?” chiese Vumbi
“Credo proprio di
sì.” Rispose Janja, poi si avvicino a
Vumbi e le sussurrò:” io ora mi allontano, tu
non fare la brava.” Poi disse
ad alta voce:” Io vado in avanti a controllare che sia
sicuro, divertitevi.”
“Mia sorella è
irritante.” Rispose Ujasiri
“Si hai proprio
ragione” rispose con voce suadente Vumbi
cominciando ad avvicinarsi a Ujasiri, per poi sussurargli
nell’orecchio: “Ti
amo. Ti amo.”
Ujasiri rispose:” Lo
so.” E poi cominciò a strusciare la
propria testa contro quella di Vumbi.
Cominciarono poi ad abbracciarsi e a
strusciarsi, leccandosi
l’un l’altro e coccolandosi a vicenda.
Intanto il povero cucciolo era ancora
lì disperso che
chiamava suo padre.
“Aiuto. Aiuto.
Papà, dove sei Papà?” guaiva il
cucciolo
smarrito:” C’è nessuno?
Aiuto! Aiuto!”
Le sue grida accorate giunsero infine
a Janja, la quale
tornò subito indietro per avvisare la coppietta, ma
vedendola cosi teneramente
occupata, fece rotolare volontariamente alcuni sassolini per avvertirli
del suo
arrivo.
Niente, la coppietta era troppo
concentrata a mordicchiarsi
e a spintonarsi scherzosamente per accorgersi di
qualcos’altro.
Janja allora prese un osso e lo
lancio facendolo cadere con
un sonoro tonfo. Niente, persistevano ancora a rimanere nella loro
beata
ignoranza.
Era comunque contenta, suo fratello e
Vumbi non avevano poi così
tanto tempo da soli, quindi se lo meritavano.
Si allontanò di nuovo per
controllare se il cucciolo era
scappato, ma era ancora là che ripeteva come un disco rotto
le stesse frasi.
Janja quindi si fece coraggio e
tornò in dietro a corsa
gridano, per farsi sentire:” Ragazzi, ragazzi. Ho trovato la
cena.”
I due innamorati si separarono e poi
si lanciarono, con
Janja, in corsa verso il luogo dove proveniva la voce e trovarono il
cucciolo
tutto spaurito e tremante di fianco ad un grosso cranio di un elefante.
“Hai
sentito?” chiese
Janja
“Si” disse
Ujasiri leccandosi i baffi.
“La cena ci sta
chiamando.” Concluse Vumbi.
“Avete
visto mio
padre?” chiese tremante.
Le tre iene risero
avvicinandosi.” No, ma non credo che ti
servirà. Povero cucciolo smarrito”
Si avvicinarono fameliche pregustando
il pasto prossimo, ma
improvvisamente il cucciolo cambiò espressione in volto: da
spaurita divenne
fredda e sprezzante.
“Povere stupide
iene.” Rise sadicamente.” Siete cadute nella
nostra trappola.”
“Trappola?”
chiesero stupite le tre iene.
Dallo scheletro
dell’elefante balzò improvvisamente un leone
che con una furiosa zampata uccise con un sol colpo Ujasiri.