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Autore: Lily_of_the_Valley    22/03/2016    2 recensioni
"Quelli che scriverò saranno i giorni della mia vita. Tutto ciò che mi accadrà da oggi in poi lo riporterò qui in queste pagine.
Chissà che poi la vita non abbia in serbo per me qualcosa di meraviglioso."
Un diario, una ragazza e una delle band più famose del globo.
Il fato, che ha deciso di combinare insieme questi tre elementi.
Perché la vita può sempre tenerti in serbo qualcosa di meraviglioso
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Look into my eyes and you'll see I'm the only one

Mindy si risvegliò nel cuore della notte, non ricordando nemmeno di essersi addormentata.

Risistemò il disco ed uscì dalla soffitta, correndo immediatamente nella sua stanza.

Vide sul suo orologio fisso sul muro. Erano le tre e mezza.

Aprì la finestra di camera sua e vi si affacciò, guardando il cielo, sfortunatamente privo di stelle.

Il colore nero del cielo era quello che la giovane più apprezzava di quello splendore notturno.

Amava la notte: misteriosa, intrigante e silenziosa.

Sarebbe stata capace di stare sveglia notti intere solo per farsi ispirare dai colori scuri della volta celeste per scrivere racconti.

Chissà se anche lui starà vedendo le stelle.

Beh, poco probabile. Avrà sicuramente qualcosa di più interessante da fare.

Lei da sempre aveva considerato il cielo come una frontiera, un confine che divide la serenità e le meraviglie del cosmo dal mondo, da tutte le sofferenze.

In quel momento le sarebbe piaciuto oltrepassare quel confine per lasciarsi alle spalle tutti i dolori.

La ragazza corse verso la sua scrivania, accese la lampada e  prese l’unica cosa che si trovava davanti a lei su cui poteva scrivere: il suo diario verde.

 

Cammino su una strada.

È sera e la luna splende nel cielo, sembrando sproporzionata, talmente tanto che ai miei piedi si intravede la mia ombra.

Di fronte a me vedo una specie di confine marcato di bianco.

Poi, ad un certo punto, un’ auto mi si accosta accanto.

L'uomo che sta guidando mi guarda, sorridente.

All'inizio lo ignoro, preoccupata, ma lui continua a fissarmi.

"Coraggio, la strada non è molto lunga. Ci sei quasi."mormora."Io sono con te."

Lo guardo titubante e confusa.

"Ci divertiremo, saremo felici, ma devi camminare ancora un po'. Vedi quel confine laggiù? È una frontiera che ci divide. Una volta superata saremo liberi e felici.

Mi sorride di nuovo, poi parte a tutta velocità, scomparendo dopo una manciata di secondi.

 

Mindy lasciò cadere la penna sul tavolo.

Era troppo stanca per rileggere ciò che aveva scritto, così si stese sul letto e dormì fino alle sei e mezza di mattina.

 

Quando si fu risvegliata, andò direttamente a fare colazione.

Nella cucina c’erano i suoi genitori, intenti a consumare la colazione.

Mindy, ancora molto adirata per ciò che era successo la sera prima, li ignorò, prendendo dei pasticcini da una biscottiera sul cucinotto. Fece per andare in salotto, ma Jeff la fermò. “Mindy!”

Quest'ultima sbuffò, prima di girarsi verso suo padre. “Credo di aver esagerato ieri sera.”

Mindy lo guardò incredula.

“Sì, in fondo questa storia ti riguarda”, proseguì suo padre, “Perdonami,se ieri ho reagito così, ma fa male sentirne parlare. Stamattina io e tua madre abbiamo preso la decisione che oggi la aiuterai in pasticceria solo di pomeriggio. La mattina sei libera, se vuoi puoi anche incontrarti con Leonardo”.

La biondina sgranò gli occhi:“Non state scherzando, vero?”

“No, è così. A patto che rispetti comunque gli orari e che ora mangi i biscotti qui con noi.”

Mindy, troppo estasiata, obbedì.

 

Mentre poi usciva di casa senza essere accompagnata da sua madre, si ricordò che Mr Curtis le aveva lasciato una copia del "Greatest Hits".

Così corse più velocemente che poteva verso il negozio, anche se il tratto di strada era non poco lungo lungo.

Ma le importava ben poco se era affaticata.

Insomma, stava per ascoltarsi una raccolta del suo gruppo preferito, senza dimenticare ciò che era appena successo con i suoi genitori.

Appena Mindy entrò nel negozio, non potè non notare il sovraffollamento che c’era quella mattina.

Si avvicinò al bancone, intravedendo già una copia del nuovo vinile nelle mani di un ragazzo.

Cominciò allora ad agitarsi un po'.

E se Mr. Curtis avesse già venduto tutte le copie?

Fortunatamente, il proprietario del negozio la notò.

“Eccoti qui, Mindy! Aspetta un momento. Finisco qui con il cliente e vengo in tuo aiuto.”

Quando terminò di servire l'acquirente, diede segno a Mindy di seguirlo nel magazzino dell'esercizio.

Avvicinandosi al tavolo, era possibile notare una copia del "Greatest Hits". L'uomo la prese e la diede ad una Mindy molto entusiasta.

“Ecco la copia. Ti conviene lasciarla qui. Laggiù c'è un vecchio giradischi, ma funziona ancora a meraviglia. Ora, se non ti spiace, torna di là. Se hai problemi, non esitare a chiedermi qualcosa.”

Mr. Curtis si dileguò dalla giovane, che si avvicinò al giradischi.

Titubante, mise il vinile sul piatto, e lo fece partire.

Seguendo la tracklist sulla copertina, partì Bohemian Rhapsody.

Mindy trovò una poltroncina in pelle malridotta non molto distante dal punto in cui proveniva la musica.

Potete immaginarvi quanto era entusiasta mano a mano che il disco procedeva.

Passava infatti per Another One Bites the Dust, proseguendo per "Killer Queen, crescendo con Bottomed Girls e Bicycle Race.

Erano il turno anche  di Somebody to Love, We will Rock You, per poi terminare con la spumeggiante We Are the Champions.

Concluse le parole "We are the champions of the world", Mindy si alzò dalla poltroncina e andò a risistemare il disco, posizionandolo sul tavolo dove l'aveva trovato.

Rimase lì impalata, sorridente, a fissare la copertina del disco.

Quella band era semplicemente mitica.

Avrebbe tanto voluto incontrare quei quattro geni musicali solo per dire quanto fossero magnifici.

Per lei era sicuramente la migliore band che il mondo avesse mai avuto l’occasione di accogliere.

Uscì poi dal magazzino e chiese ad un ragazzo passante l'orario. Erano le undici in punto.

Era ancora presto, aveva tutto il tempo di farsi un altro giro per il negozio, così, si avviò verso la solita sezione.

Poco distante, però, c'era un chiassoso raggruppamento di ragazzi.

Mindy, incuriosita, si avvicinò al gruppo.

Al centro, c'era un uomo da cui si intravedeva una lucente chioma bionda.

Mindy scrutò meglio la figura.

I suoi immancabili occhiali da sole e la sua giacca di pelle. Il viso era rilassato, e la sua espressione avrebbe potuto far cascare tutte le ragazze dell’Universo ai suoi piedi.

Non vi erano dubbi.

Era lui: Roger Meddows Taylor in persona!

Solo vari secondi più tardi, dopo essersi ripetuta alcuni non è possibile o no, non può essere lui, Mindy si decise ad avvicinarsi alla figura circondata di suoi probabili fan.

Il cuore non le era mai battuto così tanto. Le stava letteralmente scoppiando nel petto.

Se qualcuno avesse fatto caso a lei, probabilmente avrebbe visto più una mozzarella che una ragazza di sedici anni.

Ma a lei non importava in quel momento cosa pensassero gli altri, tutto ciò che doveva fare era riuscire a parlargli.

Aspettava quel momento da anni, e non ne poteva più di continuare a crescere con il dolore nel cuore, per quanto volesse bene ai suoi genitori.

Non era importante cosa avrebbe detto al batterista, o come avrebbe agito lui, doveva avvicinarsi.

Cominciò a farsi spazio tra la folla, che non ne voleva sapere di spostarsi.

I ragazzi erano troppo eccitati per fare caso a lei, così, dopo alcuni spintoni, ricevendo anche un bel calcio, la giovane si accasciò completamente a terra.

E, dopo aver ricevuto varie pestate, la biondina perse completamente i sensi.

Il batterista rilasciò autografi a tutti, ma quando notò che si era formato un altro gruppo di persone attorno alla ragazza priva di sensi, sentì il dovere di accorrerle in aiuto.

Mr Curtis fu il primo a preoccuparsi di lei e notò tutte le ferite sulle braccia e sul viso di Mindy.

Fu così che Roger ebbe la conferma che la bionda si trovava   al suolo per causa sua. E fu per questo che si propose di accompagnarla in ospedale.

Freddie non vorrebbe mai che qualcuno si facesse male a causa della musica, pensò.


Buio totale, fu quello che vide Mindy per ben due ore.

Eh, sì. Si era persa tutte le grida di aiuto del batterista, l'arrivo dell'autoambulanza e la sistemazione in una stanza del pronto soccorso.

Dopo due ore, finalmente si decise ad aprire i suoi occhioni azzurri.

Dal grande finestrone in cui si trovava, proveniva la luce del sole più grande che Londra avesse mai visto.

Che sogno, si disse, credendo che avesse veramente sognato e che tutto quello non fosse accaduto.

Dopo aver ascoltato il suo aspettato Greatest Hits, aveva visto Roger nel negozio di Mr. Curtis, ma non aveva fatto in tempo a parlargli che era caduta a terra.

Fu questo quello che pensò Mindy non appena si stropicciò gli occhi.

Ma dopo si guardò le braccia che presentavano molti lividi viola, e capì che qualcuno l’aveva veramente pestata.

Alzò la testa in cerca di spiegazioni, e il suo sguardo cadde su di lui, Roger Meddows Taylor, vestito dai piedi fino al collo di nero, seduto su una sedia non molto distante dal suo letto.

Non appena il batterista dei Queen vide che la ragazza mugolò qualcosa, i suoi occhi si illuminarono e si precipitò immediatamente fuori la porta della stanza dell'ospedale, andando ad avvertire uno degli infermieri, per avvisare che quella che lui credeva essere solo una ‘normalissima fan’ si era appena svegliata.

Quel batterista si sentiva terribilmente in colpa. In tutta la sua vita non avrebbe mai pensato che qualche suo ammiratore si fosse ferito a causa sua, nonostante episodi del genere accadessero nel mondo del Rock N Roll.

Non era stato costretto a venire in ospedale con la ragazza, ma qualcosa dentro di lui lo spinse a farlo, e non sapeva nemmeno cosa.

Così aveva passato le ultime due ore dentro quell’ospedale, senza che nessuno sapesse che fine avesse fatto.

Aveva i suoi impegni; insomma, era una celebrità, ma in quel momento tutto ciò che gli importava era come si sentisse la giovane.

Oh, diamine. E ora che gli dico? Di certo mi crederà una sua fan, pensò invece Mindy.

Un'infermiera corpulenta, seguita da Roger, entrò nella sua stanza.

Si avvicinò alla giovane con una sottospecie di cartellina in mano. “Ah, eccoti risvegliata, principessa. Ho bisogno di un tuo riconoscimento, i tuoi saranno preoccupati per te. Ti dispiace darmi il nome, la tua data di nascita, e i nomi dei tuoi genitori, anche?”

La bocca di Mindy si paralizzò. Avrebbe dovuto dire il suo nome davanti a Roger.

“Signorina? Avanti, non abbia paura.”

Mindy, tremante come una foglia in autunno, chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, e li riaprì.

“Mi chiamo Melinda Taylor e i miei genitori sono Jeffrey e Paige Taylor”.

Roger la guardò con gli occhi spalancati, come se qualcuno gli avesse appena detto che casa sua stesse andando in fiamme.

Non è possibile, si disse.

Mindy proseguì: “Sono nata il quindici giugno 1965 a Truro, Cornovaglia, ma vivo a Mayfair qui a Londra”.

Roger era sul punto di darsi un pizzicotto per testare che tutto stesse accadendo veramente.

A pochi metri da lui, c’era sua nipote, quella bimba che tanti anni prima rideva ogni volta che lui la prendeva in braccio e la posava sulle sue gambe.

Dopo quattordici lunghi anni, il destino aveva deciso che i due si sarebbero dovuti incontrare di nuovo.

Dopo che Mindy ebbe dato anche il numero di telefono, l'infermiera, soddisfatta, uscì dalla stanza dell'ospedale.

Per una manciata di secondi, Mindy, ancora sotto shock, rimase a fissare il letto.

Poi i due Taylor si guardarono; nessuno disse una parola, avevano entrambi le labbra serrate.

Poi il batterista si fece coraggio. “Così, tu sei la figlia di mio fratello Jeff?”, mormorò.

Mindy annuì, seria.

Roger si avvicinò alle sponde del letto, mentre lei si sistemava in una posizione più comoda. “Tu mi conosci, vero?”

Sei il membro della mia band preferita e sono stata sei anni ad aspettare di incontrarti, certo che so chi sei, pensò Mindy, che però, con il cuore in gola, rispose solamente:“Sì, è così.”

Per quanto provasse a controllarsi, la sua voce assomigliava a quella di un robot.

Roger la scrutò meglio: gli occhioni azzurri, la chioma, ormai cresciuta, biondissima. Non era cambiata molto, se non per l’età. “Dire che sei cresciuta è dir poco”, le  disse, sorridendole,  “Sai che non ti vedo da che avevi due anni?” ridacchiò.

Sei rimasta la splendida bambina con gli occhi azzurri che conoscevo, pensò il batterista.

“Io invece ti ho sempre visto sopra i vinili. Devo dirti la verità, sei ancora meglio dal vivo”.

Risero entrambi.

Roger notò il tremolio della voce di sua nipote.

“Hai paura di me?” le chiese, avvicinandosi ancor di più alla ragazza.

“No, è solo che è strano vedere dal vivo una persona che hai visto sempre sopra un disco, non credi?” i due scoppiarono nuovamente in una fragorosa risata.

“In effetti è così. Ho provato la tua stessa sensazione la prima volta che andai a vedere Keith Moon in concerto” spiegò il batterista.

Rimasero in silenzio, eppure, anche se non lo sapevano, pensarono all'identica cosa: in tutti questi anni avevano perso tempo, anche Roger, che, nonostante sia stato indaffarato coi vari impegni della band e con la sua compagna Dominique, gli mancava quella piccola biondina un po' paffutella che si divertiva non appena lui lei intonava Jailhouse Rock, quando all'epoca non era niente di più che un giovane ragazzo di diciotto anni.

“Mi sa che è meglio che tu vada.”disse dopo Mindy. “Mi verranno a prendere da un momento all'altro”.

Roger non ebbe bisogno di ulteriori informazioni. Capì tutto al volo e annuì. Poi disse: “Domani ho la giornata libera. Che ne dici se andiamo a prendere un drin… Ehm…”

Mindy già liberò una risata.

Non è abituato a chiacchierare con le ragazzine, povero, disse tra sé.

“Volevo dire un gelato. Molto meglio un gelato.”, anche il batterista non trattenne una risata.

“Okay, dove ci incontriamo?”

“Hai detto che abiti a Mayfair. Sai dov'è Berkeley Berk? Appena giri per Stratton Street c'è un bar…”

“Oh, sì! Ho capito qual è. Ci passo davanti tutte le mattine per andare a scuola”.  

“Benissimo, allora ci vediamo domani. Non preoccuparti, parlo io con l'infermiera”, le fece l'occhiolino, prima di prendere la sua giacca nera di indossarsela “E' stato un piacere rivederti, Mindy.”

Il batterista poi si avvicinò a lei.

La giovane allungò la mano verso l’uomo, invece il biondo le lasciò un bacio sulla fronte, facendola arrossire.

“Il piacere è stato mio, ehm...”

Improvvisamente divenne rossa. Era imbarazzante chiamare ‘zio’ un uomo così giovane.

Tuttavia, il batterista la lesse nel pensiero: “puoi chiamarmi Roger, oppure Rog va bene lo stesso. Sai, ho…”

“Trentatre anni, lo so.” i due scoppiarono di nuovo a ridere, poi lei disse: “Vai tranquillo, ci vediamo domani.”

Lo salutò agitando la mano, e lui fece altrettanto.


Quando Mindy tornò a casa, non riusciva ancora a capacitarsi di quel che le era appena successo.

Fortunatamente, l'infermiera, grazie a Roger, non fece sospettar nulla ai suoi genitori che, stranamente, rimasero preoccupati, ma senza accanirsi sulla figlia.

Mindy aveva il disperato bisogno di calmarsi.

E solo un oggetto poteva aiutarla.

17 Giugno 1981

Caro diario,

so che probabilmente se ora ti raccontassi quello che è successo, così all'improvviso, nessuno, anche il più idiota di questo mondo, ci crederebbe.

Così voglio farti una domanda: tu credi nel fato?

Io sono dell'idea che il destino è uno scherzo della vita. Mi spiego meglio: noi esseri viventi affermiamo che se accade qualcosa in modo puramente casuale, è inevitabile sfuggire alla fatalità.

E io perciò penso che il fato sia anche una prelibatezza che ci riserva la vita, perché non sai mai cosa ti può preservare.

Oggi,infatti, ho incontrato Roger al negozio di musica.

Sfortunatamente, alcuni idioti che erano attornati a lui mi hanno fatto cadere per terra, pestandomi così tanto da farmi svenire.

Ma Roger è stato capace di preoccuparsi per me, e così ha chiamato il pronto soccorso e, una volta arrivati lì, mi ha assistito finchè non sono venuti i miei genitori.

Sì, che fatalità.

E domani ci rincontreremo in una caffetteria poco lontano da qui.

Ah, e poi ci sono i miei genitori.

Ultimamente non so cosa stia prendendo a mio padre, ma rispetto a ieri è molto più sereno con me.

Infatti, quando è venuto insieme a mamma a prendermi, sì, ovviamente è stato in ansia e tutto il resto, ma non mi ha per niente sgridato.

Beh, che dire, oggi è stato veramente una giornata alquanto anomala, con "un fantastico incidente".

Sono le otto di sera, vado a cenare e dopo mi metterò a dormire.

Dopo quello che è successo, è inevitabile che non sia stanca.


EHILAA!
Finalmente siamo giunti ad un capitolo abbastanza importante e non tanto noioso.

Mi considero una personcina abbastanza modesta, ma lo ammetto: ho creato un Meddows dolcioso niente male.

Ora sono proprio curiosa di sapere cosa si diranno i due nel prossimo capitolo (mi faccio le recensioni da sola, sono pazza… Oppure sto detestando il fatto che questa sezione sembra deserta)

Che dire, vi auguro il meglio. Alla prossima!!!






 

 

 

   
 
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